La psicologia degli adolescenti spiegata alle mamme e ai papà - educazione cristiana

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Caterina63
00lunedì 1 luglio 2013 10:11

  [SM=g1740758] AMA TUA FIGLIA LA PSICOLOGIA DELLE ADOLESCENTI

Spiegata alle mamme

INDICE


Prefazione

PARTE PRIMA

LE ORIGINI DELLA NOSTRA PERSONALITÀ

Donde ha origine il nostro carattere?

PARTE SECONDA

L'ADOLESCENZA E LE SUE EVOLUZIONI

Capitolo I

Le trasformazioni fisiche dell'adolescenza

Capitolo II

Le trasformazioni psicologiche dell'adolescenza

La adolescente è molto impressionabile

La adolescente cerca di capirsi

La adolescente si giudica incompresa

La adolescente vuol essere trattata come una " persona grande "

La adolescente è indocile

La adolescente pretende godere di una maggiore libertà

La adolescente è timida e cerca un appoggio

La adolescente è chiusa

La adolescente si pone in maniera personale il problema religioso

Riepilogo

PARTE TERZA

LA VIA DEL CUORE

Nascita della personalità femminile

La adolescente sente molto intensamente

La adolescente si apre al sentimento amoroso

La adolescente ha delle ardenti amicizie

La adolescente ha un vivo interesse per l'altro sesso

Sorgere del senso materno

I pericoli del cuore

Gli egoismi del flirt

Pericolo di avventure sensuali

Sani contatti tra i due sessi

PARTE QUARTA

CONCLUSIONI

Consigli conclusivi

                           PREFAZIONE 
http://www.online-news.it/wp-content/uploads/2013/05/sesso-e-adolescenti.jpg

Si comprendono facilmente i motivi per i quali si può essere indotti a scrivere un libro destinato alle mamme per aiutarle a comprendere la psicologia “ degli ” adolescenti.

Perché scrivere per loro un libro sulla psicologia “ delle ” adolescenti? Passate anche esse attraverso quella età, non ne hanno forse conservato un ricordo sufficiente per essere in grado di comprendere le loro figliole?

Nel suo apostolato tra le adolescenti e le madri di adolescenti, l'autore rimase profondamente colpito dal fatto che molto spesso le prime lamentavano l'incomprensione delle seconde.

Incomprensione che non sorprende; le occupazioni e le preoccupazioni della vita quotidiana ci assorbono talmente che rimane poco tempo per riflettere su noi stessi, rivivere i ricordi della nostra fanciullezza e analizzarli.

E inoltre, quando una madre ha una figlia adolescente, i suoi ricordi risalgono a circa un quarto di secolo almeno; è senza dubbio un'epoca troppo remota per rievocare con precisione le emozioni. Qualora poi le ricordasse sufficientemente, la donna, arrivata all'età adulta, le giudica diversamente; le ritiene ingenue e puerili. È naturalmente portata a giudicare prive di fondamento le tristezze dell'adolescenza, vane le inquietudini, illusorie le speranze, eccessivo il pudore, esagerati gli scandali. “ Quanto si è sciocche a quell'età ”. Questa la riflessione conclusiva nelle conversazioni tra amiche.

Per questo molte mamme quando per caso le loro adolescenti confidano loro timori o speranze nel futuro non danno a queste confidenze l'importanza che meritano. Esse hanno dimenticato lo stato d'animo che era in loro nell'adolescenza, non comprendono che piccole difficoltà possono parere ed essere grosse per delle anime ancora gracili. Le risposte che danno e le riflessioni che fanno contribuiscono a dare alla giovane l'impressione di essere incompresa; da questo fatto si crea quell'atmosfera di solitudine che caratterizza frequentemente questa età. Altra fonte di conflitti frequenti tra madre e figlia sono i numerosi piccoli servizi domestici che la prima reclama o esige dalla seconda. Niente di simile tra madre e figlio; è cosi soppressa una causa profonda di rimproveri!

Quest'opera vorrebbe aiutare le madri a comprendere meglio le loro figliole, soprattutto nel difficile periodo dell'adolescenza. Se riuscirà nel suo scopo, ne seguirà un miglioramento dei rapporti tra madri e figlio e anche una profonda intesa tra loro, come a volte si trova.

Questa speranza si fonda sul fatto che non manca nelle madri di famiglia l'amore per i figlioli. Sosta, pensiamo, far loro intendere che cosa sia l'anima delle adolescenti perché con maggiore consapevolezza possano aiutarle in tale epoca difficile, farne delle donne coraggiose, energiche e fini, in grado di adempiere bene il compito che la Provvidenza ha loro affidato.

Questo libro è dedicato in particolare alle mamme perché nella maggior parte delle famiglie questo compito è loro. I papà sono spesso troppo occupati dai loro affari per poter accordare ai figlioli tutto il tempo che richiedono. Ciò non vuol dire che essi si disinteressino delle loro creature e che la loro presenza sia inutile. Comunque la presenza del padre nella famiglia dà alle figlie l'impressione di una certa sicurezza e di una possibilità di appoggio nella vita. La presenza del padre, come quella dei fratelli, è per esse un mezzo per scoprire la psicologia dell'uomo. L'influsso del papà sulle figlie è meno visibile e più nascosto; gli urti sono rari, le confidenze pure. Esistono però tra loro delle “ alleanze ” tacite o delle opposizioni che hanno una notevole importanza sulla formazione psicologica della giovane. Del resto, di fatto, pochi padri si occupano direttamente della educazione delle loro figliole. Ecco perché questo libro è stato dedicato alle mamme,... con la speranza segreta che alcuni papà lo leggeranno con profitto.

Ci si permetta di sottolineare quanto sia importante per le mamme, anche se non hanno figli, informarsi della psicologia “ degli ” adolescenti per poter consigliare meglio le figliole sul comportamento nei loro riguardi. Riteniamo utile dare lo stesso consiglio a tutte le educatrici delle giovani.

Le preghiamo inoltre di rileggere ogni tanto queste pagine. Non solo i bambini dimenticano! Anche gli adulti hanno bisogno di riascoltare ogni tanto certi consigli o certe verità. E alle mamme chiediamo dì non leggere troppo alla svelta questo volume, ma di confrontare se le considerazioni, forzatamente generali che noi diamo, trovino una qualche corrispondenza nelle manifestazioni della loro adolescente.

Nel concludere questa prefazione, l'Autore sente il dovere di ringraziare le madri di famiglia e le giovani le cui confidenze, suggerimenti e critiche, gli hanno permesso di redigere questo libro. Grazie al loro aiuto, la fedeltà e l'obiettività delle osservazioni che speriamo di aver ottenuto, potranno permettere a molte mamme di comprendere le proprie figliole e guidarle meglio.




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Caterina63
00lunedì 1 luglio 2013 10:12
PARTE PRIMA

LE ORIGINI DELLA NOSTRA PERSONALITÀ

DONDE HA ORIGINE IL NOSTRO CARATTERE?


Ascoltando le lagnanze materne sui difetti dei figli, si può notare come nella maggioranza dei casi esse li ritengono interamente responsabili: “ Mio figlio è un fannullone ”, “ Mia figlia è impertinente ”, “ È una figliola così chiusa! ”, “ È priva di volontà e manca di carattere ”. Se ne deduce che queste mamme ritengono evidentemente che un atto di volontà da parte dei giovani risolverebbe la situazione. Questo atteggiamento mostra che esse non tengono esattamente conto di come sia costituito il carattere di ognuno.

Il carattere è infatti la risultante di tre tipi di influssi: l'eredità, l'ambiente sociale ed educativo, lo sforzo personale. L'eredità fa sentire il suo influsso fin dalla nascita e durante tutta la vita, l'ambiente avrà influenza dopo i primi mesi di vita. Lo sforzo personale autonomo sarà possibile solo nell'adolescenza: questo sforzo tuttavia non riuscirà a modificare l'influsso dell'eredità o a sopprimere radicalmente le impressioni, spesso incoscienti, ricevute nei primi anni di vita.

“ Noi nasciamo vecchi ”, ha scritto Francois Mauriac. Con queste parole lo psicologo voleva sottolineare come una buona parte delle inclinazioni e delle tendenze del carattere le ereditiamo dai nostri avi, nel fisico.

Questa espressione originale è molto vera: noi nasciamo infatti con un insieme di organi e di ghiandole il cui funzionamento fisiologico avrà una notevole importanza e un largo influsso sulle nostre virtù e sui nostri difetti. Nasciamo tra l'altro con un sistema nervoso ben determinato le cui ricchezze, equilibrio o squilibrio, incideranno sul carattere.

Gli adulti sanno per esperienza che molti mali di stomaco, disturbi di fegato, malesseri, incidenti ginecologici hanno una netta ripercussione sull'umore del momento. Non c'è quindi da meravigliarsi se fin dai primi anni cause fisiologiche hanno nette ripercussioni sul carattere dei nostri figli.

Vi sono delle nature calme o nervose, golose o prive di appetito, irascibili o tranquille, ottimiste o pessimiste; queste tendenze si rivelano già nella prima infanzia; non sono quindi adottate deliberatamente, né dovute all'influsso dell'ambiente, bensì a cause fisiche.

La scienza ci dimostra che determinati prodotti chimici influenzano il nostro carattere, le nostre facoltà mentali ed affettive, il nostro comportamento esterno. Noi conosciamo oggi numerosi prodotti il cui ingerimento o iniezione, modifica, almeno temporaneamente, la nostra psiche. Nota è l'azione del pentotal, il “ siero della verità ” che annulla le nostre resistenze o reticenze ad esprimere i nostri pensieri, dell'acido glutannico che procura una certa vivacità, dell'actedron che permette di stare svegli quarantotto ore e che permetteva ai piloti durante la guerra i lunghi voli... E se questo è l'effetto prodotto da minime dosi di sostanze chimiche, si può facilmente comprendere l'influsso del fisico in cui si trovano in permanenza prodotti chimici fabbricati dall'organismo.

Questo complesso chimico esistente nel fisico e il tipo “ personale ” di sistema nervoso differenziano i caratteri dei figlioli nati dagli stessi genitori. Non può essere causa di differenziazione l'ambiente familiare, che è comune; il comportamento della mamma verso i piccoli è comunemente lo stesso. L’unica causa dei caratteri diversi che essi rivelano già nella prima infanzia è da ricercarsi nelle costituzioni fisiche diverse ereditate dai genitori.

La maggior parte delle mamme, quand'erano ragazze, vedendo bambini comportarsi male, pensavano immediatamente: “ Io non educherò certo così i miei figli! ”. L'esperienza della vita le ha rese più modeste: hanno appreso che l'educazione non è onnipotente. E allora perché credono che uno sforzo di volontà da parte di una adolescente o di un bambino possa modificare carattere e comportamento? Educazione e dominio di sé si trovano dinanzi necessariamente una base fornita dall'eredità fisica.

Dunque né l'educazione né il dominio di sé possono tutto. Questo però non significa che non possono nulla. Se l'educazione infatti non può modificare la struttura fondamentale del carattere, essa tuttavia può modificarne certi aspetti: l'esperienza quotidiana ci dice appunto l'influsso che essa può avere sul carattere e il comportamento dei bambini. Dal bambino piccolo, possiamo ottenere, per mezzo di abili sistemi di educazione, atteggiamenti e virtù alle quali egli non sarebbe portato né dall'istinto né dall'ereditarietà. Questo avviene perché il bambino, infatti, non è un essere tutto di un pezzo: egli ha innumerevoli risorse su cui l'educatore può far leva per attenuare o rinforzare particolari tendenze. Tutto ciò non avverrà in pochi giorni, ma dovrà cominciare dalle prime settimane, dai primi mesi o dai primi anni.

Numerose sono le leve di comando di un essere umano; sul piano più basso i vari istinti: desiderio del piacere, paura del dolore; sul piano superiore, invece, esse sono costituite dall'intelligenza, la volontà e la coscienza. Prendiamo per esempio il caso di un bambino goloso: a tre o quattro anni posso insegnargli a dominare i suoi desideri per timore di una privazione; verso i sei anni posso far appello al suo desiderio di un sorriso o di un bacio della mamma, al suo timore di dare un dispiacere. Se è più grande, potrò farlo ragionare, dimostrandogli che certi cibi non sono adatti e gli possono dare fastidio. Sono modi diversi per aiutarlo a dominare la sua golosità. Un lungo sforzo educativo può modificare più o meno sensibilmente un carattere e una condotta: può sempre ottenere un miglioramento se non una trasformazione radicale. Con lo sviluppo dell'intelligenza o col passare degli anni, non si avrà unicamente l'influsso dell'ambiente familiare, ma anche quello della scuola, dei divertimenti, del mondo in generale. In ogni creatura si trovano latenti i germi di tutte le virtù e di tutti i vizi. Sta appunto nell'abilità dell'educatore il saper fare leva sui vari elementi che costituiscono l'essere umano per aiutarlo a realizzare la pienezza del suo essere uomo. Usando intelligentemente premi e castighi d'ordine morale, intellettuale, sentimentale, fisico, l'educatore esperto potrà ottenere nella maggior parte dei casi che il goloso diventi temperante, il pauroso più coraggioso, il collerico relativamente padrone dei suoi nervi, il pigro un po' meno svogliato.

L'ambiente educativo agisce sui caratteri per il clima generale che crea più che per le esortazioni ufficiali: si può infatti non ascoltare queste ultime, non si può invece facilmente sottrarsi all'atmosfera morale che si respira in casa e fuori. Lo spirito religioso e sociale di una famiglia, la mentalità umanistica o giansenista, idee giuste e pregiudizi si riflettono nelle istituzioni e negli ambienti: e questa atmosfera avrà sul fanciullo un influsso maggiore dell'educazione che gli si impartisce. Vivendo per esempio in un ambiente di supremazia maschile e di parziale sottovalutazione della donna, è quasi impossibile che un ragazzo non senta nascere un forte senso di orgoglio per la sua appartenenza al " sesso forte ", e la ragazza non ne risenta un influsso deprimente.

Oltre all'eredità fisica, dunque, notevole importanza hanno gli insegnamenti " ufficiali " e le idee circolanti nell'ambiente in cui il giovane vive.

Il carattere innato può essere modificato da un terzo fattore: lo sforzo personale su se stessi, Questa possibilità non è del bambino, ma propria dell'adolescenza. È questa infatti l'epoca della presa di coscienza di sé, della nascita della possibilità del dominio di sé attraverso la comprensione dei fini che ci si propone di raggiungere.

Il bambino farà uno sforzo per dominarsi, perché gli è suggerito da altri, l'adolescente può deciderlo da sé; questo non vuol dire che lo faccia spesso! Questi sforzi su se stesso possono avere dei risultati più o meno appariscenti.

Essi non sopprimeranno le tendenze profonde dell'essere, dovute all'eredità, ma potranno attenuarne la violenza o accentuarne l'inclinazione. Le variazioni di umore sono frequentemente dovute nella ragazza a stati fisiologici o impressioni ricevute. Ma se si spiega alla adolescente o alla giovane le ragioni di questi mutamenti di umore, ella potrà acquisire consapevolmente e progressivamente una maggiore serenità ed equilibrio.

È chiaro infatti che la passione prenderà maggiore vigore se alimentata e coltivata; un sentimento anche violento può diminuire a poco a poco d'intensità se trascurato abilmente, rifiutandosi di soddisfarlo, indirizzando l'intelligenza e la volontà su altri centri d'interesse. Tutto questo non è lavoro di un giorno; in realtà sono molto pochi coloro che si preoccupano di studiare e di educare il proprio carattere, È però possibile ottenere dei buoni risultati e la prova sta nel fatto che alcuni li hanno realmente ottenuti. In questo caso anche il comportamento esterno potrà venire sensibilmente rettificato. Non si dice forse che san Francesco di Sales, l'uomo più mite e dolce, fosse stato violento nella sua giovinezza?

Accanto alle nostre attitudini pienamente coscienti ve ne sono molte altre adottate in stato di semicoscienza o di incoscienza, conseguenti all'emotività. Questa ha origine nel temperamento fisico, dipende dall'ambiente sociale, soprattutto familiare, e dalle reazioni dell'individuo a questi influssi. L'importanza dell'ambiente familiare è notevole: a seconda se avrà esasperato o calmato questa emotività, specie nella prima infanzia, se avrà determinato dei pericolosi rientri o avrà permesso opportune manifestazioni, si avranno, ad una certa età, individui dotati di una certa capacità affettiva predominantemente conformista o aggressiva, e tendenzialmente ottimista o pessimista, equilibrata o nervosa.

E per poter comprendere, avere in mano il carattere della propria figliola, bisogna tenere presenti tutti questi fattori: il temperamento, la fisiologia, gli influssi dell'ambiente familiare e sociale, le reazioni affettive che essa prova inconsciamente, o dietro suggerimento dei suoi educatori.

È dunque la sintesi degli influssi della nostra costituzione fisiologica, dell'ambiente educativo, delle nostre reazioni coscienti e incoscienti che costituisce il nostro carattere quando stiamo varcando la soglia dell'adolescenza.


Caterina63
00lunedì 1 luglio 2013 10:13

PARTE SECONDA

L'ADOLESCENZA E LE SUE EVOLUZIONI

CAPITOLO I

LE TRASFORMAZIONI FISICHE DELL'ADOLESCENZA


Riteniamo superfluo descrivere minutamente le manifestazioni fisiche della pubertà. Sono ben note alle nostre lettrici. Ci limitiamo a sottolineare alcuni fattori ignorati da molti. Il mese femminile non è affatto caratterizzato da un periodo di riposo cui succederebbe una brusca attività: è esattamente il contrario. Durante tutto il mese ovaie e utero sono in attività. Inizialmente l'ovaio secerne con intensità un ormone, la follicolina, che immette abbondantemente nel sangue, mentre l'utero moltiplica le cellule della sua superficie interna e i suoi vasi sanguigni, base della futura funzione materna.

Verso la metà del mese, un ovolo è giunto a maturazione nell'ovaio, si stacca, cade nell'addome ed è raccolto dal padiglione di una delle trombe. L'ovaio secerne allora un secondo ormone, il progesterone; contemporaneamente l'utero, grazie ai caratteri della mucosa uterina in fase secretiva, ha acquisito la succulenza necessaria ad un eventuale annidamento dell'ovolo; questo avviene mentre l'ovolo procede lentamente attraverso le trombe. Se l'ovolo, poco dopo la sua uscita dall'ovaio non incontra uno spermatozoo nella tromba, si riassorbe lentamente. Tutta l'impalcatura costruita dall'utero è allora eliminata in qualche giorno con l'emorragia mensile.

Durante tutto il periodo della vita in cui una donna può concepire, ovaie e utero sono dunque in attività costante. Solo la gravidanza modificherà questo ritmo; l'ovaio secerne allora, con una doppia intensità, il secondo ormone, il progesterone, che ha il compito di portare a buon termine la gravidanza stessa. Non solo l'ovaio e l'utero sono in attività: lo sono pure il sistema glandolare e i due sistemi nervosi antagonisti, il simpatico ed il vagotonico (Per ricordare più facilmente il significato di questi termini, leghiamo al sistema simpatico l'idea di un influsso che ci rende le cose e gli uomini simpatici, al vagotonico quella di un'impressione vaga, di malinconia); predomina ora l'uno ora l'altro: il loro influsso alternato e parzialmente opposto influisce sulla psiche.

Nessuna meraviglia quindi che contemporaneamente a questi " incidenti " fisiologici si abbiano variazioni dell'umore femminile. Abbiamo visto nel primo capitolo l'influsso del fisico sul carattere. Il periodo antecedente le mestruazioni e il periodo stesso delle mestruazioni sono spesso caratterizzati da una grande emotività, una maggiore suscettibilità, nervosismo, tendenza al pessimismo e allo scoraggiamento. Da buona educatrice, la mamma non trascurerà di avvertire la adolescente di queste reazioni psicologiche: le insegnerà a giudicare le proprie impressioni, esaminandone la causa, e a non lasciarsi commuovere eccessivamente. E soprattutto la mamma cercherà di ottenere che la figliola cerchi di non sopprimere gli sbalzi di umore e le tendenze al nervosismo o alla vivacità, cosa impossibile, ma di dominarle pacificamente: questo le sarà molto utile per una buona impostazione della vita matrimoniale e del suo futuro ruolo di educatrice.

In questo periodo dell'adolescenza, in cui l'organismo deve provvedere all'esercizio di queste nuove funzioni e ai bisogni della crescita, non deve meravigliare il fatto che la ragazza accusi malesseri vari: il mal di testa non è raro, così pure i disturbi di cuore e di ventre. Spesso l'adolescente si sente stanca: logica conseguenza del suo comportamento irragionevole! Quando si sente in piena forma, infatti, si da volentieri ad attività fisiche, a giuochi violenti e non si concede poi un riposo adeguato.

Inoltre i programmi scolastici non tengono conto delle condizioni fisiche dell'adolescenza. La maggior parte delle scuole assegnano agli studenti compiti a casa che li obbligano spesso a veglie prolungate. E poiché di solito le femmine sono più ambiziose e più desiderose di primeggiare e le insegnanti più esigenti dei loro colleghi uomini, la ragazza prende le cose più sul serio del ragazzo, pur avendo una resistenza fisica inferiore. Molti ragazzi, soprattutto quelli che abbiamo definito, di tipo virile, resistono vittoriosamente alle minacce di esaurimento scolastico trascurando i compiti, studiando poco le lezioni, non preoccupandosi di ottenere brillanti risultati. Se si tiene presente inoltre che gli insegnanti seguono meno alla lettera le circolari ministeriali, che la formazione fisica del ragazzo segue un ritmo meno rude di quello della ragazza, risulta chiaro che questa sia più incline alla stanchezza. Bisognerebbe che i programmi femminili tenessero conto di certe verità fisiologiche e che le mamme ottenessero dalle loro figliole di condurre una vita più equilibrata e di concedere al loro fisico il riposo sufficiente.

In un libro sulla adolescente, è impossibile non chiedere alle mamme di avvertire a tempo le loro bambine delle prime mestruazioni. Questo incidente, anche quando è atteso, ma soprattutto quando sopraggiunge all'improvviso, ha una notevole influenza sulla psiche della fanciulla.

Molte donne mature, alle quali a suo tempo fu reso il cattivo servizio di non avvertirle in anticipo, non si ricordano più lo choc emotivo che fu loro causato dagli incidenti della pubertà. Il nostro cuore è così fatto che col tempo ci adattiamo a poco a poco ai nostri guai e dimentichiamo l'intensità delle nostre prime emozioni. Cosi succede generalmente degli affetti distrutti o dei dolori provati. Ma questo adattamento, che in fondo è un bene, non deve far dimenticare alle mamme il loro dovere di evitare il più possibile alle figlie scosse emotive violente.

Tutta la psicologia moderna, nei suoi recenti progressi, ha messo vivacemente in luce l'influenza considerevole che possono esercitare sulla psicologia e l'equilibrio mentale, e affettivo dell'adulto, fatti che lo colpiscono violentemente durante l'infanzia o l'adolescenza. Di questo vi sono testimonianze numerose e incontrovertibili: spesso è ad incidenti occorsi durante i primi anni di vita che bisogna collegare l'insorgere di numerose psicosi, nevrosi, nevrastenie e psicastenie, ossessioni e idee fisse.

Il sopraggiungere delle mestruazioni ha una importanza notevole nella formazione della psicologia femminile. Innegabilmente il loro primo verificarsi costituisce un fatto notevole nella vita della giovinetta. Si può dire che determina in modo decisivo e progressivo il suo modo di prendere coscienza del suo destino di donna. Una mamma non deve mancare di avvertire la figlia di quello che sta per accaderle. Non quando il fatto è già avvenuto, ma in anticipo, deve darle le necessarie spiegazioni in proposito. Certe volte tuttavia questo dovere elementare viene trascurato dalle madri di famiglia, e non senza gravi danni per l'avvenire delle figlie.

Un ultimo consiglio. Quando verso i sedici anni una giovanetta non si fosse ancora sviluppata, è opportuno farla visitare dal medico. Potrebbe avvenire che appunto una mancanza di sviluppo progressivo mantenesse gli organi genitali ad uno stato inadeguato all'età, con la conseguenza di compromettere la fecondità della donna.

L'età dell'adolescenza della quale parliamo in quest'opera, è l'età prossima alla pubertà. Essa precede quest'ultima di uno o due anni, mentre si va preparando fisicamente. L'adolescente continua poi per un periodo di uno o due anni dopo la pubertà. Gli aspetti del carattere che andiamo tratteggiando si rileveranno dunque, in modo particolare fra i dodici e i quindici anni, oppure tra i gli undici e i sedici. Dopo questo periodo costateremo che la figliola ha lasciato l'adolescenza ed è entrata nella giovinezza.

Si nota che la pubertà è raggiunta sensibilmente più presto dalle ragazze che dai ragazzi; agli inizi dei dodici o tredici anni dalle prime, ai quattordici o quindici dai secondi. Questa precocità è visibile non soltanto dal punto di vista fisico, ma anche da quello psichico; la ragazza si desta alla vita affettiva, sentimentale e sociale più presto del ragazzo. Questo era già rilevabile, nella prima età, per la vita intellettuale: la comparsa del linguaggio, la ricchezza del vocabolario, la capacità di espressione e di comprensione sono conquiste più precoci nelle bambine.

La pubertà è quella che segna la differenziazione profonda tra la psicologia dei due sessi. Fino a questa età esisteva, ma poco accentuata. Le bambine giocano alla bambola e mostrano delle tendenze spiccatamente femminili in specie se hanno altre bambine per amiche. Qualora invece si abbia mescolanza di sesso, quando l'ambiente familiare sia composto di maschi e femmine, si vedono spesso le bambine partecipare con la medesima vivacità ai giochi violenti dei fratelli. Senza dubbio la bambina si rende conto che è femmina, ma è nella pubertà soprattutto che essa si avvia a prendere coscienza di ciò che costituisce nella vita la diversa funzione dell'uomo e della donna.

(Con questo non pensiamo affatto di negare certe affermazioni della psicanalisi la quale pretende che già nella prima età la bambina inconsciamente si senta sminuita per il fatto di non essere maschio. Gli psicanalisti basandosi su casi patologici che hanno in cura, volentieri esagerano l'importanza di queste impressioni di inferiorità. Si deve evitare di prendere alla lettera l'affermazione che queste impressioni si estendano a tutto il sesso femminile; non si può tuttavia negare la loro esistenza e rifiutarsi di vedere il loro influsso nella formazione della psicologia dell'adulto).

Ma ormai abbiamo parlato abbastanza delle trasformazioni fisiche della pubertà femminile. È tempo di occuparci del tema centrale della nostra opera, che verte sull'evoluzione psicologica dell'adolescenza.



Caterina63
00lunedì 1 luglio 2013 10:14


CAPITOLO II

LE TRASFORMAZIONI PSICOLOGICHE DELL'ADOLESCENZA




Data l'influenza considerevole del fisico sulla psiche, è logico che la pubertà provochi mutamenti di carattere nell'adolescente. Senza dubbio il sesso del bambino determinato fin dalla nascita esercitava anche durante l'infanzia il suo influsso sul carattere: è però ora che comincia la sua vita più intensa. Ora infatti compare una nuova funzione biologica che prima non esisteva affatto. E non è da meravigliarsi che la nascita di una nuova funzione porti nuovi elementi della vita psichica. Questi nuovi elementi non cambiano le caratteristiche sostanziali della personalità che si sono stabilite precedentemente, ma si aggiungono ad esse, le accentuano e attenuano, le modificano creando un nuovo tutto. Talvolta però, a causa o di un eccesso dell'attività di queste funzioni o di un completo arresto delle medesime, il carattere primitivo potrebbe essere profondamente alterato.

Nella normalità dei casi, la metamorfosi non arriverà mai a questo punto; per esempio l'eccesso di vitalità o l'atonia del carattere, le tendenze ottimiste o pessimiste sopravvivranno fondamentalmente alle trasformazioni dell'adolescenza; certi caratteri permanenti dell'individuo si daranno sempre finché vive, a meno che non capitino perturbazioni fisiologiche d'importanza particolarmente grande.

Si vede comunque come giustamente si possa dire che l'adolescenza corrisponde ad una seconda nascita. Numerosi nuovi aspetti vengono ad aggiungersi alla personalità acquisita o a modificare sensibilmente la figura. Cosicché la medesima persona tra i dodici e i diciotto anni si trasformerà profondamente.

Vista nel suo aspetto più generale l'adolescenza femminile è un periodo di formazione assai simile all'adolescenza maschile. Si tratta nell'un caso e nell'altro di una trasformazione profonda della personalità, di un avvio alla presa di coscienza di se stesso, alla rivendicazione di una indipendenza più larga, nell'acquisto progressivo dell'atteggiamento psichico proprio dell'adulto. Ma l'evoluzione del ragazzo e quella della ragazza si realizzano in circostanze fisiologiche particolari e differenti, come differente è il quadro sociale in cui avviene.

Gli incidenti fisici della pubertà femminile sono cosi evidenti, che è impossibile che la ragazzina non ne prenda coscienza con una sensibilità particolarmente acuta. La sua natura di donna le si rivela d'un tratto in un modo violento e crudo. È impossibile che non se ne senta scossa; sicché alcune, grazie ad una intelligente educazione e ad un ambiente familiare equilibrato, potranno risolvere abbastanza facilmente i problemi che questa presa di coscienza suscita, altre invece, vittime di un malaccorto silenzio da parte delle loro educatrici, compiranno la loro evoluzione in maniera più penosa e non senza qualche danno magari irrimediabile.

Nel mondo maschile invece, la metamorfosi della pubertà potrà passare più facilmente inosservata a colui che ne è soggetto, e suscitare una emozione psicologica meno vivace (Ci riferiamo qui unicamente alle ripercussioni psicologiche immediate della pubertà. È chiaro che quanto alla purezza, la pubertà maschile comporta maggiori difficoltà di quella femminile).

L'ambiente sociale nel quale si realizza l'evoluzione dell'adolescente maschio e dell'adolescente femmina, desterà presso l'uno e l'altra reazioni tutte diverse. Noi viviamo in una civiltà in cui il posto che occupa la donna è sensibilmente meno favorevole di quello dell'uomo. Diciamo questo considerando non tanto che l'accesso a certi posti di direzione, in diplomazia, politica, economia sono ancora vietati alla donna, ma piuttosto vedendo l'apprezzamento che la nostra epoca ancora fa del fatto di essere donne. Senza dubbio nei nostri paesi occidentali non accade come in Cina dove gli amici s'informano, in occasione d'una nascita, se è giunta in casa una “ perla ” o una “ tegola ”: non è necessario far notare che la figlia non è certo considerata la “ perla ” ! Tuttavia anche da noi la donna, sebbene circondata di riguardi “ mondani ” è poco apprezzata in altri campi. Spesso ad esempio in una famiglia in cui maschi e femmine studiano, si sentono i genitori, madre compresa, lamentarsi degli scarsi risultati dei maschi: “ Che peccato che riesca bene mia figlia e che invece mio figlio sia cosi insufficiente! ”. Queste affermazioni quasi universali sono rivelatrici della mentalità: è naturale, quasi fatale, che una ragazza, prendendo coscienza dell'opinione sul suo sesso sia minacciata di risentirne un complesso di inferiorità: mentre il ragazzo sarà portato a considerarsi con soddisfazione.

Un terzo elemento differenzia la psicologia maschile e femminile nell'adolescenza: la maggiore sensibilità della ragazza. Essa darà maggiore importanza alle sue indisposizioni, ai suoi malesseri, l'ambiente sociale le peserà maggiormente.

Ecco tutto quello che differenzia profondamente la storia di due sessi nel periodo della adolescenza. Non ci si deve perciò meravigliare se la bambina sarà più sensibile anche dal punto di vista affettivo.



La adolescente è molto impressionabile

La adolescente è molto impressionabile: simile ad una “ sensitiva ” (pianta che unisce le sue foglie appena la si tocca) , reagisce al minimo contatto.

Essa risente tutti gli influssi del suo fisico e del suo sistema nervoso quanto un apparecchio registratore di alta precisione: questi sentimenti o li manifesta o li riesamina dentro di sé. Ecco la causa della sua esuberanza, della sua gaiezza rumorosa, del suo ridere nervoso, dei suoi entusiasmi; e l'indomani, o dopo un breve intervallo, si manifesteranno gli scoraggiamenti, come pensieri cupi, la tristezza, i pianti.

La adolescente è altrettanto sensibile a tutti gli avvenimenti esterni: da buona bilancia di precisione, la ragazza reagisce violentemente alla minima lode o al minimo scherzo. Il sorriso o l'incoraggiamento di una persona amata la renderà ottimista per tutta la giornata, o almeno per qualche ora; un rimprovero o anche solo l'indifferenza nei suoi riguardi bastano per rattristarla profondamente. Ha simpatie e antipatie fondate sull'intuizione, non su un motivo razionale; si entusiasma facilmente per un'escursione, un campeggio, salvo poi al minimo imprevisto essere completamente a terra.

Questa viva impressionabilità è causa del carattere “ strambo ” di questa età. La ragazza ci lascia sconcertati con i suoi mutamenti di umore, mutamenti che ci appaiono ingiustificati: allegra e semplice oggi, ricercata e complicata domani, è capace di tenere il broncio per delle ore, salvo poi pentirsene e... riprendere questo atteggiamento di nuovo poco dopo!

Le mamme faranno bene a non impazientirsi per questi bruschi voltafaccia; non diano troppa importanza agli umori delle loro figliole, e ricordino che un po' di tenerezza e un consiglio amichevole possono aiutare in questi casi più di un rimprovero o un'osservazione.

I ricordi delle mamme sono troppo lontani e troppo imprecisi perché esse possano rammentare che provarono anch'esse le stesse impressioni!

Confessando che si è state come loro... e che lo si è ancora ogni tanto, dicendo una parola piena di comprensione e di affetto si raggiungerà lo scopo meglio che con osservazioni impazienti e rudi. Non bisogna, non è opportuno arrabbiarsi perché le figliole rovesciano il brodo sulla tovaglia o perché rompono per nervosismo un piatto; queste “ disgrazie ” non possono capitare anche alla mamma? La figliola noterà l'indulgenza con cui la mamma perdona a se stessa i propri maldestri e l'impazienza che ha nei suoi riguardi. Se le mamme riuscissero con la loro calma a creare un'atmosfera serena e distesa in casa, diminuirebbe il numero degli oggetti rotti, di bicchieri e di tazze rovesciate!

Sarebbe inoltre opportuno che la mamma esercitasse un'azione educatrice più positiva: far notare alle figliole essere compito della donna creare col suo sorriso abituale un'atmosfera calma e gaudiosa attorno a sé. Ripetendo, in momenti opportuni, questo consiglio e spiegandone l'utilità e il pregio, forse potrebbero attenuare più rapidamente, con il passare degli anni, l'estrema impressionabilità delle loro figliole e aiutarle ad acquistare una graduale padronanza di sé.



La adolescente cerca di capirsi

Eccetto in casi eccezionali di famiglie molto disunite, l'infanzia è sempre un periodo di felice spensieratezza. Ciò tuttavia non significa che la prima e la seconda infanzia non pongano problemi affettivi: la mancanza di tatto da parte dei genitori può portare serie conseguenze per l'emotività del fanciullo. Se però la madre è una educatrice abbastanza abile, i conflitti affettivi dei figlioli potranno trovare una buona soluzione. Non bisogna su questo argomento generalizzare le conclusioni degli psicanalisti; le loro ricerche e relative conclusioni si fondano su soggetti nevrotici, neurastenici, psicastenici. Non tutti i bambini hanno una particolare inclinazione a questi stati d'animo: per la maggior parte un ambiente familiare affettuoso gioverà per risolvere e attenuare crisi affettive proprie di questa età. A bambino basta infatti essere circondato di tenerezza, poter giocare liberamente, avere genitori non troppo privi di tatto, per trascorrere i suoi anni d'infanzia in un'atmosfera serena. Gli psicanalisti stessi sono d'accordo nel riconoscere che gli anni della terza infanzia sono privi di grossi conflitti affettivi e costituiscono l'età felice. Il bambino in quest'epoca è tutto preso dalla scoperta del mondo esterno che lo circonda: tutto lo interessa; appena impara a leggere, divora libri di favole e di avventure. La sua attenzione è interamente portata verso il mondo esterno; non si ripiega su se stesso, non si analizza, non si studia, non si esamina, non si conosce. L'infanzia è l'età dell'azione e della scoperta, non dell’introspezione.

L'adolescenza avrà una notevole importanza nella evoluzione della mentalità della ragazzina: è il momento in cui comincia a portare l'attenzione su se stessa, pur non disinteressandosi completamente del mondo esterno. Con lo sviluppo dell'intelligenza e dello spirito d'osservazione le si apre la possibilità di fare un confronto fra sé e gli altri, confronto che le permetterà di prendere maggior coscienza di quel che è.

Prima della pubertà, la bambina confronta i suoi giochi con quelli delle sue amichette: si tratta di oggetti esterni alla persona. Pubescente, confronta le sue capacità intellettuali con quelle delle sue compagne; prende coscienza dei suoi risultati scolastici, mentre a sei, otto o dieci anni non se ne curava affatto. Se erano cattivi, dimenticava in fretta, grazie al gioco, l'impressione spiacevole del primo momento: solo i rimproveri che le venivano fatti le davano coscienza (per un attimo solo però!) del risultato negativo. Alcune conserveranno anche nella pubertà questa incoscienza; la maggior parte invece la perderà. A dodici o quattordici anni le ragazze incominciano a rendersi conto del loro valore o della loro mediocrità intellettuale: si sentono molto soddisfatte dei doni ricevuti o al contrario, soffrono segretamente per la difficoltà dello studio e si rattristano se hanno capacità inferiori alle loro compagne. Non sarà necessario che i genitori facciano rimproveri alle figliole per i cattivi risultati scolastici: ne sentono loro stesse tutta l'amarezza e ne sono indispettite; ormai sanno se posseggono una memoria buona o cattiva, se studiano facilmente o con difficoltà e questa consapevolezza procura loro gioia e vanità o tristezza e dispiacere.

La bambina si preoccupa già del suo abbigliamento. San Francesco di Sales scrisse che la donna nasce vanitosa! Significativo è il fatto di una piccola di sei anni che non osava salire sola al primo piano: un giorno però ebbe il coraggio di farlo: doveva far ammirare alle sue amichette l'abito nuovo! Le preoccupazioni di vanità non sono tuttavia centrali; la bambina le dimentica presto per ritornare alle sue bambole o al gioco.

Adolescente, la preoccupazione di apparire sarà maggiore e a volte eccessiva; si interessa di moda e ne segue con cura i dettami. Se i genitori hanno pochi mezzi, soffre di non potersi vestire secondo il suo gusto: paragona i suoi abiti a quelli delle sue compagne, invidia quelle vestite meglio di lei, prova rincrescimento di non poter farsi notare. Con uno sguardo giudica il gusto della sua vicina o della sua rivale, in un attimo trova il modello che le si addice maggiormente e le guarnizioni che possono ornare l'insieme.

È in questo periodo che prende coscienza della posizione sociale della sua famiglia: prima non si era mai resa conto dell'esistenza di diverse classi sociali: se la famiglia è agiata, se la scuola che frequenta accoglie figliuole delle migliori famiglie, facilmente sarà pronta a disprezzare quelle che non frequentano lo stesso istituto! Rimane delusa della professione modesta del padre, dei mezzi limitati: paragona la situazione paterna a quella dei genitori di alcune sue compagne. L'adolescenza è un periodo di vanità per quelle che sono favorite dalla vita, di gelosia e di invidia per le meno fortunate.

Nell'adolescenza la figliola prende consapevolezza del suo destino di donna, sia dal punto di vista fisico, sia dal punto di vista sociale: la pubertà le apre gli occhi. Anche se è stata avvertita dei fenomeni particolari che si stanno manifestando in lei, ne risente il peso e prova una certa gelosia per i maschi, esenti da tale schiavitù. Vi sono senz'altro figliole, dal carattere particolarmente buono e che vivono in una famiglia serena ed equilibrata, che superano queste prove con una certa facilità e senza troppi crucci; col passare dei mesi e soprattutto degli anni, l'abitudine fa accettare con meno risentimento questi disturbi abituali. Ciò non accade però a quelle che non sono state avvertite della loro pubertà. L'uomo sopporta sempre con maggiore facilità una miseria comune a tutti; quando invece si hanno discriminazioni che favoriscono alcuni a scapito degli altri, i meno favoriti ne risentono doppiamente il peso.

È per questa ragione che, indipendentemente dall'ambiente sociale in cui vive, ambiente in cui la donna è in certo modo svalutata nel suo confronto con l'uomo, bastano gli incidenti della sua vita femminile per creare nelle adolescenti e nelle giovani un certo complesso d'inferiorità. La vita fisiologica impone dei limiti ai loro progetti, la coabitazione con fratelli e la vita più comoda di questi non possono non far loro sentire profondamente la relativa durezza del loro destino.

Un'abile educazione materna può addolcire questa violenta consapevolezza della figliola della sua condizione di donna. Ma frequentemente, purtroppo, madri ed educatrici mancano ai loro doveri... Non è certo la prospettiva del ripetersi di questi incidenti che consola la adolescente! Se le mamme avessero la buona idea di fare un regalo alle loro figlie fatte donne, se facessero loro notare il valore positivo e costruttivo di preparazione alla maternità, la violenza del dato di fatto sarebbe notevolmente sminuita.

Certamente solo questa prospettiva non sopprimerà interamente la delusione, perché il sorgere del sentimento materno è posteriore al sopravvenire della pubertà; verso i quindici anni la ragazza incomincia a provare in una maniera profonda e viva il desiderio della maternità e la gioia di questa vocazione; a dodici-tredici anni non l'apprezza ancora sufficientemente: è tuttavia già in grado di provare un certo conforto dalla prospettiva di questo futuro ruolo di maternità.

La ragazza in quest'epoca non prende solo dal punto di vista sessuale coscienza della sua dura sorte di donna. In tutti i campi il suo destino le appare pesante. Essa si rende conto della società, della posizione almeno apparentemente di primo piano che vi occupa l'uomo, il quale sembra godere della massima libertà.

Infatti mentre la madre è trattenuta in casa per le occupazioni domestiche e l'educazione dei figli, la figliola vede il papa uscire, frequentare gente, viaggiare per affari. Normalmente lui solo ha una macchina a sua disposizione.

Essa crede poter concludere che la vita favorisca l'uomo in ogni campo, fin nei più umili dettagli della vita di ogni giorno. Un esempio: l'uomo ha nei suoi abiti un'infinità di tasche che può utilizzare; la donna invece deve trascinarsi sempre una borsetta: questo fatto porta vantaggi estetici non trascurabili, però anche inconvenienti pratici: una mano non è utilizzabile, la borsetta si dimentica facilmente, bisogna sempre stare attenti per non essere derubati. Mille altri dettagli della vita sociale avvantaggiano l'uomo!

Se la adolescente è di famiglia modesta, in cui la mamma lavora, essa costata che oltre ai suoi doveri professionali, questa ha pure quelli domestici: alla sera deve sbrigare mille faccende cui il lavoro ha impedito di accudire durante la giornata. Il papà, invece, tornato a casa, si mette in poltrona, fuma la pipa e legge il giornale.

Anche se la mamma non lavora, la situazione non è molto diversa: tornato dal lavoro, il papà può riposare quanto crede, mentre la madre di famiglia non lavora certo otto ore al giorno, ma molte di più! “ Non è mai finita ”, dicono le padrone di casa. E nei giorni di festa, mentre il padre può stare senza far nulla e andare a zonzo, la madre deve pur sempre almeno cucinare e rifare i letti.

Se poi ha dei fratelli, la ragazza si accorge ben presto che a questi si richiedono raramente dei servizi: spesso anzi sarà lei a dover riordinare la stanza, lucidare le scarpe dei “ signorini ”! È lei che la mamma chiama per apparecchiare o sparecchiare, lavare i piatti o fare qualche spesa. Se questi lavoretti non sono imposti alle adolescenti di famiglie più fortunate, in genere però anche queste sono in grado di costatare che è sempre la ragazza che deve dare un aiuto in casa.

Da questi piccoli e molteplici dettagli della vita di ogni giorno la ragazzina prende coscienza del destino della donna, o meglio dell'aspetto più duro della vita della donna. Si può certo dimostrare alla adolescente i vantaggi della vita femminile in rapporto alle austerità di quella maschile.

La vita professionale soprattutto, quando non la si è potuta scegliere secondo l'inclinazione naturale, presenta notevoli difficoltà e schiavitù, II ruolo della donna ha un aspetto più umano. Nella vita professionale le maggiori fatiche, le più rudi e le più rivoltanti sono, di solito, appannaggio dell'uomo: il lavoro nelle vetrerie, nelle miniere, nelle cave, nell'industria pesante. La donna invece si occupa dei lavori più lievi e che spesso hanno a che vedere con la civetteria e l'estetica femminile. Qualora non lavori, la donna ha una vita più indipendente di quella dell'uomo, legato da un orario e agli ordini dei superiori. Indubbiamente ha anche essa dei doveri quotidiani, ma è “ padrona in casa sua ”, si organizza come vuole, sceglie il cibo e il vestiario per la famiglia.

Deve si attendere agli umili lavori di casa, però resta sempre in contatto col cuore e l'anima dei suoi piccoli, vive quindi in un mondo più umano e più disteso di quello in cui l'uomo vive la sua vita di lavoro. Ma quante sono le mamme che pensano di far notare alle figliole i vantaggi della loro sorte di donna? La maggior parte brontola, sottolinea i privilegi di cui gode l'uomo, rendono cosi più triste alle figliole la presa di coscienza del loro destino.

Con il passare degli anni la adolescente si abitua alla sua vita di donna. A sedici o diciassette anni incomincia a ricevere le attenzioni degli uomini: quest'atteggiamento dell'uomo contribuisce a far si che ella si senta rivalutata. Incomincia ad apprezzare i vantaggi di essere donna: tutto il mondo dell'eleganza è in buona parte suo, non dovrà interrompere gli studi per il servizio militare o per andare in guerra. Questi piccoli vantaggi, oltre il lento assuefarsi alla sua posizione, e soprattutto una buona dose di buonsenso, farà pesare sempre meno alla ragazza l'essere donna.

La presa di coscienza di questi fatti, banali o importanti, avverrà in maniera diversa a seconda del carattere o del temperamento. Alcune superano questo periodo molto facilmente, grazie al loro ottimismo: per la maggior parte invece sarà una dolorosa presa di coscienza. Un indizio rivelatore che la ragazza sta prendendo coscienza della sua personalità è la compilazione del " diario ", tenuto aggiornato e gelosamente nascosto. Molte mamme sanno della esistenza di questo quaderno, un buon numero ha un vivissimo desiderio di poterlo sfogliare! In questa agenda la adolescente annota i suoi stati d'animo, tutto quello che la colpisce, la rallegra o la rattrista, in sintesi o in modo prolisso. La bambina non pensa ad un tal genere di passatempo, mentre molte adolescenti hanno particolare cura del loro diario. Da indagini che abbiamo fatto, è risultato che una buona metà delle giovani interpellate avevano redatto, almeno temporaneamente, annotazioni personali.

Questa è la miglior prova della nostra asserzione: l'adolescenza è essenzialmente l'età della presa di coscienza di sé.




Caterina63
00lunedì 1 luglio 2013 10:15

La adolescente si giudica incompresa

Questo tentativo di conoscere la propria personalità è sempre più o meno un fallimento; la adolescente infatti manca di possibilità di analisi personale, dei dati fisiologici e psicologici indispensabili per fare una diagnosi delle emozioni e della loro origine. È inoltre molto difficile cogliere l'unità in una personalità cosi soggetta a mutamenti quale quella della adolescente: la ragazza non può essere in grado di spiegare a se stessa i propri improvvisi stati di depressione, di entusiasmo, di tedio, di esaltazione, se abili educatori non l'aiutano. E mancando questo aiuto ella sarà per se stessa sempre più incomprensibile e misteriosa; avrà inoltre l'impressione di essere incompresa da tutti, anche da sua madre.

L'adolescenza, lo vedremo più avanti, è di solito l'età dell'indocilità, dell'insubordinazione; è l'epoca in cui le mamme costatano questa volontà di emanciparsi nelle proprie figliole, e volendone tenere a freno le manifestazioni diventano più autoritarie.

Se la figliola è di umore nero, l'accusano di " essere priva di energia "; se è esuberante, la rimproverano perché " fa troppo chiasso " : frustrano i suoi entusiasmi dicendola ancora " troppo ingenua "; le rifiutano dei permessi perché ancora " troppo giovane ". E questo è più che sufficiente perché la ragazza si ritenga incompresa!

Molte mamme vogliono tenere le figliole sotto un regime di rigida obbedienza per averle accanto a loro: è bello fare la chioccia e volere i pulcini sempre attorno! Ma la bambina cresce e lo sviluppo della sua personalità richiede una comprensione anche e soprattutto da parte della mamma. Ed è appunto il vedersi trattata da bambina, proprio nell'epoca in cui la ragazza prende coscienza della “ sua ” personalità che la porta a giudicarsi e a ritenersi incompresa.



La adolescente vuol essere trattata come una “ persona grande ”

Una delle manifestazioni più universali e più caratteristiche del sorgere della personalità nella adolescente è il suo volere essere trattata alla stessa maniera dei “ grandi ”. Simona Schumaecher nel suo libretto “ Comprenderle, quando diventano grandi ”, cita alcuni esempi raccolti in varie zone della Francia.

Le adolescenti di Saint-Claude non vogliono più andare in Parrocchia dove “ non vi sono che delle piccole ”; quelle di Limoges si rifiutano di giocare con delle compagne più giovani perché “ i mocciosi devono stare da soli ”; una adolescente di Ailes, che aiuta una dirigente, pretende di essere chiamata “ signorina ”; ad Annecy le ragazzine di tredici anni si ritengono offese se messe alla domenica in chiesa nei banchi più piccoli riservati ai bambini: preferiscono pagarsi la sedia come fanno i “ grandi ”; vogliono andare a passeggio sole e rifuggono dalle ragazzine più giovani.

Le caratteristiche sono identiche in tutti i paesi: noi sorridiamo e ridiamo di questi atteggiamenti: ciò non toglie che essi rivelino un fenomeno reale: la adolescente lascia l'infanzia, prende coscienza della sua personalità che si sta formando, L'educatrice attenta e abile, invece di ribellarsi a questi dati di fatto, deve tenerli presenti.



La adolescente è indocile

L'indocilità non è certo una novità dell'adolescenza: bambini e bambine hanno le loro ribellioni, dovute al bisogno di scoprire il mondo, alla passione del giuoco, alla golosità, alla volontà di imporre già la propria indipendenza e la loro piccola personalità.

Nei bambini però, tolte poche eccezioni, la resistenza e la indocilità cessano rapidamente. Negli adolescenti invece queste resistenze hanno radici più profonde — l'indocilità è meno superficiale — l'adolescente si irrigidisce nella sua opposizione perché pretende avere il diritto di pensare e di agire in maniera indipendente. Spesso, a sbalzi, la fanciulla conosce periodi di indisciplina, periodi, d'altronde, che in lei sono di carattere endemico. Le mamme sanno bene che le loro figliole non accettano alcuna osservazione, hanno sempre una risposta pronta, tollerano molto difficilmente di essere comandate, vogliono fare di loro testa; invece di chiedere permessi mettono i genitori davanti al fatto compiuto, sopportano mal volentieri qualsiasi controllo o costrizione. La ragazzina si fa pregare per fare un servizio, si fa ripetere più volte lo stesso ordine, ordine che poi esegue facendo capire di farlo di malavoglia. Se l'ambiente in cui vive è molto severo, ella non osa ribellarsi; brontola per conto suo, adotta degli atteggiamenti limite, fa appena il necessario per non essere rimproverata, manifestando sempre però il suo malumore.

A scuola, l'opinione degli insegnanti è concorde: è l'età difficile. Apparentemente sottomesse e educate, dietro le spalle le adolescenti ridono e covano propositi di indipendenza.

Assumerebbero volentieri degli atteggiamenti d'impertinenza, se osassero. Sono più audaci in gruppo che sole: agiscono con spirito di corpo e i tiri, reali o meno, che una dice di avere giocato all'insegnante e di cui si vanta, incoraggiano le compagne a manifestare lo stesso spirito d'insubordinazione e di indisciplina. Questo modo di agire è tanto più frequente quanto meno l'ambiente familiare o scolastico offre loro la possibilità di prendere iniziative interessanti. Se le mamme e le educatrici fossero abili, potrebbero indirizzare questa volontà delle giovani di manifestare la propria personalità dando loro occasioni intelligenti. Un tale orientamento pedagogico ha due vantaggi: permettere alle adolescenti di sfruttare le proprie risorse e perfezionarle usandole, e inoltre diminuire in numero e gravita i conflitti tra madre e figlia. Nell'adolescenza lo spirito di insubordinazione nasce dalla scoperta della propria personalità e dalla volontà di affermarsi; la maggiore o minor frequenza di atteggiamenti indocili è dovuta all'ambiente familiare o scolastico nel quale la ragazza vive. Non bisogna lasciarla fare capricci, bisogna però darle la possibilità di utilizzare le sue capacità.

Molte madri di famiglia lasciano alle figliole come " raggio d'azione " solo l'apparecchiare la tavola o lavare i piatti; è logico che queste attività non le entusiasmano troppo! La frequenza dell'indocilità può essere leggermente ridotta affidando loro qualche incarico di responsabilità, facendo loro vedere che ci conta sul loro aiuto, sulla loro collaborazione, lasciandole preparare qualche pietanza o dolce, fare una gonna o una blusetta di loro gusto: in breve, dando loro modo di avere una attività costruttiva in vari campi.


Caterina63
00lunedì 1 luglio 2013 10:16
[SM=g1740733]  La adolescente pretende godere di una maggiore libertà

Un'altra manifestazione del sorgere della personalità consiste nell'esigenza dell'adolescente di godere di una maggiore libertà di azione e di giudizio. Tale atteggiamento è proprio della fine dell'adolescenza.

La ragazza chiede di uscire sola, di viaggiare sola, A quest'ultima libertà è legata una importanza simbolica notevole. S'intende che non chiede di andarsene per parecchi giorni da sola all'estero, ma vorrebbe solo fare un viaggetto di andata e ritorno per recarsi a trovare parenti o amici. Il viaggio da sola ha, per lei, un valore simbolico, perché è la dimostrazione tangibile che ci si fida di lei e si riconosce che non è più una bambina e la si considera una ragazza fatta.

Così l'andare al cinema sola, vedere un film approvato dai genitori, comprare articoli di abbigliamento o di divertimento secondo il " suo " gusto, da alla adolescente una gioia profonda; in questi piccoli fatti, essa vede il riconoscimento della propria personalità e indipendenza: sono azioni proprie dei " grandi " e quando le viene concesso di compierle, si sente trattata da persona grande.

Altre manifestazioni del sorgere della personalità: la ragazza non ammette più che le si diano degli ordini o le si vieti qualcosa senza giustificazione; pretende avere il diritto di difendere i propri gusti, di esprimere un proprio giudizio su determinati argomenti. Molte mamme, e soprattutto padri, si mostrano intransigenti su questo punto: vogliono che i figli pensino esattamente come loro, desiderano non solo quel che è legittimo, cioè far condividere ai figliuoli il loro modo di pensare, ma imporlo ai ragazzi. E questo non è possibile con le nuove esigenze dell'adolescenza.

Nell'adolescenza infatti il pensiero si fa più personale: la bambina incomincia a riflettere, acquista una maggiore conoscenza della vita sociale, si forma una piccola opinione personale. Il suo campo d'esperienza è ancora molto limitato; ella non vede che una minima parte della realtà. Però questa minima parte ella la vede, la giudica, ne riceve delle impressioni o tira delle conclusioni che crede giuste e fondate.

A quattordici e sedici anni non ha più l'intelligenza da bambina; questa facoltà si è sviluppata: la scuola, i contatti sociali, le conversazioni udite in casa, i libri, i giornali, hanno avuto un notevole influsso e hanno aiutato la adolescente a farsi un'opinione sua su molte cose. Sono giudizi molto legati alla sua sensibilità, alle sue impressioni, però sono giudizi “ personali ”, non più da “ bambina ”.

Molti genitori non si rendono conto di questa evoluzione, non vedono che la “ bambina ” cresce; troppo spesso pretendono imporre le loro decisioni senza giustificarle, E se la adolescente chiede il “ perché ” di un ordine, gli educatori rispondono con un secco “ perché va bene cosi ”, pronunciato con un tono di voce che fa supporre quali sarebbero le conseguenze se l'interessata non obbedisse subito! A volte, eccezionalmente, occorre imporre un ordine senza giustificarlo; ma questo non deve essere il metodo abituale. Tale metodo educativo risulta deteriore per lo sviluppo e l'arricchimento intellettuale della adolescente e poco atto ad ottenere obbedienza. Risultati estremi possono essere fughe, ostilità, odio, come è stato sperimentato nei laboratori medico-pedagogici, sorti in questi ultimi anni. Bisogna aiutare l'adolescente a formarsi una idea precisa e meno parziale della vita; e questo lo si otterrà non imponendo d'autorità dei giudizi, ma dando loro giustificazioni razionali.

Facilmente la ragazza, per una stima esagerata di sé, soprattutto dal punto di vista del cuore, può commettere delle imprudenze; occorre perciò completare la sua educazione morale. Molte volte, soprattutto quando si tratta di pericoli in cui può correre serio rischio l'integrità della giovane, gli educatori o educatrici danno consigli privi di qualsiasi spiegazione: “ Se tu sapessi i pericoli a cui ti esponi ”! È naturale che non lo sappia! Dove deve avere imparato a conoscerli, se nessuno gliene parla? L'unico effetto che producono simili frasi è di far intuire alla giovane l'esistenza di un mondo che le si nasconde e che, da Eva curiosa, desidera scoprire.

Una frase meno ambigua e più precisa giova molto di più!

Le adolescenti pretendono dire la loro opinione, riservarsi la decisione definitiva circa l'abbigliamento o il trucco: usano volentieri un poco di cipria o di rosso nonostante il giusto rincrescimento del papà che preferisce la naturale semplicità. Esse desiderano portare gonne corte se si “ usano ” corte, lunghe se la moda lo impone: i papà, specialmente, troveranno che tutto ciò è poco adatto o ridicolo. Ma esse vogliono i vestiti accollati, o no, i capelli lunghi o corti, aderenti alla testa o soffici, tagliati alla tifo o a colpo di vento o alla bebé, a seconda delle esigenze della moda tiranna.

In questo campo la mamma è spesso complice; il papà assume forse davanti a progetti giudicati ridicoli, un atteggiamento di opposizione... poi, stanco, finisce per arrendersi! È meglio che rifletta prima di iniziare la “ guerriglia ”; faccia qualche concessione, pur rimanendo irremovibile in sede morale e consideri pure con aria divertita le scelte più o meno ridicole che la moda impone alle sue ragazzine. I conflitti in famiglia possono nascere, oltre che per motivi di “ moda ”, anche per i diversi gusti musicali. Papà e mamma hanno raggiunto una età in cui si ama la quiete; la figliola invece ama tutto ciò che eccita: tiene la radio a tutto volume mentre si trasmette musica jazz (salvo poi poco dopo compiacersi di ascoltare musica malinconica). I genitori sostengono che tale musica è stupida, buona per gli squilibrati, e la ragazza ne difenderà con ardore la musicalità!

Occorre un po' di tolleranza da ambo le parti; la salvezza del mondo non è poi legata all'amore o all'odio per il jazz, alla simpatia o al disprezzo per i versi liberi, ai capelli lunghi o corti, lisci o ondulati! Non è certo il caso di suscitare aspre discussioni per questi argomenti o di arrivare a quelle draconiane conclusioni: “ Finché campa tuo padre, non farai niente di tutto questo! ”. Molto meglio stabilire un accordo: ascolti pure il jazz quando è sola, ma lasci che i genitori ascoltino l'aria della loro operetta preferita o di un oratorio!

Invece d'imporsi in maniera dittatoriale, è preferibile che i genitori chiacchierino e discutano con le loro figliole; queste non vedono che una minima parte della realtà e solo un aspetto delle cose. Parlando invece le aiutino a scoprire altri aspetti, inconvenienti o vantaggi a loro ignoti: in tal modo il papà e la mamma contribuiranno a completare nelle figliole la loro visione della vita, a sviluppare l'intelligenza, ad arricchire la propria cultura... e le porteranno a condividere, se non totalmente, in gran parte, le loro opinioni! Concediamo pure che la gioventù è settaria nelle proprie idee e gusti... ma non lo è forse anche l'adulto?

I genitori stiano tranquilli: molti gusti si modificano con l'età, molti giudizi si attenuano, si arricchiscono, subiscono una evoluzione. Verrà un giorno in cui la ragazza sarà in grado di giudicare più saggiamente la vita coi suoi doveri e i suoi pericoli e allora anche i gusti saranno mutati e forse divenuti identici a quelli dei genitori! Se i genitori adottassero di più questa saggia politica della discussione pacifica, raggiungerebbero più facilmente i risultati che desiderano. La adolescente infatti che sembra intransigente nei suoi gusti e nei suoi propositi è in realtà poco sicura di sé: l'adolescenza è infatti l'età oltre che dell'affermazione della personalità, dell'esitazione e della timidezza.



La adolescente è timida e cerca un appoggio

È naturale e comprensibile che la adolescente, rendendosi a poco a poco cosciente della propria personalità fisica, intellettuale, e, lo vedremo più avanti, affettiva e morale, provi il desiderio di manifestarla e di sperimentare le sue forze nascenti. Questo fatto spiega quella volontà di affermarsi, di cui abbiamo già osservato vari aspetti.

Contemporaneamente però la ragazza costata la propria fragilità. Non insistiamo oltre sulle cause fisiche di questa impressione: dalla più viva vitalità la adolescente passa a stati di debolezza che le permettono di rendersi conto della fragilità della sua condizione.

E questo fenomeno si ha non solo nello stato fisico, ma anche in quello intellettuale: la adolescente difende le proprie convinzioni, dà l'impressione di essere testarda e cocciuta. Dentro di sé tuttavia è meno sicura di quello che dice; ha coscienza che la sua visione della vita e le sue esperienze sono molto limitate. Vi sono settori in cui dimostra una grande sicurezza: " Infine, mamma, lo so bene anch'io! "; nel campo affettivo crederà eterne le sue amicizie attuali, perfetta la persona per la quale ha " preso una cotta "; in questi campi non dubita certo di sé, è sicura delle sue affermazioni e dei suoi giudizi.

Si rende tuttavia conto che ha ancora molto da scoprire, che ha colto solo alcuni aspetti anche di cose che cadono sotto la sua esperienza immediata; ecco perché in certi momenti non si fida più di sé. Si rende conto che i suoi giudizi, apparentemente irremovibili, evolvono col passare dei giorni: quello che oggi le sembra grigio, tra una settimana le appare bianco. In una parola, acquista coscienza che le sue convinzioni sono basate su impressioni mutevoli; ne consegue un dubitare di sé. Su molti argomenti, l'apparente sicurezza nasconde un'intima esitazione.

Vi sono d'altronde mondi che ha coscienza di ignorare completamente: si sente a disagio davanti a un gruppo di adolescenti o di ragazzi, gli uomini maturi la intimidiscono. Con i primi assume atteggiamenti apparentemente contraddittori, che tradiscono il suo disagio; ora abbassa gli occhi, o parla con disinvoltura, o ride sguaiatamente, o addirittura li sfugge.

Tutto quello che si riferisce a questo mondo misterioso del sentimento e dell'amore suscita in lei un vivissimo interesse: la ragazza legge col desiderio di capire sempre un poco di più. Purtroppo nei libri trova spesso un mondo falso, idealizzato, romanzato, irreale; anche se si immerge con voluttà in quei racconti e vi costruisce i suoi sogni, in realtà la fanciulla non lo fa senza una certa esitazione e un certo timore di oscuri pericoli, di delusioni; ciò avverrà soprattutto se le letture, che fino a quel momento le sono passate per le mani, sono a tendenza piuttosto realistica e pessimista.

Per strada, gli sguardi insistenti di ragazzi o di uomini facilmente la turbano, pur non comprendendo bene che cosa possano significare: si sente fragile perché giovane, si sente fragile perché donna.

Tutti questi elementi fanno si che sotto questa apparente sicurezza di sé, di autosufficienza in alcuni momenti e in alcuni campi, in realtà si senta debole e timida di fronte alla vita; cerca un appoggio e una protezione, un aiuto sicuro in qualcuno più forte di lei. Con accanimento la giovinetta difende la sua nascente indipendenza e non intende che gliela si sottragga; ma se la mamma o l’educatrice riesce ad adattarsi con abilità alla sua evoluzione, se mostra di avere fiducia nelle sue iniziative; se comincia a trattarla da ragazza “ grande ” e a discutere con lei sia i suoi ordini che i suoi giudizi; se sa rendersi piuttosto una protettrice amica, che una autorità tiranna; se, con il suo metodo intelligente, saprà dare alla fanciulla l'impressione di capirla, guadagnerà, almeno in parte, la sua fiducia: la adolescente è ipersensibile, il minimo passo falso potrebbe rinchiuderla, provvisoriamente o per sempre, in sé. Bisogna ricordare ch'ella cerca non una indagatrice della sua condotta, ma una confidente per esprimere i propri sentimenti e, esprimendoli, spiegarli a se stessa, per scaricarsi di un peso troppo forte, per ricevere consigli utili circa la linea di condotta da tenere, Ecco la ragione della necessità di guadagnarsi la fiducia con la simpatia e dell'inutilità di imporsi su di lei e di sorprenderla nei suoi movimenti.

Una mamma o un'educatrice che si mostra comprensiva, affettuosa, rispettosa della personalità della adolescente, sarebbe da questa accolta come la benvenuta. Questa ha infatti bisogno di confidarsi; se non lo ha fatto con la mamma, con una educatrice o una insegnante, lo farà con delle amiche. Si vedono spesso gruppi di adolescenti che parlano accanitamente tra loro e che non accolgono estranee: sovente hanno tra queste l'amica del cuore, cui confidano i propri segreti.

L'adulto deve rinunciare alla speranza di essere il confidente totale della adolescente: perché vi sia confidenza piena, occorre che vi sia un sentimento di uguaglianza e questo non è mai possibile tra la mamma e la figliola. Tuttavia quanto più le mamme e le educatrici saranno comprensive, tanto più sarà vasto il terreno di intesa e il piano di fiducia. Per questo occorre bontà, simpatia reale, incoraggiamento, e soprattutto far loro sentire che si partecipa alla loro gioia di vivere e alle loro speranze nel futuro.




Caterina63
00lunedì 1 luglio 2013 10:17

La adolescente è chiusa

L'adolescenza è l'epoca della maggiore segretezza; la adolescente fa molta fatica a confidarsi con gli adulti; e questo per vari motivi. Uno dei principali è la difficoltà ad esprimere ciò che prova dentro di sé: ha a sua disposizione un vocabolario molto ridotto, l'espressione dei sentimenti delicati richiede sfumature, e non è cosa facile. Inoltre le sue sono spesso impressioni contraddittorie, vaghe, difficilmente analizzabili, imprecise. E poi non osa rivelarsi interamente ai suoi genitori o insegnanti; prova sentimenti di ogni genere: alcuni che sa buoni e lodevoli, altri meno nobili: invidie, gelosie, ecc. Gli adulti le predicano sempre un ideale nobilissimo! La adolescente si sente molto lontana da un simile ideale e teme, se confida i suoi veri sentimenti agli adulti, una predica o rimproveri o disprezzo. Una causa notevole del carattere chiuso della ragazza è appunto la diffidenza che è in grado di costatare tra la morale perfetta che le predichiamo e il suo comportamento. Una buona pedagogia deve suggerire alla mamma di far comprendere alla figliola che conosce anche lei la fragilità umana: è un compito molto delicato questo di equilibrare la predicazione dell'ideale con la indulgenza per la debolezza umana.

La bambina dice ingenuamente quello che pensa: i suoi sentimenti e pensieri le si leggono nel volto. La adolescente sa che vi sono sentimenti buoni e cattivi: figlia di Eva, ne prova di ambo le sorti; e siccome non ama essere corretta, rimproverata o giudicata male, preferisce tenerli per sé. La mamma la giudica chiusa e segreta. Quanto alla adolescente spesso ha l'impressione di una grande solitudine: pensa di non potersi confidare con nessuno con tutta sincerità, teme di trovare attorno a sé solo dei giudici severi, dei biasimi, di perdere una buona parte della sua reputazione.

Di frequente la ragazza si pone dei quesiti circa il mistero della vita: è l'età in cui necessariamente affiorano questi problemi con più o meno curiosità. Anche se la mamma — unico atteggiamento intelligente — ha già precedentemente risposto agli interrogativi posti, non è rara una certa timidezza che impedisce alla figliola di sottoporle i suoi nuovi dubbi o domande. A maggior ragione, se la mamma non le ha mai parlato di queste cose, la ragazza tiene per sé quei problemi: ha paura di parlarne. E poi a volte gli adulti stessi contribuiscono a creare questo falso pudore: se la bambina fa delle domande, le si rimprovera una simile curiosità.

Con le compagne invece tutte le incertezze che le impedivano di parlare con gli adulti, cadono: sono ragazzine come lei, non hanno maggiore ricchezza di vocabolario o maggiore capacità di analizzarsi; con loro può parlare alla buona, senza temere di stupire o di essere rimproverata; da loro può sperare comprensione e simpatia e anche una compagnia sufficiente perché sia liberata da quella orrenda impressione di solitudine.

La mamma che sogna di diventare, almeno in parte, la confidente della propria figliola, deve comprenderla e trattarla con molta bontà. Pur additandole l'ideale, se è buona educatrice avrà cura di mostrarsi sempre molto comprensiva delle debolezze umane. Se poi ha sufficiente memoria per ricordare la sua adolescenza e sufficiente umiltà per rivelare alla figliola qualche sentimento da lei provato allora, si attirerà la fiducia della adolescente e l'aiuterà in tal modo a confidare ciò che non osa e potrà intuire e affrontare i problemi che la ragazza non osa sottoporre. Tale metodo non è facile: e le mamme devono rassegnarsi in partenza a non conoscere mai interamente l'anima delle loro adolescenti!



La adolescente si pone in maniera personale il problema religioso

L'adolescenza, l'abbiamo ripetuto già molte volte, è innanzi tutto l'età dei contrasti: c'è una oscillazione perpetua in tutti i campi: quello religioso non sfugge a questa legge. La adolescente passa dai due estremi, dal fervore al dubbio: sono rare quelle che non passano per queste alternative. E non dobbiamo meravigliarcene: la adolescente è una personalità in formazione in tutti i campi: se è credente, nel suo sforzo costruttivo entrerà pure la religione.

Fino a questa età la bambina ha una pietà spontanea, docile agli esempi della casa o della scuola, nessun problema la tormenta, non medita sulle basi della fede: l'infanzia è l'epoca del giuoco, non del ragionamento. Non si analizza, non prova tutte le crisi del sentimento descritte ed esaminate in queste pagine: scoraggiamento, dubbio di sé, senso di inferiorità, bisogno di trovare un appoggio, di manifestare le ricchezze che sente in sé. Con l'adolescenza sorge nella maggior parte la riflessione razionale e una vita interiore e affettiva intensa; problemi di fede si pongono a quelle che vivono in ambienti in cui la fede è discussa e non praticata da tutti coloro che la circondano; problemi di vita spirituale, del futuro, di vocazione sorgono in quelle che vivono in una fervida atmosfera religiosa.

Inizi di crisi religiosa sono frequenti là dove famiglia e scuola non sono sul medesimo piano spirituale. La bambina che ieri ammetteva e credeva tutto quello che le si diceva, ora adolescente, vuoi sapere e capire il “ perché ” ed il fondamento di quel che le si insegna: è questa una evoluzione fatale, pericolosa sotto certi aspetti, provvidenziale sotto altri, è la tappa necessaria, il passaggio dalla fede passiva alla fede personale. Perché sia superato facilmente e felicemente questo periodo, è necessario completare l'insegnamento e la formazione dati nella fanciullezza con risposte chiare e convincenti alle domande e ai dubbi religiosi della adolescente.

Non è sempre una cosa facile: molte volte i problemi che la agitano non si formulano in termini chiari e precisi neppure a lei stessa e non vertono su un punto determinato: creano solo una “ impressione ” generale di dubbio e di incertezza. La adolescente, l'abbiamo visto, è molto soggetta alle proprie impressioni, e le segue senza analizzarle o discuterle: si può quindi comprendere quali ripercussioni abbiano sul suo spirito e sulla sua condotta questi stati d'animo di disagio religioso.

L'educatrice deve aiutare la adolescente a precisare le proprie difficoltà, aiutarla a risolverle e soprattutto invitarla a non tenere in troppa considerazione le impressioni ingiustificate. È sempre utile in simili occasioni ricordare le grandi verità religiose e razionali che sono a fondamento della fede.

Per le adolescenti che vivono in un ambiente familiare e sociale credente, il problema religioso assume altri aspetti: le eventuali crisi non verteranno sulla fede ma sulla pietà: fervore entusiasta, esaltazione, misticismo, si alterneranno con periodi di aridità, freddezza. Cause di questi mutamenti non sono soltanto gli incidenti della vita fisiologica della adolescente, ma soprattutto quelli della sua vita affettiva e sentimentale: nei giorni sereni proverà un fervore quasi sensibile, nei momenti di sconforto o di delusioni proverà i sentimenti opposti: avrà l'impressione di un cielo vuoto e muto, in cui nessuno ascolta la sua invocazione e risponde alla sua preghiera.

Frequentemente in questi giorni di gioia o di prova penserà di entrare più tardi nella vita religiosa: gli esempi che ha sotto gli occhi, la gioia che prova nella preghiera nei momenti di fervore, il bisogno di conforto, la volontà di consacrare la vita ad un compito nobile, possono suscitare in lei un tale desiderio. Solo l'avvenire potrà dire se si tratta di vera vocazione con una solida base. Non si deve dare un valore definitivo a ciò che può essere una semplice emozione religiosa passeggera; non si deve però neppure negarle qualsiasi serio fondamento.

Attraverso tutti questi sbalzi si forma e si costruisce la personalità religiosa. L'adolescenza è l'età in cui incomincia a porsi il problema del valore dei grandi sentimenti umani: il sentimento religioso non può sfuggire all'indagine, in ispecie presso quelle che hanno una certa profondità e che cominciano a riflettere.

Non neghiamo che alla base della pietà della adolescente non ci sia l'insegnamento ricevuto in casa, che la pratica non subisca degli alti e bassi dovuti alla sensibilità vivissima di questa età. In un certo numero però non c'è solo docilità a una educazione o continuazione di abitudini prese nell'infanzia o ancora dipendenza di successivi stati di animo, che spiegano i problemi religiosi della fanciulla ed il suo atteggiamento verso di essi, c'è qualcosa di più, è il risveglio di una personalità e la intuizione del rapporto tra l'essere umano limitato e fragile e Dio, Su questa base di sentimento, di ragione e di fede, si può creare una religione personale, necessariamente affettiva, trattandosi di una donna, ma fondata solidamente su di una chiara visione e una intuizione della condizione dell'uomo dinanzi a Dio.

La pietà della adolescente subirà molto l'influsso dei suoi umori: quando prova gioia, conforto a pregare, è generosa, fa dei fioretti, dei servigi, ha la convinzione di amare molto Iddio. Ma quando, e non sa neppure lei il perché, non prova nessun gusto a pregare, nessun entusiasmo religioso, il più piccolo sacrificio le pesa, il più piccolo sforzo le costa moltissimo: tutti i suoi generosi progetti per il futuro sfumano; si sente fiacca, triste, scoraggiata, cattiva; si paragona alle altre che giudica " migliori ", ha l'impressione di non sapere più amare.

Sarà difficile farle capire - ed è opportuno ripeterglielo spesso - che lo stato d'animo non ha importanza nella vita spirituale; non si ama Iddio perché si " sente " il suo amore, ma quando Gli diamo prova del nostro amore, anche senza sentire niente, facendo fedelmente il nostro dovere. Occorrerà molto tempo perché si persuada che amare non è tanto opera del sentimento, bensì della volontà e dono concreto di sé: tanto meglio poi se il sentimento si unisce alla volontà, la riscalda, la rende pronta e gaudiosa: il nostro cuore umano, fragile, ha bisogno di provare ogni tanto questa gioia. Ma l'essenziale non è qui; è nel compimento fedele del proprio dovere in " spirito " d'amore, di docilità alla volontà di Dio.

La mamma deve sforzarsi di far comprendere alla propria figliola la vera pietà, deve aiutarla a liberarsi dagli influssi deprimenti o esaltanti degli stati d'animo o delle impressioni passeggere, e a fondarsi sulla solida roccia della fede e del dono volontario di sé.



Riepilogo

Riassumiamo le prime scoperte fatte nel nostro sforzo di comprendere l'anima della adolescente.

Nell'adolescenza il corpo della bambina sta acquistando progressivamente il suo aspetto definitivo. Lo stesso avviene nell'anima. Caratteristiche di questa età sono la presa di coscienza di una personalità in formazione, la sensazione profonda e viva di avere risorse nuove e la volontà di usarle e di affermarsi. Donde il non ammettere di essere trattata come una bambina, l'indocilità, il desiderio di una maggiore libertà, la rivendicazione del diritto di avere idee personali, dei gusti personali, delle attività personali.

Ma la adolescente ha una personalità ancora incompleta, caotica, in formazione; la sua intelligenza ha appena cominciato a prendere coscienza del mondo; il suo cuore (lo vedremo nel prossimo capitolo) si sta aprendo al sentimento profondo e sbalorditivo della tenerezza e dell'amore; la sua volontà è ancora incapace di esercitare un dominio di sé. Queste le cause delle analisi, delle introspezioni per cercare di conoscersi, della timidezza da un Iato e la ostinazione nei giudizi, lo scoraggiamento, gli sbalzi di umore, l'instabilità generale della personalità e della sensibilità, dall'altro. È essenzialmente un'età di transizione; è l'addio della fanciullezza, l'epoca in cui la personalità è in costante metamorfosi e in continua costruzione come le linee del volto; è l'ingresso nel mondo degli adulti, mondo attraente, seducente, misterioso, temibile; è l'alba di un giorno incerto di cui non si riesce a capire come sarà il tempo.

La bambina in questa età ci appare con le sue speranze e i suoi timori, con i suoi entusiasmi e i suoi scoraggiamenti, sicurezza di sé e timidezza, bisogno di indipendenza e di appoggio, età in cui si prepara il destino, età difficile da comprendersi dagli adulti. Età però in cui i genitori, se sono abili, potranno aiutare molto le loro figliole a impostare la loro vita di donne e metterle in guardia dai grandi pericoli.

Quel che distingue maggiormente la donna dall'uomo, quello che la caratterizza nella vita sociale è soprattutto l'intensità della sua vita affettiva. Studieremo ora questo aspetto dell'anima femminile, aspetto in cui è racchiuso non esclusivamente, ma principalmente, il segreto della sua personalità. È infatti impossibile descrivere e capire l'anima femminile senza dare una estrema importanza al cuore.


Caterina63
00lunedì 1 luglio 2013 10:18

PARTE TERZA

LA VITA DEL CUORE

NASCITA DELLA PERSONALITÀ FEMMINILE


Le mamme devono convincersi che la pubertà nella adolescente segna in modo indubitabile ed universale la nascita della vita del cuore e dei sentimenti amorosi. Non diciamo dell'amore di un individuo particolare, ma del sentimento dell'amore.

E non dobbiamo meravigliarcene se ricordiamo l'influsso che abbiamo descritto del fisico sulla psiche: all'inizio della vita genitale e alla possibilità progressivamente crescente della maternità corrisponde una evoluzione parallela della psicologia dell'individuo.

Non solo la psicologia governa l'essere umano: l'educazione può avere un notevole influsso. Bambine non ancora formate fisicamente, possono eccezionalmente essere già aperte ai sentimenti amorosi della vita affettiva. Si presenta questo caso dove l'ambiente familiare e sociale offre suggestioni: l'esempio dei fratelli o delle sorelle maggiori fidanzate è una causa notevole di questo sorgere della vita affettiva. Questa evoluzione si ha soprattutto negli ambienti popolari in cui le bambine in casa, a scuola, sul lavoro, sentono conversazioni o canzoni amorose e in cui assistono per strada o nei cortili agli incontri sentimentali o sensuali di giovani e di adulti. Accade anche l'opposto: ragazze già formate fisicamente in cui nasce molto tardi il sentimento amoroso. Non vi sono fidanzati nella loro famiglia o tra le loro conoscenze, sono assorbite dall'attività scolastica, o partecipano a qualche movimento giovanile, non hanno un temperamento ipersensibile (e se ne incontrano nel mondo femminile).

L'ambiente accelera o ritarda il sorgere di questo sentimento: in tutti i casi, è all'apparire della pubertà, e generalmente qualche mese dopo che si ritrovano le manifestazioni del sorgere della vita affettiva nella adolescente.



La adolescente sente molto intensamente

Simona Schumaecher descrive molto bene lo stato d'animo della adolescente: “ È l'età in cui per un niente, o per uno sguardo un po' severo, per una parola brusca, per una allusione mal compresa la bambina scoppia in lacrime e si apparta col suo dolore.

È l'età in cui il minimo dispiacere, la più piccola contrarietà e cosi pure la minima gioia, prendono delle proporzioni considerevoli, rallegrano o rattristano tutto: poi, ben presto vengono dimenticate. È l'età in cui il cuore vibra per tutto quello che tocca i sensi: poesia, profumo, danze, bellezza della natura: le nostre adolescenti, che hanno sete di bellezza sono sensibili a un bei tramonto, a un romantico chiaro di luna, ad una cascata, a un prato coperto di fiori, ad una bella notte d'estate. Le canzoni del giorno, le arie languide, le parole sentimentali turbano la loro giovane sensibilità, accentuano la loro tendenza alla malinconia e a tutte quelle snervanti fantasticherie che indeboliscono l'anima e preparano il cuore ad ogni follia.

Ed ecco perché dobbiamo scegliere con ogni cura le danze che proponiamo alle nostre adolescenti e cercare di lottare efficacemente contro i canti languidi, le musiche sentimentali e le canzonette romantiche che fanno loro tanto male ”.

Non ci si può esprimere meglio. La sensibilità delle adolescenti è viva e profonda. L'abbiamo paragonata ad una bilancia di precisione che registra la minima variazione di peso. Non occorre insistere oltre su questo punto; la donna conserva sempre la maggior parte di questa viva sensibilità! È quindi facile per loro immaginare la sensibilità della adolescente: è la loro, però più fragile.

A quarant'anni la serie di piccoli disinganni portati dalla vita, dal marito, dalla maternità, dall'educazione, alcune grandi prove, hanno reso la donna più in grado di sopportare i colpi del destino: la sensibilità si è smussata. La donna adulta non ha perduto della sua impressionabilità, ma ha acquistato una possibilità di resistere e di tenere in minor conto le proprie impressioni; ognuna tuttavia sa per esperienza che l'equilibrio della sensibilità in lei è sempre relativo.

Nella adolescente, in cui la personalità non è ancora formata, la padronanza di sé non ancora raggiunta, le impressioni non incontrano nessun freno, nessun ostacolo: la sensibilità è fragile, registra con intensità i più piccoli e banali incidenti.

Un paragone farà meglio capire la differenza di situazione in cui si trovano la donna matura e la adolescente, di fronte ad una stessa contrarietà. A quindici o vent’anni si è in grado di portare pacchi pesanti, cosa impossibile ad una bambina di due o tre anni. La madre di famiglia conta già quindici o vent'anni di vita affettiva abituale; la sua sensibilità si è abituata a ricevere scosse; non che abbia cessato di sentirle o di soffrirne, non giungono più impreviste e vengono accolte con una certa filosofia. La adolescente non ha che due o tre anni, o anche meno in quanto a vita affettiva: le minime prove presentano perciò per lei una grossa difficoltà.

E quando le loro adolescenti saranno alle prese con delusioni di ordine affettivo, è opportuno che le mamme non facciano dell'ironia e non prendano in giro le figliole, predicendo che “ ne vedranno di peggio! ”. È questo un modo di consolare, lo si ammetta, poco opportuno! Bisogna invece trattare la ragazza con molto tatto, molta dolcezza, ragionare amichevolmente con lei; fare leva sulla sua fierezza giovanile e soprattutto evitare di predirle avvenimenti più duri per l'avvenire prossimo o remoto.

La vivissima sensibilità della adolescente di fronte agli eventi della vita, si ritrova con la stessa intensità e la stessa profondità di fronte al problema amoroso. La adolescente, soprattutto quando arriva alla fine della adolescenza, nutre delle speranze sproporzionate per il sorriso di un giovane cortese, per una parola di complimento o qualunque apparente interesse verso di lei; su questi fragili dati imbastirà lunghi sogni e romanzi.

E così una parola sgradita da parte di una persona che ama, un viso scuro, una mancanza di premura nei suoi riguardi, una osservazione un po' severa sono immediatamente interpretate come prova di disaffezione. “ Nessuno mi ama qui ”, ci diceva una adolescente che aveva una mamma molto affettuosa, ma che davanti alla indisciplina e all'abilità diplomatica della figliola nello schivare la sua parte di lavori domestici, si era sentita costretta a rimproverarla parecchie volte negli ultimi tempi. Ella aveva inoltre fratelli e sorelle che si divertivano a prenderla sempre più in giro perché s'arrabbiava e piangeva. Come avviene sempre in questi casi, i fratelli trovano un piacere maligno nel ripetere instancabilmente i loro scherzi: ed il fatto che “ ogni volta le saltava la mosca al naso ” non poteva far altro che incoraggiarli nel loro atteggiamento. Con la sua mancanza di esperienza della vita, la adolescente giudicava i rimproveri della mamma e le ironie dei fratelli come una prova di non essere più amata. Molte donne sanno la crudeltà di questa impressione. È perciò facile per loro capire lo squilibrio sentimentale che una tale convinzione, mal fondata ma frequente, produce nell'anima della adolescente. Una delle caratteristiche dell'adolescenza consiste nel rapido sorgere della sensibilità, intensità e profondità delle impressioni che essa suscita.



La adolescente si apre al sentimento amoroso

L'adolescenza è l'età in cui ci si apre all'amore. Con questa affermazione non vogliamo affatto dire che sempre e in tutte esista un autentico amore verso un giovane nei primi anni o alla fine dell'adolescenza. Vogliamo unicamente sottolineare la presenza di inclinazioni all'amore nella personalità adolescente e affermare che queste non rimarranno inerti: troveranno delle occasioni di vario genere. Le circostanze, l'ambiente, il carattere personale della ragazza, la mancanza di contatti maschili potranno impedire il sorgere di un autentico amore, ma in questo caso si costateranno delle compensazioni affettive di vario genere. Sarà l'affetto intenso per una insegnante, per una dirigente di gruppo, per un personaggio a lei forse anche sconosciuto ma di cui ha letto la vita o le opere. Quante volte le ragazze si entusiasmano per un professore in cui vedono incarnato, secondo loro, l'ideale!

Quest'ideale può essere unicamente fisico: a volte basta un bel volto o due begli occhi per attirarsi l'affetto pieno di ammirazione delle adolescenti. “ Quant'è bella!” ho sentito dire da ragazze che parlavano della loro insegnante. Il prestigio intellettuale potrà pure occasionare il sorgere di questi amori ricchi di ammirazione: cosi pure la calma, l'energia e l'equilibrio. In questi ultimi casi è chiaro che la persona amata sostituisce qualcun altro: in lei si vedono i caratteri dell'uomo desiderato, ma ancora sconosciuto, che già si ama in quella persona.

Il caso meno felice e sensibilmente più morboso si ha quando la persona è amata per la sua eccessiva sensibilità e per le ardenti dimostrazioni di affetto che essa da. Non è amore per altri in questo caso, ma è la adolescente che ama se stessa, cercando in una tale amicizia amorosa le gioie di provare delle emozioni, dei sentimenti intensi, una esaltazione affettiva: in questo genere di attaccamento siamo vicini a quei sentimenti mediocri ed egoisti che portano al flirt.

Non è necessario, abbiamo detto, che la persona amata sia accessibile: abbiamo conosciuto molte quindicenni innamorate di Tino Rossi e che avevano solo sentito la sua voce per radio.

Un tale amore lontano offre molti vantaggi alla adolescente; possibilità di provare delle intense emozioni amorose, senza correre alcun rischio.

La adolescente infatti, pur molto avida di amore, lo teme: per intuizione più che per educazione sa che l'amore porta alla donna con la gioia anche rischi e sofferenze. Questi amori platonici le danno la possibilità di provare, apparentemente senza pericoli e senza conseguenze, le gioie inebrianti dell'amore.



La adolescente ha delle ardenti amicizie

Un altro tipo di manifestazioni e di soddisfazione dell'istinto verso l'amore è l'amicizia. L'adolescenza è giustamente chiamata l'età dell'amicizia. Tra bambine c'è solo del cameratismo: esse parlano delle loro “ amichette ”, in realtà non sono che compagne di scuola o di gioco. E i segreti che si confidano non sono che puerilità senza consistenza.

Nell'adolescenza le cose cambiano: possono nascere delle vere e autentiche amicizie tra giovani.

Esse sono logicamente esclusive: anche se si hanno molte compagne, si ha una sola amica del cuore. Ci si separa dalle altre, ci si isola in due, si ha una gioia profonda incontrandosi, un grande dolore quando ci si lascia, si fa la strada insieme, e ci si riaccompagna a vicenda. Non c'è nessun segreto, ci si confida tutte le emozioni, tutte le speranze, tutti i timori, si è gelose di questo reciproco affetto, non si desidera che un terzo venga a dividerlo. Ci si aiuta a vicenda, si cerca di passare insieme le vacanze o di vedersi, ci si invita a vicenda, si studia insieme, si va insieme al cinema, in gita, si leggono gli stessi libri, ci si fa dei piccoli regali… In breve: ci si ama.

Queste amicizie non sono da disprezzarsi: contribuiscono notevolmente alla evoluzione dell'adolescenza, alla maturazione della vita affettiva. Esse possono avere un grande valore religioso ed educativo o invece, quando si avvicinano alle amicizie amorose, essere mediocri o cadere nella sdolcinatura: tutto dipende dalle cause che le hanno provocate.

Quando si tratta di una identità di ideali e di gusti, come accade assai spesso, l'amicizia porterà notevoli vantaggi: essa manterrà le due amiche nelle buone disposizioni, le incoraggerà a compiere sforzi, sarà per loro fonte di gioia e di coraggio, darà loro un maggiore equilibrio di umore e di carattere, farà loro vivere i migliori aspetti della vita coniugale: dono di sé agli altri, adozione di altri, affetto per gli altri. Aumenterà in loro la capacità di amare, le renderà più atte a meglio amare.

Quando sono delle qualità più superficiali che hanno attirato due ragazze l'una verso l'altra, l'amicizia sarà meno feconda spiritualmente e moralmente. Può far perdere alle due amiche del tempo prezioso: biglietti affettuosi, frequenti incontri, fotografie con dedica, fiori secchi, paroline dolci. Parlano di piccolezze, di dettagli del vestiario, di cose futili; guardano in due ai ragazzi, e sostenendosi a vicenda, saranno più coraggiose nei tentativi di approcci.

Non è escluso che queste amicizie prendano una forma più sensuale: dimostrazione eccessiva di affetto, carezze, moine: è un vero pericolo di deformazione del cuore. In questo caso infatti non sono i valori superiori dell'amore che sono messi in gioco, esercitati, intensificati, ma i valori secondari. Qualunque sia il genere di amicizia, è indispensabile ottenere dalle due amiche che il loro affetto reciproco non sia esclusivo nelle sue manifestazioni. Di solito esse provano tanto piacere nella loro amicizia che accolgono freddamente chiunque cerchi di intromettersi nel loro gruppo. In questo caso bisogna chiedere ed esigere che siano cordiali ed esercitino una autentica carità cristiana con tutti e con tutte. Mostrando loro di comprendere la loro amicizia e favorendola quando è sana, occorre ottenere dalle adolescenti che sappiano unirsi agli altri e accogliere con amabilità, in occasione di una gita, di una escursione, di una festicciola, chiunque mostri il desiderio di unirsi a loro.

L'amicizia infatti non può ne deve sopprimere la carità: occorre farlo capire alle due amiche, troppo spontaneamente portate a dimenticarlo. Si lascia cosi sviluppare quella parte di spontaneità che è la bellezza e l'attrattiva dell'amore e nello stesso tempo si consolida la volontà e il senso del dovere che assicurano e garantiscono la sicurezza, la stabilità e la durata dell'amore stesso.

[SM=g1740771]  continua.............



Caterina63
00lunedì 1 luglio 2013 10:35
  [SM=g1740758]  La adolescente ha un vivo interesse per l'altro sesso

Circa un anno dopo la sua adolescenza, la ragazza incomincia ad interessarsi di giovani; li vede con altri occhi. Non c'è quasi nessuna ragazza che sfugga a questa legge; può accadere che tenti di sottrarvisi: anche la fuga però è una dimostrazione dei suoi sentimenti.

La adolescente sa ormai che la donna è diversa dall'uomo e ha l'intuizione più o meno cosciente che questi due esseri sono fatti l'uno per l'altra.

Anche le adolescenti dei collegi più riservati hanno un interesse per l'altro sesso; non lo manifestano sempre esteriormente ma lo serbano nei loro pensieri intimi o per le loro fantasticherie. Sono anche capaci di non parlarne tra loro: ciò non toglie però che il ragazzo, l'uomo, si presenti loro come facente parte di un mondo diverso, sconosciuto, misterioso e nello stesso tempo complementare al loro. Questo interesse può avere naturalmente una diversa intensità: ma essendo fondato sulla natura fisiologica si deve avere in tutte, salvo anormalità.

Abbiamo tuttavia visto che l'ambiente familiare, sociale, l'educazione, assieme allo sforzo di autodisciplina, possono avere un notevole influsso per alimentare o frenare lo stimolo fisiologico. Perciò se l'adolescente vive in un ambiente familiare unito, sano, sereno, numeroso, aperto agli amici, il suo interesse per l'altro sesso avrà un carattere calmo, non assumerà una forma acuta.

E questo avviene anche se l'adolescente ha trovato nella sua vita un forte centro di interesse, se lo studio assorbe la maggior parte del suo tempo e le sue migliori energie: abbiamo molte volte constatato che studentesse prese da un notevole lavoro, o dedite a studi che corrispondono realmente ai loro gusti si aprono più tardi ai problemi sentimentali.

Ciò non significa che siano totalmente indifferenti: un gruppo di guide che si incontri con un gruppo di scout in una festa o in comune troverà più interessante e piacevole questa riunione mista, di una festicciola tra sole ragazze. Molti atteggiamenti e propositi vengono modificati per il solo fatto della presenza di elementi maschili; e questo prova che il “ neutralismo ” non è totale!

In generale però, tranne in un ambiente sociale determinato, la percentuale dei casi in cui l'adolescente mantiene un equilibrio assoluto di fronte all'altro sesso, è molto bassa. Quando il tipo di studio interessa poco, quando la ragazza non fa parte di un movimento giovanile cui attivamente partecipa, quando vive in un ambiente in cui numerose sono le possibilità di incontri tra i due sessi, non è solo un interesse platonico e lontano che attira la ragazza verso il giovane.

Una adolescente di scuola professionale diretta da religiose ci diceva come tutte le sue compagne in ricreazione parlassero unicamente di “ ragazzi ” e che all'uscita si precipitassero davanti alla porta della vicina scuola maschile per essere presenti all'uscita dei ragazzi: due o tre sole non partecipavano.

Molti parroci e professori di zone industriali ci informano che la maggioranza delle adolescenti della parrocchia o della scuola amoreggiano con i ragazzini. Bambine e bambini a dieci anni si evitano, si disprezzano, giocano separatamente. Nella adolescenza il fenomeno muta: i propositi possono restare apparentemente ostili, la timidezza può trattenere. Ciò non toglie che, eccetto alcuni casi particolari, l'attrazione dei sessi sia un fatto innegabile e visibile.

Cosa pensare della profondità del sentimento che attira l'una verso l'altro?

Limitiamoci a rispondere per il mondo femminile, che solo ci interessa in questo lavoro. Bisogna distinguere le età. All'inizio dell'adolescenza le ragazze che frequentano ragazzi lo fanno di solito per puerilità, vanità, per imitare le ragazze più “ grandi ”; durante e soprattutto verso il termine dell'adolescenza, invece, molte sono spinte da un sentimento profondo e dal desiderio fondamentale e universale del cuore femminile, di amare ed essere amato.

È difficile che il primo movente sia la ricerca di soddisfazioni sensuali: non si può negare tuttavia che questo motivo esista sotto sotto: di solito è il bisogno di affetto che suggerisce alle ragazze il comportamento.

La adolescente si apre al mondo affettivo, ha in sé la capacità e il desiderio di tenerezza: non c'è dunque da meravigliarsi se la sua psiche la spinge a mettere in opera le sue possibilità e a soddisfare i suoi desideri!

Altri motivi potranno spingere la adolescente a intraprendere con i giovani una relazione i cui risultati saranno più dannosi che proficui. Notevole importanza ha l'influsso dell'ambiente sociale e familiare in cui ella vive; se in questo ambiente è cosa naturale avere relazioni con un ragazzo, si comprende come sarà praticamente molto difficile sottrarsi. all'influsso di esso, eccezione fatta per un carattere particolarmente forte o portato alla solitudine. La grande massa segue la corrente: prendere posizione è sempre difficile, sia di fronte al male, sia di fronte al bene.

La vanità è un altro movente che spinge la adolescente ad avere rapporti con ragazzi, l'evitare di avere relazioni con l'altro sesso può essere una manifestazione di volontà di indipendenza; questo atteggiamento richiede però una notevole risolutezza perché facilmente può essere giudicato come incapacità di attirare l'attenzione su di sé. E quindi ci si può far giudicare prive di fascino e di grazia: un simile giudizio colpisce la vanità della ragazza e la sua preoccupazione di piacere. Se ne deduce facilmente che la proibizione di frequentare i ragazzi, quando la maggior parte delle sue amiche lo fa, diviene una non lieve mortificazione per l'amor proprio di una giovinetta, dato che pochissime hanno il coraggio di non seguire l'esempio della maggioranza.

Una certa curiosità intellettuale, sentimentale e sessuale è latente e si aggiunge ai moventi principali. Nella maggior parte delle relazioni, crediamo che sia il bisogno di affetto, il desiderio di amare e di sentirsi amate che spinge le adolescenti ad assumere una simile linea di condotta nei riguardi dell'altro sesso.

È un desiderio naturale, ingenuo, prematuro ma sincero, di amore autentico che spinge le ragazze di 15 o 16 anni a cercare la compagnia dei ragazzi. Recandosi a scuola o al lavoro incontrano un giovane studente, impiegato o operaio; si sorridono, si parlano. Il ragazzo, delle cui intenzioni non parliamo qui, si dimostra gentile e fa qualche complimento, mostra un certo interesse e affetto per la giovane, le da anche, se lei si presta, qualche bacio; semplicemente, candidamente ella si abbandona a questo delizioso sentimento di una presenza affettuosa e confortante. Dall'affetto poi, nasce l'amore. Quelle che vivono in un ambiente disunito, in cui ricevono poco affetto o tenerezza, quelle che hanno una vita dura e sono sole, sono naturalmente più portate a intrecciare un rapporto di questo genere, nella speranza di trovare l'anima gemella, disposta a popolare la loro solitudine e felici di potersi abbandonare all'emozione di aver vicino chi si interessa a loro e le capisce. Ingenuamente la adolescente crede che i sentimenti del ragazzo siano eterni. Questi può anche essere sincero, ma è uomo e i sentimenti del mondo maschile sono soggetti ad una rapida evoluzione; non sempre l'uomo abbandona la ragazza per un'altra. Tipica caratteristica della psicologia maschile è che l'amore non è tutto: l'uomo adulto si appassiona al suo lavoro, alla politica o ad un'opera di assistenza cui liberamente si è dedicato, l'adolescente può ad un tratto essere attirato e preso completamente da una attività sportiva o artistica. Incomincia allora per i due “ morosetti ” l'indifferenza, almeno da parte maschile, poi l'abbandono più o meno completo, quindi oblio definitivo.

La ragazza prova tutte le pene dell'amore deluso perché aveva messo tutta se stessa in quell'incontro. Quante confidenze abbiamo avuto dì ragazze desolate di quindici, sedici anni! Quante volte le abbiamo viste piangere dirottamente perché colui che esse amavano le aveva abbandonate! Tali avvenimenti accadono ogni giorno: e molti genitori non sono al corrente di queste crisi, come non lo erano stati degli amori. E il silenzio delle adolescenti rispetto ai genitori è tanto più frequente quanto più questi avranno trascurato l'iniziazione sessuale e sentimentale delle loro figliole.

L'adolescenza è l'età della nascita, del sorgere dell'amore: i genitori lo devono sapere; nessuna forza al mondo è in grado di impedire questa evoluzione.

Gli educatori abili devono dare a questo bisogno affettivo della adolescente delle soddisfazioni che, pur non essendo quelle desiderate immediatamente, lo appaghino in parte. È opportuno far capire alla adolescente che è naturale in lei la nascita di questo sentimento, ma bisogna disciplinarlo intelligentemente per evitare dispiaceri poi. Invece di isolarla completamente dal mondo maschile è bene permetterle di avvicinarlo un poco: in amichevoli incontri troverà non una vera e propria soddisfazione amorosa, ma una reale distensione sentimentale. La adolescente deve trovare un'atmosfera di comprensione e di affetto nell'ambiente familiare, bisogna aiutarla nelle sue difficoltà di lavoro o di studio; non esigere sforzi troppo superiori e costringerla a vivere in un ambiente arido e desolante. Si cerchi di interessarla a un movimento giovanile, le cui occupazioni e distrazioni attenueranno l'impazienza della sua attesa.

Questi accorgimenti serviranno da calmanti per ritardare il risveglio troppo precoce della sentimentalità e dell'amore, per evitare crisi o almeno per alleviarle. Tutto questo, però, non impedirà che il sentimento amoroso si manifesti in una delle maniere che abbiamo descritte, né smentirà la nostra affermazione che l'adolescenza è l'età del sorgere dell'amore. Non vi è nessuna figlia sulla terra, neppure, la sua, buona mamma, che sfugga a questo fenomeno. La Provvidenza è più potente di lei! [SM=g1740733]



Caterina63
00lunedì 1 luglio 2013 10:36


Sorgere del senso materno

Mentre il corpo acquista gradualmente la capacità fisica della maternità, nell'anima della adolescente nasce un sentimento d'interesse affettivo verso la maternità stessa. Già nell'infanzia la bambina gioca con le bambole e mostra dopo i cinque anni un reale interesse per i piccoli. Questi non sono solo indici dell'istinto materno, ma corrispondono in parte all'istinto di imitazione e al suo amore al gioco, gioco in questo caso tanto più interessante in quanto ha in esso un compagno attivo, non più semplicemente passivo, come poteva essere la bambola.

Questa interpretazione è confermata dal fatto che a dodici o tredici anni la adolescente malvolentieri acconsente a prestare le sue cure a un fratellino minore. Uno o due anni dopo la pubertà invece molte ragazze si interessano dei piccoli e accettano volentieri di occuparsene completamente: certo che se saranno loro richiesti gravi sacrifici circa i gusti personali, per adempiere a tale incarico, le fanciulle non lo faranno senza un po' di stretta al cuore. Tuttavia si presteranno a lavorare con garbo maggiore di quello di una adolescente in erba, e, a quanto pare, ne deriveranno una soddisfazione più sincera: il senso materno è maturato. Nella sua psicologia, che si avvicina a poco a poco a quella dell'adulto, e nelle sue crescenti risorse di affetto la giovane prova gioia a darsi ad un'opera concreta, utile, non priva di attrattive e di efficacia e che porta ad un risultato più visibile di quello a cui conducono altre occupazioni alle quali è costretta. Se si tratta di una ragazza piuttosto indolente, che non ha altri interessi all'infuori di quelli seri, il prendersi cura di un bambino le sembrerà un piacevole diversivo.

Le mamme affidano sovente la responsabilità completa di un fratellino minore alle loro figliole giunte quasi al termine dell'adolescenza; alle giovani adolescenti invece affidano solo cure secondarie. Ottima cosa è dare loro fiducia; questa fiducia sollecita l'amor proprio, da loro il desiderio di far bene e aumenta la gioia, naturale in loro, di occuparsi di un bambino. Bisogna naturalmente evitare di sovraccaricarle di lavoro e di dare responsabilità maggiori alle loro possibilità; è saggia diplomazia indirizzare l'esuberanza dell'affettività nascente verso attività sane, come questa verso i bambini piccoli.

Ogni essere umano ha bisogno di provare la gioia di vivere, almeno in un settore. Ora, il bene stesso dell'adolescenza e la sicurezza del suo avvenire obbligano a non poter dare soddisfazione immediata al suo bisogno di tenerezza. Di conseguenza è necessaria certa padronanza di sé e autocontrollo: non è opportuno che l'adolescente sì abbandoni all'amore, bisogna che per un certo tempo rinunci alla tenerezza desiderata. Mentre da una parte non è bene che ricerchi attualmente la soddisfazione del bisogno di essere amata, dall'altra essa dedicandosi ai bambini può trovare la possibilità di soddisfare questo bisogno del cuore femminile. L'occuparsi dei bambini può darle non la soddisfazione completa, ma un appagamento parziale del suo intenso desiderio.

Che questa tattica sia possibile e che essa giunga spesso a risultati felici, è attestato dalla esperienza; e questa è una prova tra le tante di quanto sostenevamo all'inizio di questo capitolo, cioè che al termine dell'adolescenza si risveglia nettamente e rapidamente matura l'istinto materno.



I pericoli del cuore

Le risorse affettive del cuore della adolescente, mentre sono una delle sue grandi ricchezze, specialmente per l'avvenire, sono anche un pericolo: il suo desiderio ardente di amare e di essere amata può spingerla ad assumere atteggiamenti che costituiscono una pericolosa tentazione per il mondo maschile e nello stesso tempo sono pieni di pericoli anche per essa.

La adolescente desidera piacere e attirare su di sé l'attenzione dei ragazzi: Dio ha fatto l'uomo e la donna l'uno per l'altra e ha messo in essi una reciproca attrazione: questa verità vale per tutte le età dall'adolescenza. Non c'è quindi da meravigliarsi che la adolescente senta nascere in sé una viva attrazione per il mondo maschile.

Essendo il ruolo provvidenziale della donna meno di conquistare che di farsi conquistare, la adolescente, per una logica vitale e ineluttabile, tenta di attirare su di sé gli sguardi dei ragazzi. Questo sarà soprattutto compito della moda, che la adolescente, non meno della donna, segue scrupolosamente. La donna ha per natura il gusto del bello, cosi come è desiderosa di affetto. Va soggetta perciò alla vanità, desidera rivaleggiare con le altre o meglio essere loro superiore. Questi sentimenti, assieme all'esempio dell'ambiente, portano la adolescente ad interessarsi quasi con scrupolo del suo fisico e del suo abbigliamento. Non solo il rossetto alle labbra e lo smalto alle unghie indicano il suo desiderio di attirare l'attenzione; il suo fare civettuolo, il voluto ancheggiare, gli scoppi di risa, il gridare eccessivo, i suoi sguardi teneri e provocanti sono altrettanti modi di rendersi interessante.

Grazie a Dio, ci sono ancora molte adolescenti che non cedono a queste tentazioni, ma purtroppo ora, ancor più che in passato, in tutti gli ambienti sociali numerose sono coloro che cedono a questi atteggiamenti.

Quanto alle altre, non osiamo dire che siano proprio esenti dalla tentazione di volere imitare queste " vergini folli ". Comunque, la ragazza (non solo la saggia, ma più di una " folle ") non essendo sensuale consciamente e ignorando quasi sempre l'inclinazione opposta del mondo maschile, rischia di commettere errori di comportamento, dannosi ad ambo le parti. Mentre dovrebbe essere, secondo i piani provvidenziali, la protettrice della purezza maschile, si rende spesso più o meno coscientemente causa di tentazione: o per la leggerezza e la trasparenza dei suoi abiti, o per la scollatura dei medesimi, per la gonna troppo corta o il costume eccessivamente ridotto, per le sue pose, in breve, per la sua docilità alle suggestioni, fondate, ma facilmente eccessive del suo istinto di civetteria.

II pericolo di essere tentazione per il mondo maschile sarà maggiore se la ragazza permette al ragazzo o al giovane di darle delle prove di tenerezza. Se si lascia cingere la vita o abbracciare, vezzeggiare o accarezzare — manifestazioni del suo bisogno di tenerezza e del suo desiderio di lasciarsi conquistare — sarà facilmente occasione per il giovane di terribili tentazioni. Il passo è breve dalla semplice simpatia alle manifestazioni esteriori di affetto e quindi a quelle sensuali, e molte adolescenti, che non desideravano giungere a questo punto, seguono tuttavia docilmente il ragazzo o il giovane che le trascina. Senza dubbio questo non accade senza esitazione e lotta: vi sono ancora molte adolescenti che, grazie a Dio, sanno evitare questo cammino o fermarsi in tempo. Ma se la adolescente non è stata avvertita della psicologia dell'altro sesso e non le si è dato la coscienza di dover essere, nel quadro provvidenziale, l’educatrice della purezza del giovane, se è stata lasciata esposta in balia delle tentazioni, della vita, grande è il pericolo.

La tenerezza iniziale diventa spesso sensualità pericolosa; le più imprevidenti e imprudenti non sanno rifiutarsi all'altro e la cosa è molto grave in se stessa e nelle sue conseguenze, quando ha luogo in queste circostanze.

Ma anche senza giungere a questi estremi, i danni sono notevoli: se non altro perché la giovane cosi manca di adempiere il suo compito di educatrice.

Pur curando di essere graziose nel fisico e nell'abito — “ bisogna, diceva San Francesco di Sales, che le ragazze siano carine ” — pur avendo grazia, gentilezza, sensibilità esse possono essere delle importanti educatrici del giovane, facendogli intuire la concezione femminile dell'amore, concezione essenzialmente sentimentale e affettiva. Il giovane ha bisogno di questo insegnamento: il suo valore di uomo guadagna notevolmente; imparandola dalla giovane la sua concezione dell'amore si perfeziona, la sua rudezza si addolcisce, la sua sensibilità si disciplina. L'amore, nel mondo maschile, nasce su basi fisiche: a poco a poco l'uomo deve scoprire gli altri aspetti più umani, la tenerezza e il dono. La adolescente e la giovane possono aiutare molto il ragazzo o il giovane a fare questa scoperta, mostrandogli semplicemente il loro modo di concepire l'amore: non occorre un insegnamento sistematico: il migliore insegnamento sarà anzi quello che ricaveranno da osservazioni fatte chiacchierando insieme. Ma per realizzare questo suo compito di educatrice dell'altro sesso, la giovane deve saper rifiutare ad ogni costo al giovane le manifestazioni sensibili e sensuali dell'amore. Nessuna adolescente e nessuna ragazza dovrebbe lasciarsi abbracciare da un giovane, ne permettere intimità anche extra sessuali: per il loro fidanzato devono riservare il primo bacio e il primo abbandono affettuoso.

Le madri devono dunque con molta franchezza e chiarezza informare le loro adolescenti e le loro ragazze della psicologia maschile in questo campo e del ruolo della donna accanto all'uomo. Questo ruolo non è difficile: basta lasciare capire al giovane quel che essa pensa dell'amore e del matrimonio. E questo “ lasciare capire ” che trapelerà dalle riflessioni e giudizi delle ragazze avrà sul giovane un effetto più grande e migliore di molte prediche. Stando così le cose, spetta alle mamme educare le loro figliole a vestirsi e a comportarsi come si deve: non è necessario combattere il naturale desiderio di piacere: bisogna aiutarle a vestirsi con decenza e grazia; spiegare la mentalità più sensuale del ragazzo. Pur lasciandole apprezzare i valori del fisico e dell'eleganza, in sé buoni, le si insegnerà a dare più importanza ai valori della cultura, della morale e della religione. Senza combattere la preoccupazione di una certa eleganza, la mamma deve aiutarla a moderarla e cercare di portare le figliole verso la ricerca del valore morale.



Gli egoismi del flirt

Un altro pericolo che minaccia l'adolescente è quello di lasciarsi trascinare ad amoreggiare.

Questa tentazione si ritrova all'inizio dell'adolescenza (tredici-quattordici anni) negli ambienti popolari, verso la fine dell'adolescenza negli altri ambienti. La vanità della adolescente, il suo desiderio di avere successo, il suo bisogno di affetto, gli esempi che vede, la portano a cercare incontri col mondo maschile. A seconda del carattere ancora superficiale o già formato e delle possibilità, essa si presta più o meno volentieri ad amoreggiare o desidera un vero amore: verso la fine dell'adolescenza il più delle volte avrà quest'ultimo. Quindi, mentre per le adolescenti il flirt si presenta come un gioco vanitoso, pretesa di imitare le più grandi e nello stesso tempo soddisfazione dei bisogni sentimentali nascenti, per le giovani esso implica il più delle volte delle speranze, ingenue ma sincere, di trovare un amore durevole: raramente il loro comportamento è flirt al cento per cento. Questo si può avere in ragazze fondamentalmente vuote, o deluse da esperienze anteriori e che vogliono far ingelosire il ragazzo col quale hanno amoreggiato prima: può anche essere il comportamento di ragazze scontente, acide, che temono di restare sole e che cercano perciò nel flirt un appagamento alla loro vanità e affettività.

Non ci occupiamo di queste ultime, bensì del maggior numero, di quelle cioè che non sono spinte ad amoreggiare da questi moventi particolari e vediamo i pericoli del flirt per esse.

La sentimentalità “ della ” adolescente è molto più viva ed intensa di quella “ dello ” adolescente: non c'è quindi da meravigliarsi che sia la ragazza a mettervi più fervore e impegno; e facilmente pur cercando in partenza solo la soddisfazione della sua vanità o sentimentalità, il suo cuore si “ attacca ”. Insensibilmente dal sentimentalismo morboso passa al sentimento, dal sentimento all'affetto, dall'affetto all'amore. E poiché il cuore femminile pone la sua ragion d'essere e di vivere nell'amore, questa evoluzione è nella tendenza naturale di molte. Mauriac ha parlato molto bene nel suo libro, “ L’education des filles ”, del “ prodigioso potere di attaccamento ” che è innato nel cuore della donna.

Accade anche a volte che l'adolescente nutra un amore sincero per un giovane che cercava in lei solo un passatempo, una distrazione, un'avventura sentimentale: data la sua natura profondamente affettiva, difficilmente la ragazza riesce a intuire la superficialità del giovane; una bella presenza fisica, una voce grave, un sorriso gentile o un complimento, una prova di interesse nei suoi riguardi, portare la giovane a pensare, seguendo i suoi desideri e i sentimenti personali, che il giovane abbia per lei un affetto sincero e profondo. Su queste fragili basi moltissime adolescenti hanno costruito romanzi d'amore. Il giovane preso dal fascino della ragazza, dall'attrattiva che prova per questo mondo nuovo, che è per lui l'universo femminino, lusingato dall'ammirazione che la adolescente manifesta per lui, si sente attratto verso dì lei prova tutto il fascino di quella personcina più fragile, più misteriosa per luì dei suoi compagni di scuola o di gioco: un poco ingenuamente e un poco malignamente si abbandonerà volentieri a questa esperienza sentimentale.

Alcuni lo fanno con sincerità, convinti di avere per la ragazza un vero amore; i più cedono a moti istintivi e non danno eccessiva importanza a questa avventura sentimentale. Per il ragazzo è una distrazione e un passatempo, una concessione all'abitudine di un ambiente, un'occasione di vanto presso i suoi compagni; è molto facile che dopo alcune settimane o, qualche volta, alcuni mesi, attratto da un'altra ragazza o da altre attività, il giovane “ pianti ” la prima con o senza preavviso.

È un grande dolore per la ragazza, tranne per quella che amoreggia al cento per cento: dal primo incontro aveva sperato uno sviluppo diverso; aveva creduto che le sarebbe stato sempre e fedelmente offerto quel calore di tenerezza profonda, in cui aveva sperato con tutto il suo essere; che non sarebbe più stata una trascurata, perché vi era qualcuno che a lei si interessava; l'essere divenuta l'eletta del cuore di un giovane aveva portato nelle sue giornate nuovi raggi di luce, di sole, di speranza. A un tratto, invece, più o meno brutalmente, si trova a dover abbandonare tutto! Le occorre un poco di tempo per adattarsi alla realtà: una impressione dolorosa di solitudine, una tristezza profonda, uno scoraggiamento intenso si impossessano della sua anima, la vita non le offre più alcuna attrattiva, ormai pensa che sia inutile vivere se non può riversare in un amore le sue risorse di affetto. Per molte settimane il cielo è grigio per lei; la salute ne risente e così gli studi, il morale tende al pessimismo, il carattere inaridisce, la pietà è affievolita; se la prende con Dio come se fosse lui la causa di quella delusione! Intanto il bell'Adone, che ignora la tristezza di cui è causa, continua tranquillamente a vivere!

Stando cosi abitualmente le cose, è bene che le mamme mettano molto presto in guardia le loro figliole da questi affetti precoci; bisogna aiutarle con abilità. A volte saranno necessari divieti assoluti, altre volte occorrerà diplomazia onde evitare il pericolo di una rivolta aperta o segreta.

È inutile far capire alla adolescente che comprende il suo bisogno di affetto, ma che questo bisogno è ancora in via di formazione farle vedere, anche con esempi, che intrecciando rapporti sentimentali col mondo maschile a quell'età, corre il rischio di provare delle serie delusioni e sofferenze dopo una gioia effimera e passeggera.

Inoltre è bene che la mamma mostri alla figliola che prestarsi a tali giochetti sentimentali significa abituare il cuore dell'uomo all'infedeltà nell'amore, e a godere egoisticamente delle ricchezze del cuore della donna. La mamma ammetterà che il giovane a volte può avere serie intenzioni e nutrire un affetto sincero, però di solito ha voglia solo di corteggiare. Ora, il flirt non è amore, ma una contraffazione dell'amore, un coltivare l'egoismo: il corteggiatore non cerca il bene altrui — caratteristica del vero amore — ma invece la gioia personale procuratagli dall'incontro. Usa parole, gesti, atteggiamenti propri dell'amore, ma che non rivelano uno stato d'animo: in una parola, si abitua all'ipocrisia.

Tutti questi svantaggi e danni affettivi del flirt, essenziali alla sua stessa natura, devono essere spiegati alla adolescente per portarla a rifiutare in partenza e per principio di seguire una tale via; e con questa decisione consapevole ella contribuisce alla valorizzazione dell'amore nelle relazioni umane. Vi sono molte adolescenti che non restano insensibili a queste considerazioni e a questi consigli, soprattutto se vengono da una mamma che ha saputo conservare la loro fiducia.



Pericolo di avventure sensuali

E non sempre tutto finisce in semplici delusioni o tristezze: può accadere infatti che la ragazza in una di queste avventure, abbia a che fare con un giovane più sensuale che sentimentale. Abbiamo spiegato nel volume sulla psicologia degli adolescenti come il ragazzo, se non riceve un'educazione affettiva e morale molto buona, ha nell'adolescenza e all'inizio della giovinezza un periodo di sensualismo. E se la ragazza non è stata avvertita di questo si può trovare facilmente esposta a dei seri pericoli di sensualità.

L'isolamento più o meno completo in cui si svolgono le avventure di flirt, se il giovane manca di disciplina morale, può essere propizio a manifestazioni sensibili e sensuali eccessive. La adolescente ha dal canto suo una sensualità più latente: finché non la si stuzzica, la purezza può essere serbata con facilità. Ma la adolescente potrà avere delle gravi difficoltà personali di castità e sarà portata ad allontanarsi imprudentemente da quel riserbo che la morale tradizionale ha sempre suggerito al mondo femminile e che i suoi interessi futuri esigono che essa abbia, se si presta e cede a manifestazioni più o meno sensibili si sensualità.

L'amore, quando si tratta di “ vero ” sentimento, va soggetto ad una evoluzione costante; da un sentimento interiore passa a manifestazioni sensibili di attaccamento e giunge ad un desiderio di intimità totale, affettiva e fisica in cui trova la sua espressione completa. Il flirt non è amore: in quanto mancano gli elementi di attaccamento profondo, conosce invece il “ desiderio ” che imita i gesti dell'amore. E se nel flirt possono esservi elementi puramente sentimentali, non va dimenticato che raramente nel giovane manca sensualità e sessualità.

È noto quanto sia triste e crudele la sorte delle ragazze-madri: spesso devono sostenere sole tutto l'onere finanziario e sempre tutta la responsabilità morale dell'educazione del bambino. Vengono giudicate severamente dalla società; nonostante tutti gli sforzi esse riuscirebbero soltanto a mitigare in piccola parte i lati negativi della situazione, senza poterli completamente sopprimere. E non soltanto la giovane madre risentirà di tutto ciò: il bambino, diventando grande si renderà conto di persona dei gravi inconvenienti della sua falsa posizione sociale.

Grazie a Dio non sempre il flirt arriva a questa conseguenza, ma sempre esso contribuisce a sensualizzare il giovane che non ne aveva certo bisogno, ad aumentare il suo egoismo e a suscitare nella giovane delle difficoltà d'ordine sensuale che avrebbe potuto evitare, a farla spesso soffrire atrocemente. Questo bilancio sembra sufficiente per condannarlo.



Sani contatti tra i due sessi

Non è certo opportuno, per evitare i pericoli degli incontri, usare un regime di segregazione assoluta. Non solo all'età del matrimonio, infatti, l'uomo e la donna hanno, secondo i piani della Provvidenza, un ruolo di sostegno reciproco: una buona educazione familiare non deve tenere separati i due sessi ma permettere agli e alle adolescenti di incontrarsi in un ambiente sano.

Senza dubbio, per i motivi suesposti, bisogna mostrarsi ostili ai flirt e perfino agli amorucci sinceri tra giovani, anche se questi ultimi sono molto meno severamente condannabili dei primi. È inoltre da riprovarsi quanto il flirt la tendenza di alcune madri di far condurre alle figliole di sedici anni una vita da giovani formate e di lanciarle prematuramente nella vita mondana. Ma è un'ottima cosa che ragazzi e ragazze abbiano occasione di incontrarsi in alcune circostanze e feste di famiglia, prudentemente organizzate: avranno cosi modo di imparare a conoscersi. Le ragazze hanno un ruolo importante di equilibrio e di purificazione, di risveglio del sentimento e dell'affetto nella costruzione maschile dell'amore, A contatto coi giovani esse acquisteranno un senso più realistico della vita: si accorgeranno presto che il ragazzo non è il principe azzurro sognato e che mentre alcuni sono generosi e bene intenzionati, altri, la maggioranza, sono rudi ed egoisti. Non è certo il caso di far perdere alla giovanotta, fin dai suoi primi anni, ogni illusione; e, d'altronde, non è neppure un male che le ragazze troppo idealiste ne perdano almeno una parte e rinuncino a sognare un amore fatto di puro sentimentalismo, e di una tenerezza intensa ma esclusiva. Il realismo maschile, realismo facilmente brutale, la mancanza di tatto del sesso forte abitueranno le fanciulle a concepire la vita in modo leggermente diverso; il fatto di frequentare l'altro sesso irrobustirà la sensibilità femminile, che soggiace spesso alla tentazione di restare chiusa e languida, equilibrando così per mezzo del buon senso l'impressionabilità eccessiva del giudizio. D'altra parte il contatto con le ragazze contribuirà a rendere più civili i ragazzi, più umani anche; mentre la vicinanza dei giovani porterà le fanciulle a pensare all'amore e al matrimonio più come ad una missione non priva di difficoltà, che non ad una pura dolcezza.

Quello che noi consigliamo è chiaro: non tenere troppo lontano nella vita quello che Dio ha unito, e mettere ciascuno dei due sessi nelle condizioni, di fronte all'altro, di esercitate quella funzione di mutuo sostegno e di vicendevole arricchimento, che rientra nei piani provvidenziali.

Concludendo, l'educazione sentimentale e affettiva della adolescente consiste non nel lasciarle dare libero corso alla sentimentalità o nel soffocarla, ma piuttosto in un lento e paziente lavoro di equilibrio e di moderazione: equilibrio e moderazione che non saranno mai perfetti in una adolescente. Non bisogna dimenticare infatti che sensibilità e sentimentalità sono dati risultanti dalla sua fisiologia e dall'ambiente in cui vive. Un'educazione abile può e deve pretendere di sviluppare sufficientemente la volontà e l'autodominio affinché la ragazza sia a poco a poco in grado di porre sotto il controllo della ragione le manifestazioni esteriori e la spontaneità inferiore della sua affettività. Questo dominio dell'impressionabilità e della sentimentalità è per noi uno degli scopi principali cui si deve tendere nello sforzo di educare una adolescente.
Caterina63
00lunedì 1 luglio 2013 10:38

PARTE QUARTA

CONCLUSIONI

CONSIGLI CONCLUSIVI

Terminiamo questa analisi con alcuni consigli educativi.




1. Il primo sforzo di una vera mamma deve consistere nel cercare di capire il più e meglio possibile la propria figliola. Raccoglietevi un'ora o due e cercate di ricordare le vostre emozioni di adolescente. Quale effetto psicologico ebbe su di voi la formazione fisica? Vi siete chiusa in voi stessa? L'austerità dell'ambiente familiare o scolastico vi pesava? Eravate così docile come affermate oggi? Non è sbocciata allora in voi la vita sentimentale? Non avete avuto entusiasmi esagerati, amicizie ardenti, sogni di amore?



2. Accettate di vedere la vostra figliola staccarsi da voi e affermare la propria personalità.



3. Parlate spesso con lei: siete la sua grande amica. Non per raccontarle le vostre delusioni o per trovare in lei un sostegno affettivo e morale, ma per aiutarla nelle sue difficoltà attuali.



4. Dimostratele che comprendete la sua evoluzione e i suoi problemi; aiutatela a spiegarsi a se stessa; rispondete ai suoi interrogativi con risposte opportune.



5. Parlatele molto della vita e non solo in " rosa ": non nascondetele i pericoli e le responsabilità, pur lasciando sempre posto alla speranza.



6. Non fatele delle continue prediche sui suoi difetti; non ripetetele che non è buona a nulla. Fate leva invece sulle sue qualità: ne avrà ben qualcuna! Fategliele notare, mostratele le sue risorse: cercate che le sfrutti. Molto spesso il metodo migliore per eliminare un difetto è quello di far rendere al massimo le proprie qualità.



7. Non esigete la fiducia, non imponetela, non rimproveratele: " non hai confidenza con tua madre ": cercate di meritarla con la vostra comprensione, affetto, tatto.



8. L'obbedienza è necessaria nei bambini. L'autonomia è il privilegio dell'adulto: tra questi due poli sta l'adolescenza, epoca della libertà ben guidata.

Non permettete che la vostra figliola legga tutto: suggeritele libri interessanti; se li troverà tali non solo seguirà i vostri consigli, ma ve ne chiederà il parere.

Non lasciatele vedere tutto: suggerite dei bel film. Accompagnatela una volta ad uno spettacolo che pone dei problemi da adulti, superiori a lei: comprenderà perché glieli sconsigliate di solito.

Non lasciatele ascoltare tutto: la radio ha trasmissioni buone e pessime. Scegliete, datele il gusto delle cose belle e sane.

Non lasciatele fare qualunque cosa; sappiate, in genere, dove va. Non permettete che rientri tardi o faccia viaggi con compagnie miste.

Lasciate però che a poco a poco legga, veda, senta e faccia di più. Suggeritele una lettura, un film un poco " spinto ": avvertite prima e commentate dopo.



9. Informatela prima della pubertà: meglio un anno prima che un giorno dopo.



10. Ricordate però che iniziare, informare, non è tutto: formate la volontà e la coscienza. Troppi vedono nell'iniziazione solo i dati fisici; è invece indispensabile insistere su dati sentimentali e morali. Le ragazze che cadono, cadono prima per il cuore molto piò che per i sensi.



11. L'educazione delle figliole consiste soprattutto nell'educazione del cuore: bisogna aiutarle a conoscere, non a sopprimere i moti del cuore, ideale impossibile, ma a saperli dominare e dirigere.

Per giungere a questo è necessaria una triplice formazione: dell'intelligenza, della volontà e della coscienza.

Della volontà; occorre saper dominare impressioni e sentimenti.

Della coscienza: è in essa e nella grazia che si attinge la forza ai agire.

Fate tutto quello che potete e affidate il resto a Dio!





Alla fine di questo nostro lavoro, ci permettiamo di chiedervi:



1. di leggere eventualmente il libro sulla “ Psicologia degli adolescenti ”: comprenderete meglio l'ambiente maschile in cui cresce la vostra figliola;



2. di rileggere ogni tanto certi punti di questo libro, soprattutto quando avete voglia di arrabbiarvi con la vostra figliola o siete più scontente di lei. Questa lettura preventiva vi eviterà a volte di commettere un errore.


Da: Totus tuus

[SM=g1740771]  continua nella parte dedicata agli Adolescenti....
Caterina63
00lunedì 1 luglio 2013 10:40


[SM=g1740758]  AMA TUA FIGLIO OVVERO LA PSICOLOGIA DEGLI ADOLESCENTI

Presentazione


Le mamme si sentono spesso incapaci di capire i loro ragazzi quando si avvicina l'età della pubertà. Il loro bambino pareva tanto luminoso nei primi anni. L'adolescente è diventato invece un enigma penoso: non riescono più ad indovinare quello che pensa; molti fatti della sua evoluzione fisiologica e psicologica rimangono per esse ignoti o almeno molto misteriosi. Su questo problema il grande educatore, Pierre Dufoyer, mette a loro disposizione la sua vasta conoscenza e la sua capacità di divulgare con estrema chiarezza e con rara precisione i risultati degli ultimi ritrovati della scienza e dell'esperienza. Esamina perciò il carattere dell'adolescente quale risultato di tre fattori: l'ereditarietà, l'ambiente sociale e familiare, lo sforzo personale. Poi accompagna le mamme e le educatrici attraverso il gioco delle trasformazioni fisiologiche e soprattutto psicologiche che di un bambino fanno un uomo. L'adolescenza è una età di crisi. Il lettore trova qui, raccolti in breve, con sicurezza scientifica e con chiari intenti morali, molti dati necessari per capire l'animo dell'adolescente e viene condotto, senza sforzo, ad apprezzare quei consigli, molto sublimi del resto, che conducono fa trattazione. È studio teorico che conduce al pratico.

INDICE

Prefazione

PARTE PRIMA

LE ORIGINI DELLA NOSTRA PERSONALITÀ

CAPITOLO UNICO - DONDE VIENE IL NOSTRO CARATTERE?

PARTE SECONDA

L'ADOLESCENZA E LE SUE EVOLUZIONI

CAPITOLO PRIMO - LE TRASFORMAZIONI FISICHE DELL'ADOLESCENZA

CAPITOLO SECONDO - LE TRASFORMAZIONI PSICOLOGICHR DELL'ADOLESCENZA

La personalità si afferma

L'adolescente diventa cosciente della sua personalità

L'adolescente è contemporaneamente presuntuoso e timido

L'adolescente è di umore instabile

L'adolescente pretende la sua indipendenza

L'adolescente fa sogni, ambiziosi

L'adolescente perde progressivamente il gusto dell'avventura

L'adolescente sente che la sua sensibilità s'intensifica

L'adolescente si apre al sentimento dell'amore

Risveglio sensuale

Risveglio sentimentale

Relazioni

CAPITOLO TERZO - DUE TIPI DI GIOVANI

PARTE TERZA

LA GIOVINEZZA

CAPITOLO UNICO - IL GIOVANE

PARTE QUARTA

CONCLUSIONI

CAPITOLO UNICO - CONSIGLI ALLE MAMME IN FORMA DI CONCLUSIONE



                          PREFAZIONE  
http://www.consultorio-ucipem.messina.it/it/images/stories/adolescenti1.jpg

In occasione delle conferenze sulla vita coniugale e l'educazione, tenute dall'autore in diversi paesi nei più differenti ambienti sociali (ambienti di città e di paese, di cultura e popolari), gli ha fatto impressione una confidenza: la gran difficoltà, trovata da quasi tutte le mamme nell'indovinare quello che pensano, sentono e provano i loro ragazzi arrivati all'età dell'adolescenza.

Le mamme hanno l'impressione di capire i loro bambini nei primi anni. Infatti pensano, e non a torto, che la loro psicologia non sia troppo complicata. Escludendo eventuali circostanze di infermità corporale, di eccezionale emotività o di matrimoni spezzati, la loro vita interiore è piuttosto ridotta. Il loro interesse primordiale è del tutto esteriore: il gioco.

In loro non compare nulla di indecifrabile. Ben diversa è la situazione quando si avvicina la pubertà: il ragazzo comincia a ripiegarsi su se stesso: la sua vita inferiore (affettiva e morale) si amplia: sopravvengono fenomeni fisiologici la cui natura e soprattutto le cui ripercussioni psicologiche restano ignote alle mamme, o almeno rimangono molto misteriose. Il bambino sembrava luminoso alla madre: l'adolescente invece le sembra opaco.

È il momento in cui, prigioniere di questa sensazione di impotenza a capire i loro ragazzi, sentendosi superate dalla situazione, molte mamme smettono, almeno parzialmente, di seguire da vicino l'educazione dei loro figli.

E’ vero, le migliori non rinunciano totalmente a formarli; continuano ad esigere da loro un inquadramento generale di disciplina, ad esortarli nei loro sforzi per il lavoro. Ma hanno l'impressione di sentirsi crudelmente inferiori ai nuovi compiti educativi che impone loro la crescita dei loro figli.

Pertanto avanzano a tastoni e senza sicurezza, riducendo al minimo i loro interventi. Si guardano bene dall'affrontare con loro tutto ciò che riguarda i problemi psicologici, affettivi o morali e nei loro confronti si mantengono in un riserbo prudente, in un atteggiamento di attesa, alla soglia dell'anima e forse anche fuori.

La maggior parte dei papà, assorbiti dagli affari o impacciati di fronte alle complessità dell'anima adolescente, si comportano nello stesso modo.

Niente di strano in questo atteggiamento della maggior parte delle mamme. Chi, nel nostro mondo di ieri e di oggi, le ha preparate a capire i loro adolescenti e i loro giovanotti?

Le ragazze delle nostre scuole, in proporzione di nove su dieci, sono destinate ad essere un giorno spose e. mamme, cioè a vivere accanto a degli uomini e ad allevare dei bambini. A quante di loro viene insegnato cos'è la psicologia maschile?

Quante seguono un corso di puericultura o pedagogia familiare? Che se, per caso, questo corso di pedagogia verrà impartito, state pur certi che il bambino di cui si parlerà morirà in tenera età e non raggiungerà la pubertà.

Neppure il tre per cento - risulta dalle inchieste fatte - delle mamme di adolescenti di oggi ha sentito parlare con un po' di precisione della adolescenza maschile. Molte sono le donne, dai trenta ai quarant'anni, che vi confessano di non saper bene quali reazioni fisiologiche un adolescente prova a questa età; quando pure non ignorano questo particolare, molte confessano di non saper rappresentarsi il mondo immaginativo e affettivo nel quale si muovono i loro pensieri, i loro desideri, le loro inquietudini, le loro speranze.

È proprio a dar risposta a queste domande che è destinato il presente volumetto. Del resto non ha alcuna pretesa di insegnamento scientifico. Non abbiamo voluto fare un'opera di scienza, ma di utilità pratica. Le nozioni che verranno date sul carattere, le sue origini, i suoi aspetti generali e particolari sono ben lungi dall'essere esaurienti. Daranno non delle classificazioni sistematiche, ma dei dati concreti. In realtà non c'è niente di così poco pratico sul piano immediato, per una madre di famiglia, quanto un libro di caratteriologia .

Per voler essere troppo sapienti e troppo esatti saremmo diventati incomprensibili e, ciò che è peggio, inutili. Abbiamo preferito fare un'opera incompleta e semplificata, ma utilizzabile.

La madre di famiglia che avrà letto queste pagine avrà acquistato — questa è almeno la speranza e l'ambizione dell'autore — una miglior comprensione dei suoi figli e quindi la possibilità di aiutarli più efficacemente.


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Caterina63
00lunedì 1 luglio 2013 10:41


LE ORIGINI DELLA NOSTRA PERSONALITÀ

CAPITOLO UNICO

DONDE VIENE IL NOSTRO CARATTERE?


Prima di precisare le linee della psicologia dell'adolescente, sembra utile ricercarne le origini profonde.

Ecco un ragazzo di tredici, quattordici, quindici anni. Ha una “ personalità ” abbastanza definita, cioè un insieme di caratteristiche che lo rendono diverso, leggermente o profondamente, da questo o da quel compagno: è timido o spaccone, impulsivo o sfuggente, gioviale ed ottimista o sensibile e tormentato. Donde gli vengono queste caratteristiche della sua personalità?

Perfino tra fratelli esistono profonde differenze di carattere. È una cosa che stupisce le mamme. Come mai — pensano — due esseri venuti dallo stesso padre e dalla stessa madre, educati nello stesso ambiente familiare e sociale, possono essere cosi diversi?

L'origine più profonda del nostro carattere è la fisiologia. Anch'essa è ben lontana dallo spiegare tutto: il clima affettivo dell'ambiente in cui cresceremo avrà pure una grande influenza, ma la psicologia spiegherà tuttavia molto e, almeno in parte, il modo col quale la nostra emotività reagirà a questo clima.

Si possono fornire molte prove del fatto che la nostra costituzione fisica ha una diretta influenza sulla nostra personalità morale. Le mamme spesso notano fin dai primi mesi certi aspetti del carattere del poppante. Franco è geloso e ghiottone, Franchina è sobria, Giacomo pacifico e aperto, Giacomina collerica e testarda, Luca nervoso, Maria-Luisa tranquilla. In una età in cui il bambino è ancora tutto spontaneità e l'influenza della educazione è necessariamente assai limitata, donde potrebbero venire queste differenze se non da tendenze radicate nell'essere fisico?

Oggi abbiamo prove più dirette dell'influenza notevole, anzi in certi casi decisiva, del fisico sulla parte intellettiva e sul morale. L'alcool annebbia la ragione dell'ubriacone, l'eccesso di bile suscita la collera, la debolezza dei nervi crea la depressione, la tristezza; fatti che, con mille altri, sono noti da tempo. Da poco sappiamo anche che, se gli si somministra del pentothal (“ siero della verità ”), l'individuo diventa veritiero e sincero e rivela senza infingimenti i movimenti più intimi delle sue azioni: che con la resezione dei nervi che collegano la parte anteriore alla parte retrostante del cervello viene soppressa l'angoscia, l'inquietudine e il rimorso e provocata l'indifferenza morale... Non c'è nessun sentimento, anche tra quelli che stimiamo più nobili, che non dipenda in parte dalle condizioni fisiche; il sentimento paterno o materno indubbiamente dipende dagli ormoni dell'organismo. Si tolgano ad un individuo le ghiandole proprie del suo sesso — operazione compiuta con successo nel mondo animale innumerevoli volte — ed il suo comportamento affettivo sarà totalmente trasformato: la chioccia diventata gallo perde ogni interesse ai pulcini, il gallo diventato chioccia prende verso di loro atteggiamenti materni.

Si può concludere dunque con una assoluta certezza che il momento dell'incontro tra l'ovulo e lo sperma al concepimento, non solo determina in maniera precisa i tratti fisici dell'individuo che nascerà, ma anche, in parte, i suoi tratti psichici, le sue inclinazioni, le sue tendenze, le sue simpatie o antipatie.

Questo spiega facilmente le differenze, sia fisiche sia di altro genere, che si incontrano tra i membri dello stesso sesso di una famiglia: la diversità del capitale ereditario, portato dalle cellule donde essi provengono, determina la diversità talvolta assai grande, del loro carattere nativo.

A seconda che domina in loro il sistema nervoso detto simpatico o il vagotonico, saranno ardenti, attivi, intraprendenti o molli, linfatici e senza nervi: lo stesso si deve dire per le secrezioni sovrabbondanti o deficienti delle ghiandole surrenali. (Nota: Si distinguono due sistemi nervosi; il simpatico e il vagotonico, l'uno dipendente reciprocamente dall'altro. Per aiutare i nostri lettori a ricordare più facilmente il significato generale di influenza di questi due sistemi nervosi, diciamo in breve che la prevalenza del simpatico ci fa giudicare “ simpaticamente ” vita e persone; quella del vagotonico ci porta “ il vuoto nell'anima ”.)

La prevalenza di un sistema nervoso sull'altro avrà influenza tanto sulle ragazze come sui ragazzi. Nell'uno e nell'altro sesso troveremo dei tipi i cui lineamenti del carattere risentono in prevalenza del simpatico o in prevalenza del vagotonico. Tuttavia dal fatto che le ghiandole genitali sono diverse, come pure gli ormoni che esse producono, si può capire facilmente che certi tratti di carattere abitualmente saranno avvertibili nei ragazzi (la sensualità, per esempio, l'equilibrio dell'umore o il desiderio di comando) ed altri nelle ragazze (l'emotività, l'impressionabilità, la variabilità di umore, il bisogno di sostegno).

Bisogna senza dubbio evitare di immaginarsi le cose come se certi ormoni appartenessero esclusivamente ad un sesso e non all'altro. Oggi si pensa non ad una assenza totale, ma a differenze di proporzioni.

I due sessi, in realtà, hanno gli stessi ormoni. Però nei ragazzi certi ormoni sono comunemente e sensibilmente più abbondanti di certi altri, mentre il contrario avviene nelle ragazze. La dose di ormoni varia da ragazzo a ragazzo e da bambina a bambina. Questo spiegherebbe, almeno in parte, come mai ci sono ragazzi con un carattere assai virile ed altri con un carattere più femmineo e viceversa nelle ragazze. In effetti la realtà è più complessa: non sono solo gli ormoni che formano il carattere, ma è indubbio che essi hanno una reale influenza su di esso.

Qualunque sia la certezza di questi dati in linea assoluta non possiamo più stupirci di incontrare degli elementi del carattere che sono abitualmente maschili e degli elementi che abitualmente sono femminili. Ne sappiamo ora la causa. Per portare solo un esempio concreto, verosimilmente il ragazzine deve i suoi istinti turbolenti o bellicosi o il suo gusto delle avventure ai suoi ormoni testicolari, surrenali o tiroidei. Certo non è facile distinguere la parte che in questo è dovuta all'influenza dello spirito di imitazione, così marcato nel bambino: ma esso non sembra operare né solo, né prevalentemente. Sappiamo quanto piaccia ai fanciulli vestirsi da cow-boy o da soldato, armarsi di revolver o di spade di legno: guardiamoli al termine di una lezione mentre si divertono in ricreazione in cortile; saranno pugni pronti, finte gare di lotta o di boxe o liti autentiche: la maggior parte dei fanciulli sognano solo avventure. Una birba di otto anni diceva un giorno ad una signora; “ Nella nostra classe ci sono solo aviatori o marinai ”.

Contemporaneamente per istinto di imitazione ma anche per l'influenza dei propri ormoni, la maggior parte delle bambine della stessa età gioca alla bambola, alla casetta o discute dei vestiti della prima comunione.

Gli orientamenti diversi dei bambini e delle bambine, nei pensieri, gusti, attività si demarcano dunque chiaramente fin dai primi anni. Certo restano molte inclinazioni del carattere che si trovano in entrambi i sessi.

Non c'è da meravigliarsi, dal momento che ci sono in loro ghiandole simili e lo stesso funzionamento fondamentale del sistema nervoso. Però è ugualmente vero che esistono anche certe particolarità specifiche in ciascuno dei due.

Quando, con la pubertà, nei due sessi sopravverranno delle manifestazioni fisiche nettamente differenziate, le diversità di orientamento psichico si accentueranno tra gli adolescenti e le adolescenti. nuova prova che le particolarità del nostro carattere dipendono largamente dalla nostra fisiologia.

Dipendono però in maniera notevole anche dall'ambiente familiare e sociale dove siamo vissuti nei primi anni e nell'adolescenza. La fisiologia suscita in noi inclinazioni più o meno imperiose. Ci sono dei casi e degli individui in cui sono irresistibili o quasi. Ma abitualmente la loro efficienza non raggiunge questo grado di necessità e l'essere umano potrà attenuare, o anche dominare più o meno totalmente le forze delle sue tendenze: sarà questione di preghiera e di grazia divina, di un aiuto o di una direzione esterna, di sforzi personali su se stesso.

Che l'influenza dell'ambiente familiare e sociale — in questo termine includeremo sempre la formazione religiosa — possa essere grande sul comportamento di un individuo e sui suoi sentimenti, numerosi tatti lo attestano con evidenza. Prendiamo per esempio l'istinto materno. Se c'è un istinto che sembra essere radicato nella psicologia femminile è proprio questo.

Mille cause contribuiscono ad istillarlo: influenze ormonali, spirito di imitazione innato nella bambina, desiderio naturale, provato verso i quindici o vent'anni, di manifestare la propria personalità, di fare opere costruttive e di dare un senso creatore alla vita.

Ebbene, l'ambiente sociale in genere, quello delle officine, dei laboratori, degli uffici può con gli esempi che vi si offrono di una vita di piacere e di libertà, come pure con i discorsi che vi si ascoltano, arrivare a far scomparire questo desiderio istintivo di maternità, a cambiarlo in una vera ostilità nei confronti del bambino, presentato come ostacolo alla libertà di movimenti, di viaggi, di piaceri. Certamente l'istinto naturale cosi contrariato ed impedito di manifestarsi apertamente troverà delle vie di infiltrazione sotterranee, delle scaturigini segrete e mascherate, ciò che prova che non è stato abolito.

Ma resta altrettanto vero che sul piano cosciente l'influenza dell'ambiente sociale è riuscita a soffocare apparentemente l'istinto materno, cosi profondamente radicato nel cuore delle donne. Del resto basta osservare il comportamento del mondo animale, dove non esiste la perversione dell'ambiente sociale, per rendersi conto che l'apparato ovarico suscita spontaneamente il senso materno. E questo esempio di distruzione apparente del sentimento della maternità dovuta all'ambiente sociale mostra le possibilità considerevoli che esso ha di influenzare il carattere.

A differenza dell'animale, completamente diretto dai suoi impulsi naturali, l'uomo oltre che da questi è guidato nella sua educazione, che lo influenza per le vie dell'intelligenza e della volontà. È naturale che queste due facoltà supplementari del mondo umano s'innestino nella struttura totale della sua personalità e in un modo o nell'altro reagiscano all'istinto.

Un'abile educazione potrà riuscire ad attenuare o ad intensificare le tendenze innate: non arriverà in genere né a sopprimerle radicalmente, né a crearle totalmente. Con molti sforzi si riuscirà a fare di un collerico costituzionale un uomo che si domina abitualmente, anzi costantemente; con la sola educazione però non si potrà fare si che egli sopprima i suoi movimenti di collera o di vivacità. Da un uomo molle forse si potrà ottenere che diventi un uomo del dovere, fedele nell'eseguire i suoi compiti: ma non si potrà farne un uomo ardente, pieno di iniziativa e non si potrà evitare che l'azione e lo sforzo gli costino fatica.

Anche negli animali l'addestramento può riuscire a far prevalere un istinto su un altro. Un cane da caccia invece di mangiare la selvaggina la porterà al suo padrone. È stato adoperato il suo istinto di conservazione e di paura del dolore per fargli dominare l'istinto di divorare la preda. Poiché in un organismo ci sono molte facoltà si può far si che l'una si rinforzi e prevalga nei confronti di un'altra.

Questa è la tecnica della educazione. Se non può tutto, non è però priva di potere. Nell'uomo sarà infatti tanto più possibile reprimere un orientamento indesiderato o intensificare una felice disposizione in quanto in lui alle diverse facoltà che troviamo nella vita psichica animale se ne aggiungono altre della massima importanza: l'intelligenza, la volontà, la coscienza morale. Facendo appello con abilità ai molti centri di interesse intellettuale, affettivi o morali che ogni essere umano porta con sé, un educatore capace potrà far sì che a quindici anni l'adolescente che gli è affidato sia assai diverso da quello stesso adolescente allo stato naturale. Robinson Crusoe, rozzo e istintivo, che sarebbe divenuto se fosse stato completamente abbandonato a sé? La differenza dei due tipi mostra esattamente quello che deriva dalla fisiologia e quello che deriva dall'arte dell'educazione in una personalità di adolescente o di adulto.

Il carattere di un individuo ha dunque una base fisiologica e può essere modificato dall'ambiente sociale generale con le sue influenze molteplici, felici o nocive; inoltre è costituito dalle sue reazioni personali nei confronti di ciò che egli è e dell'ambiente in cui vive. A dire il vero, non è che all'età dell'adolescenza, e ancor più, all'età della giovinezza o della maturità che l'individuo può, fuori da ogni suggestione esterna, con una decisione personale “ prendersi in mano ” e lavorare il proprio carattere. Ma questo lavoro della propria formazione sono ben pochi che lo intraprendono: la maggior parte degli uomini si accontenta di lasciarsi andare, trascinata dalla corrente. Pochissimi si conoscono, riflettono su ciò che sono, si rendono conto chiaramente delle risorse e delle carenze del loro carattere e si decidono a compiere degli sforzi sistematici per rimediare a queste ultime.

Sforzi siffatti si costatano di più nel campo intellettuale per gusto o spesso per ambizione, si costatano meno in campo morale. È l'ambiente sociale o l'ambiente dell'educazione che può spingere a compierli, più o meno direttamente, ma l'individuo può — e troppo spesso questo è il suo atteggiamento — non rispondere a questi inviti oppure farli suoi ed adottarli. In questo caso, a forza di costanza, l'essere umano potrà smussare gli angoli del suo carattere o accentuarli e presentare in realtà un comportamento esterno che non sia soltanto la conseguenza dei suoi istinti fisiologici o della influenza dell'ambiente sociale, ma anche degli sforzi personali per autodominarsi.

Però accanto alle reazioni pienamente coscienti del soggetto ce n'è un gran numero ch'egli compie in una condizione di semicoscienza o addirittura di incoscienza, secondo la sua affettività e la sua emotività. Questa affettività trova la sua origine nel temperamento e nella fisiologia della persona in causa. Dipende del resto in quantità notevole dall'ambiente sociale e soprattutto dall'ambiente familiare che, secondo la maniera più o meno nobile con cui avrà agito, specialmente calmata questa emotività, avrà creato delle dannose introversioni o permesso delle opportune manifestazioni. Finalmente, questa affettività è dovuta alla maniera con cui l'individuo avrà reagito alle influenze diverse; cosi, ad una certa età, egli si trova dotato di un determinato tipo di affettività in cui predomina il conformismo o l'aggressività, l'ottimismo o il pessimismo, l'equilibrio o il nervosismo. Poiché prima della adolescenza — che ci interessa in questo libro — è raro che un essere umano possa essersi formato coscientemente; il carattere del ragazzo di questa età deriva soprattutto dal suo temperamento e dalla sua fisiologia, dalle influenze dell'ambiente familiare e sociale e dalle reazioni che egli ebbe in maniera incosciente o semicosciente. Fisiologia, ambiente educativo, reazioni personali coscienti od incoscienti, ecco le origini del nostro carattere.



Caterina63
00lunedì 1 luglio 2013 10:42

PARTE SECONDA

L'ADOLESCENZA E LE SUE EVOLUZIONI

CAPITOLO I

  [SM=g1740758]  LE TRASFORMAZIONI FISICHE DELL'ADOLESCENZA


È difficile determinare con precisione i termini di infanzia, preadolescenza, adolescenza e giovinezza. Gli autori sono di diverse opinioni a questo proposito. In quest'opera si considererà l'infanzia come avente termine fisicamente e psicologicamente verso i tredici anni, data dell'inizio della preadolescenza: l'adolescenza propriamente detta verrà fissata verso i quindici o sedici anni: la giovinezza comincerà due anni più tardi.

Tuttavia bisognerà notare che se, abitualmente, c'è una concomitanza tra l'adolescenza fisica e l'adolescenza psichica, con un piccolo ritardo di solito della seconda sulla prima, ci può essere anche il contrario, cioè la psicologia che matura prima del fisico. È una situazione di cui, in genere, si troverà la causa nell'ambiente sociale; un bambino che viva esclusivamente con adulti o che sia a contatto con un ambiente pervertito potrà evolversi spiritualmente più presto che fisicamente: nuova prova, se occorresse, della influenza di quanto ci attornia sul carattere. Nel nostro libro daremo uno schizzo della psicologia del ragazzo tra la fine dell'infanzia e l'inizio della giovinezza: la rappresenteremo nella preadolescenza e nella adolescenza.



Non si cerchi qui una esposizione scientifica completa della questione. Mantenendoci fedeli al proposito pratico che ci guida nel comporre quest'opera diremo appunto ciò che è indispensabile che le mamme conoscano.

L'adolescenza è contrassegnata essenzialmente dalla maturazione e dalla entrata in funzione delle ghiandole riproduttrici. Finora sembravano rimaste a dormire: ecco che si svegliano; i testicoli si mettono a produrre con regolarità lo sperma.

Contemporaneamente immettono nel sangue degli ormoni che, indipendentemente dagli effetti psichici, di cui parleremo nel capitolo seguente, provocano l'apparizione di molteplici caratteri secondari del sesso maschile: pelosità, pelurie lanose, poi peli alle labbra e al mento, mutamento di voce, acquisto di toni bassi del registro vocale. Tutti questi fenomeni secondari vanno affermandosi progressivamente, dopo i modesti inizi della preadolescenza. Nel loro complesso contribuiscono a differenziare l'aspetto fisico dell'adolescente da quello della adolescente e a poco a poco gli fanno acquistare l'aspetto da adulto.

La comparsa dello sperma segna il definitivo abbandono della preadolescenza e l'entrata nella adolescenza. Ormai l'organismo ne produrrà fino all'età avanzata. Lo fabbricherà in quantità notevole, con variazioni di intensità da individuo ad individuo.

Poiché non compie ancora la sua funzione, la natura ha provveduto ad un processo spontaneo di eliminazione di periodicità variabile: ogni due o tre giorni per qualcuno, ogni settimana circa per altri, meno spesso per certuni che in genere saranno i temperamenti meno robusti. C'è chi pensa che un processo di riassorbimento nell'organismo accompagni questo processo esterno di eliminazione. Questi fenomeni per lo più si verificano durante il sonno: talvolta destano il dormiente. Capita anche che si effettuino da svegli, sia spontaneamente poiché è il momento, sia più sovente, in conseguenza di una eccitazione esterna, imprevista o cercata. Spettacoli, pensieri, immaginazioni, letture, abbigliamenti femminili, contatti, lotte tra ragazzi e ragazze e molte altre cause psichiche o fisiche possono causare questo fenomeno. Allora esso è provato dall'adolescente con una sensazione breve, ma intensa, di piacere.

Nella sua essenza questo piacere è fondamentalmente della stessa natura di quello delle relazioni coniugali. Non è della stessa intensità; gli mancano tutte le gioie psicologiche della conquista progressiva. La presenza di un piacere è sufficiente da sola a spiegare quella differenza radicale nell'apprezzare gli elementi sensuali dell'amore che si osserva abitualmente durante la giovinezza, e spesso durante tutta la vita, tra l’uomo e la donna. Più avanti si vedrà quali notevoli ripercussioni psichiche porti con sé questo stato di cose. Basterà che le mamme si ricordino i loro sentimenti personali nell'adolescenza per comprendere che erano essenzialmente di altro genere.

Questo fenomeno di eliminazione dello sperma, indizio del definitivo stabilirsi dell'adolescenza, di solito si colloca tra i quindici e i sedici anni; occasionalmente la data è più precoce o più tardiva di un anno. Se dopo i diciassette anni non si fosse ancora prodotto sarà il caso di consultare un medico. Del resto, per principio, il ricorso periodico ad un medico è consigliabile tanto per il bambino quanto per l'adolescente.

Un certo numero di istituti scolastici ha introdotto opportunamente una o due volte all'anno l'esame medico delle scolaresche: spesso è una ottima occasione per individuare delle difettosità secondarie o dell'apparecchio visivo, uditivo, respiratorio, genitale o scheletrico.

Notiamo che pubertà non è totalmente sinonimo di nubilità: la pubertà indica una fondamentale possibilità di matrimonio e di paternità, ma agirebbe solo a danno della sua stabilizzazione fisica ed intellettuale l'adolescente che desse libero corso alle sue possibilità genitali. La prova è fornita da molti esemplari delle razze nere del Congo dove adolescenza significa di fatto vita genitale. La formazione fisica del negro da questo punto di vista si trova in svantaggio e la sua evoluzione intellettuale è parzialmente bloccata.

Certo la sola causa di questi danni non sembra essere l'esercizio precoce del matrimonio: ma parrebbe tuttavia innegabile che esso vi eserciti una parte importante. La nubilità non si stabilizza che due o tre anni più tardi od anche quattro o cinque, quando l'organismo ha potuto accumulare a poco a poco diverse riserve: allora vi sarà la possibilità concreta, e questa volta indenne da ogni inconveniente fisico e intellettuale, del matrimonio e della paternità.

Prima dell'inizio decisivo dell'adolescenza con il fenomeno che abbiamo ricordato, il ragazzetto può provare nella sfera genitale delle sensazioni che, pur non essendo dello stesso tipo di quelle che abbiamo descritto, tuttavia non sono meno di natura piacevole e sensuale.

Ma è il verificarsi della funzione spermatica ciò che segna una tappa decisiva nettamente tracciata nel fisico come nella psiche dell'adolescente.

Questa evoluzione psichica è quella che descriveremo adesso.




CAPITOLO II

LE TRASFORMAZIONI PSICOLOGICHE DELL'ADOLESCENZA


L'adolescenza è stata paragonata ad una seconda nascita. È un paragone che presenta un notevole fondo di verità. La nascita è in parte continuazione della vita fisica antecedente e tuttavia comporta modifiche importanti e soprattutto condizioni nuove di esercizio del sistema respiratorio, circolatorio e sensoriale in genere. Lo stesso si può dire dell'adolescenza.

Benché sia da certi punti la continuazione dell'infanzia, tuttavia comporta certi rivolgimenti fisici, in parte descritti, e ancor più notevoli evoluzioni psicologiche.



La personalità si afferma

Di solito si dice che il bambino raggiunge la età della ragione a sette anni. Non contraddiremo questa affermazione: però bisogna intenderla in senso ristretto: è l'età in cui il bambino può arrivare a capire la ragione, ma non a rendersi conto personalmente della fondatezza di un comportamento o di una azione.

Età della ragione corrisponde a età della comprensione ancora rudimentale, ma reale di un certo numero di precetti morali insegnati dal di fuori e di cui egli afferra non l'esatta portata, ma almeno il significato.

Il bambino accetta questi insegnamenti perché gli sono impartiti da una persona che egli ama e di cui si fida e nello stesso tempo da chi è forte e verso cui egli ha tutto l'interesse a mostrarsi docile. A questa età del resto il bambino è ancora estremamente credulo e senza scetticismo: ammetterà facilmente ciò che gli dice un adulto, soprattutto se questo adulto gli è ben noto ed è afflato da lui.

Il bambino accetta, ma non giudica, crede e non discute. Questo non significa che obbedisca sempre. La sua piccola personalità in formazione più di una volta cercherà, secondo il suo temperamento e gli stimoli che da esso riceve, di agire a modo suo. Ma questi inviti che vengono dall'interno egli non li discuterà più di quanto discute i comandi venuti dal di fuori. Li seguirà “ impulsivamente ” quando gli sembrerà che gli giovino a meno che una proibizione intimatagli, o la paura di essere colto in flagrante o di una punizione o di un dispiacere, non vengano in suo aiuto per saper resistere.

Il risveglio della personalità infantile, per quanto. reale, è però determinato quasi totalmente dalle inclinazioni istintive del carattere e dai risultati del sistema educativo. L'atteggiamento del bambino non è il risultato di una presa di coscienza di se stesso e di una decisione maturata dalla riflessione, ma deriva da impulsi del temperamento e da automatismi fisici, affettivi e morali acquistati dall'educazione precedente.

Le cose andranno ben diversamente nel progressivo sviluppo della preadolescenza e soprattutto dell'adolescenza. L'adolescente non accetta più come oro colato tutto ciò che gli si dice: l'età della critica ha preso il posto dell'età della credulità. Giudica, discute, se non sempre esternamente poiché la paura glielo può impedire, almeno in foro interno. Troverà obiezioni per fare quanto gli verrà imposto dal di fuori. Lo sviluppo della sua intelligenza, il suo aprirsi ad una esigenza di logica, la perdita della fede nell'infallibilità degli adulti, l'osservazione di qualche loro insuccesso sono le cause di questa evoluzione. Età dell'adolescenza è uguale a età della discussione.

Le verità non sono più ammesse perché sono affermate da un adulto nel quale si ha fiducia, ma perché dopo un esame, derivato da una ispirazione o da un giudizio spontaneo più che da un vero studio, esse sono apparse realmente come tali. Parimenti non si ubbidisce più né totalmente né sempre agli impulsi istintivi o alle forme di automatismo acquisiti dal sistema educativo infantili, ma, su certi punti e in certi settori più o meno larghi, alle conclusioni dei propri giudizi e alle esigenze ammesse e consentite dalla coscienza.

Dunque in realtà assistiamo al risveglio nettissimo di quello che potremmo chiamare la personalità della vita. Abbiamo qui un fatto psicologico di estrema importanza che fa veramente dell'adolescenza una età nuova della vita. È una rottura progressiva ma profonda nei confronti della condizione infantile, un decisivo accostamento alla psiche dell'adulto. L'adolescente ha smesso di essere bambino, sta diventando uomo. Abbandona i suoi interessi, le sue attitudini, i suoi giudizi infantili, entra nel mondo dei problemi dell'uomo fatto. Le mamme che si sentono spontaneamente piene di tenerezza per il bimbo fragile, completamente dipendente da loro, si difendono istintivamente contro questa evoluzione emancipatrice. L'accettano a malincuore e disilluse. Molte avranno la tendenza a voler conservare bambini il più lungamente possibile i loro preadolescenti e a continuare a trattarli come tali. È un grave errore pedagogico. Le mamme devono pur capire che l'approssimarsi e il sopravvenire delle attività genitali segnano la fine definitiva dell'età infantile e l'inizio di interessi ed emozioni dell'età adulta. L'adolescente, anche il preadolescente non devono più essere trattati da bambini, ma da persone fatte o in via di formazione. Studiarne più particolareggiatamente i molteplici indizi della nascita della personalità adulta nell'adolescente nei diversi campi in cui si manifesta, intellettuale, affettivo e morale.




Caterina63
00lunedì 1 luglio 2013 10:44
  [SM=g1740733]  L’adolescente diventa cosciente della sua personalità

L'adolescenza è l'alba della vita inferiore avvertita. Indubbiamente il bambino possedeva già una vita interiore. La psicanalisi ha messo in luce un certo numero di conflitti affettivi di diversa intensità che si svolgono nella sua anima e avranno una notevole influenza sulla sua personalità futura. Ma questi conflitti avevano luogo nelle profondità. Il bambino, pur risentendone e vivendone, non ne aveva assolutamente una conoscenza cosciente. Li subiva, li provava, ma non li analizzava ne poteva formulare alcun giudizio su di essi. Erano gli avvenimenti della prima o della seconda infanzia.

La terza (dai sei ai dodici anni) tutta orientata al gioco e alla attività esterna, guida l'interesse del bambino a ciò che sta fuori di lui. Tutt’altra è la condizione dell'adolescente. Comincia a prendere coscienza di ciò ch'egli è, a giudicarsi facendo paragoni e, almeno inizialmente, a conoscersi. Ieri, ancor bambino, era orgoglioso di un bel giocattolo o di un vestito sgargiante da ufficiale che gli avevano portati Gesù Bambino e la Befana: gli capitava di paragonarli ai giochi e ai costumi degli altri. Lo stesso avveniva per la natura : “ Io sono più grande di te ” o per l'automobile del papà: “ Corre più veloce di quella del tuo papà ”.

L'ultimo pensiero era la bellezza del viso, la posizione sociale più alta dei suoi genitori, le sue capacità intellettuali, le sue qualità morali e i suoi difetti: queste, soprattutto le ultime, erano sfumature molto più delicate da cogliere.

Il bambino non soffre fisicamente del suo aspetto, a meno che non sia difettoso, e in tal caso oggetto di scherno dei compagni. Se è veramente bello lo viene a sapere dalle esclamazioni ammirate delle signore, amiche della mamma. E poi anche queste esclamazioni in genere lo lasciano indifferente, almeno il maschietto. È solo con un giudizio personale di paragone che l'adolescente avverte ciò che egli è fisicamente e sarà fiero o triste per la statura o per il suo aspetto. Non gli occorre ascoltare riflessioni sulla sua persona: basta uno sguardo allo specchio per confermare le sue convinzioni!

Se non riesce a scuola ed è all'ultimo posto il bambino non se ne cura. Le cattive riuscite a scuola, i risultati poco brillanti in genere sono l'ultima delle sue preoccupazioni. Il papà, abitualmente, si inquieta per il posto arretrato, immagina l'avvenire sotto una luce pessimista ed ogni tanto gli rivolge uno di quei discorsi infelici, zeppi di propositi, considerazioni e parole che il bambino non capisce. Cosa può rappresentare per lui il suo “ avvenire ”, il suo “ posto nella società ”? L'essere domani un “ buono a nulla ” è una cosa che non lo disturba di sicuro, Quando due bambini discutono tra loro sui rispettivi meriti vantano soprattutto la velocità delle gambe, l'abilità al gioco o la bellezza della loro bicicletta, ma non li sentiamo mai menzionare i loro allori intellettuali. La sola cosa che interessa il bambino fino in fondo sono i giochi.

L'adolescente invece — almeno in generale — infallibilmente acquista una coscienza personale dell'esatta capacità delle sue risorse intellettuali. Sarà per lui un motivo di orgoglio e sentirà una profonda soddisfazione nel trovarsi fra i primi della classe. Soffrirà in segreto, ma piuttosto intensamente, per le difficoltà nello studio e per essere tra gli ultimi. È vero che queste impressioni dolorose varieranno di intensità da individuo ad individuo.

Certi caratteri “ bonaccioni ” potranno anche non farvi caso. Altri “ sembreranno ” indifferenti: lo diranno anzi a voce alta. Possono anche essere sentimenti reali, ma spesso saranno apparenti e finti. Nel loro intimo, quelli che apparentemente sono i più indifferenti hanno i loro momenti di tristezza e di scoraggiamento per i loro insuccessi intellettuali, per la mancanza di memoria, per la loro fatica nell'imparare. Paragonano, senza invidia, la loro situazione a quella dei compagni più dotati.

Del resto abitualmente il “ desiderio di vivere felici ” che è in ogni essere umano porterà quelli che non riescono a scuola a cercare un campo di riuscita dove mettersi in vista: Io sport, le avventure, l'indisciplina. Il bambino è disposto a giocare con chiunque, qualunque sia la professione dei genitori del suo “ amico ”: la sola cosa che gli importa è di aver qualcuno con cui giocare.

Se il bambino manifestava qualche ripugnanza di ordine sociale era unicamente perché la mamma gliele aveva inculcate, formulando proibizioni o provocando il disprezzo: ma lasciato a sé, mai il bambino vi avrebbe pensato. E infatti nella sua esperienza cosi ridotta della vita cosa potrebbero dirgli le nostre stratificazioni sociali? A stento riuscirà ad apprezzare una o l'altra, ma raramente; distinguerà, ad esempio, un soldato da un generale. Ma cosa gli dicono i termini “ professione liberale ” o “ funzione politica ”? È molto più colpito, com'è comprensibile, dagli aspetti materiali: dal brillare di una uniforme, dai galloni al berretto, dagli sforzi energici di operai che lavorano su un tetto, ecc.

L'adolescente invece prende progressivamente coscienza del valore sociale della sua famiglia. Comincia a formarsi un campo visivo abbastanza ampio per poter intravedere cosa rappresenta una classe sociale. Sarà fiero che la sua famiglia sia tra le più dotate socialmente, sarà dolente nel suo intimo che essa sia di condizione modesta. L'adolescenza è l'età in cui il ragazzo comincia ad essere fiero o vergognoso dei suoi genitori.

Niente di simile nel bimbo. Invece se la famiglia abita una casa modesta, se il papà è un operaio che parla solo in dialetto, se la mamma non è di bella presenza, veste male, è mal pettinata, il ragazzo ne avrà vergogna. Cercherà di nascondere le sue origini, di evitare che i suoi compagni entrino in contatto con i suoi, conoscano la professione del padre. Spesso si vanterà e racconterà a questo proposito delle falsità o cercherà di far credere in una miglior condizione sociale dei suoi. Ma se è di un ambiente sociale elevato ne approfitterà, ne sarà orgoglioso, inviterà a casa sua i suoi compagni e manifesterà la sua vanità in mille modi.

Evidentemente non sarà dall'oggi al domani, improvvisamente, che il ragazzo farà attenzione a tutto ciò che può valorizzarlo o svalutarlo socialmente. Prima di tenere conto della posizione della sua famiglia aveva cominciato con l'annettere una certa importanza all'abbigliamento, non per una semplice vanità di efebo, ma per bisogno di essere stimato socialmente. Le mamme delle famiglie numerose conoscono le battaglie e le discussioni che suscita quasi sempre nell'adolescente l'uso di vestiti o di calzature smessi dai fratelli maggiori.

Il bambino è completamente alieno da questo genere di considerazioni. Molti ragazzini dagli otto ai dieci anni non hanno alcuna preoccupazione sull'origine del loro abbigliamento ne prestano attenzione alle tinte fresche o scolorite. Quanto più il ragazzo si avvicina all'adolescenza e soprattutto quando l'ha raggiunta, diventa sempre più sensibile al suo aspetto esterno; solo obbligandolo una mamma economa potrà persuaderlo ad indossare di mala grazia dei vestiti rimessi a nuovo.

Nuova presa di coscienza dell'adolescente; quella della sua virilità, della sua condizione di uomo. A dire il vero, contrariamente a quanto avviene per la adolescente, questa presa di coscienza non nasce dal fatto ch'egli ha notato i fenomeni fisici della sua formazione e capito il suo sesso.

Tranne il caso in cui sia stato avvertito precedentemente dai suoi educatori o dai suoi compagni e finché essi capitano mentre egli dorme, l'adolescente non ne capisce il significato al punto da esserne vanitoso o da sentirsi superiore al mondo femminile. È per un altro verso che si attua questa evoluzione.

Certo, anche il bambino ogni tanto ha delle espressioni un po' sprezzanti sulle “ donne ” ed è fiero di essere un uomo. Nella maggior parte dei casi ripete cose sentite. In quanto all'adolescente non può trovare un motivo di orgoglio nella riflessione delle sue condizioni fisiche. Ignora infatti i disagi e gli inconvenienti propri della condizione femminile e non può quindi conoscere i suoi privilegi facendo un paragone. Il motivo invece lo attinge dall'osservazione dell'ambiente familiare dove vede predominare l'autorità paterna e dove ha occasione di ascoltare le affermazioni del papà sul suo diritto di comandare o delle riflessioni poco lusinghiere sul mondo femminile.

L'adolescente comincia anche a prendere un poco coscienza della vita sociale, delle condizioni della vita politica ed economica, orizzonti troppo vasti per il bambino. Non è più soltanto nell'ambito familiare che egli scorge il predominio dell'uomo, ma in tutta la società: da questo all'acquistare il sentimento della superiorità della sua condizione di uomo non c'è che un passo.

Del resto la stessa conclusione la deduce dalla sua forza fisica. Questa non era molto diversa tra il bambino e la bambina: nelle possibili lotte a corpo a corpo tra di loro non era sempre il bambino che vinceva: ma nell'adolescenza è ben diverso: la superiorità della forza fisica maschile su quella femminile è indiscutibile. Molti sports, corse ciclistiche, gare di boxe, di calcio, sono riservati esclusivamente ai maschi. È da tutti questi elementi, molto più che dai dati anatomici e psicologici di cui avrebbe capito il significato, che l'adolescente prende coscienza progressivamente di ciò che rappresenta per lui la sua virilità. Questa età è ancora inevitabilmente per l'adolescente l'età della presa di coscienza del suo valore morale.

Parleremo più avanti delle tentazioni che l'adolescente proverà e delle lotte che dovrà subire per salvaguardare la sua purezza. Il bambino era libero da questi combattimenti interiori: la vita per lui non era che gioco e fiori, interesse per le cose esterne.

Le lotte intime che deve subire portano necessariamente l'adolescente ad una presa di coscienza tormentata della sua condizione morale. Comincia l'esperienza vissuta delle sue difficoltà, spesso anche delle sue cadute e delle sue debolezze. Più la sua coscienza sarà delicata, più forte sarà l'impressione provata in conseguenza di questi fatti interiori. Ma essi contribuiranno anche fortemente ad intensificare la vita intima dell'anima dell'adolescente ed a fargli acquistare una coscienza sensibile a ciò che egli è ed a ciò che vale.

Spesse volte i genitori si accorgeranno che il ragazzo conserva un piccolo taccuino dove nota con cura le sue impressioni. Lo tiene gelosamente nascosto e non permette ad alcuno di prenderne visione. Questo modo di fare, frequente negli adolescenti, non aveva riscontro nell'infanzia: mette bene in risalto quella introspezione, quella attenzione alla propria persona, quello studio di se stessi che caratterizza l'età della adolescenza.

Tutti questi tratti dei quali nessun attento osservatore può negare la fondamentale verità, anche se la rigidezza dello schema può variare da individuo ad individuo, mostrano con tutta evidenza che l'età dell'adolescenza è veramente una età in cui si comincia a prendere coscienza di se stessi.



L'adolescente è contemporaneamente presuntuoso e timido

Età di presa di coscienza di se stessi, l'età dell'adolescenza è anche una età di. fiducia in se stessi e di timidità. A prima vista questa sembra una affermazione contraddittoria; tuttavia è vera ed è facile coglierne la verità. Prendendo sempre più coscienza di sé l'adolescente fa una duplice scoperta: quella delle sue carenze e dei suoi insuccessi. D'altra parte la sua vita si svolge in parecchie direzioni: vita fisica e sportiva” vita intellettuale e scolastica, vita affettiva e sentimentale, vita sociale a contatto con gli altri, vita morale e religiosa. È in ciascuna di queste direzioni e spesso, nella stessa giornata, in molte simultaneamente che il ragazzo esperimenterà le sue capacità e le sue deficienze.

Aggiungiamo inoltre che, contemporaneamente, il suo sistema nervoso e il suo sistema ormonico gli forniranno delle eccitazioni dei sensi alternativamente opposte. Ora sarà il sistema nervoso detto “ simpatico ” che avrà il predominio, ora il “ vagotonico ”; ora per effetto della pressione ormonica crescente sarà “ sotto pressione ”, ora sarà “ scaricato ”. Questo alternarsi costante che influenza diversamente gli stati psichici e le condizioni fisiche basta a spiegare i suoi stati d'animo a fasi diverse.

Il bambino vicino a quel gigante che è per lui l'adulto si sentiva mingherlino. Sapeva che quello poteva prenderlo, immobilizzarlo e costringerlo fisicamente, almeno in parte, ad obbedire. L'adolescente si sente più robusto, la sua statura si avvicina a quella dell'adulto, il suo vigore è quasi uguale a quello di suo padre, seppure non è superiore: sorpassa certamente, di solito, quello di sua madre. Ecco per molti un primo motivo di fiducia in se stessi.

Questo tanto più che la sua vitalità che cresce come una linfa primaverile, gli da in certi momenti l'esperienza vissuta delle sue risorse.

Egli la scopre con gioia e con fierezza. Si butta negli sports e nello sforzo fisico con passione. Costata le sue prodezze, anche modeste: di mese in mese, di stagione in stagione si sente e si trova capace di attuarne di migliori. Com'è possibile non ricavare da queste scoperte un sentimento entusiastico di se stesso!

Ma in altri giorni, il ragazzo esperimenta i suoi limiti; una fatica enorme, una impressione di estrema stanchezza Io assale. Ha passato “ i limiti ” della resistenza; è “ a terra ” come lui stesso confessa.

Altre volte non sa trovare alcuna causa apparente al suo stato fisicamente abbattuto. È il suo sistema nervoso o il suo sistema ormonico che, segretamente, gli giocano questo tiro: ma lui non lo sa. Perciò è tanto più diffidente di se stesso in quanto esperimenta le sue debolezze senza una ragione plausibile ai suoi occhi.

Sul piano intellettuale fa le stesse esperienze alternate: il bambino aveva un solo orizzonte razionale limitato. Per questo viveva intensamente nel campo della immaginazione. Si fabbricava tutto un universo di racconti, di avventure, di miti. Era una evasione dal reale troppo difficile da usare e da capirsi, una fuga nel sogno, dove si può costruire tutto e dove ci si sente onnipotenti.

La vita immaginativa del bambino è un compenso alle limitazioni di ogni genere che egli prova nella realtà della vita. L'adolescente vede allargarsi il suo orizzonte intellettuale: oggi può capire cose che, ancora ieri, erano più grandi di lui. Comincia a trovare le sue strade nel mondo degli uomini. Le questioni politiche, per esempio, non sono più per lui argomenti totalmente trascendenti; intravede cosa sono i partiti, né capisce le lotte, partecipa un po' per propaganda, un po' per divertimento alle campagne elettorali, si appassiona per i risultati degli scrutini. Comincia ugualmente a sapere ciò che rappresentano le lotte sociali o le crisi internazionali. È vero che sono tutte cose che non costituiscono affatto il centro dei suoi interessi. Ma capita che rivolga al papà delle domande su questi argomenti e per lui è un'intima soddisfazione il costatare che oggi comincia a scorgere il significato di parole e di cose che ancora ieri superavano la sua capacità.

Allo stesso modo l'adolescente fa la nuova esperienza della sua capacità sempre crescente di ragionare e di discutere. È verso i dieci o dodici anni che nel linguaggio del ragazzo compare l'uso del “ dunque ”, indizio dello spuntare di un ragionamento logico.

Il bimbo non faceva altro che infilare una serie di asserzioni: il ragazzino di dodici anni comincia a collegarle tra di loro. Ma a quindici e sedici anni questa facoltà logica di ragionamento ha fatto e fa ancora dei reali progressi. Com'è possibile non ricavare da tutte queste nuove conquiste intellettuali, dalla sensazione che sta penetrando sempre più nel mondo degli adulti, una impressione di gioia e di fiducia in se stesso? Com'è possibile non sostenere con assoluta intransigenza le verità appena trovate e della cui scoperta prova ancora l'ebbrezza? Quando l'adolescente discute con tanta testardaggine con i suoi genitori, quando fa le sue affermazioni con tanta certezza e quando con tanta arroganza giudica “ stupide ” le decisioni paterne e materne, ciò è dovuto al fatto che egli non si accorge ancora della complessività della vita né scorge le cose nel loro vero aspetto.

Un lato gli è apparso in piena luce: egli non sa che gli altri aspetti gli sfuggono. E d'altra parte, come potrebbe non affermare con tanta passione ciò che vede e capisce con tanta chiarezza? Ma in altre ore l'impressione opposta lo domina. Purtroppo ha appena fatto una esperienza dolorosa dei suoi limiti. Batte la testa contro quella materia (matematica, lingue antiche e moderne, calcoli tecnici) che non capisce, contro quell'incarico che non riesce a condurre a termine o che attua goffamente, rompendo e facendo fracasso. Era corso avanti con troppa fiducia in se stesso ed ha “ inciampato nell'ostacolo ”.

Ed ecco lo stesso personaggio, ieri ancora cosi sicuro di sé, oggi tormentato dallo scoraggiamento, dalla sfiducia in se stesso, dalla timidezza. È diventato pauroso, non osa più iniziare né attuare. Oppure scopre improvvisamente un aspetto delle cose, che non aveva scorto fino a ieri: allora capisce che la sua intransigenza di prima e le sue assolute certezze non avevano un fondamento sicuro. In tali evenienze come non dubitare di se stesso?

Si entusiasma al pensiero di essere uomo; gode di far parte del sesso predominante. Infatti costata che i posti superiori nella società, le posizioni in vista, i campionati del mondo, l'attività politica e sociale spettano agli uomini. O semplicemente, in un campo più modesto, osserva che (almeno in apparenza, ma egli non ha sufficiente spirito di penetrazione per scorgere il rovescio della medaglia) è il padre che comanda in famiglia: l'orario dei pasti è regolato secondo i suoi impegni professionali, è chiamato come arbitro nei casi difficili, la sua autorità decide in ultima istanza, l'andamento familiare dipende dai suoi guadagni, Che altro occorre per essere orgogliosi di essere uomini?

Se per caso a questa età l'adolescente vive in un ambiente di lavoro, se a scuola si trova a contatto con dei compagni precocemente smaliziati, se ascolterà dei discorsi volgari, imparerà con espressioni prive di ogni delicatezza la parte di iniziativa e di preponderanza sessuale che la vita coniugale riserva all'uomo. Ne avrà una impressione di potenza e di orgoglio che lo ecciterà e con gran sicumera prenderà atteggiamenti ed espressioni da uomo fatto. Ma l'esperienza della vita, il lavoro di officina o di ufficio, la fatica durata a guadagnarsi il pane con il sudore della fronte, la scarsezza del salario e le difficoltà di raggiungere un trattamento superiore, l'impossibilità di trovare un posto ben rimunerato, gli urti coi compagni e con i capi, una ingiustizia che debba subire senza poter protestare... sono tutte cose che lo riporteranno in altri momenti a capire la durezza della condizione maschile.

Non è un lavoratore? È uno studente? Urterà contro le difficoltà da superare per passare la classe, ascolterà suo padre che gli parla della durezza della vita, delle difficoltà di riuscire, dell'asprezza delle crisi economiche, delle minacce di guerra. In quel momento l'adolescente, impressionato dal suo avvenire difficile capirà che non è cosi semplice essere un uomo. E la sua eccitazione di ieri ritorna a zero!

Uguale l'avvicendamento dal punto di vista morale. Oggi tutto va bene: ha trovato una occupazione che l'entusiasma, ha partecipato ad una riunione con i compagni dove si è divertito immensamente: ha letto un racconto straordinariamente interessante, il raid di Byrd solo attraverso l'Oceano o l'impresa di Bonzi e Lualdi: un campeggio scout Io ha moralmente rimesso a nuovo: ha incontrato delle amiche di sua sorella ed accanto a loro ha respirato un'atmosfera di freschezza che gli rende facile la purezza. Queste attività sane, questi contatti con ardimenti eroici, questo spiraglio sull'anima femminile e sul clima caldo di affetto in cui essa vive hanno come tonificato la sua energia e il suo cuore. Si sente portato sopra il mondo e fuori di lui stesso, senza provare la morsa di nessuna tentazione di bassezze.

Ma ecco invece che oggi non è successo niente di entusiasmante. I giorni passano grigi uno dopo l'altro. Un lavoro od uno studio severo sono in programma per tutta la settimana: nessun incontro piacevole: del resto il tempo è imbronciato: nubi basse, pioggia fredda e continua, vento che soffia gelido. Oppure il caldo è pesante, snervante, rende fiacchi... È l'ora delle tentazioni: fa fatica a vincerle: oppure cede: eccolo avvilito, scoraggiato, senza fiducia in se stesso.

In campo sociale vince la timidezza: finché è solo o in un ambiente conosciuto si trova a suo agio. Ma appena deve mettersi a contatto con degli estranei, attraversare una sala affollata, portarsi avanti in una chiesa, rivolgere la parola ad un suo capo o a qualcuno ch'egli pensa sia una personalità, mettersi a discorrere con delle ragazze che non conosce, entrare in un salotto o in un locale pubblico per la prima volta, eccolo pieno di timidezza. Davanti ai suoi compagni farà il fanfarone, proclamerà la sua perfetta disinvoltura.

Novello Tartarino: la realtà lo troverà molto più modesto. Lo angustia l'incubo interno che qualche osservatore noti la sua paura dall'incertezza del passo, dalla goffaggine dell'andatura, dall'inesperienza del suo discorso, dal modo con cui è incapace di tenere il cappello o il berretto. Tutto ciò che è nuovo lo rende timido e non è perché gli manca il coraggio che fa il fanfarone con gli amici: è, in genere, per darsene...

Niente quindi di straordinario in tutti quei tratti della psicologia degli adolescenti che sconcertano tanto le mamme; la loro fiducia in se stessi, la testardaggine nelle loro idee, la loro presunzione, il loro entusiasmo e, in un altro momento, il loro scoraggiamento, la loro timidezza, la loro apatia. Quando se ne capiscono le cause si afferra facilmente anche il perché di questa incostanza. L'età dell'adolescenza è l'età in cui l'uomo assomiglia maggiormente alla donna!



L'adolescente è di umore instabile

Nel complesso l'adolescente è di un umore più stabile della adolescente che ha una sensibilità più viva in genere e nella quale le influenze psichiche della vita fisiologica sono più marcate. Ma anche per lui siamo ben lontani da una completa stabilità.

Dopo quanto abbiamo detto è facile scorgere le cause di questa variabilità.

La prima è fisica: predominio alternato dei sistemi nervosi simpatico e vagotonico, fasi di tensione, o di rilassamento del sistema ghiandolare.

La seconda deriva dalle impressionabilità del soggetto in conseguenza dei suoi stati d'animo di speranza o d'inquietudine, in risposta ai diversi avvenimenti della sua vita, agli incidenti nell'ambiente di famiglia, alle sconfitte o insuccessi nel lavoro, ai pensieri ottimisti o pessimisti sulle probabilità dell'avvenire.

La terza causa dell'instabilità del suo umore è di carattere pedagogico. L'adolescente è ancora irriflessivo, manca di esperienza e di previdenza. Nei momenti in cui sta bene ed è nel pieno possesso delle sue forze fisiche, si abbandona con foga giovanile, senza moderazione né ritegno a praticare i suoi sports preferiti. Si affatica troppo e si sfianca. Questo stato fisico avrà delle conseguenze psicologiche. Quando è “ fuori fase ”, come dice lui, non ha più naturalmente il coraggio di compiere ciò che deve: si fa trascinare, spingere, senza entusiasmo né energia. All'azione intensa ed esuberante è subentrata la fiacchezza.

Ancora, l'adolescente che ha appena cominciato a prendere coscienza di ciò che è, si trova soltanto agl'inizi del governo di se stesso.

L'età dell'adolescenza è quella in cui si può cominciare a conoscersi ed a guidarsi non soltanto per suggerimenti venuti dall'esterno da parte di esperti educatori, ma anche in seguito alla intelligenza personale dei motivi razionali di questo sforzo. Però la padronanza di se stessi non si può acquistare che a poco a poco. Perché stupirci allora che, mancandogli la possibilità di giudicare del valore esatto delle affermazioni ottimiste e pessimiste pronunciate davanti a lui, dell'esatta portata dei suoi successi scolastici o professionali o dei suoi insuccessi, si lasci andare ad una gioia esuberante o ad uno sconforto eccessivo?

Tutte queste cause unite spiegano facilmente l'alternarsi dell'umore e dell'atteggiamento che si può osservare nell'adolescente. Secondo l'epoca e le circostanze sarà cordiale, gioviale, attivo, ottimista, coraggioso oppure senza vigore, molle, pigro, svogliato, brontolone, pessimista, scoraggiato.

Un intervento delicato e sensibile: facendogli vedere le cause dei suoi stati d'animo successivi, insegnandogli con bontà a giudicare meglio il valore reale dei singoli avvenimenti della vita, potrebbe far molto per rendere più equilibrato l'umore dell'adolescente.




Caterina63
00lunedì 1 luglio 2013 10:46
[SM=g1740758]  L'adolescente pretende la sua indipendenza

L'età della adolescenza è caratteristicamente la età delle indipendenze. Lo sanno bene le mamme che ad ogni momento sono alle prese con richieste di una libertà sempre maggiore, insubordinazioni, proteste, lamenti e ribellioni. Non è raro il caso, che l’adolescente risponda villanamente a delle manifestazioni di autorità che gli sembrano dispotiche.

L'occasione di conflitti è tanto più frequente in quanto mentre l'adolescente tende prematuramente a voler vivere da uomo ed a prendersi la sua libertà, la mamma cerca istintivamente, per amor materno, di mantenerlo bambino quanto più è possibile, vicino a lei. La maternità infatti è una lunga sequenza di distacchi; inizia la serie la nascita: lo svezzamento, i primi passi, la scuola la continua, ed ora l'inizio della personalità, la sua risposta al grande invito della vita sociale. Domani la professione, il matrimonio o il celibato religioso si aggiungeranno per completare la serie di questo lungo distacco che sì chiama maternità. Ma la madre non cede senza lottare: la maggior parte per un po' si rifiuta di ammettere che il loro figlio non è più e non sarà mai più il bambino ingenuo, affettuoso, aperto, spontaneo che ricorreva continuamente a loro ed aveva sempre bisogno di loro.

La tendenza materna innata sarà di prolungare quanto più possibile la durata di tale felice dipendenza del bambino nei suoi confronti.

La tendenza dell'adolescente sarà invece quella di porle fine. Al desiderio materno del “ più tardi possibile ” contraddice il desiderio dell'adolescente di essere trattato da adulto “ il più presto possibile ”.

Questa ricerca di indipendenza che segue il risveglio di una personalità è inevitabile ed universale. Per il fatto stesso della sua crescita l'adolescente sente che diventano maggiori in lui le possibilità fisiche ed intellettuali e gli nasce il gusto della vita sociale.

Ieri il gioco soddisfaceva i suoi desideri; oggi, anche se vi porta ancora un grande interesse, il gioco non può più soddisfarlo completamente: il mondo sociale, della cui esistenza si è appena accorto, lo affascina con il suo ignoto. Partirne alla scoperta gli sembra un'avventura quanto mai attraente.

Mentre acquista la coscienza delle sue possibilità, è normale che l'adolescente sopporti con fatica le costrizioni e la disciplina dell'autorità, cerchi di affermarsi e di liberarsi da una tutela troppo rigida. Il gioco, lo sport saranno per lui il campo di esperimento e di prova delle sue risorse fisiche. Tutti conosciamo l'interesse degli adolescenti per i campionati di calcio, di bicicletta, di tennis o di gare sportive. Le conversazioni degli adolescenti sono piene delle prodezze dei grandi campioni, nazionali ed internazionali, dei racconti dei loro successi personali di cui abitualmente, in confronto alla realtà, forniscono una versione “ riveduta e corretta ”.

Dal punto di vista intellettuale la sua volontà di autonomia sì manifesterà con l'indipendenza dei suoi giudizi. Volentieri, per reazione, nell'ambiente familiare e contro un eventuale autoritarismo paterno prenderà delle posizioni contrarie e lancerà delle frecciate contro quelle degli altri. Mentre il bimbo trovava la salvezza dei suoi intimi conflitti affettivi con un atteggiamento irragionevole, ma felice nei suoi effetti, quello di “ mimetizzarsi ” copiando gli atteggiamenti del suo papà ed imitandone nel gioco la parte e le funzioni, l'adolescente invece cerca di mostrare i suoi diritti, di avere una personalità indipendente mettendosi contro il suo ambiente o almeno difendendovi energicamente le sue idee. A meno che, trovandosi a contatto con una autorità familiare troppo severa, non si rifugi a tavola nel silenzio, serbando per i suoi discorsi con i compagni i suoi propositi, tanto più rivoluzionari quanto più saranno stati soffocati. Prenderà gusto ad andare contro le tradizioni, a dichiararle sorpassate, a sfuggirle. Chiamerà “ assurdi ” molti luoghi comuni e verità generalmente ammesse. Criticherà con foga quelli di “ più di quarant'anni ” e bollerà le loro incapacità, tanto più sinceramente quanto più sarà idealista ed ancora poco consapevole della resistenza della realtà. I suoi giudizi saranno preferibilmente assoluti, senza sfumature, enunciati con un tono perentorio che non ammette replica.

È vero che in altri momenti l'adolescente si troverà molto amareggiato quando i fatti verranno a smentire le sue affermazioni o le sue profezie.

Sarà tanto più colpito dalla piega degli avvenimenti quanto più sinceramente era convinto della perfetta esattezza delle sue vedute. Il senso della sfumatura non è certo una virtù dell'adolescente: le sue si chiamano idealismo, generosità di vedute, intransigenze. È un bene che l'adolescente le possieda, ma per la mamma e per gli educatori non sono rose senza spine!

L'adolescente rivendicherà il diritto di avere dei gusti personali in letteratura, in musica, in politica. Dapprima starà per le idee “ di avanguardia ”. È ansioso di leggere i libri degli autori che gli parlano di quella vita che comincia ad intravedere, ma di cui ha l'impressione che gli nascondano qualcosa, proprio ciò che l'attira per la sua misteriosa grandezza. Sopporta a fatica le restrizioni, le proibizioni, l'indice. Quello che gli avranno proibito di leggere lo leggerà di nascosto.

Mentre l'adulto di quarant'anni ama spesso la calma e la tranquillità, gusta la musica classica e i brani d'opera, apprezza le melodie di una volta, reminiscenze dei begli anni di gioventù, saranno gli adolescenti che, avidi di eccitazioni, si appassioneranno al jazz ed alla sua musica urtante, stridente, che raschia i nervi e li scuote. Soggetto di infinite discussioni in famiglia dove il padre trova esasperanti le dissonanze sfacciate, urlate sul tono più alto dell'altoparlante mentre l'adolescente vi trova tutto il suo gusto.

Ogni controllo, ogni restrizione di libertà dapprima sono male accolte. L'adolescente non può soffrire di essere soffocato dai consigli di prudenza della mamma.

Questa spesso ha la tendenza a “ fare la chioccia ” e per i suoi pulcini prevede mille pericoli, reali o immaginari. “ Prendi la sciarpa, fa freddo ”, “ Metti la maglia di lana, prenderai un raffreddore ”. “ Ti vesti come in estate solo perché c'è un pallido raggio di sole ”. L'adolescente che evidentemente non ha voglia di prendersi un accidente più di quanto non l'abbia sua madre, a queste esortazioni risponde con un'aria seccata, brontolando, o con impertinenze, con un rifiuto e qualche volta con villania. Se ne va sbattendo l'uscio, borbottando “ che è abbastanza grande per sapere quel che deve fare! ”. “ Queste donne, pensa, vorrebbero ancora vestirci di maglia ”. Quante volte le mamme soffocano cosi i loro figli con consigli inopportuni! Esse facilmente sono freddolose perché il loro sangue tende a raffreddarsi con la loro quarantina.

Ma dimenticano che l'adolescente ha un'ottima circolazione del sangue che il freddo riattiva e che a lui sembra piuttosto di aver caldo, invece che di gelare! La stessa indipendenza che pretende nel campo dell'abbigliamento, in generale la pretende in tutti i suoi atteggiamenti. L'adolescente vuol poter disporre a suo piacimento i suoi orari e i suoi divertimenti, frequentare la compagnia che gli piace, andare al cinema se gli salta in mente, leggere i libri che vuole; in breve “ fare i suoi comodi ”. Malgrado il rispetto che molti portano alla religione, alcuni, verso l'ultimo periodo dell'adolescenza, sopportano mal volentieri il carattere autoritario della morale cattolica.

I precetti che vengono loro ricordati, alcuni li ammettono ancora senza discussione, ma molti non sopportano che non se ne dia loro la giustificazione o che non se ne dimostri l'utilità. Gli adolescenti in genere sono meno emancipati dal punto di vista religioso di quanto non lo siano dal punto di vista sociale o familiare, ma soffrono tuttavia, più o meno esplicitamente, di uno stato di cose che vincola il loro giudizio libero. Ben raramente all'inizio della adolescenza scoppia una crisi violenta di fede. Abitualmente non matura che alla fine o durante la giovinezza, ma spesso si è iniziata, in segreto, più o meno acutamente, a questa età.

Di fronte a questa situazione l'atteggiamento dell'educatore è assai delicato. Era molto più facile educare i bimbi: bastava dare un ordine o imporre un modo di agire, qualche volta reagivano non perché volessero discutere la opportunità del comando o della condotta imposta, ma solo perché questo intralciava la loro libertà di gioco e di movimento.

Ma nell'adolescente interviene un elemento supplementare che rende la situazione più delicata: egli ragiona e giudica e il suo giudizio spesso si fonda su dati incompleti, ma della cui incompletezza non si avvede. Questo esige da parte dei genitori una vera modifica nella tattica di educazione: invece di imporre di autorità, come facevano con il bambino e giustamente, bisognerà, secondo i casi, dare le ragioni legittime e discutere amichevolmente. È una cattiva diplomazia il dichiarare “ assurde ” o “ stupide ” le idee espresse dall'adolescente: si provoca la sua testardaggine e lo si lascia più radicato che mai nelle sue convinzioni. Invece bisogna discorrere con lui con bontà: " Credi proprio che quello che affermi sia cosi sicuro? " e, dopo questo preambolo, mettergli innanzi parecchi lati del problema che lui, nella sua limitata esperienza della vita, non aveva saputo scorgere. L'età della adolescenza infatti è l'età della nascita di una personalità che aspira all'indipendenza: non bisogna mai trascurare questo dato per capire come si deve trattare con gli adolescenti.



L'adolescente fa sogni ambiziosi

Sempre in rapporto al fenomeno nuovo della personalità che si va affermando, l'adolescenza è ancora l'età dei sogni ambiziosi. Il bambino fa sogni ingenui. Ne ho conosciuti di quelli che sognavano di diventare bigliettari sui tram per raccogliere molto denaro: un altro aveva l'ambizione di diventare pasticciere, un altro fabbricante di cioccolato. Inutile dire il perché!

Quelli che sognano di diventare aviatori o marinai non fanno alcun conto dei vantaggi finanziari o sociali del mestiere, ma solo del loro gusto di avventure.

Allo stesso modo sono gli alamari di una bella uniforme o l'autorità che conferisce una sciabola vera che fanno di certuni dei futuri generali in erba.

I sogni degli adolescenti diventano più realisti e sono molto più fondati sull'ambizione sociale, sul desiderio di arrivare, di farsi un nome; tutti elementi completamente assenti dalla visuale dell'infanzia. Da questo punto di vista l'adolescenza è una stupenda età; tutte le possibilità sono ancora aperte davanti a lei: è ancora possibile essere tutto e riuscire in tutto. Così, secondo i momenti, l'adolescente con un temperamento prevalentemente simpatico-tonico fantasticherà di diventare un grande generale come Napoleone o Garibaldi, un oratore celebre come Bossuet o Lacordaire, un esploratore ardito come Stanley o Colombo, un industriale potente come Rockefeller o Ford, un politico come Cavour o Mazzini o e più semplicemente un campione di ciclismo come Coppi o Bartali, o un asso dei campionati mondiali o dell'aviazione... Si entusiasma per tutto ciò che può portare ad un risultato brillante e appariscente e questo avviene sia che l'ambizione lo porti, secondo i suoi gusti, verso una attività religiosa, morale, sociale, economica, come verso una attività artistica o sportiva. Ciascuno, secondo le sue inclinazioni, i suoi centri di interesse, sorride al pensiero della sua futura sperata fama.

La delusione che egli proverà nel vedere questa riuscita inaccessibile alle sue possibilità e ai suoi sforzi, intralciati dalle circostanze economiche o sociali del momento, Io scoraggiamento che ne seguirà, manifestandosi, faranno capire quella volontà di potere e di azione che è una delle caratteristiche di molti adolescenti.

Ma il tempo delle possibilità future indefinite passa svelto: ben presto la vita obbliga a scegliere: bisognerà limitare le speranze a delle attuazioni relativamente ristrette: è impossibile essere contemporaneamente un gran soldato, un grande esploratore, un grande industriale, un grande oratore, un grande diplomatico, un grande corridore, un grande pugile e un grande aviatore. È lo splendore e la gioia dell'adolescenza quella di aver aperte davanti a sé tutte le strade: ma un giorno diventa l'amarezza e la tristezza segreta di dover finalmente sceglierne una. Queste infinite possibilità e queste limitazioni inevitabili di cui l'adolescente prenderà coscienza contribuiscono da parte loro a fare di questa età quella dei momenti duri e opprimenti, delle attuazioni sempre severe e ristrette. Non si è accorti generali né uomini di stato a vent'anni!



L'adolescente perde progressivamente il gusto dell'avventura

Dopo esser stato trascinato, nella preadolescenza, dal desiderio delle avventure attraverso mari, deserti, foreste vergini, viaggi aerei, a poco a poco i gusti dell'adolescente di sedici-diciassette anni si portano su un terreno più realistico. Certo nei suoi sogni resta ancora una larga parte di illusione, ma almeno essi si accostano sempre più alle realtà solide e sordide della vita. L'adolescente abbandona poco alla volta i gusti esclusivamente avventurosi della preadolescenza per partecipare a quelli dell'età matura.

Baden-Powell ha capito stupendamente cos'è l'anima di un ragazzo nella preadolescenza: il prodigioso successo dello scoutismo ne è una prova lampante. Almeno un gran numero di educatori imitassero il suo spirito di osservazione, di umiltà e di inventiva!

Di osservazione, per prendere coscienza della realtà com'è in se stessa; di umiltà, per accettarla com'è; di inventiva, per immaginare il modo di dare una risposta adatta alle sue richieste. Il preadolescente non trova più nella famiglia il modo di essere pienamente soddisfatto, particolarmente per i suoi giochi. Ha bisogno di sfogare le forze nuove che sente fremere in sé, ha voglia di esplorare tutto il gran mondo che lo circonda dove pensa ci siano mille scoperte interessanti da fare. Volentieri si innesta in un gruppo già formato. Nuovo contrasto: proprio a lui, che rivendica la sua indipendenza, piace viaggiare in " équipe ", essere guidato e comandato, almeno quando s'accorge che c'è chi partecipa al suo modo di vedere e lo conduce più sicuramente - come pensa - alla scoperta del mondo che lo circonda. Cosi il preadolescente tipo virile, trova fino ai quindici - sedici anni nello scoutismo una risposta magnifica ai suoi gusti ed alle sue esigenze. Ma verso questa età in molti comincia e si accentua una crisi di perdita di affetto e di distacco nei confronti del movimento scout. Tra quelli che vi restano fedeli molti rimangono attaccati perché nei rapporti coi più giovani occupano delle cariche che corrispondono precisamente a quel bisogno di azione realistica, di influenza costruttiva che sono diventati il loro bisogno di adolescenti e di uomini in formazione.

Non è più il gioco e l'avventura che li trattiene nello scoutismo. Alcuni, i più idealisti, vi restano per desiderio di restare fedeli, altri per bisogno della vita all'aria aperta, di evasione da quelle due realtà che sono la ricerca e l'esercizio di un impiego, la preparazione di una posizione futura con gli studi severi e l'incubo degli esami. Sta per suonare l'ora di prendere o di prepararsi alle responsabilità.

È finito il tempo dei sogni, del gioco, delle avventure. Qualcuno conserverà per molti anni, forse per tutta la vita, un'anima adolescente. La maggior parte, non senza scosse e difficoltà, acquisterà a poco a poco la mentalità da adulto.




Caterina63
00lunedì 1 luglio 2013 10:47

L'adolescente sente che la sua sensibilità si intensifica


L'età dell'infanzia era una età di immaginazione. Estremamente ricca verso i quattro, cinque anni, questa facoltà andrà svanendo con gli anni, o almeno prenderà una piega più realistica e più pratica.

Grazie alla sua vita immaginativa e alle infinite possibilità di attuazione che essa presenta, il bambino poteva compensare la sua fragilità estrema nei contrasti della vita reale. Quanto meno si può, tanto più si sogna: il sogno permette di compiere facilmente mille cose meravigliose mentre a quattro, cinque anni ci si sente terribilmente piccoli di fronte alla realtà. Ma bisogna anche dire che quanto più si può, tanto meno si sogna, perché si trovano nella costruzione reale della vita gioie più palpabili e più concrete di quelle del sogno.

In questo senso l'adolescenza non è più l'età della immaginazione. Indubbiamente l'adolescente sognerà ancora. I suoi sogni non saranno più popolati di fate, ma di ragazze, non d'avventure d'indiani e di cacciatori, ma di successi sociali o professionali. All'immaginazione dì fantasie o di sogni succede a poco a poco l'immaginazione di realtà e di creazioni. Evidentemente questa evoluzione non si compie in un giorno: non sopprime ogni sogno od ogni poesia: non comprende la totalità del sesso maschile: alcuni dal temperamento di artisti vedranno anche arricchirsi la loro immaginazione di tutto il loro nuovo bagaglio intellettuale: ma sarà l'evoluzione della maggior parte. Se però m molti quanto più avanza l'adolescenza c'è questa nuova saggezza e relativo imbrigliamento della immaginazione c'è anche, d'altra parte, un risveglio e una emancipazione della sensibilità, e, lo vedremo più avanti, del sentimento amoroso.

Senza dubbio molti bambini hanno dell'amor proprio, sono felici dei complimenti che vengono loro rivolti o addolorati dei rimproveri che ricevono. È chiaro che preferiscono i primi ai secondi. Ma l'impressione che ne risentono è di breve durata. Quando si tratta di un bambino piccolo tutti sappiamo quanto sia facile — stornando la attenzione su un altro oggetto — far seccare le sue lagrime. Certo se la causa di queste lagrime è duratura — la puntura di una spilla, un mal di denti violento, ecc, — esse continueranno o riprenderanno nonostante le suppliche o gli scongiuri. Ma quando manca una simile causa duratura è molto facile far passare il piccolo dalle lagrime al riso ed interessarlo a qualcos'altro. Dopo un istante non si ricorderà più perché piangeva. Questo perché la sua sensibilità è ancora tutta superficiale e le sue emozioni coscienti non giungono in profondità. Questo stato di cose resta fondamentalmente lo stesso durante la seconda e la terza infanzia: però durante questi periodi c'è un lento e progressivo perfezionamento della sensibilità in profondità.

Nella adolescenza, in diretta dipendenza dalla sua evoluzione fisica e dalla presa di coscienza di se stesso che sta acquistando, il ragazzo vede aumentare la sua sensibilità in intensità, in ampiezza e in interiorità.

Mille cose che ieri lo lasciavano indifferente oggi lo fanno reagire affettivamente nei loro confronti. Ne abbiamo già indicate molte: i suoi successi o insuccessi scolastici, i vantaggi o gli svantaggi della sua posizione sociale. Aggiungiamo le simpatie o le antipatie che trova o suscita, la stima o il disprezzo che gli viene manifestato, la sicurezza o la timidezza che prova in pubblico. Soprattutto un elemento servirà a rendere più viva questa sensibilità e cioè una specie di fenomeno di concentrazione o di interiorizzazione dei suoi sentimenti. Il bimbo di pochi anni o il ragazzo di dodici o tredici, manifesta immediatamente all'esterno i sentimenti più o meno superficiali che prova: gioia o tristezza, soddisfazione o collera, ardimento o timidità. Non ha ancora il pudore dei suoi sentimenti o ha soltanto un inizio di pudore. Non gli importa assolutamente niente di quello che si può dire.

L'adolescente invece ha acquistato la nozione precisa dell'ambiente dove cresce: sa i sentimenti che conviene esprimere, anche se non si provano e quelli che bisogna tacere o nascondere, la gelosia, per esempio, se la si prova. Il “ cosa si dirà ” lo costringe a fingere. Non sarà soltanto, come nel bambino, la paura di uno schiaffo che gli farà nascondere ciò che prova, ma un sentimento ben più profondo o ben più tirannico: la paura dell'opinione che si potrà avere di lui e del giudizio sul suo conto. Ma appunto un sentimento che si possa esprimere e al quale venga dato libero corso trova contemporaneamente, dal fatto stesso della sua manifestazione, un alimento al suo prolungamento, ma anche un abbassamento di tensione; una collera espressa in termini violenti e sfociata in una lotta a corpo a corpo trova in questo esercizio una gran distensione; al contrario un sentimento soffocato o domato continua a crescere di tensione, almeno per un certo tempo.

Questi diversi elementi, operando di concerto contribuiscono a dare all'adolescente una sensibilità molto più viva che al bambino. L'adolescenza con la giovinezza è senza dubbio l'età della sensibilità più intensa.

Più tardi la posizione di indipendenza di cui godrà in casa sua e forse nell'esercizio della sua professione, la padronanza di se stesso acquistata con gli anni permetteranno all'adulto di manifestare senza ritegno, o almeno con poco ritegno, i suoi diversi sentimenti.

La condizione di dipendenza dell'adolescente in casa ed a scuola l'obbliga a soffocare le emozioni provate senza conoscere con chiarezza il movente che ve lo costringe, ma per un imperativo piuttosto cieco della coscienza o del suo ambiente. Da ciò deriva il carattere vivace della sua sensibilità: il minimo rimprovero spesso lo vedrà battere i piedi da insubordinato, brontolone, pieno di rispostacce, insolente e volgare o, se la paura lo costringe a tacere, mordere il freno con i nervi tesi, scontento, demoralizzato, attento a prendersi la rivincita. D'altra parte una manifestazione di simpatia od un complimento lo faranno raggiante, entusiasta, esultante, pieno di riconoscenza o di gratitudine, presto attaccato a chi — pensa lui — lo comprende e lo stima.

La mamma avrà dunque tutto l'interesse a tenere conto dell'estrema sensibilità e della suscettibilità dell'adolescente. A quest'età più che in ogni altra bisogna stare in guardia dall'usare quelle ingiurie sferzanti o quei giudizi definitivi ai quali facilmente potrebbero essere portati i genitori dal malcontento od anche dalla esasperazione di fronte alla insubordinazione o ai capricci del carattere del loro adolescente. Quante volte abbiamo dovuto costatare che una parola a sproposito “ tu non sei buono a nulla ”, “ tu sei un idiota ” è stata l'origine in un adolescente di attitudini ostili, di rivolte, di pigrizie, di “ menefreghismo ”, di ripiegamento in se stesso durato per anni.

L'adolescenza facilmente è un'età insopportabile ed è difficile per i genitori agire con pazienza ed abilità con i loro ragazzi in questo periodo della loro vita. Almeno capiscano che questa è un'età di grande sensibilità, di una suscettibilità a fior di pelle, di una notevole impressionabilità, di un orgoglio che presto è ferito e presto si adombra.

Che ne tengano conto nel loro modo di agire, non per rinunciare al loro compito di educatori, ma per adempierlo con maggior abilità.



L'adolescente si apre al sentimento dell'amore

L'età dell'adolescenza è anche l'età della nascita del sentimento d'amore. Questo fenomeno si inizia in conseguenza degli ormoni erotizzanti che la pubertà immette nel sangue ed anche in conseguenza dell'ambiente sociale in genere che agisce nella stessa direzione.

Per la maggior parte degli altri tratti dell'adolescenza abbiamo potuto osservare che già si delineavano, in maniera incipiente, nell'età infantile.

L'inizio dell'amore invece è un sentimento del tutto nuovo. Il bambino aveva dei piccoli amici, dei compagni di scuola o gioco, ma nel complesso era incapace dì una amicizia propriamente detta. Del resto cosa poteva comunicare agli altri sui sentimenti piuttosto superficiali da lui provati, ma non analizzati, in mancanza d'una vita interiore? Sulla emozione che d'altronde gli sarebbe stato molto difficile esprimere in mancanza di un vocabolario sufficiente e adatto?

Che argomenti avrebbe potuto trovare per uno scambio di vedute quando la sua esperienza della vita sociale era ancora agli inizi, mentre era frammentaria la capacità di un ragionamento logico? Anche l'adolescente si troverà parzialmente alle prese con questa difficoltà della insufficienza del vocabolario, benché l'audizione ormai universale della radio e delle canzoni d'amore abbia molto allargato, da questo punto di vista, le sue possibilità di espressioni sentimentali.

I motivi fisiologici e sociali che abbiamo ricordato orientano infallibilmente l'individuo normale verso il risveglio del sentimento amoroso: esso provocherà delle manifestazioni di tipo diverso, ma fondamentalmente identiche.

Nell'adolescente il sorgere del sentimento amoroso avviene in due tappe, che possono, molte volte, essere simultanee od anche scambiarsi, ma che in genere si presentano come segue: evoluzione verso l'amore con una preparazione preliminare delle sue basi fisiche e poi con una aggiunta ulteriore dei suoi elementi sentimentali. Quanto più l'adolescente sarà privo di compagnia femminile tanto maggiore sarà la distinzione nella comparsa delle due fasi. Se invece in seno alla famiglia o nel suo ambiente di società potrà godere della loro compagnia vi sarà una tendenza tanto maggiore alla loro simultaneità. Per maggior chiarezza le studieremo separatamente.


Caterina63
00lunedì 1 luglio 2013 10:48
Risveglio sensuale

La formazione puberale della ragazza, dato il suo tenore, ha in genere la conseguenza di suscitare in lei piuttosto il disgusto che l'attrattiva del mondo sessuale.


È senza entusiasmo che la adolescente prende coscienza di ciò che significa essere donna. Quanto più, con poco accorgimento, sarà stata lasciata all'oscuro di quelle che sono le manifestazioni della sua formazione tanto più avrà dovuto subirne da sola l'emozione delle sorprese, l'incertezza, una certa vergogna e tanto più nel suo subcosciente come nel cosciente avrà la tendenza a registrare una sorda ostilità alla sua condizione di donna. Pertanto sopporta malvolentieri che in forma diretta o indiretta si faccia allusione alle noie fisiche che le sono inerenti. Bisogna nasconderle, fare come se non ci fossero. L'esperienza della pubertà col suo carattere sempre oneroso e noioso, spesso più o meno doloroso avrà come conseguenza naturale il farle venire in uggia non solo la sua condizione sessuale, ma anche indirettamente tutto ciò che riguarda la sensualità.

Certi stimoli dell'istinto, la curiosità intellettuale, l'influenza dell'ambiente, una educazione intelligente potranno controbilanciare parzialmente l'effetto raffreddante delle conclusioni spontanee che la adolescente ricava dalla esperienza della sua femminilità fisica. Ma in complesso è senza un grande interesse che essa la giudica al presente e se la prospetta per l'avvenire. Soltanto l'attrattiva della maternità interviene ad attenuare questa psicologia fondamentale ostile. Molto diversamente si manifestano le conseguenze della evoluzione fisica puberale dell'adolescente: elemento assai importante per saper cogliere bene la psicologia del ragazzo, del giovane e dell'uomo nei confronti della sensualità.

Le sensazioni che l'adolescente prova inevitabilmente e di cui a poco a poco diventa cosciente, anche se il loro verificarsi abituale durante il sonno in principio fa si che gli passino inosservate, sono di natura piacevole. I lievi inconvenienti che ne può subire — il corpo o la biancheria bagnati — sono di poco peso in confronto alle gradevoli sensazioni che ne prova. Queste sono fondamentalmente dello stesso tipo di quelle che l'organismo procura al marito durante le sue relazioni coniugali. Senza dubbio il completamento affettivo manca all'esperienza che l'adolescente fa spontaneamente del piacere sensuale in conseguenza dei soli ritmi fisiologici. Ma si potrà immaginare a poco a poco: ed egli progressivamente si renderà conto sempre meglio della natura e del senso di questo piacere.

In mancanza di una intelligente formazione morale ricevuta dai suoi educatori od anche nonostante questa, l'iniziazione sessuale dei compagni, delle letture, dei fìlms o semplicemente il suo sviluppo intellettuale e sentimentale, lo porteranno ad abbellire il tema puramente fisico delle sue sensazioni spontanee con tutta una atmosfera passionale appropriata. Le sue esperienze sessuali individuali, all'inizio esenti da ogni responsabilità morale in quanto puri fenomeni fisici spontanei, potranno essere progressivamente più consentite e quindi più peccaminose, mentre andranno acquistando un calore di emozione sensibilmente vicino all'intensità dell'emozione dell'organismo, pur senza mai raggiungere la pienezza.

Si capisce facilmente come in questa situazione l'adolescente sia molto portato a desiderare di sentire il più spesso possibile quel piacere intenso che dapprima ha provato solo per caso ed a cercare di procurarselo ancora. In qualche occasione avrà imparato il modo fortuitamente; in altre avrà notato che certe attività sportive, certe immaginazioni vive del corpo femminile gli procurano la soddisfazione. In non pochi casi finalmente dei compagni già al corrente gli avranno con crudezza, in confidenza, insegnato gli atti che procurano il piacere. Quanto meno l'adolescente sarà stato messo in guardia, in maniera precisa, dai suoi educatori contro simili pratiche tanto più subirà l'influenza delle cattive compagnie o delle cattive letture e tanto più sarà portato a fare di quello che era un fatto naturale e occasionale una abitudine provocata e accettata deliberatamente. È così che un gran numero di adolescenti si lascia trascinare a vivere nell'atmosfera sensuale del piacere solitario: purtroppo è questo il risultato pratico cui arriva “ l'adolescente al naturale ” cioè quel ragazzo che o per il silenzio degli educatori poco avveduti o addirittura per la mancanza di una formazione morale è lasciato in balia degli stimoli istintivi.

L'uomo è cosi fatto che è naturalmente portato a fuggire quello che gli è pesante ed a cercare quello che gli fa piacere. Quanto abbiamo detto sulle esperienze sensuali individuali fatte fatalmente dall'adolescente durante la pubertà, come conseguenza della sua formazione fisica, farà capire facilmente alle mamme una delle grandi difficoltà della adolescenza maschile: la tentazione della sensualità.

Questa tentazione poi sarà tanto più viva e frequente quanto meno l'adolescente troverà altrove un campo di evasione a se stesso, un settore di comprensione dove possa trovare la gioia di vivere ed un centro di interesse che lo appassioni. Più troverà difficoltà nello studio e farà una cattiva riuscita, più triste e senza gioia sarà il suo ambiente di famiglia o di lavoro, più subirà scosse e delusioni nella vita, e più avrà la tendenza a cercare un compenso dei suoi dispiaceri in un godimento vivo ed a portata di mano. Per un adolescente il fatto di essere costretto a degli studi superiori alle sue forze o che non gli piacciono, di dover esercitare un mestiere antipatico, di esser privo di amici coi quali sfogarsi o divertirsi o di non avere occupazioni o distrazioni che l'interessano renderà più acuta l'intensità delle tentazioni e la frequenza delle sue cadute.

Da questo punto di vista bisogna riconoscere che l'organizzazione degli studi nei paesi latini è deplorevole per l'equilibrio nervoso e morale dell'adolescente. Il ragazzo di quindici, sedici anni viene chiuso in scuole che gli prendono — salvo pochi momenti di ricreazione — la mattinata e quasi tutti i pomeriggi. Poi è costretto ad un lavoro intellettuale per le lezioni ed i compiti che gli assorbono tutta la sera. Di distensione fisica poco o niente: uno o due pomeriggi la settimana, più la domenica.

La condizione del lavoratore manuale da questo punto di vista è migliore: il suo lavoro gli permette una certa distensione fisica: ma c'è il pericolo che ecceda o che gli sembri senza attrattiva: nel quale caso il beneficio della distensione fisica viene annullato da un eccesso di fatica o dal disagio affettivo. Appena i discorsi dell'ambiente di lavoro — come avviene nella maggior parte dei casi — sono a sfondo erotico, il vantaggio di una sana attività fisica è completamente perduto.

Per gli studenti delle scuole professionali dove lavoro e studio si alternano con più equilibrio, la situazione è migliore: ma anche per loro la parte dello sport è troppo poca nell'orario scolastico.

Negli Stati Uniti il genere di vita dell'adolescente è concepito più intelligentemente. Non a vantaggio dei suoi studi, ma a vantaggio del suo equilibrio nervoso e morale. Le sere dello studente sono sempre libere da ogni corso o studio scolastico: la pratica degli sports è generale e quotidiana. Questa è una delle ragioni per cui tra gli adolescenti cattolici nell'America del Nord la percentuale delle cadute sessuali individuali è sensibilmente inferiore a quella delle nostre regioni.

Qui parliamo di benefici della pratica di qualche sport o di qualche gioco, non delle gare sportive o dei campionati propriamente detti. Infatti l'esperienza prova che quando l'esercizio è troppo violento o supera il limite di resistenza fisica dell'adolescente anche la capacità di dominio di se stesso diminuisce. Bisogna trovare il giusto mezzo. La mancanza di una sana educazione sessuale verrà ad aumentare le difficoltà morali dell'adolescenza.

Certo neppure una sana educazione le sopprimerà radicalmente, ma le semplificherà e faciliterà la vittoria. Spesso degli adolescenti hanno contratto, senza esattamente rendersi conto della loro natura né della loro portata morale, delle abitudini sessuali solitarie; le hanno iniziate con una semi-incoscienza del loro carattere riprovevole e poi se ne sono fatti una abitudine più o meno radicata. Quando si rendono conto della vera portata delle cose e capiscono il carattere di peccato che le riveste” per loro è divenuto molto meno facile sbarazzarsi delle abitudini prese di quanto lo sarebbe stato il non contrarie all'inizio.

L'assenza di una sana educazione produce anche una esasperazione dell'immaginazione: il mistero disturba l'animo umano che vuoi penetrarlo. È una caratteristica che si verifica in ogni campo: lo prova la moda dei libri gialli. Con frequenza vedremo che l'adolescente, verso i quindici, sedici anni, per il solo fatto del suo sviluppo intellettuale e della osservazione del mondo che lo circonda, — manifesti visti, discorsi uditi — per influenza di letture o di colloqui tra compagni, vorrà indagare sul mistero del mondo sessuale di cui comincia ad intravedere l'esistenza e al quale porta spontaneamente interesse in conseguenza della sua formazione fisica. Gli si affacciano dei problemi che vorrebbe risolvere, ma di cui non osa parlare con alcuno, soprattutto con un adulto; è difficile che accetti di farne cenno anche ad un coetaneo o con un compagno un po' maggiore. Se resta da solo a cercare luce allora ecco le ricerche nei romanzi, nei libri di medicina, nelle riviste: sono ipotesi, immaginazioni con le quali cerca di scoprite la verità e che lo mantengono in una atmosfera di sensualità aperta o larvata. Questi sogni si portano più o meno su quei punti in cui si trova per lui il nodo del problema: il corpo della donna, l'unione dei sessi. Una sana educazione non metterebbe un termine definitivo alle sue ricerche: sapere non è ancora vedere, toccare, provare, ma almeno attenuerebbe l'ansia e la insistenza: scoprirebbe una parte notevole dell'attrattiva.

Resta sempre però il fatto che anche una spiegazione intelligente ed esauriente non sopprime totalmente ogni mistero e quindi ogni curiosità: l'adolescente conosce per esperienza personale il modo di comportarsi fisiologico del corpo maschile; ma non conosce ancora come si comporta il corpo femminile. Soltanto il matrimonio risolverà un giorno il problema.

Che il mistero del corpo contemporaneamente a quello di un'anima stia alla base del sentimento amoroso è una cosa innegabile per uno psicologo. Sopprimere ogni mistero vuoi dire sopprimere ogni ricerca ed ogni interesse.

Una cosa nota non ha attrattive, una cosa da scoprire ne è piena. In una sana pedagogia della educazione affettiva ed amorosa dell'adolescente c'è modo di dare abbastanza luce per non lasciare l'istinto sovraeccitato ed esasperato e di mantenere abbastanza il mistero per salvaguardare un'attrattiva reciproca sufficiente a conservare il desiderio del matrimonio.

Se poi l'adolescente non è rimasto solo a risolvere il mistero del sesso, ma ha ricevuto la collaborazione compiacente dei compagni più informati, la soluzione è ugualmente infelice. Una simile iniziazione infatti non ha potuto portare l'attenzione che sugli elementi fisici del matrimonio.

A quindici o sedici anni ed anche diciotto com'è possibile supporre non solo le ricchezze sentimentali, ma i valori meravigliosi del dono di sé, del parziale disinteresse, della consacrazione ad altri che sono sempre presenti in ogni autentico amore umano? Del resto le informazioni sgorgate da una sorgente cosi male informata non potranno che accentuare, anziché mitigare, lo squilibrio sessuale dell'adolescenza. Insistendo solo sull'aspetto fisico delle cose, quello che l'adolescente “ allo stato di natura ” vede già fin troppo esclusivamente, questo apporto esterno, anche se fornisce dati anatomici esatti — e non sempre è così — non farà altro che esasperare la passione sensuale.

Queste riflessioni elementari mostrano l'estrema importanza di una educazione completa non solamente sessuale, ma affettiva, dell'adolescente all'amore. La sua mancanza, oggi pressoché ancora universale, spiega l'estrema frequenza delle crisi di sensualità negli adolescenti.

Se egli non è aiutato dai suoi educatori naturali e provvidenziali si può dire che praticamente è fatale che l'adolescente conosca delle gravi difficoltà per la purezza e cadute frequenti.

Una intelligente educazione all'amore avrebbe potuto invece — anziché fargli attribuire alla sensualità un posto di primo piano e quasi esclusivo nell'amore — aiutarlo a collocare questo elemento nella sua vera posizione ed a cominciare a scoprire che l'amore autentico ha proporzioni ben diverse da quelle fisiche, e cioè quelle del cuore. Il danno umano e cristiano della mancanza di educazione amorosa dell'adolescente consiste essenzialmente nel far si che egli coltivi il suo egoismo. La gioia sessuale è fatta per un atto di amore reciproco. Qui è invece provata, vissuta e coltivata come un godimento individuale. In luogo di un amore aperto agli altri è un amore chiuso su se stessi. Dopo questo bel risultato gli educatori possono rallegrarsi del loro silenzio.



Risveglio sentimentale

Salvo i casi di anormalità e quelli in cui l'adolescente'' ricorre da forsennato alle pratiche sessuali, arrestando cosi per un tempo più o meno lungo ogni superamento sentimentale, un altro risveglio si opera nella sua anima: quello del sentimento amoroso.


L'adolescente sente nascere in lui delle forze affettive: comincia ad amare altri esseri. Se nel cerchio delle sue amicizie ha delle giovinette della sua età questa affettività si porterà verso di loro. Altre volte si dirigerà verso un compagno e ne nascerà una calda amicizia. Questo sarà il caso più frequente quando l'ambiente di famiglia, per principio o per un seguito di circostanze, sarà chiuso ad ogni personaggio femminile: famiglie in cui ci sono solo maschi, adolescenti fanatici dello scoutismo che fanno parte di un gruppo delle cui attività sono appassionati.

Certe amicizie fra ragazzi tuttavia non sono che il surrogato di un altro affetto che le circostanze impediscono di veder nascere. Così per esempio nei collegi dove l'adolescente non ha la possibilità di incontrare ragazze, le sue possibilità di amore si porteranno facilmente verso un ragazzo minore di lui di due o tre anni, dalle forme gracili, dall'aspetto delicato, dal carattere dolce e conciliante, verso il quale nutre una viva amicizia.

Si tratti di amicizie sincere tra ragazzi o di amicizie come surrogato, entrambe di fatto assumono gli atteggiamenti comuni ad ogni amore: ci si apparta in due, ci si confida dei segreti, ci si vede spesso, ci si lascia con dispiacere, ci si fa dei piaceri reciproci, ci si spalleggia nei giochi o nelle organizzazioni per raggiungere delle cariche, si studia insieme, ci si accompagna instancabilmente dalla casa dell'uno a quella dell'altro, si fanno passeggiate insieme, ci si prestano libri, si condividono gli stessi entusiasmi e le stesse ammirazioni. Può capitare che queste amicizie — più facilmente nel caso delle amicizie surrogato che delle altre — prendano forme sensuali e che tra i due amici sopravvengano turpi intimità. Non meno spesso capita che essi si aiutino vicendevolmente a comportarsi bene, che si comunichino la passione per un ideale e che nel perseguirlo in due si sentano veramente raddoppiare le forze.

Tale amicizia profonda era sconosciuta all'età infantile. È una caratteristica dell'adolescenza ed una delle manifestazioni più evidenti di questo risveglio alla sentimentalità di cui parlavamo. Essa nasce da uno stimolo ardente come la linfa nella natura in una bella primavera: ne ha tutto l'ardore e la forza di germinazione. Come essa produrrà i fiori freschi e delicati di un primo amore.

Se l'adolescente ha l'occasione e la facilità di incontrare delle adolescenti, la sua evoluzione affettiva acquisterà facilmente maggior sensibilità dalle attrattive dei rapporti con le ragazze. Dapprima spesso si inizierà con una certa timidità nel frequentarle, con della goffaggine nel modo di comportarsi, con un certo imbarazzo nei modi: istintivamente egli si rende conto di avere a che fare con un mondo parzialmente o totalmente sconosciuto di cui non sa cogliere il clima. Si può avanzare solo con prudenza, nell'oscurità, per un sentiero ignoto: all'inizio il ragazzo non sa come comportarsi con le ragazze. Questo atteggiamento di timidità lo si troverà tanto più in quelli che non hanno sorelle e che precedentemente non hanno mai avuto l'occasione di accostare il mondo femminile. Nell’ipotesi contraria potrà anche non esistere. Esista o no questa timidità in certi momenti si alternerà con un atteggiamento di spavalderia.

Istintivamente l'adolescente “ farà la ruota ” per cercare di rendersi interessante. Se è solo e non c'è alcuno che possa controbattere le sue affermazioni, facilmente si vanterà delle sue avventure più o meno reali in cui fa una bella parte: successi sportivi, scolastici, elenco di conoscenze, dimostrazioni della forza dei suoi muscoli... La presenza di una ragazza lo stimolerà: proprio lui, che un'ora fa era privo di ogni entusiasmo, ecco che adesso, come avesse ricevuto una frustata, ritrova l'eloquenza e l'energia.

Gli può anche capitare di trovare carina qualche ragazza e di attaccarsi a lei, di solito superficialmente. La troverà amabile, bella, graziosa, delicata e la vedrà ingenuamente piena di ammirazione per lui.

Il vedersi cosi apprezzato susciterà in lui della simpatia per lei, dell'affezione, il desiderio di proteggerla. Si lascerà andare alla dolcezza dell'amare e dell'essere amato. Tutte cose che esteriormente possono rimanere molto platoniche e non manifestarsi che con la ricerca di un incontro — salvo poi a dirsi ben poco — o con l'incrociare degli sguardi, dei sorrisi, delle strette di mano. Questa evoluzione è la più frequente negli adolescenti bene educati e riservati.

Ma se il tono generale lo consente potrà presentarsi diversamente all'esterno e dar luogo a testimonianze autentiche di tenerezza: agli appuntamenti dove scambievolmente ci si apre l'animo, ci si rivela l'affetto, ci si stringe l'uno all'altro, ci si abbraccia, si promette di fidanzarsi e ci si giura eterno amore. Non sempre le cose arrivano fino a questo punto. Spesso la parte maschile è meno conquistata fino in fondo: sente dell'attrattiva, la gioia di rivedersi, di parlare, di provare un sentimento nuovo, ma non pensa ad un impegno totale, non fa progetti per l'avvenire: le basta solo essere l'uno per l'altra. Da parte del ragazzo questo attaccamento spesso non durerà molto: talvolta pochi giorni, tutt'al più qualche settimana, qualche mese nella migliore delle ipotesi. Sono rari i casi di fedeltà durati più a lungo: l'adolescente ha trovato un altro volto simpatico o è stato preso da un'attività intensa — campionati sportivi, campo scout, esami — che ha dato una nuova direzione ai suoi pensieri.

La adolescente in genere si sarà attaccata più profondamente. Spesso egli passerà ad altri interessi o ad altri amori, altrettanto fragili, senza malizia: ma è raro che ella si veda trascurata ed abbandonata senza delusioni e senza lagrime segrete. I sentimenti che abbiamo analizzato non si devono considerare come flirt, ma come amori sinceri e superficiali: delle passioncelle. Il flirt non è amore degli altri, è amore di sé; queste piccole passioni giovanili ed ingenue sono vero amore, ma superficiale, come può essere fatalmente in un ragazzo di quindici, sedici anni. Cominciano senza un deliberato proposito, per un abbandono spontaneo all'attrattiva indiscutibile di un comune rapporto: vengono continuate senza riflessione sull'avvenire seguendo docilmente solo il gusto del piacere di stare insieme, la inclinazione reciproca: terminano senza rimorsi maschili perché il nuovo continente è stato esplorato e per il momento non si vede altro che si possa scoprire o sentire di nuovo.

È raro che negli adolescenti buoni, allevati in un ambiente morale e sano, i primi amori siano dei flirt decisivi, consentiti e praticati come tali. Abitualmente sono attaccamenti sinceri, accettati e vissuti ingenuamente, ma che non possono portare frutti duraturi “ perché la terra manca ancora di humus ”. È vero che alcuni di questi amori di adolescenti furono definitivi: ma la specie pur esistendo è rara.

Di tutti questi sentimenti — amicizie sincere tra ragazzi della stessa età, amicizie meno buone di un ragazzo per uno più giovane, amori ingenui di un adolescente per una ragazza — l'effetto psicologico sulla evoluzione affettiva è grande, benefico da una parte, ma non senza pericolo dall'altra. All'adolescente, la cui concezione dell'amore aveva la tendenza a concentrarsi esageratamente sugli elementi sessuali, l'esperienza vissuta fa scoprire una parte nuova dell'amore, quella del sentimento e del cuore. Particolarmente le confidenze ricevute dalla adolescente, il suo modo di comportarsi in genere, i suoi discorsi gli fanno, secondo i casi, soltanto intravedere o registrare (anche se molto superficialmente ancora, ma già più profondamente) la concezione dell'amore del mondo femminile onesto che è soprattutto od anche esclusivamente sentimentale. Se a sua volta egli non è già tutto preso dalla materia e, per così dire, brutalizzato dalla sensualità fa in sé l'esperienza vissuta di elementi nuovi che intervengono nel suo modo di guardare la donna: ieri solo un interesse di desiderio, una attenzione solo al corpo femminile: oggi attaccamento affettivo, interesse per il cuore e l'anima della donna.

Queste scoperte non si fanno in un giorno ne mettono fine di punto in bianco alle lotte della sensualità: ma sono l'alba di una evasione e di un superamento del proprio egoismo fisico, l'accostamento ad un mondo più elevato e più ricco di affettività, i primi passi su una strada che va in alto, verso una redenzione. Queste piccole passioni, anche se restano puramente platoniche, gli fanno vivere una forma di attaccamento ad altri, una vera tenerezza per qualcun altro, l'inizio di un senso di protezione, il desiderio di una devozione verso altri il cui centro di gravità è ben più umano ed affettivo. Per ottenere questo risultato non è necessario di solito che ci sia una vera affezione del cuore.

Per molti ragazzi il fatto solo di aver incontrato l'ambiente femminile, di avervi chiacchierato, intravisto la sua concezione affettiva dell'amore, capito che la parte fisica maschile non presentava alcun interesse ai suoi occhi, ha costituito la scossa emotiva che ha profondamente cambiato la loro concezione sensualistica dell'amore. Ha procurato loro i benefici dell'amore senza far loro correrne i pericoli ne causarne i danni. Non è stato sufficiente a strapparli dalle cattive abitudini contratte precedentemente, ma è stato sufficiente per scuoterne l'assoluto dispotismo: e la visuale dell'adolescente si è allargata: siamo nella possibilità di salvarlo dalla sensualità.

Per poco che un educatore intelligente sappia aiutarlo in questo momento con discrezione, senza forzare la sua vita inferiore, ma con opportune riflessioni, il nostro paralitico morale riprenderà a camminare nella via della sua liberazione sensuale. Ha capito di dover rendere più umano, più ricco e più nobile il suo concetto dell'amore. Da quanti adolescenti, in questi momenti importanti, abbiamo personalmente ricevuto questa confidenza: “ Le ragazze hanno un concetto dell'amore molto più bello di noi! ”. L'aver capito questo è sempre un progresso, anche se non si può ancora parlare di guarigione definitiva.

Questi sono casi fortunati, ancora abbastanza frequenti. Ma è assolutamente importante il far notare che presuppongono un adolescente che viva in un ambiente abbastanza onesto e che non sia già totalmente vittima della sensualità. Presuppongono pure l'incontro con fanciulle che a loro volta siano rimaste pure e non siano state rovinate dal loro ambiente. In tal caso — ma soltanto in tal caso — la donna avrà adempiuto nei confronti dell'uomo la sua funzione di redentrice: avrà cioè adempiuto in parte quel compito di aiuto reciproco che, secondo i piani della Provvidenza, il mondo maschile e quello femminile devono prestarsi vicendevolmente.

A questo punto non si può fare a meno di citare le pagine di Guy De Larigaudie sulle “ fanciulle ”, là dove riporta le sue esperienze personali. Esse illustrano in modo decisivo la verità delle nostre affermazioni.

“ Piccole o grandi, bionde o brune le ragazze sono limpide, schiette e sane e Dio stesso deve sorridere quando le vede passare.

Una falsa educazione troppo spesso ci ha insegnato a vedere nella donna solo una occasione di peccato, invece di scorgervi una fonte di ricchezza. Ma sorelle, cugine, amiche o guide, le giovani sono le compagne della nostra vita dal momento che nel nostro mondo cristiano viviamo l'uno a fianco dell'altro, sullo stesso piano. Indubbiamente il cameratismo tra ragazzi e ragazze è una cosa infinitamente delicata che bisogna guidare con prudenza e regolare ciascuno per se stesso secondo le proprie misure. Ma è la perdita di un guadagno sicuro il trascurare quel dono di Dio che sono le vere ragazze.

Esse hanno una purezza il cui raggio è salutare per noi che dobbiamo lottare senza tregua per mantenerci in questa purezza. Se sanno stare al loro posto — e il comportamento dei ragazzi in loro presenza dipende unicamente da loro — la loro influenza può essere profonda. Basta osservare su una spiaggia, in una piscina i giovani che cercano di far colpo sulle ragazze. Uno sguardo di ammirazione, un sorriso, sono sufficienti per dare al ragazzo quella frustata al suo amor proprio che lo farà saltare nonostante la paura, dall'alto del trampolino.

Perché, su un piano diverso, quello stesso sguardo e quello stesso sorriso non potrebbero dare a quel ragazzo più luce e più sicurezza nella vita?

Il canto dell'acqua zampillante trascina lontano dalla palude. La presenza di ragazze allontana volgarità e rozzezze. Qualcuno di loro, incontrata nelle ore buie, ha letteralmente illuminato l'anima. Noi siamo ragazzacci goffi e sgraziati; le ragazze ci costringono ad essere educati e cortesi. La loro grazia ci rende più fini e ristabilisce l'equilibrio. Noi siamo troppo cerebrali; le ragazze con il loro cuore capiscono in un istante ciò che noi sezioniamo a fatica con la ragione. La loro presenza porta la calma; esse sono un sorriso od una dolcezza nell'ambito della nostra lotta.

O Dio, fate che le nostre sorelle, le ragazze, siano armoniose nel corpo, serene e vestite con gusto. Fate che siano sane e con l'anima limpida. Che siano la purezza e la grazia delle nostre vite future. Che siano con noi semplici e materne, senza infingimenti o civetterie. Fate che niente di male s'infiltri tra noi. E che, ragazzi e ragazze, siano gli uni per le altre non una sorgente di errori, ma di ricchezze ”.

Questo arricchimento reciproco qui così bene disegnato non è sempre, purtroppo, la storia delle anime. L'adolescente può, o per la sua debolezza personale o per l'influenza deleteria dei discorsi e degli esempi del suo ambiente, essere già sprofondato nella sensualità. Può avere incontrato una ragazza facile, a sua volta iniziata prematuramente alla sensualità o portata segretamente verso di essa, più spesso ancora una ragazza che cerca avidamente, senza arrivare agli estremi, di soddisfare la sua sete di tenerezza e di affezione, ma pronta per questo, sia pure contro voglia, a molte concessioni. La passioncella sentimentale allora degenera in una passione sensuale. L'adolescente dopo un primo periodo di riserbo cede ai suoi istinti carnali, cerca di soddisfare la sua curiosità e di portare a termine le sue esperienze. Dai baci sfiorati ai baci passionali, dalle strette di mano all'abbraccio sensuale, dalla carezza leggera ai toccamenti del corpo c'è una distanza che non può essere percorsa in un giorno. La ragazza d'altra parte non lo permetterebbe. Ma di concessione in concessione in lei, di audacia in audacia in lui, la strada finisce per condurre alla fine o vicino alla fine. Alcuni e, più spesso, alcune si asterranno dall'unione sessuale integrale — e neppure sempre, come lo provano certi fatti — ma si permetteranno tutto ciò che la precede. Molte volte, all'inizio non sarà senza lotte né rimorsi che avranno sceso lentamente e progressivamente la china, ma l'esca è così seducente per il ragazzo, il desiderio di tenerezza e la paura di essere abbandonata così forte nella ragazza che con un cammino più o meno veloce, alternato ogni tanto da qualche fermata o ritorno, arriveranno ugualmente alla fine.

Non parliamo ora della ragazza, ma certo questo svolgimento dei fatti non si verifica senza danno anche per l'avvenire del giovane. Fa cedere la coscienza alla passione. Fa prevalere e dominare gli elementi fisici dell'amore sugli altri.

Senza dubbio cammin facendo la concezione dell'amore potrà arricchirsi di qualcuna di quelle note di tenerezza descritte sopra. Ma quando sarà richiesto imperiosamente, perché un uomo possa vivere un bell'amore umano, ch'egli sappia moderare la vivacità del suo desiderio fisico ed intensificare gli elementi affettivi dell'amore, la sua condotta l'avrà ormai portato non solo in teoria, ma con una esperienza intensamente vissuta, a mettere in primo piano il predominio fisico nel suo comportamento amoroso.

Per il bene stesso del ragazzo bisogna togliergli, nel quadro generale della disciplina impostagli, la possibilità di fare questo genere di esperienze, disastrose per il suo avvenire. Non bisogna trascurare di mettere in guardia le adolescenti più di quanto lo si fa abitualmente, del pericolo che esse corrono e dei danni che provocano imprudentemente cedendo alla loro sete di tenerezza. Sì farà così capire loro quale parte meravigliosa possono sostenere restando giovani avvedute ed oneste insieme, nell'aiutare l'adolescente a vivere nella purezza e ad acquistare un concetto più nobile dell'amore.





Caterina63
00lunedì 1 luglio 2013 10:49

Relazioni

Ma, diranno le mamme, se questi amoretti di adolescenti hanno su di loro il benefico influsso di attutire le tentazioni, di elevare la loro concezione dell'amore, come fu detto, non è nostro dovere il favorirli? Invece ci hanno sempre consigliato il contrario.

Che dobbiamo pensare?


Che in ogni campo bisogna fare un bilancio completo. Il mondo è tale che non c'è niente di così buono che non presenti degli inconvenienti, né di cosi cattivo che non se ne possa sperare qualche bene. Se l'adolescente infatti ricava qualche beneficio da un amore innocente ed ingenuo, questo presenta nondimeno dei gravi svantaggi: per la compagna, dato il suo temperamento più affettuoso, il pericolo delle disillusioni crudeli e dolorose; per lui stesso la tentazione di abbandonarsi senza alcuna disciplina di cuore a tutti gli stimoli e di ricorrere al flirt per provocare di nuovo, quando ne abbia voglia, la sensazione e i sentimenti del suo primo amore.

Non è questo il luogo dove sviluppare completamente l'argomento della crudeltà e della frequenza delle delusioni che una adolescente prova nel vedere la rottura di un amore giovanile sincero, decisa un bel giorno dal suo amico nel quale la fiamma si è spenta mentre in lei è ancora tutta ardente. L'esperienza prova che questa è la conclusione abituale degli amori, anche sinceri, dei giovani. Molte mamme potranno richiamare le loro esperienze personali a questo proposito.

Qui non possiamo neppure entrare in particolari nel fare il processo al “ flirt ” e nel ricordarne i danni.

Anti-scuola dell'amore è una lenta coltura dell'egoismo poiché essenzialmente non è amore per gli altri, ma amore di sé, impiego della persona altrui, per il proprio vantaggio e la propria soddisfazione personale.

Questa è la sua grande tara, come pure quella di essere creatore di sofferenza. Poiché il “ flirt ” non è sempre opera di due e se lo è, raramente la percentuale è uguale, poiché la ragazza abitualmente non gioca al cento per cento, e segue invece spesso, un po' ingenuamente, intenzioni più serie, speranze di matrimonio fin dentro ad un “ flirt ” vero o falso che sia.

Che questo poi in moltissimi casi subisca una evoluzione sensuale costituisce un suo ulteriore grave pericolo. Ma se la mamma, facendolo ragionare, sconsiglia l'adolescente dal lasciarsi prendere da un “ flirt ” o dal lasciarsi andare ad un amore precoce, può tuttavia procurargli, per una via migliore, tutti i vantaggi di una maggiore apertura della sua affettività e del suo concetto dell'amore: facendogli confidenze più ampie di quanto non fa dì solito sull'animo femminile, sul modo di considerare il matrimonio, permettendo ed anche favorendo in casa incontri, discussioni amichevoli ed un sano cameratismo con delle ragazze coetanee al suo figliuolo. Se inoltre gli insegna a tenere a freno i suoi sentimenti, se gli spiega chiaramente, con bontà e semplicità, la ragione dei suoi consigli, avrà evitato ai suoi figli i pericoli di amori anche sinceri e ne avrà procurato loro i benefici in misura più che sufficiente.

Che se poi malgrado tutto — perché non sempre si può comandare ai sentimenti e si può essere stati colti di sorpresa — il cuore dell'adolescente si riempie di un amore febbrile, la mamma, sempre rispettando questo sentimento, cercherà di ottenere dal figliolo che non faccia alcuna dichiarazione alla ragazza amata e non le manifesti in alcun modo il suo affetto. Sarebbe il provocare in lei un turbamento profondo, delizioso allo inizio, ma ahimè! spesso, alla fine, destinato all'amarezza!



CAPITOLO III

DUE TIPI DI GIOVANI


I tratti diversi del carattere dipinti fin qui nelle loro linee essenziali si trovano in grado diverso nella maggior parte degli adolescenti. Bisogna tuttavia notare bene alcune differenze notevoli che possono sussistere tra i ragazzi in conseguenza delle influenze, impossibili a cogliersi nei particolari, della loro base fisiologica, del loro ambiente, della loro affettività personale. Potremmo facilmente classificare il mondo maschile in due categorie: quella dei virili e quella dei sentimentali. I virili sono i ragazzi nei quali si verifica maggiormente il disegno che abbiamo fatto dell'adolescenza.

Amano soprattutto l'azione, sono pieni di vita nel gioco e capaci di cavarsela alla svelta nelle birichinate: hanno i piedi molto sulla terra e in genere non si impicciano troppo con considerazioni sentimentali.

Molto positivi sanno il valore del denaro e faranno volentieri del commercio; si dedicano con slancio agli sports; fanno tutto con passione, almeno quello che è gioco o attività scelta liberamente: è più raro che mettano lo stesso ardore nello studio: sanno star bene al mondo, piace loro ridere e scherzare, sono amici dei comodi: sfuggono lo sforzo; non quello che è conquista: scoperte e record, ma quello del servizio umile e senza guadagno.

Perciò in casa sono poco servizievoli e trovano naturale il lasciare i pesi alle loro mamme e sorelle. Sono portati all'azione: la loro vita interiore è ridotta, sono più sensuali che sentimentali, cercano il loro piacere, e gustano le ghiottonerie e i dolci, più tardi le sigarette e i liquori.

Ricchi di vitalità durano fatica a dominare le loro tentazioni: le loro lotte, ammesso che lottino, sono segnate da più di una caduta. Non si può dire che siano molto comprensivi degli altri: non sono cattivi, ma urtano inconsapevolmente: senza saperlo arrecano pena. Del resto avranno i loro momenti di generosità: potrà capitare che, commossi, diano di colpo tutto il contenuto del loro borsellino: sogneranno di darsi al problema sociale: penseranno di diventare missionari. Non hanno una pietà religiosa veramente sentita; in essi tutto è visione intellettuale e convinzione della volontà, risultato dell'influenza dell'ambiente in cui furono educati: non sono mistici, tranne che in brevi momenti.

È tra questi che viene reclutata la maggior parte degli scout. Più tardi diventeranno ingegneri, ufficiali, commercianti, uomini d'affari. Potranno essere buoni mariti, onesti, lavoratori, retti. Raramente saranno mariti teneri: non è tra loro che si dovranno cercare i poeti e gli artisti. Questo tipo di temperamento che è il più frequente tra i giovani richiede una educazione che li ingentilisca, porti loro un po' di sentimento, li renda più civili senza togliere la virilità. Bisogna cercare di dare quello che manca loro, non di togliere ciò che hanno.

Tutt'altro è il mondo dei sentimentali. Certo anche tra loro si troveranno, benché sotto un'altra forma, i tratti principali del carattere che abbiamo descritto nelle pagine precedenti. Ma, ciononostante, il loro stato d'animo sarà diverso. Saranno molto più sognatori che attivi. Li si vedrà spesso ripiegati su se stessi e meditabondi. Facilmente timidi, esiteranno davanti all'azione; si lasciano trascinare dagli altri più che non si diano spontaneamente. Hanno una sensibilità assai viva; risentono molto e presto dei colpi della vita e sopportano gli insuccessi con fatica. Le loro gioie, più rare, sono anche più entusiaste, più graduate e più vibranti: sono per natura più pessimisti che ottimisti.

Essendo molto più sensibili del tipo virile si renderanno conto molto meglio delle complessità della vita e della sua fondamentale fragilità. Si scoraggeranno facilmente pensando all'avvenire perché ne suppongono e ne individuano le difficoltà. Piuttosto artisti gusteranno profondamente la letteratura, la poesia, la musica, la pittura. Sono interessati più al mondo del bello che al mondo dell'utile.

Piace loro abbandonarsi alle loro impressioni, si compiaceranno anche, eterni romantici, delle loro sofferenze. Facilmente delicati, intuiranno senza fatica la reazione altrui, sentiranno se il loro gesto piace od urta. Sensuali anch'essi lo saranno alla loro maniera, con più mollezza ed unendo di più il cuore ai sensi, l'emozione alla sensazione. Spesso mancano di energia: le decisioni energiche costano loro fatica e ci mettono molto tempo a prenderle. La loro religione è nello stesso tempo più metafisica e più sensibile. Sentendo di più la fragilità delle cose, capiscono anche meglio la dipendenza essenziale dell'uomo da Dio e il problema dell'al-di-là. Sono più emotivi e quindi la loro pietà sarà più ricca di sentimento. L'avvenire fa loro paura: si sentono poco agguerriti per affrontare ed entrare nella giungla degli affari. Trovano più soddisfazione a gustare, a sentire, a godere. Non fanno dello scoutismo: se hanno fatto parte di un clan lo hanno presto lasciato. È in questo gruppo che si troveranno gli artisti, i musicisti, i poeti, i letterati.

In generale saranno mariti teneri ed affezionati, ma la moglie non troverà in loro un grande appoggio. Anzi, saranno loro invece che cercheranno di appoggiarsi a lei. Il loro stato d'animo esigerebbe che l'educazione formasse in loro la volontà. Ogni tipo di carattere ha le sue risorse e le sue mancanze: del resto si contano raramente allo stato puro.

Il virile può avere momenti di sentimento, soprattutto nella adolescenza, ma non durano: il sentimentale può avere le sue ore di energia ed ottimismo, ma passano presto. Tocca all'educatore abile il temperare un po' le virtù, il colmare, sempre imperfettamente, le lacune.

Fisicamente il virile di solito sarà un ragazzo dal viso pieno, con gli occhi facilmente luminosi e ridenti, con le labbra spesse, le mani larghe e grandi: il torace ampio, le gambe solide e ben piantate. Il sentimentale sarà più spesso longilineo, di statura media, con il viso lungo e scarno, gli occhi affondati nell'orbita, lo sguardo triste e profondo, il naso affilato, le labbra sottili, il torace stretto, con un aspetto generale più fragile, più magro. A vent'anni compariranno le prime rughe: le vene si mostreranno sulle tempio, le mascelle saranno ben delineate sotto la pelle tesa, l'espressione contratta e concentrata, effetto naturale della introspezione frequente e dell'analisi interiore, abituali al loro possessore.

Bisogna evitare di pensare che questo ritratto abbia un valore universale: ma sarà bene ammetterne spesso l'esattezza.


Caterina63
00lunedì 1 luglio 2013 10:51

PARTE TERZA

LA GIOVINEZZA



CAPITOLO UNICO

IL GIOVANE


Verso i diciotto anni l'adolescente è al termine della sua crisi di formazione ed entra in uno stato di maggior maturità e stabilità: la giovinezza.

A dire il vero anch'essa non sarà totalmente esente da scosse: anzi questa sarà, per esempio, proprio la condizione del giovane fino allora vissuto in casa che si trovi costretto a vivere fuori dell'ambiente familiare, sia in parte, per la sua vita professionale, sia quasi completamente per i suoi studi universitari. Questo stato di cose generalmente lo spinge ad affermare ancora più la sua indipendenza di giudizio e di atteggiamento nei confronti della famiglia ed a fare le prime prove di una vita praticamente libera, esente da tutele e sorveglianze.

Il cambiamento tra le condizioni di vita di ieri — frequenza alla scuola e vita di casa, quindi sempre sotto un controllo più o meno immediato delle occupazioni o dell'impiego del tempo — e quello di oggi — alloggio in un pensionato, in un albergo, lontano dalla famiglia — può essere molto grande. Quando l'educazione precedente è stata severa e la libertà ridotta accade molto spesso che il giovane, inebriato del suo nuovo stato di indipendenza, sia tentato di abusarne. L'ambiente universitario da questo punto di vista è assai istruttivo. Abitualmente sono quelli del primo anno, le “ matricole ”, che manifestano più rumorosamente la loro emancipazione; rientri a tarda ora, abbondanti libagioni, buffonate chiassose, canzoni a squarciagola, manifestazioni rumorose, discorsi audaci…Certo, ci sono anche degli anziani che fanno così, ma l'eccesso, per lo più, viene dai più giovani. Attraverso queste scosse tuttavia si sta operando la stabilizzazione della personalità. L'umore diventa più uguale: i giudizi più duraturi. Il fatto è che in un anno o due l'esperienza sociale anche se è ancora incompleta si è però ampliata. I contrasti con i genitori esternamente saranno meno violenti, se non meno profondi. Questo per parecchie ragioni: i genitori stessi rispettano di più e quasi temono la personalità del giovane: il giovane ha maggior fiducia e sicurezza in se stesso e sente meno il bisogno della approvazione esterna. Ieri voleva piuttosto convincere, persuadere, cioè convertire alle sue idee: oggi è meno proselita, sicuro com'è di trovare di fuori molta gente che condivide le sue idee. La sua timidezza di adolescente lascia il posto assai spesso ad una maggior fiducia in se stesso; si muove con più agio: i contrasti in famiglia saranno meno frequenti.

Il fatto è che ieri l'adolescente doveva combattere per affermare e far riconoscere il suo nascente diritto all'indipendenza: oggi questa non è più contestata al giovanotto. Fa molto meno ricorso all'introspezione a meno che sia un artista o un sentimentale. Oggi infatti sa all'incirca, cos'è la sua personalità, il suo valore, i suoi limiti, le sue qualità e i suoi difetti. Avendo accostato parecchia gente ha potuto fare molti confronti che gli hanno permesso di conoscersi meglio.

I suoi sogni e le sue ambizioni sono diventati molto realistici: è oggi che viene fatta la scelta della carriera. È stato costretto a scegliere e se questa scelta ha potuto farla con piena libertà ora vi si adatta, I suoi progetti per l'avvenire, così limitati, prendono corpo e consistenza: ora può prevedere quasi a colpo sicuro, almeno per molte professioni, quali saranno le sue tappe future. Spesso conosce fin dove può arrivare e il massimo realizzabile delle sue ambizioni. Il fatto di non essere più nell'impreciso, nell'incerto, nel fluido, ma di vivere invece secondo una decisione ben determinata contribuisce a dargli maggior stabilità. Il gusto un po' ingenuo delle avventure è passato. Qualcuno ne conserverà la nostalgia e — se c'è l'occasione — farà ancora qualche concessione, ma sarà con un senso di disagio, con una certa impressione di far qualcosa di inadatto alla sua età. Alcuni troveranno una soluzione brillante del problema: soddisferanno ai loro gusti dell'adolescenza che permangono sotto sotto, compiendo contemporaneamente un compito da adulto e di dirigente; è il caso per esempio dei capi dei reparti scout. Ma allora, malgrado le apparenze, non sarà più né l'avventura né il gioco che essi cercheranno in primo luogo, ma la gioia di attuare qualcosa. La loro sensibilità acquista pure un carattere più stabile e più fermo. Senza esservi totalmente indifferenti, ora sono meno scossi dalle critiche, sono più indipendenti di fronte al “ cosa si dirà? ”. Tutto ciò è in armonia con lo sviluppo della loro personalità e con la sicurezza di se stessi che vanno acquistando.

La loro sensualità o è diventata più brutale o si è moderata. Non si accontenteranno più cosi facilmente delle mezze misure oppure avranno acquistato una volontà un po' più energica per resistere alle tentazioni.

Un maggior contatto con la vita, l'abitudine di frequentare il mondo femminile, dei nuovi centri d'interesse (politica, letteratura, gioco delle carte, fotografia, alpinismo) che occupano il loro spirito e lo svagano in diverse distrazioni, fanno sì che le loro tentazioni siano diventate meno lancinanti di quanto non lo erano nel mondo più chiuso della loro adolescenza. Il loro corpo e il loro cuore è sviluppato: diventano capaci di un amore meno superficiale. Non siamo ancora all'amore profondo e tenero possibile a ventidue, a venticinque anni, ma sono primizie primaverili.

La volontà si è irrobustita; sono meno paurosi, più decisi, sanno meglio ciò che vogliono e lo vogliono con più ostinazione e lo ricevono con maggior tenacia. Ma non sempre sanno volere. La loro visione sociale si è ampliata: oggi sanno ciò che significa vita politica, vita sociale, vita economica. La pratica della loro professione o la preparazione necessaria con lo studio specializzato, fanno loro capire di giorno in giorno, sempre meglio come funzionano le cose pubbliche. Le loro preoccupazioni insensibilmente diventano quelle degli adulti. È l'età in cui possono anche manifestarsi con forza delle crisi di fede o può insinuarsi nell'animo la incredulità. L'insegnamento catechistico attuale è ancora inadatto agli ambienti intellettuali

ed agli adulti. Non si è capito che nell'atmosfera razionalista del nostro secolo l'argomento di autorità è respinto: la religione è predicata ancora come due o tre secoli fa quando la scienza era agli inizi e gli scambi culturali erano meno frequenti e meno facili. Senza un insegnamento che, senza nulla mutare dei fondamenti delle verità rivelate, si adatti meglio alla mentalità ed ai problemi d'oggi, molti giovani a contatto — durante i loro studi superiori o nell'ambiente di lavoro — con tutto un mondo non conformista sentono vacillare le loro convinzioni, sono minati dal dubbio ed abbandonano se non ogni convinzione, almeno ogni pratica religiosa. Qualcuno invece si rafforza nella fede perché non la basa più sulla tradizione familiare, ma su riflessioni e convinzioni personali. La maggior parte tende ad una certa indifferenza; le preoccupazioni economiche, le lotte politiche, l'obbligo di guadagnare o la preparazione per l'avvenire assorbono quasi tutte le preoccupazioni di carattere spirituale. Le distrazioni, gli sport, il cinema, le letture si prendono il resto. Non c'è più tempo, non si ascoltano più come prima delle lezioni, dei corsi, delle prediche, delle esortazioni che potrebbero riportare ogni tanto l'animo ai problemi essenziali.

Vediamo dunque che la differenza spirituale tra il giovane e l'adolescente è grande. Questo viveva in un'età caotica e vulcanica: tutto in lui andava prendendo forma. Erano, nel suo terreno, le effervescenze degli inizi, delle primavere, con il sole e gli acquazzoni. Il giovane al confronto entra in una età più tranquilla, meno mutevole, in una stagione più stabile. Si avvicina alla statura dell'adulto. Certo molte evoluzioni saranno ancora possibili prima della piena maturità; ma in molti se ne possono già scorgere i segni precursori e le loro caratteristiche. Possano le mamme aver preparato già da molto tempo nei loro adolescenti quelle felici maturazioni alla giovinezza e poi all'età adulta!



Caterina63
00lunedì 1 luglio 2013 10:52

PARTE QUARTA

CONCLUSIONI



CAPITOLO UNICO

CONSIGLI ALLE MAMME IN FORMA DI CONCLUSIONE


Questo libro aveva lo scopo di aiutare le mamme a capire meglio i loro adolescenti. Potrebbe finire qui. Tuttavia prima di terminare vuol dare qualche consiglio.

1. Cercate di capire meglio i vostri adolescenti. È vero che non sono facili a capirsi; cambiano spesso di umore e di atteggiamento, si chiudono in se stessi, non dicono una parola su quello che pensano o sentono; non rispondono che con il mutismo alle domande che vengono loro rivolte...

Per favore, non accontentatevi di leggere questo libro una volta sola. Rileggetelo. Meditatelo. Credete a ciò che dice, Verificate se spesso non dovete voi stesse costatare che dice il vero. Abbiate fiducia nelle sue affermazioni se non per ogni particolare - gli individui sono tanto diversi! — almeno per i tratti generali e per l'evoluzione che ha descritto.

2. Accettate di veder diventare grande il vostro bambino. La sua età bella è passata: non tornerà più. Non sarà mai più un bimbo: diventa un uomo.

La maternità è questo: mettere al mondo dei bambini non perché restino tutta la loro vita attaccati alla mamma, ma perché se ne stacchino realmente — non col cuore, certo! — e adempiano alla loro professione di uomini. Offrite al Signore questo olocausto.

3. L'adolescenza è un'età difficile per tutti, per il bambino come per i genitori. Non stupitevi delle disobbedienze, della spregiudicatezza, delle ribellioni, delle pretese di libertà... Non scoraggiatevi... Però non rinunciate alla vostra missione... Sappiate adattarvi, armatevi dì pazienza, scegliete il momento opportuno per parlare: richiamate con dolcezza: suggerite spesso: incoraggiate costantemente : fate ragionare il vostro figliuolo sul suo modo di sentire e di comportarsi. Fate appello alla sua coscienza ed al suo dovere. Con discrezione, con abilità, con opportunità, con perseveranza. Siate disposte a ricominciare venti volte, in una maniera nuova, le vostre esortazioni, ma distanziatele, non soffocatelo. Scegliete l'ora buona per fargliele.

4. Non trascurate di educare i vostri figliuoli alla vita ed all'amore. Fatevi, se è possibile, aiutare da vostro marito, dai loro educatori. Anche su questo punto, non perdetevi d'animo, dovete fare la vostra parte e spesso dovrete fare anche quella degli altri: fatelo con coraggio. Oggi molto si è scritto in vostro aiuto: non camminate nel buio : non siete più sole.

5. Se il vostro adolescente è veramente molto difficile, fate ricorso ad un medico, ad un istituto medico-pedagogico. Aumentano ogni giorno e sono sempre più preparati ed attrezzati.

6. La confidenza non si impone con l'autorità, non si ottiene con un ricatto affettivo: si merita e si conquista: con la comprensione e la bontà.

7. L'adolescente ha bisogno di espansione anche fuori della famiglia. Le sue uscite per i giochi, le escursioni, lo sport sono necessari al suo equilibrio. Non negateglieli. Non costringetelo a delle passeggiate di programma; nessuna passeggiata oppure passeggiate gaie, allegre, entusiasmanti, all'avventura.

8. L'adolescenza è un'età di transizione e di crisi. Non sperate di evitare totalmente questa crisi. Non è neppure certo che sia da augurarselo, la lotta rafforza la virtù. Ma se non potete evitare ai vostri ragazzi tutte le difficoltà, almeno con la vostra comprensione, con il vostro affetto potrete attutirle sensibilmente e aiutarli a vincerle. Ed è già molto.

9. Non parlate troppo di Dio ai vostri adolescenti, ma parlate molto di loro a Dio. Ed affidate il loro avvenire alla sua Provvidenza. Non crediate, dopo aver letto, di aver assimilato di colpo tutti gli insegnamenti e le informazioni di questo libro. Non vi pare che sarebbe utile rileggere adagio, attentamente, riflettendo, se non tutta l'opera almeno quei capitoli che vi sembra che trattino quelle difficoltà che “ in questo momento ” incontrate con i “ vostri ” adolescenti?

Essi poi accostano delle adolescenti e sono a contatto con loro. Non vi converrebbe leggere, anche se non avete delle ragazze, “ La psicologia delle adolescenti spiegata alle mamme ”? Forse vi aiuterebbe a farla meglio capire ai vostri figlioli.

(Da: Totus Tuus)





[SM=g1740733]  Vi invitiamo ora a leggere un altro opuscolo:

A TE QUINDICENNE E AI TUOI GENITORI



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