La successione apostolica

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(Teofilo)
00mercoledì 14 ottobre 2009 19:04
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Da: Soprannome MSNcristiano-cattolico  (Messaggio originale)Inviato: 24/03/2003 12.52
 
L'organizzazione della Chiesa
Una comunità deve avere un minimo di organizzazione. Anche la Chiesa se ne è data una, costituendosi dei capi (gerarchia o clero) e delle strutture (edifici detti chiese). Tale organizzazione si è evoluta durante i secoli. Tracceremo perciò un breve profilo storico.
a) L'organizzazione alle origini (I sec.)
Le comunità cristiane del I sec., diffuse ben presto nelle principali città dell’impero romano, hanno avuto la necessità di darsi un’organizzazione che assicurasse:
-     il sostegno alla fede dei singoli: riunioni di istruzione, di preghiera, eucaristia... (At 2,41-47);
-     la diffusione del messaggio ai non cristiani (Mt 28,19-20; Mc 16,15-16);
-     l’aiuto reciproco per sostenersi nelle persecuzioni ebraiche e romane;
-     il controllo contro le deviazioni dallo spirito e dall’insegnamento di Gesù (Gv 16,12-15; At 15; 1 Cor 1,5-8; 11-12; Gal 1-3; 1 Tim 1,3-7; ecc.).
Poiché il numero dei fedeli aumentava, gli apostoli dovettero scegliere in ogni città persone adatte ad essere capi che
-       continuassero nella Chiesa la loro presenza e quella di Gesù (Gv 20,21; Mt 28,20; Lc 10,16);
-       organizzassero la predicazione del vangelo (Mt 28,18-20; Mc 16,15-16; Gal 1,11-12; 1 Cor 1,17);
-       accogliessero nella comunità coloro che avevano creduto (iniziazione cristiana) (Mt 28,19);
-       accogliessero ogni successiva espressione di fede nei momenti fondamentali dell’esistenza (gli altri sacramenti) (Gv 20,23; 1 Cor 11,24-25).
            Segno della scelta ad essere capi era (ed è tuttora) l’imposizione delle mani sulla testa, allora da parte dell’apostolo, oggi da parte di un vescovo.
             Questo rito si chiama ordinazione (cfr. Atti 6,8; 13,3; 1 Tim 4,14; 5,22).
            In assenza degli apostoli (alcuni nel frattempo erano morti), la scelta dei capi dovette avvenire nei modi più diversi, a seconda delle situazioni locali (v. appendice).
            Sempre però fu richiesta, per l’esercizio dell’autorità, l’imposizione delle mani da parte di qualche vescovo, che garantisse il collegamento con Gesù. Nessuno infatti può dire di rappresentare Gesù, se non ha ricevuto da Lui la delega. E questa si ha attraverso la successione apostolica.
            Alla fine del I secolo è già delineata una distinzione precisa di funzioni nel gruppo dei capi (gerarchia):
-      capo della comunità è il vescovo (™p…skopoj - epíscopos = sorvegliante), visto come successore degli apostoli, centro della comunione dei cristiani, segno visibile della presenza di Gesù nella comunità;
   egli è aiutato
-     nella guida spirituale della comunità dai presbiteri (= anziani - di qui  il termine "preti");
-     nella organizzazione materiale (beneficenza, assistenza, amministrazione dei beni della comunità) dai diaconi (= servitori) (At 6) e dalle diaconesse (Rom 16,1). Cfr. la testimonianza di Ignazio di Antiochia († 107 circa).
 
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Da: Soprannome MSNcristiano-cattolicoInviato: 24/03/2003 12.53
 
b) Tra il II e il V secolo
            Tra il II ed il V secolo, le varie comunità cristiane si organizzano territorialmente in base al principio dell’accomodamento alle divisioni amministrative dell’impero romano (provincia e diocesi).
Capo della comunità locale è il vescovo, aiutato dai preti e dai diaconi.
Quanto più è importante la città, tanto più il vescovo della Chiesa che ivi si riunisce acquista importanza in relazione ai vescovi vicini, sui quali svolge una funzione di controllo. A seconda dell’importanza della Chiesa, il vescovo ha il titolo di patriarca, metropolita (= arcivescovo), vescovo.
Ogni Chiesa metropolitana ha molti vescovi suffraganei (= che concorrono all'elezione del metropolita) e a sua volta il patriarcato è formato da molte Chiese metropolitane, delle quali la più importante è la stessa sede patriarcale.
            La struttura organizzativa del V secolo è rimasta sostanzialmente immutata fino ad oggi.
c) La situazione della Chiesa oggi
            (secondo i cattolici)
-     Oggi la Chiesa è divisa territorialmente in diocesi, a capo di ognuna delle quali sta un vescovo.
      In occidente di norma è nominato dal vescovo di Roma, il papa.
      Tra i vescovi c'è una gerarchia:
      Patriarca - Arcivescovo - Vescovo.
-     I vescovi formano il Collegio Episcopale, il cui capo è il vescovo di Roma come successore di Pietro ("primus inter pares" = primo fra uguali).
      Il Collegio Episcopale, riunito insieme al vescovo di Roma (papa), costituisce il Concilio Ecumenico.         
      L'insieme dei vescovi di una regione o di uno stato forma una Conferenza Episcopale.
-     Il vescovo è aiutato dai preti, dai diaconi.
      I preti e i diaconi sono nominati (= ordinati) dal vescovo, col consenso, almeno indiretto, del popolo cristiano.
      A questa chiamata precede un periodo di formazione.
-     Per attività pastorali meno importanti ci sono degli incaricati (ministri istituiti).
 Non metto la mia firma perchè questo non è un lavoro mio, l'ho trovato tempo fa in un sito che non ricordo più, ma non voglio prendermi meriti che non ho per questo lavoro.  
 
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Da: Soprannome MSNcristiano-cattolicoInviato: 24/03/2003 16.46
 
Il laicato nella Chiesa
    a) Chi è il laico?
            "Laico" è una parola usata oggi con almeno due diversi significati, sui quali dobbiamo intenderci:
1.   Laico è un aggettivo sostantivato proveniente dal greco laÕj - laòs (= popolo).
      Prima del Cristianesimo, indicava il semplice cittadino, membro del popolo, privo di un qualsiasi grado gerarchico.
      Il Cristianesimo si è appropriato di questo termine usandolo per indicare ogni membro della Chiesa non appartenente alla gerarchia.
Purtroppo di "laico" viene data una definizione solamente "negativa". È difficile trovare una definizione "positiva" che vada bene anche per i religiosi "laici".
2.   La medesima parola è stata a sua volta "catturata" recentemente dai politici e viene usata anche col significato di non cristiano: es. le forze laiche, in contrapposizione alle forze cattoliche.
      Noi la usiamo nel senso cristiano.
      Definiamo dunque laici tutti coloro che fanno parte della Chiesa (cristiani battezzati), senza rivestire incarichi nella gerarchia.
      Come abbiamo visto nel capitolo precedente, il laico può essere religioso o secolare.
      Qui parleremo dei laici secolari, che costituiscono la stragrande maggioranza dei cristiani.
      Dei laici religiosi abbiamo parlato nel capitolo precedente.
 
b) Funzioni del laico secolare
            Dovremmo ripetere qui il medesimo discorso svolto nel capitolo precedente sulle funzioni profetica, sacerdotale e regale dei secolari.
 
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Da: Soprannome MSNcristiano-cattolicoInviato: 24/03/2003 16.48
 
L'elezione dei vescovi in Occidente
      Non c’è stato un uso costante ed uniforme, però si può indicare la seguente linea evolutiva:
a)  Nei primi secoli della Chiesa (III-V sec.), concorrono ad eleggere il vescovo tutti i capifamiglia cristiani della diocesi (cfr. il caso di s. Ambrogio a Milano).
b)  Quando i vescovi assunsero anche importanza politica (da Costantino - IV sec.- in poi) ed essere vescovo divenne anche un titolo d’onore, iniziarono allora ad esserci fra i cristiani controversie e divisioni per l’elezione del vescovo. Per evitare questo, l’elezione venne affidata al clero.
c)  In un successivo momento (V-VI sec.), sempre per evitare litigi dovuti ad ambizione di potere, si incaricarono di eleggere il vescovo solo i «notabili» del clero (canonici), oppure alcune famiglie potenti (cfr. quanto avvenne per il vescovo di Roma, eletto, anche ora, dai notabili del clero di Roma, i cardinali, anche se di fatto i cardinali sono sparsi in tutto il mondo).
d)  In varie occasioni e luoghi (VI-XI sec.), intervennero nell’elezione del vescovo i príncipi, i re e poi l’imperatore del Sacro Romano Impero
-   o per ingerenza autonoma (principio: "cuius regio eius et religio", cioè il re ha anche il potere religioso);
-   o su invito dei fedeli che non erano riusciti a mettersi d’accordo sulla persona da eleggere;
-   o per richiesta dell’eletto stesso, che desiderava avere maggiore autorità od eliminare contendenti.
Questo fece sì che lentamente la massima autorità politica, cioè l’imperatore, cominciasse ad eleggere a vescovi persone di suo gradimento o a confermarne l’elezione (investitura). Spesso, assieme al potere spirituale, l’imperatore dava anche al vescovo un potere politico (vescovi-prìncipi, marchesi, duchi o conti).
Questo modo di elezione fu accolto abbastanza bene dal popolo cristiano, in base al principio che anche l’autorità politica veniva da Dio (Rom 13).
Questo sistema, in vari casi, produsse però gravi inconvenienti:
1.    vescovi eletti con criteri non religiosi, ma politici o militari;
2.    vescovi che risiedevano normalmente alla corte imperiale, mentre la loro diocesi era spiritualmente abbandonata;
3.    vescovi senza una formazione teologica adatta, più signorotti medievali che pastori.
Tutto questo provocò grande decadenza spirituale e morale nel clero e nel laicato cristiano.
e)  Nel sec. XI il movimento monastico, soprattutto di Cluny, cercò di reagire a questi inconvenienti in nome della "libertas Ecclesiae". Personificazione di questa reazione fu il monaco di Cluny, Ildebrando di Soana, divenuto papa nel 1073, col nome di Gregorio VII. Egli volle liberare la Chiesa d'Occidente dalla tutela-oppressione dell’imperatore, onde poter avere pastori (vescovi e preti) che fossero all’altezza del loro compito. Per questo diede inizio alla lotta per le investiture. Essa si concluse nel 1122 col trattato di Worms: le nomine dei vescovi in Occidente diventarono di competenza del vescovo di Roma.
    Questo fatto ha lasciato l'impressione nel popolo cristiano occidentale che il papa fosse il capo della Chiesa universale.
f)   La lotta ebbe ancora qualche ripresa nel 1200, ma terminò con Innocenzo III (Concilio Lateranense IV del 1215).
g)  Alla fine del 1300 ritornò l’ingerenza statale nella nomina dei vescovi, ma questa volta per concessione pontificia (vari concordati), fatta soprattutto per ottenere per la Chiesa di qualche nazione o per lo Stato Pontificio "beni maggiori" (?). Sorsero così varie forme di regalismo 1  (gallicanesimo, giuseppinismo...), che rimasero fino alla Rivoluzione Francese (fine 1700).
h)  Nel 1800-1900 si stipularono vari concordati fra stati e Santa Sede, che permisero ancora ingerenze statali nelle nomine dei vescovi (si richiedeva infatti almeno il gradimento statale del vescovo eletto, oppure la scelta da parte dello stato su una terna di nomi, ...). Alcuni stati intervennero anche nella elezione del vescovo di Roma. Il culmine fu raggiunto nel 1904 col veto posto dall’Austria all’elezione a papa del card. Rampolla, veto che portò all’elezione di Pio X, il quale però, con un suo decreto, eliminò (speriamo per sempre) ogni ingerenza degli stati nell’elezione del papa.
i)   Il Concilio Vaticano II invitò i capi di stato cattolici (erano solo più Spagna e Portogallo) a rinunciare spontaneamente ai diritti e privilegi che avevano in relazione alla nomina dei vescovi e fece voti che in futuro non fossero più concessi (Decreto sull’Ufficio Pastorale dei Vescovi n. 20 del 28.X.1965).
     Oggi ci sono pressioni perché il vescovo torni ad essere eletto dai cristiani, come già si faceva in antico. Tuttavia, data l'attuale confusione su chi è cristiano e chi non lo è (basta essere battezzati da piccoli per essere cristiani?), questa proposta sembra per ora irrealizzabile.
Un'evoluzione analoga all'elezione dei vescovi si è avuta nei modi per scegliere i preti da ordinare. Col tempo è prevalsa la consuetudine di affidare al vescovo e ai suoi collaboratori il totale controllo sulla formazione e sull'elezione dei preti. Tuttavia il popolo cristiano in molte occasioni è stato chiamato ad esprimere il proprio consenso (applausi) oppure la propria eventuale opposizione all'ordinazione.
(Teofilo)
00mercoledì 14 ottobre 2009 19:07
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Da: Soprannome MSN7978PergamenaInviato: 28/03/2003 13.15
 
Facciamo un passo indietro.......e ritorniamo al tempo della predicazione di Gesù......perchè per comprendere una "successine apostolica" bisogna prima di tutto comprendere il punto di partenza...e siccome vengono richiesti sempre riferimenti biblici......NON illudiamo quanti ci leggono....buona meditazione..... Vangelo: Mt 16,13-20   Clicca per vedere il Vangelo Mt 16,13-20 1 - Contesto storico-geografico:
luglio del 29 d.C., II anno della vita pubblica (P. Vanetti S.J.);

Da Betsaida Giulia Gesù volge a settentrione e viene verso Cesarea di Filippo, situata ai piedi del monte Hermon. Era l'antica Paneas, oggi Banias (cosi detta dal Dio Pan, che vi aveva una grotta), ricostruita dal tetrarca dell'Iturea Filippo è chiamata Cesarea in onore di Augusto. E' conosciuta sotto il nome di Cesarea di Filippo per distinguerla da Cesarca marittima, costruita da Erode il Grande. In quel luogo tranquillo, dopo aver fatto orazione (cfr. Luca, 9, 18), come soleva fare nelle circostanze più importanti, Gesù pensa sia giunto il tempo di manifestarsi più chiaramente ai suoi Apostoli, dopo un anno e più di convivenza con essi (P. M. Tellina O.S.A.).

Si tratta di una città in territorio pagano: Pietro doveva diventare capo della Chiesa che accoglie tutti i popoli, non solo gli Ebrei. L'episodio che narra la fede della donna cananea precorre logicamente l'istituzione del primato petrino sulla Chiesa che comprende credenti provenienti da tutti i popoli.

2 - Articolazione letteraria della pericope Si tratta chiaramente di un racconto di vocazione; la doppia domanda di Gesù permette la risposta di Pietro e la conseguente dichiarazione di Gesù che ne rivela la vocazione.

Le caratteritiche del racconto di vocazione sono:

a) il cambiamento del nome, che rivela l'essenza della vocazione, che è la chiamata ad un cambiamento di vita (dall'orientamento che questa aveva fino ad allora, verso la direzione del significato del nome nuovo). Simone sarà da ora la pietra su cui è edificata la Chiesa di Gesù.

b) un titolo apposto alla persona chiamata, che fornisce ulteriori informazioni sulle prerogative di colui che è chiamato. Nel nostro caso Simone è interpellato come "figlio di Giona": Giona, contrazione di Giovanni (Cf. Gv 21, 15.16.17), significa in Aramaico "colomba", ovvero il termine con cui è chiamato Israele in quanto sposa di JHWH (Cf. Ct passim e Sal 68,14). La contrazione del nome, operata con tutta probabilità da Gesù "ad hoc", indica la ragione per cui Pietro può essere la roccia su cui la Chiesa sarà edificata: egli impersona il nuovo popolo di Dio, la Chiesa, la vera Sposa di JHWH. Non si può inoltre non ravvedere anche un'allusione allo Spirito Santo e alla sua assistenza nei confronti di Pietro e dei suoi successori.

3 - Considerazioni
Pietro si contraddistingue per un'affermazione su Gesù; ancora oggi il Papa ci propone a credere le verità su Gesù e sulla sua legge di grazia. Il magistero può vertere anche su questioni di morale, perché la vita Cristiana non è altro che la vita di Gesù in noi ("...non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me"; Gal 2,20).

L'insegnamento morale del Magistero non è altro che il discorso su Gesù in quanto questi vive nei cristiani. Se Pietro potesse commettere errori in materia dottrinale, porterebbe i cristiani a credere delle falsità, e, in tal caso, le porte dell'inferno prevarerrebbro sulla Chiesa: ma ciò non è possibile per la solenne dichiarazione di Gesù.

Gesù dichiara l'indefettibilità della Chiesa, di cui l'infallibilità è una conseguenza. Se la Chiesa errasse, verrebbe meno nella sua natura di società di salvezza, ma ciò non è possibile, perché Gesù ne è il Capo indiscusso e perchè lui ha detto: "le porte degli inferi non prevarranno contro di essa".

"Gesù promette a Pietro l'autorità suprema nella sua Chiesa. Pietro è "la pietra", la roccia su cui è fondata la società nuova, la comunità messianica che continua il popolo di Dio dell'Antico Testamento.

Nel linguaggio biblico "avere le chiavi" di un palazzo è averne l'amministrazione, poter aprire e chiudere, escludere o ammettere (cf. Is 22,22; Ap 3,7). "Legare e sciogliere" significa condannare o sciogliere dalla scomunica (cf. Mt 18, 17-18) e, nel linguaggio rabbinico, dichiarare lecito (permettere) o illecito (proibire). Pietro così sarà come il prefetto del palazzo (della casa di Dio, cf. 1 Tim 3,15) e potrà aprirne o chiuderne l'ingresso, potrà dare con autorità delle decisioni dottrinali.

L'istituzione fondata su Pietro non sarà sopraffatta dalle potenze del male, simboleggiate dalle porte dell'inferno; sarà perenne, come il regno del Figlio dell'uomo di Daniele (7, 13-14) al quale Gesù allude, e perciò l'ufficio di Pietro dovrà essere trasmesso a dei successori". (P Vanetti S.J.)

Raccomandiamoci alla Madonna, che, seppure in un modo diverso da Pietro, comprende in sé tutta la Chiesa; anche Maria, come la Chiesa, è "colomba perfetta" (cf Ct 5,2); ci ottenga la grazia di vivere sempre da buoni figli della Chiesa Cattolica e di essere fedeli divulgatori del magistero - anche quello ordinario - del Papa....a gloria della Sua venuta...
(Teofilo)
00mercoledì 14 ottobre 2009 19:08
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Da: Soprannome MSNStefanoS79Inviato: 09/04/2003 12.30
 
   
comparazione della Chiesa di Cristo con le altre denominazioni cristiane 
Dalla discesa dello Spirito Santo sulla Chiesa nascente fino ai nostri giorni solo la Chiesa Cattolica ha proseguito il cammino senza interruzione.
123 456 789 101112 131415 161718 192021Religione 
.....................Cattolica
 ..........          Gnostici
  ........           Manichei
   ....              Ariani
          ...........Ortodossi
123 456 789 101112 131415 161718 192021Religione 
               ......Luterani
               ......Episcopali
               ......Calvinisti
               ......Presbiteriani
                .....Battisti
                .....Quaccheri
                 ....Metodisti
                  ...Scientisti Cristiani
                  ...Testimoni di Geova
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