Lettera aperta a Magdi Cristiano Allam che ha deciso di abbandonare la Chiesa

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Caterina63
00lunedì 25 marzo 2013 16:42
[SM=g1740720] ..... grave responsabilità a chi si è affrettato a dire che Magdi fosse pronto di ricevere i Sacramenti non è un caso che la Chiesa ha fatto il nuovo Catechismo di ben 500 pagine, non basta più oggi sapere le formulette a memoria e Magdi ce... lo ha dimostrato ..... [SM=g1740730]

Ottima la Lettera aperta di Don Ucciardo.

LETTERA A MAGDI CRISTIANO ALLAM

Caro Magdi Cristiano,
mi permetto di indirizzarti qualche parola solo perché il mio nome compare, insieme a quelli di molti cattolici, nel tuo "Grazie, Gesù". Allora la tua testimonianza ci apparve come uno ...schiaffo salutare al nostro cattolicesimo pigro ed indolente.

Oggi la tua dichiarazione ha soltanto l'amarezza dello schiaffo.
Sarei felice di sapere che una provocazione di tal genere sia l'ennesima sberla alla nostra persistenza nella pigrizia. Se in qualche modo ti abbiamo deluso, confidiamo nella misericordia di Dio e, conseguentemente, anche nella tua.
Le tue parole non sembrano motivate, però, dal cattolicesimo che ti ritrovi accanto quotidianamente. Esse chiamano in causa altre ragioni, ben più gravi che la nostra pastorale accondiscendente e la nostra vergogna di gridare dai tetti quel che abbiamo udito all'orecchio.

Non entro nelle questioni politiche e neppure in quelle della tua mancanza di formazione. Mi chiedo chi sia formato, oggi. Perciò non mi unisco a coloro che stanno rileggendo le tue amare considerazioni alla luce dei loro punti di vista, in massima parte condivisibili.

Mi sarei atteso che in questi anni tu avessi imparato a distinguere il pensiero della Chiesa da quello dei cattolici. Perché è vero che ci sono cattolici che rinunciano ad annunciare la verità e dissolvono tutto in un dialogo povero e degradante. Il loro pensiero, tuttavia, non coincide con quello della Chiesa, né tanto meno ha sostegno nella dottrina del Vaticano II.
La fede comporta l'ossequio dell'intelletto e della volontà. Mi sarei atteso anche che tu avessi ormai saputo riconoscere la ragionevolezza della nostra fede anche nei casi che richiedono semplicemente un po' di buon senso.
Noi non andiamo ad annunciare il Vangelo con le armi, ma con la parola e con la testimonianza che ne deriva. Se la pace comporta anche il dialogo, non vedo dove sia l'errore. Se il dialogo diventa acquiescenza o si trasforma in silenzio, allora riconosco le tue ragioni. Ma la Chiesa non ha mai detto che ci si debba spogliare della propria identità, né che questa identità debba essere priva di voce. [SM=g1740721]

il Papa Benedetto, che tu hai amato quanto noi e che ti ha rigenerato alla vita della grazia, ti direbbe che il Papa è uno solo. Il vescovo di Roma non può avere successori. Quando egli non è più il vescovo di Roma, il primato passa ad un altro. Chi lo ha amato sinceramente, per il fatto che fosse il Vicario di Cristo e non la voce delle nostre legittime istanze, non può che professare la sua stessa riverenza e la sua stessa obbedienza a Papa Francesco.

Il buonismo è diventato una moda, è vero. Solo che la Chiesa intende difendere la dignità delle persone, non i programmi di una determinata corrente politica. Tra i principi negoziabili c'è anche il rispetto della vita, in tutte le sue forme. E' poi compito dei politici cattolici conciliare le esigenze della fede con quelle dello Stato e del rispetto dovuto ai suoi cittadini. La carità è alimentata da quella fede che conduce alla giustizia. Il buonismo c'entra ben poco, se non nella logica idiota di alcuni cattolici.

Tu sai bene che la Chiesa non impone affatto "dei comportamenti che sono in conflitto con la natura umana, quali il celibato sacerdotale, l'astensione dai rapporti sessuali al di fuori del matrimonio, l'indissolubilità del matrimonio". Anche in questo caso tu sembri non distinguere la dottrina dal comportamento dei singoli.

Nei casi da te ricordati, la Chiesa non impone, bensì riconosce la libertà delle coscienze. Può discernere, ma non può dire che uno non sia chiamato al celibato o al matrimonio fedele ed indissolubile, così come è nel pensiero cattolico.
Un maggiore rigore aiuta tutti, senz'altro. Ma resta il fatto che la nostra natura è fragile e che la vita, se non debitamente ancorata alla grazia di Dio, può mettere alla prova anche la più ferma volontà ed il più granitico dei propositi. Mi stupirei se tu non ne avessi mai fatto esperienza.
Però - ed è questo che rappresenta il discrimine tra le nostre posizioni- dal peccato si può sempre risorgere.
Dall'orgoglio, no.
Si può essere in posizione irregolare, come oggi avviene sempre più frequentemente, ed essere nello stesso tempo persuasi che la Verità sia soltanto nel Vangelo e nella Chiesa che lo trasmette integro, con tutta la sua efficacia. La sofferenza di tanti fratelli divorziati e risposati attesta questa realtà, che sfugge del tutto alla nostra comprensione.

Tuttavia, nell'obbedienza alla Chiesa e alle sue prescrizioni - mai senza, sia chiaro- viene seminato un germe di grazia e di vita eterna. Ed è questo, alla fine, che rende grande la misericordia di Dio. Cosa voglio dire? Che persino un povero peccatore si ritrova nella condizione di poter in qualche modo rendere evidente la verità della fede nella comunione con il Papa e con la Chiesa. Cosa che non può assolutamente fare chi sceglie di andare via.

Sono persuaso che tu possa ancora essere utile a questa Chiesa, che è la Tua Chiesa. Quando hai chiesto il dono del battesimo, essa si è appellata alla sincerità della tua coscienza, illuminata dalla grazia. Non permettere che adesso la tua coscienza si erga a giudice della Madre che ti ha dato la vita nuova.
Senza questa Madre la coscienza diventa fallace, e non sempre segue le vie di Dio.
Ti accompagno con la mia povera preghiera.

don Antonio Ucciardo

[SM=g1740771]


Caterina63
00venerdì 5 aprile 2013 19:14

I convertiti: materiale infiammabile, da maneggiare con cura. Istruzioni per l’uso e il non abuso

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ALLAM E GLI ALTRI

ecco perché la conversione è

croce e delizia. Spesso solo croce.

Per chi nella Chiesa già c’era da sempre.

 

A Magdi Allam abbiamo voluto bene fin dall’inizio. Anche perché, tra le altre cose, si ergeva a difensore dei principi non negoziabili. Ma ci siamo dovuti ricredere: la sua conversione non era poi così radicata. Riflettendo allora sui convertiti, abbiamo capito che occorrono alcune avvertenze. Il percorso di riavvicinamento o di rinascita alla fede è difficile. Come ci ricordano due celebri convertiti: Frossard e Newman. La Chiesa, tuttavia, è grata ai convertiti perché testimoniano l’azione ri-creatrice di Dio. Come dimostrano lo sguardo stupito di cui parla la principessa Borghese e la nuova esistenza di Claudia Koll. Tuttavia, è necessaria un po’ di prudenza. Evitare la sovraesposizione prima per non creare scandali poi e lasciare passare del tempo. Come ha fatto un altro convertito, Vittorio Messori.

 

di Claudia Cirami da papalepapale.com

Il recente abbandono di Magdi Allam ha riacceso i riflettori sui convertiti. Quando cinque anni fa, dalle mani di Benedetto XVI, abbiamo visto scivolare l’acqua del Battesimo sulla testa del giornalista e politico egiziano, il nostro cuore ha provato diversi sentimenti: gioia per lui; soddisfazione per un altro membro che si aggiungeva alla grande famiglia cattolica; persino un pizzico di invidia per il privilegio di essere battezzato da colui che ora è Papa emerito. A questo nuovo fratello abbiamo voluto bene fin dall’inizio. Anche perché, tra le altre cose, si ergeva a difensore dei principi non negoziabili. Sembrava un cattolico-cattolico, dunque. Non come Blair, il primo ministro inglese, che già poco dopo essersi convertito voleva rinnovare la Chiesa.

MA L’ISLAM C’ENTRA FINO AD UN CERTO PUNTO

Magdi Cristiano… ma non più cattolico! Dice che è per l’Islam principalmente, ma c’è molto di più.

Invece, ci siamo dovuti ricredere. Perché Allam, dopo cinque anni, se ne è andato, non senza essersi scagliato contro la Chiesa, secondo lui troppo debole con l’Islam. L’egiziano non è mai stato tenero con il mondo da cui proviene. Persino con poco realismo, dato che uno scontro di civiltà non conviene a nessuno.  Certo, però, non ci aspettavamo il resto della sua dichiarazione che così proseguiva “la Chiesa è fisiologicamente tentata dal male, inteso come violazione della morale pubblica, dal momento che impone dei comportamenti che sono in conflitto con la natura umana, quali il celibato sacerdotale, l’astensione dai rapporti sessuali al di fuori del matrimonio, l’indissolubilità del matrimonio, in aggiunta alla tentazione del denaro”.

Dunque, l’Islam – anche se il titolo del suo j’accuse puntava tutto su questo – c’entra ma fino ad un certo punto. Nelle opinioni di molti, Allam è uno alla ricerca di facile pubblicità, prigioniero del suo ego. Anche questa scelta si spiegherebbe in questi termini. A noi interessa poco, però, indagare sulle motivazioni interiori della sua defezione – convinti come siamo che queste riguardano solo Dio e la sua coscienza – e ci concentriamo invece su quello che i convertiti rappresentano, nel bene e nel male, per la Chiesa Cattolica.

CONVERSIONI: LA GRAZIA E IL FASTIDIO

Il beato John H. Newman. Passare dall’anglicanesimo al cattolicesimo non fu una passeggiata.

Diceva André Frossard: “I convertiti sono ingombranti e fastidiosi: per gli increduli ma anche per certi credenti”.  Il giornalista e scrittore francese sapeva bene di cosa parlava. Rientrava tra quelli che da situazioni diverse – in questo caso dall’ateismo – erano passati al cattolicesimo. Un’esperienza straordinaria, la sua, narrata nel libro Dio esiste. Io l’ho incontrato, ma, come tutte le conversioni, non esente da difficoltà. Perché, con il loro cambiamento di vita, i convertiti, prima di tutto, entrano in rotta di collisione con gli ambienti da cui provengono.

Il beato John Henry Newman – passando dall’anglicanesimo al cattolicesimo – sentì il bisogno di scrivere una corposa apologia anche per difendersi dalle accuse di certi suoi ex compagni di confessione religiosa. Tra le altre cose, gli rimproveravano di aver messo su “un covo di papisti che… avrebbero dovuto prestare il giuramento anglicano al quale non credevano, in virtù di una dispensa da Roma, per trascinare così a tempo debito il maggior numero possibile di anglicani, ecclesiastici e laici, verso quella Chiesa priva di scrupoli”. Tutte chiacchiere infondate, ovviamente, che amareggiarono il futuro cardinale. Non è tutto: i convertiti sono scomodi anche per la nuova famiglia che abbracciano. La seconda parte della parabola del Padre buono insegna: passati i primi entusiasmi, spesso, in certo mondo ecclesiale, prevale verso di loro l’atteggiamento stizzito del figlio maggiore, quello che non capisce come il padre possa fare tante feste ad uno che di lui non ne voleva sapere.

LA CHIESA VIVE ANCHE DELLE ESPERIENZE DEI CONVERTITI

Alessandra Borghese. Qualche anno fa ha raccontato la sua conversione nel libro “Con occhi nuovi”.

Eppure essi sono una grande risorsa della Chiesa: su un convertito, Paolo di Tarso, il cristianesimo si è giocato gran parte della sua credibilità. A ragione: san Paolo non ha deluso, né tradito. E come dimenticare un altro grande convertito, Agostino? Nel santo vescovo di Ippona non solo si riconoscono tutti coloro che in qualche modo provengono da mondi diversi – eretici, atei, credenti in altre religioni – ma anche coloro che hanno vissuto una vita moralmente lontana da quello che la Chiesa chiede ai suoi fedeli.

I convertiti attirano perché sono la testimonianza più credibile dell’azione libera e ri-creatrice di Dio e della gratuità della Sua chiamata. Pensiamo all’incanto di vedere ancora oggi rinascere una persona come è accaduto all’attrice Claudia Koll che, sul suo sito, scrive: “Dalle macerie della mia vita prostrata e sola ho gridato al Signore e Lui nella sua infinita bontà mi ha risposto: è venuto in aiuto e con il suo infinito amore ha curato le ferite dell’anima e perdonandomi con il Suo Santo Spirito mi ha ricreata, fatta nuova”.  Un’esperienza che può essere descritta più o meno nei termini usati da Vittorio Messori, altro celebre convertito, in Perché credo. Una vita per rendere ragione della fede, libro-intervista con Andrea Tornielli: « “La terra si scosse, le rocce si spezzarono”. Un terremoto, seguito da una sorta di tsunami investì la mia vita: silenziosamente, interiormente, senza che alcuno, al di fuori di me, se ne avvedesse. Le rocce che si spezzarono furono i miei schemi, le mie ideologie, le mie abitudini di pensiero e di vita, che fecero ben più che incrinarsi: di colpo, caddero a pezzi».

Nelle vite dei convertiti, diventa ancora più visibile quell’irruzione della Grazia che spesso fatichiamo a vedere in quelle cresciute all’ombra del cattolicesimo (c’è sempre, ma è meno percepibile). Infine, nelle loro esperienze, si nota il rimando all’umanità com’era prima che fosse violentata dal peccato originale e che sembra recuperare – anche se solo in parte – lo sguardo colmo di stupore perduto. Non a caso, la principessa Alessandra Borghese ha intitolato il racconto biografico della sua conversione Con occhi nuovi, occhi con cui scrive: “mi è stato concesso di guardare a me stessa e al mondo”, con quello “stupore che ha accompagnato e tuttora accompagna la scoperta del Mistero d’amore che avvolge la vita, la penetra, la sorregge, le dà un significato che da questa terra giunge fino all’eternità”.

BEN RADICATI NELLA FEDE: ALTRIMENTI È UN DISASTRO

André Frossard. La sua esperienza di conversione è stata straordinaria. Ma poi le leggi della vita spirituale hanno seguito il loro normale corso, uguale per tutti.

I convertiti, però, sono “materiale infiammabile” che occorre maneggiare con cura. Cosa che purtroppo, spesso, non accade. Intanto, perché, come e forse più di tutti, subiscono tentazioni che – se la conversione non è ben radicata – possono portare a dolorosi abbandoni, come quello di Allam, creando scandalo e delusione. Leggendo il beato Newman, possiamo scorgere tutto il travaglio interiore di un percorso luminoso ma difficile: “Stamattina, al mio risveglio, il sentimento di essere d’ingombro, m’invade con una tale forza… […] da quando ho fatto il grande sacrificio che Dio mi chiedeva, Egli mi ha ricompensato in vari modi. Oh, quanti! Ma ha segnato la mia strada con mortificazioni quasi incessanti. La sua Santa volontà ha voluto concedermi pochissimo successo nella mia vita. Da quando sono cattolico, mi sembra che, personalmente, non abbia avuto che sconfitte”.

Ogni credente in Cristo deve misurarsi con queste parole, che, in fondo, rimandano all’ammonimento di Gesù: “Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua” (Mc 8, 34). In chi si scopre cristiano, però, queste parole di Newman indicano un effetto che può essere devastante, se non si è adeguatamente preparati e non si vigila sulla propria fede. Ricorda Frossard: “Colmo così di benedizioni, credetti che la mia vita sarebbe stata un Natale senza fine. Avevano un bel dirmi, gli esperti ai quali mi ero confidato, che quello stato privilegiato avrebbe avuto un termine, che le leggi della crescita spirituale erano le stesse per tutti… […] Ed essi, infatti, avevano ragione, ed io torto. Cantato Natale, fu necessario passare attraverso le cose, la pietra e l’asfalto d’un mondo che riprendeva a poco a poco, sornionamente, la sua consistenza. E ci fu un venerdì santo, un sabato santo: silenzio nel quale muore anche il grido d’angoscia”.

E NON E’ FINITA: LIMITI UMANI E POVERTÀ DI TERMINI TECNICI

Vittorio Messori, altro celebre convertito. Ha studiato e atteso anni prima di rendere ragione della sua fede. Non tutti i convertiti, purtroppo, seguono il suo esempio

Inoltre, Dio non forza la natura di ogni uomo: il convertito entra nella Chiesa Cattolica con la sua personalità, i suoi pregi, i suoi difetti. Una volta entrato, ha la stessa possibilità degli altri di incamminarsi sulla via della santità. Se riesce, è un guadagno. Se non riesce, c’è qualche problema in più. È una persona più “visibile” – chiamata spesso a testimoniare la sua vicenda – e certe sue mancanze acquistano maggior rilievo. Per di più, può anche accadere che la sua particolare esperienza, così radicale, se non viene esercitata la mitezza evangelica, può condurlo a volere, con più impeto che discernimento, che gli altri debbano convertirsi necessariamente come è accaduto a lui.

E’ una dinamica ben spiegata da Frossard, nel libro già citato, quando invita un amico ad andare in Chiesa per un mese, sicuro che anche costui avrebbe trovato la fede nell’arco di quei 30 giorni. In più, certi convertiti vengono presentati alle platee o scrivono libri ancor prima che interiorizzino i fondamentali della fede. A proposito di Allam, Massimo Introvigne ha scritto: “pensava che – tanto più sulle materie dove si sentiva competente – fosse lui a dovere giudicare il Magistero e non il Magistero a dovere giudicare lui”. In questo caso, c’era evidentemente una scarsa interiorizzazione della fede cattolica.

C’è, infine, un altro rischio: quello di non saper comunicare bene la fede, mancando anche dei “termini tecnici” necessari. E’ vero che non a tutti è richiesto di diventare teologi, ma è bene che ci sia un minimo di certezze nell’esposizione della dottrina cattolica. Purtroppo, non tutti i convertiti seguono l’esempio di Vittorio Messori, che aspettò e studiò anni prima di “azzardarsi” a pubblicare il suo primo libro, il noto Ipotesi su Gesù.

NEL BUIO BRILLANO STELLE MA ANCHE… FUOCHI FATUI. CI VUOLE PRUDENZA

Un libro che raccoglie storie di conversioni: “Nel buio brillano le stelle” di Angelo Comastri.

La storia di Magdi Allam insegna, dunque, che è conveniente usare un minimo di discernimento nel proporre la testimonianza dei convertiti. Le loro esperienze piacciono moltissimo e funzionano anche in libreria: il card. Comastri ha raccolto, per esempio, le storie di conversioni più avvincenti in due libri, Dov’è il tuo Dio? e Nel buio brillano le stelle, editi dalla San Paolo, che hanno avuto un buon gradimento, e quasi sempre i racconti di conversione – tanto più se di persone note – diventano successi editoriali o cinematografici. Tuttavia, è meglio esercitare la virtù della prudenza ed evitare una sovraesposizione che, alla lunga, potrebbe rivelarsi deleteria. Questo vale sia per gli stessi convertiti, che per coloro che hanno responsabilità ecclesiali e li invitano a testimoniare. Del resto, Dio ha pazienza con l’uomo, non forzando i suoi tempi. Perché, allora, non dobbiamo averla noi?



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