Lolo, il giornalista paralitico , sale sugli onori dell'Altare il 12 giugno

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Caterina63
00mercoledì 24 febbraio 2010 14:02

Lolo, il giornalista paralitico, sarà beatificato il 12 giugno prossimo


Nella sua località natale di Linares, nella provincia di Jaén


di Jesús Colina

ROMA, lunedì, 22 febbraio 2010 (ZENIT.org).- Manuel Lozano Garrido, meglio conosciuto come "Lolo", un giornalista che ha trascorso buona parte della sua vita da paralitico e che alla fine ha perso la vista, sarà beatificato il 12 giugno prossimo nella sua località natale di Linares, nella provincia di Jaén, secondo quanto ha reso noto questa diocesi.

Mons. Ramón del Hoyo López, Vescovo di Jaén, ha fatto sapere attraverso un comunicato di aver ricevuto l'indicazione della data dalla Segreteria di Stato vaticano. L'annuncio ha fatto seguito all'approvazione da parte di Benedetto XVI, il 19 dicembre scorso, di una guarigione inspiegabile attribuita all'intercessione di Lolo.

Lolo è nato a Linares il 9 agosto 1920 ed è morto nella stessa città il 3 novembre 1971. Membro dell'Azione Cattolica, quando era ancora adolescente distribuiva la Comunione alle persone in carcere durante la Guerra Civile spagnola e per questo venne arrestato.

Nel 1942 iniziò a soffrire di una malattia che in appena un anno lo avrebbe potato all'invalidità totale. Nel 1962 perse la vista. Svolse il suo lavoro di giornalista in mezzi di comunicazione come il quotidiano "Ya", le riviste "Telva" e "Vida Nueva" e l'agenzia "Prensa Asociada".

Nonostante la malattia, ricevette importanti riconoscimenti professionali, come il "Premio Bravo".

Nel 1956 fondò la rivista "Sinaí" per i malati. Tra le sue opere figurano "El sillón de ruedas" (primo libro scritto nel 1961); "Las estrellas se ven de noche" (opera postuma) e "Cuentos en 'la' sostenido".

Dopo aver ringraziato il Papa per questa decisione, nel comunicato, mons. Ramón del Hoyo López ha rivolto un saluto particolare alle sorelle di Lolo, Expectacion e Lucia, che sono ancora in vita e “che, se Dio vorrà, un giorno potranno gioire nel vedere il loro fratello fregiarsi del titolo di Beato”.

Il presule ha poi rivolto il proprio ringraziamento all' “Associazione di amici di Lolo” (http://www.amigosdelolo.com), che ha promosso fino all'ultimo questo processo di beatificazione e canonizzazione, “conservando sempre la speranza con illusione e allegria”.

“La beatificazione di un laico – spiega la diocesi –, dal ricchissimo profilo spirituale come quello dello di Manuel Lozano Garrido, rappresenta una occasione provvidenziale e meravigliosa per prepararsi a questo evento, e per far sì di arricchire la vita dei cristiani con questi esempi di santità”.

E, infatti, è stata creata una commissione diocesana, che si è messa subito al lavoro per coordinare tutte le iniziative per far conoscere la vita e le virtù di questo uomo di fede.


Caterina63
00sabato 12 giugno 2010 19:39
A Linares in Spagna la beatificazione di Manuel "Lolo" Lozano Garrido

Scoprì il valore salvifico del dolore


Quasi trent'anni di infermità, immerso nella sofferenza e invalido fino alla completa cecità, ma con una gioia e un ottimismo interiore basati sulla fiducia in Cristo. Si potrebbe sintetizzare così la vita di Manuel "Lolo" Lozano Garrido (1920-1971) proclamato beato nella serata di sabato 12 giugno, a Linares, in Spagna, dall'arcivescovo Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, in rappresentanza di Benedetto XVI.

"Lolo" spese la sua esistenza a servizio del prossimo nella preghiera e nel nascondimento. Era scrittore e giornalista e, in questa veste, è il primo che la Chiesa beatifica. "Offriva le sue sofferenze per i giornalisti - ha detto l'arcivescovo - per i quali scrisse una specie di decalogo". Una vita intrisa dal dolore ma capace di trasformarsi in redenzione, come ha tenuto a sottolineare il presule, il quale ha detto che il Papa "vede in questo esemplare laico spagnolo un infaticabile apostolo che accettò la paralisi e la cecità con animo sereno e lieto. Come scrittore e giornalista egli propagò le verità evangeliche, sostenendo la fede del suo prossimo, con la preghiera, con l'amore all'Eucaristia e con la filiale devozione alla Vergine".

Secondo il pensiero di "Lolo", il giornalista è "come la fontana del paese, che zampilla e disseta giorno e notte, donando frescura, ottimismo, amore, speranza e sempre un sorriso". Con un'immagine simbolica egli invitava - ha ricordato ancora Amato - "a evitare la stampa a colori, nera, rosa o gialla, e a usare sempre una parola limpida e pulita, come la luce del sole". Se non poté più testimoniare la verità con gli scritti - nell'ottobre 1962 divenne completamente cieco - lo fece con il sacrificio, diventando "il sacramento del dolore, come lo definì un sacerdote, convertendo la sua sofferenza in azione missionaria". A questo proposito, l'arcivescovo ha evidenziato come "in una società edonistica come la nostra, che non vede il dolore e non lo sa valutare, il beato "Lolo" ci invita ad aprire gli occhi e a vedere le mille sofferenze del nostro prossimo".

Come il giusto della Scrittura, ha messo in rilievo il presule, "Lolo" viveva di fede. A chi gli chiedeva se la sua malattia gli pesasse, rispondeva:  "Pesa, ma ha le ali". Considerò sempre la sofferenza come un dono. "La sua infermità fu un vero martirio di immobilità - ha detto il presule - che durò 200.000 ore. E tutto sopportò con profonda fede, sdrammatizzando sempre la sua situazione. Soleva dire che Dio era seduto sul bordo del suo letto e condivideva la sua pena". Fin da piccolo, ha ricordato, "Lolo" fece parte dell'Azione Cattolica, "che per lui era un modo nobile di vivere da cristiano. Durante la persecuzione religiosa, nella quale perdette il suo fratello Agustín, egli si preparava segretamente anche a dare la vita per Gesù e a perdonare i suoi persecutori".

In questo periodo, "a lui fu affidato dal sacerdote Rafael lvarez Lara, poi diventato vescovo, l'incarico di distribuire clandestinamente l'Eucaristia a determinati gruppi di amici e familiari. "Lolo", come novello Tarcisio, si muoveva come un angelo invisibile fra sibili di sirene e scoppi di proiettili. Qualcuno, però, lo denunciò, insieme a due sorelle, perché era cattolico e teneva in casa l'Eucaristia. Rimase in carcere tre mesi". Ma la persecuzione non lo scoraggiò:  si pensi che "con i nodi dei fili della scopa fece un rosario, che recitava ogni giorno con gli altri detenuti. Finita la guerra, "Lolo" riconobbe nel barbiere, che un giorno andò a fargli la barba, il delatore, ma finse di non riconoscerlo e lo perdonò".

Manuel morì il 3 novembre 1971 e come testamento lasciò una parola:  gioia. "Condivideva - ha aggiunto il prefetto - i suoi dolori con la gioia che fluiva dal cuore di Cristo. E viveva tutto ciò con naturalezza:  "Vivo la mia inutilità come una cosa normale, come è normale essere biondi o avere la vocazione di operaio"". Egli si nutriva veramente di Cristo, come ha sottolineato in conclusione monsignor Amato. "Nel suo programma di vita scrisse:  "Di buon mattino farai colazione con il buon pane di Dio e, dopo, ricco del suo miracolo, distribuirai tu i pani e i pesci del tuo cuore"".


(©L'Osservatore Romano - 13 giugno 2010)

Caterina63
00sabato 12 giugno 2010 23:18
Beatificazione in Spagna di Manuel Lozano Garrido, primo laico giornalista a salire agli onori degli altari

                                  



In Spagna sono ore di vigilia per la Chiesa locale. Alle 19.30 di questa sera, al Quartiere fieristico di Linares, si celebra la liturgia di Beatificazione di Manuel Lozano Garrido, primo laico giornalista a salire agli onori degli altari. Il rito sarà presieduto dall’arcivescovo Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi. Domani sarà invece il cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, a proclamare Beato lo sloveno Alojzij Grodze, morto martire nel 1943 per mano di partigiani comunisti. Diversa la storia del prossimo Beato spagnolo, detto familiarmente “Lolo”, scomparso nel 1971 a 51 anni dopo una grave malattia che non gli impedì di lasciare pagine ispirate sul mestiere di giornalista e scrittore, come racconta mons. Angelo Amato al microfono di Roberto Piermarini:

da radio vaticana
 

R. - È un laico spagnolo, nato a Linares, in Spagna nel 1920 e morto nel 1971, a 51 anni. Brillante giovane di Azione cattolica, durante la persecuzione religiosa spagnola del 1936-39, con grave rischio della vita fu incaricato di portare l’Eucaristia ai fedeli nascosti nelle case. Non sfuggì, però, al carcere per la sua aperta fede cattolica. Vi rimase tre mesi. Edificava tutti con il suo spirito di preghiera. Con i fili della scopa fece un rosario e lo recitava quotidianamente con gli altri detenuti. Anni dopo riconobbe il delatore, che era un barbiere, ma lo perdonò.

 

D. - Qual è la sua identità spirituale? Per quale motivo è stato elevato agli onore degli altari?

 

R. – Ancora giovane, a poco più di vent’anni, si manifestò in lui un male incurabile, che a poco a poco lo paralizzò in tutto il corpo. Mani, gambe, piedi non rispondevano. Rimase così inchiodato per decenni a una sedia a rotelle. Si sentiva come un albero nudo e rinsecchito. A ciò si aggiunse la cecità. Con gli occhi spenti del corpo egli affinò gli occhi della fede per poter scorgere in lui e nel prossimo la luce dello Spirito. Per questo soleva dire che le stelle si vedono di notte. I suoi malanni fisici lo resero più sensibile alle armonie dello spirito, diversamente da noi, che, storditi dalla marea di futili immagini quotidiane e intontiti dal frastuono dei loro suoni, non riusciamo più a percepire il canto del creato e finiamo per diventare noi stessi ciechi e sordi.

 

D. – Quale fu il suo apostolato specifico?

 

R. – Il suo apostolato principale era la sopportazione serena e addirittura gioiosa della sua sofferenza. L’offriva quotidianamente per i giornalisti, per i quali scrisse una specie di decalogo. Rileggiamo qualcuno di questi comandamenti, di indiscussa attualità per gli odierni operatori della comunicazione sociale: “Ringrazia l’Angelo che ha inciso sulla tua fronte la stella della Verità e la abbellisce in ogni momento”; “Quando scrivi, lo devi fare in ginocchio, per amare”; “Lavora il pane dell’informazione 'pulita' con il sale dello stile e il lievito dell’eternità”; “Tu sei albero di Dio. Chiedigli che ti faccia quercia, duro e impenetrabile all’ascia dell’adulazione e della corruzione”. Per lui, il giornalista è come la fontana del paese, che zampilla e disseta giorno e notte, donando frescura, ottimismo, amore, speranza e sempre un sorriso. Scrisse nove libri e più di trecento articoli, sparsi in riviste nazionali e locali. Diventò famoso in tutta la nazione e ricevette numerosi premi letterari.

 

D. – Per noi giornalisti Lolo è una vera ispirazione...

 

R. – Certo, ma la sorgente della sua ispirazione e del suo entusiasmo di vivere, era Cristo. Nel suo programma di vita, egli scrisse: “Di buon mattino farai colazione con il buon pane di Dio e, dopo, ricco del suo miracolo, distribuirai tu i pani e i pesci del tuo cuore”. E ancora: “Stropiccia e lava i tuoi occhi nella fede, per vedere sempre Cristo che vive nella persona buona, in quella mediocre e nel peccatore”.



IL SITO UFFICIALE

http://www.amigosdelolo.com/node/66

MESSA IN CASA DI MANOLO
(José Luis Martín Descalzo)
 
Questa lettera non è come le altre.
Non è arrivata per posta e nemmo ha avuto bisogno di francoboli. E` una lettera tanto speciale che mérita conoscere il nome e cognome di coluí che la firma.
Perchè si tratta di una persona che ci lació qualche mese fa e sono riuscito a dire che
la sua lettera mi arriba “dall`altro mondo”.
E` una semplice cartolina. In uno dei fogli di questa lettera ci racconto a che MANUEL LOZANO GARRIDO dopo tanti anni di malatia ormai riposa definitivamente.
Nell`altro foglio c`é una lettera brevissima: soltanto sei righe che contengono l`ultimo
messaggio di MANOLO a tutti i suoi amici.
 
“ Amici:
Per un po`di tempo non ci vediamo;
vado incontro al Padre;
vi ringrazio che siete stati uniti alla mia morte
como siete stati vicini alla mia sedia a rotelle.
Continuo a essere vostro e vi rinnovo il mio
appuntamento nella gioia.
Città di Lucy.
Ricordatevi che tutto è grazia”
 
Queste parole sono penetrate nella mia anima come un fulmine di luce.
Ed ho probato vertigine.
Non c´è niente piú profondo che una persona prenda la fede seriamente.
Soltanto con una grande fede si puó parlare della morte con questa ammirevole serenità senza nessuna retorica, staccato gia da tutta la teoria come soltanto puó scriversi alle soglie della vera VITA.
Perché MANOLO é da tanti anni che stá morendo. Nell`anno 1.940, a causa di un reumatismo articolare fù costretto ad accettare progressivamente la perdita di quelle espresioni
(della vita), necessarie e vitale per vivere, fino ad arrivare a una paralisi e perdita totale della
vista.
Però dalla sua sedia a rotelle scrisse e pubblicò 9 libri, centinai di articoli, e favole; per
fino organizó e diresse una rivista per gli ammalati.
Io lo conobbi quando gía era completamente paralizzato.
Mento, ancora le rimaneva un movimento.
Uun movimento minimo: con il dito pollice poteva azionare il tasto di un registratore
dove dettava i suoi libri e pensieri che dopo Lucy, sua sorella, la sua segretaria, la sua seconda anima transcriveva nel foglio per la sua pubblicazione.
Ricordo che un giorno entranto nella sua stanza dissi: “¡SALVE MANOLO!”, mi rispose
“ QUESTA VOCE IO LA CONOSCO”. Infatti; aveva ascoltato una mia predica trasmessa tre
anni fa.
Ma Manolo era un archivio vivente di tutto: delle voci, delle idee, dei pensieri.... la sua prodigiosa memoria lo riteneva tutto. Mi recitò frammenti di un mio articolo pubblicato otto anni fa e di cui io non ricordavo nemmeno che esistesse. E cieco come era, riusciva a conservare, come in una fotografia, tutto quello che aveva visto negli anni di luce.
“ Cerca, diceva alla sua sorella, nella cartella blu nº 4, verso la metá si trova un articolo del “YA” a tre colonne dove si parla della morte de Giovanni XXIII”.
¡Era ammirevole! Pero soprattutto stupiva la sua costante gioia.
Dio non era per lui un racconto, certamente. Credere ed essere cristiano non erano per lui
un aggettivo secondario. Erano come una professione. Si dedicava a credere e, logicamente, si sentiva gioioso.
La Paralisi non aveva incarcerato la sua anima. Tutto al contrario. ¡ Come si interessava
per il mondo ! ¡ Con quanta passione seguiva la marcia e la vita della Chiesa ! ¡ Come capiva le
sue crisi, ma non si angosciava per esse !. ¡ Era un professionista della speranza !.
La domenica mattina andai al suo paese, Linares, per dare una conferenza. Celebrai la
Messa nella sua casa. Nella piccolissima stanza dove trascorreva la sua esistenza. Appena entrava
il tavolo dell`altare tra il suo letto e la sedia a rotelle.
Lui era davanti a me convertito in uno scheletro; ( appoggiare la mano nella sua spalla era
toccare le sue ossa ).
Rispondeva alle mie parole liturgiche con la gioia di un giovane seminarista. E sentii quasi vergogna di essere io stesso che celebrava cuando Manolo sembrava piú sacerdote di me, soprattutto molto piú vittima.
Pensai che in quella Messa vi erano due altari e due vittime: Cristo era nel pane che io avevo appena consacrato. Era anche in quel corpo rotto per 30`anni di sofferenze felice.
E adesso, ho ricevuto una cartolina che mi parla della sua morte:
 
“ Per un po` di tempo non ci vediamo,
vado incontro al Padre....
vi rinnovo il mio appuntamento nella gioia...
ricordatevi che tutto é grazia”.
 
Sí, Manolo. Per te morire non era altro che anticiparti all`incontro con il Padre. Allontanarti un poco, come la distanza del lancio di una pietra dai tuoi amici ai quali vedrai dopo aver varcato la soglia di questa vita all`Altra. Il tuo appuntamento con L´ALLEGRIA ( tu scrivevi “Allegria” con maiuscola ) non è un appuntamento con il divertimento.
Per te, Allegria era una PERSONA, era CRISTO. Avevi assimilato fíno in fondo la serena certezza che “ tutto, é grazia “,che per te era come un regalo quello di vivere senza corpo e vedere senza occhi.
Questa tua morte allegra é stata per me molto importante: perchè siamo arrivati a un punto
in cui i credenti stiamo construendo la Chiesa, vivendo pieni di polemiche e pressioni.
Nel fratempo noi ci inacidavamo, tu continuavi invitandoci all`allegria.
Nel frattempo molti vacillavano e per fino temono per il futuro della fede e della Chiesa, tu sapevi e ripetevi “ tutto è grazia”.
Effettivamente, Manolo,” TUTTO E` GRAZIA”.
La tua vita fu per me una grazia il giorno in cui celebrai la Messa nella tua casa. La tua morte è stata per me un `altra grazia luminosa in questi anni in cui ci ostiniamo nel vedere scuro quello che Cristo ci consegna ogni giorno cosi chiaro.
 
IL SERVO DI DIO
MANUEL LOZANO GARRIDO
 
· Nacque a Linares, Jaen, Spagna il 09-08-1920
· Entra nell´Azione Católica nel 1931
· Primo articolo nel Cruzada nel 1940
· Inizio della sua malattia. 1942
· Invalido totales. Sedia a rotelle 1943
· Fonda la rivista SINAI per gli ammalati 1956
· Perde totalmente la vista 1962
· Membro della ONCE, Ottobre 1964
· Tra 1961 e 1971 pubblica 9 libri
· Primo premio BRAVO di giornalismo. 1969
· Figlio prediletto di Linares. 1969
· Muore a Linares il 03-11-1971
· 05-12-94. Inicia el processo di canonizzazione. Jaen.
· 21-04-96. Si chiude il processo di canonizzazione. Jaen
· 27-04-96. Apertura del procceso in Vaticano
 


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