Maggio Mese dedicato al Rosario di Maria (Meditazioni)

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Caterina63
00venerdì 17 aprile 2009 11:31
Cari Amici...come facevamo nell'altro forum su MSN riapriamo anche per quest'anno un thead dedicato al Mese di Maggio, al Mese del Rosario della Beata Vergine Maria, arricchendoci con canti e meditazioni, con la preghiera, perchè Maria stessa ci guidi ad una azione di conversione continua per noi stessi e verso quanti ci guardano e ci ascoltano....

Ringraziando don Giosy Cento per il quale suggerisco l'approfondimento inserito nella sezione dedicata ai giovani...
apriamo il Thread con un canto suo, mariano, stupendo: Madonna del Rosario.... [SM=g1740734]




Madonna del Rosario prega per noi
prega per noi, siamo figli tuoi.
Madonna del Rosario prega per noi
prega per noi, siamo figli tuoi.

Sulle ginocchia Tu porti Gesù,;
c'è posto anche per noi.
La Tua corona ci offri quaggiù,
tutti ci lega a Te.
Madre dolcissima, Madre d'amore,
Madre che vegli a Pompei.
Madonna del Rosario prega per noi...

Tu ascolti tutti, sai tutto di noi,
noi ci fidiamo di Te.
Misericordia, o Madre, per noi
poveri figli di Dio.
Guidaci sempre, proteggici Tu
Madre che vivi a Pompei.
Madonna del Rosario prega per noi...

In questa terra che Dio Ti donò
togli violenza e terrore.
Solo la pace chiediamo a Te,
vera giustizia fra noi.
Veglia l'Europa, ritorni a Gesù,
al suo vangelo d'amore.
Madonna del Rosario prega per noi...

vai al sito: www.giosycento.it/


Vi ricordiamo che possiamo usare internet anche per pregare...ad esempio ecco qui, con una Decina del Rosario insieme al Santo Padre.... [SM=g1740717] [SM=g1740720] [SM=g1740717]




Come vedete le ccasioni non mancano, forse possiamo aggiungerci molta buona volontà? [SM=g1740733]
Coraggio allora....molto dipende da TE... [SM=g1740738]


[SM=g1740735] [SM=g1740722] [SM=g1740739]
Caterina63
00venerdì 17 aprile 2009 15:15
Per scrupolo....per chi avesse dimenticato il Rosario....per chi lo volesse imparare.....[SM=g1740738] .....


http://www.maranatha.it/rosarium/RVMpage.htm



Rosarium Virginis Mariæ






a cura di Mons. Tommaso Stenico

Congregazione per il Clero - Città del Vaticano

   Dalla Lettera Apostolica di S.S. Giovanni Paolo II Rosarium Virginis Mariæ 
  I Misteri del Rosario - Distribuzione settimanale

  Misteri della Gioia 
 
Misteri della Luce
 
Misteri del Dolore 
 
Misteri della Gloria  
 
Salve Regina - Litanie alla Madonna - Preghiere 
 



(cliccare sugli asterischi)

Come recitare il Rosario?


29. Enunciare il mistero, e magari avere l'opportunità di fissare contestualmente un'icona che lo raffiguri, è come aprire uno scenario su cui concentrare l'attenzione.

30. Per dare fondamento biblico e maggiore profondità alla meditazione, è utile che l'enunciazione del mistero sia seguita dalla proclamazione di un passo biblico corrispondente che, a seconda delle circostanze, può essere più o meno ampio.

31. L'ascolto e la meditazione si nutrono di silenzio. È opportuno che, dopo l'enunciazione del mistero e la proclamazione della Parola, per un congruo periodo di tempo ci si fermi a fissare lo sguardo sul mistero meditato, prima di iniziare la preghiera vocale.

32. Dopo l'ascolto della Parola e la focalizzazione del mistero è naturale che l'animo si innalzi verso il Padre. Gesù, in ciascuno dei suoi misteri, ci porta sempre al Padre, a cui Egli continuamente si rivolge, perché nel suo 'seno' riposa (cfr Gv 1, 18).

33. Le dieci Ave Maria. È questo l'elemento più corposo del Rosario e insieme quello che ne fa una preghiera mariana per eccellenza. Ma proprio alla luce dell'Ave Maria ben compresa, si avverte con chiarezza che il carattere mariano non solo non si oppone a quello cristologico, ma anzi lo sottolinea e lo esalta.

34. La dossologia trinitaria è il traguardo della contemplazione cristiana. Cristo è infatti la via che ci conduce al Padre nello Spirito.

36. Strumento tradizionale per la recita del Rosario è la corona.

La prima cosa da notare è come la corona converga verso il Crocifisso, che apre così e chiude il cammino stesso dell'orazione. In Cristo è centrata la vita e la preghiera dei credenti. Tutto parte da Lui, tutto tende a Lui, tutto, mediante Lui, nello Spirito Santo, giunge al Padre




Intenzioni del Papa per la recita del Rosario

39. Oggi all'efficacia di questa preghiera consegno volentieri la causa della pace nel mondo e quella della famiglia.

40. Le difficoltà che l'orizzonte mondiale presenta in questo avvio di nuovo Millennio ci inducono a pensare che solo un intervento dall'Alto può far sperare in un futuro meno oscuro. Il Rosario è preghiera orientata per sua natura alla pace, per il fatto stesso che consiste nella contemplazione di Cristo, Principe della pace e « nostra pace » (Ef 2,14).

41. …il Rosario è anche, da sempre, preghiera della famiglia e per la famiglia. Un tempo questa preghiera era particolarmente cara alle famiglie cristiane, e certamente ne favoriva la comunione. Occorre non disperdere questa preziosa eredità. Bisogna tornare a pregare in famiglia e a pregare per le famiglie, utilizzando ancora questa forma di preghiera. La famiglia che prega unita, resta unita.
La famiglia che recita insieme il Rosario riproduce un po' il clima della casa di Nazareth: si pone Gesù al centro, si condividono con lui gioie e dolori, si mettono nelle sue mani bisogni e progetti, si attingono da lui la speranza e la forza per il cammino.

42. A questa preghiera è anche bello e fruttuoso affidare l'itinerario di crescita dei figli. Pregare col Rosario per i figli, e ancor più con i figli, educandoli fin dai teneri anni a questo momento giornaliero di « sosta orante » della famiglia, non è, certo, la soluzione di ogni problema, ma è un aiuto spirituale da non sottovalutare

Giovanni Paolo II Rosarium Beate Virginis Mariae



__________________
"Se sarete quello che dovete essere, metterete fuoco in Italia e nel mondo intero" (Santa Caterina da Siena)


Questa Preghiera che segue....me la insegnarono le Suore Domenicane Missionarie di san Sisto, quando ero al collegio.......
Ogni anno a Maggio, andavamo in pellegrinaggio sia alle Tre Fontane, quanto al Divino Amore, e lì si alzava al Cielo la seguente supplica che da allora non ho più dimenticato.... [SM=g1740734]


O Maria, Regina del mese di Maggio e Madre degli Uomini.

Eccoci a Te, come ritornati da un lungo cammino senza meta.
Eccoci a Te, come stremati dalla ricerca di Pace e di felicità
Tu puoi ridonarci la speranza e l'ardire.

Noi ritorniamo a Te, perchè il tuo sorriso e la tua bellezza,
ci facciano dimenticare tante cose che ci angustiano e ci turbano.
Noi ritorniamo a Te, in questa primavera dell'anno,
per risentire la tua voce materna, ammonitrice e dolce.
Noi ritorniamo a Te, dopo in nostri sbandamenti,
perchè tu ci indichi la strada da percorrere:
quella segnata da Gesù ai suoi veri seguaci,
difficile e impegnativa, stretta e sassosa,
ma l'unica orientata veramente al successo.

Guidaci all'ascolto del Tuo Figlio;
guidaci ad impegnativi propositi
capaci di rifare il mondo così stanco
e così affamato di serenità:
Tu ci conosci!

Sai quello che vogliamo, quello che possiamo,
quello di cui abbiamo veramente bisogno:
aiutaci ad ottenerlo da Dio,
o Regina del Mondo,
o Madre di tutti

Amen!


[SM=g1740744]

Caterina63
00venerdì 17 aprile 2009 16:08

Il giorno 8 maggio l'Ordine Domenicano festeggia la Vergine Maria come sua  Patrona e, come sappiamo  l'8 maggio si venera la Beata Vergine del Rosario di Pompei con la SUPPLICA che posterò a seguire questo messaggio....[SM=g1740717]

Come apparve la Beata Vergine al Santo Padre Domenico
mentre pregava e gli rivelò la cura che Lei aveva per l'Ordine Domenicano.


                    

Una sera il Beato Domenico, dopo aver vegliato in chiesa in preghiera fino a mezzanotte, ne uscì ed entrò in dormitorio dove, compiute quelle cose per le quali era venuto, si rimise in preghiera in fondo al dormitorio stesso. Mentre stava così in orazione, gli venne fatto di guardare dalla parte opposta e vi scorse venire avanti tre figure femminili.

Quella di centro sembrava una dama venerabile e delle tre la più bella e più degna; delle altre due, una portava un vaso molto splendente e bello, l'altra invece un aspersorio che porgeva alla Signora di mezzo, col quale questa aspergeva i Frati facendo su di essi il segno di croce.

Così, segnando ed aspergendo i Frati, fece il giro del dormitorio, omettendo però di aspergerne e di benedirne uno. Il Beato Domenico che seguiva la scena con grande attenzione, notò chi era quello. Poi alzandosi dalla preghiera, andò incontro a quella Signora fino alla lampada che pendeva in mezzo al dormitorio e, inginocchiandosi, quantunque l'avesse già riconosciuta, la supplicò di svelargli chi ella fosse.



In quel tempo a Roma, nel Convento dei Frati e delle Suore, quella bella e devota antifona, che comincia con Salve Regina, non veniva ancora cantata ma si usava soltanto recitarla in ginocchio, Orbene rispondendo al Beato Domenico, quella Signora disse: "Io sono colei che voi invocate ogni sera. E quando dite Eja ergo, advocata nostra, lo mi butto in ginocchio davanti a mio Figlio per la conservazione di codesto Ordine".

Allora il Beato Domenico domandò chi fossero quelle dame che erano con lei. Gli rispose la Beata Vergine: "Una è Cecilia, l'altra è Caterina". Il Beato Domenico chiese infine spiegazioni su quel Frate che Ella aveva tralasciato di benedire e di aspergere come gli altri. Rispose d'averlo fatto perché non era decentemente composto.
Ciò detto, dopo aver terminato il giro segnando ed aspergendo i Frati che ancor rimanevano, disparve.

Il Beato Domenico tornò quindi a pregare nel luogo di prima ed ecco che all'improvviso fu rapito in ispirito davanti a Dio e vide il Signore e la Beata Vergine, alla sua destra, rivestita — a quanto gli sembrava—di un mantello color zaffiro. Guardandosi attorno vide davanti a Dio rappresentanti di tutti gli Ordini Religiosi, ma del suo non scorse nessuno; per la qual cosa cominciò a piangere amaramente e, fermatosi lontano, non osava avvicinarsi al Signore e a sua Madre. Fu la Madonna a fargli cenno con la mano di accostarsi a lei- ma egli non osò muoversi fino a tanto che anche il Signore non lo ebbe chiamato. Allora si accostò tutto piangente e si inginocchiò davanti a loro.

Il Signore lo invitò ad alzarsi e, quando si fu alzato, gli chiese il perché di quel pianto sconsolato. "Piango così—rispose— perché vedo qui rappresentanti di tutti gli Ordini, ma del mio non vedo nessuno". Allora il Signore: "Vuoi vedere il tuo Ordine?". E quello tremante: "Sì, o mio Signore". Allora il Signore, ponendo una mano sulla spalla della Beata Vergine, si rivolse nuovamente al Beato Domenico "Il tuo Ordine io l'ho affidato a mia Madre". Poi soggiunse: "vuoi proprio vedere ?". Rispose il Beato Padre: "Certo, o Signore".

La Beata Vergine spalancò il mantello di cui sembrava rivestita e lo stese davanti al Beato Domenico, al quale sembrò tanto grande da ricoprirne tutta la patria celeste e sotto di esso vide una moltitudine immensa di suoi Frati e Suore, tutta la Famiglia era lì. Inginocchiandosi il Beato Domenico ringraziò allora Dio e la Beata Maria sua Madre. E la visione scomparve.

Tornato in sé, corse immediatamente a suonare la campana per il mattutino, al termine del quale, convocò i Frati nel Capitolo e fece loro una lunga e bellissima predica, esortandoli all'amore e alla devozione verso la Beata Vergine Maria. E fra le altre cose raccontò loro anche questa visione.

Dopo il Capitolo, chiamò quel Frate che la Madonna aveva tralasciato di benedire e si mise ad interrogarlo dolcemente per vedere di scoprire se per caso non gli avesse taciuto qualche peccato. Il Frate comprese e si pentì amaramente conducendo dopo una vita da santo.

Questa visione la narrò a Suor Cecilia e alle altre Suore di S. Sisto lo stesso Beato Domenico, però come se fosse capitata a un altro. Ma i Frati presenti, che l'avevano già sentita raccontare, facevano cenno alle Suore che si trattava di lui.


Brevissime linee di storia

1.        Nel secolo VI in qualche liturgia comincia ad apparire l’Ave Maria, sempre e solo nella sua prima parte, quella evangelica.

2.       Nel secolo XII, sull’antico uso di contare i Pater noster su una cordicella a nodi, si innesta la recita dell’Ave Maria in numero di 150 a imitazione dei 150 salmi biblici: si parla quindi di “salterio di Maria”.

3.       Dal 1207 S. Domenico e i suoi Frati Predicatori, devotissimi della Madonna, dovendo lottare contro l’eresia albigese, fanno oggetto della loro predicazione al popolo i misteri dell’Incarnazione e della Divina Maternità di Maria. L’incontro tra l’uso popolare di contare le 150 “Ave Maria” e la predicazione domenicana dei misteri dell’Incarnazione, Passione e Risurrezione di Cristo è il primo germe del Rosario.

4.       Nel secolo XIV il beato domenicano Alano de la Roche, su ispirazione e comando della Vergine, dal 1460 diventa il grande apostolo del Rosario nella sua forma ormai definitiva, istituisce le Confraternite del Rosario che in breve si diffondono in tutta l’Europa.

5.       Nei secoli XVI e XVII il Rosario diventa ufficialmente la preghiera della Cristianità contro i pericoli sociali dell’eresia ugonotta e del dominio dell’Islam. Le vittorie militari dei cristiani a Lepanto (1571), a La Rochelle (1628), a Vienna (1683) vengono attribuite alla Madonna del Rosario, che viene perciò invocata con i titoli di “Regina delle vittorie”, “Aiuto dei cristiani”, e infine “ Madonna del Rosario” e celebrata il 7 ottobre.

6.       Nel secolo XVIII, trecento anni dopo il beato Alano de la Roche, il movimento rosariano riceve nuovo impulso dall’apostolato di S. L. Grignon de Montfort, legato spiritualmente quale terziario all’Ordine Domenicano.

7.       Sigillo alla storia del Rosario sono le apparizioni a Lourdes (1858), l’esplosione del culto a Pompei, grazie al beato terziario domenicano Bartolo Longo (1875) ed infine le apparizioni a Fatima (1917).

Anche per questo i Frati, le Suore e le Monache, nonchè i Laici, portano sempre al loro fianco la corona del Rosario, non solo quale arma quotidiana di Preghiera, contemplazione e predicazione, ma anche quale testimonianza reale di questo rapporto filiale fra l'Ordine e la Beata Vergine Maria.....

per altre notizie cliccate qui:
La protezione di Maria per l'Ordine Domenicano





Caterina63
00venerdì 17 aprile 2009 16:16
                  




Amici....vi ricordiamo che l'8 Maggio si dice in tutta la Chiesa la SUPPLICA ALLA MADONNA DI POMPEI, REGINA DEL SANTO ROSARIO....e Patrona dell'Ordine dei Domenicani, dei Francescani e dei Carmelitani e, senza fare torto agli altri, Mari è Patrona di tutti gli Ordini Religiosi...
si ripete la Supplica nella prima Domenica di Ottobre.....[SM=g1740733]
La Supplica Alla Beata Vergine Del Rosario



SUPPLICA ALLA REGINA DEL SS. ROSARIO Dl POMPEI (7 Ottobre - o prima domenica del Mese - e 8 Maggio)




Indulgentia plenaria semel tantum, soltis conditionibus, recitantibus supplicationem meridianam ad B. V. Mariam a S. Rosario.
Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.
O Augusta Regina delle Vittorie, o Sovrana del Cielo e della Terra, al cui nome si rallegrano i cieli e tremano gli abissi, o Regina gloriosa del Rosario, noi devoti figli tuoi, raccolti nel tuo Tempio di Pompei in questo giorno solenne, effondiamo gli affetti del nostro cuore e con confidenza di figli ti esprimiamo le nostre miserie.
Dal Trono di clemenza, dove siedi Regina, volgi, o Maria il tuo sguardo pietoso su di noi, su le nostre famiglie, su l'Italia, su l'Europa, sul mondo. Ti prenda compassione degli affani e dei travagli che amareggiano la nostra vita. Vedi, o Madre, quanti pericoli nell'anima e nel corpo, quante calamità ed afflizioni ci costringono.
O Madre, implora per noi misericordia dal tuo Figilo divino e vinci con la clemenza il cuore dei peccatori. Sono nostri fratelli e figli tuoi che costano sangue al dolce Gesù e contristano il tuo sensibilissimo Cuore. Mostrati a tutti quale sei, Regina di pace e di perdono.


AVE MARIA.

E' vero che noi, per primi, benché tuoi figli, con i peccati torniamo a crocifiggere in cuor nostro Gesù e trafiggiamo nuovamente il tuo cuore.
Lo confessiamo: siamo meritevoli dei più aspri castighi, ma tu ricordati che sul Golgota, raccogliesti, col Sangue divino, il testamento del Redentore moribondo, che ti dichiarava Madre nostra, Madre dei peccatori.
Tu dunque, come Madre nostra, sei la nostra Avvocata, la nostra speranza. E noi, gementi, stendiamo a te le mani supplichevoli, gridando: Misericordia!
O Madre buona, abbi pietà di noi, delle anime nostre, delle nostre famiglie, dei nostri parenti, dei nostri amici, dei nostri defunti, soprattutto dei nostri nemici e di tanti che si dicono cristiani, eppur offendono il Cuore amabile del tuo Figliolo. Pietà oggi imploriamo per le Nazioni traviate, per tutta l'Europa, per tutto il mondo, perché pentito ritorni al tuo Cuore.
Misericordia per tutti, o Madre di Misericordia!


AVE MARIA.

Degnati benevolmente, o Maria, di esaudirci! Gesù ha riposto nelle tue mani tutti i tesori delle Sue grazie e delle Sue misericordie.
Tu siedi, coronata Regina, alla destra del tuo Figlio, splendente di gloria immortale su tutti i Cori degli Angeli. Tu distendi il tuo dominio per quanto sono distesi i cieli, e a te la terra e le creature tutte sono soggette. Tu sei l'onnipotente per grazia, tu dunque puoi aiutarci, perché figli ingrati ed immeritevoli della tua protezione, non sapremmo a chi rivolgerci. Il tuo cuore di Madre non permetterà di vedere noi, tuoi figli, perduti. Il Bambino che vediamo sulle tue ginocchia e la mistica Corona che miriamo nella tua mano, ci ispirano fiducia che saremo esauditi. E noi confidiamo pienamente in te, ci abbandoniamo come deboli figli tra le braccia della più tenera fra le madri, e, oggi stesso, da te aspettiamo le sospirate grazie.


AVE MARIA

Un'ultima grazia noi ti chiediamo, o Regina, che non puoi negarci in questo giorno solennissimo. Concedi a tutti noi l'amore tuo costante e in modo speciale la materna benedizione.
Non ci staccheremo da te finché non ci avrai benedetti. Benedici, o Maria, in questo momento il Sommo Pontefice. Agli antichi splendori della tua Corona, ai trionfi del tuo Rosario, onde sei chiamata Regina delle Vittorie, aggiungi ancor questo, o Madre: concedi il trionfo alla Religione e la pace alla umana Società. Benedici i nostri Vescovi, i Sacerdoti e particolarmente tutti coloro che zelano l'onore del tuo Santuario. Benedici infine tutti gli associati al tuo Tempio di Pompei e quanti coltivano e promuovono la devozione al Santo Rosario.
O Rosario benedetto di Maria, Catena dolce che ci rannodi a Dio, vincolo di amore che ci unisci agli Angeli.
Torre di salvezza, negli assalti dell'inferno. Porto sicuro nel comune naufragio, noi non ti lasceremo mai più.
Tu ci sarai conforto nell'ora di agonia, a te l'ultimo bacio della vita che si spegne.
E l'ultimo accento delle nostre labbra sarà il nome tuo soave, o Regina del Rosario di Pompei, o Madre nostra cara, o Rifugio dei peccatori, o Sovrana consolatrice dei mesti.
Sii ovunque benedetta, oggi e sempre, in terra e in cielo.

Amen.

SALVE REGINA.


[SM=g1740717] [SM=g1740720] [SM=g1740717]
Caterina63
00lunedì 27 aprile 2009 19:22
Splendori e sventure del santuario della Madonna della Misericordia di Macerata

Più che la peste e la mitraglia poterono le buone intenzioni


di Antonio Paolucci

Sub tuum presidium confugimus, sancta Dei genitrix... Queste parole, incipit della preghiera forse più antica alla Vergine Maria, sono il filo rosso che attraversa la storia di una città e di un popolo. Queste stesse parole danno titolo al volume che ha per argomento il santuario della Madonna della Misericordia a Macerata (Autori Vari, Sub tuum Presidium, Azzano San Paolo, Bolis, 2008, pagine 264, euro 40). La presentazione dell'opera è avvenuta nella città marchigiana il 24 aprile, presenti il vescovo Claudio Giuliodori, il rettore del Santuario monsignor Domenico Foglia, le autorità cittadine, gli autori, il presidente della Fondazione della locale Cassa di Risparmio finanziatrice della pubblicazione edita da Bolis di Bergamo.

Il libro è la storia di una chiesa qualificata nella sua immagine attuale come un capolavoro del Settecento italiano dentro una città che in quel secolo - fa bene la soprintendente Lorenza Mochi Onori a ricordarcelo in introduzione - fu una vera e propria capitale delle arti.
 
Il libro è, allo stesso tempo, la storia di una devozione mariana che ha attraversato impavida poco meno di seicento anni ed è ancora oggi ben viva se i denari del popolo maceratese governati dalla Fondazione della Cassa di Risparmio sono stati investiti in un'opera che chiede di essere letta come un vero e proprio "offertorio". Come l'omaggio cioè di una intera città alla sua protettrice.

Sbaglierebbe tuttavia chi pensasse che questa sia un'opera agiografica, devozionale, come tante se ne incontrano, nella letteratura religiosa.


Al contrario questo è un libro rigorosamente scientifico che elabora e interpreta centinaia di documenti in gran parte inediti, entra come un endoscopio nella storia di un edificio sacro e nella cultura della società che lo ha voluto, chiama in causa architetti, artisti, artigiani, committenti, benefattori, personalità civili ed ecclesiastiche, vicende della cronaca e della storia. I curatori del volume fanno tutti insieme una eletta schiera di autorevoli studiosi la cui professione è quella di storici dell'architettura, di storici dell'arte, di specialisti d'archivio, di storici senza altre specificazioni.
Ed ecco minuziosamente ricostruita nei primi due capitoli da Egidio Pietrella e da Stefano D'Amico la vicenda religiosa ed edilizia del venerabile santuario.

All'inizio c'è la minuscola chiesa, poco più di una capanna votiva costruita in un solo giorno il 15 Agosto del 1447 in tempore pestis. Solo nel 1497 si può parlare di un edificio che ha assunto dignità e dimensioni di vera e propria chiesa. Intanto cresceva in città la devozione alla Vergine protettrice ad repellendas calamitates. Sono gli anni difficili del Cinquecento, del Seicento, del Settecento, secoli funestati da pestilenze, carestie, terremoti come quello terribile del 1703. La solenne incoronazione dell'immagine della Vergine è del 1721. Pochi anni dopo (1734) per munifico intervento del nobile cittadino Guarniero Marefoschi, vediamo all'opera l'architetto Vanvitelli e con lui e dopo di lui i pittori Francesco Mancini e Sebastiano Conca. La ecclesia parva, Santa Maria "la cicarella" - cioè graziosa e piccolina nel dialetto locale - diventa il festoso teatrino barocco-rococò che conosciamo.

La storia non ha risparmiato sventure al santuario dei maceratesi saccheggiato dalle truppe francesi nel 1797, mitragliato nel 1944 durante il passaggio del fronte. Ma né i soldati di Napoleone, né i paracadutisti della divisione Goering, fecero danni irreparabili come quelli prodotti dai maceratesi stessi. Nel 1959 l'architetto Giulio Pediconi inaugurava l'edificio che, nato come orfanotrofio, è oggi conosciuto come Casa del Clero.

Le intenzioni erano buone, pessimo il risultato poiché quell'intervento distrusse la sagrestia vanvitelliana e alzò alle spalle del santuario una quinta architettonica fuori scala e del tutto incongrua. Dalle buone intenzioni allo scempio architettonico e urbanistico:  perfetto esempio di eterogenesi dei fini.

Torniamo al volume che continua con gli importanti capitoli centrali curati da Silvia Blasio e dedicati ai tesori d'arte che il Santuario, per nostra fortuna, ancora conserva. Un enigma attributivo resta la tela dell'altare maggiore con la Vergine che apre il mantello a coprire il popolo dei suoi fedeli, avendo alla sua destra i santi Andrea e Giuliano, i taumaturghi Rocco e Sebastiano a sinistra.
 
L'epoca di esecuzione del dipinto si colloca fra il primo e il secondo decennio del XVI secolo. L'autore è un portato della cultura prospettica rinascimentale lombarda miscelata con i ritmi centro italiani. Immaginate lo stile dello Zenale, di Bergognone, di Joannes Hispanus, che si confronta con quello di Perugino e avrete la notevole e anonima personalità pittorica che oggi non possiamo nominare diversamente che Maestro del Santuario della Madonna della Misericordia di Macerata.
 




Ben conosciuti e minuziosamente documentati sono invece i pittori che hanno onorato la venerata immagine cinquecentesca con gli affreschi e le tele che accompagnarono la ristrutturazione del Vanvitelli. Il marchigiano di Sant'Angelo in Vado Francesco Mancini portò negli affreschi e negli ovati con gli episodi salienti della vita di Maria la grazia leggera del suo maestro Cignani.

Mentre Sebastiano Conca, principe dell'Accademia di San Luca e artista di internazionale fortuna, nelle due tele con la Natività della Vergine (1741) e l'Immacolata Concezione divulgò il gran verbo della Roma di Carlo Maratta quando il colorato movimento rococò già sterzava verso precoci eleganze neoclassiche. Grazie alla munificenza di Guarniero Marefoschi il santuario della Madonna della Misericordia è arrivato fino a noi come una squisita antologia del più raffinato Settecento pittorico maceratese, degno di stare alla pari con la contemporanea Galleria di Palazzo Bonaccorsi gremita di dipinti del Solimena, del Del Sole, del De Matteis, dello stesso Mancini.

Anche il Novecento ha lasciato presenze significative nel Santuario della Madonna della Misericordia con le vetrate policrome del Picchiarini, con la porta bronzea del Cantalamessa e, soprattutto, con il ciclo affrescato da Biagio Biagetti (1921). Sono storie della Passione di Cristo realizzate con tecnica puntinistica e ispirate al neoprimitivismo misticheggiante di Maurice Denis e di Puvis de Chavannes.

Infine a Gabriele Barucca della Soprintendenza dei Beni Artistici e Storici delle Marche, dobbiamo la pubblicazione del tesoro del santuario:  le molte cose che ancora si conservano - reliquiari, arredi sacri, oreficerie liturgiche - e le moltissime che non ci sono più, rapinate e saccheggiate in più occasioni. Rimane a questo proposito commovente, il verbale del canonico Francesco Narducci che il 19 Febbraio 1797 consegna ai commissari di Napoleone vincitore a Tolentino e prossimo sequestratore dei tesori dei Musei Vaticani, quantità impressionanti di argenti destinati alla fusione.

Conclude il volume l'imponente regesto documentario curato da Laura Moccheggiani.

È il prezioso tesoro di notizie, a una a una scrutinate e certificate, che hanno permesso di ricostruire la storia di un santuario e di un popolo attraverso sei secoli.



(©L'Osservatore Romano - 26 aprile 2009)

Caterina63
00lunedì 27 aprile 2009 20:25
Il cardinale Bertone ad Alessandria per la festa mariana

La Madonna della Salve icona della sofferenza


Solenni celebrazioni, ieri, domenica 26, ad Alessandria per la ricorrenza della festa della Madonna della Salve, l'icona della Vergine sofferente la cui devozione  ha  segnato la fede cristiana ancor prima  della nascita della città e della  diocesi  nel  secolo XII. Le ha presiedute il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone, portando il saluto e la benedizione di Benedetto XVI il quale, circa ventiquattro  anni fa - era il mese di maggio del 1985- aveva partecipato alla conclusione della grande settimana della Salve.

 (il card. Ratzinger in processione ad Alessandria 1985 maggio)


L'immagine raffigura la Vergine  Maria, sorretta da Giovanni, dinanzi a una croce nuda "quasi  a  significare - ha interpretato il cardinale Bertone - che anche Maria, con la propria sofferenza, partecipa al sacrificio, quasi anche lei fosse sulla croce con il Figlio".

 (La Statua originale)

Originariamente era chiamata "Madonna dello spasimo", dunque ha sempre rappresentato per gli alessandrini un'immagine  di  sofferenza "ma - ha fatto  notare  il cardinale - si tratta di una sofferenza offerta con amore, in unione con quella di Gesù per la salvezza dell'umanità, rappresentata dall'apostolo Giovanni che le sta accanto".

Nella sua omelia - pronunciata nel corso della liturgia della Parola della  messa  celebrata nel Duomo - il cardinale Bertone ha poi voluto rendere  omaggio "alla  storia  religiosa e civile di Alessandria - ha detto - intessuta di testimonianze dello scambio  di  affetto  e  di  comprensione tra la Madonna della Salve e i suoi  figli  alessandrini. Ricordiamo come nei pericoli  di  guerre o pestilenze, siccità o inondazioni il popolo devoto, ma  anche le  autorità  civili, si riunivano  per  implorare  la potente intercessione della Madre e, dopo lo  scampato  pericolo,  innalzavano solenne rendimento  di  grazie per i favori ricevuti, arricchendo simbolicamente la sua icona di fregi e onorificenze. Ma la devozione popolare non ricorreva alla Madonna solo nelle difficoltà, bensì sapeva gioire anche con Lei in occasioni di lieti eventi per far partecipe la Madre di tutta la vita della sua famiglia". Infine il cardinale ha riproposto l'invocazione mariana con la quale Benedetto XVI ha concluso l'enciclica "Spe salvi".

Il cardinale Bertone ha colto l'occasione della sua presenza ad Alessandria per partecipare anche alla celebrazione del centotrentesimo anniversario della fondazione de "La voce alessandrina", il settimanale diocesano che in un certo senso aveva preceduto quelle che saranno poi le raccomandazioni del concilio Vaticano ii circa la necessità di servirsi di un giornale cattolico locale, perché "la Chiesa potesse svolgere la sua missione evangelizzatrice".

Nel suo discorso il cardinale segretario di Stato ha ricordato i tempi difficili che attraversava la religione in quegli anni. "Tempi difficili - ha detto in particolare - per una professione pubblica della propria fede all'indomani della travagliata unità del Paese, con le ondate di anticlericalismo da più parti emergenti. Certo la religione era praticata dal popolo, ma si  voleva  tenerla confinata nell'ambito del privato mentre dava fastidio ogni tentativo di incidenza nella vita pubblica  e  sociale. In questo tentativo di emarginazione si alleavano forze, anche tra loro disomogenee, che si opponevano  alla Chiesa fino a cercare di ridicolizzare la fede dei semplici. Si sa anche  che ad Alessandria per un  lungo  periodo  questa  alleanza fu virulenta  con  conseguenti  lacerazioni  tra  la gente e con il risultato di frenare un  sereno  dialogo istituzionale".  Significativamente  in questo senso alla rivista come primo titolo fu dato "Verità e fede", proprio a ribadire,  contro  l'ostracismo  della  cultura dominante "la perfetta congruità della  fede  con  la  ragione  che  cerca la verità".

Il cardinale ha ricordato l'impegno di quanti via via hanno contribuito a far crescere il ruolo della rivista nel contesto sociale anche a costo di subirne personalmente  le  conseguenze,  come capitò  a  Carlo Torriani il quale, chiamato a dirigere il settimanale che negli anni Venti del secolo scorso aveva cambiato nome per proporsi come "La libertà", subì numerose violenze da parte del regime fascista. Tanto meno "La voce alessandrina" non mancò  di  farsi  sentire nel periodo del ritorno di un clima anticlericale per  il  riaffermarsi  della  politica social-comunista.

Dunque è proprio la storia de "La voce  alessandrina"  che secondo il cardinale  riafferma  la  necessità anche oggi della testimonianza di un giornale cattolico "per orientarsi nel discernere la verità in mezzo al bombardamento mediatico" troppo spesso incline a ottenere "facili consensi" piuttosto  che  formare  correttamente le coscienze.



(©L'Osservatore Romano - 27-28 aprile 2009)
Caterina63
00mercoledì 29 aprile 2009 18:33
Dall'Udienza generale di oggi, 29.4.2009 il Papa Benedetto XVI ha tratto dal patriarca Germano di cui ha parlato, la seguente e stupenda riflessione...[SM=g1740722]

Il Patriarca Germano curava molto le celebrazioni liturgiche e, per un certo tempo, fu ritenuto anche l'instauratore della festa dell'Akatistos. Come è noto, l'Akatistos è un antico e famoso inno sorto in ambito bizantino e dedicato alla Theotokos, la Madre di Dio. Nonostante che dal punto di vista teologico non si possa qualificare Germano come un grande pensatore, alcune sue opere ebbero una certa risonanza soprattutto per certe sue intuizioni sulla mariologia. Di lui sono state conservate, in effetti, diverse omelie di argomento mariano e alcune di esse hanno segnato profondamente la pietà di intere generazioni di fedeli sia in Oriente che in Occidente. Le sue splendide Omelie sulla Presentazione di Maria al Tempio sono testimonianze tuttora vive della tradizione non scritta delle Chiese cristiane. Generazioni di monache, di monaci e di membri di numerosissimi Istituti di Vita Consacrata, continuano ancora oggi a trovare in quei testi tesori preziosissimi di spiritualità.

Creano ancora adesso stupore anche alcuni testi mariologici di Germano che fanno parte delle omelie tenute In SS. Deiparae dormitionem, festività corrispondente alla nostra festa dell'Assunzione.

Fra questi testi il Papa Pio XII ne prelevò uno che incastonò come una perla nella Costituzione apostolica Munificentissimus Deus (1950), con la quale dichiarò dogma di fede l'Assunzione di Maria. Questo testo il Papa Pio XII citò nella menzionata Costituzione, presentandolo come uno degli argomenti in favore della fede permanente della Chiesa circa l'Assunzione corporale di Maria in cielo
.
Germano scrive: 
"Poteva mai succedere, santissima Madre di Dio, che il cielo e la terra si sentissero onorati dalla tua presenza, e tu, con la tua partenza, lasciassi gli uomini privi della tua protezione? No.
È impossibile pensare queste cose. Infatti come quando eri nel mondo non ti sentivi estranea alle realtà del cielo, così anche dopo che sei emigrata da questo mondo non ti sei affatto estraniata dalla possibilità di comunicare in spirito con gli uomini... Non hai affatto abbandonato coloro ai quali hai garantito la salvezza... infatti il tuo spirito vive in eterno né la tua carne subì la corruzione del sepolcro. Tu, o Madre, sei vicina a tutti e tutti proteggi e, benché i nostri occhi siano impediti dal vederti, tuttavia sappiamo, o Santissima, che tu abiti in mezzo a tutti noi e ti rendi presente nei modi più diversi...
Tu (Maria) ti riveli tutta, come sta scritto, nella tua bellezza.
Il tuo corpo verginale è totalmente santo, tutto casto, tutto casa di Dio così che, anche per questo, è assolutamente refrattario ad ogni riduzione in polvere. Esso è immutabile, dal momento che ciò che in esso era umano è stato assunto nella incorruttibilità, restando vivo e assolutamente glorioso, incolume e partecipe della vita perfetta.
Infatti era impossibile che fosse tenuta chiusa nel sepolcro dei morti colei che era divenuta vaso di Dio e tempio vivo della santissima divinità dell'Unigenito.
D'altra parte noi crediamo con certezza che tu continui a camminare con noi"
(PG 98, coll. 344B-346B, passim). 



[SM=g1740717] [SM=g1740720]
Caterina63
00venerdì 1 maggio 2009 23:20
Alla luce del Magistero e del Concilio Vaticano II...come possiamo esaltare Maria senza cadere nell'illusione dell'idolatria e senza dare di scandalo a chi non crede in questa venerazione??
Questa volta invece di un testo....vi propongo una IMMAGINE......

 Fanciulle che stanno alla scuola di Maria....e Maria cosa fa? non le distoglie dalla vera meta...ma guardate la mano: indica la Croce del Figlio...[SM=g1740717] ..in questa immagine è come se Maria stesse dicendo a queste giovani: < Giratevi, guardate a Gesù, fate tutto quello che Lui vi dirà, fidatevi di LUI come mi sono fidata anch'io, io sono qui con voi per aiutarvi a capire e per dirvi che cosa ho fatto io, benchè immeritevole, per capire che Dio diceva e dice sempre la Verità, non mi ha mai abbandonata.....ASCOLTATEMI...E VI RACCONTERO' LE MERAVIGLIE CHE DIO HA COMPIUTO......>

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Abbiamo un altra immagine, fra le migliaia che ispirati artisti ci hanno lasciato....che può aiutarci a comprendere come sia giusto "esaltare" Maria senza per questo contravvenire all'ADORAZIONE che è prerogativa UNICA che spetta a DIO, alla Croce, alla Santa Trinità e all'Eucarestia e...di come Maria stessa ci porta a Gesù[SM=g1740717]

Maria ha in braccio Gesù che a sua volta ha in mano il Calice della salvezza, Cibo Santo per la nostra salvezza eterna.....


Gli Angeli l'Adorano, Maria tiene in braccio SUO FIGLIO e LO DONA A NOI. Il Papa diceva: "Maria è colei che per prima ha fatto una -processione del CORPUS DOMINI- quando, in attesa del Figlio di Dio che portava nel suo seno, si recò in viaggio dalla cugina Elisabetta. Maria cosa porta ad Elisabetta? Le porta Gesù dopo aver a lungo camminato per andare a farle visita."[SM=g1740717]


Ogni volta che noi prendiamo Gesù specialmente nella Santa Eucarestia, Maria è li,  accanto Gesù per offrircelo e per accompagnare noi...Ed essendo profondamente peccatori e bisognosi sempre del perdono di Dio, Maria resta accanto al Figlio, sempre, per intercedere per noi e...come alle Nozze di Cana; avverte Gesù che qualcosa in noi non va....ma chiede ugualmente il miracolo.....e Gesù l'accontenta.....ci perdona...ci guarda con gli occhi gioiosi della Madre.....e ci tramuta....non l'acqua in vino...ma il cuore di pietra in cuore di carne......

Maria è la tenerezza visibile stessa di Dio.....


Come vedete ho fatto un fotomontaggio... Ho aggiunto il Papa che prega, in ginocchio con il Rosario.....ma in ginocchio davanti a chi?....
E' la stessa scena......nella Bibbia leggiamo che gli Angeli ADORANO IL CRISTO...e s'inginocchiano davanti a Lui.....nella Bibbia leggiamo che ognuno di noi ha un Angelo Custode.......e da Paolo apprendiamo che il Cristo "è degno di adorazione e che ogni ginocchio si pieghi..."
Quando noi c'inginocchiamo davanti all'EUCARESTIA.....NON bestemmiamo affatto se penseremo di avere davanti questa scena: Maria accompagna il Figlio Gesù che il Sacerdote (Alter Christi) ci offre sotto le specie Eucaristiche.....noi in ginocchio in adorazione e in contemplazione...perchè questa posizione ci aiuta per la meditazione.....accanto a noi, in ginocchio...il nostro Angelo Custode.....[SM=g1740738]
Come vedete....possiamo esaltare Maria.....perchè se in ginocchio mediatiamo con il Rosario (come in questo caso è l'immagine del Papa), noi NON stiamo adorando Maria, ma GESù....Dio con noi....attraverso che cosa? La MEDITAZIONI DEI MISTERI DEL SANTO VANGELO RACCOLTI NEL ROSARIO.....vissuti prima fra tutti da chi? Da Maria...la Madre di Dio.....che dirà "SI" al Progetto di Dio non per tenersi nascostamente il Figlio, ma per darlo a tutti noi.....

"Il Rosario batte il ritmo della vita umana"
dalla lettera Apostolica "Rosarium Virginis Mariae" di Giovanni Paolo II (Cap. 2-25)
Il Papa ha indicato una vera "cura" anche per la famiglia:
"Spegnete il televisore
e tornate al Rosario".
 
[SM=g1740744]

Così scriveva la piccola S.Teresa del Bambin Gesù:

"Col Rosario si può ottenere tutto! Secondo una graziosa immagine, esso è una lunga catena che lega il cielo alla terra; una delle estremità è nelle nostre mani e l'altra in quelle della S.Vergine. Finché il Rosario sarà recitato, Dio non potrà abbandonare il mondo, perché questa preghiera è potente e va dritta al suo Cuore; essa è come il fermento che può rigenerare la terra.

La dolce Regina del Cielo non può dimenticare i suoi figli che, senza interruzione, ripetono le sue lodi. Il Rosario sale come incenso ai piedi dell'Onnipotente; Maria lo rinvia subito come una benefica rugiada, che viene a rigenerare i cuori. Non c'è preghiera che sia più gradita a Dio del Rosario.

Il mese di ottobre è arrivato; in esso la Chiesa chiama i suoi figli, perché recitino insieme la bella preghiera del Rosario. Chi potrà capire il fascino che ha questo mese per ogni anima cristiana? Mentre la natura stanca sta per assopirsi, i cuori sembrano riprendere una nuova energia per celebrarle le lodi della Regina del Cielo".



Per oggi credo che basti, proviamo ad imparare ad andare oltre alle apparenze[SM=g1740733]
Sia Lodato Gesù Cristo[SM=g1740717] [SM=g1740720]

Caterina63
00sabato 2 maggio 2009 23:46

IL MESSAGGIO DI GIOVANNI PAOLO II PER LA GIORNATA MISSIONARIA MONDIALE DOMENICA 19 OTTOBRE 2003


Maria e la Missione della Chiesa nell'Anno del Rosario







 "Maria e la Missione della Chiesa nell'Anno del Rosario":  è questo il tema del Messaggio di Giovanni Paolo II per la Giornata Missionaria Mondiale 2003, che sarà celebrata il 19 ottobre, penultima domenica del mese. 


Maria e la Missione della Chiesa nell'Anno del Rosario - "Nell'ottobre scorso, entrando nel venticinquesimo anno del mio ministero petrino, quasi ad ideale prolungamento dell'Anno Giubilare, ho indetto uno speciale Anno dedicato alla riscoperta della preghiera del Rosario, tanto cara alla tradizione cristiana; un anno da vivere sotto lo sguardo di Colei che, secondo l'arcano disegno divino, con il suo "sì" ha reso possibile la salvezza dell'umanità, e dal cielo continua a proteggere quanti a Lei fanno ricorso specialmente nei momenti difficili dell'esistenza;

"È mio desiderio che l'Anno del Rosario costituisca per i credenti di ogni continente un'occasione propizia per approfondire il senso della vocazione cristiana. Alla scuola della Vergine e seguendo il suo esempio, ogni comunità potrà meglio far emergere la propria dimensione "contemplativa" e "missionaria"";

"La Giornata Missionaria Mondiale, che cade proprio alla fine di questo particolare anno mariano, se ben preparata, potrà imprimere un più generoso impulso a quest'impegno della Comunità ecclesiale";

Chiesa più contemplativa:  il Volto di Cristo contemplato - "Guardiamo sempre a Maria, modello insuperabile! Nel suo animo tutte le parole del Vangelo trovano un'eco straordinaria. Maria è la "memoria" contemplativa della Chiesa, che vive nel desiderio di unirsi più profondamente al suo Sposo per incidere ancor più nella nostra società. Di fronte ai grandi problemi, dinanzi al dolore innocente, alle ingiustizie perpetrate con arrogante insolenza come reagire? Alla docile scuola di Maria, che è nostra Madre, i credenti apprendono a riconoscere nell'apparente "silenzio di Dio" la Parola che risuona nel silenzio per la nostra salvezza";
 

Chiesa più santa:  il Volto di Cristo imitato e amato - "Santità e missione sono aspetti inscindibili della vocazione di ogni battezzato. L'impegno a diventare più santi è strettamente collegato con quello a diffondere il messaggio della salvezza... Contemplando i misteri del Rosario, il credente è incoraggiato a seguire Cristo e a condividerne la vita sino a poter dire con san Paolo:  "Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me"";


Chiesa più missionaria:  il Volto di Cristo annunciato - "Urge preparare evangelizzatori competenti e santi; è necessario che non si affievolisca il fervore negli apostoli, specialmente per la missione "ad gentes". Il Rosario, se pienamente riscoperto e valorizzato, offre un ordinario quanto fecondo aiuto spirituale e pedagogico per formare il Popolo di Dio a lavorare nel vasto campo dell'azione apostolica";


Una precisa consegna - "Tra le tante intenzioni, non vorrei dimenticare quella della pace. La guerra e l'ingiustizia hanno il loro inizio nel cuore "diviso"... Se il Rosario batterà il ritmo della nostra esistenza, potrà diventare strumento privilegiato per costruire la pace nei cuori degli uomini, nelle famiglie e tra i popoli. Con Maria tutto possiamo ottenere dal Figlio Gesù. Sorretti da Maria, non esiteremo a dedicarci con generosità alla diffusione dell'annuncio evangelico".

(©L'Osservatore Romano - 22 Febbraio 2003)


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Ed ora una riflessione dell'Amico Chisolm nell'Anno del Rosario del 2003[SM=g1740738]

Ciao a tutti.
Non sono un assiduo frequentatore dei grani del Rosario e me ne dolgo, anche se appena posso lo dico.
Ci sono dei momenti nei quali rimpiango una vita di orazione, una vita silenziosa, scandita dai ritmi di quell'abbecedario dei santi che si chiama preghiera, una vita che mi faccia oscillare con moto perpetuo dall'orto alla chiesina di campagna, dalle lodi a compieta... E invece, niente... Sono qui, in questa terra ad oscillare tra tante cose per vivere e a vivere tra innumerevoli cose. Eppure tra me e il Rosario esiste una silenziosa complicità, una sorta di patto tacito e naturalmente scritto nella mia semplice vita.

In genere, quando ricorre la mia festa, o conseguo un piccolo titolo accademico in teologia, mia sorella o i miei amici mi regalano un Rosario. Ne ho posseduti di preziosi e di poverissimi, di semplice fattura e di elaborato disegno.

Eppure, se ne sono andati tutti, in una sorta di distribuzione che non sono stato io a decidere.
Sì, perché mi capita sempre più spesso di vedere persone a cui voglio bene, lasciare questa terra: ho salutato parenti e amici, sante persone e dolcissimi mascalzoni, devotissimi nonni e qualche zio anticlericale.

Beh, ogni volta (e perdonatemi se anche stavolta inserisco una cosa tristemente naturale come la morte...) ricevo la solita telefonata che mi chiede, prima del funerale: "...dì, tu che sei di chiesa, non avresti mica un Rosario in più da mettere tra le mani del poverino? Sai, non ci credeva, ma non si sa mai...".

Così come persone sante in vita, mi chiedevano la grazia di un Rosario semplice da tenere tra le mani durante il lungo sonno...

Potete capire, amici, come i miei Rosari se ne vadano (e non datemi del menagramo...). Perché dovete sempre considerare la meraviglia del loro ritorno, come un flusso di vasi comunicanti, nei quali il livello dell'acqua rimane uguale.
Infatti, per ogni Rosario che dono, un'altro ne torna per vie a dir poco piccole e meravigliose.
Quando morì una persona a me cara come una una madre, iniziò questo gioco di Rosari. Ricordo che misi tra le sue mani la coroncina che avevo da una vita, con un piccolo rimpianto e con una grande speranza.
Rimpianto, perché era il Rosario della mia fanciullezza, speranza perché...
Perché mentre tornavo a casa dal funerale ne trovai uno identico (non simile) nuovo e ancora nella sua scatolina, forse appena comprato.

Compresi il Dio delle piccole cose, la Madre delle tenere coincidenze, il mio ruolo piccolo e semplice di rappresentante di articoli sacri pret à porter, dispensatore (mio malgrado) di una minuscola corda tanto resistente da tirare in cielo un pianeta intero.

Credetemi, dopo l'ultimo Rosario che ha lasciato il mio cassetto, un altro ne è venuto (questa volta da S. Giovanni Rotondo, portato da un amico) e così è successo altre volte: per uno che donavo un'altro prendeva il suo posto.
Oramai non mi stupisco più del Dio delle piccole cose e della Madre delle tenere coincidenze, non mi stupisco né mi angoscia sapere che nel mio cassetto, un Rosario aspetta di tirar su un'altra anima, forse la mia, forse di un'altro.

So per certo che quel cassetto rimarrà sempre con un Rosario perché il dare e il ricevere si compensano, si equilibrano, in quella strana alchimia che si disegna nelle nostre vite coi tratti della serena e puntuale provvidenza.

Incredibile è come agli amici o ai parenti andati siano toccati i rispettivi Rosari: quelli preziosi per i "birichini", quelli di legnosa e granulare semplicità ai più che buoni.
Mi è sembrato di leggere in quest'alternanza, la delicatezza della Madre che abbellisce con il suo più prezioso monile  le anime bisognose, quasi a volerle rendere presentabili al Figlio giudice e, alle anime sante, concede la semplicità della coroncina più umile, tuttavia messa in risalto dalla loro vita devota.

Mi rendo conto, per certi aspetti, di sfiorare quei cartoni animati di Walt Disney, quelli in cui Bambi si disseta alla sorgente e le cinciallegre fischiano all'aurora. Ma non posso farci niente se ciò accade. Non posso farci niente se il Dio delle piccole cose e la Madre delle tenere coincidenze si servono di chi, ancora, si commuove dinanzi ad un film d'amore a ad un cartone animato con Dumbo.

Non posso farci niente se la mia anima canta se non lasciarla cantare: finché la delicata, signorile, misteriosa premura di Dio si accontenta di leggere una passabile melodia in una vita pur piena di stonature, io continuerò a cantare.
Tappatevi pure le orecchie ma, vi prego, lasciate libera la linea del cuore...

Felice notte,
Chisolm




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Segue ora una bellissima testimonianza dell'amico Luca dal Difendere del 2003 che fece dopo la testimonianza di Chisolm....[SM=g1740733]

Buona sera al Gruppo.

Ho notato con piacere anche qui mi date modo di raccontarmi un pò. Anche se tante volte siamo invitati a dare una nostra testimonianza io credo più genuino il farlo quando c'è un'opportunità, cioè una condivisione reciproca e uno stimolo a parlarne.
Per esempio, avendo fatto l'accesso al Difenderelaverafede, sono stato spronato a raccontarmi, ora ho letto qui la bella testimonianza di Chisolm che mi ha veramente commosso.
Coincidenze? Chissà, si dice che le vie del Signore sono infinite, e ve lo posso garantire.
Così vi trasmetto la mia  testimonianza .
Buona serata al Gruppo.
Che altro aggiungere ad un Forum così delicato? Non lascerò soli quanto hanno fatto una loro testimonianza, la mia sarà breve.
Dopo anni (praticamente da sempre) di ateismo, anzi di veleni che sputavo addosso ai preti, ho conosciuto una donna stupenda (mia moglie). Si andava in discoteca, si scherzava, anche qualche canna leggera. Non scandalizzatevi, una o due, massimo tre all'anno non di più, ma quel giorno che proposi alla mia futura moglie di fumare con me, mi sorrise in un modo che non avevo mai notato,  non mi vietò di farlo, ma aggiunse: < Lascia perdere! > Voi mi direte è tutto qui? Si!, Tutto qui! Non mi disse altro, ma fu il modo in cui lo disse che mi colpì tanto da farmela buttare a metà!
Ci stavamo preparando per i preparativi alle nozze ed io volevo sposarmi al Municipio, ma lei fu irremovibile! Allora tentai di capire - perchè!- Perchè era irremovibile!?
L'amavo troppo per perderla, e l'unica opportunità che avevo era di approfondire le sue motivazioni e non le mie che in effetti erano confusionarie, a differenza del suo -NO- preciso e inequivocabile.
Le diedi un appuntamento un venerdì pomeriggio, ma mi disse che non poteva, ed alla mia insistenza scoprii il suo segreto e mi disse che andava ogni Venerdì del primo del Mese al Rosario, all'Adorazione Eucaristica e poi la Messa.
Scoppiai a ridere!

Lei restò ferma mentre due lacrime le rigavano il viso. Allora mi feci serio, non pensavo di averla ferita così, le chiesi di aiutarmi a capire. E per poter capire ritardammo il matrimonio.
Un giorno mi portò alle Tre Fontane (chi è di Roma le conosce, sono vicino all'Eur, o se volete Tre Fontane dove sorge l'antica chiesa che la tradizione vuole sia stata dedicata sul luogo della decapitazione di Paolo, l'Apostolo, la testa fece tre rimbalzi da dove scaturirono tre fontanelle, da qui il nome), accanto vi è il piccolo e modesto Santuario della Vergine della Rivelazione e cominciò a spiegarmi la storia.

Capii subito che contro Dio non avrei potuto fare nulla e che avrei perso ciò che amavo di più al mondo, così accettai la sfida e cominciai ad incontrami con un sacerdote che diventerà poi il mio confessore. Un cammino durato ben sette anni, si, ritardammo il matrimonio di sette anni ed oggi ne sono felice. Io ero burbero, e se mi fossi sposato in quelle condizioni, forse avrei finito col fare del male alla donna più importante della mia vita.

Ho imparato a dire il Rosario e la sera lo diciamo ancora insieme in famiglia, una volta ne parlammo in classe (come vi raccontai sono un professore in un liceo) e tutti naturalmente scoppiarono a ridere, ma quando videro il mio volto accenare un sorriso (non risata!) si fece silenzio, nessuno osò dire nulla e continuammo la lezione.
Alla nascita del nostro primo ed unico (purtroppo) figlio, ecco la tegola, il bambino presenta subito dei problemi. Questa volta era lei che stava per cedere, Dio mio quanto ho amato in quei giorni mia moglie, soltanto Lui può comprenderlo, Lui che ha amato Maria in modo così immenso da proteggerla dal Male!

Mia moglie era in depressione, ed io l'accudivo come si fa con un bambino, ma invece della pappa, le portavo il Rosario e questo perchè, ve lo confesso, non sapevo veramente che altro fare. Due tre volte la settimana andavamo alla Messa, ma quasi trascinandola.
Per farla breve io penso che quel ritardare il matrimonio sia stato un segno del Signore che si è servito di Maria affinchè non ci perdessimo in quanto Loro sapevano bene che cosa stava per accaderci e se io non mi fossi convertito prima del matrimonio, non credo proprio che avrei potuto sostenere una tale situazione. Tutto è grazia!

Dopo un pò di mesi mia moglie  cominciò a ristabilirsi e la situazione tornò alla normalità, il bambino cresceva alla fin fine sano e robusto, ma non avrebbe mai potuto sorridere a causa di una malformazione.
E ancora oggi che lottiamo fra medici ed ospedali, il Rosario è sempre con noi, magari una sola Decina al giorno quando siamo esausti, proprio per ricaricarci e per stare semplicemente insieme, ma qualcosa la diciamo sempre ed è quella Corona a tenerci davvero legati indissolubilmente nella grazia sacramentale.
Scusatemi, avevo detto che sarei stato breve, offritemi a Gesù!
Ave Maria, Luca


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Caterina63
00lunedì 4 maggio 2009 00:22
Mese di Maggio....prendiamo il Rosario.... [SM=g9433]
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Caterina63
00mercoledì 6 maggio 2009 11:58
PAPA LUCIANI (Giovanni Paolo I) E IL ROSARIO



È risaputo che il Patriarca di Venezia Albino Luciani era un “catechista nato”, e, del catechista, aveva tutte le qualità: semplicità, vivacità, brio, esemplificazioni suadenti... Vediamo allora cosa pensava del Rosario.


Nel 1973, esattamente il 7 ottobre, nell’omelia tenuta nella chiesa dei Gesuati, in occasione del IV centenario della festa del Rosario, rispondendo alle contestazioni al Rosario, così si esprime: “Il Rosario da alcuni è contestato. Dicono: è preghiera che cade nell’automatismo, riducendosi a una ripetizione frettolosa, monotona e stucchevole di Ave Maria. Oppure: è roba da altri tempi; oggi c’è di meglio: la lettura della Bibbia, per esempio, che sta al rosario come il fior di farina alla crusca!


Mi si permetta di dire in proposito qualche impressione di pastore d’anime.
Prima impressione: la crisi del Rosario viene in secondo tempo. In antecedenza c’è oggi la crisi della preghiera in generale. La gente è tutta presa dagli interessi materiali; all’anima pensa pochissimo. Il fracasso poi ha invaso la nostra esistenza. Macbeth potrebbe ripetere: ho ucciso il sonno, ho ucciso il silenzio! Per la vita intima e la «dulcis sermocinatio», o dolce colloquio con Dio, si fa fatica a trovare qualche briciola di tempo. È un danno. Diceva Donoso Cortes: «Oggi il mondo va male perché ci sono più battaglie che preghiere».


Continuamente si sviluppano le liturgie comunitarie, che sono certo un gran bene: esse però non bastano: occorre anche il colloquio personale con Dio.
Seconda impressione. Quando si parla di «cristiani adulti» in preghiera, talvolta si esagera. Personalmente, quando parlo da solo a Dio e alla Madonna, più che adulto, preferisco sentirmi fanciullo; la mitra, lo zucchetto, l’anello scompaiono; mando in vacanza l’adulto e anche il vescovo, con relativo contegno grave, posato e ponderato per abbandonarmi alla tenerezza spontanea, che ha un bambino davanti a papà e mamma.


Essere – almeno per qualche mezz’ora – davanti a Dio quello che in realtà sono con la mia miseria e con il meglio di me stesso: sentire affiorare dal fondo del mio essere il fanciullo di una volta che vuol ridere, chiacchierare, amare il Signore e che talora sente il bisogno di piangere, perché gli venga usata misericordia, mi aiuta a pregare. Il Rosario, preghiera semplice e facile, a sua volta, mi aiuta a essere fanciullo, e non me ne vergogno punto.


Terza impressione. Non debbo e voglio pensare male di nessuno, ma confesso che più volte sono stato tentato di giudicare che il tale o il tal altro si credeva adulto, unicamente perché sedeva in scranna a criticare dall’alto. Mi veniva voglia di dirgli: Macché maturo! Quanto a preghiera sei un adolescente in crisi, un deluso e un ribelle, che non ha ancora smaltito l’aggressività dell’età ingrata! Dio mi perdoni il giudizio temerario!”.


Risposta alle obiezioni


Quindi, risponde a tutte e singole le obiezioni.[SM=g1740733]


“Preghiera a ripetizione il Rosario? Diceva Padre de Foucauld: «L’amore si esprime con poche parole e che ripete sempre».

C’è la Bibbia?

Certo, ed è un quid summum; ma non tutti vi sono preparati o hanno tempo di leggerla. A quegli stessi che la leggono, sarà poi utile, in certi momenti, in viaggio, in strada, in periodi di particolare bisogno, parlare con la Madonna, se si crede che Essa ci sia madre e sorella.

Se la lettura della Bibbia non viene apprezzata che come puro studio, i misteri del Rosario meditati e assaporati sono Bibbia approfondita, fatta succo e sangue spirituale.

Preghiera stucchevole?

Dipende. Può essere, invece, preghiera piena di gioia e di letizia. Se ci si sa fare, il Rosario diventa uno sguardo gettato su Maria, che aumenta di intensità a mano a mano che si procede. Può anche riuscire un ritornello, che sgorga dal cuore e che, ripetuto, addolcisce l’anima come una canzone.

Preghiera povera il Rosario?

E quale sarà, allora, la preghiera ricca? [SM=g1740733]


Il Rosario è una sfilata di Pater, preghiera insegnata da Gesù, di Ave, il saluto di Dio alla Vergine a mezzo dell’angelo, di Gloria, elogio alla Santissima Trinità. O vorreste – invece – le alte elucubrazioni teologiche? Non si adatterebbero ai poveri, ai vecchi, agli umili, ai semplici. Il Rosario esprime la fede senza falsi problemi, senza sotterfugi e giri di parole, aiuta l’abbandono in Dio, l’accettazione generosa del dolore. Dio si serve anche dei teologi, ma, per distribuire le sue grazie si serve soprattutto della piccolezza degli umili e di quelli che si abbandonano alla sua volontà”.

Quanto al rapporto tra Rosario e Bibbia risponde semplicemente: “Il Rosario, in fondo, è tutto Bibbia: i misteri sono meditazioni sul Vangelo, l’Ave Maria e il Padre nostro sono Vangelo”.


Il Papa Luciani, così devoto del Rosario, offre anche uno sguardo complessivo al contenuto del Rosario, cioè ai Misteri che vi si contemplano. Parlando a Pompei, nel centenario dell’immagine della Madonna del Rosario, il 1° ottobre 1975, così diceva: “(Misteri gloriosi)... Cristo non è un risorto solitario... subito dopo di lui viene la Madonna...


(Misteri dolorosi)... Siamo... coeredi di Cristo, se veramente partecipiamo alle sofferenze di Cristo per partecipare anche alla sua gloria (Rom 8,17). Ecco perché nel Rosario contempliamo anche i dolori di Maria... in certi momenti le sue prove divennero acute...


(Misteri gaudiosi)... Per fortuna, la vita, coi dolori, conosce anche le gioie; quelle di Maria, le ricordiamo nei Misteri gaudiosi. Nella Annunciazione la gioia non fu soltanto di sentirsi prescelta da Dio, ma di assumere con deliberata responsabilità una missione grandissima... La nascita di Gesù con le varie circostanze, le porta un gaudio inesprimibile...”.


Qualcuno si chiederà: ma a cosa servono quei 5 grani in appendice alla corona, al disopra del piccolo crocifisso? Sono forse un ornamento?


Ebbene, anche a questo quesito dà una risposta soddisfacente il Patriarca Luciani. Parlando alle Suore Canossiane di Sant’Alvise il 25-9-1976, trattando della preghiera, dice testualmente: “... Non si tratta di aggiungere nuove preghiere, piuttosto di utilizzare quelle comuni. Pochi, ad esempio, nel Santo Rosario sfruttano i primi grani della corona. Alcuni – è cosa del tutto libera – al primo grano recitano il Credo intendendo di star fermi nelle verità rivelate da Dio.

I tre grani seguenti, indicano tre Ave Maria per conservare le tre virtù fondamentali:

1) Ave Maria..., perché aumenti la mia fede;
2) Ave Maria..., perché sviluppi la fiamma del mio amore;
3) Ave Maria..., perché renda più forte la mia speranza.

L’ultimo grano, prima delle decine è un Gloria alla Santissima Trinità”.

Diciamo sinceramente: e chi ci aveva mai pensato?
G. M.
________________________________________

Papa Luciani (Giovanni Paolo I)
RIVISTA MARIA AUSILIATRICE 2001-9[SM=g1740722]

                             


[SM=g1740734]
Caterina63
00venerdì 8 maggio 2009 12:59
All’inizio di questa novena di nove anni in preparazione alla celebrazione dell’anniversario del 1216, potremmo usare questo prossimo anno, che va dall’Epifania 2008 all’Epifania 2009, come un anno per riscoprire di nuovo il rosario nella nostra vita personale, nella vita comunitaria e nel rinnovamento della nostra predicazione sia profetica che contemplativa?
Potremmo contribuire al futuro della pietà popolare della nostra gente realizzando di nuovo le novene del rosario, missioni e processioni ai santuari?
Potremmo contemplare il nostro Maestro con gli occhi del discepolo perfetto? Potremmo contemplare il Figlio attraverso gli occhi di sua madre? Potremmo contemplare questo mondo con le sue abissali necessità di trasformazione attraverso il Vangelo? Potremmo giungere a vivere e predicare appassionati, con la creatività di Dio Padre e di Maria, Madre del Figlio amato?


*************

SI, LO POTREMMO....LO POSSIAMO, LO VOGLIAMO....LO DOBBIAMO.......
                 [SM=g1740717] [SM=g1740720] [SM=g1740717]

Lettera del Maestro dell'Ordine sul S. Rosario


Lettera del Maestro dell'Ordine sul Rosario

  

1° Gennaio 2008

Solennità di Maria Madre di Dio - Giornata Mondiale della Pace


Cari fratelli e sorelle,

Fra pochi giorni, con la festa dell’Epifania, chiuderemo l’anno del giubileo, ringraziando il Signore per ottocento (800) anni di vita concessi alle nostre monache dell’Ordine. E’ stato un anno di molte benedizioni, sia per l’Ordine come per la Chiesa in generale. Ho avuto il grande piacere di osservare le numerose iniziative realizzate dalle nostre monache.

Hanno pubblicato libri, scritto inni, iniziato nuove ricerche sulle fondazioni più antiche e la loro preghiera contemplativa è stata e continua a rinnovarsi. In effetti, tutto l’Ordine è giunto ad apprezzare di più il fatto che le monache sono al cuore dell’Ordine e che la base della nostra predicazione non è niente di meno che la contemplazione profonda della nostra fede. Credo che il rinnovamento della vita delle nostre monache sia in relazione diretta con il rinnovamento di tutto l’Ordine.


Mentre questo anno del Giubileo va verso la sua fine, ci proponiamo di incominciare una novena di anni che culminerà con il Giubileo del 2016, 800 anni dalla conferma dell’Ordine dei Predicatori da parte del Papa. I capitolari del recente Capitolo Generale di Bogotá hanno chiesto che il tempo tra questi due anni di Giubileo (2006 – 2016) sia consacrato a un serio rinnovamento della nostra vita e missione di predicatori (Capitolo Generale di Bogotá, n. 51). Pertanto, desidero invitare ogni entità dell’Ordine, comunità e individui, a cominciare un lungo processo di rinnovamento attraverso la riflessione, decisione e azione in relazione a tutto ciò che riguarda la nostra vita di predicatori del Vangelo.


Per illuminare questo primo anno propongo che ci impegnamo per la rinnovazione della nostra vita di predicatori attraverso la riscoperta del rosario, come mezzo di contemplazione e strumento per la predicazione profetica. Sebbene il rosario non è più una ricchezza esclusivamente nostra ma è diventato ormai in diversi modi un contributo domenicano alla vita di tutta la Chiesa, senza dubbio questa forma di preghiera continua ancora a vivere e a prosperare tra di noi. Con questa lettera vi offro una modesta meditazione sul rosario, partendo dai punti di vista della memoria, della riflessione teologica e della pietà popolare.


1. Memoria


Permettetemi di evocare qualcuna delle mie memorie, che spero risveglino anche in voi qualcuna delle vostre. I ricordi sono importanti per forgiare la nostra identità, dare corpo alle nostre idee e per permetterci di vivere e re-interpretare eventi chiave della nostra vita.


Il mio primo ricordo del rosario risale ai miei primi anni alla scuola di Champagnat dei fratelli Maristi a Buenos Aires con il primo rosario che ebbi nelle mie mani. I fratelli ci inculcarono un vero amore a Maria, come madre che ci ama incondizionatamente e che intercede per i suoi amati figli e figlie, la Maria del Vangelo di san Giovanni. Per questo motivo si celebrava il mese di Maria con processioni, rosari e litanie. Già da giovane portavo una decina del rosario nel mio portafoglio. La ripetizione del Padre Nostro, l’Ave Maria e del Gloria permettevano che questa orazione mettesse profonde radici nella mia vita.


Adesso mi piace pregare in questo modo specialmente mentre cammino. Mi accompagna per i differenti paesaggi, che siano lungo i viaggi o in città. E’ la “contemplazione ambulante”, della quale fra Vincent de Couesnongle ci parlò una volta. Comincia a segnare il ritmo dei miei passi, consentendomi di fermare un mondo sempre in movimento. Mi permette di dare anima, vita e cuore alla città o al luogo per il quale passo, e agli incontri che mi aspettano con le loro gioie e speranze, luci e ombre.


Qualche tempo fa, durante uno dei nostri ritiri, il Consiglio Generalizio meditava sul mistero della morte. Uno dei frati descriveva come i fratelli agonizzanti quasi sempre chiedono il loro rosario, anche se soltanto per stringerlo nella mano. Ricordo che nel film “Batismo de Sangue” (Battesimo di Sangue), che racconta la storia dei nostri fratelli brasiliani torturati negli anni 70 sotto la dittatura dei Medici, fra Tito de Alancar, mentre lo trascinavano fuori dal convento, gridava a suo fratello che andasse a prendergli il suo rosario.

Che significato aveva per lui in quel momento spaventoso?


Quali sono i tuoi ricordi del rosario?

Che significato hanno per te? Per me?

Cosa ci dice a questo riguardo il nostro studio e riflessione teologica?


2. Riflessione Teologica


Io credo che questi ricordi ci parlino della prossimità di Dio. Il mistero dell’Incarnazione, non comprende solo la nascita del Signore in un passato millenario, ma anche l’incarnazione della grazia, la nascita di Dio, nella nostra vita quotidiana. Gesù vive e il suo Spirito continua a sanarci, insegnarci, perdonarci, consolarci e a sfidarci. Questa non è una vana astrazione, ma piuttosto si fa visibile nelle immagini associate ai misteri del rosario. La coscienza dell’incarnazione si accresce nella misura in cui si permette a queste immagini di entrare nelle vicende della nostra vita quotidiana. E’ così che il rosario è profondamente incarnatore, biblico, Cristo-centrico e contemporaneo.

Ovviamente, il rosario è Mariano. Chiariamo cosa significa questa affermazione. In Maria si uniscono il divino e l’umano, la creatura si unisce al Creatore. In Maria riconosciamo la nostra identità e il nostro destino. Vediamo la comunione santa di “Dio-con-noi” e di “Dio-tra-di-noi”. Riconosciamo che il nostro Dio è Dio – in quanto con noi – redentore e salvatore, santificatore e glorificatore.


In effetti, Maria è figura centrale nella nostra vita di fede. Mentre la consideriamo figlia del Padre, madre del Figlio e sposa dello Spirito, dobbiamo anche considerarla una credente nella valle delle ombre e come piena di speranza quando si confronta con una situazione disperata. La si può vedere come protettrice delle donne incinte che partoriscono nella povertà, patrona di coloro che emigrano in terre straniere per sopravvivere e come quella che soffre per il figlio arrestato, torturato e assassinato. E non inutilmente, attraverso tutto questo, siamo testimoni del trionfo della fede, della speranza e della carità. Già papa Giovanni Paolo II ci invitava a contemplare il volto di Cristo attraverso gli occhi di Maria.


Cosa potrebbe significare questo per noi? Come Maestro dell’Ordine sono missionario che dà incoraggiamento ai suoi fratelli e sorelle sparsi per il mondo, ascolto le loro storie e le loro realtà. Porto il ricordo dei volti delle famiglie cristiane ferite a morte a Bahawalpure (Pakistan 2001), dei vicini delle nostre suore nei quartieri più poveri di Kinshasa (Congo), i bambini che ci seguivano in Camerun, la piazza della guerra civile a Campodos (Tibu), Colombia, le famiglie che pescavano sulle loro canoe nei dintorni di Gizo nelle Isole Salomone o sul fiume Urubamba nelle Amazzonie peruviane. Queste immagini, accompagnate ai misteri del rosario, si convertono nella mia intercessione, unita a quella di Maria, mentre metto le loro ferite ai piedi di Gesù.


Il nostro mondo sembra essere sempre diviso dalle guerre. Nella mia mente appare prima un Iraq raso al suolo dalla guerra, e poi, poco più in là, si trova l’incessante flusso di sangue tra israeliani e palestinesi. Il ventesimo secolo fu segnato dalle guerre e dalla devastazione di tutto il pianeta. In effetti, non furono questi i punti fondamentali della devozione di Fatima per la conversione della Russia e non è da allora che si invoca Maria come Regina della Pace? Al tempo stesso, non sottovalutiamo le guerre fratricide che si manifestano dentro le nostre famiglie, comunità e all’interno delle nostre anime e cuori. Non potrebbe il rosario darci la pace? Quest’anno celebriamo anche il 50° anniversario di fra Dominique Pire, nostro confratello belga, che ricevette il premio Nobel per la pace per aver fondato le “isole di pace”. Forse la sua ispirazione a riguardo di questo progetto nacque da una riflessione mentre recitava il suo rosario per la pace.


Le parole della preghiera che accompagnano la mia riflessione ci parlano del Regno di Dio, del pane quotidiano, della liberazione dal male, del frutto del ventre, dei peccatori e dell’ora della morte. Il Regno di Dio è giustizia e pace, la volontà di Dio è in disaccordo con l’oppressione, il pane si condivide e il perdono si dona. Il frutto benedetto del ventre materno è sacro. Sì, il Rosario – le parole bibliche e la nostra meditazione – ne fanno un’orazione sia profetica che contemplativa, che tanto annuncia quanto denuncia, una preghiera che al tempo stesso consola, trasforma. Le parole di lode alla Trinità ci invitano a vivere in comunità, senza soggiogarci e in apertura e inclinazione verso l’altro. Sì, “la volontà di Dio” si realizzerà e per questo non perdiamo mai la speranza. La nostra predicazione è piena di speranza poiché è “ciò che era fin dal principio, ciò che abbiamo udito, ciò che abbiamo visto con i nostri occhi, ciò che contempliamo e tocchiamo con le nostre mani in riferimento alla Parola di vita” (1Giovanni 1). Vivendo in compagnia di Gesù, come fece Maria, ci convertiamo in questo discepolo e apostolo di cui il mondo ha bisogno e che Dio desidera.


3. La Pratica della Pietà Popolare


Dopo il Vaticano II, abbiamo teso a sottovalutare l’importanza della “pietà popolare”. Non senza sbagliarci, abbiamo insistito sullo studio biblico e una maggiore partecipazione liturgica. Nel farlo abbiamo anche minimizzato quelle manifestazioni che permettevano una maggiore espressione dei sentimenti religiosi, cioè esposizioni del Santissimo, processioni, pellegrinaggi a santuari, devozione al rosario ecc. Ora, dopo quaranta (40) anni di esperienza costatiamo che la gente, sia gli anziani, sia i giovani, ha bisogno di queste espressioni perché “si ravvivi il carisma di Dio che è in te” (2 Timoteo 1,6).

Questa pietà popolare ancora perdura con fermezza nei santuari mariani attorno al mondo. Quest’anno celebriamo 150 anni di Lourdes (Francia) e 90 di Fatima (Portogallo). Potremmo ricordare anche Guadalupe (Messico), Czestochowa (Polonia), Knock (Irlanda), Chiquinquirá (Colombia), Coromoto (Venezuela), Luján (Argentina), Manaoja (Filippine) e molti altri. Quasi ogni popolo del mondo possiede un santuario nazionale della Vergine, che riunisce in un abbraccio materno i fedeli di ogni regione.

Si notano ancora sulle auto le medaglie di san Cristoforo e il rosario che pendono dagli specchietti retrovisori, così come piccoli altari domestici o statue nei giardini. Abbiamo i rituali dell’imposizione delle ceneri all’inizio della quaresima e i rami all’inizio della settimana santa che ci segnalano i desideri e i sentimenti religiosi del popolo. Questi riti introducono un certo ordine e stabilità, un certo ritmo e dimensione incarnata nelle vite della gente comune, permettendo loro di vivere più profondamente questi eventi religiosi.

Potremmo noi, i domenicani, recuperare la pietà popolare che ci caratterizza: il rosario?

In effetti, sono giunto a considerare il rosario come una preghiera stimata universalmente. Sia in Italia come in Ucraina, Messico o Stati Uniti, Filippine o Vietnam, Kenia o Nigeria, il rosario è pregato e amato. Credo che una ragione di questo sia la sua realtà di preghiera tangibile. E’ un oggetto che possiede quasi ogni cattolico. Si dà come regalo. E’ un rituale che si celebra sia in privato, sia in comune. E’ qualcosa che si può toccare, tenere e afferrare nei momenti difficili della nostra vita, è come prendere la mano della stessa Vergine. Il rosario è posto nelle nostre mani nell’ “ora della nostra morte” e nel giorno della nostra sepoltura. Le sue preghiere sono i riassunti della nostra fede, apprenderle è come imparare a parlare, sono il principio di una vita di preghiera e sí, anche la fine della nostra vita di preghiera – “sia fatta la tua volontà” “adesso e nell’ora della nostra morte”. Riceviamo un rosario nella nostra gioventù, un rosario al momento della vestizione e un rosario ci accompagna nella nostra sepoltura.


Conclusione


Ho condiviso con voi alcune mie riflessioni, spero che siano tanto semplici quanto profonde; forse sono più che altro una meditazione e riflessione del cuore. Nel Capitolo Generale di Bogotá, è stato mio privilegio nominare fra Louis-Marie Arino Durand della Provincia di Tolosa promotore del rosario, egli già gestisce un vasto sito-web che potrà esservi utile nel prossimo anno. Dall’altra parte, vi chiedo che cooperiate al suo lavoro rispondendo alla sollecitudine di fra Louis-Marie. Insieme possiamo costruire un sito-web a beneficio della Chiesa intera.

All’inizio di questa novena di nove anni in preparazione alla celebrazione dell’anniversario del 1216, potremmo usare questo prossimo anno, che va dall’Epifania 2008 all’Epifania 2009, come un anno per riscoprire di nuovo il rosario nella nostra vita personale, nella vita comunitaria e nel rinnovamento della nostra predicazione sia profetica che contemplativa? Potremmo contribuire al futuro della pietà popolare della nostra gente realizzando di nuovo le novene del rosario, missioni e processioni ai santuari?
Potremmo contemplare il nostro Maestro con gli occhi del discepolo perfetto?
Potremmo contemplare il Figlio attraverso gli occhi di sua madre? Potremmo contemplare questo mondo con le sue abissali necessità di trasformazione attraverso il Vangelo?
Potremmo giungere a vivere e predicare appassionati, con la creatività di Dio Padre e di Maria, Madre del Figlio amato?

Ringrazio per l’opportunità che ho di condividere con voi le mie riflessioni. Nei prossimi mesi, il Consiglio Generalizio determinerà i distinti passi e temi per i prossimi anni, che dedicheremo al continuo rinnovamento della nostra vita e missione. Chiedo ai provinciali e vicari generali, priore e presidenti delle fraternite laiche, di far circolare questa lettera tra i loro membri.

Durante l’Anno Nuovo, sappiate che sarete molto presenti nella mia mente e nelle mie preghiere, e in cambio, spero di essere presente nelle vostre.

Fratelli e sorelle, percorriamo uniti questo tratto di rinnovamento. Poniamoci in cammino con la fiducia che Domenico riponeva in Maria, Madre di Dio.

Vostro fratello in Domenico,

fra Carlos Azpiroz Costa, O.P.
Maestro dell’Ordine dei Predicatori

__________________
Vogliamo essere veramente segno di contraddizione?

Altro non vi dico (…) Non vorrei più parole, ma trovarmi nel campo della battaglia, sostenendo le pene, e combattendo con voi insieme per la verità infino alla morte, per gloria e lode del nome di Dio, e reformazione della Santa Chiesa…”
(Santa Caterina da Siena, Lettera 305 al Papa Urbano VI ove lottò fino alla morte per difendere l’autorità del Pontefice)






 
IL ROSARIO CON BENEDETTO XVI
Son 4 cd contenenti: mysteria gaudii (1); lucis (2); doloris (3) e gloriae (4).
Per richiedere il cofanetto dei 4 CD è possibile inviare una mail a
promo@vatiradio.va

                                                   

http://www.radiovaticana.org/it1/prm_cd.asp
..... Ghigno io ne ho presi tre e regalati due...... Ghigno
OTTIMO REGALO PER NATALE  o per altre occasioni....... Occhiolino

oltre ai Misteri, al Rosario ed alle Litanie....anche il brano del Vangelo rispondente al Mistero è in latino, dalla voce di padre Lombardi....
Fatevi questo regalo, non ve ne pentirete.....e regalatelo..... anche questa è evangelizzazione...

sul finale di ogni Mistero, c'è anche il Sub Tuum Praesidium cantato in latino, prima della Benededizione del Papa..... Sorriso


[SM=g1740733]

Caterina63
00mercoledì 13 maggio 2009 11:54
OGGI, 13 MAGGIO,
RICORRENZA DELLA PRIMA APPARIZIONE DELLA VERGINE A FATIMA...Il Papa a Betlemme: il luogo della nascità di Gesù e invita a testimoniare il trionfo dell'amore sull'odio.
Solidarietà ai pellegrini di Gaza: sia tolto l'embargo

PREGHIAMO PER I CRISTIANI IN TERRA SANTA, MARTORIATI, ESILIATI, TRATTATI COME CITTADINI DI SERIE "B" PERCHè CRISTIANI....[SM=g1740730] 

 Ecco il testo integrale dell’omelia del Papa:
 
Cari fratelli e sorelle in Cristo,

ringrazio Dio Onnipotente per avermi concesso la grazia di venire a Betlemme, non solo per venerare il posto dove Cristo è nato, ma anche per essere al vostro fianco, fratelli e sorelle nella fede, in questi Territori Palestinesi. Sono grato al Patriarca Fouad Twal per i sentimenti che ha espresso a nome vostro, e saluto con affetto i confratelli Vescovi e tutti i sacerdoti, religiosi e fedeli laici che faticano ogni giorno per confermare questa Chiesa locale nella fede, nella speranza, nell’amore. Il mio cuore si volge in maniera speciale ai pellegrini provenienti dalla martoriata Gaza a motivo della guerra: vi chiedo di portare alle vostre famiglie e comunità il mio caloroso abbraccio, le mie condoglianze per le perdite, le avversità e le sofferenze che avete dovuto sopportare. Siate sicuri della mia solidarietà con voi nell’immensa opera di ricostruzione che ora vi sta davanti e delle mie preghiere che l’embargo sia presto tolto.
 
“Non temete: ecco vi annuncio una grande gioia… oggi nella città di Davide è nato per voi un Salvatore” (Lc 2,10-11). Il messaggio della venuta di Cristo, recato dal cielo mediante la voce degli angeli, continua ad echeggiare in questa città, come echeggia nelle famiglie, nelle case e nelle comunità del mondo intero. È una “grande gioia”, hanno detto gli angeli, “che sarà di tutto il popolo” (Lc 2,10). Questo messaggio di gioia proclama che il Messia, Figlio di Dio e figlio di Davide, è nato “per voi”: per te e per me, e per tutti gli uomini e donne di ogni tempo e luogo. Nel piano di Dio, Betlemme, “così piccola per essere fra i villaggi di Giudea” (Mic 5,1) è divenuta un luogo di gloria immortale: il posto dove, nella pienezza dei tempi, Dio ha scelto di divenire uomo, per concludere il lungo regno del peccato e della morte e per portare vita nuova ed abbondante ad un mondo che era divenuto vecchio, affaticato, oppresso dalla disperazione.
 
Per gli uomini e le donne di ogni luogo, Betlemme è associata al gioioso messaggio della rinascita, del rinnovamento, della luce e della libertà. E tuttavia qui, in mezzo a noi, quanto lontana sembra questa magnifica promessa dall’essere compiuta! Quanto distante appare quel Regno di ampio dominio e di pace, sicurezza, giustizia ed integrità, che il profeta Isaia aveva annunciato, secondo quanto abbiamo ascoltato nella prima lettura (cfr Is 9,7) e che proclamiamo come fondato in maniera definitiva con la venuta di Gesù Cristo, Messia e Re!
 
Dal giorno della sua nascita, Gesù è stato “segno di contraddizione” (Lc 2,34) e continua ad essere tale anche oggi. Il Signore degli eserciti, “le cui origini è dall’antichità, dai giorni più remoti” (Mic 5,2), volle inaugurare il suo Regno nascendo in questa piccola città, entrando nel nostro mondo nel silenzio e nell’umiltà in una grotta, e giacendo, come bimbo bisognoso di tutto, in una mangiatoia. Qui a Betlemme, nel mezzo di ogni genere di contraddizione, le pietre continuano a gridare questa “buona novella”, il messaggio di redenzione che questa città, al di sopra di tutte le altre, è chiamata a proclamare a tutto il mondo. Qui infatti, in un modo che sorpassa tutte le speranze e aspettative umane, Dio si è mostrato fedele alle sue promesse. Nella nascita del suo Figlio, Egli ha rivelato la venuta di un Regno d’amore: un amore divino che si china per portare guarigione e per innalzarci; un amore che si rivela nell’umiliazione e nella debolezza della croce, eppure trionfa nella gloriosa risurrezione a nuova vita. Cristo ha portato un Regno che non è di questo mondo, eppure è un Regno capace di cambiare questo mondo, poiché ha il potere di cambiare i cuori, di illuminare le menti e di rafforzare le volontà. Nell’assumere la nostra carne, con tutte le sue debolezze, e nel trasfigurarla con la potenza del suo Spirito, Gesù ci ha chiamato ad essere testimoni della sua vittoria sul peccato e sulla morte. E questo è ciò che il messaggio di Betlemme ci chiama ad essere: testimoni del trionfo dell’amore di Dio sull’odio, sull’egoismo, sulla paura e sul rancore che paralizzano i rapporti umani e creano divisione fra fratelli che dovrebbero vivere insieme in unità, distruzioni dove gli uomini dovrebbero edificare, disperazione dove la speranza dovrebbe fiorire!
 
“Nella speranza siamo stati salvati” dice l’apostolo Paolo (Rm 8,24). E tuttavia afferma con grande realismo che la creazione continua a gemere nel travaglio, anche se noi, che abbiamo ricevuto le primizie dello Spirito, attendiamo pazientemente il compimento della redenzione (cfr Rm 8,22-24). Nella seconda lettura odierna, Paolo trae dall’Incarnazione una lezione che può essere applicata in modo particolare alle sofferenze che voi, i prescelti da Dio in Betlemme, state sperimentando: “È apparsa la grazia di Dio – egli dice – che ci insegna a rinnegare l’empietà e i desideri mondani e a vivere in questo mondo con sobrietà, con giustizia e con pietà”, nell’attesa della venuta della nostra beata speranza, il Salvatore Cristo Gesù (Tt 2,11-13).
 
Non sono forse queste le virtù richieste a uomini e donne che vivono nella speranza? In primo luogo, la costante conversione a Cristo che si riflette non solo sulle nostre azioni, ma anche sul nostro modo di ragionare: il coraggio di abbandonare linee di pensiero, di azione e di reazione infruttuose e sterili. La cultura di un modo di pensare pacifico basato sulla giustizia, sul rispetto dei diritti e dei doveri di tutti, e l’impegno a collaborare per il bene comune. E poi la perseveranza, perseveranza nel bene e nel rifiuto del male. Qui a Betlemme si chiede ai discepoli di Cristo una speciale perseveranza: perseveranza nel testimoniare fedelmente la gloria di Dio qui rivelata nella nascita del Figlio suo, la buona novella della sua pace che discese dal cielo per dimorare sulla terra.
 
“Non abbiate paura!”. Questo è il messaggio che il Successore di San Pietro desidera consegnarvi oggi, facendo eco al messaggio degli angeli e alla consegna che l’amato Papa Giovanni Paolo II vi ha lasciato nell’anno del Grande Giubileo della nascita di Cristo. Contate sulle preghiere e sulla solidarietà dei vostri fratelli e sorelle della Chiesa universale, e adoperatevi con iniziative concrete per consolidare la vostra presenza e per offrire nuove possibilità a quanti sono tentati di partire. Siate un ponte di dialogo e di collaborazione costruttiva nell’edificare una cultura di pace che superi l’attuale stallo della paura, dell’aggressione e della frustrazione. Edificate le vostre Chiese locali facendo di esse laboratori di dialogo, di tolleranza e di speranza, come pure di solidarietà e di carità pratica.
 
Al di sopra di tutto, siate testimoni della potenza della vita, della nuova vita donataci dal Cristo risorto, di quella vita che può illuminare e trasformare anche le più oscure e disperate situazioni umane. La vostra terra non ha bisogno soltanto di nuove strutture economiche e politiche, ma in modo più importante – potremmo dire – di una nuova infrastruttura “spirituale”, capace di galvanizzare le energie di tutti gli uomini e donne di buona volontà nel servizio dell’educazione, dello sviluppo e della promozione del bene comune. Avete le risorse umane per edificare la cultura della pace e del rispetto reciproco che potranno garantire un futuro migliore per i vostri figli. Questa nobile impresa vi attende. Non abbiate paura!
 
L’antica basilica della Natività, provata dai venti della storia e dal peso dei secoli, si erge di fronte a noi quale testimone della fede che permane e trionfa sul mondo (cfr 1 Gv 5,4). Nessun visitatore di Betlemme potrebbe fare a meno di notare che nel corso dei secoli la grande porta che introduce nella casa di Dio è divenuta sempre più piccola. Preghiamo oggi affinché, con la grazia di Dio e il nostro impegno, la porta che introduce nel mistero della dimora di Dio tra gli uomini, il tempio della nostra comunione nel suo amore, e l’anticipo di un mondo di perenne pace e gioia, si apra sempre più ampiamente per accogliere ogni cuore umano e rinnovarlo e trasformarlo. In questo modo, Betlemme continuerà a farsi eco del messaggio affidato ai pastori, a noi, all’umanità: “Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini, che egli ama”!

Amen. 


[SM=g1740717] [SM=g1740720] [SM=g1740738]

Caterina63
00mercoledì 13 maggio 2009 19:38
DA MEDITARE, Pregare...donare agli altri [SM=g1740734]

le parole del Papa alla visita all'Ospedale cristiano in Betlemme:

In questa Festa di Nostra Signora di Fatima, gradirei concludere invocando l'intercessione di Maria mentre imparto la Benedizione Apostolica ai bambini e a tutti voi.

Preghiamo:

Maria, Salute dell'Infermo, Rifugio dei Peccatori, Madre del Redentore: noi ci uniamo alle molte generazioni che ti hanno chiamata "Benedetta". Ascolta i tuoi figli mentre invochiamo il tuo nome.
Tu hai promesso ai tre bambini di Fatima: “Alla fine, il mio Cuore Immacolato trionferà".
Che così avvenga!
Che l’amore trionfi sull’odio, la solidarietà sulla divisione e la pace su ogni forma di violenza!
Possa l’amore che hai portato a tuo Figlio insegnarci ad amare Dio con tutto il nostro cuore, con tutte le forze e con tutta l’anima.
Che l’Onnipotente ci mostri la sua misericordia, ci fortifichi con il suo potere, e ci ricolmi di ogni bene (cfr Lc 1,46-56).
Noi chiediamo al tuo Figlio Gesù di benedire questi bambini e tutti i bambini che soffrono in tutto il mondo. Possano ricevere la salute del corpo, la forza della mente e la pace dell’anima.
Ma soprattutto, che sappiano che sono amati con un amore che non conosce confini né limiti: l'amore di Cristo che supera ogni comprensione (cfr Ef 3,19).
Amen
.

[SM=g1740717] [SM=g1740720] [SM=g1740717]

Caterina63
00sabato 23 maggio 2009 08:43
Oltre tredicimila partecipanti provenienti da trentadue Nazioni

Il pellegrinaggio militare internazionale a Lourdes



di Vincenzo Pelvi

"Più nazioni, un solo popolo di Dio":  è stato il tema del 51° Pellegrinaggio Militare Internazionale vissuto a Lourdes da oltre 13.000 militari, provenienti da trentadue Nazioni e accompagnati da venti vescovi. Numerosa la presenza italiana, con oltre 4.000 partecipanti, segno della particolare devozione alla Vergine Maria dei militari del nostro Paese. E, così, rappresentanti di diversi popoli, ieri nemici o che ancora oggi hanno difficoltà a capirsi, si sono ritrovati per invocare il grande dono della pace. Già in apertura dell'incontro si è sottolineata l'ispirazione sempre viva e l'importanza della preghiera come fattore di incontro e di unità, perché disuguaglianze e ostilità siano superate davanti a Dio Signore e Padre di tutti, con l'intercessione della Vergine Madre. La pace va costruita in primo luogo nei cuori.

Un'esperienza, quella di Lourdes - quasi una rivisitazione delle Giornate della Gioventù - ricca di svariate divise e colorate bandiere, con tanti giovani pronti a dare ragione della possibile riconciliazione e concordia tra gli uomini, come indicato dal Santo Padre nel Messaggio inviato per la significativa circostanza.

La pace è un ordine che si fonda sulla verità e va attuato secondo giustizia, affermando con forza ciò che è comune, appartenente alla medesima natura delle persone, di ogni popolo e di ogni cultura, e che dev'essere parimenti rispettato. Particolarmente si è richiamata l'urgenza di superare le ingiuste disparità nell'accesso ai beni fondamentali, nella distribuzione dei ruoli, del reddito e della ricchezza.

La pace non è solo il silenzio delle armi; è una pace che favorisce il formarsi di nuovi dinamismi nei rapporti internazionali, radicati e rispondenti alla verità dell'uomo e della sua dignità. Non si può dire pace là dove l'uomo non ha nemmeno l'indispensabile per vivere in dignità. Di qui, l'impegno a combattere la povertà iniqua.

Di fronte alle emergenze umanitarie la coscienza del militare ne è interpellata e incoraggia il comune impegno delle Nazioni nella difesa della dignità dell'uomo chiamato a realizzare nel dono sincero di sé il senso più vero della vita e della libertà della persona. Tutti gli uomini non possono essere asserviti ai propri simili e quasi ridotti al rango di cose.

Le Forze armate delle varie Nazioni - hanno ripetuto nei loro interventi gli Ordinari militari - dovranno riscoprire una specifica vocazione a instaurare tra loro rapporti di solidarietà e di collaborazione, come membri della stessa famiglia umana, che ha un'unica origine e un solo fine ultimo, Dio. Non viviamo gli uni accanto agli altri per caso; stiamo tutti percorrendo uno stesso cammino come uomini:  è il segreto di un pellegrinaggio. Perciò risulta essenziale che ogni miliare si impegni a vivere la propria vita in atteggiamento di responsabilità davanti a Dio, riconoscendo in Lui la sorgente originaria della propria, come dell'altrui, esistenza.

È risalendo a questo supremo principio che può essere percepito il valore incondizionato di ogni essere umano, e possono essere poste le premesse per l'edificazione di un'umanità pacificata. Decidere, quindi, di assumere il coraggio di passare dall'indifferenza all'interessamento per l'altro e dal rifiuto alla sua accoglienza:  gli eserciti degli altri popoli non sono concorrenti da cui difenderci, ma fratelli e sorelle da amare.

Nel mondo militare è diffusa la convinzione che l'uomo sia riconducibile all'universo fisico; mentre sul piano etico e giuridico l'assunto fondamentale è quello della libertà individuale, in rapporto alla quale va evitata ogni discriminazione. Questa libertà viene considerata supremo criterio etico e giuridico. Sono, così, censurati i valori e le norme morali del cristianesimo e gradualmente si indebolisce quella larga coincidenza di contenuti tra etica pubblica civile e morale cristiana.

In questo contesto i militari, che hanno ricevuto il dono della fede, potranno costituire un punto d'incontro tra la vita della Chiesa e la laicità degli Stati, incarnando l'armonia tra virtù umane e cristiane. La professione militare, assunta nella prospettiva cristiana, può presentare uno sguardo di fondo sull'uomo, aperto alla sua verità completa. La stessa regola fondamentale della disciplina militare, trattare sempre l'uomo come un fine, richiama la parola del Vangelo sull'amore fraterno.

Questo ci riporta a una considerazione sorprendente e impegnativa:  prendere qualcuno come fine significa sempre donarsi a lui in forma disinteressata. È bello vedere, così, crescere la testimonianza di uomini e donne con le stellette, che offrono, con la coerenza ai principi evangelici, un apporto prezioso ed insostituibile alla pace sostenendo una democrazia dove possa essere ritrovato il senso dell'uomo e della dignità della persona.

Senza un fondamento trascendente, la società è solo un'aggregazione di vicini, non una comunità di fratelli e sorelle, chiamati a formare una grande famiglia. Ecco perché il mondo militare ha bisogno di Dio e perché senza Dio si rimane privi di speranza.



(©L'Osservatore Romano - 22-23 maggio 2009)
Caterina63
00sabato 23 maggio 2009 23:31
Notiziario da Misilmeri, città natale di Madre Lalia:


E’ certamente unica nel suo genera la festa del Cuore Immacolato di Maria.

Festa voluta, nel 1878, dai fondatori della Confraternita, dalla Serva di Dio Madre Antonia Lalia e da P. Valentino Baudo fondatore anche della “Chiesa Nuova”.
 
La 131 ª Festa del Cuore Immacolato di Maria con la tradizionale processione e i  “ Toselli”, per disposizioni della Curia Arcivescovile si svolgerà domenica 17 maggio alle ore 18,00.


In occasione del “Mese di Maggio 2009” e del 25° anniversario sacerdotale del nostro concittadino P. Pino Vitrano, la parrocchia Cuore Immacolato di Maria intende promuovere per tutto il mese, una raccolta di fondi da destinare alla “Missione di Speranza e Carità” di Biagio Conte (Palermo).

Questo mese di maggio oltre che dalla solidarietà, sarà caratterizzato anche dalla celebrazione di sabato 2 maggio, al Collegio di Maria, in ricordo della fondazione della confraternita (1871), e dei suoi fondatori Don Girolamo Lo Presti e la Serva di Dio Madre Antonia La Lia.

Altro segno importante sarà la presenza dei parroci di Misilmeri che celebreranno a turno, la Santa Messa domenicale delle ore 19,30. Si chiuderà il mese con la celebrazione del 31 maggio e il Canto del Te Deum.





Teniamoci uniti con il Rosario

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Caterina63
00lunedì 25 maggio 2009 10:34
[SM=g1740733] Dal blog amico Cantale Antonianum:

antoniodipadova.blogspot.com/2009/05/canti-mariani-salve-mater-misericord...


Canti mariani: Salve Mater misericordiae
Tra i più popolari canti mariani del mese di maggio si annovera senza dubbio il Salve Mater Misericordiae, un inno di origine carmelitana, inframezzato ad ogni stanza da un ritornello. Ve lo propongo nell'esecuzione del maestro giapponese di gregoriano, Yoshiro Kurebayashi. A seguire spartito e file midi per il karaoke (rimaniamo in giappone, no?)



Cliccare qui per far partire il MIDI

romaaeterna.jp/basil/sb125.mid


Salve máter misericórdiæ,
Máter Déi, et máter véniæ,
Máter spéi, et máter grátiæ,
máter pléna sanctæ lætítiæ.
O María!
1 Sálve, décus humáni géneris,
Sálve Vírgo dígnior céteris,
Quæ vírgines ómnes transgréderis,
et áltius sédes in súperis,
O María!

* Salve máter misericórdiæ,

2 Sálve félix Vírgo puérpera:
Nam qui sédet in Pátris déxtera,
Caélum régens, térram et aéthera,
Intrá túa se cláusit víscera,
O María!

* Salve máter misericórdiæ,

3 Te creávit Páter ingénitus,
Adamávit te Unigénitus,
Fecundávit te sánctus Spíritus,
Tu és fácta tóta divínitus,
O María!

* Salve máter misericórdiæ,

4 Te creávit Déus mirábilem,
Te respéxit ancíllam húmilem,
Te quæsívit spónsam amábilem,
Tíbi múmquam fécit consímilem,
O María!


* Salve máter misericórdiæ,

5 Te beátam laudáre cúpiunt
Omnes jústi, sed non suffíciunt;
Múltas láudes de te concípiunt,
Sed in íllis prórsus defíciunt,
O Mária!


* Salve máter misericórdiæ,

6 Esto, Máter, nóstrum solátium;
Nóstrum ésto, tu Vírgo, gáudium;
Et nos tándem post hoc exsílium,
Laétos júnge chóris cæléstium,
O Mária!


* Salve máter misericórdiæ
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Caterina63
00venerdì 5 giugno 2009 17:27

La conclusione del mese mariano in Vaticano
Maria è il modello dei cristiani
 
Con una suggestiva processione aux flambeaux si è concluso sabato sera, 30 maggio, in Vaticano il mese mariano. Dinanzi alla riproduzione della Grotta di Lourdes, nei giardini vaticani, il Papa, al termine della liturgia della Parola, ha proposto questa riflessione.

Venerati Fratelli,
cari fratelli e sorelle,
vi saluto tutti con affetto, al termine della tradizionale veglia mariana, che conclude il mese di Maggio in Vaticano. Quest'anno essa ha acquistato un valore tutto speciale, perché cade alla vigilia di Pentecoste. Radunandovi insieme, spiritualmente raccolti intorno alla Vergine Maria, e contemplando i misteri del Santo Rosario, avete rivissuto l'esperienza dei primi discepoli, riuniti nel Cenacolo con "la madre di Gesù", "perseveranti e concordi nella preghiera" in attesa della venuta dello Spirito Santo (cfr. At 1, 14). Anche  noi, in questa penultima sera di maggio, dal colle Vaticano invochiamo l'effusione dello Spirito Paraclito su di noi, sulla Chiesa che è in Roma e su tutto il popolo cristiano.

La grande festa di Pentecoste ci invita a meditare sul rapporto tra lo Spirito Santo e Maria, un rapporto strettissimo, privilegiato, indissolubile. La Vergine di Nazaret fu prescelta per diventare la Madre del Redentore ad opera dello Spirito Santo:  nella sua umiltà, trovò grazia agli occhi di Dio (cfr. Lc 1, 30).
 
In effetti, nel Nuovo Testamento noi vediamo che la fede di Maria, per così dire, "attira" il dono dello Spirito Santo. Prima di tutto nel concepimento del Figlio di Dio, mistero che lo stesso arcangelo Gabriele spiega così:  "Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell'Altissimo ti coprirà con la sua ombra" (Lc 1, 35). Subito dopo Maria si recò ad aiutare Elisabetta, ed ecco che quando giunge da lei e la saluta, lo Spirito Santo fa sussultare il bambino nel grembo dell'anziana parente (cfr. Lc 1, 44); e tutto il dialogo tra le due madri è ispirato dallo Spirito di Dio, soprattutto il cantico di lode con cui Maria esprime i suoi sentimenti profondi, il Magnificat.
 
L'intera vicenda della nascita di Gesù e della sua prima infanzia è guidata in maniera quasi palpabile dallo Spirito Santo, anche se non viene sempre nominato. Il cuore di Maria, in perfetta consonanza con il Figlio divino, è tempio dello Spirito di verità, dove ogni parola e ogni avvenimento vengono custoditi nella fede, nella speranza e nella carità (cfr. Lc 2, 19.51).


Possiamo così essere certi che il cuore santissimo di Gesù in tutto l'arco della vita nascosta a Nazaret ha sempre trovato nel cuore immacolato della Madre un "focolare" sempre acceso di preghiera e di costante attenzione alla voce dello Spirito. Testimonianza di questa singolare sintonia tra Madre e Figlio nel cercare la volontà di Dio, è quanto avvenne alle nozze di Cana. In una situazione carica di simboli dell'alleanza, quale è il banchetto nuziale, la Vergine Madre intercede e provoca, per così dire, un segno di grazia sovrabbondante:  il "vino buono" che rimanda al mistero del Sangue di Cristo.

Questo ci conduce direttamente al Calvario, dove Maria sta sotto la croce insieme con le altre donne e con l'apostolo Giovanni. La Madre e il discepolo raccolgono spiritualmente il testamento di Gesù:  le sue ultime parole e il suo ultimo respiro, nel quale Egli incomincia ad effondere lo Spirito; e raccolgono il grido silenzioso del suo Sangue, interamente versato per noi (cfr Gv 19, 25-34). Maria sapeva da dove veniva quel sangue:  si era formato in lei per opera dello Spirito Santo, e sapeva che quella stessa "potenza" creatrice avrebbe risuscitato Gesù, come Egli aveva promesso.

Così la fede di Maria sostenne quella dei discepoli fino all'incontro con il Signore risorto, e continuò ad accompagnarli anche dopo la sua Ascensione al cielo, nell'attesa del "battesimo nello Spirito Santo" (cfr. At 1, 5). Nella Pentecoste, la Vergine Madre appare nuovamente come Sposa dello Spirito, per una maternità universale nei confronti di tutti coloro che sono generati da Dio per la fede in Cristo. Ecco perché Maria è per tutte le generazioni immagine e modello della Chiesa, che insieme allo Spirito cammina nel tempo invocando il ritorno glorioso di Cristo:  "Vieni, Signore Gesù" (cfr. Ap 22, 17.20).

Cari amici, alla scuola di Maria, impariamo anche noi a riconoscere la presenza dello Spirito Santo nella nostra vita, ad ascoltare le sue ispirazioni e a seguirle docilmente. Egli ci fa crescere secondo la pienezza di Cristo, secondo quei frutti buoni che l'apostolo Paolo elenca nella Lettera ai Galati:  "Amore, gioia, pace, magnanimità, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé" (Gal 5, 22). Vi auguro di essere ricolmi di questi doni e di camminare sempre con Maria secondo lo Spirito e, mentre vi esprimo la mia gratitudine, la mia lode per la partecipazione a questa celebrazione serale, imparto di cuore a tutti voi e ai vostri cari la Benedizione Apostolica.

(©L'Osservatore Romano - 1-2 giugno 2009)


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Caterina63
00sabato 1 maggio 2010 22:57
[SM=g1740733] Riprendiamo le meditazioni per il Mese di Maggio di questo 2010...

è trascorso un anno...auspichiamo per tutti il progressivo perfezionamento dello spirito....
Non sentiamoci scoraggiati se in questo anno non tutto è andato secondo i buoni propositi fatti, ritentiamo, rialziamoci, corriamo verso quelle braccia spalancate, ritorniamo a quel Volto materno...la nostra costanza nel voler piacere a Gesù sia più forte delle nostre debolezze, chiediamo aiuto alla Madre, Ella è lì che ci attende proprio per questo...

Vi suggeriamo e vi offriamo di scaricare questi due file in pfd

Ratzinger: il Rosario culla l'anima
it.gloria.tv/?media=71724


Una corona per NON sprecare parole
it.gloria.tv/?media=71723


e ancora:

it.gloria.tv/?media=70608



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Caterina63
00lunedì 3 maggio 2010 15:50
Come e perchè meditare il Rosario....

"Un elemento, non secondario, della Spiritualità Domenicana è il filiale amore per la Beata Vergine Maria, la Madre di Gesù, dalla quale la tradizione attesta che san Domenico abbia ricevuto la corona del santo rosario come strumento di predicazione.

In questo "clima" mariano, palpitante nella Famiglia Domenicana, la ricerca filosofica e teologica che la caratterizza, ne ha sempre ricevuto benefici influssi fruibili in una predicazione insieme profonda e popolare che nel santo rosario ha trovato il mezzo privilegiato.

Erede di questa spiritualità, ogni Figlio di san Domenico, da sempre ed anche oggi, è un appassionato devoto della Vergine Madre dalla quale, ad immagine del Fondatore, in un modo o in un altro riceve la corona del santo rosario per proporre il segreto di quell’incontro beatificante che, già ora nella fede, Lei vuol generare in ogni anima affinché Gesù possa essere vivo con la Sua Luce ed il Suo Amore in ogni epoca e in ogni tempo.

Questa devozione, personale e comunitaria insieme, ha sempre visto i Domenicani, di tutti i tempi e in ogni dove, impegnati in un’appassionata opera di promozione del santo rosario affinché, nella luce del Magistero, la Parola potesse essere letta, amata, meditata e "compresa" per essere luce e guida nel cammino di fede di ogni fedele."

Il resto della riflessione lo trovi CLICCANDO QUI nel sito
www.sulrosario.org
e se vuoi saperne di più e, perchè no, anche collaborare, scrivici:
movrosar@tin.it

qui invece puoi scaricare il video o metterlo nel tuo blog o sito...
it.gloria.tv/?media=72059 [SM=g27998]



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Caterina63
00lunedì 10 maggio 2010 23:45
PONTIFICIO CONSIGLIO DELLA GIUSTIZIA E DELLA PACE

RIFLESSIONE DI S.E. MONS. GIAMPAOLO CREPALDI
(oggi Vescovo di Trieste)




Il Rosario per la pace

L'enciclica Rerum novarum, con la quale nel 1891 Leone XIII, il Papa del Rosario, iniziava la storia moderna della dottrina sociale della Chiesa, si conclude con un inno alla carità, regina delle virtù sociali: "Coloro che hanno il dovere di provvedere al bene dei popoli - scrive il Papa - alimentino in sé e accendano negli altri, nei grandi e nei piccoli, la carità, signora e regina di tutte le virtù. La salvezza desiderata dev'essere principalmente frutto di una effusione di carità; intendiamo dire quella carità cristiana che compendia in sé tutto il Vangelo e che, pronta sempre a sacrificarsi per il prossimo, è il più sicuro antidoto contro l'orgoglio e l'egoismo del secolo" (n. 45). La carità cristiana permette, come afferma l'enciclica in un altro passo bellissimo - e assai noto - del paragrafo 21, di andare oltre l'amicizia sociale, verso l'amore fraterno.

A distanza di oltre un secolo, Giovanni Paolo II, nella Lettera apostolica Rosarium Virginis Mariae, insegna che il Rosario è "preghiera di pace anche per i frutti di carità che produce" (n. 40), Egli si riferisce alla carità cristiana, che Leone XIII poneva alla base della pacifica convivenza civile. Questa carità dipende largamente dalla preghiera, specialmente da quella che si esprime nella recita del Rosario. La pace, intesa secondo la lezione della Pacem in Terris - di cui celebreremo tra qualche mese il quarantesimo anniversario - come l'"ordine fondato sulla verità, costruito secondo giustizia, vivificato e integrato dalla carità e posto in atto dalla libertà" (n. 89), è un frutto che si può pienamente ottenere solo grazie ad un "intervento dall'Alto" (Giovanni Paolo II, Lett. ap. Rosarium Virginis Mariae, 40) e con un nuovo orientamento dei cuori che dia frutti di carità.

Il Santo Padre, ponendo in risalto il profondo legame che intercorre tra pace e preghiera del Rosario, per il medium della virtù cristiana della carità, ci invita a considerare l'intera dottrina sociale della Chiesa e il suo scopo ultimo - la pace, appunto, dono di Dio - nei loro strettissimi rapporti con la preghiera e la preghiera mariana in particolare. Ci sollecita a collocare l'intero sviluppo della dottrina sociale della Chiesa nell'orizzonte della contemplazione di Cristo che la recita del Rosario vuole favorire. Ci spinge, quindi, a considerare in profondità l'anima mariana dell'insegnamento sociale del Magistero, la centralità del mistero di Maria nella dottrina sociale della Chiesa.

La Lettera apostolica del Papa sul Rosario getta una luce nuova sul ruolo della Beata Vergine nella dottrina sociale della Chiesa. Questa dottrina, in quanto "annuncia Dio ed il mistero di salvezza in Cristo" (
Centesimus annus, 54), è saldamente incentrata sul "sì" pronunciato da Maria all'Angelo, un "sì" frutto di carità, atto di carità e generatore di carità. Anche quello che la Chiesa esprime nella sua dottrina sociale è un "sì": è l'accettazione del disegno di Dio sull'umanità; un "sì" a rinnovati rapporti sociali, non solo di amicizia, ma anche di amore fraterno; ad un impegno a servizio dei fratelli, da guardare con gli occhi illuminati dalla luce che riverbera dal Volto di Cristo, contemplato nella preghiera. Enunciando la sua dottrina sociale, la Chiesa, conformandosi a Maria, Mater Ecclesiae, invita a fare quello che Gesù ci dirà (cfr Gv 2, 5); anch'essa presenta Cristo a tutte le genti come se fosse nella Grotta di Betlemme e propone la realizzazione delle virtù nel quotidiano come se frequentasse Gesù nelle attività familiari della casa di Nazareth. La Chiesa elabora la sua dottrina sociale imitando Maria che medita nel Suo cuore (cfr Lc 2, 19) la volontà del Signore, e "rimane accanto a Cristo nel suo cammino verso e con gli uomini" (Centesimus annus, 62). La dottrina sociale della Chiesa nasce sotto la Croce, con Maria inginocchiata: con questa dottrina la Chiesa si fa carico delle sofferenze e delle ingiustizie e indica a tutti gli uomini gli orizzonti di un mondo nuovo: "Ecco, io faccio nuove tutte le cose" (Ap 21, 5).

Il mistero mariano illumina il messaggio di pace della dottrina sociale della Chiesa e lo radica maggiormente nella sua origine, in Cristo. Sotto vari aspetti, la dimensione teologica mariana della dottrina sociale della Chiesa attende ancora di essere esplorata e approfondita. La Lettera apostolica del Papa sul Rosario implicitamente pone questo rapporto e chiede questo approfondimento. Non va dimenticato che le ultime due encicliche sociali di Giovanni Paolo II terminano entrambe con un pensiero e una preghiera rivolti a Maria.

All'interno di questo rapporto tra dottrina sociale della Chiesa e preghiera mariana, tanto denso di rimandi teologici tutti ancora da valorizzare pienamente, si colloca lo stretto legame tra il Rosario e la pace di cui si occupa il paragrafo 40 della recente Lettera apostolica del Papa. Attraverso la "via" di Maria, il cristiano può dire con san Paolo "non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me" (Gal 2, 20). Questa è la spiritualità cristiana: non solo devozione, ma soprattutto e prima di tutto accoglienza della vita di Grazia nella totalità della nostra esistenza. Il Rosario, nella sua contemplazione orante del mistero di Cristo, nato, crocifisso e risorto per noi, alimenta la spiritualità del cristiano, che non è mai separazione e distacco dalla vita quotidiana e sociale.

Nella
Laborem exercens Giovanni Paolo II insegna che il problema dello sviluppo dell'uomo e del lavoro può essere risolto solo con una nuova spiritualità del lavoro (n. 26). Ciò, naturalmente, vale non solo per il lavoro, ma per ogni altro ambito di impegno storico e sociale, come ben sottolinea la Mater et magistra di Giovanni XXIII: "Qualora si garantisca nelle attività e nelle istituzioni temporali l'apertura ai valori spirituali e ai fini soprannaturali, si rafforza in esse la efficienza rispetto ai loro fini specifici ed immediati" (n. 235). La spiritualità cristiana non è evasione, ma elevazione. Le vite sante hanno sempre prodotto anche grandi opere, perché l'ascesi cristiana non è disprezzo del mondo, ma capacità di accoglierlo e purificarlo.

Questo è il messaggio centrale del paragrafo 40 della Lettera apostolica sul Rosario. La preghiera e la contemplazione di Cristo per la "via" di Maria producono, come si diceva all'inizio, frutti di carità. I misteri gaudiosi contemplano la vita nascosta di Gesù Bambino e inducono ad accogliere e promuovere la vita. Nei misteri della luce si contempla l'annuncio del Regno di Cristo e ciò spinge a vivere nel quotidiano le beatitudini. Nei misteri dolorosi si fissa lo sguardo su Cristo crocifisso e questo comporta un curvarsi, come cirenei, sull'uomo sofferente. Nei misteri gloriosi si contempla Cristo risorto, ma ciò significa impegnarsi per contribuire a rendere nuove tutte le cose.

Il paragrafo conclude questa prospettiva indicandoci, in sintesi, la funzione essenziale del Rosario che "mentre ci fa fissare gli occhi su Cristo... ci rende anche costruttori della pace nel mondo".

La Lettera apostolica Rosarium Virginis Mariae ci propone un impegnativo ed affascinante programma. Un programma personale e comunitario di preghiera mariana che produce anche molti frutti di carità. Un programma, altrettanto personale e comunitario, di recupero della dottrina sociale della Chiesa e dei suoi insegnamenti da rileggere nella loro dimensione teologica mariana. Il Rosario sta al centro di ambedue i programmi, entrambi sicuro percorso per ottenere avanzamenti e miglioramenti sulla via della pace.

Caterina63
00giovedì 13 maggio 2010 17:39
ATTENZIONE:
per leggere i testi e "vedere" attraverso le foto della visita del Papa a Fatima (oggi sono 93 anni dalla prima Apparizione), CLICCATE QUI A SEGUIRE:



Benedetto XVI in visita a Fatima in Portogallo dall'11 al 14 Maggio 2010




Fratelli e sorelle, in questo luogo stupisce osservare come tre bambini si sono arresi alla forza interiore che li ha invasi nelle apparizioni dell’Angelo e della Madre del Cielo.

Qui, dove tante volte ci è stato chiesto di recitare il Rosario, lasciamoci attrarre dai misteri di Cristo, i misteri del Rosario di Maria. La recita del rosario ci consente di fissare il nostro sguardo e il nostro cuore in Gesù, come faceva sua Madre, modello insuperabile della contemplazione del Figlio. Nel meditare i misteri gaudiosi, luminosi, dolorosi e gloriosi mentre recitiamo le «Ave Maria», contempliamo l’intero mistero di Gesù, dall’Incarnazione fino alla Croce e alla gloria della Risurrezione; contempliamo l’intima partecipazione di Maria a questo mistero e la nostra vita in Cristo oggi, che pure si presenta tessuta di momenti di gioia e di dolore, di ombre e di luce, di trepidazione e di speranza. La grazia invade il nostro cuore suscitando il desiderio di un incisivo ed evangelico cambiamento di vita in modo da poter dire con san Paolo: «Per me il vivere è Cristo» (Fil 1,21), in una comunione di vita e destino con Cristo.







 

 



Caterina63
00sabato 15 maggio 2010 23:45
[SM=g1740722] Viaggio Apostolico di Papa Benedetto XVI - 12 maggio 2010

Benedizione delle fiaccole e Recita del Santo Rosario presieduti da Papa Benedetto XVI

Video integrale che potrete scaricare sia in video o solo in audio, oppure metterlo sulle vostre pagine web... [SM=g1740721]



it.gloria.tv/?media=74867

[SM=g1740738]


[SM=g1740717] [SM=g1740720] [SM=g1740750] [SM=g1740752]

Caterina63
00mercoledì 19 maggio 2010 22:25
Parlando del recente viaggio in Portogallo il Papa invita a costruire un futuro di fraternità e dialogo

Da Fátima un messaggio di speranza
oltre gli orrori della storia


Nelle apparizioni di Fátima c'è un messaggio di speranza "impegnativo e al tempo stesso consolante", che "si proietta oltre le minacce, i pericoli e gli orrori della storia":  lo ha detto il Papa all'udienza generale di mercoledì 19 maggio, in piazza San Pietro, ricordando il viaggio compiuto la scorsa settimana in Portogallo.

Cari Fratelli e Sorelle,
oggi desidero ripercorrere insieme a voi le varie tappe del Viaggio apostolico che ho compiuto nei giorni scorsi in Portogallo, mosso specialmente da un sentimento di riconoscenza verso la Vergine Maria, che a Fátima ha trasmesso ai suoi veggenti e ai pellegrini un intenso amore per il Successore di Pietro.

Ringrazio Dio che mi ha dato la possibilità di rendere omaggio a quel Popolo, alla sua lunga e gloriosa storia di fede e di testimonianza cristiana. Pertanto, come vi avevo chiesto di accompagnare questa mia visita pastorale con la preghiera, ora vi domando di unirvi a me nel rendere grazie al Signore per il suo felice svolgimento e la sua conclusione.

Affido a Lui i frutti che ha portato e porterà alla comunità ecclesiale portoghese e all'intera popolazione. Rinnovo l'espressione della mia viva riconoscenza al Presidente della Repubblica, Signor Aníbal Cavaco Silva e alle altre Autorità dello Stato, che mi hanno accolto con tanta cortesia e hanno predisposto ogni cosa perché tutto potesse svolgersi nel migliore dei modi.

Con intenso affetto, ripenso ai Confratelli Vescovi delle diocesi portoghesi, che ho avuto la gioia di abbracciare nella loro Terra e li ringrazio fraternamente per quanto hanno fatto per la preparazione spirituale e organizzativa della mia visita, e per il notevole impegno profuso nella sua realizzazione. Un particolare pensiero dirigo al Patriarca di Lisbona, Cardinale José da Cruz Policarpo, ai Vescovi di Leiria-Fátima Mons. Antonio Augusto dos Santos Marto e di Porto Mons. Manuel Macario do Nascimento Clemente e ai rispettivi collaboratori, come pure ai vari organismi della Conferenza Episcopale guidata dal Vescovo Mons. Jorge Ortiga.

Lungo tutto il viaggio, avvenuto in occasione del decimo anniversario della beatificazione dei pastorelli Giacinta e Francesco, mi sono sentito spiritualmente sostenuto dal mio amato predecessore, il venerabile Giovanni Paolo II, che si è recato per tre volte a Fátima, ringraziando quella "mano invisibile" che lo ha liberato dalla morte nell'attentato del tredici maggio, qui in questa Piazza San Pietro. La sera del mio arrivo ho celebrato la Santa Messa a Lisbona nell'incantevole scenario del Terreiro do Paço, che si affaccia sul fiume Tago. È stata un'assemblea liturgica di festa e di speranza, animata dalla partecipazione gioiosa di numerosissimi fedeli. Nella Capitale, da dove sono partiti nel corso dei secoli tanti missionari per portare il Vangelo in molti Continenti, ho incoraggiato le varie componenti della Chiesa locale ad una vigorosa azione evangelizzatrice nei diversi ambiti della società, per essere seminatori di speranza in un mondo spesso segnato dalla sfiducia.

In particolare, ho esortato i credenti a farsi annunciatori della morte e risurrezione di Cristo, cuore del cristianesimo, fulcro e sostegno della nostra fede e motivo della nostra gioia. Ho potuto manifestare questi sentimenti anche nel corso dell'incontro con i rappresentanti del mondo della cultura, tenutosi nel Centro Culturale di Belém. In tale circostanza ho posto in evidenza il patrimonio di valori con cui il cristianesimo ha arricchito la cultura, l'arte e la tradizione del Popolo portoghese. In questa nobile Terra, come in ogni altro Paese segnato profondamente dal cristianesimo, è possibile costruire un futuro di fraterna intesa e di collaborazione con le altre istanze culturali, aprendosi reciprocamente ad un dialogo sincero e rispettoso.

Mi sono recato poi a Fátima, cittadina caratterizzata da un'atmosfera di reale misticismo, nella quale si avverte in maniera quasi palpabile la presenza della Madonna. Mi sono fatto pellegrino con i pellegrini in quel mirabile Santuario, cuore spirituale del Portogallo e meta di una moltitudine di persone provenienti dai luoghi più diversi della terra. Dopo aver sostato in orante e commosso raccoglimento nella Cappellina delle Apparizioni nella Cova da Iria, presentando al Cuore della Vergine Santa le gioie e le attese nonché i problemi e le sofferenze del mondo intero, nella chiesa della Santissima Trinità ho avuto la gioia di presiedere la celebrazione dei Vespri della Beata Vergine Maria. All'interno di questo grande e moderno tempio, ho manifestato il mio vivo apprezzamento ai sacerdoti, ai religiosi, alle religiose, ai diaconi e ai seminaristi venuti da ogni parte del Portogallo, ringraziandoli per la loro testimonianza spesso silenziosa e non sempre facile e per la loro fedeltà al Vangelo e alla Chiesa. In quest'Anno Sacerdotale, che volge al termine, ho incoraggiato i sacerdoti a dare priorità al religioso ascolto della Parola di Dio, all'intima conoscenza di Cristo, all'intensa celebrazione dell'Eucaristia, guardando al luminoso esempio del Santo Curato d'Ars. Non ho mancato di affidare e consacrare al Cuore Immacolato di Maria, vero modello di discepola del Signore, i sacerdoti di tutto il mondo.

Alla sera, con migliaia di persone che si sono date appuntamento nella grande spianata davanti al Santuario, ho partecipato alla suggestiva fiaccolata. È stata una stupenda manifestazione di fede in Dio e di devozione alla sua e nostra Madre, espresse con la recita del Santo Rosario. Questa preghiera tanto cara al popolo cristiano ha trovato in Fátima un centro propulsore per tutta la Chiesa ed il mondo. La "Bianca Signora", nell'apparizione del 13 giugno, disse ai tre Pastorelli:  "Voglio che recitiate il Rosario tutti i giorni". Potremmo dire che Fátima e il Rosario siano quasi un sinonimo.

La mia visita in quel luogo così speciale ha avuto il suo culmine nella Celebrazione eucaristica del 13 maggio, anniversario della prima apparizione della Madonna a Francesco, Giacinta e Lucia. Riecheggiando le parole del profeta Isaia, ho invitato quell'immensa assemblea raccolta, con grande amore e devozione, ai piedi della Vergine a gioire pienamente nel Signore (cfr. Is 61, 10), poiché il suo amore misericordioso, che accompagna il nostro pellegrinaggio su questa terra, è la sorgente della nostra grande speranza. E proprio di speranza è carico il messaggio impegnativo e al tempo stesso consolante che la Madonna ha lasciato a Fátima. È un messaggio incentrato sulla preghiera, sulla penitenza e sulla conversione, che si proietta oltre le minacce, i pericoli e gli orrori della storia, per invitare l'uomo ad avere fiducia nell'azione di Dio, a coltivare la grande Speranza, a fare esperienza della grazia del Signore per innamorarsi di Lui, fonte dell'amore e della pace.

In questa prospettiva, è stato significativo il coinvolgente appuntamento con le organizzazioni della pastorale sociale, alle quali ho indicato lo stile del buon samaritano per andare incontro alle necessità dei fratelli più bisognosi e per servire Cristo, promuovendo il bene comune. Molti giovani apprendono l'importanza della gratuità proprio a Fátima, che è una scuola di fede e di speranza, perché è anche scuola di carità e di servizio ai fratelli. In tale contesto di fede e di preghiera, si è tenuto l'importante e fraterno incontro con l'Episcopato portoghese, a conclusione della mia visita a Fátima:  è stato un momento di intensa comunione spirituale, in cui abbiamo insieme ringraziato il Signore per la fedeltà della Chiesa che è in Portogallo e affidato alla Vergine le comuni attese e preoccupazioni pastorali.

Di tali speranze e prospettive pastorali ho fatto cenno pure nel corso della Santa Messa celebrata nella storica e simbolica città di Porto, la "Città della Vergine", ultima tappa del mio pellegrinaggio in terra lusitana. Alla grande folla di fedeli radunata nell'Avenida dos Aliados ho ricordato l'impegno di testimoniare il Vangelo in ogni ambiente, offrendo al mondo Cristo risorto affinché ogni situazione di difficoltà, di sofferenza, di paura sia trasformata, mediante lo Spirito Santo, in occasione di crescita e di vita.

Cari fratelli e sorelle, il pellegrinaggio in Portogallo è stato per me un'esperienza toccante e ricca di tanti doni spirituali. Mentre mi restano fisse nella mente e nel cuore le immagini di questo indimenticabile viaggio, l'accoglienza calorosa e spontanea, l'entusiasmo della gente, rendo lode al Signore perché Maria, apparendo ai tre Pastorelli, ha aperto nel mondo uno spazio privilegiato per incontrare la misericordia divina che guarisce e salva. A Fátima, la Vergine Santa invita tutti a considerare la terra come luogo del nostro pellegrinaggio verso la patria definitiva, che è il Cielo.

In realtà tutti siamo pellegrini, abbiamo bisogno della Madre che ci guida. "Con te camminiamo nella speranza. Sapienza e Missione" è il motto del mio Viaggio apostolico in Portogallo, e a Fátima la beata Vergine Maria ci invita a camminare con grande speranza, lasciandoci guidare dalla "sapienza dall'alto", che si è manifestata in Gesù, la sapienza dell'amore, per portare nel mondo la luce e la gioia di Cristo.

Vi invito, quindi, ad unirvi alla mia preghiera, chiedendo al Signore di benedire gli sforzi di quanti, in quella amata Nazione, si dedicano al servizio del Vangelo e alla ricerca del vero bene dell'uomo, di ogni uomo. Preghiamo inoltre perché, per intercessione di Maria Santissima, lo Spirito Santo renda fecondo questo Viaggio apostolico, e animi nel mondo intero la missione della Chiesa, istituita da Cristo per annunciare a tutti i popoli il Vangelo della verità, della pace e dell'amore.

 

(©L'Osservatore Romano - 20 maggio 2010)

Caterina63
00martedì 25 maggio 2010 18:29
Benedetto XVI e il mese mariano: la Vergine ci invita a guardare Gesù con gli occhi della fede

Si avvia alla conclusione il mese mariano. Un periodo, ci ricorda Benedetto XVI, da vivere assieme alla Vergine per metterci in ascolto di Dio. Come da tradizione, il 31 maggio, il Papa chiuderà le celebrazioni del mese dedicato a Maria, nei Giardini Vaticani. In questo servizio di Alessandro Gisotti, ripercorriamo alcune meditazioni di Benedetto XVI sulla fede di Maria, modello per ogni cristiano:


“Alla scuola di Maria, impariamo anche noi a riconoscere la presenza dello Spirito Santo nella nostra vita” e a “crescere secondo la pienezza di Cristo”. Benedetto XVI ci invita “a imparare da Colei la cui fede è senza ombre e senza incrinature”. La Vergine, sottolinea, “vede” con gli occhi della fede l’opera di Dio nella storia. Per questo, ribadisce, il suo Magnificat “resta la più vera e profonda interpretazione della storia”. Maria vede che i “troni dei potenti di questo mondo sono tutti provvisori, mentre il trono di Dio è l’unica roccia che non muta e non cade”. I cristiani, esorta dunque il Papa, imitino Maria vivendo con “il Magnificat nel cuore”:

"Portiamo in noi i medesimi sentimenti di lode e di ringraziamento di Maria verso il Signore, la sua fede e la sua speranza, il suo docile abbandono nelle mani della Provvidenza divina. Imitiamo il suo esempio di disponibilità e generosità nel servire i fratelli. Solo, infatti, accogliendo l’amore di Dio e facendo della nostra esistenza un servizio disinteressato e generoso al prossimo, potremo elevare con gioia un canto di lode al Signore". (Chiusura mese mariano, 31 maggio 2008)
Il Papa si sofferma sulla natura del cuore di Maria, “modello di carità della Chiesa”. E’ lo stesso Gesù, afferma, che spinge Maria “infondendole lo slancio generoso di andare incontro al prossimo che ha bisogno”. E’ Gesù, soggiunge, che “l’aiuta a superare tutto, lasciandosi guidare dalla fede che opera mediante la carità”:

“Il cuore di Maria, in perfetta consonanza con il Figlio divino, è tempio dello Spirito di verità, dove ogni parola e ogni avvenimento vengono custoditi nella fede, nella speranza e nella carità”. (Chiusura mese mariano, 31 maggio 2009)
Noi, è l’esortazione del Pontefice, possiamo rivolgerci a Maria con la preghiera. In particolare, con il Rosario che “ci fa ripercorrere gli eventi della vita del Signore in compagnia della Beata Vergine, conservandoli, come Lei, nel nostro cuore”. Benedetto XVI non manca così di rivolgere il pensiero alla relazione speciale tra Maria, lo Spirito Santo e la Chiesa:

"Nella Pentecoste, la Vergine Madre appare nuovamente come Sposa dello Spirito, per una maternità universale nei confronti di tutti coloro che sono generati da Dio per la fede in Cristo. Ecco perché Maria è per tutte le generazioni immagine e modello della Chiesa, che insieme allo Spirito cammina nel tempo invocando il ritorno glorioso di Cristo: 'Vieni, Signore Gesù'”. (Chiusura mese mariano, 31 maggio 2009)
Maria, ci ricorda il Papa, è la prima ad aver accolto Cristo e per questo è ricolmata di gioia dallo Spirito Santo. Seguendola ed imitandola, siamo tutti chiamati a vivere questo stato di grazia:

“Accogliere Gesù e portarlo agli altri è la vera gioia del cristiano! Cari fratelli e sorelle, seguiamo ed imitiamo Maria, un’anima profondamente eucaristica, e tutta la nostra vita diventerà un Magnificat”. (Chiusura mese mariano, 31 maggio 2005).

Fonte: Radio Vaticana



Caterina63
00mercoledì 26 maggio 2010 12:16
[SM=g1740733] Amici....siamo giunti alla conclusione di questo Mese mariano la cui devozione ovviamente non termina qui, ma prosegue...

E seguendo l'Anno Liturgico è terminata, con la Festa di Pentecoste, il periodo pasquale e siamo tornati al Tempo Ordinario che include ora altri momenti importanti, entriamo infatti nel Mese dedicato al Sacro Cuore di Gesù, giugno...e proseguiremo in questi thread:
Festa e Adorazione del CORPUS DOMINI
difenderelafede.freeforumzone.leonardo.it/discussione.aspx?idd...

difenderelafede.freeforumzone.leonardo.it/discussione.aspx?idd... [SM=g1740722]

Domenica 30 quest'anno avremo la Festa della Santissima Trinità e vi offriamo per questo il seguente video molto ben curato...
it.gloria.tv/?media=78159

In vista della festa liturgica della Santissima Trinità, riproponiamo alcuni punti del Compendio del Catechismo della Chiesa Cattolica, sulle verità fondamentali della nostra fede. Montaggio a cura di mons. Andrea Caniato, 12PORTE, settimanale tv della diocesi di Bologna.

[SM=g1740721]





[SM=g1740738]

[SM=g1740757]
Caterina63
00venerdì 28 maggio 2010 23:08

Chiusura mese mariano



Parrocchia Santa Maria Assunta in Cielo
Valle Ponticelli - Avellino

Chiusura del mese di maggio

30 maggio 2010
Solennità della Santissima Trinità

ore 16.30 Recita del Santo Rosario
- misteri gaudiosi, dolorosi e gloriosi - con meditazione mariana

ore 18.30 Santa Messa cantata in rito romano antico
consacrazione della Parrocchia al Cuore Immacolato di Maria
Processione aux flambeaux per il centro storico della parrocchia

canti gregoriani eseguiti delle Suore Francescane dell’Immacolata




Caterina63
00lunedì 31 maggio 2010 19:02
La più semplice preghiera mariana

Perché dico il rosario


di Pier Giordano Cabra


Mi è stato chiesto se non sono ancora stanco di ripetere sempre la stessa preghiera.
Per la verità, dico il rosario perché è la preghiera più semplice.

Quando prendo in mano la corona, non ho bisogno di staccarmi immediatamente da quello che ho in mente, ma posso continuare per un poco i miei pensieri, le mie preoccupazioni, i miei stati d'animo. Cambia solo il sottofondo musicale che poco a poco permea l'atmosfera, trasformandola.

Le Ave Maria e i misteri diventano quella musica familiare e tranquilla che accompagna la mia storia del momento. Ora è una persona che si affaccia alla mente ed ecco il sottofondo che dice "prega per noi peccatori". Ci sono sofferenze che invocano aiuto ed ecco il conforto dei misteri del dolore. Ora è una situazione difficile e il sottofondo fa emergere la discesa dello Spirito Santo che è forza dall'alto. Ora è l'assenza di ogni desiderio ma la bocca dice "Venga il tuo regno"...

Non devo fare sforzi particolari, anche perché sovente prendo in mano la corona quando sono stanco.

Ma è allora che lascio fluire la vita e lascio che scivolino anche le dita sulla corona e lascio che la bocca ripeta le stesse parole:  è la maniera più semplice perché la vita si incontri con il mistero di Dio e il mistero di Dio entri nella vita e la vita entri sempre più dolcemente nel cuore di Dio.

La presenza di Maria è rassicurante:  è madre che accompagna il mio cammino e comprende le mie debolezze. Mi sostiene persino nelle mie distrazioni perché nella loro navigazione sentano di essere immerse nel rullio delle onde dello sconfinato oceano della bontà di Dio, narrato dai vari misteri.
Dico il rosario perché mi sento povero e mi sento accolto nell'umile mondo della avventura umana di Gesù e di Maria, fonte di ogni ricchezza, causa di ogni letizia per me e per il mondo.

Dico il rosario, e più di uno, perché la corona lega il mio tempo con l'eternità, senza grandi sforzi della mente, senza dover fabbricare sublimi pensieri, ma con la dimensione familiare con cui Maria ha vissuto nella sua vita lo stupore del divino che si fa umano e l'umano che si fa divino.
Non potrei vivere senza questo sottofondo musicale che accompagna i miei anni, nei loro momenti gioiosi e dolorosi, gratificanti e deludenti, ma sempre verso l'esito positivo della gloria dei figli di Dio.

Ed ecco la mia risposta:  lasciati cullare da questo sottofondo di tranquille invocazioni e "getta in Dio il tuo affanno" e troverai la gioia della preghiera dove la vita si incontra con la Vita, grazie a Colei che ci ha reso visibile e fratello l'Autore della vita.


(©L'Osservatore Romano - 31 maggio 1 giugno 2010)





Caterina63
00martedì 1 giugno 2010 18:32
Benedetto XVI conclude il mese mariano in Vaticano

L'Europa e il mondo
hanno bisogno di Cristo


Solenne conclusione del mese mariano, lunedì 31 maggio, in Vaticano, alla presenza del Papa. L'appuntamento per pregare con Benedetto XVI davanti alla Grotta di Lourdes è stato preceduto dalla processione di circa tremila fedeli che, partita dalla chiesa di Santo Stefano degli Abissini, è stata guidata sino alla Grotta di Lourdes dal cardinale Comastri, accanto al quale erano i parroci e i sacerdoti agostiniani della basilica di San Pietro e di Sant'Anna.

Durante il percorso sono stati recitati i misteri gaudiosi, intervallati dal canto del coro della Città del Vaticano diretto dal maestro Temistocle Capone e dalle musiche eseguite dalla banda Palatina, diretta dal maestro Barillari. Erano presenti tra gli altri i cardinali Bertone, segretario di Stato, Tauran, Martínez Somalo, Arinze e Coppa. Presenti anche numerosi arcivescovi e vescovi tra i quali il sostituto della Segreteria di Stato Filoni. Il Papa era accompagnato dal prefetto della Casa Pontificia arcivescovo Harvey, dall'arcivescovo del Blanco Prieto, elemosiniere, dal vescovo De Nicolò, reggente della Prefettura, dai monsignori Gänswein, segretario particolare e Xuereb, della segreteria particolare.


Cari fratelli e sorelle!
Con grande gioia mi unisco a voi, al termine di questo tradizionale incontro di preghiera, che conclude il mese di Maggio in Vaticano. Con riferimento alla liturgia odierna, vogliamo contemplare Maria Santissima nel mistero della sua Visitazione.

Nella Vergine Maria che va a visitare la parente Elisabetta riconosciamo l'esempio più limpido e il significato più vero del nostro cammino di credenti e del cammino della Chiesa stessa. La Chiesa è per sua natura missionaria, è chiamata ad annunciare il Vangelo dappertutto e sempre, a trasmettere la fede ad ogni uomo e donna, e in ogni cultura.

"In quei giorni - scrive l'evangelista san Luca - Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda" (Lc 1, 39). Quello di Maria è un autentico viaggio missionario. È un viaggio che la conduce lontano da casa, la spinge nel mondo, in luoghi estranei alle sue abitudini quotidiane, la fa arrivare, in un certo senso, sino ai confini da lei raggiungibili. Sta proprio qui, anche per tutti noi, il segreto della nostra vita di uomini e di cristiani.
 
La nostra, come singoli e come Chiesa, è un'esistenza proiettata al di fuori di noi. Come era già avvenuto per Abramo, ci è chiesto di uscire da noi stessi, dai luoghi delle nostre sicurezze, per andare verso gli altri, in luoghi e ambiti diversi. È il Signore che ce lo chiede:  "Riceverete la forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi, e di me sarete testimoni... fino ai confini della terra" (At 1, 8). Ed è sempre il Signore che, in questo cammino, ci mette accanto Maria quale compagna di viaggio e madre premurosa. Ella ci rassicura, perché ci ricorda che con noi c'è sempre il Figlio suo Gesù, secondo quanto ha promesso:  "io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo" (Mt 28, 20).

L'evangelista annota che "Maria rimase con lei (con la parente Elisabetta) circa tre mesi" (Lc 1, 56). Queste semplici parole dicono lo scopo più immediato del viaggio di Maria. Aveva saputo dall'Angelo che Elisabetta aspettava un figlio e che era già al sesto mese (cfr. Lc 1, 36). Ma Elisabetta era anziana e la vicinanza di Maria, ancora molto giovane, poteva esserle utile. Per questo Maria la raggiunge e rimane con lei circa tre mesi, per offrirle quella vicinanza affettuosa, quell'aiuto concreto e tutti quei servizi quotidiani di cui aveva bisogno. Elisabetta diventa così il simbolo di tante persone anziane e malate, anzi, di tutte le persone bisognose di aiuto e di amore. E quante ce ne sono anche oggi nelle nostre famiglie, nelle nostre comunità, nelle nostre città! E Maria - che si era definita "la serva del Signore" (Lc 1, 38) - si fa serva degli uomini. Più precisamente, serve il Signore che incontra nei fratelli.

La carità di Maria, però, non si ferma all'aiuto concreto, ma raggiunge il suo vertice nel donare Gesù stesso, nel "farlo incontrare".

È ancora san Luca a sottolinearlo:  "Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo" (Lc 1, 41). Siamo così al cuore e al culmine della missione evangelizzatrice. Siamo al significato più vero e allo scopo più genuino di ogni cammino missionario:  donare agli uomini il Vangelo vivente e personale, che è lo stesso Signore Gesù. E quella di Gesù è una comunicazione e una donazione che - come attesta Elisabetta - riempie il cuore di gioia:  "Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo" (Lc 1, 44). Gesù è il vero e unico tesoro che noi abbiamo da dare all'umanità. È di Lui che gli uomini e le donne del nostro tempo hanno profonda nostalgia, anche quando sembrano ignorarlo o rifiutarlo. È di Lui che hanno grande bisogno la società in cui viviamo, l'Europa, il mondo intero.

A noi è affidata questa straordinaria responsabilità. Viviamola con gioia e con impegno, perché la nostra sia davvero una civiltà in cui regnano la verità, la giustizia, la libertà e l'amore, pilastri fondamentali e insostituibili di una vera convivenza ordinata e pacifica. Viviamo questa responsabilità rimanendo assidui nell'ascolto della Parola di Dio, nell'unione fraterna, nella frazione del pane e nelle preghiere (cfr. At 2, 42). Sia questa la grazia che insieme questa sera domandiamo alla Vergine Santissima. A voi tutti la mia benedizione.


(©L'Osservatore Romano - 2 giugno 2010)




Conclusione mese di Maria...



















 









 


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