Maria nel protovangelo di Giacomo, Libro Apocrifo dell'antichità

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Caterina63
00martedì 12 gennaio 2010 23:39
Il Protovangelo di Giacomo o "Natività di Maria" è uno dei più significativi libri apocrifi dell'antichità cristiana.


                                          apocrifo

Si tratta di uno scritto molto famoso, molto letto, molto copiato (possediamo ben 150 manoscritti). L'editio princeps del testo greco è del 1564; ma già precedentemente (1552) il gesuita Guillaume Postel aveva pubblicato una sua versione latina del testo. Un'edizione fondamentale è quella di C. Tischendorf (1853), che si servì di 18 manoscritti. Si può ipotizzare che l'opera risalga nella forma attuale al periodo intorno al 200; luoghi di origine che sono stati suggeriti dagli studiosi sono l'Egitto (per l'affinità della lingua col copto), secondo Erbetta, la Siria o l'Egitto, secondo Norelli. Vedi anche la versione del papiro Bodner proposta in altra pagina di questo contenitore.

Natività di Maria santa genitrice di Dio e gloriosissima madre di Gesù Cristo.

1
[1, 1] Secondo le storie delle dodici tribù di Israele c'era un certo Gioacchino, uomo estremamente ricco. Le sue offerte le faceva doppie, dicendo: "Quanto per me è superfluo, sarà per tutto il popolo, e quanto è dovuto per la remissione dei miei peccati, sarà per il Signore, quale espiazione in mio favore". [2] Giunse il gran giorno del Signore e i figli di Israele offrivano le loro offerte. Davanti a lui si presentò Ruben, affermando: "Non tocca a te offrire per primo le tue offerte, poiché in Israele non hai avuto alcuna discendenza". [3] Gioacchino ne restò fortemente rattristato e andò ai registri delle dodici tribù del popolo, dicendo: "Voglio consultare i registri delle dodici tribù di Israele per vedere se sono io solo che non ho avuto posterità in Israele". Cercò, e trovò che, in Israele, tutti i giusti avevano avuto posterità. Si ricordò allora del patriarca Abramo al quale, nell'ultimo suo giorno, Dio aveva dato un figlio, Isacco.
[4] Gioacchino ne restò assai rattristato e non si fece più vedere da sua moglie. Si ritirò nel deserto, vi piantò la tenda e digiunò quaranta giorni e quaranta notti, dicendo tra s‚: "Non scenderò n‚ per cibo, n‚ per bevanda, fino a quando il Signore non mi abbia visitato: la mia preghiera sarà per me cibo e bevanda".

2
[2, 1] Ma sua moglie innalzava due lamentazioni e si sfogava in due pianti, dicendo: "Piangerò la mia vedovanza e piangerò la mia sterilità". [2] Venne il gran giorno del Signore, e Giuditta, sua serva le disse: "Fino a quando avvilisci tu l'anima tua; Ecco, è giunto il gran giorno del Signore e non ti è lecito essere in cordoglio. Prendi invece questa fascia per il capo che mi ha dato la signora del lavoro: a me non è lecito cingerla perché io sono serva e perché ha un'impronta regale". [3] Ma Anna rispose: "Allontanati da me. Io non faccio queste cose. Dio mi ha umiliata molto. Forse è un tristo che te l'ha data, e tu sei venuta a farmi partecipare al tuo peccato". Replicò Giuditta: "Quale imprecazione potrò mai mandarti affinché il Signore che ha chiuso il tuo ventre, non ti dia frutto in Israele?". Anna si afflisse molto. [4] Si spogliò delle sue vesti di lutto, si lavò il capo, indossò le sue vesti di sposa e verso l'ora nona scese a passeggiare in giardino. Vedendo un alloro, si sedette ai suoi piedi e supplicò il Padrone, dicendo: "O Dio dei nostri padri, benedicimi e ascolta la mia preghiera, come hai benedetto il ventre di Sara, dandole un figlio, Isacco".

3
[3, 1] Guardando fisso verso il cielo, vide, nell'alloro, un nido di passeri, e compose in se stessa una lamentazione, dicendo: "Ahimè! chi mi ha generato? qual ventre mi ha partorito? Sono infatti diventata una maledizione davanti ai figli di Israele, sono stata insultata e mi hanno scacciata con scherno dal tempio del Signore. [2] Ahimè! a chi somiglio io mai? Non somiglio agli uccelli del cielo, poiché anche gli uccelli del cielo sono fecondi dinanzi a te, Signore. Ahimè! a chi somiglio io mai? Non somiglio alle bestie della terra, poiché anche le bestie della terra sono feconde dinanzi a te, Signore. Ahimè! a chi somiglio io mai? [3] Non somiglio a queste acque, poiché anche queste acque sono feconde dinanzi a te, o Signore. Ahimè! a chi somiglio io mai? Non somiglio certo a questa terra, poiché anche questa terra porta i suoi frutti secondo le stagioni e ti benedice, o Signore".

4
[4, 1] Ecco, un angelo del Signore le apparve, dicendole: "Anna, Anna! Il Signore ha esaudito la tua preghiera; tu concepirai e partorirai. Si parlerà in tutta la terra della tua discendenza". Anna rispose: "(Com'è vero che) il Signore, mio Dio, vive, se io partorirò, si tratti di maschio o di femmina, l'offrirò in voto al Signore mio Dio, e lo servirà per tutti i giorni della sua vita". [2] Ed ecco che vennero due angeli per dirle: "Tuo marito Gioacchino sta tornando con i suoi armenti". Un angelo del Signore era infatti disceso da lui per dirgli: "Gioacchino, Gioacchino! Il Signore ha esaudito la tua insistente preghiera. Scendi di qui. Ecco, infatti, che Anna, tua moglie, concepirà nel suo ventre". [3] Gioacchino scese, e mandò a chiamare i suoi pastori, dicendo: "Portatemi qui dieci agnelli senza macchia e senza difetto: saranno per il Signore, mio Dio. Portatemi anche dodici vitelli teneri: saranno per i sacerdoti e per il consiglio degli anziani; e anche cento capretti per tutto il popolo". [4] Ed ecco che Gioacchino giunse con i suoi armenti. Anna se ne stava sulla porta, e vedendo venire Gioacchino, gli corse incontro e gli si appese al collo, esclamando: "Ora so che il Signore Iddio mi ha benedetta molto. Ecco, infatti, la vedova non più vedova, e la sterile concepirà nel ventre". Il primo giorno Gioacchino si riposò in casa sua.

5
[5, 1] Il giorno seguente presentò le sue offerte, dicendo tra s‚: "Se il Signore Iddio mi è propizio, me lo indicherà la lamina del sacerdote". Nel presentare le sue offerte, Gioacchino guardò la lamina del sacerdote. Quando questi salì sull'altare del Signore, Gioacchino non scorse in s‚ peccato alcuno, ed esclamò: "Ora so che il Signore mi è propizio e mi ha rimesso tutti i peccati". Scese dunque dal tempio del Signore giustificato, e tornò a casa sua. [2] Si compirono intanto i mesi di lei. Nel nono mese Anna partorì e domandò alla levatrice: "Che cosa ho partorito?". Questa rispose: "Una bambina". "In questo giorno", disse Anna, "è stata magnificata l'anima mia", e pose la bambina a giacere. Quando furono compiuti i giorni, Anna si purificò, diede poi la poppa alla bambina e le impose il nome Maria.

6
[6, 1] La bambina si fortificava di giorno in giorno e, quando raggiunse l'eta di sei mesi, sua madre la pose per terra per provare se stava diritta. Ed essa, fatti sette passi, tornò in grembo a lei che la riprese, dicendo: "(Com'è vero che) vive il Signore mio Dio, non camminerai su questa terra fino a quando non ti condurrò nel tempio del Signore". Così, nella camera sua fece un santuario e attraverso le sue mani non lasciava passare nulla di profano e di impuro. A trastullarla chiamò le figlie senza macchia degli Ebrei. [2] Quando la bambina compì l'anno, Gioacchino fece un gran convito: invitò i sacerdoti, gli scribi, il consiglio degli anziani e tutto il popolo di Israele. Gioacchino presentò allora la bambina ai sacerdoti, i quali la benedissero, dicendo: "O Dio dei nostri padri, benedici questa bambina e dà a lei un nome rinomato in eterno in tutte le generazioni". E tutto il popolo esclamò: "Così sia, così sia! Amen". La presentò anche ai sommi sacerdoti, i quali la benedissero, dicendo: "O Dio delle sublimità, guarda questa bambina e benedicila con l'ultima benedizione, quella che non ha altre dopo di s‚". [3] Poi la madre la portò via nel santuario della sua camera, e le diede la poppa. Anna innalzò quindi un cantico al Signore Iddio, dicendo: "Canterò un cantico al Signore, Dio mio, poiché mi ha visitato e ha tolto da me quello che per i miei nemici era un obbrobrio: il Signore, infatti, mi ha dato un frutto di giustizia, unico e molteplice dinanzi a lui. Chi mai annunzierà ai figli di Ruben che Anna allatta? Ascoltate, ascoltate, voi, dodici tribù di Israele: Anna allatta!". La pose a giacere nel santuario della sua camera e uscì per servire loro a tavola. Terminato il banchetto, se ne partirono pieni di allegria, glorificando il Dio di Israele.

7
[7, 1] Per la bambina passavano intanto i mesi. Giunta che fu l'età di due anni, Gioacchino disse a Anna: "Per mantenere la promessa fatta, conduciamola al tempio del Signore, affinché il Padrone non mandi contro di noi e la nostra offerta riesca sgradita". Anna rispose: "Aspettiamo il terzo anno, affinché la bambina non cerchi poi il padre e la madre". Gioacchino rispose: "Aspettiamo". [2] Quando la bambina compì i tre anni, Gioacchino disse: "Chiamate le figlie senza macchia degli Ebrei: ognuna prenda una fiaccola accesa e la tenga accesa affinché la bambina non si volti indietro e il suo cuore non sia attratto fuori del tempio del Signore". Quelle fecero così fino a che furono salite nel tempio del Signore. Il sacerdote l'accolse e, baciatala, la benedisse esclamando: "Il Signore ha magnificato il tuo nome in tutte le generazioni. Nell'ultimo giorno, il Signore manifesterà in te ai figli di Israele la sua redenzione". [3] La fece poi sedere sul terzo gradino dell'altare, e il Signore Iddio la rivestì di grazia; ed ella danzò con i suoi piedi e tutta la casa di Israele prese a volerle bene.

8
[9, 1] Gettata l'ascia, Giuseppe uscì per raggiungerli. Riunitisi, andarono dal sommo sacerdote, portando i bastoni. Presi i bastoni di tutti, entrò nel tempio a pregare. Finita la preghiera, prese i bastoni, uscì e li restituì loro; ma in essi non v'era alcun segno. Giuseppe prese l'ultimo bastone: ed ecco che una colomba uscì dal suo bastone e volò sul capo di Giuseppe. Il sacerdote disse allora a Giuseppe: "Tu sei stato eletto a ricevere in custodia la vergine del Signore". [2] Ma Giuseppe si oppose, dicendo: "Ho figli e sono vecchio, mentre lei è una ragazza. Non vorrei diventare oggetto di scherno per i figli di Israele". Il sacerdote però rispose a Giuseppe: "Temi il Signore tuo Dio, e ricorda che cosa ha fatto Dio a Datan, a Abiron e a Core, come si sia spaccata la terra e siano stati inghiottiti a causa della loro opposizione. Ora, temi, Giuseppe, che non debba accadere altrettanto in casa tua". [3] Giuseppe, intimorito, la ricevette in custodia. Giuseppe disse a Maria: "Ti ho ricevuta dal tempio del Signore e ora ti lascio in casa mia. Me ne vado a eseguire le mie costruzioni e dopo tornerò da te: il Signore ti custodirà".

10
[10, 1] Ci fu un consiglio dei sacerdoti, e dissero: "Facciamo una tenda per il tempio del Signore". Il sacerdote disse: "Chiamatemi delle vergini senza macchia della tribù di David". I ministri andarono, cercarono, e trovarono sette vergini. Il sacerdote si ricordò della fanciulla Maria, dato che era della tribù di David e senza macchia davanti a Dio. I ministri andarono e la condussero. Le introdussero poi nel tempio del Signore, e il sacerdote disse: "Su, tirate a sorte chi filerà l'oro, l'amianto, il bisso, la seta, il giacinto, lo scarlatto e la porpora genuina". A Maria toccò la porpora genuina e lo scarlatto: li prese e se ne ritornò a casa sua. In quel tempo Zaccaria diventò muto: fino a quando Zaccaria riparlò, il suo posto fu preso da Samuele. Maria, preso lo scarlatto, lo filava.

11
[11, 1] Presa la brocca, uscì a attingere acqua. Ed ecco una voce che diceva: "Gioisci, piena di grazia, il Signore è con te, benedetta tu tra le donne". Essa guardava intorno, a destra e a sinistra, donde venisse la voce. Tutta tremante se ne andò a casa, posò la brocca e, presa la porpora, si sedette sul suo scanno e filava. [2] Ed ecco un angelo del Signore si presentò dinanzi a lei, dicendo: "Non temere, Maria, perché hai trovato grazia davanti al Padrone di tutte le cose, e concepirai per la sua parola". Ma essa, all'udire ciò rimase perplessa, pensando: "Dovrò io concepire per opera del Signore Iddio vivente, e partorire poi come ogni donna partorisce?". [3] L'angelo del Signore, disse: "Non così, Maria! Ti coprirà, infatti, con la sua ombra, la potenza del Signore. Perciò l'essere santo che nascerà da te sarà chiamato Figlio dell'Altissimo. Gli imporrai il nome Gesù, poiché salverà il suo popolo dai suoi peccati". Maria rispose: "Ecco l'ancella del Signore davanti a lui. Mi avvenga secondo la tua parola".

12
[12, 1] Lavorò la porpora e lo scarlatto, e li portò al sacerdote. E il sacerdote la benedisse, dicendo: "Il Signore Iddio ha magnificato il tuo nome, Maria, e sarai benedetta in tutte le generazioni della terra". [2] Maria si rallegrò e andò da Elisabetta sua parente: picchiò all'uscio. Udito che ebbe, Elisabetta gettò via lo scarlatto, corse alla porta e aprì: veduta Maria, la benedisse, dicendo: "Donde a me questo dono, che venga da me la madre del mio Signore? Ecco, infatti, che colui che è in me ha saltellato e ti ha benedetta". Ora Maria aveva dimenticato i misteri dei quali le aveva parlato l'arcangelo Gabriele, e guardò fisso in cielo esclamando: "Chi sono io, Signore, che tutte le generazioni della terra mi benedicano?". Passò tre mesi presso Elisabetta, e di giorno in giorno il suo ventre ingrossava; Maria, allora, impauritasi, tornò a casa sua e si nascose dai figli di Israele. Quando avvennero questi misteri, lei aveva sedici anni.

13
[13, 1] Quando giunse per lei il sesto mese, ecco che Giuseppe tornò dalle sue costruzioni e, entrato in casa, la trovò incinta. Allora si picchiò il viso, si gettò a terra sul sacco e pianse amaramente, dicendo: "Con quale faccia guarderò il Signore, Dio mio? Che preghiera innalzerò io per questa ragazza? L'ho infatti ricevuta vergine dal tempio del Signore, e non l'ho custodita. Chi è che mi ha insidiato? Chi ha commesso questa disonestà in casa mia, contaminando la vergine? Si è forse ripetuta per me la storia di Adamo? Quando, infatti, Adamo era nell'ora della dossologia, venne il serpente, trovò Eva da sola e la sedusse: così è accaduto anche a me". [2] Giuseppe si alzò dal sacco, chiamò Maria e le disse: "Prediletta da Dio, perché hai fatto questo e ti sei dimenticata del Signore, tuo Dio? Perché hai avvilito l'anima tua, tu che sei stata allevata nel santo dei santi e ricevevi il cibo dalla mano d'un angelo?". [3] Essa pianse amaramente, dicendo: "Io sono pura e non conosco uomo". Giuseppe le domandò: "Donde viene dunque ciò che è nel tuo ventre?". Essa rispose: "(Come è vero che) vive il Signore, mio Dio, questo che è in me non so d'onde sia".

14
[14, 1] Giuseppe ebbe molta paura. Si appartò da lei riflettendo che cosa dovesse farne di lei. Giuseppe pensava: "Se nasconderò il suo errore, mi troverò a combattere con la legge del Signore; la denunzierei ai figli di Israele, ma temo che quello che è in lei provenga da un angelo, e in questo caso mi troverei a avere consegnato a giudizio di morte un sangue innocente. Dunque, che farò di lei? La rimanderò via di nascosto". E così lo sorprese la notte. [2] Ed ecco che gli apparve in sogno un angelo del Signore, dicendo: "Non temere per questa fanciulla. Quello, infatti, che è in lei proviene dallo Spirito santo. Partorirà un figlio al quale imporrai il nome Gesù, poiché salverà il suo popolo dai suoi peccati". Giuseppe si levò dal sonno, glorificò il Dio di Israele che gli aveva concesso questo privilegio, e la custodì.

15
[15, 1] Venne da lui lo scriba Annas e gli disse: "Perché non ti sei fatto vedere nel nostro consiglio?". Giuseppe rispose: "Perché ero stanco del viaggio, e il primo giorno mi sono riposato". E voltatosi, quello vide Maria incinta. [2] Se ne andò allora di corsa dal sacerdote e gli disse: "Giuseppe, di cui tu sei garante, ha violato gravemente la legge". Gli rispose il sacerdote: "Come sarebbe a dire?". "La vergine che ha preso dal tempio, Ä rispose l'altro Ä l'ha contaminata. Ha carpito con frode le sue nozze, e non l'ha fatto sapere ai figli di Israele". Rispose il sacerdote: "Giuseppe ha fatto questo?". Disse lo scriba Annas: "Manda pure dei ministri, e troverai che la vergine è incinta" I ministri andarono, trovarono come egli aveva detto, e la condussero via al tribunale con Giuseppe. [3] Il sacerdote disse: "Perché hai fatto questo, Maria? Perché hai avvilito la tua anima e ti sei dimenticata del Signore tuo Dio, tu che sei stata allevata nel santo dei santi e ricevevi il cibo dalla mano di un angelo, che hai udito gli inni sacri e hai danzato davanti a Lui? Perché hai fatto questo?". Ma essa pianse amaramente, dicendo: "(Come è vero che) vive il Signore, mio Dio, io sono pura dinanzi a lui e non conosco uomo". [4] A Giuseppe disse il sacerdote: "Perché hai fatto questo?". Giuseppe rispose: "(Come è vero che) vive il Signore, mio Dio, io sono puro a suo riguardo". Disse il sacerdote: "Non dire falsità, dì la verità: hai carpito fraudolentemente le sue nozze e non l'hai fatto sapere ai figli di Israele; non hai chinato il capo sotto la mano potente affinché la tua discendenza fosse benedetta".

16
[16, 1] Il sacerdote disse: "Restituisci la vergine che hai ricevuto dal tempio del Signore". Giuseppe versò allora calde lacrime. Il sacerdote proseguì: "Vi darò da bere l'acqua della prova del Signore che manifesterà ai vostri occhi i vostri peccati". [2] E presala, il sacerdote la fece bere a Giuseppe e lo mandò verso la collina: e tornò poi sano e salvo. La fece bere anche a Maria e la mandò verso la collina: e tornò sana e salva. E tutto il popolo si stupì che non fosse apparso in loro alcun peccato. [3] Disse allora il sacerdote: "Il Signore non ha manifestato i vostri peccati. Neppure io vi giudico". E li rimandò. Giuseppe riprese Maria e tornò pieno di gioia a casa sua glorificando il Dio di Israele.

17
[17, 1] Venne un ordine dall'imperatore Augusto affinché si facesse il censimento di tutti gli abitanti di Betlemme della Giudea. Giuseppe pensò: "Io farò recensire tutti i miei figli; ma che farò con questa fanciulla? Come farla recensire? Come mia moglie? Mi vergogno. Come mia figlia? Ma, in Israele tutti sanno che non è mia figlia. Questo è il giorno del Signore, e il Signore farà secondo il suo beneplacito". [2] Sellò l'asino e vi fece sedere Maria: il figlio di lui tirava la bestia e Giuseppe li accompagnava. Giunti a tre miglia, Giuseppe si voltò e la vide triste; disse tra s‚: "Probabilmente quello che è in lei la travaglia". Voltatosi nuovamente, vide che rideva. Allora le domandò: "Che cosa hai, Maria, che vedo il tuo viso ora sorridente e ora rattristato?". Maria rispose a Giuseppe: "E' perché vedo, con i miei occhi, due popoli: uno piange e fa cordoglio, l'altro è pieno di gioia e esulta". [3] Quando giunsero a metà strada, Maria gli disse: "Calami giù dall'asino, perché quello che è in me ha fretta di venire fuori". La calò giù dall'asino e le disse: "Dove posso condurti per mettere al riparo il tuo pudore? Il luogo, infatti, è deserto".

18
[18, 1] Trovò quivi una grotta: ve la condusse, lasciò presso di lei i suoi figli e uscì a cercare una ostetrica ebrea nella regione di Betlemme. [2] Io, Giuseppe, camminavo e non camminavo. Guardai nell'aria e vidi l'aria colpita da stupore; guardai verso la volta del cielo e la vidi ferma, e immobili gli uccelli del cielo; guardai sulla terra e vidi un vaso giacente e degli operai coricati con le mani nel vaso: ma quelli che masticavano non masticavano, quelli che prendevano su il cibo non l'alzavano dal vaso, quelli che lo stavano portando alla bocca non lo portavano; i visi di tutti erano rivolti a guardare in alto. [3] Ecco delle pecore spinte innanzi che invece stavano ferme: il pastore alzò la mano per percuoterle, ma la sua mano restò per aria. Guardai la corrente del fiume e vidi le bocche dei capretti poggiate sull'acqua, ma non bevevano. Poi, in un istante, tutte le cose ripresero il loro corso.

19
[19, 1] Vidi una donna discendere dalla collina e mi disse: "Dove vai, uomo?". Risposi: "Cerco una ostetrica ebrea". E lei: "Sei di Israele?". "Sì" le risposi. E lei proseguì: "E chi è che partorisce nella grotta?". "La mia promessa sposa" le risposi. Mi domandò: "Non è tua moglie?". Risposi: "E' Maria, allevata nel tempio del Signore. Io l'ebbi in sorte per moglie, e non è mia moglie, bensì ha concepito per opera dello Spirito santo". La ostetrica gli domandò: "E' vero questo?". Giuseppe rispose: "Vieni e vedi". E la ostetrica andò con lui. [2] Si fermarono al luogo della grotta ed ecco che una nube splendente copriva la grotta. La ostetrica disse: "Oggi è stata magnificata l'anima mia, perché i miei occhi hanno visto delle meraviglie e perché è nata la salvezza per Israele". Subito dopo la nube si ritrasse dalla grotta, e nella grotta apparve una gran luce che gli occhi non potevano sopportare. Poco dopo quella luce andò dileguandosi fino a che apparve il bambino: venne e prese la poppa di Maria, sua madre. L'ostetrica esclamò: "Oggi è per me un gran giorno, perché ho visto questo nuovo miracolo". [3] Uscita dalla grotta l'ostetrica si incontrò con Salome, e le disse: "Salome, Salome! Ho un miracolo inaudito da raccontarti: una vergine ha partorito, ciò di cui non è capace la sua natura". Rispose Salome: "(Come è vero che) vive il Signore, se non ci metto il dito e non esamino la sua natura, non crederò mai che una vergine abbia partorito".

20
[20, 1] Entrò l'ostetrica e disse a Maria: "Mettiti bene. Attorno a te, c'è, infatti, un non lieve contrasto". Salome mise il suo dito nella natura di lei, e mandò un grido, dicendo: "Guai alla mia iniquità e alla mia incredulità, perché ho tentato il Dio vivo ed ecco che ora la mia mano si stacca da me, bruciata". [2] E piegò le ginocchia davanti al Signore, dicendo: "Dio dei miei padri, ricordati di me che sono stirpe di Abramo, di Isacco e di Giacobbe. Non fare di me un esempio per i figli di Israele, ma rendimi ai poveri. Tu, Padrone, sai, infatti, che nel tuo nome io compivo le mie cure, e la mia ricompensa la ricevevo da te". [3] Ed ecco apparirle un angelo del Signore, dicendole: "Salome, Salome! Il Signore ti ha esaudito: accosta la tua mano al bambino e prendilo su, e te ne verrà salute e gioia". [4] Salome si avvicinò e lo prese su, dicendo: "L'adorerò perché a Israele è nato un grande re". E subito Salome fu guarita e uscì dalla grotta giustificata. Ed ecco una voce che diceva: "Salome, Salome! Non propalare le cose meravigliose che hai visto, sino a quando il ragazzo non sia entrato in Gerusalemme".

21
[21, 1] Poi Giuseppe si preparò a partire per la Giudea. In Betlemme della Giudea ci fu un grande trambusto, perché erano venuti dei magi che dicevano: "Dov'è il nato re dei Giudei? Abbiamo visto la sua stella nell'Oriente e siamo venuti ad adorarlo". [2] Udendo questo, Erode fu turbato e inviò dei ministri ai magi; mandò anche a chiamare i sommi sacerdoti e li interrogò, dicendo: "Come sta scritto a proposito del Cristo, dove deve nascere?". Gli risposero: "In Betlemme della Giudea, perché così sta scritto". E poi li rimandò. Interrogò anche i magi, dicendo: "Quale segno avete visto a proposito del re che è nato?". I magi gli risposero: "Abbiamo visto una stella grandissima che splendeva tra queste stelle e le oscurava, tanto che le stelle non apparivano più. E' così che noi abbiamo conosciuto che era nato un re a Israele, e siamo venuti per adorarlo". "Andate e cercate", disse Erode "e se troverete fatemelo sapere affinché anch'io venga a adorarlo".  I magi poi se ne andarono. [3] Ed ecco che la stella che avevano visto nell'oriente li precedeva fino a che giunsero alla grotta, e si arrestò in cima alla grotta. I magi, visto il bambino con Maria sua madre, trassero fuori dei doni dalla loro bisaccia: oro, incenso e mirra. [4] Essendo stati avvertiti da un angelo di non entrare nella Giudea, se ne tornarono al loro paese per un'altra via.

22
[22, 1] Accortosi di essere stato giocato dai magi, Erode si adirò e mandò dei sicari, dicendo loro: "Ammazzate i bambini dai due anni in giù". [2] Maria, avendo sentito che si massacravano i bambini, prese il bambino, lo fasciò e lo pose in una mangiatoia di buoi. [3] Anche Elisabetta, sentito che si cercava Giovanni, lo prese e salì sulla montagna guardandosi attorno, ove nasconderlo; ma non c'era alcun posto come nascondiglio. Elisabetta, allora, gemendo, disse a gran voce: "Monte di Dio, accogli una madre con il suo figlio". Subito il monte si spaccò e l'accolse. E apparve per loro una luce, perché un angelo del Signore era con loro per custodirli.

23
[23, 1] Erode, nel mentre, cercava Giovanni, e mandò dei ministri da Zaccaria, dicendo: "Dove hai nascosto tuo figlio?". Rispose loro: "Io sono un pubblico ufficiale di Dio e dimoro costantemente nel tempio del Signore, non so dove sia mio figlio". [2] I ministri se ne ritornarono per riferire tutto ciò a Erode. Adiratosi, Erode disse loro: "E' suo figlio colui che regnerà su Israele!". Mandò, perciò, di nuovo da lui per dirgli: "Dì proprio la verità: dov'è tuo figlio? Sai bene che il tuo sangue sta sotto la mia mano". [3] Zaccaria rispose: "Se tu spargerai il mio sangue, io sarò un testimone di Dio. Il mio spirito sarà accolto dal Padrone, poiché tu spargerai sangue innocente nel vestibolo del tempio del Signore". Allo spuntare del giorno, Zaccaria fu ucciso. I figli di Israele non sapevano che era stato ucciso.

24
[24, 1] All'ora del saluto, i sacerdoti uscirono, ma Zaccaria non venne loro incontro, come di solito, con la benedizione. I sacerdoti stettero a aspettare Zaccaria per salutarlo nella preghiera e glorificare l'Altissimo. [2] Ma, dato che tardava, tutti si intimorirono. Uno di loro si fece coraggio: entrò e vide presso l'altare del sangue coagulato e udì una voce che diceva: "Zaccaria è stato ucciso! Il suo sangue non sarà cancellato fino a quando non giungerà il suo vendicatore". All'udire tali parole ebbe paura, e uscì per riferire ai sacerdoti. [3] Questi si fecero coraggio, entrarono e videro quanto era accaduto: gemette la travatura del tempio, ed essi si strapparono le vesti dall'alto in basso. Non trovarono il suo corpo, trovarono invece il suo sangue pietrificato. Pieni di timore, uscirono e annunziarono a tutto il popolo che Zaccaria era stato ucciso. Lo vennero a sapere tutte le tribù del popolo, che lo piansero e fecero cordoglio per tre giorni e tre notti. [4] Dopo i tre giorni, i sacerdoti deliberarono chi mettere al suo posto, e la sorte cadde su Simeone. Questo, infatti, era colui che era stato avvisato dallo Spirito santo che non avrebbe visto la morte fino a quando non avesse visto il Cristo nella carne.

25
[25, 1] Alla morte di Erode, essendo sorto a Gerusalemme un trambusto, io Giacomo, che ho scritto questa storia, mi ritirai nel deserto, fino a quando cessò il trambusto a Gerusalemme, glorificando il Padrone Dio che mi ha concesso il dono e la saggezza per scrivere questa storia. [2] La grazia sarà in coloro che temono il Signore nostro Gesù Cristo, al quale sia gloria nei secoli dei secoli.
Amen.


http://www.latheotokos.it/modules.php?name=News&file=article&sid=7

Caterina63
00martedì 12 gennaio 2010 23:41
Dalle dispense di A. Gila, PADRI E TRADIZIONE ECCLESIALE DALLE ORIGINI AL VI SECOLO, Marianum, Roma 1999-2000


1 - Linee introduttive alla letteratura pseudoepigrafica e non canonica

- Apocrifo indica quei libri che dal tutolo e dalla materia trattata presentano affinità con la Bibbia. La Chiesa nega loro ogni carattere soprannaturale e non li include nel novero dei libri fonte della Rivelazione, detti canonici. Tuttavia non possono essere ignorati in una ricerca storica, dato che sono espressione della letteratura cristiana antica e costituiscono esempi arcaici della sensibilità ecclesiale. Nella storia della Chiesa col termine “apokryphos” venivano indicati anche sia quei libri la cui lettura richiedeva una particolare iniziazione, sia quelli che venivano esclusi da una lettura pubblica. Essi, in ogni caso vennero sempre tutti considerati extra canonici.
- Vi sono apocrifi dellA.T e del N:T. Per quanto riguarda il N.T. vi sono: vangeli, atti, epistole, apocalissi ecc. I Vangeli apocrifi a loro volta si suddividono in: vangeli sinottici, in vangeli eterodossi e in vangeli che si prefiggono di aggiungere notizie mancanti nei vangeli canonici. Circa il loro genere letterario, dobbiamo dire che gli apocrifi non si esprimono ordinatamente per concetti, ma con simboli, immagini, e descrizioni artistiche e quindi un genere non gnostico – sapienziale ma narrativo - apocrifo.

2 - Presentazione della letteratura protocristiana pseudoepigrafica con elementi mariani

Questi arcaici documenti del II e del III secolo esprimono la venerazione dei giudeo – cristiani per la Madre di Gesù. Sono opere di letterati che, in forma elegante, esprimono le loro convinzioni religiose proprie dell’ambiente cristiano. Essi non vanno giudicati con le nostre categorie di pensiero ma con quelle del loro tempo e trasmettono la fede dei primi cristiani ed in questo sta il loro valore.
Tra di essi notiamo:

PROTOVANGELO DI GIACOMO(O NATIVITÀ DI MARIA)
opera in tre parti di un giudeo cristiano della diaspora del II secolo. Sottolinea la santità di Maria e la concezione verginale di Gesù. Ha quindi pewr soggetto Maria ed ebbe una grande diffusione e godette dell’attenzione e della venerazione dei Padri d’oriente”.

ODI DI SALOMONE
Sono 42 inni modellati secondo i salmi dell’AT, opera di un giudeo cristiano della prima metà del II secolo, in greco e in siriano e cantano la riconoscenza del pio israelita verso Dio. L’ode XIX celebra la Maternità di Maria e l’assenza del dolore del parto in Lei e al sua attiva partecipazione all’evento dell’incarnazione. (testo 10)

ORACOLI SIBILLINI (LIBRO VIII)
Sono 15 libri con materiale che va dal II al VI secolo con elementi pagani, giudaici e cristiani. Il Libro VIII, scritto prima del 180 è una soave parafrasi dell’annunciazione ed è citato dai Padri antichi a cominciare da Giustino

ASCENSIONE DI ISAIA
Il cap. XI tratta delle visioni, del martirio di Isaia, di un’apocalisse di Cristo, delle persecuzioni contro la Chiesa e degli ultimi tempi. Il Cap. XI racconta la visione di Isaia della nascita verginale di Cristo. Ebbe grande diffusione in Egitto e fino al VI secolo fu usato come testo liturgico.

LETTERA AGLI APOSTOLI 3,14
A metà tra testo evangelico, lettera e apocalisse, fu composto in Asia Minore o Egitto tra il 160 e il 170 e contiene le rivelazioni di Gesù agli apostoli dopo la sua resurrezione. Il III capitolo contiene una solenne professione di fede nel verginale concepimento, molto importante per la Liturgia.

ATTI DI PIETRO,7
Redatti in Siaria o Palestina verso il 190 raccontano le gesta di Pietro a Roma. Al cap. 7 esalta il concepimento verginale come parte integrante del piano salvifico di Dio e furono tenuti in grande considerazione da molti Padri dekka Chiesa

STORIA DI S. GIUSEPPE IL FALEGNAME
Parla di Giuseppe ed ha un accenno a Maria alla morte del suo sposo Giuseppe e ci è pervenuta in traduzioni arabe e copte

TRANSITUS VIRGINIS O DORMITIO MARIAE
Composto nel IV secolo con parti originali più antiche in copto risalenti al II secolo ritenute opere di Leucio, discepolo di Giovanni. Presenta gli ultimi istanti della vita di Maria e l’assunzione del suo corpo al cielo e che quindi non subì la corruzione del sepolcro. Sorprendente le coincidenze dei dati offerti dalle scoperte archeologiche con quelle trasmesse da quest’opera, come ad es. le tre camere sepolcrali della versione siriana del documento. Poco considerato dai Padri per la provenienza giudaico – cristiana, dato che quella chiesa nei primi secoli venne considerata scismatica.

ATTI DI PILATO 2,3,4
Racconto della passione di Gesù inviato da Pilato a Tiberio risalente alla fine del I secolo o la metà del II. Citato più volte da Giustino e contenente le dicerie sui natali illegittimi di Gesù.

VAGELO DI FILIPPO
Di origine gnostica ha un accenno al tema Eva – Maria

3 - Contenuti dottrinali

Si suppone che gli apocrifi siano stati scritti per quattro motivi fondamentali:
- Difesa della fede nella verginale concezione e trascendenza divina di Gesù e di riflesso difesa della figura etica e sociale di Maria. Tra gli Ebrei circolavano voci circa l’illegittimità dei natali di Cristo, secondo le quali Gesù sarebbe stato figlio di una povera filatrice adultera ripudiata con un soldato romano di nome Pantera. A questa calunnia si reagisce con l’esaltazione della concezione verginale e con manifestazione di amore per lei.
- Veicolare idee e sentimenti che erano vivi soprattutto nella comunità giudeo – cristiana particolarmente legata alla Madre di Gesù;
- Colmare i vuoti su Maria dei vangeli canonici soprattutto sulle sue origini e il suo destino finale.
- Raccontare l’infanzia di Maria che sarebbe stata la Madre di Dio. Giustamente i cristiani si chiedevano: chi era? Che maternità sarebbe stata la sua?

I contenuti dottrinali si possono riassumere in 13 punti:
1. Preistoria di Maria: singolare dignità della futura Madre di Dio, attesa, invocata, dono di Dio. Nasce perciò per un miracolo da genitori pii, annunciata allo stesso modo di Gesù:
2. Origine, nascita, primi anni: creatura allo stato pur, ella viene consacrata al Signore e custodita da ogni contatto umano perché già tutta relativa a Dio e tutta pura;
3. Presentazione e sua vita al Tempio: accompagnata dal corteo delle vergini, viene nutrita dagli angeli, diviene lei stessa il Tempio vivo e vero del Santo dei santi
4. Affidamento a Giuseppe: Maria è la vergine del Signore per questo viene affidata al vecchio Giuseppe capace di osservare la continenza, perché appartiene tutta e solo a Dio. Maria non è la “donna” di Giuseppe, ma egli l’ha ricevuta in consegna per custodirla come pegno sacro perché non appartiene agli uomini ma solo a Dio.
5. Annunciazione: Maria partecipa attivamente all’incarnazione del Signore. Ella riceve una doppia annunciazione: prima alla fontana poi a casa. I testi sottolineano la piena collaborazione di Maria e la sua cosciente e attiva collaborazione con Dio. (testo 17)
6. Maria terra vergine: L’annunciazione viene accostata alla Genesi, un tema dottrinale molto denso di significato teologico e sotereologico per i Padre del II secolo. Il Protovangelo paragona Maria a Eva e il Vangelo di Filippo la chiama “terra vergine”
7. Concezione verginale: Maria concepisce per volontà divina e non per volere di carne. Il Protovangelo sottolinea la grandezza verginale attraverso la prova dell’acqua amara e scagiona energicamente Maria dell’accusa di adulterio. La Lettra agli Apostoli ripropone la solenne professione di fede di Giovanni in Gesù non nato da carne, né da volere d’uomo, ma da Dio. Questo è il primo documento in cui Maria è chiamata “Vergine santa”.
8. Gioia profetica di Maria: Andando verso Betlemme dove darà alla luce il salvatore delle genti, Maria vede i popoli gioire e lamentarsi. Il Protovangelo ha una straordinaria intuizione: Maria partecipa al dolore e alla gioia degli uomini ed è solidale con loro.
9. Il parto verginale, stupore della natura: Il Protovangelo di Giacomo, l’Ascensione di Isaia e le Odi di Salomone ci testimoniano l’esistenza di una credenza popolare, almeno nell’ambiente da cui provengono, del parto verginale di Maria. Ella partorisce per particolare intervento divino, da sola e senza bisogno di ostetriche, senza lesione per la sua intergità fisica, senza doglie. Il messaggio è evidente: il parto verginale è il segno della reale umanizzazione di Dio., Maria madre vergine è testimone di questo evento. (testo 18)
10. Maria sempre vergine: I fratelli di Gesù di cui parlano i Sinottici, sono figli di un primo matrimonio di Giuseppe. Il Protovangelo presenta Giuseppe come padre di altri figli e restio a prendere Maria con sé proprio per questo e perché vecchio.
11. Maria e Gesù riconoscenti verso Giuseppe: Giuseppe viene esaltato per l’esemplarità della vita e viene raccomandato il suo culto. Gesù e Maria assistono Giuseppe e alla sua morte piangono per lui.
12. Maria muore e viene assunta in cielo: Il messaggio fondamentale degli apocrifi è che il corpo della Vergine non si decompose nella tomba, ma seguì il destino di Gesù e testimonia la fede primitiva in questo evento.
13. Segni di venerazione a Maria: Soprattutto Gabriele, Elisabetta e i sacerdoti che accolgono Maria fanciulla al Tempio, hanno profonda venerazione per Lei che viene chiamata santa e che salverà gli uomini dalla perdizione, come affermano le Odi di Salomone. (testo 20)


4 - Maria nella letteratura protocristiana eretica e rilievi conclusivi

La presenza di Maria in questa letteratura è secondaria e modesta:
- Tra gli scritti gnostici: Vangelo di Filippo, Vangelo di Tommaso, Vangelo di Maria, Vangelo di Verità;
- Tra gli scritti giudeo – cristiani: Vangelo degli Ebioniti
Questi scritti sono meditazioni su Gesù e sul suo messaggio e si collocano tra il 120 e il 200. Essi presentano il messaggio cristiano elenizzandolo e interpretandolo alla luce delle culture che vanno dall’antica Mesopotamia all’India. I pochi detti che riguardano Maria, non indicano che fosse ignorata ma che il maggiore interesse era rivolto agli interrogativi su Gesù e la sua origne. Per gli gnostici comunque Gesù, non avendo un vero corspo, è passato da lei senza riceve nulla.

5. Rilievi conclusivi

Da quanto si è detto so possono trarre sugli apocrifi queste conclusioni:
1. questi documenti sono un segno evidente che in parecchie aree ecclesiali si era recepita la grande dignità di Maria;
2. Accenti particolari sono posti sul concepimento e il parto verginale, visti come segni della divinità di Gesù e come salvaguardia della sua trascendenza;
3. si avverte un grande interesse per l’avvento del Logos e di riflesso per Colei che è stata protagonista dell’evento;
4. Interessante risulta l’accostamento Eva ingannata – Maria fedele e l’accostamento dell’Annunciazione alla Genesi;
5. Sono un test del senso dei fedeli circa il destino ultraterreno di Maria che spesso precede la Liturgia e la Teologia;
6. Maria viene distaccata dalla famiglia umana e circondata di molti elementi fantastici e miracolosi.


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