Meditazioni dal mese di maggio 2016 (2)

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Caterina63
00martedì 26 aprile 2016 22:25
Come abbiamo fatto negli anni passati, apriamo un nuovo spazio per occuparci  alle nuove meditazioni per il mese dedicato a Maria Santissima.

Per le meditazioni dei mesi precedenti nel 2016, CLICCA QUI.



RICORDIAMO CHE: l'8 maggio e la prima domenica di ottobre, si recita la SUPPLICA alla Madonna del Rosario di Pompei, cliccare qui per altre informazioni

BREVE SPIEGAZIONE DELL'AVE MARIA

Ti trovi nell'infelice condizione di chi è in peccato?
Invoca la divina Maria; dille: Ave, che vuol dire: io ti saluto con profondissimo rispetto, o tu che sei senza peccato e senza miserie! Ella ti libererà dalla disgrazia dei tuoi peccati.

Sei nelle tenebre dell'ignoranza o dell'errore? Rivolgiti a Maria e dille: Ave Maria, che vuol dire: illuminata dai raggi del sole di giustizia. Ella ti farà partecipe dei suoi lumi.

Sei smarrito? fuori della via del cielo? Ricorri a Maria che vuol dire: Stella del mare, stella polare, guida della nostra navigazione in questo mondo ed Ella ti condurrà al porto dell'eterna salvezza.

Sei nell'afflizione? Supplica Maria. Maria vuol dire: mare amaro, colmo di amarezza quand'era in questo mondo e che attualmente, in cielo, è diventato mare di pura dolcezza. Ella convertirà la tua tristezza in gioia e le tue afflizioni in consolazioni.

Hai forse perduto la grazia? Onora l'abbondanza delle grazie di cui Dio riempì la Vergine Santa e di' a Maria: Piena di grazia! e dei doni tutti dello Spirito Santo. Ed Ella te ne farà parte.

Ti senti solo, come abbandonato da Dio? Rivolgiti a Maria e dille:
Il Signore è con Te più degnamente e più intimamente che nei giusti e nei santi, poiché tu sei quasi una cosa sola con Lui. Egli, infatti, è tuo Figlio, la sua carne è carne tua. E poiché gli sei Madre, tu hai una perfetta rassomiglianza col Signore ed un reciproco amore. Dille ancora: La SS. Trinità è tutta con te, essendone Tu il tempio prezioso. Ella ti rimetterà sotto la protezione e la custodia del Signore.

Sei forse diventato l'oggetto delle divine maledizioni? Di' a Maria: Benedetta sei tu più di tutte le donne e da tutte le nazioni a causa della tua purezza e fecondità: grazie a Te la maledizione divina fu cambiata in benedizione. Ed Ella ti benedirà.

Hai, forse, fame del pane di grazia, del pane della vita? Avvicinati a Lei che portò il pane vivo disceso dal Cielo; e dille: Benedetto il frutto del tuo seno, Gesù, che tu concepisti restando Vergine, portasti senza fatica e desti alla luce senza alcun dolore. Benedetto Gesù che riscattò il mondo schiavo, guarì il mondo ammalato, risuscitò l'uomo morto, ricondusse in patria l'uomo esiliato, giustificò l'uomo colpevole, salvò l'uomo perduto. Senza dubbio l'anima tua sarà saziata del pane della grazia in questa vita e della gloria eterna nell'altra. Amen.

Concludi la tua preghiera con la Chiesa dicendo: Santa Maria, santa nel corpo e nell'anima, santa per la tua singolare ed eterna dedizione al servizio di Dio, santa perché Madre di Dio che ti dotò di una santità eminente quale conviene a tale infinita dignità.

Madre di Dio, che sei anche Madre nostra e nostra Avvocata e Mediatrice, Tesoriera e Dispensatrice delle grazie di Dio, procuraci prontamente il perdono dei nostri peccati e la riconciliazione con la Divina Maestà.
Prega per noi, peccatori, tu che hai tanta compassione per i miseri, tu che non disprezzi né respingi i peccatori, senza dei quali tu non saresti la Madre del Salvatore! Prega per noi, ora, durante questa breve, caduca e misera vita; adesso, perché di sicuro abbiamo solo il momento presente; adesso, perché giorno e notte siamo attorniati e assaliti da nemici potenti e crudeli.

E nell'ora della nostra morte, così terribile e pericolosa, quando le nostre forze saranno esaurite, quando il nostro spirito e il corpo saranno affranti dal dolore e dal timore; nell'ora della nostra morte, quando Satana raddoppierà gli sforzi a fine di rovinarci per sempre; l'ora in cui si deciderà la nostra sorte per tutta l'eternità, felice o infelice. Oh, vieni allora in aiuto ai tuoi poveri figli, Madre pietosa, avvocata e rifugio dei peccatori. Allontana da noi, in quell'ora, i demoni, nostri accusatori e nostri nemici, il cui aspetto terribile ci incuterà spavento; vieni ad illuminarci nelle tenebre della morte.
Guidaci al tribunale del nostro Giudice che è anche tuo Figlio, e intercedi per noi affinché ci perdoni e ci accolga fra i suoi eletti nel soggiorno della gloria eterna. Amen.
Così sia.

Papa presiede Veglia con esposizione reliquiario della Madonna delle lacrime

La Madonna delle lacrime di Siracusa

La Madonna delle lacrime di Siracusa

26/04/2016 

Asciugare i volti rigati dalle lacrime di una sofferenza fisica o spirituale portando consolazione e speranza: questo lo scopo della Veglia di preghiera per “asciugare le lacrime”, presieduta da Papa Francesco il 5 maggio prossimo alle ore 18 nella Basilica di San Pietro. Consolare gli afflitti, una delle sette opere di misericordia spirituale, è il cuore di questo grande evento giubilare rivolto a tutti, ma in particolare a coloro sentono dal più profondo il bisogno di una parola che dia sostegno, forza e consolazione.

In occasione della Veglia, sarà esposto alla venerazione dei fedeli nella Basilica di San Pietro il reliquiario della Madonna delle lacrime di Siracusa, legato al fenomeno prodigioso accaduto tra il 29 agosto ed il primo settembre del 1953, quando un quadretto di gesso, raffigurante il cuore immacolato di Maria, nella casa di una giovane coppia di sposi, Angelo Iannuso e Antonina Giusto, versò lacrime umane. Il reliquiario contiene parte delle lacrime scaturite miracolosamente dall'immagine della Madonna.

GIUBILEO STRAORDINARIO DELLA MISERICORDIA

VEGLIA DI PREGHIERA "PER ASCIUGARE LE LACRIME"

MEDITAZIONE DEL SANTO PADRE FRANCESCO

Basilica Vaticana 
Giovedì, 5 maggio 2016

[Multimedia]



 

Cari fratelli e sorelle,

... Il Signore Gesù ha promesso ai suoi discepoli che non li avrebbe mai lasciati soli: in ogni situazione della vita Egli sarebbe stato vicino a loro inviando lo Spirito Consolatore (cfr Gv 14,26) che li avrebbe aiutati, sostenuti e confortati.

Nei momenti di tristezza, nella sofferenza della malattia, nell’angoscia della persecuzione e nel dolore del lutto, ognuno cerca una parola di consolazione. Sentiamo forte il bisogno che qualcuno ci stia vicino e provi compassione per noi. Sperimentiamo che cosa significhi essere disorientati, confusi, colpiti nel profondo come mai avevamo pensato. Ci guardiamo intorno incerti, per vedere se troviamo qualcuno che possa realmente capire il nostro dolore. La mente si riempie di domande, ma le risposte non arrivano. La ragione da sola non è capace di fare luce nell’intimo, di cogliere il dolore che proviamo e fornire la risposta che attendiamo. In questi momenti, abbiamo più bisogno delle ragioni del cuore, le uniche in grado di farci comprendere il mistero che circonda la nostra solitudine.

Quanta tristezza ci capita di scorgere su tanti volti che incontriamo. Quante lacrime vengono versate ad ogni istante nel mondo; una diversa dall’altra; e insieme formano come un oceano di desolazione, che invoca pietà, compassione, consolazione. Le più amare sono quelle provocate dalla malvagità umana: le lacrime di chi si è visto strappare violentemente una persona cara; lacrime di nonni, di mamme e papà, di bambini… Ci sono occhi che spesso rimangono fissi sul tramonto e stentano a vedere l’alba di un giorno nuovo. Abbiamo bisogno di misericordia, della consolazione che viene dal Signore. Tutti ne abbiamo bisogno; è la nostra povertà ma anche la nostra grandezza: invocare la consolazione di Dio che con la sua tenerezza viene ad asciugare le lacrime sul nostro volto (cfr Is 25,8; Ap 7,17; 21,4).

In questo nostro dolore, noi non siamo soli. Anche Gesù sa cosa significa piangere per la perdita di una persona amata. E’ una delle pagine più commoventi del vangelo: quando Gesù vide piangere Maria per la morte del fratello Lazzaro, non riuscì neppure Lui a trattenere le lacrime. Fu colto da una profonda commozione e scoppiò in pianto (cfr Gv 11,33-35). L’evangelista Giovanni con questa descrizione vuole mostrare la partecipazione di Gesù al dolore dei suoi amici e la condivisione nello sconforto. Le lacrime di Gesù hanno sconcertato tanti teologi nel corso dei secoli, ma soprattutto hanno lavato tante anime, hanno lenito tante ferite. Anche Gesù ha sperimentato nella sua persona la paura della sofferenza e della morte, la delusione e lo sconforto per il tradimento di Giuda e di Pietro, il dolore per la morte dell’amico Lazzaro. Gesù «non abbandona quelli che ama» (Agostino, In Joh 49,5). Se Dio ha pianto, anch’io posso piangere sapendo di essere compreso. Il pianto di Gesù è l’antidoto contro l’indifferenza per la sofferenza dei miei fratelli. Quel pianto insegna a fare mio il dolore degli altri, a rendermi partecipe del disagio e della sofferenza di quanti vivono nelle situazioni più dolorose. Mi scuote per farmi percepire la tristezza e la disperazione di quanti si sono visti perfino sottrarre il corpo dei loro cari, e non hanno più neppure un luogo dove poter trovare consolazione. Il pianto di Gesù non può rimanere senza risposta da parte di chi crede in Lui. Come Lui consola, così noi siamo chiamati a consolare.

Nel momento dello smarrimento, della commozione e del pianto, emerge nel cuore di Cristo la preghiera al Padre. La preghiera è la vera medicina per la nostra sofferenza. Anche noi, nella preghiera, possiamo sentire la presenza di Dio accanto a noi. La tenerezza del suo sguardo ci consola, la forza della sua parola ci sostiene, infondendo speranza. Gesù, presso la tomba di Lazzaro, pregò dicendo: «Padre, ti ringrazio che mi hai ascoltato. Io sapevo che sempre mi dai ascolto» (Gv 11,41-42). Abbiamo bisogno di questa certezza: il Padre ci ascolta e viene in nostro aiuto. L’amore di Dio effuso nei nostri cuori permette di dire che quando si ama, niente e nessuno potrà mai strapparci dalle persone che abbiamo amato. Lo ricorda con parole di grande consolazione l’apostolo Paolo: «Chi ci separerà dunque dall'amore di Cristo? Forse la tribolazione, l'angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada? [...] Ma in tutte queste cose noi siamo più che vincitori per virtù di colui che ci ha amati. Io sono infatti persuaso che né morte né vita, né angeli né principati, né presente né avvenire, né potenze, né altezza né profondità, né alcun'altra creatura potrà mai separarci dall'amore di Dio, in Cristo Gesù, nostro Signore» (Rm 8,35.37-39). La forza dell’amore trasforma la sofferenza nella certezza della vittoria di Cristo e della nostra vittoria con Lui, e nella speranza che un giorno saremo di nuovo insieme e contempleremo per sempre il volto della Trinità Santissima, eterna sorgente della vita e dell’amore.

Vicino ad ogni croce c’è sempre la Madre di Gesù. Con il suo manto lei asciuga le nostre lacrime. Con la sua mano ci fa rialzare e ci accompagna nel cammino della speranza.






 

 





MARIA, SEDE DELLA SAPIENZA


Insegnaci a contare i nostri giorni 
e giungeremo alla sapienza del cuore. Salmo 90

Parlare di Maria "sede" della Sapienza significa disporsi a contemplare il mistero dell'Incarnazione.
Ci è quindi richiesta un'attitudine spirituale di accoglienza del mistero, ma anche di pazienza e di attesa perché ciò che è  così infinitamente grande, possa riversare qualche goccia della sua eterna luce nel nostro cuore e nella nostra mente. Facciamo due brevissime riflessioni.

La contemplazione ci esercita nella speranza.

Chiediamoci dapprima quale significato abbia la parola "sede": ci giunge dal latino con il significato di 'sede, dimora', della stessa famiglia. Ma sede richiama anche altre parole con lei profondamente legate: sedimentare, depositare…. 
La sede, dunque, è il luogo della durata, è il luogo prescelto per riporvi qualcosa di prezioso.
Ma è anche memoria e testimonianza di avvenimenti, di epoche lontane. 

Nella sede si mettono radici: nella terra il seme resta, fa la sua sede per poter dare il fiore e il frutto, cioè la gratuita bellezza che ristora l'anima e il nutrimento per la vita nel tempo.

Maria Santissima, Vergine e Madre, è questa terra fruttifera nella quale è seminato il Verbo. L'immagine è di santa Caterina da Siena Dottore della Chiesa. Così Ella prega ne giorno dell'Annunciazione:


Tu, Maria, sei quella pianta novella della quale abbiamo il fiore odorifero del Verbo unigenito Figliuolo di Dio, perché in te, terra fruttifera, fu seminato questo Verbo.


La Sapienza è il Verbo stesso di Dio. La Sapienza incarnandosi fa di noi, alberi di morte, alberi di vita. La Sapienza ci rivela la Verità, cioè il cuore di Dio, che cosa Dio ha voluto fare creandoci. Questo è il dono grande della Sapienza: l'uomo ritrova il perché del suo esistere, riprende consapevolezza della sua missione d'amore: siamo, infatti, creati per l'amore e siamo fatti d'amore. Maria è sede della Sapienza, perché Madre di Cristo Gesù tutto Dio e tutto Uomo. La Sapienza di cui Maria è sede non è la sapienza, pur nobile e grande che l'uomo può conoscere nel suo filosofeggiare o teologare. Ma è la Fonte stessa di ogni umana sapienza:

Ecco perché verità e sapienza sono una cosa sola

Scrive nella Fides et ratio al n° 23 Giovanni Paolo II°:
"Nel Nuovo Testamento, soprattutto nelle Lettere di san Paolo, un dato emerge con grande chiarezza: la contrapposizione tra " la sapienza di questo mondo " e quella di Dio rivelata in Gesù Cristo. La profondità della sapienza rivelata spezza il cerchio dei nostri abituali schemi di riflessione, che non sono affatto in grado di esprimerla in maniera adeguata. Non la sapienza delle parole, ma la Parola della Sapienza è ciò che san Paolo pone come criterio di verità e, insieme, di salvezza.
La sapienza della Croce, dunque, supera ogni limite culturale che le si voglia imporre e obbliga ad aprirsi all'universalità della verità di cui è portatrice".


Ritorno allora volentieri all'Orazione di Santa Caterina che ci aiuta a leggere in Maria la Sapienza.
A scorgere in Maria come ognuno di noi perché battezzato e quindi innestato nell'Albero di vita, Cristo Gesù, può non solo contemplare, gustare la Sapienza, ma divenire sede della Sapienza. 

Ecco come prega Caterina:


Tu, o Maria, sei fatta libro nel quale oggi è scritta la regola nostra. 
In te oggi è scritta la sapienza del Padre eterno, in te si manifesta oggi la fortezza e libertà dell'uomo.
Dico che si mostra la dignità dell'uomo perché se io raguardo in te, Maria, vedo che la mano dello Spirito Santo ha scritta in te la Trinità, formando in te il Verbo incarnato, unigenito Figliuolo di Dio: ci scrisse la sapienza del Padre, cioè lo stesso Verbo; ci ha scritto la potenza, perché fu potente a fare questo grande mistero; e ci ha scritto la clemenza dello Spirito santo, perché solo per grazia e clemenza divina fu ordinato e compito tanto mistero. 

O Maria, dolcissimo amore mio, in te è scritto il Verbo dal quale noi abbiamo la dottrina della vita; tu sei la tavola che ci porgi quella dottrina. 
Io vedo questo Verbo, non appena egli è scritto in te, non essere senza la Croce del santo desiderio, ma appena egli fu concepito in te gli fu innestato ed annesso il desiderio di morire per la salute dell'uomo, per la quale egli si era incarnato; e perciò grande croce gli fu portare tanto tempo quel desiderio che egli avrebbe voluto subito si fosse adempito. Orazione XI

La Sapienza per trovare una sede nel cuore nostro si è fatta Cibo nel Pane e nel Vino presenza reale del Cristo, tutto Dio e tutto Uomo.
Ogni volta che riceviamo la Santa Eucaristia non dimentichiamo: la Sapienza viene a porre la sua dimora in noi, vuole fare di noi alberi di vita che danno i fiori della gloria di Dio a Dio e i frutti della carità al prossimo.
O Maria sede della Sapienza a Te affidiamo la terra dell'anima nostra: fanne un giardino nella Santa Chiesa per la salvezza eterna di tutti gli uomini. Amen.

   
 

Caterina63
00mercoledì 27 aprile 2016 15:29

  pubblichiamo l'Orazione XI, nel giorno dell'Annunciazione




Caterina da Siena, Maestra di preghiera


O Maria, Maria, tempio della Trinità!1- O Maria, portatrice del fuoco! 2- Maria, porgitrice di misericordia, 3 -Maria germinatrice 4- del frutto 5- Maria ricomperatrice 6 -dell'umana generazione, perché sostenendo la carne tua nel Verbo fu ricomprato il mondo: Cristo lo ricomprò con la sua passione e tu col dolore del corpo e della mente. 7 - 0 Maria mare pacifico, Maria donatrice di pace, Maria terra fruttifera. 8-Tu, Maria, sei quella pianta novella della quale abbiamo il fiore odorifero del Verbo unigenito Figliuolo di Dio, perché in te, terra fruttifera, fu seminato questo Verbo. 9- Tu sei la terra e sei la pianta di fuoco, tu portasti il fuoco nascosto e velato sotto la cenere della tua umanità. 10- 0 Maria vasello d'umiltà, nel quale vasello sta e arde il lume del vero conoscimento, col quale tu levasti te sopra di te, e perciò piacesti al Padre eterno, onde egli ti rapì e trasse a sé amandoti di singolare amore. 

Con questo lume e fuoco della tua carità e con l'olio della tua umiltà traesti tu e inchinasti la divinità sua a venire in te, benché prima fu tratto l'ardentissimo fuoco della sua inestimabile carità a venire a noi. 11- O Maria, perché tu avesti questo lume, non fosti stolta ma prudente e con prudenza volesti investigare dall'angelo come fosse possibile quello che t'annunciava. 12- Tu, o Maria, sei fatta libro 13 nel quale oggi è scritta la regola nostra. In te oggi è scritta la sapienza del Padre eterno, in te si manifesta oggi la fortezza e libertà dell'uomo. Dico che si mostra la dignità dell'uomo 14 -perché se io raguardo in te, Maria, vedo che la mano dello Spirito Santo ha scritta in te la Trinità, formando in te il Verbo incarnato, unigenito Figliuolo di Dio: ci scrisse la sapienza del Padre, cioè lo stesso Verbo; ci ha scritto la potenza, perché fu potente a fare questo grande mistero; e ci ha scritto la clemenza dello Spirito santo, perché solo per grazia e clemenza divina fu ordinato e compito tanto mistero. 15 -
Se io considero il grande Consiglio tuo, Trinità eterna, vedo che nel lume tuo vedesti la dignità e nobiltà dell'umana generazione; quindi, cosi come l'amore ti costrinse a trarre l'uomo di te, così quel medesimo amore ti costrinse a ricomprarlo, essendo perduto. Ben dimostrasti che tu amasti l'uomo prima che egli fosse, quando tu volesti trarlo di te solo per amore; ma maggiore amore gli mostrasti i dando te medesimo, rinchiudendoti oggi nel vile saccuccio della sua umanità. E che più gli potevi dare, che dare te medesimo? 16 - Onde veramente tu gli puoi dire: "Che t' ho io dovuto o potuto fare che io non l'abbia fatto?

"O Maria, io vedo questo Verbo dato a te essere in te, e non di meno non è separato dal Padre, così come la parola , che l'uomo ha nella mente che, benché ella sia proferita di fuori comunicata ad altri, non si parte però né è separata dal cuore. 17 - In queste cose si dimostra la dignità dell'uomo, per cui Dio ha operate tante e così grandi cose. 18 -In te ancora, o Maria, si dimostra oggi la fortezza e libertà dell'uomo perché dopo la deliberazione di tanto e così grande consiglio è mandato a te l'Angelo ad annunciarti il mistero del consiglio divino e cercare la volontà tua, e non discese nel ventre tuo il Figliuolo di Dio prima che tu lo consentissi con la volontà tua. 19 - Aspettava alla porta della tua volontà che tu gli aprissi, perché voleva venire in te; e giammai non vi sarebbe entrato se tu non gli avessi aperto dicendo: "Ecco l'ancella del Signore, sia fatto a me secondo la parola tua". 


20-Picchiava, o Maria, alla porta tua la Deità eterna, ma se tu non avessi aperto l'uscio della volontà tua non sarebbe Dio incarnato in te. Vergognati, anima mia, vedendo che Dio oggi ha fatto parentado con te in Maria. Oggi t'è mostrato che benché tu sia fatta senza te non sarai salvata senza te; quindi, come detto è, oggi bussa Dio alla porta della volontà di Maria e aspetta che ella gli apra. 21- O Maria, dolcissimo amore mio, in te è scritto il Verbo dal quale noi abbiamo la dottrina della vita; tu sei la tavola che ci porgi quella dottrina. Io vedo questo Verbo, non appena egli è scritto in te, non essere senza la Croce del santo desiderio, ma appena egli fu concepito in te gli fu innestato ed annesso il desiderio di morire per la salute dell'uomo, per la quale egli si era incarnato; e perciò grande croce gli fu portare tanto tempo quel desiderio che egli avrebbe voluto subito si fosse adempito.

A te ricorro, Maria, e a te offro la petizione mia per la dolce sposa di Cristo dolcissimo tuo figliuolo e per il vicario suo in terra: che gli sia dato lume si che con discrezione tenga il modo debito, efficace per la restaurazione della Chiesa. Uniscasi ancora il popolo insieme, e si conformi il cuore del popolo col suo, sì che mai non si levi contro il capo suo. Pare a me che tu, Dio, eterno, abbia fatto di lui una incudine, ché ognuno lo percuote con la lingua e con le opere quanto può. 22- Ancora ti prego per quelli che tu hai messi nel desiderio mio con singolare amore: che tu arda i cuori loro sì che siano carboni non spenti ma accesi ed infocati nella carità tua e del prossimo, sì che nel tempo del bisogno essi abbiano le navicelle loro ben fornite per loro e per gli altri. 23- Io ti prego per quelli che tu m'hai dati, benché io non sia loro cagione di alcun bene, ma sempre di male, perché io sono loro, non specchio di virtù ma di molta ignoranza e di negligenza. 24- Ma oggi io domando arditamente perché questo è il dì delle grazie e so che a te, Maria, nessuna cosa è negata. Maria, oggi la terra tua ha germinato a noi il Salvatore. 25 -Peccavi Domino tutto il tempo della vita mia, peccavi Domino; miserere mei, dolcissimo ed inestimabile amore. 


0 Maria, benedetta sia tu tra tutte le femmine in seculum seculi, perché oggi tu ci hai dato della farina tua. Oggi la deità unita ed impastata con l'umanità nostra sì fortemente che mai non si poté separare, né per morte né per nostra ingratitudine, questa unione; anzi, sempre fu unita la deità e col corpo nel sepolcro e con l'anima nel limbo e insieme con l'anima e con il corpo in Cristo. Per sì fatto modo fu contratto e congiunto, questo parentato, che così come mai non fu diviso, cosi in perpetuo mai non si discioglierà. 26 - Amen

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Note

1 La dignità più grande di Maria Santissima, ma anche di ogni battezzato, è di essere "tempio della Trinità". Santa Caterina va subito all'essenziale della dignità della persona e ci indica in tal modo anche la nostra prima missione nella storia: essere per tutti e per tutta la creazione il tempio di Dio, cioè il luogo dove Egli ama mettere la sua tenda tra gli uomini. 
Per meglio comprendere dovremmo cercare il significato delle parole di S. Paolo: Voi siete tempio di Dio. Cercare ancora il significato del Tempio nell'Antico e Nuovo Testamento.

2 Dello Spirito Santo: è per opera dello Spirito Santo, che è Amore e clemenza, che la Vergine, la nuova Eva, diviene la Madre del Verbo.

3 Del Padre che, commosso nella sua infinita ed eterna tenerezza, non distrugge il creato, non ripudia la creatura, ma la ricrea nel seno della sua Misericordia. La parabola del figlio prodigo sarà il commento più bello perché è lo stesso Gesù, tutto Dio e tutto Uomo, Verbo incarnato a svelarci la realtà dell'Amore Trinitario: Lui solo, vero Dio, seconda Persona della Santissima Trinità, perché nel segreto eterno della Misericordia del Padre e della clemenza dello Spirito Santo, poteva rivelarci questi indicibili segreti. Non vi chiamerò più servitori, ma amici.

4 Che fai nascere il frutto

5 Del dolce Verbo incarnato: come dall'albero fu colto il frutto della superbia, della rivolta che portò l'uomo lontano da Dio e continua a portarci da Lui lontano ogni qualvolta anche noi lo cogliamo, così dall'Albero della Croce noi possiamo cogliere il Frutto dell'amore che per amore a noi si dona nella dolcissima Eucaristia. Egli per noi si è fatto cibo e per noi versa il suo Sangue sparto con fuoco d'amore. Chi tende la mano alla Croce troverà una Madre che lo aiuterà a cogliere e a mangiare di quel frutto che a volte è amaro per il dolore e la morte al nostro io, ma subito diviene dolce perché l'Agnello immacolato per noi per primo lo ha mangiato e per noi si offre ogni giorno: ecco che il Golgota diviene il luogo concreto e preciso dove noi troviamo l'Albero della vita. Sempre e soltanto una cosa ci è richiesta: fidarci di Dio, fidarci con umiltà di quell'Amore di cui abbiamo tanta nostalgia e che solo può darci la vera conoscenza della vita. Il giardino dove si trova il Frutto è la Chiesa.

6 Ricompri, riscatti.

7 Questa affermazione ci dice la profonda e reale unione tra Gesù e la Madre sua. Vero Uomo e vero Dio, Egli vive tutto anche in Maria, che davvero è la Théotokos. La potenza di intercessione di Maria si fonda pertanto nella realtà ontologica della su maternità verginale del Verbo: la redenzione di tutta la creazione inizia nel giorni dell'Annunciazione, nel giorno del sì di Maria Vergine. 
Et incarnatus est. Ma sappiamo dall'insegnamento dei Padri della Chiesa che la Vergine Madre è anche immagine della Chiesa chiamata a completare nella sua carne e nella sua mente, cioè nel suo cuore di Madre, ciò che, misteriosamente, manca alla Passione del Cristo suo Sposo. 

8 Il cuore di Caterina è estasiato dinnanzi alla bellezza eterna e immacolata di Maria: è armonia che infonde pace, calda luce che conforta, specchio della dignità dell'uomo creato ad immagine e somiglianza di Dio Uno e Trino. Come non pensare alle bellissime rappresentazioni dell'arte senese che Caterina contemplava. La Vergine Madre è davvero la creazione nuova: chi La contempla altro non desidera che lasciarsi da Lei insegnare, abbracciare e condurre al Figlio suo Gesù.

9 Questa immagine ci riporta immediatamente alla creazione nuova, alla redenzione: dopo l'albero del Paradiso terrestre dove Adamo ed Eva si rivoltarono contro Dio occorreva una nuova creazione, un nuova pianta che generasse un nuovo virgulto: è nascosta in questa immagine tutto il mistero dell'Incarnazione che per il misterioso volere della Santissima Trinità, passa attraverso la pianta novella che la Vergine di Nazareth. Bisogna accettare con tutto il cuore, cioè con tutta la nostra vita. 

10 Tutti questi titoli richiamano alla realtà della creazione, quindi ci rimandano al Creatore: in questo modo Santa Caterina ci insegna a contemplare, cioè ad osservare le cose con l'intelligenza del cuore, riferendole al loro Creatore. 
Vedere, osservare , contemplare sono come tra scalini che ci fanno penetrare umilmente e con tanto rispetto nel segreto della realtà è questo come un bell'esercizio che dà pace e serenità: è una via di conoscenza che ci fa comprendere come nulla sia senza significato perché il granellino di terra porta in sé il mistero dell'amore di Dio Creatore come il fiore più nobile e complesso.... 
Solo in questa ottica possiamo capire il modo di pregare di S. Caterina e perché possa paragonare per analogia la Vergine e Madre Maria a queste luminose realtà campestri.

11 Il vero conoscimento che attira l'amore del Padre è il riconoscersi sua creatura. Va ben capito: non perché Dio sia un despote che vuole a tutti i costi essere onorato, riverito: il padre-padrone di Hegel che vede il cristianesimo concluso nell'ira sfogatasi sul Figlio del venerdì santo. No, tutto il contrario. Soltanto quando la creatura riconosce di ricevere l'essere, la sua vita, che sono un dono eterno (il tempo infatti scorre, il nostro vivere, la nostra persona è fatta per l'eternità) entra nell'umiltà, riesce ad aprire le porte all'Amore e incontra Dio come Padre che tanto la ama da dare per lei il suo unico Figlio. Scaturisce allora dal suo cuore un canto di riconoscenza e come Maria e con Maria canta il Magnificat. E l'Amore attira l'Amore, come l'acqua di un fresco ruscello che scorre verso il mare: come non pensare alla meditazione conclusiva del Dialogo, dove la Trinità è questo Mare nel quale assetata l'anima si immerge e finalmente trova la beatitudine, la pace, la gioia... 

12 Della carità che illumina l'intelligenza dell'uomo facendogli amare ciò che Dio ama ed odiare ciò che Dio odia. Ancora una volta va sottolineato che ciò che Dio ama e sempre a beneficio eterno di ogni sua creatura: chi è l'uomo che ti curi di lui? Chi è l'uomo perché Tu te ne dia pensiero? (Salmo 8) La vera prudenza è un saper discernere, scegliere e decidere, legato all'Amore, che sgorga dalla SS.ma Trinità e che è riversato nei nostri cuori con il Battesimo, alimentato con la SS.ma Eucaristia e vivificato con il Sacramento della Confessione, della Riconciliazione. 

13 Anche del Crocifisso, Caterina parla come di un Libro: S. Caterina ci insegna ancora una volta a pregare. Spesso divaghiamo,siamo distratti: soffermiamoci ad osservare, per poi contemplare una ella immagine della Vergine e pensiamo alla sua vita, ritroviamo con la memoria il suo agire nei Vangeli. Sarà come un Libro che si apre e ci svela i segreti semplici e profondi della santità, dell'abbandono della nostra volontà propria per entrare con amore e per amore nella volontà forte e dolce di Dio. Maria come Libro si fa via che ci introduce alla vera sapienza: in Lei ritroviamo i tratti del Volto del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. 

14 In Maria ritroviamo anche i nostri tratti, così come siamo stati pensati e voluti in seno alla Trinità Santissima. Brilla dunque in Lei la nostra vera fisionomia non deturpata dal peccato. Ma ci è anche ricordato che la rivolta non ha cancellato i tratti trinitari dell'essere dell'uomo. Per questo cerchiamo Dio, desideriamo la pura Bellezza e possiamo vivere solo di amore: siamo arbori d'amore, fatti per amore. Non c'è peccato che possa cancellare questa somiglianza con Dio Amore. Ma perché non ci sbagliassimo ancora ci è stato donato il Figlio dolce Verbo incarnato, Agnello svenato per noi in Croce. Lui sarà il Libro dove possiamo imparare nuovamente la Verità dell'Amore.

15 Queste parole ci ricordano che la vita è un dono gratuito di purissimo amore da parte di Dio nostro Creatore. Quando poi meditiamo su quanto è affermato poco prima il cuore può solo cantare Deo gratis. Non solo Dio ci dà di esistere eternamente, ma ci ha ornato della sua stessa Bellezza creandoci ad immagine e somiglianza sua. Santa Caterina ci insegna in questo modo a pregare con in un modo da uscire dal nostro piccolo io con i suoi piccoli o grandi problemi: si fa maestra di preghiera per noi insegnandoci a contemplare prima di ogni cosa Dio e le sue opere. E' questa una attitudine molto necessaria oggi e guaritrice di tanta tristezza e di dilagante sconforto: infatti sapersi dono costante ci rassicura di due cose fondamentali per vivere con serena forza anche in mezzo alle più aspre difficoltà. Prima di tutto abbiamo la certezza che non c'è un solo istante della nostra vita in cui non siamo amati: creati per amore siamo ogni istante mantenuti nell'essere, in vita. Questo per l'eternità: Dio non ci "cancellerà" mai dal suo cuore, anzi a Lui, sempre più ci attira con la forza della Potenza del Padre, con la Sapienza che ci guida nei nostri giorni, del Figlio, con l'unzione dolce e vigorosa dello Spirito Santo. Da ciò scaturisce che possiamo comprendere il senso della nostra vita: abbiamo uno scopo per vivere, anzi lo scopo fondamentale è la realizzazione di quella profonda nostalgia che ci portiamo più o meno consapevolmente in cuore: vedere Dio, vivere con Lui, essere totalmente immersi nel mistero della SS.ma Trinità. Dobbiamo ringraziare il Signore di donarci dei Santi come Caterina che ci insegnano a pregare, cioè ad entrare in comunione con Dio, ad incamminarci cioè sulla strada della vera conoscenza interiore delle cose, della vita: conoscenza che ci fa trovate l'unità del nostro essere. Questa unità che l'uomo moderno ha perso, perché ha voluto credere alla triste bugia della "morte di Dio".

16 Ma non solo Dio non può morire, ma nemmeno l'uomo: possiamo smarrirci, ma in risposta al nostro errare lontano da Lui, Dio dona se stesso: Et incarnatus est. Il tono colmo di tenerezza paterna di queste parole ci ricorda le Lamentazioni del giorno della Passione di Cristo: Popolo mio che cosa ti ho fatto? Siamo quindi spinti a meditare sulla nostra indifferenza, sulla nostra ingratitudine. Ora l'ingratitudine è fonte di tante sofferenze prima sia per noi medesimi perché ci chiude al buono, al bello che ci circonda, sia per i nostri vicini, amici, collaboratori perché non si sentono amati. Senza amore noi moriamo e facciamo morire, perché siamo fatti d'amore e per amore. Giustamente il Papa nel suo insegnamento tante volte insiste sul dono di sé come vera realizzazione della nostra persona. L'amore che sgorga dalla Passione di Gesù vero uomo e vero Dio è fin d'ora vita eterna che salva e dona luce. E' il mistero sacro e indicibile della Chiesa.

17 L'amore non si separa dall'amato e non separa gli amati da noi. La nostra somiglianza con Dio si rivela proprio nel modo di amare cui siamo chiamati. Siamo nella beatitudine solo quando amiamo secondo la "nostra" vera natura: quella di figli di Dio. La gelosia, la possessività sono frutti del peccato che portano all'odio, alla morte. La magnanimità, la generosità, la gioia che chi amo da altri sia amato e anche con altri trovi la sua gioia sono frutti dello Spirito Santo. 
Basti leggere quanto scrive S. Paolo nella lettera ai Galati capitolo 5, 16 - 26: Vi dico dunque: camminate secondo lo Spirito e non sarete portati a soddisfare i desideri della carne; la carne infatti ha desideri contrari allo Spirito e lo Spirito ha desideri contrari alla carne; queste cose si oppongono a vicenda, sicché voi non fate quello che vorreste. Ma se vi lasciate guidare dallo Spirito, non siete più sotto la legge. Del resto le opere della carne sono ben note: fornicazione, impurità, libertinaggio, idolatria, stregonerie, inimicizie, discordia, gelosia, dissensi, divisioni, fazioni, invidie, ubriachezze, orge e cose del genere; circa queste cose vi preavviso, come già ho detto, che chi le compie non erediterà il regno di Dio. Il frutto dello Spirito invece è amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé; contro queste cose non c'è legge. 
Ora quelli che sono di Cristo Gesù hanno crocifisso la loro carne con le sue passioni e i suoi desideri. Se pertanto viviamo dello Spirito, camminiamo anche secondo lo Spirito. Non cerchiamo la vanagloria, provocandoci e invidiandoci gli uni gli altri.

18 Con La vergine Santissima cantiamo anche noi il Magnificat e impariamo ad amare ciò che Dio ama.

19 Maria è lodata anche con il titolo di Vergine dell'ascolto. L'ascolto suppone il silenzio, che non solo mancanza di rumore, ma liberazione della nostra volontà propria che strepita e non ci fa intendere la Parola di Dio nella nostra vita. La Vergine Madre ha saputo accogliere l'Angelo come un messaggero di Dio perché il suo cuore desiderava Dio e la sua volontà più di ogni cosa.
Lo ha ascoltato e nelle sue parole ha riconosciuto la voce dell'Altissimo perché Ella nutriva sempre la sua mente e il suo cuore della Parola della Sacra scrittura. Quando noi conosciamo, e bene, un artista, riconosciamo subito le sue opere anche se mescolate a molte altre. 

20 Dio è paziente; anche i suoi santi lo sono. Ma pazienza non è indifferenza, lasciar fare: la divina e sacra pazienza sgorga dalla carità che solo vuole e desidera ardentemente il vero bene dell'altro: la vita eterna.

21 Maria Santissima ha aperto con la consapevolezza cristallina del suo cuore immacolato e innamorato di Dio. Maria "umile ed alta più che creatura, termine fisso d'eterno consiglio" ha sempre conservato intatto nel suo Cuore immacolato quel momento atteso da tutte le generazioni. Abitata dalla più pura carità, questa Madre eterna desidera per ognuno solo il nostro vero bene, la nostra santificazione, che cioè che noi poniamo come obbietto della nostra vita solo Cristo dolce Gesù, Figlio suo. La strada più sicura è pertanto quella di mettere i nostri passi sulle sue orme. Fare atto di affidamento, di consacrazione a Lei significa rimettere tutta la nostra vita, senza riservarci nessun angolino privato, nelle sue mani affinché Ella ci aiuti a pronunciate sempre il nostro Fiat con Lei. E' permettere alla Vergine Madre di realizzare in noi il suo desiderio più caro che già una volta espresse a Cana di Galilea: "fate tutto quello che Egli vi dirà".Perché affidarsi in modo così totale Maria? Perché ci è Madre, perché ci è stata donata da Cristo crocifisso. Perché è fare la volontà del Padre che per primo, se così si può dire, ha affidato a Maria il suo stesso Figlio: donarsi a Maria è il modo più bello e sicuro di imitare lo stesso Figlio di Dio fatto Uomo per noi. Questo atto di consacrazione, quindi, non è tanto un atto morale che rettifica il nostro operare, quanto un nuovo modo di essere: ci aiuta a diventare la creatura nuova ricreata dal Sangue di Gesù. E' un atto che tocca il nostro essere profondo, che ci mette in reale contatto con il Verbo per quale tutto esiste, ha perciò valore ontologico, eterno. E' per ogni anima molto consolante pensare che nel tempo può agire con scelte eterne: ma tutto ciò è possibile certo grazie all'Incarnazione del Verbo,ma anche, per i motivi ben espressi in questa orazione, grazie anche al Sì libero e amante di Maria Vergine. Allora posso essere infedele, non volerne più sapere, dimenticarlo a causa della mia incostanza e superficialità, ma non posso cancellarlo dalla memoria eterna di Dio, non posso pensare che Maria non ci pensi più. Una Madre vera non dimentica mai il proprio figlio. Questo pensiero forse ora mi preoccupa, perché mi fa cogliere solo la responsabilità di un tale gesto, ma nel momento della nostra morte sarà la nostra consolazione e speranza, il nostro baluardo contro il Nemico: con il suo mantello Maria avvolgerà ogni suo figlio che con consapevolezza e amore ha voluto a Lei un giorno totalmente affidarsi. Per capire un poco tutto questo basti pensare alla vera amicizia: della persona amata ricordiamo con infinita tenerezza nei momenti difficili i suoi tratti più delicati, non solo le grandi dimostrazioni: e questo ricordo è tante volte forza di perdono, di riconciliazione. Allora se tutto questo può accadere nel nostro povero cuore , quanto più è vero per i cuore infinitamente puro e generoso di Maria Santissima vera Madre di Dio e vera Madre nostra. 

22 La preghiera di Santa Caterina si apre sempre ai bisogni della Chiesa dolcezza dell'anima sua. 

23 La vera amicizia è desiderare di consumarsi in Dio per tutti e desiderare che tutti brucino dello stesso fuoco d'amore che tenne l'immacolato Agnello chiavellato, (inchiodato), sulla Croce. Gesù è la sola fonte nella quale possiamo immergere il vasello del nostro cuore ed essere certi che sempre sarà dissetato e capace di dissetare. E' l'esempio che dona S. Caterina quando scrive: 
Sia uno vasello, il quale tu empia nella fonte, e nella il fonte il beva. E ammettiamo che tu avessi tratto l'amore da Dio che è fonte d'acqua viva; se tu non lo bevessi continuamente in lui, rimarebbe vuoto (L. 49). Da Lui impareremo a desiderare il vero bene dell'amico: la vita eterna. Ancora una volta si aprono orizzonti pieni di luce, che ci liberano da ogni egoistico e meschino concetto di relazioni umane che affaticano il cuore. Divenendo navicelle ben fornite per se e per gli altri assomiglieremo sempre più al Padre nostro. Come non pensare alle parole di Gesù: siate perfetti come è perfetto il Padre vostro che è nei cieli? E' l'amore che ci fa nuovi, porta a compimento il grande Consiglio della Trinità eterna.

24 La carità ci fa sentire responsabili della Chiesa, delle anime ricomperate con il Sangue dell'Agnello. Caterina vibra all'unisono con il Cuore trafitto di Cristo, dolce Verbo incarnato, ma non perde il senso della sua fragilità di creatura. 
In questa umiltà si radica la forza di ogni sua preghiera d'intercessione che tutto osa chiedere, che sempre bussa alla porta della Misericordia. Ogni sua richiesta potrebbe, infatti, riassumersi nella preghiera di San Domenico suo padre, che la notte gridava a Dio: o mia Misericordia, che ne sarà dei peccatori! 

25 Nel Dialogo della divina Provvidenza il Padre spiega a Caterina come l'Ordine di San Domenico sia affidato in modo tutto particolare alla Vergine. Del resto di Domenico è detto che ebbe l'ufficio del Verbo, pertanto è giusto che Maria sia riconosciuta come Madre da chi ha per missione di continuare questa missione. Leggiamo qualche riga del Libro, come Caterina lo chiamava:
E se tu ragguardi (osservi) la navicella del padre tuo Domenico, diletto mio figliuolo, egli l'ordinò con ordine perfetto, ché volle che attendessimo (si occupassero) solo a l'onore di me e salute dell'anime col lume della scienza. Sopra questo lume volse fare il principio suo, non essendo però privato della povertà vera e volontaria. (...) Ma più proprio suo obietto prese il lume della scienza, per stirpare gli errori che a quello tempo erano levati. Egli prese l'officio del Verbo unigenito mio Figliuolo. Drittamente, (veramente), nel mondo pareva un apostolo, con tanta verità e lume seminava la parola mia, levando la tenebre e donando la luce. 
Egli fu uno lume che Io porsi al mondo col mezzo di Maria, messo nel corpo mistico della santa Chiesa come stirpatore (uno che estirpa, tira via con forza) delle eresie. Perché dissi "col mezzo di Maria"? Perché Maria gli diede l'abito, commesso l'officio a lei dalla mia bontà. D. 158

26 Il mistero dell'Incarnazione del Verbo è la passione del cuore di Caterina infiammata dal desiderio della gloria di Dio e della salvezza delle anime. Indissolubile questa unione del Verbo con l'umanità, per questo Caterina afferma senza esitare che la Chiesa è esso Cristo. Penso che a S. Caterina, al suo modo di pregare e scrutare i divini misteri possano davvero essere applicate le parole di questa riflessione sulla Persona di Cristo, dolce Verbo incarnato. Il fondamento della comprensione cristiana della storia e dell'universo è il mistero e la realtà unica del la Persona del Redentore. Se un uomo ha capito questo e ha ricevuto contemporaneamente nell'intimità della sua intelligenza e della sua sensibilità il mistero della Persona e il messaggio di Cristo, comprende che da un lato, durante tutta la sua vita non farà che approfondire, ogni giorno di più questa suprema, dolce e commovente realtà del Redentore e della Redenzione; e dall'altro lato questo medesimo uomo si sentirà stabilito per sempre in una verità inamovibile, ciò gli darà una grande pace interiore ed una gioia profonda, che nessuna prova potrà cancellare. 
Per questo, tutto quello che abbiamo potuto pensare e studiare fino ad oggi, e tutto quello che potremo studiare e meditare in futuro dovrà essere continuamente orientato verso la percezione del mistero e della realtà della Persona di Cristo. 
(Teodossios Maria della Croce)

Laudato sia Cristo crocifisso, 
e la sua dolcissima Madre, gloriosa 
Vergine, Madonna Santa Maria . 
Gesù dolce, Gesù amore.

______________________
Grazie per l'approfondimento di Sr.M. Elena Ascoli O.P.

http://www.matrisdomini.org/


Caterina63
00lunedì 2 maggio 2016 13:20



La vera missione di Maria e della Chiesa
   

Inserita nel ritmo dell’anno liturgico, la Visitazione si presenta quale inizio dei viaggi missionari di Gesù per mezzo di Maria. La Visitazione della Vergine agli inizi della salvezza si prolungherà nella "visitazione" degli apostoli dopo la Pentecoste.
  

Rinata nei sacramenti pasquali (Pasqua) e sostenuta dallo Spirito della Pentecoste (tempo pasquale), la Chiesa, in questo tempo ordinario (che ha inizio il 12 maggio) è chiamata ad annunciare la presenza del Signore nel mondo, a insegnare ai fedeli la fede e la preghiera di lode, a promuovere la loro santificazione con i sacramenti, e andare incontro agli uomini in atteggiamento di carità evangelica.

Ci stiamo ispirando alla festa della Visitazione (31 maggio), celebrazione rituale del viaggio "apostolico" della Vergine che, da annunciata a Nazaret in Galilea (Lc 1,26-38a), diviene annunciatrice a Elisabetta e alla casa di Zaccaria in Ain Karim di Giudea (Lc 1,39-56). Prima ancora della missione degli Apostoli, che avrà inizio dopo la Pentecoste, la Vergine è la prima missionaria con lo Spirito. Questa festa evidenzia la triplice missione dei credenti e illumina gli ambiti della carità evangelica che è egualmente tridimensionale.


Festa occidentale tardiva

Nell’antica liturgia romana del VI secolo la pericope evangelica della Visitazione veniva proclamata nel venerdì delle Tempora di Avvento in preparazione al Natale. Una festa vera e propria nella Chiesa di Roma si è avuta soltanto in tempi piuttosto recenti: è attestata al 2 luglio non prima del secolo XIII.

Oltre che memoria relativamente tardiva, è solo dell’Occidente. E non sembra ricollegabile a una festa bizantina più antica, celebrata a Costantinopoli il 2 luglio, fin dal VI secolo, che recava il titolo di "Deposizione della venerata veste della Tuttasanta Signora nostra e Madre di Dio in Blacherne".

Fu fissata al 2 luglio da Urbano VI, che nel 1389 ne istituiva la festa per la Chiesa universale, e ribadita poi dal suo successore Bonifacio IX nel 1390. Con la revisione di san Pio V dopo il concilio di Trento (1545-63), di Clemente VIII nel 1602 e di Pio IX nel 1850, si è giunti con la data del 2 luglio fino al 1969, quando con la revisione del calendario romano fu trasferita al 31 maggio.

Cadendo tra l’Annunciazione (25 marzo) e la Natività di Giovanni Battista (24 giugno), la data del 31 maggio si adatta meglio con la cronologia della narrazione evangelica. Il cambiamento, osservava Paolo VI, «ha permesso di inserire in modo più organico e con un legame più stretto la memoria della Madre nel ciclo dei misteri del Figlio» (Marialis cultus 2), senza offuscare i tempi forti dell’anno liturgico. L’attuale collocazione – alla conclusione del tempo pasquale-pentecostale e all’inizio del tempo ordinario – mostra meglio la presenza della Madre all’inizio della missione di Cristo e della Chiesa.

Celebrazione di un evento di salvezza

Inserita nel ritmo dell’anno liturgico, la Visitazione si presenta quale inizio dei viaggi missionari di Gesù per mezzo della Madre. Evento in cui Maria, che porta in sé il Figlio di Dio, rivela un mistero di salvezza.

L’avvenuta incarnazione del Verbo nel grembo verginale di Maria già produce i suoi effetti benefici: notiamo la professione di fede e la preghiera di lode di Elisabetta, l’effusione dello Spirito quale Pentecoste iniziale, la gioia messianica e la santificazione del Battista, la famiglia di Zaccaria visitata dal Signore e, non ultimo, la cooperazione di Maria all’opera di salvezza. Infatti, continuava Paolo VI, la festa della Visitazione si riferisce a «quelle celebrazioni che commemorano eventi salvifici, in cui la Vergine fu strettamente associata al Figlio» (Marialis cultus 7). Ossia indica la memoria evangelica «in cui la liturgia ricorda la beata Vergine Maria, che porta in grembo il Figlio e che si reca da Elisabetta per porgerle l’aiuto della sua carità e per proclamare la misericordia di Dio salvatore» (ivi). Nella visitazione è adombrato il mistero di Dio che «ha visitato e redento il suo popolo» e insieme il mistero della Chiesa che «sostenuta dai sacramenti» porta «sulle strade del mondo» l’annuncio che Cristo è «il Salvatore di tutte le genti» (Collectio Missarum de Beata Maria Virgine n. 3).

Evento paradigmatico dell’evangelizzazione della Chiesa

Arca che racchiude in sé il Mediatore della nuova alleanza e tempio santo in cui dimora lo Spirito, Maria nella Visitazione si presenta quale principio paradigmatico dell’evangelizzazione della Chiesa. Vale a dire, la Visitazione della Vergine agli inizi della salvezza si prolungherà e dilaterà nella "visitazione" degli apostoli dopo la Pentecoste, quando non ci sarà un’altra partenza di Maria verso la casa di Zaccaria, bensì la partenza degli apostoli verso tutti i popoli della terra. Lei in quel momento sarà presente per sostenere e accompagnare i nuovi annunciatori con la sua protezione materna e orante.

Si può scorgere, in effetti, uno stretto legame tra l’Annunciazione a Maria e la Pentecoste della Chiesa apostolica. Basta confrontare alcuni passi del vangelo di Luca e degli Atti degli Apostoli (Lc 1,35.46.49 con Lc 24,49 e At 1,8; 2,4.6-7.11). Adombrata dallo Spirito nell’intimo della sua persona (Lc 1,35), la Figlia di Sion si mette in cammino verso le montagne della Giudea (Lc 1,39) per annunciare le grandi opere compiute in lei dall’Onnipotente (Lc 1,46.49). La Chiesa apostolica, corroborata dal vigore dello Spirito (Lc 24,49; At 1,8) – mentre era radunata all’interno della casa (At 2,2) – lascia il suo ritiro per proclamare pubblicamente le grandi opere del Signore (At 2,4.6-7.11).


Tra i due eventi si nota che cambiano i protagonisti, ma non cambia l’azione dello Spirito: alla Visitazione, la missione di Maria è stata quella di portare Cristo, generato ad opera dello Spirito; alla Pentecoste, la missione degli Apostoli è quella di annunciare Cristo, risuscitato ad opera dello Spirito.

L’essenza della missione originaria della Chiesa

Nella Visitazione la Vergine svolge un triplice ministero:
1) annuncia e dona il Figlio salvatore ad Elisabetta,
2) consente la santificazione di Giovanni Battista, la professione di fede e la lode di Elisabetta;
3) rende servizio nella carità.

E la Chiesa missionaria proprio in questo evento riscopre il suo triplice ministero:
1) annuncio del Signore,
2) impegno per suscitare la fede, la santificazione e la preghiera dei fedeli,
3) la carità fraterna.

Realtà ribadita da Benedetto XVI nell’enciclica Deus caritas est. Per la Chiesa, precisa il Pontefice, il bene integrale dell’uomo passa attraverso:
1) l’evangelizzazione mediante la Parola,
2) i sacramenti,
3) il servizio della carità (cf n. 19).

La medesima triade riappare nei numeri 14, 22 e 25 della stessa enciclica; e poi il Pontefice conclude al n. 32: queste tre realtà «fanno parte dell’essenza della missione originaria della Chiesa». Il documento della Congregazione per la dottrina della fede Nota dottrinale su alcuni aspetti dell’evangelizzazione (3 dicembre 2007), ribadisce che ogni attività ecclesiale non deve mai essere separata dall’impegno per aiutare tutti a incontrare il Signore nella fede. Si spiega perché la beata Madre Teresa di Calcutta (1910-1997) ammoniva: «Se al povero non annunci Gesù, lo rendi povero due volte». E il noto scrittore Vittorio Messori precisa: «Non c’è opera sociale più preziosa e urgente che comunicare la speranza cristiana ai fratelli in umanità».

Sergio Gaspari - da Maria Madre di Dio maggio 2008





Maggio, il mese dedicato a Maria Santissima, madre della Chiesa. Ecco spiegato come e perché

di Patricia Navas

 

Milioni di persone partecipano nel mese di maggio a pellegrinaggi ai santuari mariani, recitano preghiere speciali in onore della Madonna e le fanno dei doni, sia spirituali che materiali.

Dedicare il mese di maggio – chiamato anche mese dei fiori – a Maria è una devozione popolare radicata da secoli.

La Chiesa l'ha incoraggiata, ad esempio concedendo indulgenze plenarie speciali e con riferimenti ad alcuni documenti del Magistero, come l'enciclica Mense Maio di papa Paolo VI del 1965.

“ Il mese di maggio ci incoraggia a pensare e a parlare in modo particolare di lei”, constatava papa San Giovanni Paolo II in un'udienza generale all'inizio del mese di maggio del 1979. “Infatti questo è il suo mese. Così, dunque, il periodo dell’anno liturgico e insieme il mese corrente chiamano e invitano i nostri cuori ad aprirsi in maniera singolare verso Maria”.

Perché, però, proprio questo mese, se altri contengono feste liturgiche più importanti dedicate a Maria? Il beato cardinale John Henry Newman offre varie ragioni di questo nel suo libro postumo Meditazioni e Devozioni.

“La prima ragione è perché è il tempo in cui la terra esplode in tenero fogliame e verdi pascoli, dopo le dure gelate e le nevi invernali e l'atmosfera rigida, il vento violento e le piogge primaverili”, scriveva da un Paese dell'emisfero nord.

“Perché i virgulti sbocciano sugli alberi e i fiori nei giardini. Perché le giornate si allungano, il sole sorge presto e tramonta tardi”, aggiungeva. “Perché una gioia simile e un tripudio esteriore della natura è il miglior accompagnamento della nostra devozione a Colei che è la Rosa Mistica e Casa di Dio”.

E se il mese di maggio è piovoso? “Anche così, nessuno può negare che sia almeno il mese della promessa e della speranza”, rispondeva l'ecclesiastico inglese. “Anche se il tempo è brutto, è il mese che costituisce il preludio dell'estate”.

“Maggio è il mese, se non della consumazione, almeno della promessa. Non è questo il senso in cui ricordiamo più propriamente la Santissima Vergine Maria, alla quale dedichiamo questo mese?”, chiedeva nella sua opera, pubblicata nel 1893.

Alcuni autori come Vittorio Messori vedono in questa manifestazione di religiosità popolare un'altra cristianizzazione di una celebrazione pagana: la dedicazione del mese di maggio alle dee della fecondità: in Grecia Artemisia, a Roma Flora. Maggio, del resto, deve il suo nome alla dea della primavera Maia.

In alcuni Paesi, inoltre, nel mese di maggio si celebra la Festa della Mamma, e il ricordo e gli ossequi si elevano spesso anche alla mamma del cielo.

Per molti, maggio è il mese più bello come Maria è la donna più bella. È il mese più fiorito, che porta il cuore a Lei, Parola diventata fiore.

[Traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicotti]

 


 

Comunicato numero 6: Le parole di San Pietro Canisio per conservare la vera fede


"Confesso ad alta voce per la mia salvezza tutto quello che i cattolici hanno sempre a buon diritto creduto nel loro cuore. Ho in abominio Lutero, detesto Calvino, maledico tutti gli eretici; non voglio avere nulla in comune con loro, perché non parlano né sentono rettamente, e non posseggono la sola regola della vera Fede propostaci dall’unica, santa, cattolica, apostolica e romana Chiesa.

Mi unisco invece nella comunione, abbraccio la fede, seguo la religione e approvo la dottrina di quelli che ascoltano e seguono Cristo, non soltanto quando insegna nelle Scritture ma anche quando giudica per bocca dei Concilii ecumenici e definisce per bocca della Cattedra di Pietro, testificandola con l’autorità dei Padri. Mi professo inoltre figlio di quella Chiesa romana che gli empii bestemmiatori disprezzano, perseguitano e abominano come se fosse anticristiana; non mi allontano in nessun punto dalla sua autorità, né rifiuto di dare la vita e versare il sangue in sua difesa, e credo che i meriti di Cristo possano procurare la mia o l’altrui salvezza solo nell’unità di questa stessa Chiesa.

Professo con franchezza, con san Girolamo, di essere unito con chi è unito alla Cattedra di Pietro e protesto, con sant’Ambrogio, di seguire in ogni cosa quella Chiesa romana che riconosco rispettosamente, con san Cipriano, come radice e madre della Chiesa universale. Mi affido a questa Fede e dottrina che da fanciullo ho imparato, da giovane ho confermato, da adulto ho insegnato e che finora, col mio debole potere, ho difeso. A far questa professione non mi spinge altro motivo che la gloria e l’onore di Dio, la coscienza della verità, l’autorità delle Sacre Scritture canoniche, il sentimento e il consenso dei Padri della Chiesa, la testimonianza della Fede che debbo dare ai miei fratelli e infine l’eterna salvezza che aspetto in Cielo e la beatitudine promessa ai veri fedeli.

Se accadrà che a causa di questa mia professione io venga disprezzato, maltrattato e perseguitato, lo considererò come una straordinaria grazia e favore, perché ciò significherà che Voi, mio Dio, mi date occasione di soffrire per la giustizia e perché non volete che mi siano benevoli quelle persone che, come aperti nemici della Chiesa e della verità cattolica, non possono essere vostri amici. Tuttavia perdonate loro, Signore, poiché, o perché istigati dal demonio e accecati dal luccichio di una falsa dottrina, non sanno quello che fanno, o non vogliono saperlo.

Concedetemi comunque questa grazia, che in vita e in morte io renda sempre un’autorevole testimonianza della sincerità e fedeltà che debbo a Voi, alla Chiesa e alla verità, che non mi allontani mai dal vostro santo amore e che io sia in comunione con quelli che vi temono e che custodiscono i vostri precetti nella santa romana Chiesa, al cui giudizio con animo pronto e rispettoso sottometto me stesso e tutte le mie opere. Tutti i santi che, o trionfanti nel Cielo o militanti in terra, sono indissolubilmente uniti col vincolo della pace nella Chiesa cattolica, esaltino la vostra immensa bontà e preghino per me. Voi siete il principio e il fine di tutti i miei beni; a Voi sia in tutto e per tutto lode, onore e gloria sempiterna."




Tre Ave Maria per la virtù della Purezza


Per la tua Immacolata Concezione o Maria, fa puro il corpo e santa l'anima mia.

Ave, Maria, grátia plena,

Dóminus tecum.
Benedícta tu in muliéribus,
et benedíctus fructus ventris tui, Iesus.
Sancta María, Mater Dei,
ora pro nobis peccatóribus,
nunc et in hora mortis nostrae.
Amen.

Per la tua Immacolata Concezione o Maria, fa puro il corpo e santa l'anima mia.

Ave, Maria, grátia plena,

Dóminus tecum.
Benedícta tu in muliéribus,
et benedíctus fructus ventris tui, Iesus.
Sancta María, Mater Dei,
ora pro nobis peccatóribus,
nunc et in hora mortis nostrae.
Amen.

Per la tua Immacolata Concezione o Maria, fa puro il corpo e santa l'anima mia.

Ave, Maria, grátia plena,

Dóminus tecum.
Benedícta tu in muliéribus,
et benedíctus fructus ventris tui, Iesus.
Sancta María, Mater Dei,
ora pro nobis peccatóribus,
nunc et in hora mortis nostrae.
Amen.

   


Caterina63
00martedì 3 maggio 2016 12:20
[SM=g1740717] 22 maggio 2016 Solennità della Santissima Trinità

Cari Amici, spiegare il mistero della SS.ma Trinità non è facile. Nel magistero di Benedetto XVI abbiamo rintracciato parole vivissime attraverso le quali ci viene ricordato che, i misteri della vita stessa di Gesù, di Dio, non è che sono impenetrabili, ma vanno piuttosto accolti così come Gesù stesso ce li ha spiegati, esposti. In questa Solennità, dunque, disponiamoci ad accogliere il Mistero, e Dio stesso allora farà il resto, perchè Dio non si rivela ai curiosi, ai pianificatori di certa sapienza umana, ma rivela Se stesso agli umili, ai veri poveri bisognosi di Lui, ai piccoli di cuore.
Buona meditazione

Movimento Domenicano del Rosario
www.sulrosario.org


www.youtube.com/watch?v=oxfuXWx6O28

gloria.tv/video/JBi3fRigaV7






[SM=g1740738] [SM=g1740750] [SM=g1740752]

Caterina63
00martedì 3 maggio 2016 18:37

  Gli errori nella preghiera

Uno dei più consueti errori nel modo di pregare è la superficialità, per esempio quando tramite la preghiera si chiedono cose frivole, quali la ricchezza o il successo, o quando, pur chiedendo cose buone, come la salute propria o di qualcuno, si scambia la preghiera per una bacchetta magica che intende porre Dio al servizio dei nostri desideri, quasi come se Egli non fosse il Signore, ma “il genio della lampada” a cui chiedere ciò che più piace, dimenticando che i disegni di Dio sono ben più alti e diversi dai nostri. L’apostolo Giacomo ci mette in guardia da questo atteggiamento scrivendo: “Voi chiedete e non ottenete, perché chiedete male, per soddisfare i vostri piaceri” (Gc 4,3).

Un altro errore frequente è quello della presunzione, cioè pretendere di essere esauditi senza merito, o esigere grazie troppo alte, come missioni soprannaturali doni mistici, dimenticando che non si è degni o all’altezza di riceverli. Alla madre di Giovanni e Giacomo la quale chiedeva per i suoi figli un ...posto d’onore accanto a Gesù, questi risponde: “Non sapete quello che chiedete; potete voi bere il calice che io sto per bere?” (Mt 20,20s).

La presunzione può diventare perfino arroganza quando nella preghiera ci si mette davanti agli altri, come nella parabola del fariseo e del pubblicano, in cui il fariseo vantava davanti a tutti, nel tempio, i propri meriti: “O Dio, ti ringrazio che non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adulteri... Digiuno due volte alla settimana e pago la decima di quanto possiedo”. Osa perfino fare confronti con i presenti: “Non sono come questo pubblicano...”, mentre di quest’ultimo, che pregava con umiltà, Gesù dice: “Questi tornò a casa giustificato, a differenza dell’altro, perché chi si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato” (Lc 18,9s). 

Un altro errore indicato da Gesù è l’esibizione: “Quando pregate non siate come gli ipocriti, che amano stare ritti nelle sinagoghe o negli angoli delle piazze per farsi vedere dagli uomini. In verità vi dico che essi hanno già ricevuto la loro ricompensa” (Mt 6,5s). Oggigiorno è più facile incontrare il peccato opposto: vergognarsi di essere visti mentre si prega o si fa un segno di croce. Ma non manca chi, per raccogliere voti o consensi, si mostra alle telecamere in prima fila durante una messa, o un funerale, o un’udienza dal Papa. Gesù stesso, quando pregava, sceglieva luoghi appartati o il silenzio della notte. La preghiera esige attenzione e raccoglimento.

Se questo non avviene, un altro dei pericoli è la dissipazione. Gesù diceva: “Quando preghi, entra nella tua casa, chiudi l’uscio e prega il Padre tuo che è presente nel segreto, e il Padre tuo che vede nel segreto ti ricompenserà” (Mt 6,6s). Questa concentrazione nelle cose divine non significa fare per forza il vuoto mentale, magari ricorrendo a tecniche orientali che a tutti i costi cercano di controllare il corpo, il respiro o perfino il pensiero. Non è necessario attingere dallo yoga o dal buddismo come certi cristiani che davanti a una parete bianca cercano di fare il vuoto dentro di sé. Se su quella parete c’è un crocifisso e se, più che il vuoto, si cerca la pienezza di Dio, la preghiera è più efficace perché viene realizzata non con le nostre armi, ma con quelle del Signore.

Un altro pericolo è l’insicurezza, quando si prega con l’amara sensazione che Dio forse non sente o non ci considera. Gesù ci insegna ad avere fede ferma, a chiedere con fiducia: se chiediamo nella disposizione giusta e chiediamo ciò che giova al nostro vero bene, il Signore ci esaudisce. Giacomo scrive: “Se uno difetta di sapienza, la chieda a Dio, che dà con abbondanza. Chieda però con fede, senza tentennare, per non essere come un’onda sbattuta dal vento. Non pensi quel tale di ricevere qualcosa dal Signore, irresoluto e volubile com’è” (Gc 1,5s).

Oltre all’atteggiamento verso Dio, è anche importante, nella preghiera, quello verso il prossimo, evitando la mancanza di carità: “Quando vi mettete a pregare, se avete qualcosa contro altri, perdonate, perché anche il Padre vostro che è nei cieli perdoni a voi i vostri peccati” (Mc 11,24s). 

Un altro errore diffuso è quello della verbosità. Gesù ammoniva: “Quando pregate non sprecate parole come i pagani, che credono di essere esauditi grazie alla loro loquacità. Non siate come loro perché il Padre vostro sa di che cosa avete bisogno anche prima che voi preghiate” (Mt 6,7s). Non si deve cedere alla tentazione di “voler convincere Dio”, quasi come se le grazie si ottenessero con una determinata sequenza magica di parole. Dio sa già di cosa abbiamo bisogno.

Ma allora, si chiederà, perché pregare? Perché la preghiera non è l’elenco sterile di tutte le nostre necessità, ma accogliere Dio nel cuore e schiudersi al suo amore trasformante. Se però non siamo capaci di vivere così nemmeno nelle altre relazioni (nel rapporto con gli altri, nel rapporto di coppia...), soffocando con parole inutili il legame intimo ed essenziale, è difficile cambiare metodo durante la preghiera. 

Scrive padre Vittorio De Bernardi, grande maestro contemporaneo di spiritualità e dono prezioso dell’Ordine gesuita: “Le nostre preghiere sono il frutto del nostro livello spirituale, spesso ancora imperfetto, infantile, quindi poco chiaroveggente. Ci è difficile vedere noi stessi come ci vede Dio, e vedere a che punto Dio ci vuole portare. La preghiera è tuttavia necessaria per renderci consapevoli che in tutto dipendiamo da Dio. Inoltre la preghiera ci è necessaria per creare in noi le giuste disposizioni: se chiedo di diventare sincero, mi apro già ad un atteggiamento di sincerità, e la grazia di Dio arriva al mio cuore attraverso un canale già aperto”. Per fortuna la nostra preghiera è preceduta e portata a compimento dalla preghiera misteriosa dello Spirito Santo in noi. Dice San Paolo: “Noi non sappiamo che cosa chiedere nel modo giusto, ma lo Spirito lo implora per noi con gemiti inesprimibili, e Colui che scruta i cuori sa quale sia l’anelito dello Spirito” (Rm 8,26s).




NOVENA ALLA MADONNA DI FATIMA


(4 maggio - 13 maggio - per la prima Apparizione  
4 ottobre -12 ottobre - per l'ultima Apparizione)


  Nel Nome del Padre + e del Figlio + e dello Spirito Santo. Amen
- Dio, vieni a salvarmi!
- Signore, vieni presto in mio aiuto.

Gloria al Padre, al Figlio ed allo Spirito Santo.
Come era nel principio ora e sempre, nei secoli dei secoli, amen.

(si raccomanda di associare sempre la Novena prima o dopo un Rosario)

PRIMO GIORNO


Preghiera
O Vergine Madre, che Ti degnasti di apparire sulle solitarie montagne di Fatima a tre pastorelli, insegnandoci che nel ritiro dobbiamo intrattenerci con Dio nella preghiera per il bene delle anime nostre; ottienici l'amore alla preghiera e al raccoglimento, affinché possiamo ascoltare la voce del Signore e adempiere fedelmente alla sua santissima Volontà.

- Ave Maria...
- Madonna del Rosario di Fatima, prega per noi


SECONDO GIORNO

Preghiera
O Vergine Madre purissima che ammantata di niveo candore apparisti a semplici e innocenti pastorelli insegnandoci quanto dobbiamo amare l'innocenza del corpo e dell'anima, aiutaci ad apprezzare questo dono soprannaturale, oggi tanto trascurato e non permettere che scandalizziamo il nostro prossimo con parole o azioni, anzi aiutiamo le anime innocenti a conservare questo tesoro divino.

- Ave Maria...
- Madonna del Rosario di Fatima, prega per noi


TERZO GIORNO

Preghiera
O Maria, Madre dei peccatori, che apparendo a Fatima lasciasti scorgere una leggera ombra di tristezza sul tuo volto celestiale, indizio del dolore che Ti procurano le offese che noi facciamo continuamente al tuo Figlio divino, ottienici la grazia di una perfetta contrizione affinché confessiamo con tutta sincerità i nostri peccati nel santo tribunale della penitenza.

- Ave Maria...
- Madonna del Rosario di Fatima, prega per noi


QUARTO GIORNO

Preghiera
O Regina del santo Rosario che portasti tra le mani una corona di candidi grani e tanto insistesti che recitassimo il santo Rosario per ottenere le grazie di cui abbiamo bisogno, infondici un grande amore alla preghiera, specie al tuo Rosario, modello di orazione vocale e mentale, da non lasciar passare il giorno senza recitarlo con la debita attenzione e devozione.

- Ave Maria...
- Madonna del Rosario di Fatima, prega per noi


QUINTO GIORNO

Preghiera
O Regina della Pace e Madre nostra pietosa, mentre sull'Europa incombeva l'immane sciagura della guerra mondiale, indicasti ai pastorelli di Fatima il modo di liberarci da tante calamità con la recita del Rosario e la pratica della penitenza, ottienici da Dio che fioriscano tra noi con la fede e con le virtù cristiane la pace e la prosperità pubblica, per l'onore tuo e del tuo Figlio divino.

- Ave Maria...
- Madonna del Rosario di Fatima, prega per noi


SESTO GIORNO

Preghiera
O Rifugio dei peccatori che esortasti i pastorelli di Fatima a pregare Dio per quei poveri infelici che rifiutano la legge di Dio non cadano nell'inferno e dicesti a uno di essi che il vizio della carne precipita il più gran numero di anime nelle fiamme infernali, donaci, insieme a un grande orrore per il peccato, specie per quello dell'impurità, compassione e zelo per la salvezza delle anime che vivono in grande pericolo di dannarsi eternamente.

- Ave Maria...
- Madonna del Rosario di Fatima, prega per noi


SETTIMO GIORNO

Preghiera
O Salute degli infermi, quando i pastorelli Ti chiesero di guarire alcuni ammalati rispondesti che avresti resa la salute ad alcuni e non ad altri, ci insegnasti che la malattia è un dono prezioso di Dio e un mezzo di salvezza. Donaci una conformità alla volontà di Dio nelle contrarietà della vita tale che non solamente non ci lamentiamo, ma benediciamo il Signore che ci offre un mezzo per soddisfare in questo modo le pene temporali meritate per i nostri peccati.

- Ave Maria...
- Madonna del Rosario di Fatima, prega per noi


OTTAVO GIORNO

Preghiera
O Vergine Santissima che manifestasti ai pastorelli il desiderio che fosse innalzato a Fatima un Santuario in onore del tuo Santissimo Rosario, concedici un profondo amore per i misteri della nostra Redenzione che si commemorano nella recita del Rosario, per vivere in modo da godere dei suoi preziosi frutti, i più eccelsi che la Santissima Trinità abbia concesso alla famiglia umana.

- Ave Maria...
- Madonna del Rosario di Fatima, prega per noi


NONO GIORNO

Preghiera
O Vergine Addolorata che manifestasti a Fatima il tuo Cuore circondato di spine chiedendo consolazione e premettendo in compenso la grazia di una buona morte, la conversione della Russia ed il finale trionfo del tuo Cuore Immacolato, fa' che seguendo il desiderio del Cuore di Gesù siamo fedeli nell'offrirti il tributo di riparazione e d'amore da Te chiesto nei primi Sabati del mese, onde essere partecipi delle grazie promesse.

- Ave Maria...
- Madonna del Rosario di Fatima, prega per noi


   


DA LEGGERE INTERAMENTE E MEDITARE.......!!!!

«Gesù sapeva benissimo che sarebbe stato conservato nei Tabernacoli anche solitari, senza contorno nella notte, all'infuori di una fiammella che le leggi della Chiesa esigono.
Sapeva benissimo che anche nel giorno, secondo il variare della densità di fede nei tempi, cristiani sarebbero andati e non andati a rendere adorazione alla sua ineffabile Presenza, lo sapeva.

Forse qualcheduno di noi avrebbe potuto obbiettargli: "Signore, fa' in modo di essere presente quando c'è gente che Ti adora, altrimenti è inutile".
Inutile? No.
Le Chiese possono essere vuote, ma Cristo nel tabernacolo non è inutile, perché l'Eucarestia, sia attraverso il Sacrificio, sia attraverso il Sacramento permanente, è una fonte di forza, di grazia, di benedizione, di salvezza incessante.

Ricordiamoci che è di lì che si germinano i vergini e le vergini, è di lì che sorgono i fondatori, è di lì che resistono i combattenti, è di lì forse che attraverso una vita apparentemente lontana da Dio si prepara la finale di salvezza nella sua misericordia, ma la si prepara attraverso questa Presenza, che appare a noi silenziosa e inerte, e non è né silenziosa né inerte.
Non dobbiamo compiangere la solitudine che spesso è intorno ai Tabernacoli e che è sempre da condannarsi.
Dobbiamo rimpiangere, dico rimpiangere e a piena ragione, coloro che si dimenticano che Gesù Cristo sta lì ad attenderli, come Egli, narrando la parabola del figliol prodigo, pone per tanto tempo immobile sulla soglia di casa il padre che non si stanca di aspettare il figlio, il quale alla fine ritorna ed è accolto come figlio, non come servo.»

(Card. Giuseppe Siri)


     

 

Caterina63
00mercoledì 4 maggio 2016 11:35




 




(cliccare sulle immagini per ingrandirle)

Facciamoci un esame di coscienza: siamo così talmente abituati a ripetere le parole del Padre Nostro, che non solo non facciamo più caso al contenuto, ma soprattutto rischiamo spesso di vanificare, o banalizzare, le stesse espressioni che pronunciamo fino all'indifferenza, o con sterile abitudine.

Altre volte ripetiamo queste parole: "sia fatta la tua volontà", quasi meccanicamente quando, per esempio, siamo schiacciati dal peso di qualche problema o da qualche dramma personale, tanto da ripeterle come triste rassegnazione anzichè con quel gaudio che caratterizzò il "Fiat" di Maria Santissima, o lo stesso insegnamento di Gesù nel Getzemani mentre i Discepoli (noi oggi) "dormivano"... (Lc.22,39-46)

Oggi poi, questo fare la volontà di Dio, viene anche usato e strumentalizzato per affermare, da parte di certa gerarchia cattolica - anzi diremo  per imporre, alcuni cambiamenti epocali dell'etica e della morale cattolica, quasi avessimo un Dio schizofrenico, incapace di comunicare - per altro - con Se stesso fra le Tre Persone della Santissima Trinità.

E sì, diciamocelo francamente, abbiamo oggi uno Spirito Santo che rema contro Gesù Cristo, contro ciò che ha insegnato per duemila anni attraverso il Vangelo trasmesso dalla sua Chiesa, attraverso una visione di questo Spirito che agirebbe dissociato dalla dottrina, agirebbe come un "solitario" in una Nuova Era "pentecostale", eresia (quella dei gioachimiti) condannata dalla Chiesa, ma ugualmente disseminata da un certo francescanesimo di Gioacchino Fiore, ed oggi in mano alle correnti protestanti del pentecostalesimo carismatico.

"Dallo spiritualismo - utopico - all'anarchia il passo è breve", ha sottointeso Benedetto XVI nella famosa Udienza del mercoledì, 10 marzo 2010, dedicata a san Bonaventura. Quando oggi si invoca una purificazione epocale e radicale della Chiesa, una nuova pastorale che sia "nuovo inizio e rottura" con l'insegnamento passato della Chiesa, un cristianesimo spirituale fatto di nudo Vangelo senza più precetti, dogmi e dottrine, che cos'altro si invoca se non l'età dello Spirito annunciata da Gioacchino da Fiore?

"Questo gruppo - spiegava Benedetto XVI in quell'Udienza - affermava che la Chiesa aveva ormai esaurito il proprio ruolo storico, e al suo posto subentrava una comunità carismatica di uomini liberi guidati interiormente dallo Spirito...", parole tremende, per la cruda realtà, che suonano davvero come profezia dei nostri tempi! Certo, Benedetto XVI sta parlando degli "spiritualisti" francescani, ma come non vedere, oggi, la medesima situazione e, soprattutto, una riaffermazione di certo "spirito" attraverso il quale si fa passare ciò che i Vangeli non dicono?

 

Dopo questa parentesi necessaria (sull'argomento di Fiore  spiegato da Ratzinger, suggeriamo di approfondire in questo link), torniamo a quel "fare la volontà di Dio" oggi molto disattesa, anzi, camuffata del nuovo "spirito" questa volontà divina si erge contro la dottrina di Cristo. Non ci fermiamo ad un caso particolare o ad un "pontificato" specifico, vogliamo piuttosto che ogni lettore si ponga, in ginocchio davanti al Tabernacolo Divino, per un profondo esame della propria coscienza perchè, diciamocelo francamente, quando con la morte ci ritroveremo davanti a Dio, non ci sarà chiesto cosa avranno fatto "gli altri, o il Papa di turno", ma Dio chiederà ad ognuno di noi "Tu che cosa hai fatto?", e non potremo rispondere "ma Tizio, Caio e Sempronio mi hanno detto che....". Abbiamo il Vangelo e in base a questo e ai Sacramenti ricevuti, dovremo rispondere per le nostre azioni.

Siamo di quelli che ripetono certe pastorali a pappagallo, o che fanno questa volontà di Dio come triste rassegnazione? Oppure siamo di quelli che, come insegnano i Santi, muoiono a se stessi per fare in modo che questa volontà divina governi le nostre vite?

Fides et Ratio, Fede e ragione non è solo l'eccellente enciclica di san Giovanni Paolo II attraverso la quale si denuncia di come la ragione, impoverita dalla fede, non ha fatto altro che generare relativismo, nuove forme di agnosticismo e pure certo scetticismo, ma sottolinea il Papa: " Testimoniare la verità è, dunque, un compito che è stato affidato a noi Vescovi; ad esso non possiamo rinunciare senza venir meno al ministero che abbiamo ricevuto.Riaffermando la verità della fede, possiamo ridare all'uomo del nostro tempo genuina fiducia nelle sue capacità conoscitive e offrire alla filosofia una provocazione perché possa recuperare e sviluppare la sua piena dignità."

Purtroppo, oggi, vescovi che dicano "la verità" del Vangelo sono sempre più scarsi... e conoscere quella verità che ci rende liberi, quella Verità che è Cristo stesso, è importante perché influenza le nostre scelte e, non conoscere questa verità, condiziona negativamente l'obbedienza che dobbiamo alla volontà divina. Si finisce per ripetere meccanicamente quelle parole del Padre Nostro, si finisce per ripeterle come triste rassegnazione, ma senza metterle in pratica, senza viverle con quella gioia cristiana che ha dato carattere alle vite stesse di coloro che chiamiamo i Santi, attraverso le loro testimonianze e i loro esempi. Ecco perchè, oggi, molti Santi del passato "non ci dicono più nulla" e spesso li guardiamo come icone, immaginette, senza riuscire a penetrare dentro il loro insegnamento, di come si obbedisce al Padre come, ad esempio, ci insegna Santa Faustina Kowalska nel suo Diario, o la stessa Suor Lucia do Santos di Fatima, o come un San Padre Pio, e così via.

Guardate che non ci sono altre vie! Non ci sono altre opzioni, non ci sono altre porte, c'è solo quella "porta stretta". Il fatto che si predichi oggi, con certa faciloneria, la Misericordia di Gesù ed ogni permissivismo divino fino all'esaltazione di un "erotismo sano" in un documento papale, non significa che chi non riesce ad entrare per la "porta stretta" è dispensato dal farlo o che avrà altre scelte, magari portoni aperti e spalancati perchè così decide oggi una certa pastorale modernista. No! La parola di Gesù non cambia: «Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, vi dico, cercheranno di entrarvi, ma non ci riusciranno. Quando il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta, rimasti fuori, comincerete a bussare alla porta, dicendo: Signore, aprici. Ma egli vi risponderà: Non vi conosco, non so di dove siete. (Lc 13,24-25).

Senza dubbio ci sono le famose "vie straordinarie" che la Chiesa stessa non conosce, o intravvede appena, e questo perchè Dio è al di sopra delle leggi, e pur tuttavia anche le vie straordinarie procedono da un ordine preciso: l'oblazione della Croce di Cristo, la Sua offerta al Padre, il Sacrificio che la Chiesa compie nella Messa è una offerta che il sacerdote compie "in Cristo, per Cristo e con Cristo" per la salvezza degli uomini, credenti e non, secondo il disegno di Dio.

Ma un Dio che contraddica se stesso, o che agisca in modo schizofrenico (fra le Tre Auguste Persone Divine) rinnegando ciò che ha dato quale via ordinaria per la salvezza, no, non esiste proprio! Si parla di una porta stretta attraverso la quale molti cercano di entrare, non tutti riuscendovi, perché siamo assorbiti della nostra superbia e del nostro orgoglio (e si dica questo proprio verso coloro che sono stati battezzati in Cristo), perché davvero in pochi sono coloro che si applicano di osservare pienamente il duplice comandamento dell’amore che è la spinta autentica verso quel "sia fatta la tua volontà". Quella porta è Gesù Cristo con il suo amore e la sua infinita misericordia che perdona sempre le nostre mancanze, a patto che ci riconosciamo peccatori e dunque, convertendoci, accogliamo questo Amore, accogliamo questo perdono facendo, da questo momento in poi, la volontà di Dio, ciò che a Lui piace per ognuno di noi.

 

Compito del battezzato, infatti, o della gerarchia ecclesiastica (vedi qui), non è discutere sulla porta stretta per come renderla più larga.... ma come entrarci rimanendo essa "stretta". Il bussare alle porte del Cuore divino di Gesù può avvenire anche negli ultimi istanti della vita, sull’esempio del Buon ladrone che è stato capace di "scippare" - come dice saggiamente santa Teresina del Bambin Gesù - la promessa del perdono, la prima indulgenza se vogliamo, per entrare in Paradiso (Lc 23, 39-43). Ma il bussare, per coloro che hanno conosciuto il Figlio di Dio durante la loro vita terrena, significa vivere costantemente la piena comunione con Dio, cercarlo ogni momento della nostra esistenza per ottenere la grazia di entrare nel suo Regno.

Ecco ora la classica domanda da un milione di euro: "ma come faccio a sapere quale è la volontà di Dio per me?"

Non abbiamo ricette, lo diciamo molte volte, ma abbiamo la Parola di Dio e non si capisce davvero perché si fa così fatica a prenderla e a leggerla e a meditarla. Ecco cosa dice San Paolo: "Vi esorto dunque, fratelli, per la misericordia di Dio, ad offrire i vostri corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio; è questo il vostro culto spirituale. Non conformatevi alla mentalità di questo secolo, ma trasformatevi rinnovando la vostra mente, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto... (Rm.12,1-2).

Intanto è chiarissima una cosa che Dio non vuole: che ci conformiamo alla mentalità del mondo e, in particolare ogni generazione è avvisata a non cedere alla mentalità del suo tempo. Questo è quando diciamo che la Parola di Dio è per ogni tempo e per ogni generazione, ed è l'uomo che in ogni generazione deve adeguarsi alla Parola di Dio, non il contrario come sta avvenendo oggi! Altra cosa che invece Dio vuole: è che offriamo i nostri corpi come oblazione a Lui... e cosa vuol dire? Qui ora il discorso sarebbe lungo, ma consigliamo questo articolo interessante - Amoris Laetitia ed erotismo - perchè l'argomento della continenza e della castità è uno di questi temi per cui si rischia di perdere davvero la fede e la gioia eterna se non lo si affronta con serenità e serietà, ma fa parte dei Dieci Comandamenti, non è un optional.

Ma se non amiamo ardentemente quel "Fiat", quel "sia fatta la tua volontà", come possiamo pretendere di dire "ma io amo Dio!", è una menzogna! Delle volte sappiamo anche di mentire ma facciamo in modo che, tale menzogna, sia giustificata dai "tempi moderni", sia giustificata dalla tipica frasetta "ma che c'è di male?!". La tendenza che abbiamo oggi di giustificare la disobbedienza ai Comandamenti divini è davvero diabolica, a tal punto che ne è coinvolta anche la gerarchia ecclesiastica: preti che giustificano il peccato dell'adulterio sostenendo che ciò che conta è amarsi e poco importa se si vive in concubinato (leggasi il primo matrimonio sacramentale, divorziati, e poi le seconde nozze civili fatte passare per sacramentali), è così si è allargata la "porta stretta" del sesto comandamento. E questo metodo viene usato per tutti gli altri nove Comandamenti divini.

Ed è Gesù che lo dice chiaramente: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui...», amare Gesù è amare il Padre e lo Spirito Santo in quel "Fiat" nel quale lo stesso Cristo, in quanto uomo, si è attenuto scrupolosamente: «Chi non mi ama non osserva le mie parole; la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato....». In tutto questo "moto", come la dottrina ci insegna, parliamo sempre di un unico e solo Dio, ed è sempre Gesù a farcelo capire bene sempre nel medesimo paragrafo: «Queste cose vi ho detto quando ero ancora tra voi.  Ma il Consolatore, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, egli v'insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto...» (Gv.14,23-26). Non c'è un dio, pertanto, atto a confondere dottrine e leggi, ma c'è la Santissima Trinità che si esprime con una sola Parola, è l'uomo che deve adeguarsi a questa Parola, non il contrario.

Se la "porta è stretta" la si allarga strumentalizzando l'intervento dello Spirito Santo il quale, oggi, arriverebbe a "dire" ai prelati che la Chiesa del passato ha sbagliato tutto, oppure, che la Chiesa si evolve, la dottrina si evolve, i Comandamenti si evolvono, la legge di Dio si adegua ai nuovi corsi, alle nuove mode. In una parola si allargano le porte, si prendono altre vie e si usa il Cristo come una sorta di super eroe che non chiede nulla in cambio, solo di amarlo così come si è, rimanendo ognuno nel proprio peccato. E' ovvio che così non facciamo più quella "volontà divina" per la quale Gesù stesso, nel sperimentarla in quanto uomo, giunse a sudare sangue... ma molto più comodamente arriviamo a compiere la nostra volontà.

Le cinque vergini stolte che hanno trovato la porta chiusa, perché la loro lampada si era spenta, e non c’era stato il tempo necessario per ricomprare l’olio, ed arrivare in tempo alle nozze quando la porta era ancora aperta (Mt 25,1-13), ci rammentano la vigilanza e l'obbedienza.  Ma  a questo punto, chi sono i salvati del regno di Dio? Sono quelli che hanno accolto la grazia di Dio, sono coloro che avranno riconosciuto la loro ingiustizia verso gli uomini e i loro peccati verso Dio, sono coloro che riconoscono nei Dieci Comandamenti dei "sì" gioiosi al volere di Dio, e non dei "no" opprimenti o come una sorta di pesi insopportabili. Sono quelli che avranno compiuto opere di misericordia materiali e spirituali per sedere a mensa nel regno di Dio.

Allora per non sentirci dire anche noi: “Ma egli dichiarerà: Vi dico che non so di dove siete. Allontanatevi da me voi tutti operatori d’iniquità!” (Lc 13,27),occorre non compiere iniquità, e se ciò accade, pentirci subito e chiedere davvero perdono, una richiesta decisa e convinta come quella che ebbe il Buon Ladrone. Quali sono queste iniquità? Semplice, sono contenute nei Dieci Comandamenti che sono le leggi del "Regno di Dio". 

 

La Volontà di Dio è ciò che il cristiano deve fare, se vuole essere come Dio lo ha pensato.

Vogliamo concludere queste riflessioni guardando a Maria Santissima. Diceva San Massimiliano Kolbe che la migliore devozione all'Immacolata, non è tanto il recitare molte preghiere, quanto l'avere con Lei un rapporto semplice e fidato, sincero e fedele, come quello di un bambino che ama davvero la propria madre e si diletta di compiacerla in tutto. E questo perché? Perché non a caso invochiamo Maria con il bel titolo di "Porta del Cielo". Non è un'altra porta, intendiamoci, anche se molti Santi la definiscono una specie di "porta di servizio" attraverso la quale Maria salva i peccatori in extremis... E' sempre la medesima Porta del Cristo il cui accesso è stato dato da Dio a Maria Santissima, la Regina del Paradiso.

Il Rosario, diceva il Beato Bartolo Longo, ma anche Suor Lucia di Fatima "sfonda la porta stretta", ma non fa sconti a nessuno a riguardo del peccatocompiaciuto o giustificato! Il peccato non rimosso per dolo, non confessato perchè giustificato come un "male minore", non odiato, non frenato, è l'unico che ci impedisce questo passaggio, anche se avessimo recitato mille rosari, o preso mille eucaristie, il peccato non odiato, non debellato almeno con la santa e forma intenzione, ci fa ingrassare a tal punto da non riuscire a passare per la porta stretta. In sostanza, compiacere il peccato o il definirlo un male minore, giustificandolo, non è fare la volontà di Dio per la quale, non dimentichiamolo mai, Gesù finì sulla Croce.

Non abbiamo delle ricette per fare questa volontà, ma attraverso l'esempio dei Santi e l'insegnamento vero della Chiesa, ci sono indicate molte vie che ci aiutano a raggiungere questo traguardo, ve ne segnaliamo alcune che riteniamo le più importanti:

la Preghiera: senza la preghiera è impossibile capire cosa Dio vuole da noi. San Francesco d'Assisi, quello autentico, per ben due anni sostava davanti al famoso Crocefisso detto di san Damiano, per chiedere a Gesù: "Signore, cosa vuoi da me?", quando piacque al Signore, glielo rivelò... Per questo la Madonna stessa a Fatima ci impegnava con il Rosario "tutti i giorni", e nel Rosario ripetiamo quel Padre Nostro nel quale chiediamo a Dio di compiere la Sua volontà. Sostare, dunque, spesso o spessissimo davanti al Tabernacolo, ci aiuterà in questa comprensione. «Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chiunque chiede riceve e chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto» (Lc.11, 9-10), ma attenzione a ciò che chiediamo e diciamo perchè esiste anche una certa presunzione che può diventare perfino arroganza quando, nel pregare, ci si mette davanti agli altri, come nella parabola del fariseo e del pubblicano, in cui il fariseo vantava davanti a tutti, nel tempio, i propri meriti: “O Dio, ti ringrazio che non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adulteri... Digiuno due volte alla settimana e pago la decima di quanto possiedo”. Osa perfino fare confronti con i presenti: “Non sono come questo pubblicano...”, mentre di quest’ultimo, che pregava "Dio perdonami..." con umiltà, Gesù dice: “Questi tornò a casa giustificato, a differenza dell’altro, perché chi si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato” (Lc 18,9s), insomma, è Dio che deve giustificarci, non noi da noi stessi! Infine attenti alla banalizzazione della preghiera perchè questa non è una bacchetta magica, non ha l'effetto delle favole, ma è una vera scienza, un percorso costante, l’apostolo Giacomo ci mette in guardia da questo atteggiamento scrivendo: “Voi chiedete e non ottenete, perché chiedete male, per soddisfare i vostri piaceri” (Gc 4,3). Mai pregare per giustificare il proprio stato di peccato!

il silenzio: purtroppo oggi nelle nostre Chiese manca questa pratica, anzi, sembra che senza silenzio non si possa più pregare! Se non facciamo questo silenzio davanti al Tabernacolo, è impossibile "ascoltare" quello Dio vuole dirci. Per silenzio si intende sia quello davanti al Tabernacolo, sia quello in casa.Come fare silenzio? Innanzi tutto staccate questi cellulari! Persino in Chiesa si vedono persone leggere messaggini o addirittura scriverli durante la Messa o le Adorazioni, per non parlare della mania di fotografare tutto, o riprendere in video tutto. Se non stacchiamo la presa con le attività del mondo, è impossibile riuscire ad ascoltare Dio. L'abitudine di portare il cellulare sempre attaccato alle nostre mani, ha sostituito, per esempio, il Rosario.... Mettiamola così: la Corona del Rosario, come insegnava l'Immacolata a Lourdes a santa Bernadetta, deve essere portata sempre fra le mani o in tasca, perchè questa devozione ci mette "in comunicazione" con il Cielo. Madre Teresa di Calcutta aveva questa santa abitudine di tenere spesso fra le mani la sua Corona e diceva: " Mi è impossibile non portarla con me, essa "mi suggerisce" quello che devo fare. Quando non trovo soluzione ai problemi, mi fermo e comincio a pregare con la Corona, quando ho terminato ogni problema si risolve con l'aiuto dal Cielo..."  

Qualcuno potrà dire: ma il Rosario non è silenzio! Dipende. Se si impara a dirlo mentalmente, sgranando la Corona benedetta, il Signore userà questo canale per parlare al cuore, così spiegava Suor Lucia di Fatima:... fare "silenzio" sgranando la Corona del Rosario, ci eviterà distrazioni mentali, perchè la mente non sta mai a riposo, perciò il silenzio consiste nel pensare sempre a Dio e per farlo, cosa c'è di meglio che pensare alla vita di Gesù nei misteri del rosario, lasciando alla Madre di spiegarceli nel cuore e nella mente? Infine fare silenzio dal nostro "io", mettere da parte tutti i pensieri che ci riguardano per fare posto a Dio. Tanti dicono: "eh ma ho le bollette da pagare, l'affitto, non trovo lavoro; ho troppi pensieri importanti per la testa!" Sì, i problemi sono tanti, ma chi pensa davvero a Gesù "prigioniero d'Amore nel Tabernacolo"? Chi pensa al dono della Sua vita per noi? Chi pensa alle offese che riceve da noi ogni giorno? Chi pensa a consolarlo? Silenzio, allora, per pensare a Dio! «Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta...» (Mt.6,33)

- opere di misericordia corporale e spirituale - vedi qui - non sono solo sette, e non sono solo corporali, o quel tam-tam che ha fatto del povero, l'esclusiva di ogni opera! Tutte queste opere non vanno disgiunte l'une dalle altre. Certo, si fa quel che si può, si fa quello che siamo in grado di fare, e quello che non si può materialmente, però, lo si può fare con la Preghiera.

Siano lodati i Santissimi Cuori di Gesù e Maria

 Invitiamo a leggere anche le Omelie di Padre Brown, qui sull'obbedienza che si deve a Dio

 








Caterina63
00lunedì 9 maggio 2016 23:07

IL LIBRO
 

«Satana vuole distruggere le famiglie… Ma non dovete aver paura perché noi tutti vi siamo vicini. Come posso io permettere che vi faccia del male?». È uno dei messaggi che la Madonnina di Civitavecchia ha affidato un una delle sue apparizioni. Ed è contenuto nel libro di Flavio Ubodi, La Madonna di Civitavecchia

di Elisabetta Broli


16 luglio 1995, ore 6: «Da voi, cari figli, dovrà partire un cammino di evangelizzazione della Parola di Dio, nostro Padre, non solo nella preghiera, ma anche nell’unione massima di amore della famiglia (…). Il cammino non sarà facile, perché Satana vuole distruggere le famiglie». 

É vero, la regola è sempre la stessa: né i miracoli, né le apparizioni,né i messaggi della Madonna, come questo, possono aggiungere una parola all’unica essenziale rivelazione cristiana, quella di Gesù Cristo. Non impegnano la fede del credente né obbligano il credente a ritenerle vere, ma le parole della Madonnina di Civitavecchia che lacrimava sangue non sono mai apparse così attuali: oggi, 9 maggio, arriva nell’aula della Camera il ddl Cirinnà sulle unioni civili per la sua approvazione che avrà ripercussioni ben al di là dell’unione tra persone dello stesso sesso, perché è proprio la famiglia, e quindi il futuro della società, l’oggetto di questa legge.

Tutti sicuramente ricordano la Madonnina a Pantano di Civitavecchia: custodita in una nicchia nelgiardino di casa Gregori, dal 2 febbraio al 15 marzo 1995 per quattordici volte ha pianto lacrime di sangue davanti a molti testimoni. L’ultima delle quali mentre il vescovo, monsignor Grillo, molto scettico, la teneva tra le mani durante la preghiera. La Chiesa cattolica non si è ancora espressa ufficialmente ( nota nostra: non è vero! la vicenda di questa Madonnina è stata riconosciuta positivamente dal vescovo del luogo, inoltre la Madonnina è stata incoronata dal vescovo), ma basta dire che papa san Giovanni Paolo II si è recato privatamente in pellegrinaggio a Pantano. Le Madonnine sono due, identiche, ed entrambe raffigurano la Regina della Pace di Medjugorje: la seconda fu regalata ai Gregori dal cardinale Deskur quando l’originale fu messo sotto custodia nella parrocchia di Sant’Agostino. 

La seconda Madonnina oggi essuda olio profumato e queste trasudazioni sono state viste da migliaia di persone e documentate con telecamere. La Congregazione per la Dottrina della Fede sta continuando la propria indagine, dopo che a livello diocesano i lavori si sono conclusi definendo non umanamente spiegabili questi fenomeni. A Civitavecchia, oltre alla lacrimazione di sangue e alle trasudazioni di olio profumato, ci sarebbero state anche apparizioni ai membri della famiglia Gregori con messaggi. «Per quanto riguarda le apparizioni ci addentriamo in un campo più difficile da valutare; infatti le lacrimazioni e le trasudazioni possono essere costatate da tutti e analizzate scientificamente, mentre le apparizioni rimangono nell’ambito soggettivo e, di conseguenza, è più difficile verificarne la veridicità», come scrive padre Flavio Uboldi, docente di Teologia dogmatica, già Provinciale della provincia romana dei Frati Cappuccini, nella nuova edizione del suo libro “La Madonna di Civitavecchia”, appena pubblicata dalle Edizioni Ares. 

Un’edizione arricchita da una prefazione di Riccardo Caniato, giornalista e da anni studioso di tematiche mistiche e apparizioni mariane, e dalla sua intervista a Fabio Gregori. Il testo dei messaggi è tratto da questo libro. Cosa avrebbe detto la Madonnina di Civitavecchia ai membri della famiglia Gregori? Questi messaggi (che non hanno avuto alcun riconoscimento ufficiale della Chiesa) sarebbero stati dati in un ciclo di apparizioni dal 2 luglio 1995 al 17 maggio 1996, anche se le apparizioni alla famiglia Gregori continuano anche in seguito. «Avvertirebbero» che la Chiesa è entrata nel periodo della grande prova; imminenti tragedie, guerre mondiali e nucleari in cui l’umanità sta per entrare se non ritorna ad essere popolo di Dio; contengono un richiamo alla difesa della vita perché è un dono di Dio. E un richiamo fortissimo all’unità e alla difesa della famiglia, Satana vuole distruggerla «perché», si legge nel libro, «nel sacramento diviene piccola Chiesa domestica. Così facendo semina zizzania creando una società sempre più immorale, buia, fredda; creando soprattutto nei giovani squilibrio di crescita umana e spirituale».

Avrebbe detto la Madonnina di Civitavecchia: «Amatevi, figli miei, educate e crescete i miei e vostri figli. Vi ho scelti perché dalla vostra famiglia nascerà la strada nuova della nuova e vera famiglia di Dio», anche se – come abbiamo scritto all’inizio – «il cammino non sarà facile, perché Satana vuole distruggere le famiglie… Non dovete aver paura perché noi tutti vi siamo vicini. Come posso io vostra Madre Celeste permettere che vi faccia del male?». 

Scrive Flavio Uboldi nel libro: Satana «semina la zizzania» perché oggi «tutto è in funzione del soddisfacimento dei propri piaceri; ma se la sessualità è sganciata dal matrimonio e dalla procreazione ed è vista solo in funzione del piacere (…) il primo istituto a crollare è la famiglia. Oggi assistiamo a una disgregazione dilagante di tante famiglie, a unioni illegali, divorzi, aborti, unioni omosessuali». Serve un impegno per costruire la famiglia secondo i valori cristiani e in sintonia con il sacramento del matrimonio. Intanto, dopo il “sì” del Senato, da oggi il ddl Cirinnà sulle unioni civili approderà alla Camera, con prevista conclusione e votazione finale il 12 maggio. 

Flavio Uboldi, La Madonna di Civitavecchia,  edizioni Ares 



Caterina63
00lunedì 23 maggio 2016 23:56
[SM=g1740717] [SM=g1740720] [SM=g1740750] [SM=g1740752]

IMPERDIBILE!!!!

Lo scontro Apocalittico e il Sigillo di Dio (Omelia infuocata)

gloria.tv/video/9qd1abWpFxH






[SM=g1740738]

Caterina63
00mercoledì 25 maggio 2016 19:21
[SM=g1740717] Festa del Corpus Domini spiegata da Benedetto XVI

Ripercorrendo alcune omelie delle giornate della Festa del Corpus Domini, vi proponiamo alcuni passi significativi, dalle Omelie di Benedetto XVI, che aiutano a comprendere questa Festa. In un secondo video vi proporremo invece, sempre da questo Magistero, l'insegnamento a riguardo del Mistero e del culto Eucaristico.

gloria.tv/video/gLJGTGvL6o1


_________________________

Mistero e culto Eucaristico dal magistero di Benedetto XVI

Dopo avervi offerto il video sulla Festa del Corpus Domini, vi invitiamo ora ad ascoltare anche il Mistero e il culto Eucaristico, tratto dalle omelie di Benedetto XVI. Egli ci rammenta come delle impostazioni erronee, del dopo concilio, abbiano impoverito e messo a rischio questa dottrina assolutamente indispensabile per essere cristiani cattolici. Ascoltiamolo.

gloria.tv/video/1FRxXT28U4C










[SM=g1740717] [SM=g1740720] [SM=g1740750] [SM=g1740752]


«MILITIA EST VITA HOMINIS SUPER TERRAM». QUELLO CHE FACCIAMO IN VITA RIECHEGGIA NELL'ETERNITÀ

«A tre settimane da oggi, io mieterò il mio raccolto. Immaginate dove vorrete essere, perché così sarà! Serrate i ranghi! Seguitemi! Se vi ritroverete soli, a cavalcare su verdi praterie col sole sulla faccia, non preoccupatevi troppo, perché sarete nei Campi Elisi, e sarete già morti! Fratelli! Ciò che facciamo in vita, riecheggia nell'eternità!»
(dal film Il Gladiatore)

www.youtube.com/watch?v=dYguoVLh2kw





[SM=g1740733]

Papa Francesco mettiamoci sotto il manto di Maria

Per il Giubileo dei sacerdoti Papa Francesco ha fatto alcune riflessioni imponenti. Noi seguendo il carisma che ci è proprio abbiamo cercato di raccogliere in questo video, con audio originale del santo Padre, i passi più commoventi che riteniamo indispensabili per la nostra crescita, edificazione e autentica formazione mariana. “La prima antifona mariana di Occidente è questa, dice il Papa: Sub tuum praesidium, il manto della Madonna. Non avere vergogna: non fare grandi discorsi; stare lì e lasciarsi coprire, lasciarsi guardare da Lei. E piangere!"
Buona meditazione a tutti

gloria.tv/video/1C3QNBEuS1nqCtkV1FWcxcPqF

Movimento Domenicano del Rosario
www.sulrosario.org
info@sulrosario.org




[SM=g1740750] [SM=g1740752]
Caterina63
00mercoledì 8 giugno 2016 16:20

Un sacerdote risponde

Mi affascina un titolo di 'Stella del Mattino' che le litanie danno a Maria

Quesito

Caro Padre Angelo,
mi affascina un titolo che le litanie danno a Maria: "Stella del Mattino".
Mi può dire perchè? 
Come sentire nella vita presente Maria mia madre e protettrice?
Grazie Padre Angelo. Prego per lei! Le preghi per me e per la mia vocazione e la mia fede!
Lorenzo


Risposta del sacerdote

Caro Lorenzo,
1. Il titolo “stella del mattino!” è stato preso dalla Sacra Scrittura.
Viene riferito al Sommo Sacerdote Simone.
Dopo il ritorno di Israele da Babilonia questo Sommo Sacerdote aveva restaurato il tempio, aveva ingrandito e fortificato la città santa.
Aveva anche liberato il popolo ebreo dalla lunga schiavitù dei re di Egitto e di Assiria.
Per tutti era stato luce con il suo esempio.
Dopo la lunga notte della schiavitù, era
apparso agli occhi di tutti come la stella del mattino che annunzia la levata del sole.
Ecco il testo sacro: “Simone, figlio di Onia, sommo sacerdote, nella sua vita riparò il tempio e nei suoi giorni consolidò il santuario. Da lui furono poste le fondamenta del doppio muro, l'elevato contrafforte della cinta del tempio. Nei suoi giorni fu scavato il deposito per le acque, un serbatoio grande come il mare. Avendo premura d'impedire la caduta del suo popolo, fortificò la città nell'assedio. Com'era glorioso quando si affacciava dal tempio, quando usciva dal santuario dietro il velo! Come astro mattutino (stella del mattino) in mezzo alle nubi, come la luna nei giorni in cui è piena, come sole sfolgorante sul tempio dell'Altissimo, come arcobaleno splendente fra nubi di gloria, come rosa fiorita nei giorni di primavera, come giglio lungo i corsi d'acqua, come germoglio del Libano nei giorni d'estate, come fuoco e incenso su un braciere, come vaso d'oro massiccio, ornato con ogni specie di pietre preziose, come ulivo che fa germogliare i frutti e come cipresso svettante tra le nuvole” (Sir 50,1-10).

2. Questo titolo “Stella del
mattino” è stato applicato a Maria e a Lei si adatta in modo incomparabilmente più grande che a Simone tanto da poter essere definita per antonomasia la “Stella del
mattino”.
Ecco i vari significati di questo titolo in riferimento a Maria.

3.  Come la stella ha una luce tenue, dolce, mite, soave, e su di essa, a differenza del sole, lo sguardo si può posare serenamente senza essere minimamente abbagliato, allo stesso modo su Maria ognuno può fissare lo sguardo per deliziarsi dello splendore della sua bellezza e dei suoi mirabili
esempi.

4. Come la stella sta sempre in cielo e – si potrebbe dire - ha una “vita celeste”, così Maria visse sempre con la mente e col cuore sempre rivolti al cielo e alle cose celesti.

5. Come la stella emana il raggio senza subire la minima lesione, così Maria dà
alla luce il Figlio di Dio rimanendo intatta nella sua verginità.

6. Come la stella diffonde in modo rapidissimo la sua luce sulla terra, così Maria diffonde sulle anime in maniera rapidissima la luce dei suoi esempi, comunica ad esse le sue grazie e i suoi benefici.
Anzi, come alzandosi al mattino, la troviamo già al suo posto a diffondere la sua luce, così Maria ci precede con le sue grazie sicché, come dice Dante, molte volte “liberamente
al dimandar precorre” (Paradiso, XXXIII, 18).

7. Come la stella è il più bel ornamento del cielo, così Maria è l'ornamento più bello di quel mistico
Cielo che è la Chiesa.

8. Sotto il profilo astronomico la stella del mattino è Venere.
Questo pianeta, data la sua vicinanza alla terra, lo si vede brillare al mattino ad oriente prima del sorgere del sole e ancor prima dell'aurora. Ugualmente la sera, ad occidente, lo si vede brillare subito dopo il tramonto del sole. 
Esso appare più luminoso e più bello di tutti gli altri pianeti.
Similmente è Maria.
Dopo il peccato di Adamo che è qualcosa di oscuro e tenebroso come la notte, nella storia dell’umanità viene annunciata Maria: “porrò inimicizia tra te  e la donna”. Maria all’alba dell’umanità appare come la stella del mattino, pegno di perdono e di sicura vittoria.
A Lei, come a stella di salvezza, rivolgono lo sguardo nelle loro necessità tutti i poveri esuli figli di Eva...

9. S. Bernardo paragona la nostra vita presente come una traversata da una sponda all’altra in un mare tempestoso sul quale brilla Maria, stella del mattino.
È un mare in cui si è sempre a contatto con le onde, e talvolta violente, delle tentazioni.
Per giungere al porto della salvezza, e cioè al cielo, durante questa pericolosa traversata l’uomo ha bisogno di essere sorretto dal luminoso esempio di Maria e dal suo aiuto.
Se non vi fosse questa luce e questo sostegno il naufragio sarebbe sicuro.

10. Mi piace riportare a beneficio di chi ancora non le conoscesse le parole di san Bernardo su Maria stella del mattino. Hanno toccato il cuore di molti: 
Tu che nell’instabilità continua della vita presente
t’accorgi di essere sballottato tra le tempeste
senza punto sicuro dove appoggiarti,
tieni ben fisso lo sguardo al fulgore di questa stella
se non vuoi essere travolto dalla bufera.
Se insorgono i venti delle tentazioni
e se vai a sbattere contro gli scogli delle tribolazioni,
guarda la stella, invoca Maria!
Se i flutti dell’orgoglio, dell’ambizione,
della calunnia e dell’invidia
ti spingono di qua e di là, guarda la stella, invoca Maria!
Se l’ira, l’avarizia, l’edonismo
squassano la navicella della tua anima,
volgi il pensiero a Maria!
Se turbato per l’enormità dei tuoi peccati,
confuso per le brutture della tua coscienza,
spaventato al terribile pensiero del giudizio,
stai per precipitare nel baratro della tristezza,
e nell’abisso della disperazione, pensa a Maria!
Nei pericoli, nelle angustie, nelle perplessità,
pensa a Maria, invoca Maria!
Maria sia sempre sulla tua bocca e nel tuo cuore.
E per ottenere la sua intercessione, segui i suoi esempi.
Se la segui non ti smarrerai,
se la preghi non perderai la speranza,
se pensi a lei non sbaglierai.
Sostenuto da lei non cadrai,
difeso da lei non temerai,
con la sua guida non ti stancherai,
con la sua benevolenza giungerai a destinazione”.

Auguro anche a te di guardare sempre alla Stella e di invocare Maria.
Non sbaglierai strada, sarai perseverante nella fede  e nella tua vocazione e sarai sempre accompagnato dal suo materno aiuto.
Ti ringrazio per la preghiera che mi assicuri. Contraccambio volentieri e ti benedico. 
Padre Angelo 

   

Un sacerdote risponde

Quando si riceve la Comunione ci viene detto che è il Corpo di Cristo; si riceve anche l'Anima e la Divinità? E' sottinteso? Dove è scritto?

Quesito

Rev. padre Angelo,
volevo fare qualche domanda sull'Eucaristia: quando si riceve la Comunione ci viene detto che  è il "corpo di Cristo" (e io ci credo voglio solo capir meglio e non fare polemiche)... si riceve anche l'Anima e la Divinità? E' sottointeso? Dove è scritto nel vangelo/lettere o riportato nel catechismo? 
Gli apostoli nell'ultima cena hanno ricevuto la "comunione"... ma come potevano ricevere il Corpo di Cristo se ancora non era morto/risorto? Possiamo quindi dire che l'ultima cena è stato un anticipo "mistico" della (morte e)  risurrezione avvenuta 3 giorni dopo? Quindi nell'ultima cena il Signore è morto e risorto? Fosse rimasta anche una sola briciola di pane in quei giorni di morte e risurrezione sarebbero coesistiti sia il corpo visibile morto nel sepolcro che il corpo già risorto da qualche parte nel cenacolo (sotto la specie della briciola di pane)? 
Nel gergo diciamo "ultima cena"... ne aveva fatte altre in precedenza sempre con il fine di trasformare il pane/vino in Corpo/Sangue? Mi è chiaro invece che Corpo e Sangue siano in pratica la stessa cosa (col segno del vino si riceve anche il Corpo, con il segno del pane si riceve anche il Sangue).
Ultima domanda: quando avviene un miracolo eucaristico con trasformazione delle specie "pane" "vino" in ad esempio "muscoli cardiaci" e "sangue"... è vero che cessa la presenza reale di Gesù Cristo? In pratica da "Corpo e Sangue" si trasformano in "semplici" reliquie (al fine di confermarci nella fede) ma non c'è più la Presenza reale? La Presenza reale c'è se e solo se le specie del pane e del vino esistono (se il vino diventa aceto cesserebbe la presenza reale, maggior ragione se il vino diventa visibilmente sangue).
Come vede ho tanti dubbi... non tanto sulla transustanziazione (che ci credo) ma sulle potenziali conseguenze di un tale avvenimento... come al solito dato per scontato da troppa gente!
Grazie in anticipo delle risposte
Cordiali saluti
Gabriele


Risposta del sacerdote

Caro Gabriele,
1. Cristo ha detto “questo è il mio corpo”. 
Ma poiché quel corpo è vivo è necessario che sia congiunto con la sua anima e con la sua persona divina.
Per cui sotto ogni specie consacrata è presente tutto Nostro Signore.

2. Ecco che cosa si legge nel Catechismo Romano del Concilio di Trento: 
“Esaminiamo ora la formula con cui viene consacrata l'Eucaristia.
Essa significa ed esprime direttamente il corpo di Cristo: Questo è il mio corpo. Il corpo di Cristo è dunque presente nell'ostia in forza del sacramento. Ma poiché al corpo sono congiunti il sangue, l'anima e la divinità, tutte queste realtà devono pure trovarsi presenti nel sacramento, non in virtù della consacrazione, ma per la loro inseparabile unione col corpo, ossia «per concomitanza». Cristo è così tutto intero nell'Eucaristia, poiché, dato il genere di unione delle realtà in Lui esistenti, dove c'è una realtà ivi sono anche le altre.
E, per la stessa ragione, Cristo è tutto intero sia sotto la specie del pane, sia sotto quella del vino. Come infatti sotto la specie del pane non vi è solo il corpo, ma anche il sangue e tutto intero Cristo, così sotto quella del vino vi è non solo il sangue, ma anche il corpo e tutto intero Cristo” (Catechismo Romano, 222).

3. Mi chiedi nella seconda domanda: “Gli apostoli nell'ultima cena hanno ricevuto la "comunione"... ma come potevano ricevere il Corpo di Cristo se ancora non era morto/risorto?”.
Questa domanda se la pose anche san Tommaso (sei dunque in buona compagnia, complimenti!) e risponde: “Il corpo di Cristo, che in se stesso era passibile (stava per affrontare la passione), si trovava in modo impassibile sotto le specie sacramentali: come vi si trovava in modo invisibile, pur essendo in se stesso visibile. 
Infatti come la visione richiede il contatto tra l'oggetto visibile e il mezzo interposto, così la passione richiede il contatto tra il corpo passibile e le cose che agiscono su di esso. 
Ora, il corpo di Cristo, secondo il modo in cui è presente nel sacramento non è in relazione con l'ambiente circostante mediante le proprie dimensioni, con le quali i corpi si toccano tra loro, ma mediante le dimensioni delle specie del pane e del vino. Di conseguenza a patire e a esser viste sono le specie, non già il corpo stesso di Cristo” (Somma teologica, III, 81, 3).

4. Anche la terza domanda che mi poni San Tommaso se l’è posta in altri termini: “Se Cristo sarebbe morto nell’Eucaristia qualora al momento della sua morte questa fosse stata conservata in una  pisside o consacrata da un Apostolo”.
Ed ecco la risposta: “Sia in questo sacramento che in se stesso il corpo di Cristo è identico nella sostanza, ma non è identico nel modo: infatti in se stesso viene a contatto con i corpi circostanti mediante le proprie dimensioni, il che non avviene nell'Eucaristia. 
Quindi tutto ciò che è vero di Cristo quanto a se stesso, gli può essere attribuito sia in se stesso sia nella presenza eucaristica: per esempio vivere, morire, soffrire, essere animato o inanimato e cose simili. 
Tutto ciò che al contrario è vero di lui per i suoi rapporti con i corpi esterni, gli può essere attribuito se si considera in se stesso, non già nella sua presenza eucaristica: si esclude quindi che possa essere deriso, coperto di sputi, crocifisso, flagellato e cose simili. Sono perciò giustificati quei versi: "Nella pisside giunge il dolor sofferto, ma non gli puoi attribuire quello inferto" (Somma teologica, III, 81, 4).
E ancora: “L'anima di Cristo è presente in questo sacramento per naturale concomitanza, perché non è separata dal corpo; ma essa non è presente in forza della consacrazione. Perciò, se questo sacramento fosse stato consacrato o conservato nel tempo in cui l'anima era realmente separata dal corpo, in questo sacramento non sarebbe stata presente l'anima di Cristo: non per difetto di virtù nelle parole sacramentali, ma per la diversa condizione della realtà” (Somma teologica, III, 81, 4, ad 3).

5. Da quanto risulta dai Vangeli l’istituzione dell’Eucaristia avvenne solo nell’ultima cena.
Il Signore non fece più quanto ha compiuto in quel momento supremo della sua esistenza terrena come risulta anche dalle sue parole: “Io vi dico che d'ora in poi non berrò di questo frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo con voi, nel regno del Padre mio” (Mt 26,29).

6. L’ultima domanda riguarda la presenza di Cristi nei miracoli eucaristici: 
Scrive ancora san Tommaso: “In tali apparizioni si tributa a ciò che appare lo stesso culto di prima. Ora, questo non avverrebbe, se non vi fosse veramente presente Cristo, cui tributiamo culto di latria. Dunque anche in tali apparizioni Cristo rimane in questo sacramento” (Somma teologica, III, 76, 8, sed contra).
Pertanto la specie del pane o del vino cedono il posto a quanto appare, ma la sostanza, e cioè Cristo intero nel suo corpo, sangue, anima  e divinità rimane lo stesso.
Più diffusamente San Tommaso spiega: “In due modi si verificano le apparizioni in cui a volte si vede miracolosamente in questo sacramento della carne, o del sangue, o addirittura un bambino. 
Talora infatti il fenomeno si compie soggettivamente negli spettatori: i loro occhi subiscono tale impressione, come se veramente nella realtà esterna vedessero della carne o del sangue, o un bambino, senza però che si operi alcuna mutazione nel sacramento. Così sembra che avvenga quando ad alcuni appare sotto l'aspetto di carne o di bambino, mentre ad altri si mostra come prima sotto le apparenze del pane; oppure quando a una medesima persona appare per un po' di tempo sotto la specie di carne o di bambino, e poi sotto le specie del pane.
Tuttavia questo fenomeno soggettivo non rientra nella categoria delle illusioni come i prestigi dei maghi, perché tale impressione viene prodotta divinamente negli occhi per esprimere una verità, e cioè per manifestare la reale presenza del corpo di Cristo in questo sacramento; ossia come il Cristo medesimo, senza ingannare, apparve ai discepoli che andavano a Emmaus. (…).
Altre volte invece tali apparizioni accadono non solo per l'impressione degli spettatori, ma per una reale esistenza al di fuori di essi del fenomeno che si vede. Ciò è evidente quando l'apparizione si presenta identica a tutti, e dura non per il momento, ma per lungo tempo.
In simili casi alcuni dicono che si tratta delle sembianze proprie del corpo di Cristo. Senza contare che certe volte non si vede il Cristo per intero, ma una parte della sua carne; e che non si vede in età giovanile, ma infantile: poiché il corpo glorioso ha la capacità, come si dirà in seguito, di comparire a un occhio non glorificato, sia per intero che in parte, o nelle sue proprie sembianze, o in altra maniera.
Ma questa spiegazione non è accettabile.
Primo, perché il corpo di Cristo non può essere visto nelle proprie sembianze che in un luogo soltanto, in cui è contenuto in modo delimitante. Orbene, facendosi egli vedere e adorare in cielo nelle proprie sembianze, non può mostrarsi così in questo sacramento.
Secondo, perché il corpo glorioso che appare quando vuole, scompare anche quando vuole dopo che si è fatto vedere: è scritto così che il Signore "svanì agli occhi dei discepoli". Ma quello che appare sotto l'aspetto di carne in questo sacramento rimane a lungo; anzi, si legge che a volte è stato chiuso e conservato in una pisside per deliberazione di molti vescovi: il che è assurdo pensare di Cristo nelle proprie sembianze. Dobbiamo perciò concludere che, restando le stesse dimensioni di prima, si compiono miracolosamente delle mutazioni negli altri accidenti, p. es., nella figura, nel colore e in altri simili, così che appaia della carne, o del sangue, oppure un bambino. E questo non è un inganno: perché come si è detto sopra, avviene "per indicare una verità", cioè per dimostrare con queste miracolose apparizioni che in questo sacramento è veramente presente il corpo e il sangue di Cristo. In tal modo è ovvio che, rimanendo le dimensioni, le quali come vedremo sono il fondamento degli altri accidenti, resta veramente in questo sacramento il corpo di Cristo” (Somma teologica, III, 76, 8).
Pertanto le apparenze del pane e del vino non si trasformano in reliquie, ma si tratta di una miracolosa modificazione avvenuta nelle apparenze del pane e   del vino e sotto di esse permane la presenza del Signore.

Ecco dunque la risposta alle tue domande, che come hai potuto notare non sono peregrine essendole poste anche San Tommaso.
Ti auguro di incrementare sempre più il tuo affetto verso Gesù presente nell’Eucaristia e per questo ti assicuro la mia preghiera e ti benedico.
Padre Angelo

 



Caterina63
00mercoledì 15 giugno 2016 20:08

 

di Don Marcello Stanzione

madonna del carmine

La Madonna del Carmine dona lo scapolare a San Simone Stock

 

Tra le altre commemorazioni della Madonna celebrate originariamente da particolari Ordini religiosi, ma che oggi per la diffusione raggiunta, possono dirsi veramente ecclesiali, c’è la Memoria della Beata Vergine Maria del Monte Carmelo, da celebrarsi il 16 luglio.

La Madonna del Carmine è venerata anche come particolare protettrice delle anime sante del Purgatorio, infatti a livello iconografico spesso è raffigurata mentre trae dalle fiamme dell’espiazione del Purgatorio le anime purificate e anche per questo è invocata come “Madonna del Suffragio”. La Madonna, in una delle rivelazioni a santa Brigida, affermò: “Io sono la Madre di tutte le anime che si trovano in purgatorio ed intervengo continuamente con le mie preghiere per mitigare le pene che meritano per le colpe commesse durante la loro vita”.

E’ nota la promessa di Maria al papa Giovanni XXII. In una apparizione gli ordinò di far conoscere a tutti che coloro i quali avessero portato il sacro scapolare del Carmelo sarebbero stati liberati dal Purgatorio il sabato dopo la loro morte, giorno che dalla Chiesa è dedicato alla Beatissima Vergine. Il pontefice lo dichiarò nella “ Bolla Sabatina” e fu poi confermato da Alessandro V, da Clemente VII, Pio V, Gregorio XIII e Paolo V. San Pio X, pur consigliando sempre l’uso dello scapolare tradizionale, concesse ai fedeli – con decreto del 16 dicembre 1910- di poter sostituire allo scapolare la medaglia benedetta recante le immagini della Madonna e del Sacro Cuore di Gesù. Pio XII così si espresse nel 1950: “La piissima Madre non tralascerà di intervenire con la sua preghiera a Dio, perché i suoi figli, che espiano in Purgatorio i loro peccati, raggiungano al più presto la patria celeste secondo il cosiddetto “ privilegio sabatino” tramandato dalla tradizione”.

Il concilio Vaticano II con la Costituzione Lumen Gentium afferma che la protezione materna di Maria non cessa con la nostra morte, ma continua “ fino a quando i suoi figli non siano condotti alla patria beata” (LG 62). Il catechismo della Chiesa cattolica insegna testualmente al n. 1030: “ Coloro che muoiono nella grazia e nell’amicizia di Dio, ma sono imperfettamente purificati, sebbene sono certi della loro salvezza eterna, vengono però sottoposti, dopo la morte, ad una purificazione, al fine di ottenere la santità necessaria per entrare nella gioia del cielo”. Ecco dunque, in termini precisi, la dottrina della Chiesa su questa questione: la credenza al Purgatorio si è gradualmente formata nella coscienza della Chiesa , a partire da due principi:

  1. – da una parte, tutto quello che esalta le esigenze della Giustizia divina e fa menzione del fuoco purificatore nella Sacra Scrittura e nella Tradizione. Gesù nel nuovo Testamento si riferisce più di una volta al Purgatorio. Il più chiaro riferimento è quello sul bisogno di chiudere ogni conto con il nostro nemico, prima di cadere nelle mani del Giudice, che ci getterà in una prigione e non ci farà uscire se non dopo aver saldato il debito “fino all’ultimo centesimo” (Mt 5,25-26). Questa “prigione” è chiaro, non può essere l’Inferno, da cui non si esce in eterno, ma è il Purgatorio come hanno interpretato i Santi Padri. San Paolo continua l’insegnamento di Gesù dicendo che chi compie opere imperfette si salverà ma passando per il fuoco. Cito la frase paolina in questione: 1Cor 3, 15: “ ma se l’opera finirà bruciata, si avrà danno: ci si potrà salvare ma come attraverso il fuoco…”.

  2. – e, dall’altra parte, l’abitudine liturgica delle preghiere e dei suffragi per i defunti. La Bibbia ci parla ci parla fin dalle prime pagine dell’uso degli ebrei di pregare per i morti. Questo uso esprime necessariamente l’esistenza delle anime defunte in una situazione che non sia né l’Inferno né il Paradiso, perché né i dannati né i beati hanno bisogno delle nostre preghiere. Più espressamente ancora, la Sacra Scrittura ci parla dei sacrifici per i defunti che gli ebrei celebravano nel Tempio. Alla morte di Aronne, vennero offerti sacrifici per trenta giorni continui (Dt 34,8; Nm 20,30). E Giuda Maccabeo, dopo le sanguinose battaglie, raccoglieva somme di denari da mandare a Gerusalemme per fare offrire sacrifici per le anime dei soldati caduti in guerra. Anche il profeta Malachia ci parla del Signore che purifica con il fuoco le anime dei figli di Levi (cf Ml 3,3).

Ma non è che in occasione di controversie coi greci che la Chiesa Romana ha definito l’esistenza del Purgatorio, nel Concilio di Firenze nel 1439, e nella Professione di Fede di Papa Pio IV. Pare bene d’altronde che la concezione del Purgatorio, come era fino a quel momento, quella della Chiesa Romana, abbia corrisposto a delle idee specificatamente latine della redenzione, in cui le nozioni giuridiche di debito, di soddisfazione, di riparazione, schiacciavano talvolta le nozioni di purificazione, di perfezionamento, di santificazione, alle quali i greci si attengono normalmente. Nel pensiero della Chiesa Romana, il mistero del Purgatorio è correlativo a quello del cielo. Ovverosia, se il cielo non era quello che era, non vi sarebbe senza dubbio Purgatorio. Ma se si ammette che la Beatitudine del Cielo è la Vita eterna nel seno stesso di Dio, in una comunione profonda con Lui, occorre allora assolutamente ammettere la necessità di una purificazione di tutto il residuo di egoismo che portiamo in noi. L’egoismo non può assolutamente entrare in Dio, ovverosia, non si può essere di Dio che quando ci si è dapprima strappati da se stessi. Che lo si voglia o no, l’uomo aderisce a sé, è legato a sé, si preferisce.

Nessuno di noi può affermare che nell’ora della morte, si trova in uno stato di perfetta carità. E’ probabile che nessuna creatura, eccetto la Vergine Maria, evidentemente – non può produrre quaggiù degli atti perfettamente cancellati, senza dimenticare che le colpe commesse non sono, di fatto, che dei punti di emergenza, direi, di quello stato abituale di peccato che è la trama stessa del nostro essere decaduto fin dalle origini.

Allora, questa purificazione va a farsi obbligatoriamente con una sofferenza che è all’opposto, l’inverso, del piacere causato dal peccato, l’inverso anche del ripiegamento egoistico.

Quando l’anima si trova in presenza della Santità divina, ella non può concepire che dell’orrore per il proprio egoismo. Ne consegue dunque una sofferenza d’amore. Quando si è messi in presenza dell’Amore, non si può desiderare che amare…

Il Purgatorio, è giustamente questa sofferenza d’amore, intensificata dalla Luce divina che scopre l’anima a se stessa e che le fa prendere coscienza del proprio stato di peccato. L’anima si condanna da se stessa in quanto peccatrice.

Ora si può parlare di un “tempo” più o meno lungo di Purgatorio? Alcuni autori lo pensano, ugualmente alcune anime mistiche, poiché, esse dicono: “l’anima ha peccato nel tempo” e deve riparare ugualmente “nel tempo”, ma non vi è nessun testo della Scrittura, a mia conoscenza, che permette di affermarlo con certezza. Si è obbligato a tradurre con un quantitativo, è che è dell’ordine della qualità. Quando si parla delle sofferenze del Purgatorio, converrebbe meglio parlare di intensità di sofferenze d’amore.

In questo, la Chiesa afferma il valore dei suffragi e delle preghiere offerte per i defunti. Questo è un’applicazione del dogma della Comunione dei Santi in virtù del quale siamo membri gli uni degli altri e ci possiamo soddisfare gli uni per gli altri. La Chiesa può dunque aprire il tesoro dei meriti accumulati dai Santi, in primo luogo dei quali si pone evidentemente, la Vergine Maria.

L’Apparizione di Maria regina del Carmelo, che ebbe , secondo una tradizione, il superiore dei carmelitani, Simone Stock, nel 1251, è all’origine della devozione dello scapolare, una delle più generali pratiche di devozione mariana in tutto il mondo cattolico, anche per la promessa legata all’uso dell’abitino che preserva dall’inferno e promette il passaggio dal purgatorio al paradiso il primo sabato dopo la morte. Le apparizioni mariane di Lourdes e di Fatima sembrano offrire ulteriori conferme a questa devozione. Lo scapolare del Carmine fu anche un segno distintivo dei cattolici nelle persecuzioni protestantiche, napoleoniche e socialcomuniste. Lo scapolare è parte assai importante dell’abito carmelitano e l’uso del medesimo, sia pur in formato ridotto, sta a significare l’affiliazione all’ordine carmelitano, al fine di godere i benefici e averne i vantaggi spirituali.

San Bernardino ha chiamato la Madonna “Plenipotenziaria” del Purgatorio, perché ha nelle sue mani tutte le grazie e i poteri per liberare dal Purgatorio chi vuole. La Vergine stessa rivelò al beato Alano: “Io sono la Madre delle anime del Purgatorio, ed ogni ora per le mie preghiere sono alleggerite le pene dei miei devoti”. Specialmente la recita del santo rosario è di una efficacia particolarissima. Sant’Alfonso Maria dè Liguori ci insegna: “Se vogliamo aiutare le anime del Purgatorio, recitiamo per loro il rosario, che arreca loro grande sollievo”. San Pio da Pietrelcina, donando la corona del santo rosario ad alcuni suoi figli spirituali diceva: “Vuotiamo un angolo del Purgatorio”. Un mattina un confratello cappuccino chiese a Padre Pio un ricordo durante la Messa per il proprio papà defunto. Padre Pio invece volle applicare la Messa in suffragio per l’anima di quel sacerdote. Subito dopo la Messa , P. Pio chiamò il confratello e gli disse. “ Questa mattina tuo papà è entrato in Paradiso”. Il confratello rimase sbalordito e felice, tuttavia non potè fare a meno di esclamare: “Ma padre Pio, mio papà è morto trent’anni fa!”. Padre Pio gli rispose con voce grave: “ Eh, figlio mio davanti a Dio tutto si paga!”.

La Madonna incaricò frate Abbondo di portare un messaggio da parte sua al Beato Godifredo: “ Dì a fra Godifredo che progredisca nelle virtù, così apparterà a mio figlio ed a me. Quando la sua anima lascerà il corpo, non permetterò che vada in Purgatorio, ma la prenderò e la offrirò a Gesù”.

In conclusione se desideriamo aiutare le anime sante del Purgatorio, preghiamo la Madonna per loro e recitiamo bene il santo Rosario che apporta loro un grande sollievo spirituale. Santa Faustina Kowalska, l’apostola della divina Misericordia, in data 15 agosto 1937, scrisse sul suo diario: “ Durante la meditazione la presenza di Dio è penetrata vivamente in me ed ho conosciuto la gioia della Santissima Vergine al momento della sua Assunzione in cielo… Durante la cerimonia che si è svolta in onore della Madre di Dio, verso la fine della stessa ho visto la Vergine Santissima che mi ha detto: “ Oh, quanto mi è gradito l’omaggio del Vostro amore!”. E in quel momento ha coperto col suo manto tutte le suore della nostra congregazione. Con la mano destra ha stretto a se la madre generale Michaela e con la sinistra me, e tutte le suore erano ai suoi piedi coperte dal suo manto. Poi la Madre di Dio ha detto : “ ognuna di voi che persevererà nello zelo fino alla morte nella mia Congregazione, eviterà il fuoco del Purgatorio, e desidero che ciascuna si distingua per queste virtù: umiltà e mitezza, purezza e amor di Dio e del prossimo, compassione e Misericordia”.

   

Non andare a Messa la Domenica è davvero così grave?

 
 

Spesso si sente dire dai preti che non andare a Messa la domenica è peccato mortale. Ma come si può paragonare un peccato del genere con l’omicidio o l’adulterio o la truffa a danno dei poveri che sembrano cose assai più gravi del non andare alla Messa che può rientrare, a seconda dei casi, nel peccato di superficialità, di ignoranza o di dimenticanza e che in fondo non lede la fede né il comportamento morale del cristiano?

Santa Messa

Come lei ben sa, andare a Messa la domenica rientra nel Terzo Comandamento del Decalogo: «Ricordati di santificare le feste».

Certamente uno può avere tanti motivi per non andare alla Messa domenicale, e forse tra questi possiamo mettere anche, come dice lei, la sbadataggine o la dimenticanza, ma è certo che un vero cristiano, cioè uno che crede le cose che ha insegnato Gesù Cristo, non si dimentica di Lui, del suo Sacrificio, della sua opera di Salvezza che vive e persiste integra ed efficace nel sacramento dell’Eucaristia che si celebra in ogni Santa Messa.

Che la Chiesa abbia tratto un precetto formale dal divino Comandamento è stato necessario. Non si può amare Dio solo a parole o solo nel servizio e nell’esercizio della carità sociale, come si pensa oggi: bisogna amare anche Dio per Se stesso, perché è Dio e perché ci ha detto, nella sua Seconda Persona, cioè Gesù Cristo, che è presente nel Santissimo Sacramento dell’Eucaristia.

Ora il modo più semplice, seguendo la tradizione biblica che santificava il sabato, di rendere un I culto minimo, ma almeno sufficiente a Dio è quello di santificare la domenica, cioè il giorno della Risurrezione del Signore, con la partecipazione alla Santa Messa.

Il Santo Padre Giovanni Paolo II ha sottolineato caldamente questo aspetto dell’appartenenza alla Fede cristiana nella Lettera Apostolica Dies Domini del 31 maggio 1998: «Sembra più che mai necessario ricuperare le motivazioni dottrinali profonde che stanno alla base del precetto ecclesiale, perché a tutti i fedeli risulti ben chiaro il valore irrinunciabile della domenica nella vita cristiana.

Così facendo, ci muoviamo sulle tracce della perenne tradizione della Chiesa, vigorosamente richiamata dal Concilio Vaticano II quando ha insegnato che, nel giorno della domenica, “i fedeli devono riunirsi in assemblea perché, ascoltando la parola di Dio e partecipando all’Eucaristia, facciano memoria della Passione, della Risurrezione e della Gloria del Signore Gesù e rendano grazie a Dio che li ha rigenerati per una speranza viva per mezzo della Risurrezione di Gesù Cristo dai morti (cf. 1Pt 1,3)” (Se 106)» (n. 6).

Lei dice che non andare a Messa non lede la fede, né il comportamento morale del cristiano. Evidentemente lei ha perso il senso del valore profondo, mistico, spirituale, soprannaturale della Santa Messa.

È proprio nella Santa Messa, e solo nella Santa Messa, a meno di un dono straordinario ed imprevisto dall’alto, che il cristiano rinnova e rafforza la sua fede e la sua virtù morale e se gli capita, per propria colpa, di non andarvi, perde una grazia specialissima ed unica di crescere nella fede e di perfezionarsi nella virtù. “Ogni lasciata è persa”, dice il vecchio proverbio.

Dunque la Messa non è una semplice manifestazione comune, qui c’è traccia di antiche ideologie politiche che Si servivano di incontri o manifestazioni pubbliche per esprimere il loro credo storico-sociale, la Messa è mistero soprannaturale, divino, istituito da Cristo stesso per nostra redenzione e non c’è surrogato umano che , possa sostituirlo, né chimico, né biologico, né psicologico, né sociale.

La Messa è un “unicum” al quale il cristiano dovrebbe tendere come il pesce all’acqua e ogni vivente all’ossigeno. Se uno vive la realtà della fede non potrebbe più vivere senza la Messa. Il languore e la tiepidezza dipendono, questo sì, dal peccato originale, attuale, abituale, ripetuto e alla fine incancrenito in concezioni totalmente erronee che mettono al primo posto i peccati contro l’uomo e al secondo i peccati contro Dio.

Se è vero che è grave commettere l’omicidio, l’adulterio e l’oppressione dei poveri, tanto più è vero che è grave dimenticarsi di Dio che è il Bene, tutto il Bene, il sommo Bene e l’origine di ogni altro bene.

Dal rinnovato amore a Dio si riusciranno a vivere anche gli altri Comandamenti che tutelano l’amore del prossimo. Viceversa se non si ama Dio, anche l’amore del prossimo subirà la stessa fine, cioè la dimenticanza e l’oblio.

 

Redazione Papaboys (Fonte www.stellamatutina.eu)

 
Caterina63
00lunedì 27 giugno 2016 14:53
[SM=g1740717] [SM=g1740720] 6 luglio Santa Maria Goretti nelle parole di Pio XII
All'epoca, questo efferato omicidio fece davvero scalpore, ma più risonanza ebbe davvero la canonizzazione di Maria Goretti, sia per la celerità con la quale avvenne, sia per il concorso di popolo, sia proprio per le sue parole, a soli dodici anni, nel perdonare il suo assassino. Tanto che, il poveretto, comprese il male che aveva fatto e si convertì in prigione, chiese perdono e partecipò anche lui alla canonizzazione, accanto alla madre di Maria. In video vi proponiamo una riflessione sulla purezza dei costumi, dalle parole di Pio XII nell'omelia di canonizzazione di Maria Goretti.

gloria.tv/video/JJJVxqLUgbpZ2148CoPoVefFo

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e 11 luglio San Benedetto, nel magistero di Benedetto XVI

Tutti conosciamo la vita di san Benedetto, o così crediamo e speriamo. Ciò che dunque vi offriamo con questo breve video, è di approfondire, attraverso le parole di Benedetto XVI, perché la Chiesa ce lo ha donato quale Patrono d'Europa, e perché ci sollecita ad ascoltarlo ancora oggi, perché ci è così conveniente accogliere questi insegnamenti per progredire, in Europa, nella vera Pace.
Buona meditazione.

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16 luglio Festa della Madonna del Carmine

Cari Amici, dopo avervi offerto la riflessione sulla Medaglia Miracolosa

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l'unico oggetto benedetto ad avere ricevuto l'onore di una memoria liturgica, veniamo ora al famoso Scapolare della Madonna del Carmelo ed alla memoria che si celebra il 16 luglio in tutto il mondo. Ricordiamo che questi "oggetti", come la corona del Rosario, sono offerti dal Cielo, e riconosciuti dalla Chiesa, per esserci di aiuto in questo pellegrinaggio terreno,e approfondire queste storie ci è utile per non trasformarli in oggetti di superstizione. Tutte le promesse che la Vergine ha fatto in tante apparizioni approvate dalla Chiesa, sono uno stimolo ad aderire più fedelmente e coerentemente al Vangelo del Suo Divin Figlio, diversamente, ogni promessa, sarà invalidata non dal Cielo, ma a per colpa nostra.

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[SM=g1740733]

Caterina63
00mercoledì 29 giugno 2016 12:36

SANTA MESSA E BENEDIZIONE DEI PALLI 
PER I NUOVI METROPOLITI
NELLA SOLENNITÀ DEI SANTI APOSTOLI PIETRO E PAOLO

OMELIA DEL SANTO PADRE FRANCESCO

Basilica Vaticana
Mercoledì, 29 giugno 2016

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La Parola di Dio di questa liturgia contiene un binomio centrale: chiusura / apertura. A questa immagine possiamo accostare anche il simbolo delle chiavi, che Gesù promette a Simone Pietro perché possa aprire l’ingresso al Regno dei Cieli, e non certo chiuderlodavanti alla gente, come facevano alcuni scribi e farisei ipocriti che Gesù rimprovera (cfr Mt 23,13).

La lettura degli Atti degli Apostoli (12,1-11) ci presenta tre chiusure: quella di Pietro in carcere; quella della comunità raccolta in preghiera; e – nel contesto prossimo del nostro brano – quella della casa di Maria, madre di Giovanni detto Marco, dove Pietro va a bussare dopo essere stato liberato.

Rispetto alle chiusure, la preghiera appare come la via di uscita principale: via di uscita per la comunità, che rischia di chiudersi in sé stessa a causa della persecuzione e della paura; via di uscita per Pietro, che ancora all’inizio della sua missione affidatagli dal Signore viene gettato in carcere da Erode e rischia la condanna a morte. E mentre Pietro era in prigione, «dalla Chiesa saliva incessantemente a Dio una preghiera per lui» (At 12,5). E il Signore risponde alla preghiera e manda il suo angelo a liberarlo, “strappandolo dalla mano di Erode” (cfr v. 11). La preghiera, come umile affidamento a Dio e alla sua santa volontà, è sempre la via di uscita dalle nostre chiusure personali e comunitarie. E’ la grande via di uscita dalle chiusure.

Anche Paolo, scrivendo a Timoteo, parla della sua esperienza di liberazione, di uscita dal pericolo di essere lui pure condannato a morte; invece il Signore gli è stato vicino e gli ha dato forza perché lui potesse portare a compimento la sua opera di evangelizzazione alle genti (cfr 2 Tm 4,17). Ma Paolo parla di una “apertura” ben più grande, verso un orizzonte infinitamente più vasto: quello della vita eterna, che lo attende dopo aver terminato la “corsa” terrena. E’ bello allora vedere la vita dell’Apostolotutta “in uscita” grazie al Vangelo: tutta proiettata in avanti, prima per portare Cristo a quanti non lo conoscono, e poi per buttarsi, per così dire, nelle sue braccia, ed essere portato da Lui «in salvo nei cieli, nel suo regno» (v. 18).

Ritorniamo a Pietro. Il racconto evangelico (Mt 16,13-19) della sua confessione di fede e della conseguente missione affidatagli da Gesù ci mostra che la vita di Simone, pescatore galileo – come la vita di ognuno di noi –, si apre, sboccia pienamente quando accoglie da Dio Padre la grazia della fede. Allora Simone si mette sulla strada – una strada lunga e dura – che lo porterà a uscireda sé stesso, dalle sue sicurezze umane, soprattutto dal suo orgoglio mischiato con il coraggio e con il generoso altruismo. In questo suo percorso di liberazione, decisiva è la preghiera di Gesù: «Io ho pregato per te [Simone], perché la tua fede non venga meno» (Lc 22,32). E altrettanto decisivo è lo sguardo pieno di compassione del Signore dopo che Pietro lo aveva rinnegato tre volte: uno sguardo che tocca il cuore e scioglie le lacrime del pentimento (cfr Lc 22,61-62). Allora Simone Pietro fu liberato dal carcere del suo io orgoglioso, del suo io pauroso, e superò la tentazione di chiudersi alla chiamata di Gesù a seguirlo sulla via della croce.

Come accennavo, nel contesto prossimo del brano degli Atti degli Apostoli c’è un particolare che può farci bene notare (cfr 12,12-17). Quando Pietro si trova miracolosamente libero fuori dal carcere di Erode, si reca alla casa della madre di Giovanni detto Marco. Bussa alla porta, e dall’interno risponde una domestica di nome Rode, la quale, riconosciuta la voce di Pietro, invece di aprire la porta, incredula e piena di gioia insieme corre a riferire la cosa alla padrona. Il racconto, che può sembrare comico – e che può dare inizio al cosiddetto “complesso di Rode” –, ci fa percepire il clima di paura in cui si trovava la comunità cristiana, che rimaneva chiusa in casa, e chiusa anche alle sorprese di Dio. Pietro bussa alla porta. “Guarda!”. C’è gioia, c’è paura… “Apriamo, non apriamo?...”. E lui è in pericolo, perché la polizia può prenderlo. Ma la paura ci ferma, ci ferma sempre; ci chiude, ci chiude alle sorprese di Dio. Questo particolare ci parla della tentazione che sempre esiste per la Chiesa: quella di chiudersi in sé stessa, di fronte ai pericoli. Ma anche qui c’è lo spiraglio attraverso cui può passare l’azione di Dio: dice Luca che in quella casa «molti erano riuniti e pregavano» (v. 12). La preghiera permette alla grazia di aprire una via di uscita: dalla chiusura all’apertura, dalla paura al coraggio, dalla tristezza alla gioia. E possiamo aggiungere: dalla divisione all’unità. Sì, lo diciamo oggi con fiducia insieme ai nostri fratelli della Delegazione inviata dal caro Patriarca Ecumenico Bartolomeo, per partecipare alla festa dei Santi Patroni di Roma. Una festa di comunione per tutta la Chiesa, come evidenzia anche la presenza degli Arcivescovi Metropoliti venuti per la benedizione dei Palli, che saranno loro imposti dai miei Rappresentanti nelle rispettive Sedi.

I santi Pietro e Paolo intercedano per noi, perché possiamo compiere con gioia questo cammino, sperimentare l’azione liberatrice di Dio e testimoniarla a tutti.




 

SOLENNITÀ DEI SANTI APOSTOLI PIETRO E PAOLO

PAPA FRANCESCO

ANGELUS

Piazza San Pietro
Mercoledì, 29 giugno 2016

[Multimedia]


 

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

Celebriamo oggi la festa dei santi Apostoli Pietro e Paolo, lodando Dio per la loro predicazione e la loro testimonianza. Sulla fede di questi due Apostoli si fonda la Chiesa di Roma, che da sempre li venera come patroni. Tuttavia, è l’intera Chiesa universale che guarda ad essi con ammirazione, considerandoli due colonne e due grandi luci che brillano non solo nel cielo di Roma, ma nel cuore dei credenti di Oriente e di Occidente.

Nel racconto della missione degli Apostoli, il Vangelo ci dice che Gesù li inviò a due a due (cfr Mt 10,1; Lc 10,1). In un certo senso anche Pietro e Paolo, dalla Terra Santa, furono mandati fino a Roma per predicare il Vangelo. Erano due uomini molto diversi l’uno dall’altro: Pietro un “umile pescatore”, Paolo “maestro e dottore”, come recita la liturgia odierna. Ma se qui a Roma conosciamo Gesù, e se la fede cristiana è parte viva e fondamentale del patrimonio spirituale e della cultura di questo territorio, lo si deve al coraggio apostolico di questi due figli del Vicino Oriente. Essi, per amore di Cristo, lasciarono la loro patria e, incuranti delle difficoltà del lungo viaggio e dei rischi e delle diffidenze che avrebbero incontrato, approdarono a Roma. Qui si fecero annunciatori e testimoni del Vangelo tra la gente, e suggellarono col martirio la loro missione di fede e di carità.

Pietro e Paolo oggi ritornano idealmente tra di noi, ripercorrono le strade di questa Città, bussano alla porta delle nostre case, ma soprattutto dei nostri cuori. Vogliono portare ancora una volta Gesù, il suo amore misericordioso, la sua consolazione, la sua pace. Abbiamo tanto bisogno di questo! Accogliamo il loro messaggio! Facciamo tesoro della loro testimonianza! La fede schietta e salda di Pietro, il cuore grande e universale di Paolo ci aiuteranno ad essere cristiani gioiosi, fedeli al Vangelo e aperti all’incontro con tutti.

Durante la Santa Messa nella Basilica di San Pietro, stamani ho benedetto i Palli degli Arcivescovi Metropoliti nominati in quest’ultimo anno, provenienti da diversi Paesi. Rinnovo il mio saluto e il mio augurio a loro, ai familiari e a quanti li hanno accompagnati in questo pellegrinaggio; e li incoraggio a proseguire con gioia la loro missione al servizio del Vangelo, in comunione con tutta la Chiesa e specialmente con la Sede di Pietro, come esprime proprio il segno del Pallio. Nella stessa celebrazione ho accolto con gioia e affetto i Membri della Delegazione venuta a Roma a nome del Patriarca Ecumenico, il carissimo fratello Bartolomeo. Anche questa presenza è segno dei fraterni legami esistenti tra le nostre Chiese. Preghiamo perché si rafforzino sempre più i vincoli di comunione e la comune testimonianza.

Alla Vergine Maria, Salus Populi Romani, affidiamo oggi il mondo intero, e in particolare questa città di Roma, perché possa trovare sempre nei valori spirituali e morali di cui è ricca il fondamento della sua vita sociale e della sua missione in Italia, in Europa e nel mondo.


Dopo l'Angelus:

Cari fratelli e sorelle,

ieri sera, a Istanbul, è stato compiuto un efferato attacco terroristico, che ha ucciso e ferito molte persone. Preghiamo per le vittime, per i familiari e per il caro popolo turco. Il Signore converta i cuori dei violenti e sostenga i nostri passi sulla via della pace. Preghiamo tutti in silenzio.

[Un momento di silenzio]

Ave Maria…

Si è da poco conclusa, a Roma, la Conferenza Internazionale sugli investimenti responsabili a impatto sociale, intitolata: “Fare dell’Anno della Misericordia un anno di impatto per i poveri”. Possano gli investimenti privati, unitamente a quelli pubblici, favorire il superamento della povertà di tante persone emarginate.

Rivolgo un cordiale saluto a tutti voi, famiglie, gruppi parrocchiali, associazioni e singoli fedeli provenienti dall’Italia e da tante parti del mondo, specialmente dalla Spagna, dall’Ucraina e dalla Cina. Saluto gli studenti delle scuole cattoliche di Londra e degli Stati Uniti d’America, e le Suore dell’USMI della Lombardia.

Il mio saluto oggi va soprattutto ai fedeli di Roma, nella festa dei santi Pietro e Paolo, Patroni della Città! Per tale ricorrenza la “Pro Loco” di Roma ha promosso la tradizionale Infiorata, realizzata da diversi artisti e dai volontari del Servizio Civile. Grazie per questa iniziativa e per le belle rappresentazioni floreali! E desidero ricordare anche lo spettacolo pirotecnico che avrà luogo stasera a Piazza del Popolo, il cui ricavato andrà a sostegno di opere di carità in Terra Santa e nei Paesi del Medio Oriente.

A tutti voi auguro una buona festa, la festa dei Patroni di Roma. Per favore, non dimenticatevi di pregare per me.


Caterina63
00mercoledì 29 giugno 2016 13:34
[SM=g1740717] [SM=g1740720] NON TUTTO E' BRUTTO e non tutto è perduto... voler fare le cose fatte bene, si può, basta volerlo [SM=g1740733]

Con la parrocchia di Santa Maria Assunta di Bibione (Venezia) assistiamo a notte giubilare, con l’animazione della e la presenza straordinaria di Monsignor Giovanni D’Ercole, vescovo ausiliare dell’Aquila. Vedremo chi adora il Santissimo di notte e perché preferisce quell’orario, come ha iniziato questa esperienza e perché.

gloria.tv/video/jB9w9WjStJ4o1W1HuafHzx2PU





[SM=g1740738]



[SM=g1740717] [SM=g1740720] Cari Amici, dopo avervi offerto un primo video per meditare sulla Misericordia nelle parole di sant'Alfonso Maria de Liguori, vedi qui: gloria.tv/video/4ppDUvtEHeHL49eqYB1uTUFT6
sempre dallo stesso libretto "Pratica di amar Gesù Cristo", vi offriamo ora un secondo video nel quale il Santo Dottore della Chiesa ci fa meditare sull'Eucaristia Carità di Dio e pegno di questo Amore. Ascoltiamolo.

gloria.tv/video/hzcPngSWZ1Fr3cR9c85aK1M2f

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[SM=g1740738]

"La celebrazione di Santa Maria Maddalena, oggi memoria obbligatoria nel giorno 22 luglio, sarà elevata nel Calendario Romano generale al grado di festa".

Con queste parole si è espresso il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti pubblicando il relativo decreto il 3 giugno 2016. Visto che siamo anche dentro il Giubileo Domenicano, vogliamo allora approfondire, brevemente, la storia e il culto di questa grande Santa, che la Chiesa ha sempre tenuto in alta considerazione, e che è Patrona dell'Ordine dei Predicatori.

gloria.tv/video/6XJ6W6G4PBat9sLS81e4XF1f6


22 luglio Festa di
Santa Maria Maddalena
Patrona dell'Ordine dei Predicatori

in video a cura del

Movimento Domenicano del Rosario

"La celebrazione di Santa Maria Maddalena, oggi memoria obbligatoria nel giorno 22 luglio, sarà elevata nel Calendario Romano generale al grado di festa". Con queste parole si è espresso il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti pubblicando il relativo decreto il 3 giugno 2016. Visto che siamo anche dentro il Giubileo Domenicano, vogliamo allora approfondire, brevemente, la storia e il culto di questa grande Santa, che la Chiesa ha sempre tenuto in alta considerazione, e che è Patrona dell'Ordine dei Predicatori.

Maria Maddalena è sempre stata riconosciuta una grande Santa nella Chiesa ma è anche vero, purtroppo, che furono le farneticazioni di Dan Brown col suo perverso romanzo Il Codice da Vinci, che molti presero alla lettera come testo storico, ad aver avuto maggior eco in questi tempi, nel quale la Maddalena viene fatta passare per “moglie di Gesù”… e il famoso santo Graal non sarebbe il tanto bramato calice dell’Ultima Cena, ma la Maddalena stessa. Qui non vogliamo parlare di questo e perciò vi invitiamo a leggere il libro tascabile del domenicano padre Giorgio Maria Carbone, nel quale ricostruisce tutto il percorso storico e teologico della Maddalena nei Vangeli e nella tradizione della Chiesa.

Qui, piuttosto, ci piace ripetere con San Tommaso d’Aquino che la Maddalena è apostolorum apostola, apostola degli Apostoli poiché a loro annuncia i fatti della Risurrezione che, a loro volta, essi annunceranno a tutto il mondo. La Chiesa fin dai primi secoli ha riservato a Maria Maddalena un posto speciale, una devozione mirata e attenta, un affetto profondo perché, come dicono i Padri, ella ha da sempre incarnato l'immagine della Chiesa in cammino, missionaria, delle Membra che grazie al suo annuncio si convertono al Risorto.

Così sintetizza Benedetto XVI all'Angelus del 23 luglio 2006:
"Abbiamo celebrato ieri la memoria liturgica di santa Maria Maddalena, discepola del Signore, che nei Vangeli occupa un posto di primo piano. San Luca la annovera tra le donne che avevano seguito Gesù dopo essere state "guarite da spiriti cattivi e da infermità", precisando che da lei "erano usciti sette demoni" (Lc 8, 2). Maddalena sarà presente sotto la Croce, insieme con la Madre di Gesù e altre donne.

Sarà lei a scoprire, al mattino del primo giorno dopo il sabato, il sepolcro vuoto, accanto al quale resterà in pianto finché non le comparirà Gesù risorto (cfr Gv 20, 11). La storia di Maria di Màgdala richiama a tutti una verità fondamentale: discepolo di Cristo è chi, nell'esperienza dell'umana debolezza, ha avuto l'umiltà di chiedergli aiuto, è stato da Lui guarito e si è messo a seguirLo da vicino, diventando testimone della potenza del suo amore misericordioso, più forte del peccato e della morte."

In un altro Angelus del 22 luglio 2012, ascoltiamo ancora questo:
"Tra le «pecore perdute» che Gesù ha portato in salvo c’è anche una donna di nome Maria, originaria del villaggio di Magdala, sul Lago di Galilea, e detta per questo Maddalena. Oggi ricorre la sua memoria liturgica nel calendario della Chiesa. Dice l’Evangelista Luca che da lei Gesù fece uscire sette demoni (cfr.Lc.8,2), cioè la salvò da un totale asservimento al maligno. In che cosa consiste questa guarigione profonda che Dio opera mediante Gesù? Consiste in una pace vera, completa, frutto della riconciliazione della persona in se stessa e in tutte le sue relazioni: con Dio, con gli altri, con il mondo..."

San Gregorio Magno ha parole straordinarie per colei che fece di Cristo l’unica ragione di vita. «Ella si recò la Domenica di Pasqua al Sepolcro, con gli unguenti, per onorare il Signore. Ma non lo trovò: “stava all’esterno, vicino al sepolcro, e piangeva” (Gv.20,10-11). In questo fatto dobbiamo considerare quanta forza d’amore aveva invaso l’anima di questa donna, che non si staccava dal sepolcro del Signore, anche dopo che i discepoli se ne erano allontanati. (…) Accadde perciò che poté vederlo essa sola che era rimasta per cercarlo; perché la forza dell’opera buona sta nella perseveranza, come afferma la voce stessa della Verità: “Chi persevererà sino alla fine, sarà salvato” (Mt.10, 22)....

“Donna perché piangi? Chi cerchi?” (Gv. 20,15). Le viene chiesta la causa del dolore, perché il desiderio cresca, e chiamando per nome colui che cerca, s’infiammi di più nell’amore di lui. “Gesù le disse: Maria!” (Gv. 20,16). Dopo che l`ha chiamata con l’appellativo generico (…) senza essere riconosciuto, la chiama per nome come se volesse dire: Riconosci colui dal quale sei riconosciuta. Io ti conosco non come si conosce una persona qualunque, ma in modo del tutto speciale».

Maria si risveglia dall’incubo: «Rabbunì!» (Maestro!). L’umile penitente Maddalena, diventa testimone del trionfo del Crocifisso. Ora vorrebbe stare lì, in adorazione, e invece no: «Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre; ma va’ dai miei fratelli e di’ loro: Io salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro» (Gv.20, 17). Porterà Lei l’annuncio agli Apostoli.
(Cristina Siccardi dal sito Santi&Beati)

Nel 1200 gli Ordini mendicanti allora nascenti, nutrivano una significativa devozione verso santa Maria Maddalena e associarono spesso la figura di questa discepola di Cristo alle loro attività. Anche l'Ordine di san Domenico, approvato dal Papa nel 1216, fu legato fin dalle sue prime generazioni di Frati alla figura di santa Maria Maddalena tanto che, nel Capitolo generale del 1297, la proclamarono Patrona dell'Ordine.

Anche Santa Caterina da Siena la ebbe come patrona. Fin da piccola ella dimostrava una devozione particolare per Maria Maddalena, e faceva di tutto per imitare lo stile di penitenza e l'amore verso il Cristo. Nella biografia narrata dal beato Raimondo da Capua il Signore stesso, apparendo a santa Caterina, le affidò la Maddalena come madre e guida sicura, ricevendo le sue apparizioni con immensi benefici per l'anima.

Infine, sotto l'ispirazione di questa grande Santa, sorsero numerosi monasteri maschili e femminili, ed eremi. Sotto il suo patrocinio sorsero innumerevoli opere di misericordia come ospedali, lebbrosari, pie fondazioni, mense e, fatto singolare nella Chiesa e nelle società di tutti i tempi, case per accogliere le prostitute rinate a vita nuova e per dar loro nuove prospettive di vita decorosa. Tanto ha sempre ispirato la vera devozione all'intercessione di santa Maria Maddalena e che forse molti, troppi, hanno dimenticato.

«Ogni cristiano rivive l’esperienza di Maria di Magdala. È un incontro che cambia la vita: l’incontro con un Uomo unico, che ci guarisce del tutto e ci restituisce la nostra dignità. Ecco perché la Maddalena chiama Gesù “mia speranza”: perché è stato Lui a farla rinascere, a donarle un futuro nuovo, libera dal male. “Cristo mia speranza” significa che ogni mio desiderio di bene trova in Lui una possibilità reale: con Lui posso sperare che la mia vita sia buona e sia piena, eterna, perché è Dio stesso che si è fatto vicino fino a entrare nella nostra umanità».
(Messaggio Urbi et orbi, Santa Pasqua, 8 aprile 2012)

Cari amici, queste parole ci fanno vibrare il cuore, perché esprimono il nostro desiderio più profondo, dicono ciò per cui siamo fatti: la vita, la vita eterna! Sono le parole di chi, come Maria Maddalena, ha sperimentato Dio nella propria vita e conosce la sua pace. Parole più che mai vere sulla bocca della Vergine Maria, che già vive per sempre nei pascoli del Cielo, dove l’ha condotta l’Agnello Pastore. Maria, Madre di Cristo nostra pace, prega per noi!
(Benedetto XVI Angelus 22.7.2012)







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21 agosto ( e 3 settembre per il Vetus Ordo) Festa di San Pio X

Cari Amici, ridurre in video la vita eccezionale di un uomo diventato un grande Pontefice, non è facile. San Pio X fu il primo papa dell’età contemporanea a provenire dal ceto contadino e popolare, e fu uno dei primi pontefici ad aver percorso tutte le tappe del ministero pastorale, da cappellano a Papa. Qui desideriamo far emergere il cuore del suo ministero: l'Eucaristia e il culto alla Vergine Maria Immacolata, le due colonne portanti della Chiesa, come amava dire san Giovanni Bosco.
Buona meditazione a tutti.

gloria.tv/video/1wdh7JQZpZck2pKpVPXnASApg

Movimento Domenicano del Rosario

www.sulrosario.org
info@sulrosario.org



Anglorum iam Apostolus
nunc angelorum socius,
ut tunc, Gregori, gentibus,
succurre iam credentibus.

Tu largas opum copias
omnemque mundi gloriam
spernis, ut inops inopem
Iesum sequaris principem.

Te celsus Christus pontifex
suæ præfert Ecclesiæ;
sic Petri gradum percipis,
suius et normam sequeris.

Scripturæ sacræ mystica
mire solvis ænigmata,
excelsaque mysteria
te docet ipsa Veritas.

O Pontifex egregie,
lux et decus Ecclesiæ,
non sinas in periculis
quos tot mandatis instruis.

Sit Patri laus ingenito,
sit decus Unigenito,
sit utriusque parili
maiestas summa Flamini. Amen.




vi ricordiamo che san Pio X è il Patrono di questo forum....





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Caterina63
00lunedì 18 luglio 2016 11:24
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Vescovo rivela “la preghiera del Rosario ci libererà dal demone del terrorismo”



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CORONA-DEL-ROSARIOUn articolo del Cna (Catholic News Agency) scritto da Alan Holdren.


Il contenuto è per certi aspetti sorprendente: parla di un Vescovo nigeriano, Mons. Dashe, e di una straordinaria esperienza da lui vissuta. Lasciamo la parola alla narrazione dei fatti:


Un vescovo nigeriano afferma di aver visto Cristo in una visione e di sapere ora che il rosario è la chiave per liberare il Paese dall’organizzazione terroristica islamista Boko Haram.


MONS DASHE


Il vescovo Oliver Dashe Doeme afferma di aver ricevuto un mandato divino per guidare altri nella recita del rosario fino alla scomparsa del gruppo. “Verso la fine dello scorso anno, mi trovavo nella mia cappella davanti al Santissimo Sacramento. Stavo recitando il rosario, e all’improvviso è apparso il Signore”, ha riferito il presule alla CNA il 18 aprile. Nella visione, ha affermato, Gesù all’inizio non ha detto nulla, ma ha teso una spada verso di lui, che l’ha afferrata.


“Non appena ho preso la spada, si è trasformata in un rosario”, ha confessato il vescovo, aggiungendo che Gesù gli ha detto tre volte: “Boko Haram è scomparso”.


“Non avevo bisogno di alcun profeta che mi spiegasse quel fatto”, ha detto. “Era chiaro che con il rosario saremmo stati capaci di espellere Boko Haram”. Il vescovo ha detto che non voleva riferire a nessuno l’accaduto, ma ha sentito che lo Spirito Santo lo “stava spingendo a farlo”. Ha iniziato con i sacerdoti della sua diocesi, e poi lo ha detto ai partecipanti al congresso #WeAreN2015, svoltosi dal 17 al 19 aprile a Madrid(Spagna). L’evento era promosso dai gruppi cattolici spagnoli hazteoir.org e CitizenGo per raccogliere idee su come preservare la presenza cristiana in Nazioni in cui i cristiani vengono perseguitati.


Il vescovo Dashe guida la diocesi di Maiduguri, nello Stato nigeriano nordorientale di Borno. Nel 2009 guidava circa 125.000 cattolici. Dopo un’ondata di violenza da parte del gruppo islamista chiamato Boko Haram, oggi “ne restano solo 50.000-60.000”, ha confessato.


Monsignor Oliver Dashe Doeme

Monsignor Oliver Dashe Doeme



La maggior parte di coloro che se ne sono andati ha cercato rifugio in zone più sicure della Nigeria. Alcuni stanno tornando a casa man mano che le forze armate di Nigeria, Ciad e Camerun liberano le loro case. Nel 2014 il gruppo Boko Haram è diventato famoso in tutto il mondo per aver rapito quasi 300 ragazze di una scuola nello Stato di Borno. Il 7 marzo scorso, cinque attentatori suicidi hanno ucciso 54 persone e ne hanno ferite quasi il triplo nella capitale dello Stato, Maidaguri, dove il vescovo vive e lavora.


Nei primi tre mesi di quest’anno, il gruppo ha ucciso mille persone in tutta la Nigeria, secondo lo Human Rights Watch, che riferisce che le violenze perpetrate da Boko Haram dal 2009 sono costate la vita a oltre 6.000 persone.


Un mese fa, il gruppo ha giurato fedeltà all’ISIS, noto anche come Stato Islamico, che l’estate scorsa ha lanciato una campagna sanguinosa in Iraq e Siria.


Il vescovo Dashe ha appena completato un “tour di consolazione” alle comunità della sua diocesi, promuovendo il perdono e la perseveranza nella fede. Il presule crede che Gesù gli abbia chiesto di diffondere la devozione al rosario per aiutare a raggiungere questi obiettivi.


“Forse è per questo che lo ha fatto”, ha detto riferendosi a Gesù nella sua visione. Il presule ha affermato di essere profondamente devoto alla Madre di Cristo. “Non scherzo mai con ‘Mamma Maria’. So che è qui con noi”.


Non è l’unico vescovo nigeriano a mettere il futuro del suo Paese nelle mani di Maria. La Conferenza Episcopale della Nigeria ha infatti consacrato il Paese alla Madonna due volte negli ultimi anni.


 REGINA


Il vescovo Dashe crede che un giorno la sua diocesi si riprenderà del tutto e crescerà grazie alla sua intercessione.“Questi terroristi pensano che bruciando le nostre chiese e dando alle fiamme le nostre strutture distruggeranno il cristianesimo. Non succederà mai”, ha detto a varie centinaia di persone nel congresso #WeAreN2015.


“Potrà volerci qualche mese o qualche anno, ma alla fine diremo ‘Boko Haram è scomparso’”. Il presule ha poi detto alla CNA che “la preghiera, e soprattutto la recita del rosario, è ciò che ci libererà dalle grinfie di questo demone, il demone del terrorismo”.


Santa Maria della Neve, un miracolo durante la crisi ariana

Basilica di Santa Maria Maggiore

(di Cristina Siccardi) Nel IV secolo, quando la Chiesa era imbevuta di eresia ariana, la Madonna fece sentire la sua presenza a Roma. Il Vicario di Cristo era in quel tempo Liberio, il Papa che cedette agli errori di Ario, come la maggioranza dei vescovi di allora. Non si trattò di semplice debolezza, ma di vero e proprio assenso all’errore. Il beato cardinal John Henry Newman afferma che «la caduta di Liberio è un fatto storico» (Arians of the Fourth Century, Londra 1876, p. 464).

Soltanto alcuni vescovi, puniti con scomuniche ed esili, resistettero: sant’Atanasio, sant’Eusebio di Vercelli, san Lucifero di Cagliari, san Dionigi di Milano, sant’Ilario di Poitiers. Nella V Appendice del suo Ariani del IV secolo, così scrive Newman, riprendendo ciò che registrò san Gregorio Nazianzeno in riferimento all’A.D. 360: «I pastori hanno certamente fatto cose folli; poiché, a parte pochi, i quali o per la loro insignificanza furono ignorati, o per la loro virtù resistettero e furono lasciati come un seme e una radice per la rifioritura e rinascita di Israele sotto l’influenza dello Spirito Santo, tutti cedettero al compromesso, con la sola differenza che alcuni cedettero subito e altri dopo; alcuni furono campioni e guide nell’empietà e altri si aggregarono a battaglia già iniziata, succubi della paura, dell’interesse, delle lusinghe o – ciò che è più scusabile – dell’ignoranza» (Orat. XXI.24).

Ebbene, la Madonna, Madre della Chiesa, vigilava allora, come vigila oggi sui Pastori. La Tradizione racconta che a quel tempo, quando a Roma non esistevano ancora chiese o basiliche sontuose, Maria Santissima si presentò in sogno ad un patrizio romano di nome Giovanni: era la notte del 4 agosto 352. La Vergine gli chiese di costruire una grande chiesa nel luogo dove la mattina seguente avrebbe nevicato. L’indomani il patrizio si recò da Liberio per narrargli il sogno, il Pontefice, a sua volta, rivelò di aver avuto la stessa visione.

Il prodigio nel frattempo si era avverato sul Colle Esquilino e per ordine di Liberio si fece tracciare la pianta di una grandiosa Basilica esattamente dove cadde la neve e l’edificio sacro venne finanziato dal patrizio Giovanni e dalla consorte, prendendo il nome di Basilica Liberiana dal nome del Papa e detta popolarmente ad Nives, ma anche Basilica di Santa Maria della Neve e, in seguito, Basilica di Santa Maria Maggiore per indicare la sua prevalenza su tutte le chiese romane dedicate alla Madonna.

Benché gli studiosi modernisti abbiano fatto di tutto per smontare la tradizione dei sogni e del miracolo, il culto è rimasto radicato in tutta Italia: una miriade di celebrazioni locali che a tutt’oggi coinvolgono paesi e interi quartieri di città. Si contano 152 chiese, santuari, basiliche minori con il titolo di Madonna della Neve, ogni regione ne possiede, fra quelle dove ne abbondano di più: Piemonte (31), Lombardia (19), Campania (17). Ella è Patrona di 64 comuni italiani e di 58 frazioni. Nella Basilica di Santa Maria Maggiore il 5 agosto il miracolo viene rievocato con una pioggia di petali di rose bianche, cadenti dall’interno della cupola durante la celebrazione liturgica.

La Madonna ad Nives è particolarmente onorata ad Altavilla Silentina (Salerno): la statua viene portata in processione dalla località Carillia fino al capoluogo, percorrendo una tratto di 6 km a piedi. A Bacugno (Rieti) avviene l’atto rituale della “genuflessione del toro”, che esprime la gratitudine dei paesani verso la figura della Madonna per l’abbondanza dei frutti della terra. A Cancelli, frazione di Cosio di Arroscia (Imperia), il Santuario della Madonna della Neve è posto a 1550 m s.l.m.: qui il 5 agosto accorrono i fedeli provenienti dalla provincia di Imperia e dalla vicina provincia di Cuneo.

La gente di Civitella Licinio (Benevento) è molto legata alla sua chiesetta Madonna della Neve, recentemente restaurata. La festa assume particolare solennità ogni sette anni e l’anno 2016 vi rientra. Le donne del XV secolo, a Gallipoli (Lecce), si recavano nella cripta dell’antica chiesa della Madonna ad Nives seu de Cassopo per venerare l’icona della Madonna della neve ed ottenere dei “responsi” sul ritorno dalla navigazione dei loro congiunti; nella cripta accanto all’icona vi era una finestrella che dava direttamente sul mare, da come esso si increspava, a seguito della loro invocazione, conoscevano la sorte di chi si trovava sulle imbarcazioni. A Monte San Giacomo (Salerno) da secoli, invece, nella notte fra il 4 e il 5 agosto si percorre un sentiero che conduce alla chiesa sulla cima del Monte Cervati (1899 m s.l.m.).

Una lunga e amabile Storia soprannaturale che intreccia le attenzioni e le cure di Maria Santissima alle terre cattoliche: Ella fa guardia e scudo non solo ai fedeli (siano essi buoni o meno), ma anche ai pastori (siano essi buoni o meno). Le sue belle chiese, come tutte quelle architettonicamente e artisticamente preconciliari, rammentano l’indispensabilità non soltanto, però, della devozione, ma anche della sana dottrina, quella che i nostri bambini imparavano proprio nelle dimore di Dio.

Una maestra della provincia di Cuneo ha raccontato a Camillo Langone che molti alunni di origine marocchina il sabato e la domenica vanno a scuola di arabo e di Corano: «sono bambini che spesso ricevono sussidi pubblici, sono bambini che sempre hanno nomi arabi e anche per questo nonostante siano nati in Italia si sentiranno arabi fino ai novant’anni, ammesso che non muoiano giovani facendosi saltare in aria in mezzo a coloro che pagando le tasse li hanno fatti studiare e spesso mangiare. Se un decimo di loro crederà alla sura della Conversione nel tempo in cui una bottiglia di Barolo raggiunge l’invecchiamento ottimale la provincia di Cuneo diventerà esplosiva come una banlieue parigina (…) Catechismo o morte» (http://www.ilfoglio.it/preghiera/2016/07/22/catechismo-o-morte___1-vr-144707-rubriche_c176.htm ).

Santa Maria Maggiore è lì, con la sua maestosità, non soltanto per ricordare il drammatico periodo della Chiesa del IV secolo, ma anche per rassicurare i fedeli in Cristo, indicando a loro la via della Salvezza, che passa attraverso la conoscenza (la dottrina), i Sacramenti (la Grazia di Dio nel mondo), la preghiera (compreso il Santo Rosario), la Croce (la sofferenza), l’abbandono filiale a Colei che è trionfatrice su ogni genere di eresia. (Cristina Siccardi)


   


Caterina63
00mercoledì 24 agosto 2016 12:25

Terremoto in Italia. Il Papa rinvia catechesi e prega Rosario per le vittime



Il Papa in Piazza San Pietro - AP

24/08/2016 

All'udienza generale in Piazza San Pietro il Papa ha espresso il suo dolore per le vittime del terremoto che ha sconvolto l'Italia centrale, Lazio, Marche e Umbria, con numerosi morti, e ha deciso di rinviare la catechesi per recitare con i fedeli il Rosario per le vittime. Nonostante sia mercoledì, non sono recitati i misteri gloriosi ma quelli dolorosi. Queste le sue parole:

"Avevo preparato la catechesi di oggi, come per tutti i mercoledì di questo anno della Misericordia, sull’argomento della vicinanza di Gesù. Ma dinanzi alla notizia del terremoto che ha colpito il centro d’Italia, devastando intere zone e lasciando morti e feriti, non posso non esprimere il mio grande dolore e la mia vicinanza a tutte le persone presenti nei luoghi colpiti dalle scosse, a tutte le persone che hanno perso i loro cari e a quelle che ancora si sentono scosse dalla paura e dal terrore. Sentire il sindaco di Amatrice dire: “Il paese non c’è più” e sapere che tra i morti ci sono anche i bambini mi commuove davvero tanto. E per questo voglio assicurare a tutte queste persone nei pressi di Accumoli, Amatrice o altrove, nella diocesi di Rieti, di Ascoli Piceno e le altre in tutto il Lazio e l’Umbria e nelle Marche, la preghiera e dire loro di essere sicure della carezza e dell’abbraccio di tutta la Chiesa che in questo momento desidera stringervi con il suo amore materno, anche del nostro abbraccio, qui, in piazza.

Nel ringraziare tutti i volontari e gli operatori della Protezione Civile che stanno soccorrendo queste popolazioni, vi chiedo di unirvi a me nella preghiera, affinché il Signore Gesù, che si è sempre commosso dinanzi al dolore umano, consoli questi cuori addolorati e doni loro la pace per l’intercessione della Beata Vergine Maria. Lasciamoci commuovere con Gesù.

Dunque, rimandiamo alla prossima settimana la catechesi di questo mercoledì e vi invito a recitare con me per questi nostri fratelli e sorelle una parte del Santo Rosario".







Caterina63
00lunedì 29 agosto 2016 08:51
12 settembre il Santissimo Nome di Maria spiegato da Dom Prosper Gueranger

Dio Padre viene glorificato per il «Nome di Maria», cioè per la persona della Madre del Cristo e per la sua missione nella storia della salvezza (cfr Prefazio), quante vole diciamo l'Ave Maria senza pensare molto al nome che pronunciamo? Ecco, con questo video offriamo l'opportunità di approfondire le "meraviglie di Dio" in Maria, meraviglie e doni e grazie racchiuse anche nel suo nome e pensiamo a quante volte - Gesù Bambino e adolescente - ha avuto nel cuore la memoria del nome della Sua Santissima Madre.

Movimento Domenicano del Rosario
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E per una corretta MARIOLOGIA:

Cari Amici, nel 1988, su espressa richiesta dell'allora Pontefice Giovanni Paolo II, la Congregazione per l'Educazione Cattolica divulgò un breve Documento di nove pagine nelle quali ha riassunto un eccellente excursus sulla mariologia nella Chiesa, il vero Culto a Maria e di come il Concilio Vaticano II abbia rilanciato l'attenzione verso questo tema così caro a tutta la Chiesa. Noi abbiamo cercato di riepilogare ulteriormente il Documento cercando di concentrare, in piccole schede, in video ed audio, il cuore dell'insegnamento per una autentica devozione mariana. Il video si conclude, anche per manifestare la continuità nell'insegnamento petrino, con la preghiera che Papa Francesco ha scritto a Maria nella chiusura della recente Esortazione apostolica Evangelii gaudium.
Buona meditazione a tutti.

Movimento Domenicano del Rosario

gloria.tv/video/CMYx9CSubmJjTLekYAPqN2WHp


E non poteva mancare il magistero su IL SEGNO DELLA CROCE, spiegato da Benedetto XVI [SM=g1740722]

Cari Amici, la prima parte del video riporta una catechesi dell'allora cardinale Ratzinger sul segno della Croce, al termine di questa, vi offriamo in video ed audio originale un Angelus di Benedetto XVI nel quale riesprime gli stessi concetti su questo Segno distintivo ed identificativo del nostro più profondo cristianesimo e dell'essere veramente Cristiani.

gloria.tv/video/LSUH4ssDV3D7MwEbPBX68b6T1

e dunque, perchè invochiamo Maria Regina del Santissimo Rosario? [SM=g1740733]

Cari Amici, con questo video vogliamo condividervi, per quanto ci sarà possibile, una serie di catechesi molto importanti del venerabile e compianto Domenicano Padre Tomas Tyn del quale è in atto la causa di beatificazione.
I video, per questioni di spazio, non saranno integrali pur restando fedeli alle intenzioni dell'amato Predicatore, perciò, per approfondimenti e per trovare testi integrali, vi raccomandiamo il sito ufficiale:
www.studiodomenicano.com/bibliografia.htm
curato da Padre Giovanni Cavalcoli OP.
Anche qui, su GloriaTV potrete trovare ulteriore materiale alla voce dell'username "Matilde".
Buona meditazione a tutti.

gloria.tv/video/r36gywFF9RydLhPHzQZc7b7Dr

qui troverete il video di Padre Tomas Tyn sul significato e il senso della FEDE
gloria.tv/video/Tayk9uioGvJuHWF2CECC3qwbc


ed infine l'intervista a Benedewtto XVI su Maria ai piedi della Croce
Il 22 aprile del 2011 Benedetto XVI accolse l'invito della trasmissione A sua immagine per rispondere a sette domande. Noi qui vi proponiamo quella relativa alla Madre di Dio quando Gesù ce la donò ai piedi della Croce. Ascoltiamo questa risposta nella quale il Papa spiega il perchè non è necessario, al momento, di rifare un Atto di Consacrazione alla Madonna, invitandoci ad interiorizzare, vivere e testimoniare le ben tre Consacrazioni fatte dai Pontefici precedenti.
gloria.tv/video/75Bo1NZLeSoVRr71z1Uv29Xa2













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Caterina63
00martedì 6 settembre 2016 09:49

PREGHIERE
La preghiera, unica arma efficace per vincere il male
 

Così scriveva quel grande mistico che è stato don Divo Barsotti: « l’unica arma per il combattimento del popolo di Dio è la preghiera e la penitenza. Già sapeva il giudaismo, prima ancora del cristianesimo, che l’unico atto cui Dio ha promesso efficacia è la preghiera, che ha potere sul suo cuore». Parole che andrebbero meditate anche oggi, davanti allo scatenarsi della violenza della natura, come i terremoti, e del male dell'uomo.

di Luisella Scrosati

Nel Libro di Giuditta, Dio ci parla del senso del male, della lotta, di quello stato di inferiorità e debolezza che Israele prima, e la Chiesa poi, vedono aumentare sempre di più, arrivando persino a costatare una disparità di forze tali da non avere più risorse umane da mettere in campo. Nel racconto biblico si parla dell’assalto di Nabucodonosor, presentato come re degli Assiri (mentre sappiamo che fu re dei babilonesi), per mezzo del suo generale Oloferne, che pone l’assedio alla città di Betulia in un periodo collocato dopo il ritorno dall’esilio babilonese (e non invece prima, come dovrebbe essere). 

Queste incongruenze non sono degli errori dell’autore sacro, ma fanno parte del profondo senso teologico del libro: tutto il male che Israele ha sperimentato nella sua storia (l’invasione assira prima, l’invasione e la deportazione babilonese poi, e, infine, il grande attacco dei seleucidi con Antioco IV) si sono dati appuntamento per colpire il piccolo regno di Giuda, nella città di Seleucide e per far venir meno in quel piccolo popolo rimasto la fiducia in Dio. 

Così scriveva quel grande mistico che è stato don Divo Barsotti: «appare nel Libro di Giuditta chel’unica arma per il combattimento del popolo di Dio è la preghiera e la penitenza. Già sapeva il giudaismo, prima ancora del cristianesimo, che l’unico atto cui Dio ha promesso efficacia è la preghiera, che ha potere sul suo cuore [di Dio, n.d.a.]. D’altra parte nulla avrebbe potuto fare Israele, se pure aveva un esercito, contro l’esercito di Oloferne, dato che i suoi mezzi umani erano del tutto inadeguati. Dio non aveva dato al giudaismo, né da ora alla Chiesa, mezzi umani per controbattere il potere del mondo, ma ha dato di avere un potere su di Lui stesso con la fede e la preghiera». 

Di fronte alla potenza del male che si scaglia sull’uomo – ed il terremoto, lo ricordiamo, come ogni altro evento causato dalla natura o dall’uomo, ha la sua origine nel peccato che cresce nel mondo – occorre certamente mettere in atto tutte le risorse di intelligenza, umanità, prevenzione, che sono possibili, ma occorre anche riconoscere che c’è qualcosa che sorpassa le possibilità umane. Ma la grande notizia è che Dio ha dato alla sua Chiesa non un potere sugli eventi naturali o sulle guerre o su altre calamità, ma le ha dato un potere su Se stesso, sul proprio cuore. La confidenza della vedova Giuditta, figura della purezza e dell’abbandono pieno di speranza della Vergine Maria muovono il cuore di Dio. 

E questo non perché Dio sia altrimenti incompassionevole, ma perché non trova nessuno che locerchi, che chieda il suo aiuto e la sua protezione, nella piena confidenza, qualcuno su cui riversare quel soccorso e quella protezione che nella sua misericordia non fa mai mancare all’uomo. La cascata della misericordia divina non si è estinta, ma sono sempre di meno coloro che si recano ad attingervi. La Chiesa ha espresso questa sua confidenza in Dio, nel pieno riconoscimento della propria impotenza sulle forze del male, in molti modi. Basti vedere i formulari di preghiere che sono presenti nel Messale (così spesso dimenticati), nella sezione Pro circumstantiis publicis, dove troviamo formulari per il tempo di guerra, di carestia, di siccità o di eccessiva pioggia, di terremoto,  e così via. 

Un’altra grande preghiera pubblica, così tanto amata nel passato, sono le cosiddette Rogazioni, oggicadute pressoché in disuso. Si tratta di processioni penitenziali, che si compiono in due periodi dell’anno: il 25 aprile (litania major) e nei tre giorni precedenti l’Ascensione, che prendono il nome di litaniae minores (che per il rito ambrosiano si celebrano nei tre giorni successivi all’Ascensione). Le prime hanno origine in Roma, probabilmente sotto il pontificato di papa Liberio (352-366), e sembra che siano state inserite per sostituire le processioni pagane che chiedevano la protezione delle divinità pagane sui raccolti. Già san Gregorio Magno (590-604) ampliava il senso di questo rito, che diveniva via sempre più penitenziale, come risulta da una sua epistola: «Amati figli, la solennità di quest’annua devozione ci ammonisce di celebrare con animo sollecito e devoto le litanie universalmente denominate “maggiori”, per mezzo delle quali meritiamo di essere purificati in qualche modo dalle nostre colpe, supplicando la sua misericordia. E’ bene anche considerare, carissimi, da quante e quanti tipi di calamità siamo afflitti, a causa delle nostre colpe ed offese e come la medicina della pietà celeste ci soccorra prontamente». 

Le litanie minori, invece, hanno un’origine che le lega più direttamente alle calamità pubbliche. Essefurono istituite da san Mamerto, vescovo di Vienna, che a seguito di un terremoto ed altre calamità che colpirono il territorio, intorno al 470, istituì un digiuno pubblico nei tre giorni che precedevano l’Ascensione, accompagnandoli con una processione litanica. Entrambe le Rogazioni si diffusero gradualmente in tutta la Chiesa ed assunsero diverse forme, in base alle varie zone in cui venivano celebrate, registrando un sempre maggior concorso di popolo. Nella memoria dei nostri anziani resta vivo il ricordo della Messa alla prime ore dell’alba, dopo la quale partiva la processione, che stazionava o in alcune chiese delle città (all’interno delle quali si interrompeva il canto delle litanie e si cantava un’antifona o un canto dedicato al santo titolare di quella chiesa) oppure presso alcune croci o piccoli oratori eretti nelle campagne; in questi luoghi avveniva anche la benedizione particolare dei campi del territorio.

Attualmente, le litanie non sono più obbligatorie, ma neppure sono state abolite. L’appello chevogliamo fare a quanti leggeranno questo articolo, è quello di adoperarsi, secondo le proprie possibilità, affinché queste pratiche che esprimono tutta la fiducia che la Chiesa ha nei confronti di Dio, tornino ad essere diffuse. In particolare sarebbe bello che i vescovi e i parroci possano prendere a cuore questo appello, promuoverlo e diffonderlo, magari anche chiedendo alla Conferenza episcopale italiana di prescrivere nuovamente questa meravigliosa preghiera, perché da tutto il popolo italiano salga a Dio la domanda umile e fiduciosa, accompagnata da sincera penitenza. 

L’inizio delle litanie, così come si trova ancora nel Rituale romanum antico è davvero commovente epieno di fiducia, e riecheggia il richiamo di san Pietro a Gesù, che dorme, mentre la tempesta rischia di far affondare la barca: «Exsurge, Domine, adjuva nos, et libera nos propter nomen tuum (Sorgi, Signore, ed aiutaci; liberaci per amore del tuo nome)». «Dio non aveva dato al giudaismo, né dà ora alla Chiesa, mezzi umani per controbattere il potere del mondo, ma ha dato di avere un potere su di Lui stesso con la fede e la preghiera»: occorre crederci con tutta l’anima, e con il cuore colmo di gratitudine, forti dell’intercessione della SS. Vergine, tornare ad invocare il Signore, che non attende altro di udire la voce supplice della Chiesa sua Sposa.

       



Giovedì 22 SETTEMBRE 2016 alle 16.21 INIZIA l'autunno ASTRONOMICO. Come mai non il 21 SETTEMBRE?

Equinozio d'AUTUNNO 2016Equinozio d'AUTUNNO 2016L'equinozio (dal latino æquinoctium, ovvero «notte uguale» in riferimento alla durata del periodo notturno uguale a quello diurno) è quel momento della rivoluzione terrestre intorno al Sole in cui quest'ultimo si trova allo zenit dell'equatore. Esso avviene due volte durante l'anno solare e, in tale momento, il periodo diurno (ovvero quello di esposizione alla luce del Sole) e quello notturno sono uguali, giungendo i raggi solari perpendicolarmente all'asse di rotazione della Terra.

SIGNIFICATO ASTRONOMICO E ALLEGORIA - Percorrendo la fascia zodiacale, il sole attraversa ogni anno i quattro punti cardinali chiamati equinozi e solstizi. Questi quattro punti, solstizi ed equinozi, coincidono con le quattro feste dette cardinali: Natale, Pasqua, S. Giovanni e San Michele, feste istituite dagli Iniziati per ricordare agli uomini che in quelle date il sole immette nell'universo delle forze particolarmente potenti, forze che gli uomini, se coscienti, hanno la possibilità di utilizzare per la loro evoluzione. L'invio di tali forze è organizzato e regolato da grandi spiriti che hanno ai loro ordini molti altri spiriti di minore importanza, incaricati di distribuire le energie sulla superficie del pianeta. Una moltitudine di spiriti si dedica a questa attività. Non bisogna pensare che, in natura, tutto si produca meccanicamente; non è così, ogni cambiamento è dovuto all'opera di entità incaricate di occuparsi dei minerali o dei vegetali, degli animali o degli uomini.

22 SETTEMBRE, NON 21 SETTEMBRE. ECCO PERCHE' 

- Quest'anno l'equinozio d'Autunno cade Giovedì 22 Settembre, nel Settembre 2015 l'equinozio fu il 23. L’equinozio di autunno, infatti, è un po’ più tardivo di quello di primavera, poiché il moto di rivoluzione della Terra intorno al Sole risulta leggermente più lento in prossimità dell’afelio terrestre, la massima distanza Terra-Sole (a Luglio).

Il sole entra nel segno della Bilancia, dando così inizio a un nuovo ciclo. I frutti cadono dagli alberi, abbandonano i loro involucri, mentre i semi vengono selezionati per essere consumati o conservati; più tardi essi saranno piantati nella terra affinché il ciclo ricominci. Ma questo lavoro di separazione, di cernita che si fa in natura non riguarda unicamente la vegetazione: esso concerne anche l'essere umano. 
SIGNIFICATI - Come il frutto si separa dall'albero e il seme dal frutto, l'anima si separa dal corpo. Il corpo corrisponde all'involucro e l'anima al seme che viene seminato in alto, in Cielo. Il giorno in cui sarà maturo, il frutto che è l'uomo non dovrà cadere in terra come il seme di una pianta, ma volarsene verso il Cielo.

E l'autunno è il periodo nel quale deve avvenire questa separazione di cui parla Ermete Trismegisto quando dice: «Tu separerai il sottile dal denso con grande abilità». Separare il sottile dal denso vuol dire separare lo spirituale dal materiale. Durante l'autunno tale processo di separazione si realizza in tutta la natura per preparare la nuova vita. Come l'Arcangelo Michele viene a separare l'anima dal corpo, così l'Iniziato lascia morire in sé una materia per liberare la vita. 

L'Arcangelo Michele separa l'anima dal corpo perché l'anima deve viaggiare, visitare altri mondi dello spazio e non rimanere eternamente sulla terra. La separazione è una legge della vita. Ecco quindi che cosa dobbiamo imparare dall'Arcangelo Michele: la selezione, il discernimento, l'apprendere a separare il puro dall'impuro, l'utile dall'inutile, il nocivo dal salutare, la cosa morta da quella viva. 
E la causa di tutte le sventure è proprio la mancanza della capacità di discernimento.

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