Meditazioni quotidiane: Maggio - Giugno

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Caterina63
00mercoledì 30 aprile 2014 10:25
 Cari Amici, proseguiamo con le meditazioni quotidiane...
qui potrete trovare i mesi precedenti: Meditazioni quotidiane: Gennaio - Febbraio - Marzo e Aprile

Per il Mese di Maggio vi ricordiamo le meditazioni dei Pontefici e del Magistero in questo thread precedente
ed in quest'altro cliccando qui.... ed altre meditazioni interessanti cliccando qui...


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__________________
"Se sarete quello che dovete essere, metterete fuoco in Italia e nel mondo intero"
(Santa Caterina da Siena) 


Questa Preghiera che segue....me la insegnarono le Suore Domenicane Missionarie di san Sisto, quando ero al collegio.......Ogni anno a Maggio, andavamo in pellegrinaggio sia alle Tre Fontane, quanto al Divino Amore, e lì si alzava al Cielo la seguente supplica che da allora non ho più dimenticato....  


O Maria, Regina del mese di Maggio e Madre degli Uomini.

Eccoci a Te, come ritornati da un lungo cammino senza meta.
Eccoci a Te, come stremati dalla ricerca di Pace e di felicità
Tu puoi ridonarci la speranza e l'ardire.

Noi ritorniamo a Te, perchè il tuo sorriso e la tua bellezza,
ci facciano dimenticare tante cose che ci angustiano e ci turbano.
Noi ritorniamo a Te, in questa primavera dell'anno,
per risentire la tua voce materna, ammonitrice e dolce.
Noi ritorniamo a Te, dopo in nostri sbandamenti,
perchè tu ci indichi la strada da percorrere:
quella segnata da Gesù ai suoi veri seguaci,
difficile e impegnativa, stretta e sassosa,
ma l'unica orientata veramente al successo.

Guidaci all'ascolto del Tuo Figlio;
guidaci ad impegnativi propositi
capaci di rifare il mondo così stanco
e così affamato di serenità:
Tu ci conosci!

Sai quello che vogliamo, quello che possiamo,
quello di cui abbiamo veramente bisogno:
aiutaci ad ottenerlo da Dio,
o Regina del Mondo,
o Madre di tutti

Amen!





MAGGIO il mese dedicato alla Mamma, a Maria Santissima.....

 

PREGHIERA DI SAN LUIGI GONZAGA a Maria

da recitarsi durante tutto il mese di Maggio.

 

O Maria SS., Signora e Madre mia, alla benedetta fedeltà e speciale custodia Vostra, anzi nel seno stesso della Vostra misericordia io consegno e raccomando l'anima e il corpo mio adesso e sempre, e molto più nell'ora della mia morte.

A Voi, Madre amantissima, io affido ogni mia consolazione e speranza, tutte le mie angustie e miserie; anzi persino il corso e la fine della mia vita, affinché, per la SS. intercessione Vostra e per i Vostri eccelsi meriti, tutte le mie opere vengano indirizzate e disposte secondo il volere Vostro e del Vostro divin Figlio, Cosi sia.

 

Santo protettore.

S. Filippo Neri, S. Bernardo, S. Giuseppe, Santa Rita e, naturalmente, la Vergine Maria stessa, la Auxlium Christianorum, Ausilio di noi Cristiani invocata da san Giovanni Bosco.

 

Dolce Cuor di Maria, siate la salvezza mia.

 

Virtù da praticarsi.

Fate tutte le cose bene, per amore di Gesù e di Maria.

 

1° Maggio

IL MESE DI MARIA

 

1. Divozione prediletta ai cristiani ferventi. Raccogliersi per trenta giorni ai piedi della nostra Madre Maria per festeggiarla, onorarla, amarla; stringersi alle sue ginocchia per domandare pietà, grazie, santità, il Paradiso: che soave pensiero! Prendere parte alle sue gioie, ai suoi dolori, con affetto di figli per la più cara delle madri; studiarne le virtù col desiderio di ricopiarle a onore di lei, a gloria di Dio ed a nostro vantaggio : non v'è nulla di più tenero. In tutto il mondo cristiano si innalzano altarini alla Madre celeste, i fanciulli offrono ogni dì un fioretto a Lei, tutti i buoni le presentano omaggi espressivi di una tenera affezione: e tu che intendi fare?

 

2. Divozione utile per tutti. Com'è impossibile fissare il sole e non vederne la luce, così avviene a chi guarda Maria. Il peccatore ne contempla la purezza; e, mentre arrossisce di se stesso, si sente stimolato a togliere il vizio; - il tiepido, al raggio del fervore e dell'amore di Lei, si scuote; - il giusto spera, innanzi all'immagine di Lei, di elevarsi a più alte vette di santità... Maria aiuta, conforta, consola. Qual mezzo adunque potentissimo al nostro progresso spirituale! Questo mese può costituire il punto di partenza per una vita nuova. Come proponi di cominciarlo?

ESEMPIO. – S. Bernardino da Siena, fin da otto anni, soleva salutare, andando a scuola, una immagine di Maria, e digiunare il sabato in suo onore: in premio n'ebbe la santità.

 

PRATICA. - Compi tutte le opere della giornata con particolare esattezza ad onore di Maria.

GIAC. Dolce Cuor di Maria, siate la salvezza mia.

 

2 Maggio

Ave, maris stella:

MARIA STELLA DEL MARE

 

1. Maria, stella nel mare tranquillo. Una notte limpida con migliaia di stelle che scintillano di una luce dolce e soave, quanta calma infonde nell'anima!... Ai pie' di Maria, al solo ricordare che è tua madre, tua protettrice, tua benefattrice, e Porta del Cielo, non senti la pace, la consolazione, la speranza scenderti nel cuore? Ai pie' di Maria rammenti le sue virtù, gli aiuti che ti porge a ricopiarle, la certezza del suo patrocinio in vita e in morte,.. O Maria, tu mi sei cara, per mezzo tuo spero il Paradiso.

 

2. Maria, stella nel mare tempestoso. Anima afflitta per il timore dell'eterna salvezza, guarda S. Teresa, S. Giovanni Bosco e gli altri Santi, che conforto da Maria ottennero in simile tribolazione! Anima agitata dalle tentazioni, affidati a Maria; le vinse, con l'aiuto suo, S. Tommaso d'Aquino. Anima atterrita dai peccati commessi, spera: una Maria Egiziaca ottenne, per mezzo suo, l'entrata nel tempio della grazia. Anima affannata per la tiepidezza, calmati: con Lei divenne santo un Tommaso da Kempis. In ogni tribolazione Maria è luce, balsamo, consolazione. Non l'hai tu provato mille volte? In ogni necessità, guarda la stella, invoca Maria.

ESEMPIO. - S. Teresa, perduta la madre a 12 anni. pregò Maria di farle da madre in tutte le necessità della vita; fu così esaudita tanto da poter scrivere che Maria non l'aveva mai abbandonata.

 

PRATICA. - Supplica Maria che ti ottenga la grazia di vincere un tuo difetto in questo mese.

GIAC. Dolce Cuor di Maria, ecc.

 

3 Maggio

 

Dei mater alma:

MARIA MADRE DI DIO

 

1. La Madre di Dio è mia madre. Appena ci penso, rimango come estatico. La più grande delle creature, la Vergine concepita senza peccato, nata in grazia, privilegiata su tutti; la colomba, la prediletta Figlia del divin Padre, la Sposa dello Spirito Santo", la Madre di Gesù, è veramente madre mia! La Regina degli Angeli e dei Santi, la più eccelsa in cielo ed in terra, colei la cui dignità, la cui virtù tocca il divino, è madre mia! Che grazia, che consolazione! Me ingrato che la stimo così poco! Madre mia, non abbandonarmi; tutto spero da te!...

 

2. La Madre di Dio ci ama del più tenero affetto materno. Immagina di vedere Maria col Bambino in braccio, carezzarlo, stringerlo al seno, rapita in estasi per Lui. Osservala che fugge in Egitto tremante pel caro suo pegno. Vedila sul Calvario martire d'amore accanto al Figlio... Non meno ama tè la Madre di Dio; se potessi conoscere le cure con cui ti circonda fanciullo, i suoi palpiti per tè peccatore, freddo, sviato; le sue premure per te moribondo, i suoi desideri di trarti al Cielo!... Dolce Mamma, grazie; qual tesoro posseggo nel tuo materno amore! Per l'avvenire, mi affido tutto a te.

ESEMPIO. - San Stanislao Kostka, interrogato se amava Maria, disse: Come non amarla, se è mia madre?

PRATICA. - Ama Maria e confida in Lei come nella più tenera delle mamme.

GIAC. Dolce Cuor di Maria, ecc.

 

4 Maggio

 

Atque semper virgo:

MARIA SEMPRE VERGINE

 

1. Maria, vergine nel corpo. È dogma di Fede che ella sempre rimase vergine. Piuttosto che perdere una gemma tanto preziosa, dicono i Santi, Maria avrebbe rinunziato all'onore di essere Madre di Dio. Tremante innanzi all'Angelo, perché in forma umana, modesta nel tratto, l'occhio di Lei, dice S, Dionigi, raggiava di tanta purezza che rapiva, e La faceva credere più che donna. Esamina la tua purezza nelle azioni, negli sguardi, nei pensieri, nelle parole, nel tratto; forse, che argomento di confusione per tè!

 

2. Maria, vergine nel cuore. Hanno fonte nel cuore le malizie umane, dice Gesù (Matth. xv, 18): ma nel cuore di Maria non ebbe mai luogo il menomo affetto men che puro e santo; è un giglio di purità, supera la neve in candore, mai macchia di qualsivoglia peccato poté offuscarne l'immacolata bellezza. - Innanzi a tale specchio di purezza non arrossisci tu pei molteplici peccati e vizi che imbrattano la tua mente e il tuo cuore? Numera i tuoi peccati se ti basta l'animo... Provi un po' di dolore? Non prometti di evitarli per l'avvenire?

ESEMPIO. - S. Maria Egiziaca, quando sentì respingersi dal tempio di Gerusalemme a motivo dei suoi peccati, venne a Maria, La supplicò di aiuto, e ottenne grazia e perdono.

PRATICA. - Con un atto di fervida contrizione domanda perdono dei tuoi peccati, ed oggi procura di passare la giornata senza commetterne alcuno,

GIAC. Dolce Cuor di Maria, ecc.

 

5 Maggio

 

Felix caeli porta

MARIA PORTA DEL CIELO

 

1. Maria porta del Cielo per cui Dio discende a noi. Gesù poteva presentarsi al mondo in età di uomo perfetto come Adamo; poteva evitare le noie della prima infanzia; eppure. Egli volle scendere in seno a Maria, e, per mezzo di Lei, comparire Bambino al mondo. Oh grandezza di Maria, chiamata a tanta dignità! Ammira pure Mosè che divide il mare, Giosuè che comanda al sole. Paolo che risuscita i morti; come scompariscono di fronte a Maria, da cui è nato Gesù! Unisciti agli Angeli, ai Santi nel lodare, nel pregare Maria...

 

2. Maria porta del Cielo per cui noi ascendiamo a Dio. Se ella è il canale, la dispensatrice di tutte le grazie per poter giungere lassù, è dunque la scala e la porta del Cielo. Sia pure difficile, stretta, spinosa la strada del Paradiso, angusta la porta del Regno eterno, non può riuscire impossibile al vero devoto di Maria! Esuli, pellegrini, deboli, afflitti, timorosi, peccatori, qual raggio di speranza per tutti nella devozione, nell'amore di Maria! Sii anche a me porta del Cielo, o Maria.

 

ESEMPIO. - Di fra Leone si legge, che vide due scale: alla sommità della prima stava Gesù; molti tentavano ascendervi, ma cadevano: in capo alla seconda stava Maria; per questa tutti facilmente giungevano al Cielo.

PRATICA. - Volgi di quando in quando gli occhi al Cielo, dicendo; Con l'aiuto di Dio e di Maria, voglio giungervi a qualunque costo.

 

GIAC. Dolce Cuor di Maria, ecc.

 

6 Maggio

 

Sumens illud Ave.

SALUTO DELL'ANGELO A MARIA

 

1. Maria piena di grazia. L'Arcangelo Gabriele, per comando di Dio entra non già in una fastosa reggia, bensì in una casa di poveri; si dirige non ad una regina mondana, bensì ad una umile Vergine, ignota al mondo, ma grande allo sguardo di Dio, e la saluta piena di grazia, ossia tutta amabile al Cuor di Dio, adorna d'ogni virtù, privilegio, favore, bellezza e ricchezza spirituale... Tutto il fasto terreno è fango innanzi a Dio. Perché t'insuperbisci per un nonnulla che li distingue? La sola virtù è degna di lode.

 

2. Maria benedetta fra le donne. Benedetta perché senza peccato originale; benedetta per la sua elevazione in terra e in Gelo; benedetta perché figlia prediletta del Padre, Madre augusta del divin Figlio, Sposa eletta dello Spirito Santo; benedetta da tutte le generazioni; benedetta dagli Angeli e dai Beati, da tutti i cuori fedeli. Se combatti da forte per pochi giorni di vita, se perseveri sulla strada della virtù, se ti guadagni alcuni meriti, giunto al Cielo, vedrai, amerai, benedirai Maria per tutta l'eternità. Non lo desideri? Non sarà un bei premio per te?

ESEMPIO. - S. Stanislao Kostka incontrandosi in una immagine di Maria, godeva salutarla con l’ave Maria, chiedendole aiuto, e la sua fiducia quante grazie gli ottenne!

 

PRATICA. - Recita nove Ave Maria in unione delle nove gerarchie di Angeli inneggianti a Maria, loro Regina.

 

GIAC. Dolce Cuor di Maria, ecc.

 

7 Maggio

 

Gabrielis ore.

RISPOSTA DI MARIA ALL'ANGELO

 

1. Maria si sconcerta dinanzi a un Angelo. Gabriele si presentò sotto le sembianze d'uomo, e Maria, sola nella sua celletta, al vederlo trema; Maria nulla aveva da temere, perché non soggetta agli stimoli della concupiscenza, eppure è ammirabile per la modestia, la riservatezza, la paura del peccato, l'amore alla candida virtù della purità. Gabriele pronunzia insolite parole di elogio, e Maria si sconcerta; Ella teme l'inganno del tentatore, teme per la propria umiltà... E noi, fragili canne, sfidiamo ogni pericolo? Noi ci riempiamo di boria per una meschina adulazione?

2. Risposta di Maria all'Angelo. Le parole di lei sono umili, tutte di conformità al divino volere; non manifestano né troppa gioia per la elevazione a Madre di Gesù, né troppo timore per i dolori che forse allora previde in tutta la loro crudezza; le parole “ Si faccia di me secondo la tua parola”, manifesta un animo obbediente, tranquillo, rassegnato ad ogni prova. Qual differenza da noi orgogliosi al più piccolo elogio! Fiaccati dalla più piccola contrarietà! Esamina se le tue parole, le tue espressioni sono simili a quelle di Maria.

ESEMPIO, - Il ven. Suarez imparò tanta umiltà da Maria, che diceva avrebbe data tutta la sua scienza per il merito di una Ave Maria.

 

PRATICA. - Studia d'umiliarti dentro il tuo cuore riconoscendo il tuo nulla, e pratica almeno un atto d'umiltà esterna.

GIAC. Dolce Cuor di Maria, ecc.

 

   8  Maggio il giorno della Supplica alla Madonna del Rosario di Pompei

 

Funda nos in pace :

MARIA FONTE DI PACE

 

1. La divozione a Maria ispira la pace. Come nell'edificazione del tempio di Gerusalemme, non si udì strepito, né colpo di martello; cosi attorno a Maria aleggia un'atmosfera di pace. Ispira pace guardarla con Gesù nella culla, con Gesù in braccio; ispira pace nel rimirarne la serenità degli occhi, nel sapere donato a Lei l'ufficio di paciera, di mediatrice : inginocchiati innanzi a Lei, si sente, si gusta la pace. Vuoi tu la pace? Vuoi tu la pace nel cuore? Non cercarla nel peccato, nel mondo, nei piaceri; ma solo nel servizio di Dio e nella devozione a Maria.

 

2. Maria ottiene la pace. L'ottenne in mille circostanze alla Chiesa sconfiggendo tutte le eresie; le vittorie di Lepanto (1571), di Vienna contro i turchi (1683), di Torino (1706), e cento altre sono giustamente attribuite a Lei. Maria ottenne pace a intere famiglie, a innumerevoli peccatori, ad afflitti, a tentati, a tribolati d'ogni maniera. Chiediamo, dunque, per noi la pace tra le nazioni; ma chiediamola con piena confidenza a Maria, persuasi di ottenerla.

ESEMPIO. - S. Ignazio di Loyola, ravvedutosi, si nascose nel santuario di Maria di Monserrato per due anni, ma vi gustò più pace che non in tutti i suoi più gloriosi trionfi d'armi.

 

PRATICA. - Se serbi rancore contro qualche persona, oggi perdona per amor di Maria : prega per chi ti ha dato dispiacere.

GIAC. Dolce Cuor di Maria, ecc.

 


     





Caterina63
00giovedì 1 maggio 2014 14:54


“Oggi insieme confermiamo che il Santo Rosario non è una pratica relegata al passato, come preghiera di altri tempi a cui pensare con nostalgia. Il Rosario sta invece conoscendo quasi una nuova primavera. Questo è senz’altro uno dei segni più eloquenti dell’amore che le giovani generazioni nutrono per Gesù e per la Madre sua Maria. Nel mondo attuale così dispersivo, questa preghiera aiuta a portare Cristo al centro, come faceva la Vergine, che meditava interiormente tutto ciò che si diceva del suo Figlio, e poi quello che Egli faceva e diceva”. 

 

Benedetto XVI invita al Rosario

3.5.2008 dalla Basilica di Santa Maria Maggiore

 

Nell’esperienza della mia generazione, le sere di maggio rievocano dolci ricordi legati agli appuntamenti vespertini per rendere omaggio alla Madonna. Come, infatti, dimenticare la preghiera del Rosario in parrocchia oppure nei cortili delle case e nelle contrade dei paesi?”

 

Benedetto XVI si è quindi soffermato sulla forza ancora viva del Santo Rosario e sulla sua dimensione di preghiera portatrice di pace:

“Oggi insieme confermiamo che il Santo Rosario non è una pratica relegata al passato, come preghiera di altri tempi a cui pensare con nostalgia. Il Rosario sta invece conoscendo quasi una nuova primavera. Questo è senz’altro uno dei segni più eloquenti dell’amore che le giovani generazioni nutrono per Gesù e per la Madre sua Maria. Nel mondo attuale così dispersivo, questa preghiera aiuta a portare Cristo al centro, come faceva la Vergine, che meditava interiormente tutto ciò che si diceva del suo Figlio, e poi quello che Egli faceva e diceva”. 
 
“Con Maria si orienta il cuore al mistero di Gesù”, ha aggiunto il Papa; ci aiuti la Beata Vergine ad accogliere in noi la grazia che promana dai misteri del Rosario, “affinché attraverso di noi possa “irrigare” la società, a partire dalle relazioni quotidiane, e purificarla da tante forze negative aprendola alla novità di Dio”. Perchè, ha continuato il Santo Padre, la potenza della preghiera mariana è proprio questa: 

Il Rosario, quando è pregato in modo autentico, non meccanico e superficiale ma profondo, reca infatti pace e riconciliazione. Contiene in sé la potenza risanatrice del Nome santissimo di Gesù, invocato con fede e con amore al centro di ogni Ave Maria”. 
 
Di qui, l’invito rivolto dal Pontefice a tutti i fedeli affinché, durante il mese mariano, si sentano “vicini e uniti nella preghiera”, così da formare, con l’aiuto della Madonna, “un cuore solo e un’anima sola”. E poi, una richiesta: 

“Vi affido le intenzioni più urgenti del mio ministero, le necessità della Chiesa, i grandi problemi dell’umanità: la pace nel mondo, l’unità dei cristiani, il dialogo fra tutte le culture. E pensando a Roma e all’Italia vi invito a pregare per gli obiettivi pastorali della Diocesi, e per lo sviluppo solidale di questo amato Paese”.

 

Vogliamo ricordare la preziosa Lettera Apostolica Rosarium Virginis Mariae del Santo Padre Giovanni Paolo II

 

La bellissima Udienza agli Sposi di Pio XII: L'importanza del Rosario in famiglia

 

l'opportunità di imparare il Rosario in latino: Sanctum Rosarium latino e italiano

 

Il Rosario meditato con Benedetto XVI testo e audio

 

   

 


San Giovanni XXIII "Andemo a l'altar de la Nicopeia a ralegrarse"

 

Uno dei più bei racconti della vita di San Giovanni XXIII che sottolinea   la tenera filiale devozione dell'allora Card. Angelo Roncalli  per la Madonna Santissima ed il grande rispetto ed amore per la Santa Liturgia  " non  fatta da mani d'uomo " che " ci chiama tutti al servizio di Dio, per Dio e per gli uomini, nel quale non vogliamo mettere in mostra noi stessi, ma porci con umiltà dinanzi a Dio e renderci permeabili per la sua luce. " ( Benedetto XVI, 18 novembre 2006) 
 
La Pasqua del 1953 fu la prima che il Card. Angelo Giuseppe Roncalli trascorse a Venezia. Dopo il canto dei Vespri e la benedizione eucaristica, il Patriarca immaginò che non ci fosse nient'altro. 
Invece il coro dei seminaristi intonò le litanie lauretane sul ritmo affascinante delle melodie patriarcali. 
Sembrava che gli angeli e i santi, occhieggianti dai mosaici delle cupole dorate, si ridestassero in un tripudio di gioia. 
Il Cardinale domandò al suo assistente (l'anziano canonico Francesco Silvestrelli): "Che cosa c'è?". 
Il canonico rispose: "Eminenza, andemo a l'altar de la Nicopeia a ralegrarse con la siora Mare, perché so Fio xe ressusità!: Andiamo all'altare della Nicopeia (= immagine della Vergine veneratissima in San Marco) a complimentarci con la signora Madre, perché suo Figlio è risorto!". 
Quella pia consuetudine, seguita dai fedeli con acceso fervore, intenerì il Cardinale Roncalli fino alle lacrime. 
Divenuto poi Giovanni XXIII conservò un nostalgico ricordo fino al termine della sua vita di quel canto melodioso e di quella graziosa funzione in onore della Madonna in giorno di Pasqua. 
Amava raccontare le profonde impressioni di quella Pasqua e ripeteva: "Andiamo a complimentarci con la Madonna: perché Suo Figlio è risorto!".





 e se oggi Papa Giovanni avesse potuto aggiungerci qualcosa avrebbe detto: E SPEGNETE I CELLULARI non portate i tablet in Chiesa..... piuttosto venite in Chiesa con il ROSARIO e pregate.... lui diceva tre Rosari al giorno e ne andava fiero   







Caterina63
00domenica 4 maggio 2014 10:35



     

















 









Caterina63
00mercoledì 7 maggio 2014 15:37



  8  Maggio il giorno della Supplica alla Madonna del Rosario di Pompei

 


UDIENZA GENERALE

Piazza San Pietro

Mercoledì, 7 maggio 2014

Saluti:

 

* * *

 

Domani la Chiesa eleva la preghiera della “Supplica” alla Madonna del Rosario di Pompei. A quel celebre Santuario si recherà il Segretario di Stato, il Cardinale Parolin; invito tutti ad invocare l’intercessione di Maria, affinché il Signore conceda misericordia e pace alla Chiesa e al mondo intero.

Affido in particolare alla nostra Madre i giovani, gli ammalati e gli sposi novelli che oggi sono qui presenti, ed esorto tutti a valorizzare in questo mese di maggio la preghiera del santo Rosario.  

   




Caterina63
00sabato 10 maggio 2014 08:06


9 Maggio

 

Mutans Hevae nomen

IL NOME DI MARIA

 

1. Il nome di Eva suona maledizione. Raffigurati il paradiso terrestre, lo stato felice e innocente di Adamo e d'Eva. Osserva il serpente che striscia e tenta; Eva ascolta, sta nel pericolo, disobbedisce, mangia e porge il pomo ad Adamo! Iddio giudica, condanna, maledice; Eva diviene a noi madre di sventura!... Pensa però che ogni scandalo e cattivo esempio, come il peccato dei progenitori, è fonte di sventura e di peccato per tante anime... Eppure, chi può gloriarsi di non mai aver dato uno scandalo?

 

2. Il nome di Maria suona benedizione. Essa è la nuova Eva, madre di tutti i viventi alla grazia di Dio; il nome di Lei è solo di terrore all'Inferno; ma a noi, è nome tutta bontà, soavità e grazia, tutto dolcezza, vita, e speranza; chi invoca Maria, è benedetto, chi La imita è salvo. Quante volte t'invocherò. Maria! Rifletti però, che colui il quale da buon esempio, diviene una sorgente di benedizione in mezzo ai cristiani, arricchisce l'anima propria di meriti, e guadagna a Dio le anime altrui. Che forte stimolo a moltiplicare i buoni esempi! E tu quanti ne porgi in casa e fuori?

ESEMPIO. - S. Margherita da Cortona, dopo il suo ravvedimento, volle dare in pubblico un saggio della penitenza abbracciata, e divenne amantissima di Gesù, di Giuseppe e di Maria,

 

PRATICA. - Vincendo il rispetto umano, dà in pubblico un buon esempio.

GIAC. Dolce Cuor di Maria, ecc.

 

10 Maggio

 

Solve vincla reis:

I SERVI DI MARIA

 

1. Infelicità degli schiavi del demonio. Sono dure certamente le catene del condannato, dello schiavo...! Questi patiscono di corpo e d'anima; il loro stato eccita a compassione; ma è ben più felice ehi volontariamente si assoggetta al peccato, al demonio! Diviene servo della più orgogliosa, della più tiranna tra le creature; Satana promette piaceri, godimenti e rose; e invece porge affanni, dolori e spine; promette gioie, e conduce all'inferno!... E non sei tu uno degli incauti che lo seguono?

 

2. Felicità dei servi di Maria. Che delizia era per le anime pure di S. Filippo, di S. Stanislao Kostka, di Don Bosco, di S. Grignion di Montfort, il servire a Maria! Quante grazie ottenevano da Lei! Che pace nella loro vita, che tranquillità nella loro morte! Chi li vedeva, li invidiava santamente, Qual gioia subentrava nel cuor di S. Maria Egiziaca e di tanti altri, quando ai pie di Maria sentivano sciolte le catene dei loro peccati! Godevano pace, e rompevano in lacrime di consolazione, di tenerezza: Servire Deo, regnare est: il servo di Gesù e di Maria è più felice d'un re sul trono. Che profonda parola! La intendi tu?

ESEMPIO. - S. Vincenzo de' Paoli, schiavo in Africa, si dilettava a cantare le lodi a Maria; e ciò faceva con tanta pace di spirito, che ottenne la conversione del suo padrone, apostata!

 

PRATICA. - Detesta i tuoi peccati, e ripeti durante il giorno : Voglio anch'io essere vero servo di Gesù e di Maria.

GIAC. - Dolce Cuor di Maria, ecc.

 

11 Maggio

 

Profer lumen caecis:

MARIA GUIDA NELLE TENEBRE

 

1. La cecità spirituale è peggiore di quella fisica. È un martirio per chiunque, dopo aver veduto e gustato le bellezze della terra, d'un tratto divenire cieco, come Tobia in Ninive; ma perdere la vista interiore, camminare rasentando l'Inferno, in quanto si è o si fa il cieco sul proprio stato, non si credono o si disprezzano le tremende verità della Fede, aspettando sempre a convenirsi, a confessarsi, questo è un avviarsi all'eternità da stolto!... Prega Maria acciocché tu non divenga mai cieco spiritualmente. Medita i Novissimi per ravvivare la tua Fede.

 

2. Difficoltà di guarire per i ciechi spirituali. Come l'occhio vede tutto e non se stesso, così fa il cieco spirituale; nell'Apoc. (III, 17) diceva Gesù: Tu sei meschino e miserabile, povero e ignudo, e non lo sai. Il cieco spirituale crede di vedere bene, di camminare giusto; perciò difficilmente si converte. Quanti sono i ciechi di Gerico che esclamano: Signore, fa ch'io possa

vedere? Quanti piuttosto, come Giuda, in morte aprono gli occhi, ma per disperarsi! Maria è simile alla luna che splende nelle tenebre. O peccatori, ciechi sul vostro stato, sulla volontà del Signore, sulla vostra salvezza rammentate che Maria dirada il buio della notte, irradia la luce del sole. A lei ricorrete.

ESEMPIO. - Di Disma, il buon ladrone, si crede che appunto Maria gli ottenesse la grazia di conoscere Gesù e di giungere quel dì stesso in cielo.

 

PRATICA. - Recita il Veni Creator e tre A ve Maria.

GIAC. Dolce Cuor di Maria, ecc.

 

12 Maggio FESTA DELLA MAMMA 

 

Mala nostra pelle:

MARIA CI SCAMPA DAI MALI

 

1- Maria allevia i mali del corpo. In questa valle di pianto tutti dobbiamo soffrire. Questo ti spaventa? E lo credo bene! O forse credevi davvero che questa terra fosse il paradiso? Hai mai sentito parlare del Peccato Originale? Questo  è la causa dei nostri guai, lui è la causa della nostra sofferenza. Che cosa credi venne a fare il nostro Dio su questa terra? una scampagnata? Dio si fece carne proprio per venire a salvarci da questa situazione, ma non ci tolse la sofferenza, piuttosto la patì con noi e per noi, venne a riscattarci. Gesù, Maria e tutti i Santi soffrirono, e molto più di noi; la croce è il retaggio di ciascuno: nessuno mai poté andare in carrozza in Cielo. Persuadiamoci che innumerevoli creature patiscono pene, afflizioni, dolori, mali, molto più gravi dei nostri. Invece di lamenti, di disperazioni, di scoraggiamento, volgiamoci a Maria Addolorata; tal devozione non toglie sempre il male, ma quanto lo allevia! Non ne facesti mai esperimento? Maria ha balsamo per ogni piaga, e come volentieri lo spande sui cuori feriti! Per questo la invochiamo anche come Gaudium letitiae, gaudio della nostra letizia.

 

2. Maria ci scampa dai mali dell'anima. Il vero male è, e sarà sempre il peccato, che essendo la rovina dell'anima, è offesa di Dio, cioè del Re dei re, e del più amante dei Padri. Un solo peccato mortale, anzi un solo peccato veniale reca così grave ingiuria a Dio, che le adorazioni e le lodi degli Angeli e dei Santi non valgono a compensarla; solo il Sangue di Gesù è capace di tanto. Ecco perché Maria tanto s'adopera a impedire il peccato. Chiediamo a Maria che ci liberi dai mali temporali, se è meglio per noi; ma assolutamente si scampi dal male del peccato.

 

ESEMPIO. - S. Stanislao Kostka usava tutte le sere, prima di coricarsi, recitare tre Ave alla Vergine, supplicandola della Sua benedizione, e divenne un Santo. 

Dice Gesù (Mt 16,26): "Che giova all'uomo guadagnare il mondo intero se poi perde l'ani­ma sua?". L'affare perciò più importante di questa vita è la salvezza eterna. Volete salvar­vi? Siate devoti della Vergine Santissima, Me­diatrice di tutte le grazie, recitando ogni giorno Tre Ave Maria.

Santa Matilde di Hackeborn, monaca be­nedettina morta nel 1298, pensando con timore al momento della sua morte, pregava la Ma­donna di assisterla in quel momento estremo. Consolantissima fu la risposta della Madre di Dio: "Sì, farò quello che tu mi domandi, figlia mia, però ti chiedo di recitare ogni giorno Tre Ave Maria: la prima per ringraziare l'Eterno Padre per avermi resa onnipotente in Cielo e in terra; la seconda per onorare il Figlio di Dio per avermi dato tale scienza e sapienza da sorpassare quella di tutti i Santi e di tutti gli Angeli; la terza per onorare lo Spirito Santo per avermi fatta, dopo Dio, la più miseri­cordiosa".

 

PRATICA. - Esamina se hai un peccato sulla coscienza, detestalo, e confessatene oggi stesso.

GIAC. Dolce Cuor di Maria, ecc.

 

13 Maggio

 

Bona cuncta posce:

QUALI BENI C'IMPETRA MARIA

 

1. È lecito domandare beni temporali. La Chiesa qui ci mette in bocca di chiedere, per mezzo di Maria, ogni sorta di beni; Gesù ci istruisce a supplicare il Padre Celeste del pane, cioè del nutrimento quotidiano. La Madre Chiesa presentandoci preghiere per ogni necessità, ci insegna che tutto viene di lassù; e, più che negli uomini e nelle nostre forze, dobbiamo confidare nel Cielo; ma tutti i Santi ci dicono di chiedere i beni temporali con la condizione, se è meglio per noi. Questa parola non calma le nostre diffidenze? Non ci dice il perché talvolta non siamo esauditi? Non ci ispira la rassegnazione?

 

2. Siamo più solleciti dei beni spirituali. Le ricchezze non ci saziano il cuore, i piaceri durano troppo poco, gli onori sono fonti di affanni e di guai! A che dunque tanto ambirli e tanto chiederli? Le gioie della virtù, le dolcezze spirituali, le consolazioni di Dio, le estasi, i rapimenti celesti valgono molto più che tutti i piaceri mondani. Ma il paradiso anticipato, che Maria sopra tutto gode impetrarci, è di saper fare in tutto la volontà di Dio. Non ti par bella questa grazia? Non abbraccia forse tutta la santità?

ESEMPIO, - Sant'Ignazio diceva al Signore: a Dammi il Tuo amore e sono ricco abbastanza; questo aveva appreso ai piedi di Gesù e di Maria.

 

PRATICA. - Impariamo a dire sovente: Sia fatta la volontà di Dio.

GIAC. Dolce Cuor di Maria, ecc.

 

14 Maggio

 

Monstra te esse Matrem:

MARIA, MADRE UNIVERSALE

 

1. Gioia d'avere Maria per madre. A primo aspetto, pare un'ingiuria dire a Maria: Mostraci che sei madre, quasi un dire al fuoco che bruci, al sole che illumini:, Lei che prova tutto l'amore di averci per figli, non può non mostrarci l'affetto di Madre. Ma no, una madre gode nel sentirsi pregare dai figli che li aiuti, li soccorra, non li abbandoni, voglia bene a loro; con qual gioia, con qual confidenza i Santi ripetevano : Mamma mia (S. Filippo); Venite in nostro aiuto, che siamo miserabili (S. Agostino); Speranza nostra, salve (Liguori). Di' pure nelle tue necessità: " O Maria, mostra che sei mia Madre; questa grazia la voglio, non negarmela... ".

 

2. I veri figli di Maria. Tal è chi a Maria professa una devozione soda, non di sole parole, di affetti, di visite, di digiuni; ma di chi s'impegna a mortificare i difetti e le passioni, e lasciare il peccato volontario, che è offesa a Gesù e a Maria; confidente, sperando in Lei senza riserve, perché nelle sue mani stanno i tesori di Dio; perseverante, sino alla morte, ancorché talvolta non esaudita subito. Esamina se nella tua devozione a Maria trovi queste qualità.

 

ESEMPIO. - S. Alfonso Maria de' Liguori, nelle missioni, voleva che sempre si predicasse sulla Madonna; che la confidenza in Lei salva tè anime a migliaia.

 

PRATICA. - Prega Maria ad accoglierti come figlio, e prometti di non lasciare mai quella piccola pratica abbracciata per amore suo.

GIAC. Dolce Cuor di Maria, ecc.

 

15 Maggio

 

Sumat per te preces:

LA PREGHIERA DI MARTA

 

1. Quando Maria prega è esaudita. Su questa terra pregò quando smarrì Gesù, e lo ritrovò; lo pregò alle nozze di Cana, ed ottenne il miracolo; lo pregò, come è opinione, pel buon ladrone, e questi fu salvo: Gesù non Le negò nulla quaggiù, dice S. Geltrude. In cielo la preghiera di Lei, avvalorata dai meriti propri, dalla dignità e dall'affetto di Madre, rende infallibile la Sua supplica. Ecco perché i Santi confidavano tanto in Lei, e dicevano che il vero devoto di Maria non può dannarsi.

 

2. Uniamo le nostre alle preghiere di Maria. Le nostre orazioni sono fredde, distratte, incostanti, anzi nemmeno sappiamo pregare; guai se Iddio per esaudirci guardasse solo i nostri meriti! Gesù ci dice di congiungere la nostra preghiera alla virtù del nome di Lui (Joan. XVI. 23); ma la Chiesa vi aggiunge l'invocazione di Maria, nella persuasione che, se Gesù tutto può sul Cuore di Dio, Maria tutto può sul Cuore di Gesù. Anche il sommo poeta scrisse: “ Donna, sei tanto grande e tanto vali, che, qual vuol grazia e a te non ricorre, sua distanza vuol volar senz'ali ". Avvaloriamo le nostre preghiere con l'intercessione di Maria; se Ella prega, la causa è vinta.

ESEMPIO. - Don Bosco volle nei suoi figli una grande devozione a Maria SS.

 

PRATICA. - Invoca sovente Maria, mediatrice di tutte le grazie.

GIAC. Dolce Cuor di Maria, ecc.

 

 

16 Maggio

 

Qui pro nobis natus

GESÙ NATO PER NOI DA MARIA VERGINE

 

1. Gesù è nato per salvarci. Volgi uno sguardo alla vita di Gesù mortale: perché si nascose nel seno della Vergine? Per chi pianse sulla paglia di Betlem? Perché scelse la povertà, l'umiliazione, i patimenti? Perché sparse fin l'ultima goccia del Suo sangue? - Per amor tuo; e tu non ci pensi.,. Quando tu porgi a un cane un osso, cosa mutile per te, egli ti lambisce la mano con riconoscenza; Gesù ti da il Suo Sangue, e tu non ne fai nemmeno caso? Fino a quando non cesserai d'essere ingrato? Quando ti convincerai ad amarlo?

 

2. Maria nostra corredentrice. Non era certo necessaria l'opera di Lei per salvarci; il Sangue di Gesù è la fonte della nostra giustificazione (Rom. IV, 25); ma la Vergine per noi sopportò volontariamente tutte le cure, le pene, le ambasce di una madre; per noi allevò Gesù; per noi lo sacrificò al Padre; per noi divenne la Madre del dolore... Viviamo riconoscenti a Gesù e a Maria; non rinnoviamo, col peccato, le spine che trafissero il loro Cuore adorabile. Non li abbiamo forse offesi abbastanza?

ESEMPIO. - S. Maria Maddalena sul Calvario, ricordando i suoi peccati, non seppe che piangere amaramente al vedere Gesù crocifisso per lei, e la Vergine addolorarsi insieme col Figlio.

 

PRATICA. - Di quando in quando, ripetiamo un atto di amore a Gesù e a Maria.

GIAC. Dolce Cuor di Maria, ecc.

 

17 Maggio

 

Tulit esse tuus:

GESÙ IN SENO A MARIA

 

1. La Chiesa stupisce della bontà di Gesù per Maria, Nel cantico del ringraziamento sta scritto : Non horruisti Virginis uterum, cioè: Non avesti in orrore il seno della Vergine; eppure era così santa... Qui si ripete con meraviglia: Tulit esse tuus, cioè: Sopportò d'esser Tuo Figlio; eppure. Maria era la colomba, la prediletta... Che dire di noi peccatori, ingrati, freddi, che pretendiamo accostarci, con così poche disposizioni, a ricevere Gesù nel nostro cuore nella santa Comunione? Gesù tace, ora, per bontà; ma un dì non farà giustizia? O Maria, salvami...

 

2. Come Maria si preparava a divenire Madre di Gesù. S. Bernardo ce lo dice: Virginitate placuit, humilitate concepit, con la purezza e con l'umiltà. Due condizioni appunto necessarie a prepararci per la Comunione; purezza da ogni peccato, specialmente impuro, per non porre Gesù Cristo col demonio, e per sfuggire il sacrilegio; umiltà, poiché Gesù disperde i superbi (Luca. 1,  51,52) ed esalta gli umili; e solo chi sa rendersi simile ai fanciulli per umiltà, è capace dei beni celesti. Sono queste le tue disposizioni per la santa Comunione?

ESEMPIO. - S. Filippo, devotissimo a Maria, s'accendeva nel volto dopo la santa Comunione; e, rammaricandosi per il ritardo nel portargli il Viatico, esclamava: Datemi il mio Amore...

 

PRATICA. - Fa oggi, o proponi di fare al più presto una Comunione con tutta purezza e umiltà.

GIAC. Dolce Cuor di Maria, ecc.

 

18 Maggio

 

Virgo singularis:

PRIVILEGI DELLA VERGINE

 

1. Maria, Madre di Gesù e Vergine insieme. Una Vergine concepirà, disse Isaìa (VII, 12); e sarà l'Emanuele, cioè Dio con noi. Maria, consacratasi a Dio con voto di perpetua verginità fino dai primi anni. non lo violò mai; solo per opera dello Spirito Santo, divenne Madre e rimase Vergine; chiniamo la fronte innanzi al mistero, crediamolo... Gesù amò tanto la verginità, che volle Vergine Sua Madre; ne mai permise che altri l'accusasse del vizio contrario; e tu come stimi e ami una sì bella virtù? La purità ti è sempre compagna fedele, secondo il tuo stato?

 

2. Maria regina delle vergini. Che bella gemma, qual preziosa virtù è la verginità' Non è frutto di questa terra, la recò Gesù dal cielo, e ne arricchì per prima la Madre Sua. Essa inalberò Io stendardo; e quanti lo seguirono! Quanti intonano ora il nuovo cantico e seguono l'Agnello Divino dovunque vada! (Apoc. C. XIV, 3). Felice l'anima che ha in sorte un tale Sposo... Felice chi lascia le ghiande per l'oro, la terra pel Cielo! Ma se tu non sei chiamato a professare i voti religiosi, ti è però comandata la purità e la modestia, sempre, in qualunque stato!

ESEMPIO - S. Filippo amava tanto la purezza che conosceva chi viveva imbrattato del vizio impuro dal cattivo odore che emanava; e godeva ripetere sovente a Maria: Vergine e Madre.

 

PRATICA. - Usa particolare modestia negli occhi e recita tré Ave Maria per ottenere la purità.

GIAC. Dolce Cuor di Maria, ecc.

 

19 Maggio

 

Inter omnes mitis:

MANSUETUDINE DI MARIA

 

1. La mansuetudine di Maria corrisponde a quella di Gesù. Veniva predetto del Redentore, che comparirebbe mansueto come agnello, tosata o percossa; non litigherebbe, non griderebbe; era il Dio della pace - e lo spirito di Gesù fu tutto pace, mansuetudine, dolcezza. Non altrimenti fu della Vergine che può ben ripetere: Imparate da me ad essere dolci. Non leggi nemmeno una parola di Lei, in tutte le circostanze della sua vita, che sappia d'agro o di amaro. Gesù e Maria amano tanto la dolcezza, ed io come la pratico? Come mi sforzo per acquistarla?

 

2. La mansuetudine di Maria inalterabile a tutta prova. La vita di Lei, lungi dall'essere coronata di rose, fu un tessuto di spine, di contrarietà, di tribolazioni che la coronarono Regina dei martiri. Con tutto questo in Betlemme, in Egitto, a Nazaret, sul Calvario, accanto alla Croce, nel mirare il Figlio innocente trafitto, nel vedersi vilipesa, derisa, perché non proferisce parola? Eppure non una parola di rivolta, d'ira. Donde tanta calma in Lei? - Perché è mansueta. Mettiti a paragone con Maria: che diversità! Per un nonnulla salti su mille furie. Confonditi e pregala a ottenerti la mansuetudine.

ESEMPIO. - Di S. Filippo si legge, che usava dare doppia elemosina ai poveri che lo insultavano.

 

PRATICA. - Oggi per amor di Maria, sopporta le contrarietà senza lamentarti.

GIAC. Dolce Cuor di Maria, ecc.

         

 


Caterina63
00lunedì 12 maggio 2014 23:31






 il detto: Fa più rumore un albero che cade che un'intera foresta che cresce....
è davvero calzante per questa notizia


Cina: la comunità cattolica vive intensamente il mese mariano



Pellegrinaggi, rosari, ore di adorazione, processioni e celebrazioni eucaristiche solenni, opere caritative, tenendo sempre aperta la porta della chiesa per i fedeli e per quanti desiderano entrarvi, sono alcune iniziative che contraddistinguono il mese di maggio che la comunità cattolica sta vivendo intensamente, radicato nella profonda devozione mariana dei cinesi.

Secondo le informazioni raccolte dall’agenzia Fides, il 9 maggio, giorno del 90.mo anniversario dell’apparizione della Madonna di Lang Shan (uno dei 12 santuari mariani della Cina con il titolo di pontificio) nella diocesi di Hai Men (Nan Tong), della provincia cinese di Jiang Su, è stata celebrata la solenne benedizione del nuovo reliquiario collocato nella cattedrale, contenente le reliquie di Santa Teresa di Lisieux, patrona delle Missioni, che è l’unico dell’Estremo Oriente.

Secondo il vescovo di Hai Men, mons. Shen Bin, ogni anno, il 9 maggio, il santuario accoglie “migliaia di fedeli che pregano per l’evangelizzazione del mondo e della Cina”. La diocesi ha voluto quindi che il Santuario mariano ed il reliquiario di Santa Teresina diventassero, nel mese di maggio, i punti di riferimento della devozione mariana e di un nuovo slancio dell’evangelizzazione.

Tra le altre iniziative, all’inizio del mese di maggio i seminaristi, le religiose e i fedeli laici che studiano nel Seminario della diocesi di Pechino hanno compiuto un pellegrinaggio mariano nelle parrocchie del distretto di Tong Zhou, a Pechino. (R.P.)




Testo proveniente dalla pagina http://it.radiovaticana.va/news/2014/05/11/cina:_la_comunit%C3%A0_cattolica_vive_intensamente_il_mese_mariano/it1-798112 
del sito Radio Vaticana 






Anniversario di Fatima. I Papi e il mondo "consegnato" a Maria



La Chiesa celebra oggi, 13 maggio,  il 97.mo anniversario della prima apparizione della Vergine a Fatima. Nel corso dei decenni, con il crescere della devozione mariana legata a questo evento, i Pontefici hanno spesse volte affidato l’umanità alla protezione della Madonna apparsa ai tre pastorelli, in particolare Giovanni Paolo II, la cui vicenda si lega in modo unico a quel lontano 13 maggio 1917.

“Ave Maria, Santa Maria”. “Ave Maria, Santa Maria”. E via saltellando e divertendosi, con un occhio al gregge portato al pascolo. Il simpatico Rosario “abbreviato” recitato da Lucia, Francesco e Giacinta, i pastorelli di Fatima, è una pagina di storia e racconta di tre cuori limpidi nei quali quella Mamma invocata tra un gioco e l’altro, con la spensierata semplicità dei ragazzini, decide di andare ad abitare. Tre cuori come tre case, non sporcate dal mondo, da dove intervenire per scuotere le coscienze del mondo, che invece da un paio d’anni ha dato il via alla più grande carneficina della storia e che non prega la Madre del cielo ma piuttosto strappa milioni di figli alle mamme della terra per gettarli fra le trincee e in pasto ai cannoni.

Il potere del Rosario per convertire i cuori di chi dispone degli esseri umani per i propri giochi di potere. Le apparizioni di Fatima, le rivelazioni, nascono in quella contingenza ma attraversano col loro messaggio universale la storia del Novecento: da quel 13 maggio 1917, sono un raggio di forza e di tenerezza mariana che getta luce sempre un metro oltre l’orizzonte umano. La recente Canonizzazione di Giovanni Paolo II ha rievocato il suo strettissimo legame con la Vergine di Fatima. E proprio il Papa che varca con la Chiesa la soglia della speranza del Duemila, in quel crogiolo di attese che si coagula attorno al nuovo millennio “consegna” il futuro del nuovo secolo alla Madre con parole indimenticabili. Vengono pronunciate l’8 ottobre 2000, giorno del Giubileo dei vescovi:

“Vogliamo oggi affidarti il futuro che ci attende,chiedendoti d’accompagnarci nel nostro cammino.
Siamo uomini e donne di un'epoca straordinaria,
tanto esaltante quanto ricca di contraddizioni.
L'umanità possiede oggi strumenti d’inaudita potenza:
può fare di questo mondo un giardino,
o ridurlo a un ammasso di macerie (...)
Oggi come mai nel passato,
l'umanità è a un bivio.
E, ancora una volta, la salvezza è tutta e solo,
o Vergine Santa, nel tuo figlio Gesù”.

Da allora, il futuro ha scritto 14 anni di storia e di macerie ancora si contano ammassi fumanti in troppe parti del mondo. Ma, un’ottava sotto il fragore delle moderne esplosioni kamikaze, delle autobombe, degli ordigni sganciati con sofisticata violenza dai droni, resiste il mormorio sottile dei milioni di “Ave Maria, Santa Maria” che alla Madonna di Fatima ogni giorno vengono levati perché il mondo continui a nutrire la speranza e così a conservare un futuro.

da non dimenticare la visita apostolica di Benedetto XVI a Fatima

VIAGGIO APOSTOLICO IN PORTOGALLO 
NEL 10° ANNIVERSARIO DELLA BEATIFICAZIONE 
DI GIACINTA E FRANCESCO, PASTORELLI DI FÁTIMA
(11-14 MAGGIO 2010)

VISITA ALLA CAPPELLINA DELLE APPARIZIONI

PREGHIERA ALLA MADONNA

Cappellina delle Apparizioni - Fátima
Mercoledì, 12 maggio 2010

 

 

Santo Padre Benedetto XVI:

Signora Nostra 
e Madre di tutti gli uomini e le donne,
eccomi come un figlio
che viene a visitare sua Madre
e lo fa in compagnia 
di una moltitudine di fratelli e sorelle.
Come successore di Pietro,
a cui fu affidata la missione
di presiedere al servizio
della carità nella Chiesa di Cristo
e di confermare tutti nella fede
e nella speranza,
voglio presentare al tuo
Cuore Immacolato
le gioie e le speranze
nonché i problemi e le sofferenze
di ognuno di questi tuoi figli e figlie
che si trovano nella Cova di Iria
oppure ci accompagnano da lontano.

Madre amabilissima,
tu conosci ciascuno per il suo nome,
con il suo volto e la sua storia,
e a tutti vuoi bene
con la benevolenza materna
che sgorga dal cuore stesso di Dio Amore.
Tutti affido e consacro a te,
Maria Santissima,
Madre di Dio e nostra Madre.

Cantori e assemblea:

Noi ti cantiamo e acclamiamo, Maria (v.1)

Santo Padre:

Il Venerabile Papa Giovanni Paolo II,
che ti ha visitato per tre volte, qui a Fatima,
e ha ringraziato quella «mano invisibile»
che lo ha liberato dalla morte
nell’attentato del tredici maggio,
in Piazza San Pietro, quasi trenta anni fa,
ha voluto offrire al Santuario di Fatima
un proiettile che lo ha ferito gravemente
e fu posto nella tua corona di Regina della Pace.

È di profonda consolazione 
sapere che tu sei coronata 
non soltanto con l’argento
e l’oro delle nostre gioie e speranze,
ma anche con il «proiettile»
delle nostre preoccupazioni e sofferenze.

Ringrazio, Madre diletta,
le preghiere e i sacrifici
che i Pastorelli
di Fatima facevano per il Papa,
condotti dai sentimenti
che tu hai ispirato loro nelle apparizioni.

Ringrazio anche tutti coloro che,
ogni giorno,
pregano per il Successore di Pietro
e per le sue intenzioni
affinché il Papa sia forte nella fede,
audace nella speranza e zelante nell’amore.

Cantori e assemblea:

Noi ti cantiamo e acclamiamo, Maria (v.2)

Santo Padre:

Madre diletta di tutti noi,
consegno qui nel tuo Santuario di Fatima,
la Rosa d’Oro
che ho portato da Roma,
come omaggio di gratitudine del Papa
per le meraviglie che l’Onnipotente
ha compiuto per mezzo di te
nei cuori di tanti che vengono pellegrini
a questa tua casa materna.

Sono sicuro che i Pastorelli di Fatima
i Beati Francesco e Giacinta 
e la Serva di Dio Lucia di Gesù
ci accompagnano in quest’ora di supplica e di giubilo.

 

ATTO DI AFFIDAMENTO E CONSACRAZIONE
DEI SACERDOTI AL CUORE IMMACOLATO DI MARIA

PREGHIERA DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI

Chiesa SS.ma Trinità - Fátima
Mercoledì, 12 maggio 2010


  

 

Madre Immacolata,
in questo luogo di grazia,
convocati dall'amore del Figlio tuo Gesù,
Sommo ed Eterno Sacerdote, noi,
figli nel Figlio e suoi sacerdoti,
ci consacriamo al tuo Cuore materno,
per compiere con fedeltà la Volontà del Padre.

Siamo consapevoli che, senza Gesù,
non possiamo fare nulla di buono (cfr Gv 15,5)
e che, solo per Lui, con Lui ed in Lui,
saremo per il mondo
strumenti di salvezza.

Sposa dello Spirito Santo,
ottienici l'inestimabile dono
della trasformazione in Cristo.
Per la stessa potenza dello Spirito che,
estendendo su di Te la sua ombra,
ti rese Madre del Salvatore,
aiutaci affinché Cristo, tuo Figlio,
nasca anche in noi.
Possa così la Chiesa
essere rinnovata da santi sacerdoti,
trasfigurati dalla grazia di Colui
che fa nuove tutte le cose.

Madre di Misericordia,
è stato il tuo Figlio Gesù che ci ha chiamati
a diventare come Lui:
luce del mondo e sale della terra
(cfr Mt 5, 13-14).

Aiutaci,
con la tua potente intercessione,
a non venir mai meno a questa sublime vocazione,
a non cedere ai nostri egoismi,
alle lusinghe del mondo
ed alle suggestioni del Maligno.

Preservaci con la tua purezza,
custodiscici con la tua umiltà
e avvolgici col tuo amore materno,
che si riflette in tante anime
a te consacrate
diventate per noi
autentiche madri spirituali.

Madre della Chiesa,
noi, sacerdoti,
vogliamo essere pastori
che non pascolano se stessi,
ma si donano a Dio per i fratelli,
trovando in questo la loro felicità.
Non solo a parole, ma con la vita,
vogliamo ripetere umilmente,
giorno per giorno,
il nostro "eccomi".

Guidati da te,
vogliamo essere Apostoli
della Divina Misericordia,
lieti di celebrare ogni giorno
il Santo Sacrificio dell'Altare
e di offrire a quanti ce lo chiedono
il sacramento della Riconciliazione.

Avvocata e Mediatrice della grazia,
tu che sei tutta immersa
nell'unica mediazione universale di Cristo,
invoca da Dio, per noi,
un cuore completamente rinnovato,
che ami Dio con tutte le proprie forze
e serva l'umanità come hai fatto tu.

Ripeti al Signore
l'efficace tua parola:
"non hanno più vino" (Gv 2,3),
affinché il Padre e il Figlio riversino su di noi,
come in una nuova effusione,
lo Spirito Santo.

Pieno di stupore e di gratitudine
per la tua continua presenza in mezzo a noi,
a nome di tutti i sacerdoti,
anch'io voglio esclamare:
"a che cosa devo che la Madre del mio Signore
venga a me?" (Lc 1,43)

Madre nostra da sempre,
non ti stancare di "visitarci",
di consolarci, di sostenerci.
Vieni in nostro soccorso
e liberaci da ogni pericolo
che incombe su di noi.
Con questo atto di affidamento e di consacrazione,
vogliamo accoglierti in modo
più profondo e radicale,
per sempre e totalmente,
nella nostra esistenza umana e sacerdotale.

La tua presenza faccia rifiorire il deserto
delle nostre solitudini e brillare il sole
sulle nostre oscurità,
faccia tornare la calma dopo la tempesta,
affinché ogni uomo veda la salvezza
del Signore,
che ha il nome e il volto di Gesù,
riflesso nei nostri cuori,
per sempre uniti al tuo!

Così sia!

 



Una fede che Papa Francesco, il 13 ottobre scorso, ha espresso per tutti nella Giornata mariana nell’Anno della Fede:

“Siamo certi che ognuno di noi è prezioso ai tuoi occhi
e che nulla ti è estraneo di tutto ciò che abita nei nostri cuori.
Ci lasciamo raggiungere dal tuo dolcissimo sguardo
e riceviamo la consolante carezza del tuo sorriso.
Custodisci la nostra vita fra le tue braccia:
benedici e rafforza ogni desiderio di bene;
ravviva e alimenta la fede;
sostieni e illumina la speranza;
suscita e anima la carità;
guida tutti noi nel cammino della santità”.



  ricordiamo anche questo post:  2017 festeggeremo Lutero o le Apparizioni della Vergine Santa a Fatima?



Caterina63
00martedì 27 maggio 2014 11:45




20 Maggio

 

Nos culpis solutos

LA SANTITÀ DI MARIA

 

1- Maria santa vuole noi santi. La Vergine, per volontà di Dio e per virtù propria, raccogliendo nel suo cuore quanto di più bello e di virtuoso vi fu negli altri Santi, fu detta Santissima, e fu la Eletta che rapi a sé il Cuore di Dio. Ma a lei non basta la propria santità; Ella ci vuole tutti simili a Lei, virtuosi e giusti, amanti del Piglio suo, uniti a Lui nel tempo e nell'eternità... Le tante conversioni, ottenute per mezzo suo, non rivelano il suo desiderio di vederci tutti santi? Vuoi farti santo? Prega Maria di benedire i tuoi sforzi, e vi riuscirai.

 

2. Maria c'insegna a farci santi. 1° Maria fuggiva il peccato; evitiamolo noi pure, non solo il mortale, ma anche il veniale deliberato; fuggiamo le occasioni pericolose;. cerchiamo presto il perdono dal Signore quando, per nostra sventura, cadiamo in qualche peccato : Declina a malo (Sal. 86, 27). 2° Maria operava il bene; adorniamo l'anima delle virtù proprie del nostro stato: Fac bonum (ibid.). Santifichiamo, con l'esattezza, le nostre azioni più minute, e compiamo tutte le cose, per amor di Dio. La santità è l'amore, dice S. Francesco di Sales. Fino adesso l'hai intesa così la tua santità?

ESEMPIO. - S. Filippo, ogni volta che cadeva infermo, diceva al Signore, che se fosse guarito, voleva farsi santo, e mantenne la parola.

 

PRATICA. - Ripeti, lungo il giorno, la preghiera del Cottolengo; Vergine Maria, madre di Gesù, fateci santi.

GIAC. Dolce Cuor di Maria, ecc.

 

21 Maggio

 

Mites fac et castos:

L'IMITAZIONE DI MARIA

 

1. Imitazione facile. La Vergine, simile a Gesù, benché santissima e sublime nelle sue virtù, pure presenta nelle sue azioni, un non so che di facile a imitarsi. Non ci sono in Lei penitenze straordinarie, ma una continua mortificazione; non flagelli, ma spirito di orazione incessante; non miracoli, ma umiltà ed annientamento; non prodigi, ma dolcezza, rassegnazione, conformità totale al volere di Dio : queste virtù chi non può imitarle? Se sono difficili, v'è però in esse alcuna cosa impossibile a chi vuole risolutamente?

 

2. Imitiamola nella dolcezza e nella castità. Dolcezza di carattere, piegandolo ai voleri, ai gusti, alle giuste pretese altrui, sopportandone i difetti, tollerando in pace, anzi che far valere le proprie ragioni : sembra stoltezza innanzi al mondo; ma è sapienza in faccia a Dio, ed è conforme alle massime del Vangelo e agli esempi di Gesù e di Maria. Ricordalo a tempo e luogo. - Sii casto nei pensieri, nei desideri, nelle parole, nelle opere, con tè e con gli altri, più che potrai, nel tuo Stato. Ciò importa mortificazioni continue, ma che cosa non dobbiamo fare per giungere al Cielo?

ESEMPIO. - Era tanta la bontà e la dolcezza di S. Filippo, che lamentandosi taluni dello schiamazzo fatto da alcuni giovani innanzi alla sua camera, disse; Purché non facciano peccato, del resto sopporterei che mi tagliassero la legna addosso.

 

PRATICA. - Sii dolce con tutti, specialmente con chi ti contraddice. Un Pater ed Ave a S. Filippo.

GIAC. Dolce Cuor di Maria, ecc.

 

22 Maggio

 

Vitam praesta puram

VITA DI MARIA

 

1. Concezione Immacolata di Maria. Essa sola, fra tutte le donne, fu concepita senza peccato : ciò è dogma di fede. Il demonio non ebbe mai su Lei il minimo potere; quando si parla di colpa, eccettua sempre Maria, dice S. Agostino. Anche dal nostro cuore, appena battezzati, fu cancellato il peccato; cessava il regno del demonio su noi in quell'ora... Ma appena ne fummo capaci, in quanti peccati volontari siamo caduti! Quanto abuso abbiamo fatto delle grazie di Dio! E quasi non ne sentiamo pena!...

 

2. Vita intemerata di Maria. Gesù sfidava le turbe: Quis arguet me de peccato? (Joan. VIII, 46); Chi di voi mi convincerà di peccato? E chi può accusare Maria di debolezza, di difetto, o d'una più piccola colpa? Ella è specchio tersissimo, bella come la luna, candida del candore del giglio. Qui deponiamo in un fascio le nostre miserie: i vizi, le passioni, i cattivi esempi, i peccati, cresciuti come le spine fin sopra il nostro capo: che confusione! Vuoi almeno ora vivere santamente? Non vorrai sacrificare alcun vizio per amore di Maria? O cara Madre, ottienimi la forza di riuscirvi.

 

ESEMPIO. - S. Filippo esortava a desiderare grande santità; ad avere desiderio, se fosse possibile, di superare in santità e in amore anche S. Pietro e S. Paolo; dipingeva cosi il proprio cuore.

 

PRATICA. - Passa la tua giornata più santamente che potrai, a gloria di Dio e di Maria.

GIAC. Dolce Cuor di Maria, ecc.

 

23 Maggio

 

Iter para tutum

MARIA, GUIDA SICURA

 

1. Chi segue Maria, cammina per la via del Cielo. Qui me invenerit, inveniet vitam (Prov. 8, 35); Chi mi trova, ritrova la vita, applica a Lei la Chiesa. Qui sequitur me, non ambulat in tenebris (Joan., 8, 12): Chi mi segue, non cammina nelle tenebre, diceva Gesù... Che dolce consolazione! Se vivo devoto a Maria, se imito, nel miglior modo per me possibile, Maria umile, paziente, pia, il Paradiso è mio. Ma qui sta il punto : imitare Maria. Ti pare di farlo?

 

2. Maria facilita il cammino al Cielo. 1° Tenendo lontano da noi le tentazioni eccessive; Non patietur vos tentari supra id quod potestis (I Cor. 10, 13); 2° Ottenendoci forza nel combattere: Faciet cum tentatione proventum (ihid.); 3° Spianandoci la via con mille grazie, a noi ignote per ora: Consolatur nos in omni tribulatione (II Cor. 1, 14); il che faceva dire a S. Germano, che se si potessero interrogare i Santi del Paradiso, risponderebbero: Siamo salvi per l'intercessione di Maria. O Madre mia, salvate anche me, voi lo potete... Che sciagura irreparabile, se non giungo al Cielo!

 

ESEMPIO. - S. Filippo era spesso molestato dal demonio, che con rumori, con apparizioni, con spauracchi gli dava fastidio, ma diceva: Mi sono raccomandato alla Madonna SS., e mi ha liberato.

 

PRATICA- - Diciamo lungo il giorno : Iter para tutum: Maria, spianami la via, e sarò salvo.

GIAC. Dolce Cuor di Maria, ecc.

 

24 Maggio

 

Ut videntes Jesum:

MARIA  E   GESU’

 

1. Maria ebbe Gesù in casa sua. Maria vide Gesù a nascere, crescere, starle obbediente per tanti anni. Maria poté stringerselo al proprio cuore e udire i palpiti dell'immensa carità di Gesù. Maria poté fissare con la libertà, con la tenerezza di madre, il suo sguardo negli occhi di Gesù, sguardo in cui si rispecchiava il cuore e la mente di Maria. E noi se abbiamo nell'anima nostra, nel cuore, la grazia di Gesù, di qui a poco non vedremo anche noi Gesù? Non lo ameremo, non lo possederemo per tutta l'eternità? Quanto dobbiamo fare per avere una grazia così preziosa! Qualunque sacrificio.

 

2. Maria tenne Gesù, ancor più, nel cuore. Gesù era l'oggetto dei suoi sospiri, delle sue gioie e dei suoi dolori, il centro delle sue fatiche e del suo riposo; solo Gesù, tutto per Gesù, tutto con Gesù, era il suo gemito, il suo slancio, il suo amore. E noi chi teniamo nel cuore? A chi sospiriamo lungo il giorno? Che desideriamo nel nostro continuo affannarci? Se vogliamo vedere Gesù in Cielo, perché mai adesso Egli è l'ultimo dei nostri pensieri, dei nostri desideri e sospiri? O Maria, ottienici la grazia d'essere tutti di Gesù, e per sempre.

ESEMPIO. - Bella grazia fu per S. Filippo quando lo Spirito Santo, sotto simbolo d'un globo di fuoco, gli entrò in cuore, comunicandogli tanto amore, da emulare i Serafini.

 

PRATICA. - In ogni evenienza, tanto più se sfavorevole, ripetiamo: Tutto per Gesù. Recitiamo le Litanie della SS. Vergine.

GIAC. Dolce Cuor di Maria, ecc.

 

25 Maggio

 

Semper collaetemur:

IL TRIONFO DI MARIA

 

1. Non ottenne trionfi finché fu mortale. Educata nell'umiltà, questa le rimase compagna fino alla tomba; di Lei non si leggono miracoli, come degli Apostoli; di Lei non si conoscono trionfi quali ebbe San Paolo. Regina dei cristiani e degli Angeli, Madre di Gesù, visse e morì, si può dire, ignota al mondo. Il nostro amor proprio quante volte ci fa lamentare di essere dimenticati, trascurati, non abbastanza stimati, onorati dal mondo! Pare che Iddio non c'innalzi come vorremmo... Vogliamo il trionfo prima della battaglia. Pazientiamo alquanto: Dio è giusto; se lo meriteremo, l'otterremo: Modicum, et videbitis me (Joan. 15, 16).

 

2. Maria ebbe il massimo trionfo nel Cielo. Il descriverlo riesce impossibile a creatura mortale. Come dire il gaudio degli Angeli, l'esultanza di tutta la Corte Celeste, l'accoglienza della Santissima Trinità, l'estasi d'amore m cui s'inabissò, il trono di gloria a cui fu esaltata a premio delle sue virtù?... Toccò l'apice della gloria. Cosi Dio rimunera i suoi servi fedeli: prima la notte, poi il giorno, prima le spine, poi le rose; felice chi riesce a intrecciarsene una corona di gloria. Ma se tu ora rifiuti le spine dei dolori, come pretenderai la corona?

ESEMPIO. - Essendo offerta a S. Filippo la dignità cardinalizia, agli getta in aria la sua berretta, e guardando il cielo, si mette a gridare: Paradiso, Paradiso!

 

PRATICA. - Ad ogni idea di vanità, ripeti a te stesso come faceva S. Luigi: Che serve questo pel Paradiso? - Recita l'Ave, maris stella.

GIAC. Dolce Cuor di Maria, ecc.

 

26 Maggio

 

Sit laus Deo Patri:

MARIA IN ORAZIONE

 

1. Maria c'insegna la compostezza nella preghiera. Comunemente si crede che Gabriele, nel recarle l'annuncio, l'abbia trovata con le ginocchia piegate, pregando. S. Ambrogio la descrive in continua compostezza, perché con la mente di continuo rivolta a Dio e in preghiera. Lo stare in ginocchio nel tempo dell'orazione, con le mani giunte, gli occhi bassi, il corpo in umile atteggiamento, mentre riesce di buon esempio agli altri, quanto aiuta lo spirito a pregare bene! Non fare come il superbo fariseo nel tempio... Ne usciresti condannato, non esaudito. Esamina la tua compostezza sia nel pregare, sia in chiesa.

 

2. Maria c'insegna la 'devozione nella preghiera. Quando disse all'Angelo ; Ecco l'ancella del Signore, si faccia secondo la tua parola (Luca 1, 38); quando in casa di Elisabetta intonò il Magnificat; quando, alle nozze di Cana, supplicò il Figlio d'un miracolo, con quali parole umili, devote, tutte di lode a Dio si espresse! Le nostre preghiere, così svogliate, distratte, senz'affetto, senza amore, a che varranno? Pregare così non è un disprezzo di Dio, piuttosto che una lode? O Maria, insegnami l'orazione.

ESEMPIO. - Per dieci anni, S. Filippo usò recarsi ogni notte a visitare sette chiese di Roma; e talvolta prolungò per quaranta ore di seguito la sua preghiera,

 

PRATICA. Prega sempre con la persona, le mani e gli occhi composti.

GIAC. Dolce Cuor di Maria, ecc.

 

27 Maggio                

 

Summo Christo decus:

MARIA IN CONTEMPLAZIONE

 

I. Lo spirito di Maria era in continua contemplazione. L'anima fedele, l'anima amante di Dio, lo vede. Io contempla in ogni cosa. Cielo e terra, il sole, i fiori, i frutti, i più minuscoli insetti, un filo d'erba le ricorda la presenza, la sapienza, la bontà di Dio... Se cosi avviene ai Santi, diciamolo ancor più di Maria che eccelle su tutti in virtù. Di più Ella vedeva Gesù di presenza, lo conosceva per suo Dio, e come poteva cessare dal contemplarlo? Noi siamo dissipati, disattenti, ecco perché dimentichiamo tanto facilmente Iddio.

 

2. Maria c'invita alla contemplazione. Se non fa per tutti la contemplazione mistica che è una elevazione della mente a Dio, con cui l'anima contemplativa gusta i gaudi delle eterne carezze (S, Bern. in Scala); è ben facile da ciascuna delle creature innalzarsi al Creatore, contemplando in tutte le cose l'opera, la volontà, il permesso, la bontà, l'amore di Dio; è ben facile vedere in ogni cosa il nulla della terra, argomentandone le ricchezze dei beni promessi in cielo. Inoltre il crocifisso Gesù può essere ovunque il libro dell'amore, dei sospiri, delle lagrime, dei proponimenti. Avvezzati a questa pratica dolce e vantaggiosa.

ESEMPIO. - S. Agostino alla sola vista delle montagne, di un fiore, si commuoveva fino alle lacrime, e ripeteva; Troppo tardi t'ho conosciuto, o mio Dio!

 

PRATICA. - Prendiamo l'abitudine di dire: Se Dio vuole, se a Dio piace, sia per amor di Dio.

GIAC. Dolce Cuor di Maria, ecc.

 

28 Maggio

 

Spiritui Sancto:

UNIONE DI MARIA CON DIO

 

1. Nessuna creatura visse più unita a Dio di Maria. Eletta a sposa dello Spirito Santo, Sponsabo te mihi (Os. 2, 19), Maria poté dire propriamente: Il mio diletto è a me, ed io a lui (Cant. 2, 16); tenendo per lunghi mesi Gesù nel seno, nutrendolo del suo latte, convivendo con Gesù - Dio per 33 anni, quali misteri d'unione si operarono in lei! Felici noi però, che con la S. Comunione uniamo noi pure la nostra carne, il cuore, lo spirito a Dio, rendendo l'anima sposa a Gesù. Che grazia ineffabile! È questo lo spirito che anima le tue comunioni?

 

2. Maria fu tutta di Dio. La missione di lei era dare la vita all'Uomo - Dio, sostentarlo nei primi anni, trafugarlo in Egitto, accompagnarlo sul Golgota, e sacrificarsi con lui sull'altare dell'amore. Era dunque creata per Gesù, viveva per Gesù, e con lui stava unita al volere del Padre... E noi non siamo creati per conoscere, amare e servire Iddio? Non è forse nostro fine, nostro dovere, nostro bisogno cercare Iddio, riposarci in lui, unirci a lui ora e sempre? L'attacco alle creature non è forse un furto fatto a Dio?

ESEMPIO. - S. Tommaso d'Aquino riconosce quali grazie di Maria la purezza inviolata che Io fece proclamare l'Angelo delle Scuole, e la fortezza invincibile che gli fece riportare vittoria sugli ostacoli frapposti alla sua vocazione.

 

PRATICA. - Sta un poco innanzi al SS. Sacramento, chiedendo fuoco d'amore e intima unione con Dio.

GIAC. Dolce Cuor di Maria, ecc.

 

29 Maggio                

 

Tribus honor unus:

GLORIA DI MARIA ALLA SS. TRINITÀ

 

L Maria aumentò la gloria della SS. Trinità. In quanto Dio, le Tre persone divine sono perfettamente uguali; ma, mediante Maria, il Padre acquista nuovi diritti su Gesù, che, come Uomo, gli diviene inferiore e suddito; Gesù, mediante Maria, assume la natura umana; Gesù, col corpo, ora glorioso e trionfante in Cielo, anche come Uomo, ottenne di ricevere le adorazioni di tutte le creature: In nomine Jesu omne genuflectatur. Lo Spirito Santo acquista sul Figlio una autorità che prima non aveva, essendo concepito per opera di Lui nel seno di Maria: quindi un Santo chiamava Maria, compimento di tutta la Trinità.

 

2. Imitiamo Maria nell'onorare la SS. Trinità. Onoriamo il Padre con l'adorare e cercare in tutto il compimento della Sua volontà; Gloria Patri; onoriamo il Figlio con l'osservanza delle massime del Vangelo, senza rispetto umano, gloriandoci d'essere cristiani: Gloria Filio; onoriamo lo Spirito Santo, con l'ascoltare le ispirazioni, col crescere in perfezione, con l'accendersi di Amore: Gloria Spiritui Sancto. Che bella imitazione di Maria. Ci pensi al Gloria Patri quando lo reciti?

ESEMPIO. - S. Domenico, col Rosario, magnifico intreccio dei misteri di Gesù con le lodi di Maria, otteneva grazie temporali e spirituali senza numero per sé e per gli altri.

 

PRATICA. - Ripeti sovente il Gloria Patri con attenzione.

GIAC. Dolce Cuor di Maria, ecc.

 

30 Maggio

 

Amen

FEDE E RASSEGNAZIONE DI MARIA

 

1. La sua fede. La parola ebraica Amen talvolta vuol dire Così è, cioè: Credo quanto dico con tutto il cuore. Maria credette alle parole misteriose di Gabriele, e Lei beata, che credette (Luca, 1, 45); credette a Gesù che, secondo gl'interpreti, le fece l'elogio innanzi alle turbe dicendo: Beato chi ascolta la divina parola e la custodisce (Luca. 11, 28). Risvegliamo la nostra fede sui misteri che non intendiamo, sulle verità evangeliche, sul SS. Sacramento, e, molto più, operiamo a norma di quel che crediamo. Ricordiamo che la fede senz'opere è morta!

 

2. La sua rassegnazione. Amen vuole anche dire; Così sia; Cosi si faccia; Tutto come piace a Dio. Maria quante volte lo ripeté nella sua vita travagliata! Disse fìat a Gabriele, che le presentava, fra alcune rose, spine pungentissime; e anche sul Golgota chinò la fronte e disse fiat al momento del massimo Sacrificio. Noi, nel tempo delle contraddizioni diciamo forse Amen, fiat, o non piuttosto parole indegne d'un cristiano? Proponiamo fermamente di operare da veri figli di Dio... Impariamo oggi la rassegnazione, dicendo " Cosi vuote Dio, così voglio anch'io”.

 

ESEMPIO. - S. Francesco di Sales, calunniato presso il Duca di Savoia, non volle difendersi e si contentò di dire: Si faccia la volontà di Dio, e Iddio sventò la calunnia,

 

PRATICA, - Sforziamoci quest'oggi di non alterarci, dicendo nelle contrarietà Amen, Così sia.

GIAC. Dolce Cuor di Maria, ecc.

 

31 Maggio

CONSACRAZIONE A MARIA

 

1. Dovere di consacrarci a Maria come cristiani. Ogni figlio di cuore sensibile si tiene in obbligo di onorare, amare e servire la madre terrena, anche solo per gratitudine dei benefizi ricevuti. Ora se la fede ci dipinge Maria tenerissima per noi, amorosissima nostra Madre spirituale; se Gesù ce la diede per Madre; se innumerevoli sono le grazie e i benefizi ottenuti per mezzo di Lei, come non consacrarci al suo servizio? Come non amarla? Non vorrai esser tutto di Maria? E non solo a parole, ma a fatti?

 

2. Come è bello consacrarsi a Maria. Messe a parallelo le dolcezze gustate nel darsi in braccio al mondo, alle sue vanità, ai suoi piaceri, con le dolcezze gustate dai servi di Maria, chi vince la prova? Basta solo nominare S. Filippo, S. Teresa, il B. Ermanno, S. Luigi, S. Margherita Alacoque: ma quanti ancora avrebbero dato tutto l'oro del mondo per una mezz'ora di preghiera a Maria! E le dolci morti di Andrea Avellino, di Stanislao Kostka, chi non le invidia? Ma occorre esserle servi devoti e fedeli... Lo sei stato pel passato? Hai cominciato al presente? O Maria, lo sono adesso e lo sarò per sempre...

Esempio. - S, Luigi, re di Francia, fu visto sovente, durante le battute di caccia, appartarsi, estrarre un'immagine di Maria, e recitare l'Uffizio della Madonna o altre preghiere che non lasciava mai.

 

PRATICA. - Ripetiamo sovente: Gesù, Giuseppe e Maria, vi dono il cuore e l'anima mia.

GIAC. Dolce Cuor di Maria, ecc.

 

ALLA VERGINE

 

Profondamente umiliato dinanzi a Voi, dolcissima Vergine Maria, madre di Dio e madre mia, vi supplico ad accogliermi per vostro figlio e servo, poiché non voglio più avere altra madre che Voi. Vi consacro il mio cuore; sia esso tutto Vostro e di Gesù; vi consacro la mia mente, sia, col vostro aiuto, rivolta al bene; vi consacro la mia volontà, sappia con l'aiuto vostro non volere altro che la virtù; vi consacro il mio corpo, sia quaggiù strumento per attrarre altri al bene, al vostro amore; vi consacro la mia vita, che intendo passi tutta a maggior gloria di Dio e a onore vostro; vi consacro i desideri che formulo di vedervi sempre lodata, amata, esaltata; vi consacro i godimenti che spero nel Paradiso; solo lassù ai vostri piedi, nel vedervi per tutta l'eternità, mi chiamerò felice, amando Voi in Dio, lodandovi e ringraziandovi pei secoli dei secoli. Così sia.

     

Un particolare pensiero rivolgo ai giovani, agli ammalati e agli sposi novelli. Stiamo per concludere il mese mariano. La Madre di Dio, cari giovani, sia il vostro rifugio nei momenti più difficili; sostenga voi, cari ammalati, nell’affrontare con coraggio la vostra croce quotidiana e sia il vostro riferimento, cari sposi novelli, perché la vostra famiglia sia un focolare domestico di preghiera e reciproca comprensione. Grazie.

(Papa Francesco Udienza generale 28.5.2014)


PAROLE DEL SANTO PADRE FRANCESCO AL TERMINE DELLA VEGLIA MARIANA

Grotta di Lourdes - Giardini Vaticani
Sabato, 31 maggio 2014

Video

 

Abbiamo pregato la Madonna, abbiamo cantato tanti suoi titoli...

Oggi, alla fine del mese di Maria, è la festa nella quale ricordiamo la visita che ha fatto a santa Elisabetta. Il Vangelo ci dice che, dopo l’annuncio dell’Angelo, lei è andata in fretta, non ha perso tempo, è andata subito a servire. E’ la Vergine della prontezza, la Madonna della prontezza. Subito è pronta a venire in aiuto a noi quando la preghiamo, quando noi chiediamo il suo aiuto, la sua protezione a nostro favore. Nei tanti momenti della vita nei quali abbiamo bisogno del suo aiuto della sua protezione, ricordiamo che lei non si fa aspettare: è la Madonna della prontezza, va subito a servire.



 


 

Caterina63
00martedì 27 maggio 2014 17:44




GIUGNO

 

  CONSACRAZIONE AL SACRO CUORE

da recitarsi durante tutto il mese di Giugno.

 

Adorabile Salvatore, accettate tutto ciò ch'io farò d'or innanzi come altrettanti atti d'espiazione, di riparazione e di sacrifizio continuo al vostro Cuore, oltraggiato dall'ingratitudine dei peccatori! Io mi offro a Voi, o Cuore del mio Gesù, con l'intenzione che tutta la mia vita, tutti i miei patimenti, tutte le mie azioni, tutto l'esser mio siano impiegati ad amarvi, adorarvi, glorificarvi nel tempo e nell'eternità.

“Io, N. N., per esservi grato e per riparare alle mie infedeltà, vi dono il cuore, ed interamente mi consacro a Voi, amabile mio Gesù, e col vostro aiuto propongo di non più peccare”.

 

1° .-100 giorni d'indulgenza dicendo questa seconda preghiera tra virgolette avanti l'immagine del S. Cuore;

2°.- Ind. Plenaria una volta al mese, a chi la recita ogni giorno, dicendo un Pater, Ave e Gloria per il S. Padre e avendo fatto la Confessione e Comunione entro il mese.

 

Santo protettore.

S. Luigi Gonzaga, i Santi Pietro e Paolo.

 

  Dolce Cuor del mio Gesù, Fa che io t'ami sempre più.

 

Virtù da praticarsi.

Fervore in tutti gli esercizi di pietà

 

1° Giugno

DIVOZIONE AL SACRO CUORE DI GESÙ

 

1. Divozione cara a Gesù. Ogni atto di religione, ogni pia pratica, purché fatta bene, è gradita a Gesù; ma le divozioni introdotte e approvate dalla Chiesa per espresso comando di Gesù, portano con sé un'ulteriore prova che gli sono ancor più care. S. Margherita Maria Alacoque, nelle tre rivelazioni principali (1673, 1674, 1675) vide Gesù col Cuore tra mistiche fiamme, esprimerle la volontà che fosse istituita una apposita festa in onore del suo Sacro Cuore, per attrarre tutti ad amarlo. Rifletti seriamente: Gesù vuole che tu lo ami...

 

2. Divozione amabile. La divozione al Cuore di Gesù, è la divozione all'amore di Lui oltraggiato. Il Cuore di Gesù è il. centro della sua bontà, delle sue virtù, delle sue amabilità; è la fonte, di ogni grazia; è il libro di vita; è il rifugio del peccatore, la dimora prediletta del giusto; è il cuore che tanto ha amato gli uomini...', e noi gli negheremo un po' d'amore, un atto di contrizione?

 

3. Divozione utile a tutti. Gesù promette agli amanti del Divin Cuore, grazie temporali, cioè pace nella famiglia, benedizioni nelle imprese temporali', grazie spirituali, ossia tutti i tesori d'amore, di grazia, di misericordia, di santificazione, d\ salvezza. Io prometto, diceva Gesù, che verserò su di loro ogni grazia. Rimani forse indifferente a tante promesse? Esigono solo un po' d'amore... Consacriamo il mese al Divin Cuore, e promettiamo perseveranza.

 

PRATICA. — Ripetiamo durante il giorno : Dolce Cuor del mio Gesù, fa ch'io t'ami sempre più.

 

2 Giugno

LE SPINE DEL CUORE DI GESÙ

 

1. Spine e non rose attorno al S. Cuore. Nel comparire alla Alacoque, Gesù mostrava attorno al suo Cuore una corona di acute spine. Che linguaggio eloquente! I Santi, gli Angeli, Maria, gli intrecciano in cielo ricche ghirlande d'affetto, di lodi, di atti d'amore; eppure, quasi ciò nulla fosse. Gesù ricorda le spine acute con cui lo pungono gli uomini, e forse anche tu... Debbono essere ben acute! E tu rimani indifferente?

 

2. Molteplicità delle spine. Noi ci lamentiamo che quaggiù non v'è rosa senza spine; mormoriamo perché, di quando in quando, un affanno, o un patimento, o una croce ci travagliano la vita. Ma siamo sinceri! I nostri peccati meriterebbero castighi ben maggiori; per di più, il nostro patire è sempre lieve, momentaneo e sempre proporzionato da Dio alla nostra

capacità; mentre Gesù pativa molto di più, ed anche adesso mostra il suo Cuore tutto circondato di spine. Chi potrebbe numerarle? Impara una volta a soffrire rassegnato!

 

3. Inviti di Gesù. È un mistero come Gesù, pur tra le glorie del cielo, sovranamente beato in Se stesso, amato da milioni d'anime pure e sante, ricerchi dagli uomini una consolazione alle sue afflizioni. Eppure, Egli, mediante S, Margherita Maria, invita e stimola tutti a alleviargli le spine, a riparare le offese fattegli dai peccatori, ad amarlo... E noi rimarremo freddi? Negheremo a Gesù una goccia di consolazione?

 

PRATICA. — Spesso nel giorno, presentiamo a Gesù una rosa, cioè un atto d'amor di Dio.

 

3 Giugno

PRIMA SPINA: I MALVAGI

 

1. Numero dei peccatori. Furono purtroppo molti i Giudei sulla piazza del pretorio a gridare il crucifige; ma, lungo i secoli, ogni giorno, ogni ora, ogni minuto, quanti tornano a crocifiggere Gesù col peccato! In questo stesso istante, quanti peccati si commettono! Idolatri, atei, increduli...; anche tra i Cattolici, quanti sono i peccatori! Forse, tra questi, tu pure conficchi

la tua spina ogni giorno... E non provi orrore a incrudelire contro Gesù, tanto amabile?

 

2. Sfrenatezza dei peccatori. La Maddalena peccò molto, ma infine andò a Gesù pentita e amante. Longino squarciò il seno a Gesù con la lancia, ma è opinione che, scendendo dalla montagna, si percotesse il petto per dolore. Invece ora, con quanta impudenza, dai giovani e dai vecchi, si pecca con le disonestà, con le bestemmie, coi più empi sacrilegi... Quanti vivono

tranquilli sull'orlo dell'Inferno, come se nulla fosse!... Altro che convertirsi! Che spina acuta pel Cuore di Gesù!

 

3. Come alleviare questa spina? Separiamoci dai traviati, fuggendo il peccato volontario, detestandolo con tutto il cuore, cacciandolo da noi se s'annida nell'anima, evitando quei pericoli per cui già siamo caduti. Compensiamo Gesù delle malvagità altrui, con preghiere di riparazione, con la santa Comunione, con le giaculatorie, con le visite eucaristiche divote. Che fai tu di tutto questo per consolare Gesù?

 

PRATICA. — Ad ogni bestemmia che senti, ad ogni peccato che vedi commettere ripeti: Dio sia benedetto! (50 g. o. v.).

 

4 Giugno

SECONDA SPINA: GL'INDIFFERENTI

 

1. Indifferenza dei cuori. È il vizio dei nostri tempi! Per l'indifferente nel credere, tutte le religioni sono buone; nulla importa esser Ebreo o Turco, Protestante o Cattolico! Che assurdo! Altri sono indifferenti nei costumi: un peccato di più o di meno, che importa? I peccati veniali sono inezie... Possibile che a Gesù importi così poco la violazione della Sua legge? Altri sono indifferenti alle pratiche di pietà, alla Chiesa, alla preghiera, all'amore di Dio. Ti trovi anche tu fra questi?

 

2. È una spina di nera ingratitudine al Cuor dì Gesù. Egli fondò col suo Sangue la Chiesa Cattolica dandocela come unica arca di salvezza... Che dolorosa spina veder gli uomini non curarsi di un dono tanto prezioso! Gesù disse che avrebbe chiesto conto anche di una sola parola oziosa; pianse sull'indifferenza di Giuda; fece dire, che un solo peccato basta per trasgredire tutta la legge; ci diede i più teneri attestati d'amore per riaverne amore... E dopo tutto ciò, vederci indifferenti... Che spina! L'ingratitudine opprime il cuore. Non essere ingrato con Gesù!

 

3. Consoliamo Gesù: 1° Scuotendo l'indifferenza altrui: chi può, s'industrii d'esercitare l'apostolato con i mezzi offerti dall'Azione Cattolica; chi non può, supplisca col buon esempio. Ma lo faccia subito, che il tempo passa. 2° Rimuovendo la nostra indifferenza, ravvivando la fede e frequentando i Sacramenti. 3° Con l'Apostolato della preghiera.

 

PRATICA. — Recita tre Pater e A ve al Cuore di Gesù.

 

5 Giugno

TERZA SPINA: I TIEPIDI

 

1. Dolore di Gesù per la tiepidezza. Davide, a nome di Dio, già scriveva che se un nemico lo avesse maledetto, l'avrebbe sopportato in pace; ma come una stilettata al cuore era per lui l'ingiuria dell'amico. Gesù disse a S. Margherita Maria Alacoque: “ Nell'ingratitudine comune, ciò che mi riesce ancor più penoso, è il ricevere disprezzi, freddezze, irriverenze da cuori a me consacrati ”. E chi mai non è tiepido? Non sono anni e anni che addolori Gesù con la tua negligenza, freddezza, noncuranza, tiepidezza?

 

2. Minacce di Gesù contro i tiepidi. Geremia pronunzia maledizioni sui negligenti (XLVIII, 10); Gesù pianse sopra Gerusalemme e ne profetò la rovina, perché disprezzò una sua visita. Gesù che accoglie le Maddalene e ogni specie di peccatori, Egli che cercava il ravvedimento dello stesso Giuda, fece dire che avrebbe rigettato da sé il tiepido... E noi non badiamo alla tiepidezza? E noi ci crediamo sicuri del Paradiso, solo perché non commettiamo peccati mortali?.,. Temi la maledizione dei negligenti!,..

 

3. Rimedi alla tiepidezza. Pensiamo seriamente alle cadute di Pietro e di cento altre colonne della Chiesa per una momentanea debolezza; la stessa causa può produrre gli stessi effetti! Esaminiamo il male che la tiepidezza già produsse in noi e quello che possiamo temere. Gesù a consolazione del suo Cuore afflitto, ci intima di svegliarci, di amarlo con tutto il cuore. Gli negherai tanto conforto? Sia oggi il principio d'una vita fervorosa.

 

PRATICA. — Lungo il giorno ripeti : Gesù mio, misericordia? (300 g. o. v.).

 

6 Giugno

QUARTA SPINA: ABUSO DEI SACRAMENTI

 

1. Il Sacro Cuore fonte dei Sacramenti. Dall'aperto costato di Gesù crocifisso sgorgava sangue e acqua, simbolo della Chiesa e dei Sacramenti che di là attingono la loro virtù (S. Agostino). Il Battesimo ci apre la porta alle benedizioni del Divin Cuore; la Cresima ci comunica una particella della divina fortezza; nella Eucaristia Gesù ci dona tutto il suo Cuore; con la Penitenza ci richiama a Sé come pecorelle sbandate; il Sacerdozio possiede le chiavi del Sacro Cuore; il Matrimonio comunica una scintilla di vero amore; con la Estrema Unzione Gesù c'invita alle delizie dell'unione col suo Cuore. Pensiamo a tanti preziosi misteri...

 

2. Abusi di tanti doni. In quale stima si tengono i Sacramenti? Come è apprezzata la grazia del santo Battesimo? Un vile rispetto umano non ci fa vergognare di essere soldati di Cristo? Come ci confessiamo? Perche così freddamente e così raramente ci comunichiamo? Gesù rimarrà impassibile a così molteplici disprezzi?... Non cerchiamo cosa fanno gli altri: rimediamo alle azioni nostre!

 

3. Frequenza della S. Comunione. Questa, che è consigliata da tutti i Santi e da Santa Madre Chiesa, che è sorgente d'innumerevoli beni, principio e incoraggiamento alla santità, dolce mezzo di stringerci al Cuore amabile e amante di Gesù, purché sia fatta con le dovute disposizioni, è pure un facile mezzo per consolare il Cuore Divino, amareggiato da tante spine.

Proponiamoci la frequenza della Comunione.

 

PRATICA. — Facciamo una Comunione, almeno spirituale, per consolare Gesù afflitto.

 

7 Giugno

QUINTA SPINA: ABUSO DEL SANGUE PREZIOSO

 

1. Effusioni del Divin Sangue. Non bastò al Cuore Divino spargere qualche goccia di sangue...; tutto lo versò per me, per te. Considera con fede le sette principali effusioni fatte nella Circoncisione, nel Getsemani, sotto i flagelli, nella coronazione di spine, lungo la via del Calvario, nella crocifissione e nel crudele colpo di lancia... Con quali patimenti ci mostrò il suo amore! Che poteva fare di più per noi? E tu che potresti far di meno per Lui? Prendi una seria decisione.

 

2. Lamenti del Cuore di Gesù. Esce dal Sacro Cuore una voce straziante; Qual risultato dal mio Sangue? Che potevo fare di più per ottenere riconoscenza? Sparsi il mio sangue per mondarvi dal primo peccato, e voi li moltiplicate senza misura; lo sparsi per liberarvi dall'Inferno, e voi percorrete le vie che vi menano; lo sparsi per averne amore, e trovo ghiaccio dappertutto... O Gesù, perdono!... Abusai finora di tanta vostra bontà...; ma non sarà più così per l'avvenire...

 

3. Divozione al Sangue prezioso. È il principio di nostra salvezza; per virtù di questo Sangue i peccati sono cancellati, e il Paradiso ci è aperto. La voce di questo Sangue, gradita al Padre, ottiene pietà, misericordia per noi. Le nostre virtù e meriti sono nulli, disgiunti dalla virtù di esso: è il sigillo di salvezza. Preghiamo Gesù a comunicarcene i meriti, i frutti, le benedizioni : Sanguis eius super nos...

 

PRATICA. — Recitiamo sette Gloria Patri in onore delle sette effusioni del Sangue prezioso.

 

8 Giugno

MODI DI ONORARE IL CUORE DI GESÙ

 

1. Imitazione. Il S. Cuore è la sorgente di tutte le virtù di Gesù. Studiamene l'umiltà, la dolcezza, la pazienza, la carità, la purezza. Qual differenza dal nostro cuore! Dinanzi a tale specchio, le nostre millantate virtù come divengono piccole e misere! Oh se tu proponessi ogni mattina di ricopiare Gesù! Se nell'impeto della passione, levassi uno sguardo a Gesù per imitarlo! Se nelle tentazioni, nelle difficoltà, ti animassi col dire: Tutto per voi, Cuore sacratissimo di Gesù (300 g. o. v.).

 

2. Riparazione. Amando Gesù, come non sentirne gli oltraggi? Come rimanere indifferenti alle afflizioni di quel Cuore adorabile! 1° Riparazione, fuggire il peccato; 2° fare atti di contrizione, d'amore, di lode a Gesù, quando si commettono peccati innanzi a noi. 3° divozione della festa del S. Cuore e del Primo Venerdì d'ogni mese; 4°  pregare e fare Comunioni per i peccatori. Che mezzi facili! Ed io li dimentico...

 

3. Amore. Il S. Cuore è la fornace dell'amore. Portò fuoco d'amore, e ricerca amore. Come abbiamo noi corrisposto? Almeno nell'avvenire proponiamo un amore di confidenza, sperando tutto da Lui; un amore tenero come al più caro tra Ì fratelli, al più amoroso dei padri; un amore universale, consacrandogli pensieri, affetti, cuore, vita, eternità. Come mi veggo ancora indietro nella scienza dell'Amore! Gesù mio, dammi Amore!

 

PRATICA. — Ripetiamo lungo il giorno; O Divin Cuore, mi consacro tutto a voi.

 

9 Giugno

GL'INTERESSI DEL DIVIN CUORE

 

1- Le fiamme del Divin Cuore, Nell'apparire a S. Margherita Maria Alacoque, il Cuor di Gesù posava come su un letto di fiamme, e una vampa di fuoco sgorgava dal suo centro. Anche a S. Filippo comparì un globo di fuoco a incendiargli il cuore; per S. Teresa fu una saetta di fuoco che la incendiò d'amore. Se avessimo anche noi una simile grazia! Ma questi Santi se la meritarono con una vita pura, mortificata e con ardenti preghiere...; ed io che faccio per averla?

 

2. Significato delle fiamme. Dagli effetti che produssero, è facile capire essere le fiamme del Divin Cuore simbolo e strumento d'amore. Ma il fuoco, il più attivo fra gli elementi, è pure simbolo dell'attività, dello zelo del Cuor di Dio, e degli interessi che lo animarono sulla terra e tuttora lo muovono regnando in Cielo. Gesù in tutta la vita, sebbene bambino o semplice artigiano, nel segreto del suo Cuore lavorò sempre col pacificare il Padre, col pregare per noi e col cercare la nostra salvezza. Esempio di zelo, e rimprovero alla nostra indolente freddezza.

 

3. Cooperazione ai divini interessi. Studiarne i fini sublimi del Cuor di Gesù per cooperare con Lui secondo le nostre forze. Con essi Egli ci insegna non già a cercare la terra, ma il Cielo; non già a procacciarci onori, gloria, vanità, ricchezze, cose tutte momentanee e passeggere, ma la cosa più necessaria, la gloria di Dio e il nostro bene eterno.

 

PRATICA. Recita tre Pater e Ave al Cuore di Gesù.

 

10 Giugno

PRIMO INTERESSE: LA GLORIA DI DIO

 

1. Aneliti del Cuor di Gesù. L'oggetto, il centro, degli aneliti sgorgati dal divino Cuore, furono sempre l'onore, la gloria, il trionfo del suo Padre celeste: Io non cerco la mia gloria, ma il gusto e il beneplacito di mio Padre (Joann. VIII): Io vivo per il mio Padre (ib. IV, 58); Padre, non come io voglio, ma come tu vuoi (Mc. XIV, 36); Padre, glorificami come io sempre Ti ho glorificato. Il sospiro di Gesù è sempre rivolto al Cielo, e il tuo a che cosa tende?

 

2. La gloria di Dio è sempre il primo desiderio di Gesù. Come Dio, non può avere nelle sue operazioni estrinseche altro fine se non la propria gloria (Is. XLVIII. v. 11), unico oggetto degno di Lui; in quanto uomo, Gesù riconoscendosi minore del Padre, non può non bramarne, non zelarne il trionfo; perciò nella preghiera domenicale disse: Così pregherete: O Padre, sia santificalo il Tuo nome, venga il Tuo regno, sia fatta la Tua volontà, ossia trionfi la Tua gloria. Cerca di penetrare il senso profondo: trionfi la volontà di Dio, non la tua...

 

3. Comando di Gesù a noi. L'angelico S. Tommaso scrive che Gesù impone a tutti il severo comandamento di far lutto a gloria di Dio, in quelle parole: Amerai il tuo Dio con tutto il cuore, con tutta l'anima, con tutte le tue forze. Non cercare nelle preghiere, nei digiuni, nella giustizia, di piacere agli uomini, diceva Gesù. Il cibo, la bevanda, tutto sia a gloria di Dio (I Cor. X). L'hai tu e la rinnovi sovente questa retta intenzione?

 

PRATICA. — Offri tutto a gloria di Dio.

11 Giugno (1)             

SECONDO INTERESSE: LA SALVEZZA NOSTRA

 

1. Palpiti del Cuor di Gesù. Posa, come il prediletto Giovanni, il tuo capo sul Cuore di Gesù; ascolta come martella forte... Venni perché tutti abbiano la vita. Morì per salvarci; tende ancora le braccia per richiamarci a salvezza...; quindi al veder un'anima che pecca, che rimane nella colpa con indifferenza, che si danna, che piomba nell'Inferno, come palpita quel Cuore! O Gesù, quanti palpiti, anche per me, figlio prodigo, ingrato!... Lo so, e mi correggo!

 

2. È grande desiderio di Gesù vederci santi. Un'anima dannata è un trionfo pel demonio e un dolore a. Gesù che tutto fece per salvarla; un'anima dannata, è un bestemmiatore di più contro Gesù per tutta l'eternità; la Chiesa, il Regno di Dio patiscono una diminuzione di un adoratore per ogni anima che si danna; a Gesù che tutti vuol salvi, come riuscirà triste una perdita così dolorosa! Eppure se vivi male, Egli ti condannerà...

 

3. È facile salvare anime. Quante anime hai tu salvato finora? Nessun dannato potrà forse gettarti in faccia qualche scandalo, principio della sua riprovazione? Per liberarti da un conto così terribile, concorri a salvare anime col buon esempio che per tanti Santi fu origine di conversione; con la preghiera che mai sale inesaudita a favore dei peccatori. Se salvi un'anima, hai salvata la tua— Animam salvasti, animam tuam praedestinasti.

 

PRATICA. — Recita qualche preghiera e fa qualche penitenza per far evitare, almeno oggi, un peccato mortale, in tutto il mondo,

 

(1)Novena della Consolata.

 

12 Giugno (1)

 

TERZO INTERESSE: IL TRIONFO DELLA CHIESA

 

1. La Chiesa è Sposa di Gesù. La Chiesa uscì dal Cuore di Gesù che l'adorno di ogni grazia celeste, e tanto l'abbellì che disse : Tutta sei bella e non c'è in te ruga né macchia (Cant. IV, 7). A lei donò la virtù del proprio Sangue, a lei consegnò il tesoro dei Suoi meriti, a lei le chiavi del Cielo; con lei promise di stare per tutti i secoli e di renderla invincibile, immortale, gloriosa, al pari di Luì. Qual grazia di predilezione essere figli di questa Chiesa! E tu vergognosamente ne

arrossisci?

 

2. Il trionfo della Chiesa è il trionfo di Gesù. Stabilitala universale perché abbracci ogni tempo, ogni luogo, ogni persona, le vittorie della Chiesa sono una gloria per Gesù, una dilatazione del Suo Regno, e perciò una vera consolazione per Lui. Ma il disprezzo per la Chiesa è pure disprezzo per Gesù: me spernit (Luc. X, 17); il disprezzo dunque dei Precetti della Chiesa, del Sommo Pontefice, dei sacerdoti, è un disprezzo fatto a Gesù stesso... Pensaci.

 

3. Sottomissione alla Chiesa. Ricordiamo il detto di san Cipriano : “ Non ha Gesù per padre chi non ha la Chiesa per madre ”. Noi, 1° amiamola, felici di vivere nel suo seno, rispettandone i ministri, le pratiche, i riti, difendendola secondo le nostre forze; 2° obbediamola, osservandone le leggi, le prescrizioni, le proibizioni. Ascolta Gesù chi obbedisce alla Chiesa.

 

PRATICA. — Recita cinque Pater al Cuor di Gesù per i nemici della Sua Chiesa.

 

(1) Novena di S. Luigi Gonzaga.

 

13 Giugno

 

QUARTO INTERESSE:

LE ANIME PURGANTI

 

1. Amore di Gesù per le anime purganti. Il Redentore che veste a festa il Paradiso per la conversione d'un solo peccatore, quanto più non ama i giusti, suoi servi fedeli e amici! Le anime purganti sono sante; tuttavia Gesù, per dovere di giustizia, deve punirle, allontanarle da sé; ma quanto costa ciò a quel cuore di padre! Come vorrebbe che tutti i cristiani placassero la sua giustizia!...

 

2. Quanto spera Gesù dalle anime purganti. Queste, dalle fiamme purificatrici amano bensì Gesù con l'amore della rassegnazione, e lo benedicono come Giobbe tra le ulceri; ma giunte al Cielo, mentre Gesù potrà consolarle perfettamente, esse lo risarciscono dei peccati, delle bestemmie altrui, lo amano invece di tanti freddi e ingrati. È per questo che Gesù le ha tanto a cuore e ne brama la liberazione. Non vorrai mandare almeno un'anima purgante a consolare Gesù?

 

3. Gesù desidera che liberiamo molte Anime. Come Saul condannò a morte il figlio Gionata, quantunque bramoso di salvarlo, così è Gesù con le anime purganti; Egli è riconoscente a chi gli toglie di mano i flagelli... Perché ci porse tanti mezzi facili per schiudere quel carcere? La preghiera, il S. Sacrificio, i Sacramenti, le mortificazioni, le Indulgenze, le opere buone... Non è forse perché liberiamo molte anime? E che facciamo noi per le anime purganti?

 

PRATICA. — Ascolta una Messa, o recita tre De profundis per l'anima più vicina ad entrare in Paradiso.

 

14 Giugno

 

QUINTO INTERESSE:

L'ONORE DI MARIA

 

1. La causa ili Maria è causa di Gesù. Come Gesù ebbe sempre cara la madre sua! Prima che comparisse, da quanti simboli, figure e speranze la fece profetizzare! Nella concezione di lei che sfoggio di potenza esercitò preservandola dal peccato originale! Lungo la vita di Gesù, che rispetto, qual obbedienza, che venerazione filiale per la Madre sua! Anche sulla croce, non la dimentica; anzi le porge in Giovanni un fido aiuto... Poteva Gesù far di più per Maria?

 

2. Gesù vuole l'onore di Maria. Appunto per questo Egli ispira tante pratiche di divozione per Maria. Egli benedice le imprese poste sotto il patrocinio di lei; Egli per le mani di Maria dispensa tante grazie, esaudisce tanti voti, compie tanti miracoli; La vuole glorificata in tutto il mondo, e castiga i profanatori di Lei. Maria è sempre la gemma più cara al Cuore di Gesù. Non sarà dunque anche la gemma più cara al tuo cuore, dopo di Lui?

 

3. Per amore di Gesù amiamo Maria. Gli interessi dei due Cuori Sacratissimi sono inseparabili: chi ama Gesù, ama Maria, e chi ama la Madre, come non tornerà caro al figlio di Lei? Promoviamo il culto di Maria con il parlar di Lei, con l'onorarla di visite nei suoi Santuari, con alcune pratiche quotidiane di amore per Lei, con la recita del Rosario, con giaculatorie,

con qualche astinenza, con il promuovere con la parola e con le opere, tutto ciò che La riguarda. Sei tu assiduo nell'amare così Maria?

 

PRATICA. — Fa una visita a Maria, e consacrati ai due Cuori di Gesù e di Maria-

 

15 Giugno (1)

 

SESTO INTERESSE:

L'AMORE A S. GIUSEPPE

 

1. La divozione ai tre Ss. Cuori. Vivendo quaggiù, questi tre Cuori palpitarono d'un medesimo amore; ebbero in comune gioia e dolore; furono i tre cuori più somiglianti per virtù, per santità, per spirito di sacrifizio. Come separarne la divozione? Gli ossequi fatti a Maria e a Giuseppe ritornano in onore di Gesù; e Gesù come non godrebbe della nostra devozione alla Madre Sua ed al suo Padre-custode? Invoca spesso con affetto i tre santi nomi di Gesù, Giuseppe e Maria.

 

2. Progressi del culto di S. Giuseppe. La fede c'insegna che nulla avviene quaggiù se non per volontà di Dio che tutto dispone in peso e misura; orbene, dopo la grande diffusione delle dolci divozioni ai due Cuori di Gesù e di Maria, se in questi ultimi tempi crescono rigogliosi anche il culto, l'amore, le pratiche di divozione a S. Giuseppe, non è perché Gesù lo desidera? In vita Gesù amò S. Giuseppe, ora lo glorifica. Ma tu onori e preghi S. Giuseppe secondo il desiderio di Gesù?

 

3. Veneriamo S. Giuseppe. Lo venerava Gesù, vivendo su questa terra, ubbidendogli sottomesso, onorandolo con devozione filiale; lo onora in Cielo secondandone i desideri, le preghiere. Scegliamolo anche noi per nostro Protettore; nei particolari bisogni affidiamoci atta sua bontà; supplichiamolo di addolcire le nostre agonie; sia per noi il Santo più caro, dopo Gesù e Maria.

 

PRATICA. — Recita sette Pater o almeno sette Gloria Patri ad onore delle allegrezze di S. Giuseppe.

 

(1)Novena di S. Giovanni Battista.







Caterina63
00venerdì 30 maggio 2014 08:47
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Il canto è del Coro "S.Veronica" Parrocchia di S. Maria Nascente in Bonemerse (CR) hanno fatto un CD meraviglioso: "Inni e Canti" che vi suggerisco di acquistare.....
difenderelafede.freeforumzone.leonardo.it/discussione.aspx?idd...

qui invece a seguire il link dove poter scaricare il karaoke:

it.gloria.tv/?media=34987




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Leone XIII
Annum sacrum

Lettera Enciclica
La consacrazione dell’umanità al sacro Cuore di Gesù

25 maggio 1899

Con nostra lettera apostolica abbiamo recentemente promulgato, come ben sapete, l’anno santo, che, secondo la tradizione, dovrà essere tra poco celebrato in quest’alma città di Roma. Oggi, nella speranza e nell’intenzione di rendere più santa questa grande solennità religiosa, proponiamo e raccomandiamo un altro atto veramente solenne. E abbiamo tutte le ragioni, se esso sarà compiuto da tutti con sincerità di cuore e con unanime e spontanea volontà, di attenderci frutti straordinari e duraturi a vantaggio della religione cristiana e di tutto il genere umano.

Più volte, sull’esempio dei nostri predecessori Innocenze XII, Benedetto XIII, Clemente XIII, Pio VI, Pio VII, Pio IX, ci siamo adoperati di promuovere e di mettere in sempre più viva luce quella eccellentissima forma di religiosa pietà, che è il culto del sacratissimo Cuore di Gesù. Tale era lo scopo principale del nostro decreto del 28 giugno 1889, col quale abbiamo innalzato a rito di prima classe la festa del sacro Cuore. Ora però pensiamo a una forma di ancor più splendido omaggio, che sia come il culmine e il coronamento di tutti gli onori, che sono stati tributati finora a questo Cuore sacratissimo e abbiamo fiducia che sia di sommo gradimento al nostro redentore Gesù Cristo. La cosa, in verità, non è nuova. Venticinque anni fa infatti, all’approssimarsi del II centenario diretto a commemorare la missione che la beata Margherita Maria Alacoque aveva ricevuto dall’alto, di propagare il culto del divin Cuore, da ogni parte, non solo da privati, ma anche da vescovi, pervennero numerose lettere a Pio IX, con le quali si chiedeva che si degnasse di consacrare il genere umano all’augustissimo Cuore di Gesù. Si preferì, in quelle circostanze, rimandare la cosa per una decisione più matura; nel frattempo si dava facoltà alle città, che lo desideravano, di consacrarsi con la formula prescritta. Sopraggiunti ora nuovi motivi, giudichiamo maturo il tempo di realizzare quel progetto.

Questa universale e solenne testimonianza di onore e di pietà è pienamente dovuta a Gesù Cristo proprio perché re e signore di tutte le cose. La sua autorità infatti non si estende solo ai popoli che professano la fede cattolica e a coloro che, validamente battezzati, appartengono di diritto alla chiesa (anche se errori dottrinali li tengono lontani da essa o dissensi hanno infranto i vincoli della carità), ma abbraccia anche tutti coloro che sono privi della fede cristiana. Ecco perché tutta l’umanità è realmente sotto il potere di Gesù Cristo. Infatti colui che è il Figlio unigenito del Padre e ha in comune con lui la stessa natura, "irradiazione della sua gloria e impronta della sua sostanza" (Eb 1,3), ha necessariamente tutto in comune con il Padre e quindi il pieno potere su tutte le cose. Questa è la ragione perché il Figlio di Dio, per bocca del profeta, può affermare: "Sono stato costituito sovrano su Sion, suo monte santo. Il Signore mi ha detto: Tu sei mio Figlio; io oggi ti ho generato. Chiedi a me e ti darò in possesso le genti e in dominio i confini della terra" (Sal 2,6-8). Con queste parole egli dichiara di aver ricevuto da Dio il potere non solo su tutta la chiesa, raffigurata in Sion, ma anche su tutto il resto della terra, fin dove si estendono i suoi confini. Il fondamento poi di questo potere universale è chiaramente espresso in quelle parole: "Tu sei mio Figlio". Per il fatto stesso di essere il figlio del re di tutte le cose, è anche erede del suo potere universale. Per questo il salmista continua con le parole: "Ti darò in possesso le genti". Simili a queste sono le parole dell’apostolo Paolo: "L’ha costituito erede di tutte le cose" (Eb 1,2).

Si deve tener presente soprattutto ciò che Gesù Cristo, non attraverso i suoi apostoli e profeti, ma con le stesse sue parole ha affermato del suo potere. Al governatore romano che gli chiedeva: "Dunque tu sei re", egli, senza esitazione, rispose: "Tu lo dici; io sono re" (Gv 18,37). La vastità poi del suo potere e l’ampiezza senza limiti del suo regno sono chiaramente confermate dalle parole rivolte agli apostoli: "Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra" (Mt 28,18). Se a Cristo è stato concesso ogni potere, ne segue necessariamente che il suo dominio deve essere sovrano, assoluto, non soggetto ad alcuno, tanto che non ne può esistere un altro ne uguale ne simile. E siccome questo potere gli è stato dato e in cielo e in terra, devono stare a lui soggetti il cielo e la terra. Di fatto egli esercitò questo suo proprio e individuale diritto quando ordinò agli apostoli di predicare la sua dottrina, di radunare, per mezzo del battesimo, tutti gli uomini nell’unico corpo della chiesa, e di imporre delle leggi, alle quali nessuno può sottrarsi senza mettere in pericolo la propria salvezza eterna.

E non è tutto. Cristo non ha il potere di comandare soltanto per diritto di nascita, essendo il Figlio unigenito di Dio, ma anche per diritto acquisito. Egli infatti ci ha liberato "dal potere delle tenebre" (Col 1,13) e "ha dato se stesso in riscatto per tutti" (1Tm 2,6). E perciò per lui non soltanto i cattolici e quanti hanno ricevuto il battesimo, ma anche tutti e singoli gli uomini sono diventati "un popolo che egli si è conquistato" (1Pt 2,9). A questo proposito sant’Agostino osserva giustamente: "Volete sapere che cosa ha comprato? Fate attenzione a ciò che ha dato e capirete che cosa ha comprato. Il sangue di Cristo: ecco il prezzo. Che cosa può valere tanto? Che cosa se non il mondo intero? Per tutto ha dato tutto".

San Tommaso, trattando della questione, indica perché e come gli infedeli sono soggetti al potere e alla giurisdizione di Gesù Cristo. Posto infatti il quesito se il suo potere di giudice si estenda o no a tutti gli uomini, risponde che, siccome "il potere di giudice è una conseguenza del potere regale", si deve concludere che "quanto alla potestà, tutto è soggetto a Gesù Cristo. anche se non tutto gli è soggetto quanto all’esercizio del suo potere". Questa potestà e questo dominio sugli uomini lo esercita per mezzo della verità, della giustizia, ma soprattutto per mezzo della carità.

Tuttavia Gesù, per sua bontà, a questo suo duplice titolo di potere e di dominio, permette che noi aggiungiamo, da parte nostra, il titolo di una volontaria consacrazione. Gesù Cristo, come Dio e Redentore, è senza dubbio in pieno e perfetto possesso di tutto ciò che esiste, mentre noi siamo tanto poveri e indigenti da non aver nulla da potergli offrire come cosa veramente nostra. Tuttavia, nella sua infinita bontà e amore, non solo non ricusa che gli offriamo e consacriamo ciò che è suo, come se fosse bene nostro, ma anzi lo desidera e lo domanda: "Figlio, dammi il tuo cuore" (Pro 23,26). Possiamo dunque con la nostra buona volontà e le buone disposizioni dell’animo fare a lui un dono gradito. Consacrandoci infatti a lui, non solo riconosciamo e accettiamo apertamente e con gioia il suo dominio, ma coi fatti affermiamo che, se quel che offriamo fosse veramente nostro, glielo offriremmo lo stesso di tutto cuore. In più lo preghiamo che non gli dispiaccia di ricevere da noi ciò che, in realtà, è pienamente suo. Così va inteso l’atto di cui parliamo e questa è la portata delle nostre parole.

Poiché il sacro Cuore è il simbolo e l’immagine trasparente dell’infinita carità di Gesù Cristo, che ci sprona a rendergli amore per amore, è quanto mai conveniente consacrarsi al suo augustissimo Cuore, che non significa altro che donarsi e unirsi a Gesù Cristo. Ogni atto di onore, di omaggio e di pietà infatti tributati al divin Cuore, in realtà è rivolto allo stesso Cristo.

Sollecitiamo pertanto ed esortiamo tutti coloro che conoscono e amano il divin Cuore a compiere spontaneamente questo atto di consacrazione. Inoltre desideriamo vivamente che esso si compia da tutti nel medesimo giorno, affinchè i sentimenti di tante migliaia di cuori, che fanno la stessa offerta, salgano tutti, nello stesso tempo, al trono di Dio.

Ma come potremo dimenticare quella stragrande moltitudine di persone, per le quali non è ancora brillata la luce della verità cristiana? Noi teniamo il posto di colui che è venuto a salvare ciò che era perduto e diede il suo sangue per la salvezza di tutti gli uomini. Ecco perché la nostra sollecitudine è continuamente rivolta a coloro che giacciono ancora nell’ombra di morte e mandiamo dovunque missionari di Cristo per istruirli e condurli alla vera vita. Ora, commossi per la loro sorte, li raccomandiamo vivamente al sacratissimo Cuore di Gesù e, per quanto sta in noi, a lui li consacriamo.

In tal modo questa consacrazione che esortiamo a compiere, potrà giovare a tutti. Con questo atto, infatti, coloro che già conoscono e amano Gesù Cristo, sperimenteranno facilmente un aumento di fede e di amore. Coloro che, pur conoscendo Cristo trascurano l’osservanza della sua legge e dei suoi precetti, avranno modo di attingere da quel divin Cuore la fiamma dell’amore. Per coloro infine che sono più degli altri infelici, perché avvolti ancora nelle tenebre del paganesimo, chiederemo tutti insieme l’aiuto del cielo, affinchè Gesù Cristo, che li tiene già soggetti "quanto al potere", li possa anche avere sottomessi "quanto all’esercizio di tale potere". E preghiamo anche che ciò si compia non solo nel mondo futuro, "quando egli eseguirà pienamente su tutti la sua volontà, salvando gli uni e castigando gli altri", ma anche in questa vita terrena con il dono della fede e della santificazione, in modo che, con la pratica di queste virtù, possano onorare debitamente Dio e tendere così alla felicità del cielo.

Tale consacrazione ci fa anche sperare per i popoli un’era migliore; può infatti stabilire o rinsaldare quei vincoli, che, per legge di natura, uniscono le nazioni a Dio.

In questi ultimi tempi si è fatto di tutto per innalzare un muro di divisione tra la chiesa e la società civile. Nelle costituzioni e nel governo degli stati, non si tiene in alcun conto l’autorità del diritto sacro e divino, nell’intento di escludere ogni influsso della religione nella convivenza civile. In tal modo si intende strappare la fede in Cristo e, se fosse possibile, bandire lo stesso Dio dalla terra. Con tanta orgogliosa tracotanza di animi, c’è forse da meravigliarsi che gran parte dell’umanità sia stata travolta da tale disordine e sia in preda a tanto grave turbamento da non lasciare vivere più nessuno senza timori e pericoli? Non c’è dubbio che, con il disprezzo della religione, vengono scalzate le più solide basi dell’incolumità pubblica. Giusto e meritato castigo di Dio ai ribelli che, abbandonati alle loro passioni e schiavi delle loro stesse cupidigie, finiscono vittime del loro stesso libertinaggio.

Di qui scaturisce quella colluvie di mali, che da tempo ci minacciano e ci spingono con forza a ricercare l’aiuto in colui che solo ha la forza di allontanarli. E chi potrà essere questi se non Gesù Cristo, l’unigenito Figlio di Dio? "Non vi è infatti altro nome dato agli uomini sotto il cielo, nel quale sia stabilito che possiamo essere salvati" (At 4,12). A lui si deve ricorrere, che è "la via, la verità e la vita" (Gv 14,6). Si è andati fuori strada? bisogna ritornare sulla giusta via. Le tenebre hanno oscurato le menti? è necessario dissiparle con lo splendore della verità. La morte ha trionfato? bisogna attaccarsi alla vita.
Solo così potremo sanare tante ferite. Solo allora il diritto potrà riacquistare l’autentica autorità; solo così tornerà a risplendere la pace, cadranno le spade e sfuggiranno di mano le armi. Ma ciò avverrà solo se tutti gli uomini riconosceranno liberamente il potere di Cristo e a lui si sottometteranno; e ogni lingua proclamerà "che Gesù Cristo è il Signore, a gloria di Dio Padre" (Fil 2,11).

Quando la chiesa nascente si trovava oppressa dal giogo dei Cesari, a un giovane imperatore apparve in cielo una croce auspice e nello stesso tempo autrice della splendida vittoria che immediatamente seguì. Ecco che oggi si offre ai nostri sguardi un altro divinissimo e augurale segno: il Cuore sacratissimo di Gesù, sormontato dalla croce e splendente, tra le fiamme, di vivissima luce. In lui sono da collocare tutte le nostre speranze; da lui dobbiamo implorare e attendere la salvezza.

Infine non vogliamo passare sotto silenzio un motivo, questa volta personale, ma giusto e importante, che ci ha spinto a questa consacrazione: l’averci Dio, autore di tutti i beni, scampato non molto tempo addietro da pericolosa infermità. Questo sommo onore al Cuore sacratissimo di Gesù, da noi promosso, vogliamo che rimanga memoria e pubblico segno di gratitudine di tanto beneficio.

Ordiniamo perciò che, nei giorni 9, 10 e 11 del prossimo mese di giugno, nella chiesa principale di ogni città o paese, alla recita delle altre preghiere si aggiungano ogni giorno anche litanie del sacro Cuore da noi approvate. Nell’ultimo giorno poi si reciti, venerabili fratelli, la formula di consacrazione, che vi mandiamo con la presente lettera.

Come pegno di favori divini e testimonianza della nostra benevolenza, a voi, al clero e al popolo affidato alle vostre cure, impartiamo di cuore, nel Signore, l’apostolica benedizione.

Roma, presso San Pietro, il 25 maggio 1899, anno XXII del nostro pontificato

Formula di consacrazione da recitarsi al sacratissimo Cuore di Gesù

O Gesù dolcissimo, o redentore del genere umano, riguardate a noi umilmente prostesi dinanzi al vostro altare.
Noi siamo vostri, e vostri vogliamo essere; e per poter vivere a voi più strettamente congiunti, ecco che ognuno di noi oggi si consacra al vostro sacratissimo Cuore.
Molti purtroppo non vi conobbero mai; molti, disprezzando i vostri comandamenti, vi ripudiarono.
O benignissimo Gesù, abbiate misericordia e degli uni e degli altri; e tutti quanti attirate al vostro Cuore santissimo.
O Signore, siate il re non solo dei fedeli che non si allontanarono mai da voi, ma anche di quei figli prodighi che vi abbandonarono; fate che questi quanto prima ritornino alla casa paterna, per non morire di miseria e di fame.
Siate il re di coloro che vivono nell’inganno dell’errore o per discordia da voi separati: richiamateli al porto della verità e all’unità della fede, affinchè in breve si faccia un solo ovile sotto un solo pastore.
Siate il re finalmente di tutti quelli che sono avvolti nelle superstizioni del gentilesimo, e non ricusate di trarli dalle tenebre al lume e al regno di Dio.
Largite, o Signore, incolumità e libertà sicura alla vostra chiesa, largite a tutti i popoli la tranquillità dell’ordine: fate che da un capo all’altro della terra risuoni quest’unica voce: sia lode a quel Cuore divino da cui venne la nostra salute; a lui si canti gloria e onore nei secoli.
Così sia.

www.totustuustools.net/magistero/l13annum.htm


Caterina63
00venerdì 30 maggio 2014 18:27




BENEDETTO XVI

ANGELUS

Piazza San Pietro
Domenica, 5 giugno 2005


Cari fratelli e sorelle!

Venerdì scorso abbiamo celebrato la solennità del Sacratissimo Cuore di Gesù, devozione profondamente radicata nel popolo cristiano. Nel linguaggio biblico il "cuore" indica il centro della persona, la sede dei suoi sentimenti e delle sue intenzioni. Nel cuore del Redentore noi adoriamo l’amore di Dio per l’umanità, la sua volontà di salvezza universale, la sua infinita misericordia. Rendere culto al Sacro Cuore di Cristo significa, pertanto, adorare quel Cuore che, dopo averci amato sino alla fine, fu trafitto da una lancia e dall’alto della Croce effuse sangue e acqua, sorgente inesauribile di vita nuova.

La festa del Sacro Cuore è stata anche la Giornata Mondiale per la santificazione dei sacerdoti, occasione propizia per pregare affinché i presbiteri nulla antepongano all’amore di Cristo. Profondamente devoto al Cuore di Cristo fu il beato Giovanni Battista Scalabrini Vescovo, patrono dei migranti, di cui il 1° giugno abbiamo ricordato il centenario della morte. Egli fondò i Missionari e le Missionarie di San Carlo Borromeo, detti "Scalabriniani", per l’annuncio del Vangelo tra gli emigranti italiani. Ricordando questo grande Vescovo, rivolgo il mio pensiero a coloro che si trovano lontani dalla patria e spesso anche dalla famiglia ed auspico che incontrino sempre sul loro cammino volti amici e cuori accoglienti, capaci di sostenerli nelle difficoltà di ogni giorno.

Il cuore che più d’ogni altro rassomiglia a quello di Cristo è senza dubbio il cuore di Maria, sua Madre Immacolata, e proprio per questo la liturgia li addita insieme alla nostra venerazione. Rispondendo all’invito rivolto dalla Vergine a Fatima, affidiamo al suo Cuore Immacolato, che ieri abbiamo particolarmente contemplato, il mondo intero, perché sperimenti l’amore misericordioso di Dio e conosca la vera pace.


Dopo l'Angelus

 

A tutti auguro una buona domenica e un sereno mese di giugno.
 














REGINA COELI

Piazza San Pietro
Domenica, 1° giugno 2014

Cari fratelli e sorelle, buongiorno.

Oggi, in Italia e in altri Paesi, si celebra l’Ascensione di Gesù al cielo, avvenuta quaranta giorni dopo la Pasqua. Gli Atti degli Apostoli raccontano questo episodio, il distacco finale del Signore Gesù dai suoi discepoli e da questo mondo (cfr At 1,2.9). Il Vangelo di Matteo, invece, riporta il mandato di Gesù ai discepoli: l’invito ad andare, a partire per annunciare a tutti i popoli il suo messaggio di salvezza (cfr Mt 28,16-20). “Andare”, o meglio, “partire” diventa la parola chiave della festa odierna: Gesù parte verso il Padre e comanda ai discepoli di partire verso il mondo.

Gesù parte, ascende al Cielo, cioè ritorna al Padre dal quale era stato mandato nel mondo. Ha fatto il suo lavoro, quindi torna al Padre. Ma non si tratta di una separazione, perché Egli rimane per sempre con noi, in una forma nuova. Con la sua ascensione, il Signore risorto attira lo sguardo degli Apostoli – e anche il nostro sguardo – alle altezze del Cielo per mostrarci che la meta del nostro cammino è il Padre. Lui stesso aveva detto che se ne sarebbe andato per prepararci un posto in Cielo. Tuttavia, Gesù rimane presente e operante nelle vicende della storia umana con la potenza e i doni del suo Spirito; è accanto a ciascuno di noi: anche se non lo vediamo con gli occhi, Lui c’è! Ci accompagna, ci guida, ci prende per mano e ci rialza quando cadiamo. Gesù risorto è vicino ai cristiani perseguitati e discriminati; è vicino ad ogni uomo e donna che soffre. È vicino a tutti noi, anche oggi è qui con noi in piazza; il Signore è con noi! Voi credete questo? Allora lo diciamo insieme: Il Signore è con noi!

Gesù, quando ritorna al Cielo porta al Padre un regalo. Quale è il regalo? Le sue piaghe. Il suo corpo è bellissimo, senza lividi, senza le ferite della flagellazione, ma conserva le piaghe. Quando ritorna dal Padre gli mostra le piaghe e gli dice: “Guarda Padre, questo è il prezzo del perdono che tu dai”. Quando il Padre guarda le piaghe di Gesù ci perdona sempre, non perché noi siamo buoni, ma perché Gesù ha pagato per noi. Guardando le piaghe di Gesù, il Padre diventa più misericordioso. Questo è il grande lavoro di Gesù oggi in Cielo: fare vedere al Padre il prezzo del perdono, le sue piaghe. È una cosa bella questa che ci spinge a non avere paura di chiedere perdono; il Padre sempre perdona, perché guarda le piaghe di Gesù, guada il nostro peccato e lo perdona.

Ma Gesù è presente anche mediante la Chiesa, che Lui ha inviato a prolungare la sua missione. L’ultima parola di Gesù ai discepoli è il comando dipartire: «Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli» (Mt 28,19). È un mandato preciso, non è facoltativo! La comunità cristiana è una comunità “in uscita”, “in partenza”. Di più: la Chiesa è nata “in uscita”. E voi mi direte: ma le comunità di clausura? Sì, anche quelle, perché sono sempre “in uscita” con la preghiera, con il cuore aperto al mondo, agli orizzonti di Dio. E gli anziani, i malati? Anche loro, con la preghiera e l’unione  alle piaghe di Gesù.

Ai suoi discepoli missionari Gesù dice: «Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo» (v. 20). Da soli, senza Gesù, non possiamo fare nulla! Nell’opera apostolica non bastano le nostre forze, le nostre risorse, le nostre strutture, anche se sono necessarie. Senza la presenza del Signore e la forza del suo Spirito il nostro lavoro, pur ben organizzato, risulta inefficace. E così andiamo a dire alla gente chi è Gesù.

E insieme con Gesù ci accompagna Maria nostra Madre. Lei è già nella casa del Padre, è Regina del Cielo e così la invochiamo in questo tempo; ma come Gesù è con noi, cammina con noi, è la Madre della nostra speranza.


Dopo il Regina Coeli:

APPELLO

Con animo rattristato, prego per le vittime delle tensioni che ancora continuano in alcune regioni dell’Ucraina, come pure nella Repubblica Centroafricana. Rinnovo il mio accorato appello a tutte le parti implicate, perché siano superate le incomprensioni e si ricerchi con pazienza il dialogo e la pacificazione. Maria, Regina della Pace, ci aiuti tutti con la sua intercessione materna. Maria, Regina della Pace, prega per noi.

* * *

Cari fratelli e sorelle,

si celebra oggi la Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, sul tema della comunicazione al servizio della cultura dell’incontro. I mezzi di comunicazione sociale possono favorire il senso di unità della famiglia umana, la solidarietà e l’impegno per una vita dignitosa per tutti. Preghiamo affinché la comunicazione, in ogni sua forma, sia effettivamente al servizio dell’incontro tra le persone, le comunità, le nazioni; un incontro fondato sul rispetto e sull’ascolto reciproco.

Ieri, a Collevalenza, è stata proclamata Beata Madre Speranza, nata in Spagna col nome di María Josefa Alhama Valera, fondatrice in Italia delle Ancelle e dei Figli dell’Amore Misericordioso. La sua testimonianza aiuti la Chiesa ad annunciare dappertutto, con gesti concreti e quotidiani, l’infinita misericordia del Padre celeste per ogni persona. Salutiamo tutti, con un applauso, la Beata Madre Speranza!

Saluto tutti voi, cari romani e pellegrini: le famiglie, i gruppi parrocchiali, le associazioni, le scuole. In particolare, saluto i fedeli di Lione e di Parigi, quelli provenienti dal Texas e da Aulendorf (Germania), e il gruppo di italiani che vivono a Ulm e Neu-Ulm. Saluto i ragazzi che hanno ricevuto o si preparano a ricevere la Cresima, incoraggiandoli ad essere gioiosi testimoni di Gesù. Saluto il coro di Palazzolo sull’Oglio e quello di Longi. Un pensiero speciale va ai numerosi Camperisti italiani, impegnati in opere di solidarietà, e ai ciclisti che danno vita all’iniziativa “Un chilometro per la Siria”.

A tutti auguro una buona domenica. Buon pranzo e arrivederci, e pregate per me!


Caterina63
00mercoledì 4 giugno 2014 16:26


DISCORSO 268 di Sant'Agostino

PENTECOSTE

Il dono delle lingue simboleggia l'unità della Chiesa.

1. Questo giorno per noi è sacro perché celebriamo la discesa dello Spirito Santo. È il cinquantesimo giorno dalla risurrezione del Signore; è il risultato della moltiplicazione fra il numero sette e la settimana. Ma se contate sette settimane vi porterà quarantanove giorni: si aggiunge uno, per ricordarci l'unità. Che cosa comportò la discesa dello Spirito Santo? Che cosa operò? Con quale segno fece conoscere la sua presenza? Come la manifestò? Tutti [i presenti] parlarono nelle lingue di tutti i popoli. Erano in centoventi riuniti in uno stesso luogo: il sacro numero degli Apostoli, il dodici, è stato moltiplicato per dieci, e non senza nascondere un qualche significato misterioso. Cosa avvenne? Forse che le singole persone su cui scese lo Spirito Santo parlarono le lingue proprie di ciascun popolo, alcuni una lingua, altri un'altra, come dividendosi tra loro le lingue di tutti i popoli? No!, non fu così: ma ogni persona, ogni singola persona parlava le lingue di tutti i popoli. Parlava ogni singola persona le lingue di tutti i popoli: è l'unità della Chiesa nelle lingue di tutti i popoli. Ecco, anche con questo fatto viene raccomandata l'unità della Chiesa cattolica diffusa in tutto il mondo.

Fuori della Chiesa non è dato lo Spirito Santo.

2. Chi dunque ha lo Spirito Santo è nella Chiesa, la quale parla tutte le lingue. Chiunque è fuori di questa Chiesa non ha lo Spirito Santo. Infatti lo Spirito Santo proprio per questo si è degnato di manifestarsi nelle lingue di tutti i popoli: perché si comprenda che ha lo Spirito Santo solo chi rimane nell'unità della Chiesa, la quale parla tutte le lingue. Un solo corpo - dice l'apostolo Paolo - un solo corpo e un solo spirito 1Osservate le membra del nostro corpo. Di molte membra è costituito il corpo, ma un solo spirito vivifica tutte le membra. Ecco, con lo spirito umano, per il quale io stesso sono un uomo, tengo unite insieme tutte le membra: comando alle membra di muoversi, indirizzo gli occhi a vedere, le orecchie ad ascoltare, la lingua a parlare, le mani ad agire, i piedi a camminare. Le mansioni delle membra sono suddivise, ma un unico spirito le tiene tutte unite. Molte operazioni vengono comandate, molte vengono fatte: ma uno solo comanda, ad uno solo si obbedisce. Ciò che è il nostro spirito, cioè la nostra anima, per le membra del nostro corpo, è lo Spirito Santo per le membra di Cristo, per il corpo di Cristo che è la Chiesa 2. Perciò l'Apostolo, dopo aver parlato di un unico corpo, perché non pensassimo che si trattasse di un corpo morto, disse: Un solo corpo. Ma ti chiedo: Vive questo corpo? Sì che vive! Di che cosa? Di un unico spirito. E un solo spirito. Guardate, fratelli, ciò che accade nel nostro corpo e compiangete coloro che si recidono dalla Chiesa. Tra le membra del nostro corpo, finché viviamo e quando siamo sani, ciascun membro svolge la propria mansione. Se per qualche motivo un solo membro comincia a star male, tutte le altre membra partecipano al suo dolore. Tuttavia, finché è inserito nel corpo, può star male, ma non può spirare. Che cosa significa " spirare " se non " perdere lo spirito "? Ma se un membro viene reciso dal corpo, forse lo spirito lo segue? E tuttavia si riconosce che membro è: è un dito, una mano, un braccio, un orecchio; anche separato dal corpo mantiene la forma esterna, sebbene non abbia la vita. Così è anche la persona separata dalla Chiesa. Cerchi presso di lui il sacramento e lo trovi; cerchi il battesimo e lo trovi; cerchi la professione di fede e la trovi. Ma è l'elemento esterno: se interiormente non sei vivificato dallo Spirito, invano esternamente ti vanti di avere gli elementi materiali [della fede].

L'unità della creazione.

3. Carissimi, Dio raccomanda sommamente l'unità. Vi solleciti a questa unità quanto avvenne all'inizio della creazione. Quando Dio creò tutte le cose, fece gli astri in cielo, le erbe e le piante sulla terra e disse: Produca la terra e furono create le piante e tutte le erbe verdeggianti; disse: Producano le acque gli esseri che nuotano e i volatili e fu così; Produca la terra gli animali viventi secondo la loro specie: animali domestici e fiere 3 e fu così. Forse Dio da un unico uccello fece derivare tutti gli altri uccelli? Forse da un unico pesce fece derivare tutti i pesci? Da un unico cavallo tutti i cavalli? Da un'unica bestia selvatica tutte le bestie selvatiche? Non produsse forse la terra simultaneamente molti esseri? Non ingravidò i molti esseri di molteplici feti? Quando però si venne alla creazione dell'uomo, ne è stato creato uno solo e da questo solo è derivato tutto il genere umano. Neanche per fare l'uomo e la donna Dio volle fare i due esseri separatamente; ma creò un solo uomo e da questo trasse una sola donna 4. Perché ha fatto così? Perché il genere umano ha inizio da un solo essere, se non perché al genere umano viene raccomandata l'unità? Anche il Signore, Cristo, è nato da una sola creatura; la Vergine è segno dell'unità: mantiene la verginità, conserva l'incorruttibilità.

L'unità della Chiesa affidata agli Apostoli.

4. Lo stesso Signore affida agli Apostoli l'unità della Chiesa. Quando appare loro, essi credono vedere un fantasma e si spaventano; egli li rassicura e dice loro: Perché siete così turbati e i dubbi affiorano dai vostri cuori? Guardate le mie mani, palpatemi e osservate: un fantasma infatti non ha carne ed ossa come vedete che ho io 5Ed ecco, poiché nella loro gioia ancora esitavano a credere, prende del cibo - non per necessità di mangiare ma per dimostrare la sua potenza - e lo mangia alla loro presenza. Affida loro - contro gli empi che la negheranno - la realtà del suo corpo [risuscitato], affida l'unità della Chiesa. Che cosa aggiunge infatti? Non era proprio questo quanto vi andavo dicendo quando ero ancora con voi: che era necessario che s'adempisse tutto quello che è stato scritto di me nella Legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi? Allora aprì la loro mente - dice il Vangelo - alla comprensione delle Scritture. E disse loro: Poiché così sta scritto, era anche necessario che il Cristo soffrisse e risorgesse dai morti il terzo giorno 6Ecco il nostro capo; ecco il capo: dove sono le membra? Ecco lo sposo: dov'è la sposa? Leggi il contratto di nozze: ascolta lo sposo. Cerchi la sposa? Da lui ascolta la risposta. "Nessuno gli toglierà la sua sposa, nessuno gliela sostituirà con un'altra "; ascoltala dalla voce dello sposo stesso. Dove cerchi Cristo? Nelle ciance degli uomini o nella verità dei Vangeli? [Qui troverai che] patì, risuscitò il terzo giorno, si fece vedere dai suoi discepoli. Già lui sappiamo dov'è. Dove cercheremo la sposa? Chiediamolo a lui: Era necessario che il Cristo soffrisse e risorgesse dai morti il terzo giorno 7. Ecco, questo è già avvenuto, già lo possiamo vedere. Dicci, o Signore, diccelo tu, Signore, affinché non sbagliamo: E che nel suo nome si predicasse la penitenza e la remissione dei peccati a tutte le nazioni, incominciando da Gerusalemme 8. Cominciò da Gerusalemme e arrivò fino a noi. È presente lì ed è anche qui. Per venire a noi infatti non ha dovuto partire da colà: crebbe, non ha emigrato. È quello che affidò loro subito dopo la risurrezione. Visse poi con i discepoli per quaranta giorni e quando stava per salire al cielo di nuovo affidò ad essi la Chiesa stessa. Lo sposo, in procinto di partire, affidò la sua sposa ai suoi amici; a questa condizione: che non ami nessuno di essi, ma ami lui come sposo, gli altri come amici dello sposo e nessuno di essi come sposo. Gli amici dello sposo mantengono gelosamente questo patto e non permettono che la sposa venga violata con impuro amore. Non sopportano di essere amati [al posto dello sposo]. Ascoltate uno zelante amico dello sposo; vedendo che la sposa in un certo senso veniva insidiata da alcuni amici dello sposo disse: Vengo a sapere che vi sono fra di voi delle divisioni e in parte ci credo 9Mi è stato riferito a vostro riguardo, fratelli miei, da quelli della casa di Cloe, che ci sono delle contese in mezzo a voi. Intendo riferirmi a ciò che ognuno di voi va dicendo: "Io sono di Paolo", "Io di Apollo", "Io di Pietro", "E io di Cristo". È stato tagliato a pezzi il Cristo? O forse è stato crocifisso Paolo per voi? O nel nome di Paolo siete stati battezzati? 10O vero amico! Rifiuta l'amore della sposa di un altro! Non vuole che venga amato al posto dello sposo, per poter regnare insieme allo sposo. La Chiesa è stata dunque affidata. Cristo, quando ascese al cielo, a coloro che gli chiedevano sulla questione della fine del mondo: Dicci quando accadranno queste cose e quando, sarà il tempo della tua venuta 11, rispose: Non sta a voi conoscere i tempi o i momenti che il Padre ha riservato in suo potere. Da' ascolto a ciò che hai imparato dal tuo maestro, o discepolo. Ma riceverete la forza dello Spirito Santo che scenderà su di voi 12E così avvenne. Cristo dopo quaranta giorni (dalla sua risurrezione) ascese al cielo ed ecco oggi, con la discesa dello Spirito Santo, vengono riempiti (di grazia) tutti coloro che erano presenti e si mettono a parlare nelle lingue di tutti i popoli. Anche attraverso le varie lingue di tutti i popoli viene raccomandata l'unità. Viene raccomandata dal Signore nella risurrezione, viene raccomandata da Cristo nell'ascensione; oggi viene confermata dalla discesa dello Spirito Santo.











Caterina63
00domenica 8 giugno 2014 14:46

TELEFONATA DEL SANTO PADRE FRANCESCO
AI PARTECIPANTI AL
 36° PELLEGRINAGGIO A PIEDI MACERATA-LORETO

Sabato, 7 giugno 2014

 

Cari giovani che fate il pellegrinaggio a piedi da Macerata a Loreto!

Anche quest’anno ho voluto farmi presente in mezzo a voi, almeno virtualmente. E’ una gioia; sono davvero felice che il vostro pellegrinaggio quest’anno si svolga proprio nella notte che precede la festa dello Spirito Santo - la Pentecoste - e dell’incontro di preghiera che si terrà domani, in Vaticano, per invocare il dono della pace in Terra Santa, nel Medio Oriente e in tutto il mondo. Vi chiedo per favore: unitevi a noi e chiedete a Dio, per l’intercessione della Madonna di Loreto, di far risuonare nuovamente in quella terra il cantico degli angeli: “Gloria a Dio nel cielo e pace agli uomini” (cfr Lc 2,14).

Cari giovani, il vostro tema è: “Dio è il Signore delle sorprese!”, e questo è vero! Per questo non abbiate paura di sognare un mondo più giusto; di domandare, di cercare e di approfondire. Voi sapete che la fede non è un’eredità che riceviamo dagli altri, la fede non è un prodotto che si compra, ma è una risposta d’amore che diamo liberamente e costruiamo quotidianamente con pazienza, tra successi e fallimenti.

Non temete di gettarvi tra le braccia di Dio. Dio non vi chiederà nulla se non per benedirlo e ridonarvelo moltiplicato cento volte tanto!

Non lasciatevi scoraggiare dai perdenti o dai paurosi che vi vogliono togliere il sogno, che vi vogliono rinchiudere nelle loro mentalità buie invece di lasciarvi volare nella luce della speranza! Per favore, non cadete nella mediocrità! In quella mediocrità che abbassa e che ci fa rende grigi, ma la vita non è grigia, la vita è per scommetterla per i grandi ideali e per le cose grandi.

La negatività è contagiosa ma anche la positività è contagiosa; la disperazione è contagiosa ma anche la gioia è contagiosa: non seguite persone negative ma continuate a irradiare intorno a voi luce e speranza! E sapete che la speranza non delude, non delude mai!

Nulla si perde con Dio ma senza di Lui tutto è perduto; aprite a Lui il vostro cuore e abbiate fiducia in Lui e i vostri occhi vedranno le sue vie e le sue meraviglie (cfr Pr 23,26).

Questa notte, pregando per la pace a Loreto, vicino alla Madonna, non dimenticate di fare una preghiera anche per me, ne ho bisogno!

Grazie tante, avanti e buon cammino!

Pregate a favore e non contro!

Buonanotte. Il Signore vi benedica e andate in pace!

Vi benedica Dio Onnipotente: il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo! Che la Madonna vi accompagni! Grazie!



SANTA MESSA NELLA SOLENNITÀ DI PENTECOSTE

OMELIA DEL SANTO PADRE FRANCESCO

Basilica Vaticana
Domenica, 8 giugno 2014

Video

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«Tutti furono colmati di Spirito Santo» (At 2,4).

Parlando agli Apostoli nell’Ultima Cena, Gesù disse che, dopo la sua partenza da questo mondo, avrebbe inviato loro il dono del Padre, cioè lo Spirito Santo (cfr Gv 15,26). Questa promessa si realizza con potenza nel giorno di Pentecoste, quando lo Spirito Santo discende sui discepoli riuniti nel Cenacolo. Quella effusione, benché straordinaria, non è rimasta unica e limitata a quel momento, ma è un evento che si è rinnovato e si rinnova ancora. Cristo glorificato alla destra del Padre continua a realizzare la sua promessa, inviando sulla Chiesa lo Spirito vivificante, che ci insegna e ci ricorda e ci fa parlare.

Lo Spirito Santo ci insegna: è il Maestro interiore. Ci guida per il giusto cammino, attraverso le situazioni della vita. Lui ci insegna la strada, la via. Nei primi tempi della Chiesa, il Cristianesimo era chiamato “la via” (cfr At 9,2), e Gesù stesso è la Via. Lo Spirito Santo ci insegna a seguirlo, a camminare sulle sue orme. Più che un maestro di dottrina, lo Spirito Santo è un maestro di vita. E della vita fa parte certamente anche il sapere, il conoscere, ma dentro l’orizzonte più ampio e armonico dell’esistenza cristiana.

Lo Spirito Santo ci ricorda, ci ricorda tutto quello che Gesù ha detto. E’ la memoria vivente della Chiesa. E mentre ci fa ricordare, ci fa capire le parole del Signore.

Questo ricordare nello Spirito e grazie allo Spirito non si riduce a un fatto mnemonico, è un aspetto essenziale della presenza di Cristo in noi e nella sua Chiesa. Lo Spirito di verità e di carità ci ricorda tutto ciò che Cristo ha detto, ci fa entrare sempre più pienamente nel senso delle sue parole. Noi tutti abbiamo questa esperienza: un momento, in qualsiasi situazione, c’è un’idea e poi un’altra si collega con un brano della Scrittura... E’ lo Spirito che ci fa fare questa strada: la strada della memoria vivente della Chiesa. E questo chiede da noi una risposta: più la nostra risposta è generosa, più le parole di Gesù diventano in noi vita, diventano atteggiamenti, scelte, gesti, testimonianza. In sostanza lo Spirito ci ricorda il comandamento dell’amore, e ci chiama a viverlo.

Un cristiano senza memoria non è un vero cristiano: è un cristiano a metà strada, è un uomo o una donna prigioniero del momento, che non sa fare tesoro della sua storia, non sa leggerla e viverla come storia di salvezza. Invece, con l’aiuto dello Spirito Santo, possiamo interpretare le ispirazioni interiori e gli avvenimenti della vita alla luce delle parole di Gesù. E così cresce in noi la sapienza della memoria, la sapienza del cuore, che è un dono dello Spirito. Che lo Spirito Santo ravvivi in tutti noi la memoria cristiana! E quel giorno, con gli Apostoli, c’era la Donna della memoria, quella che dall’inizio meditava tutte quelle cose nel suo cuore. C’era Maria, nostra Madre. Che Lei ci aiuti in questa strada della memoria.

Lo Spirito Santo ci insegna, ci ricorda, e – un altro tratto – ci fa parlare, con Dio e con gli uomini. Non ci sono cristiani muti, muti di anima; no, non c’è posto per questo.

Ci fa parlare con Dio nella preghiera. La preghiera è un dono che riceviamo gratuitamente; è dialogo con Lui nello Spirito Santo, che prega in noi e ci permette di rivolgerci a Dio chiamandolo Padre, Papà, Abbà (cfr Rm 8,15; Gal 4,4); e questo non è solo un “modo di dire”, ma è la realtà, noi siamo realmente figli di Dio. «Infatti, tutti coloro che sono guidati dallo Spirito Santo di Dio, costoro sono figli di Dio» (Rm 8,14).

Ci fa parlare nell’atto di fede. Nessuno di noi può dire: “Gesù è il Signore” – lo abbiamo sentito oggi – senza lo Spirito Santo. E lo Spirito ci fa parlare con gli uomini nel dialogo fraterno. Ci aiuta a parlare con gli altri riconoscendo in loro dei fratelli e delle sorelle; a parlare con amicizia, con tenerezza, con mitezza, comprendendo le angosce e le speranze, le tristezze e le gioie degli altri.

Ma c’è di più: lo Spirito Santo ci fa parlare anche agli uomini nella profezia, cioè facendoci “canali” umili e docili della Parola di Dio. La profezia è fatta con franchezza, per mostrare apertamente le contraddizioni e le ingiustizie, ma sempre con mitezza e intento costruttivo. Penetrati dallo Spirito di amore, possiamo essere segni e strumenti di Dio che ama, che serve, che dona la vita.

Ricapitolando: lo Spirito Santo ci insegna la via; ci ricorda e ci spiega le parole di Gesù; ci fa pregare e dire Padre a Dio, ci fa parlare agli uomini nel dialogo fraterno e ci fa parlare nella profezia.

Il giorno di Pentecoste, quando i discepoli «furono colmati di Spirito Santo», fu il battesimo della Chiesa, che nacque “in uscita”, in “partenza” per annunciare a tutti la Buona Notizia. La Madre Chiesa, che parte per servire. Ricordiamo l’altra Madre, la nostra Madre che partì con prontezza, per servire. La Madre Chiesa e la Madre Maria: tutte e due vergini, tutte e due madri, tutte e due donne. Gesù era stato perentorio con gli Apostoli: non dovevano allontanarsi da Gerusalemme prima di aver ricevuto dall’alto la forza dello Spirito Santo (cfr At 1,4.8). Senza di Lui non c’è missione, non c’è evangelizzazione. Per questo con tutta la Chiesa, con la nostra Madre Chiesa cattolica invochiamo: Vieni, Santo Spirito!






REGINA COELI

Piazza San Pietro
Domenica, 8 giugno 2014

Video

 

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

La festa di Pentecoste commemora l’effusione dello Spirito Santo sugli Apostoli riuniti nel Cenacolo. Come la Pasqua, è un evento accaduto durante la preesistente festa ebraica, e che porta un compimento sorprendente. Il libro degli Atti degli Apostoli descrive i segni e i frutti di quella straordinaria effusione: il vento forte e le fiammelle di fuoco; la paura scompare e lascia il posto al coraggio; le lingue si sciolgono e tutti capiscono l’annuncio. Dove arriva lo Spirito di Dio, tutto rinasce e si trasfigura. L’evento della Pentecoste segna la nascita della Chiesa e la sua manifestazione pubblica; e ci colpiscono due tratti: è una Chiesa che sorprende e scompiglia.

Un elemento fondamentale della Pentecoste è la sorpresa. Il nostro Dio è il Dio delle sorprese, lo sappiamo. Nessuno si aspettava più nulla dai discepoli: dopo la morte di Gesù erano un gruppetto insignificante, degli sconfitti orfani del loro Maestro. Invece si verifica un evento inatteso che suscita meraviglia: la gente rimane turbata perché ciascuno udiva i discepoli parlare nella propria lingua, raccontando le grandi opere di Dio (cfr At 2,6-7.11). La Chiesa che nasce a Pentecoste è una comunità che suscita stupore perché, con la forza che le viene da Dio, annuncia un messaggio nuovo – la Risurrezione di Cristo – con un linguaggio nuovo – quello universale dell’amore. Un annuncio nuovo: Cristo è vivo, è risorto; un linguaggio nuovo: il linguaggio dell’amore. I discepoli sono rivestiti di potenza dall’alto e parlano con coraggio - pochi minuti prima erano tutti codardi, ma adesso parlano con coraggio e franchezza, con la libertà dello Spirito Santo.

Così è chiamata ad essere sempre la Chiesa: capace di sorprendere annunciando a tutti che Gesù il Cristo ha vinto la morte, che le braccia di Dio sono sempre aperte, che la sua pazienza è sempre lì ad attenderci per guarirci, per perdonarci. Proprio per questa missione Gesù risorto ha donato il suo Spirito alla Chiesa.

Attenzione: se la Chiesa è viva, sempre deve sorprendere. E’ proprio della Chiesa viva sorprendere. Una Chiesa che non abbia la capacità di sorprendere è una Chiesa debole, ammalata, morente e deve essere ricoverata nel reparto di rianimazione, quanto prima!

Qualcuno, a Gerusalemme, avrebbe preferito che i discepoli di Gesù, bloccati dalla paura, rimanessero chiusi in casa per non creare scompiglio. Anche oggi tanti vogliono questo dai cristiani. Invece il Signore risorto li spinge nel mondo: «Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi» (Gv 20,21). La Chiesa di Pentecoste è una Chiesa che non si rassegna ad essere innocua, troppo “distillata”. No, non si rassegna a questo! Non vuole essere un elemento decorativo. È una Chiesa che non esita ad uscire fuori, incontro alla gente, per annunciare il messaggio che le è stato affidato, anche se quel messaggio disturba o inquieta le coscienze, anche se quel messaggio porta, forse, problemi e anche, a volte, ci porta al martirio. Essa nasce una e universale, con un’identità precisa, ma aperta, una Chiesa che abbraccia il mondo ma non lo cattura; lo lascia libero, ma lo abbraccia come il colonnato di questa Piazza: due braccia che si aprono ad accogliere, ma non si richiudono per trattenere. Noi cristiani siamo liberi, e la Chiesa ci vuole liberi!

Ci rivolgiamo alla Vergine Maria, che in quel mattino di Pentecoste era nel Cenacolo, e la Madre era con i figli. In lei la forza dello Spirito Santo ha compiuto davvero “cose grandi” (Lc 1,49). Lei stessa lo aveva detto. Lei, Madre del Redentore e Madre della Chiesa, ottenga con la sua intercessione una rinnovata effusione dello Spirito di Dio sulla Chiesa e sul mondo.


Dopo il Regina Coeli:

Cari fratelli e sorelle,

 

Come sapete, questa sera in Vaticano i Presidenti di Israele e Palestina si uniranno a me e al Patriarca Ecumenico di Costantinopoli, mio fratello Bartolomeo, per invocare da Dio il dono della pace nella Terra Santa, in Medio Oriente e nel mondo intero. Desidero ringraziare tutti coloro che, personalmente e in comunità, hanno pregato e stanno pregando per questo incontro, e si uniranno spiritualmente alla nostra supplica. Grazie! Grazie tante!

A tutti auguro una buona domenica. Pregate per me.





 

Caterina63
00domenica 15 giugno 2014 15:39

   



Nel silenzio del Monastero, con il Papa orante... oggi Solennità del Corpus Domini pensiamoci!! Pensiamo al nostro Dio e a quanto ci ama!



16 Giugno

 

LA CROCE FITTA NEL DIVIN CUORE

 

1. Significato di questa Croce. S. Margherita Maria Alacoque vedeva uscire dal Divin Cuore una Croce che si levava alta verso il Cielo. La Croce e, dunque, la bandiera di Gesù che sorge dal Cuore stesso di Lui, La amò per tutta la vita; la strinse avviandosi al Golgota, morente vi appoggiò il capo martoriato e la scelse quale vessillo dei suoi fedeli seguaci. Pensaci nel guardare la Croce e nel fare il segno di Croce. Questa è la tua bandiera: non arrossire di essere

 

2. La Croce via al Cielo. Così fu per Gesù; non solo vi si assoggettò, sebbene fosse oppresso dal suo peso, ma volle esservi issato, anzi inchiodato sopra, prima di spiccare il volo verso la dimora celeste. La via del maestro sarà pur quella dei discepoli; il giogo di Gesù è il nostro, se vogliamo essere veri cristiani. E tu come ami questa Croce? Con quale generosità la porti? Perché l’accetti cosi a malincuore? Perché la ricusi? Chi non vuole la croce non vuole il cielo.

Pensaci!

 

3. La Croce, simbolo d'ogni virtù. Gesù, dopo avere meravigliati gli uomini con gli esempi delle virtù più sublimi, sulla Croce coronò le sue opere e i suoi insegnamenti; dandola come insegna agli Apostoli, li inviò a convertire e santificare il mondo. La Croce predica la Fede, la Speranza, l'Amore, la pazienza, il sacrifizio, la conformità, a Gesù... E per te croce non è forse un. vuoto e inutile oggetto? O forse neppure l'hai! O se l'hai, non la degni d'uno sguardo?

 

PRATICA. — Bacia tre volte la Croce, e considerala un prezioso gioiello.

 

17 Giugno        

PRIMO ESEMPIO: ODIO AL PECCATO

 

1. Gesù innocente. Era Dio; dunque il peccato nulla aveva da fare con Lui; nella Purifìcazione di Maria, Gesù veniva ricomprato con due colombe, simbolo di candore. Predicando, sfidava i Farisei: Chi può incolparmi di un solo peccato? (Jo. VIII, 26). Nel condannarlo a morte. Pilato lo afferma innocente; gli stessi crocifissori si convinsero che era veramente giusto. E tu quanto presto hai perduta l'innocenza battesimale! Dopo la Confessione quanti giorni sai vivere senza peccato?

 

2. Gesù morì per il peccato. Odiando il peccato in sé, l'odia pure in noi, suoi figli. Quando mi si annida in seno un solo peccato mortale, divengo odioso, ripugnante al Cuor di Gesù... Morendo con il peccato in cuore, mai più Gli sarò amico, per tutta l'eternità, Un solo peccato veniale raffredda e indebolisce già l'amore di Gesù per me... Gesù morì sulla Croce per liberarmi da tanto mostro; perciò io me ne curo così poco, e ripeto tanti peccati?

 

3. Il primo gradino della scala del Cielo. L'odio e la fuga del peccato sono il primo passo sulla via della virtù, della santità, della perfezione.  Lo disse Gesù; 'Se vuoi entrare alla vita, osserva i comandamenti. Invano preghi, fai penitenze, t'accosti ai Sacramenti, se non fuggi il peccato; odialo, detestalo come il maggior male del mondo, come offesa al Cuor di Gesù, come il massimo impedimento ad entrare in Cielo.

 

PRATICA. — Fa un atto di contrizione e un atto di carità, in riparazione dei peccati commessi.

 

18 Giugno

 

SECONDO ESEMPIO :

DESIDERIO DI SANTIFICARSI

 

1. Desideri ardenti del Cuore di Gesù. Egli era Santo per natura, eppure la sua vita fu un progresso continuo. Qual desiderio di accrescere la gloria del Padre suo! Qual ansia provava di venire battezzato nel sangue suo! In ogni momento, desiderava di compiere perfettamente la sua missione: anche sulla Croce gridò: Sitio, ho sete, per il desiderio di procacciare gloria ancora maggiore al Padre e salvezza a noi. Anche tu provi molti desideri: ma di che? Di farti santo, o di cose mondane?

 

2. La nostra deve essere vita di desiderio. Lo disse S. Agostino: Tutta la vita del buon cristiano è un santo desiderio. Quaggiù non sempre si può giungere dove si vuole: ma se non riesci ad evitare il peccato, a praticare la virtù, ad amare Dio, ad essere santo, almeno desideralo, poiché Gesù promise la sua pace agli uomini di buona volontà. Basta volerlo per farsi santo, scriveva S. Tommaso alla sorella. Il Paradiso costa solo un voglio, diceva S. Agostino. Ma è questo voglio che è necessario.

 

3. Due sorta di desideri. Il 1° è il fiacco, come quello di S. Agostino che sempre diceva : Domani, e il domani non giungeva mai; l'inferno è pieno di desideri mai compiti. Il 2° è efficace, che, volendo fermamente, cerca i mezzi per giungere al fine, non si smarrisce per le difficoltà, non indietreggia per le contrarietà; fidando in Dio, fa quanto può. Hai tu questo? Lo accresci in te?

 

PRATICA. — Ripeti lungo il giorno: Con l'aiuto di Dio voglio farmi santo, e gran santo.

 

19 Giugno   

TERZO ESEMPIO: UMILTÀ

 

1. Umiltà, fondamento della virtù. Non basta fuggire il peccato per giungere al Cielo; è necessario evitare il male e operare il bene; e la prima virtù che dobbiamo procurarci, è l'umiltà, base e fondamento della vita cristiana. Quanto più desideri farti santo, tanto più profonde scava le fondamenta dell'umiltà; senz'essa fabbrichi sulla sabbia; avrai la vernice, l'apparenza, non la realtà della santità. Medita se tu possiedi l'umiltà.

 

2. Il più umile fra tutti i cuori. Gesù come Dio è il più grande, il più potente, il più santo; eppure porgendosi per modello a noi, dice : Imparate da me, non la mia grandezza, non a fare miracoli, bensì ad essere umili di cuore. L'umiltà fu la sua virtù prediletta: umile col Padre celeste, protesta di seguirne il volere; umile con tutti, dice d'essere venuto quaggiù a servire tutti; si umilia fino ad esser giudicato peccatore; sceglie per Sé non le glorie, ma l'umiliazione. Che profonda lezione! L'hai appresa bene tu?

 

3. L'umiltà è indispensabile per giungere al Cielo. Solo l’umile piace a Gesù: Se non diverrete piccoli come fanciulli, non entrerete nel Regno dei cieli. E ancora: È stretta la via e angusta la porta che mette lassù; chi si gonfia o s'innalza troppo, non arriva al Cielo. Meditiamo su questa verità; tronchiamo i pensieri orgogliosi, le parole vane e superbe; e nel nostro contegno mostriamoci umili e seguaci della Croce di Gesù.

 

PRATICA. — Non parlare di te senza necessità; se sei offeso, taci per amore di Gesù umile, a meno che t'incomba il dovere di difenderti.

 

20 Giugno (1)

QUARTO ESEMPIO: MORTIFICAZIONE

 

1. La mortificazione, vita dell'anima. Nei misteri della fede Cattolica, la morte è principio di vita e di trionfo. Gesù morì, e la morte fu principio del Suo trionfo; noi morremo, e, se giusti, la morte sarà il principio del trionfo celeste. Anche ora, per l'anima, nella morte volontaria delle passioni, v'è il trionfo della virtù. Da morte all'ira, trionferà la pazienza; mortifica la superbia, vincerà l'umiltà. E se tu secondi le tue passioni, che n'avrai? La morte dell'anima, ossia la tua condanna.

 

2. Gesù mortificato in tutto il corso della vita. Quando mai cercò l'appagamento del suo volere? Quando concesse ai sensi qualcosa di delicato o di molle? Dalla culla di Betlem alla Croce, quanti piaceri volle per sé? Al contrario quante privazioni sopportò! A quanti stenti si sottomise, tutti volontari e tutti penosi! E noi evitiamo, quanto possiamo, le mortificazioni...

 

3. Senza mortificazione, non diverremo mai santi.

È questa che corregge l'insolenza delle nostre passioni, le frena e le vince gradatamente; è questa che ci avvezza al patire, che supplisce alle penitenze che forse sono impossibili per noi; è questa che accresce, ora per ora, i nostri meriti pel Cielo; e, siccome ogni istante abbiamo qualche occasione di mortificarci, così, ogni momento, possiamo aggiungere un nuovo diamante alla corona celeste. Hai tu l'abitudine di mortificarli?

 

PRATICA. — Fa tre atti di mortificazione.

(1) Novena dei santi Pietro e Paolo.

 

21 Giugno    

QUINTO ESEMPIO: LA CROCE

 

1. Il Cuor di Gesù fu sempre accanto alla Croce. Gesù venne al mondo per essere inchiodato alta Croce, ne un solo istante ne allontanò il pensiero; giaceva sulla paglia, ma il Cuor di Gesù era sulla Croce; viveva in Nazaret umile artigiano, ma il suo Cuore era fisso al Calvario. Quante volte parlò agli Apostoli della crocifissione! Anche nel comparire all'Alacoque, accanto al Cuore, anzi sul Cuore, mostrò la Croce. Come amava la Croce Gesù! Ed io tanto la fuggo e prego di venirne liberato...

 

2. La Croce è pure la nostra fedele compagna. Ovunque ti volga, qualunque stato abbracci, in qualunque luogo tu sia, ti sta accanto la croce: Siamo tutti cavalieri di Cristo, diceva il Sales. La fuggi, ti corre dietro: la respingi, ti si rovescia addosso. Re o Papa, ignorante o sapiente, povero o ricco, c'è per tutti la croce; ma pensa che è la vera scala del Cielo. L'amor proprio la rifiuta, l'amore di Dio la tiene come un tesoro celeste. La tua carne ricalcitra al peso, ma la tua virtù supplisca e te la faccia portare per amore di Dio.

 

3. Gesù insegna come parlare la Croce. Egli ben lungi del trascinarla a malincuore, non solo si rassegnò al pesante fardello, ma la strinse al cuore; vi cadde sotto più volte, ma non l'abbandonò. Se tu trascini la tua croce, perdi ogni merito, e con l'impazienza raddoppi il peso dei tuoi affanni; se ti rassegni, Gesù t'aiuta e t'alleggerisce il carico; se l'ami, imitando Gesù, divieni un santo.

 

PRATICA. — Sii oggi più paziente; al Divin Cuore. fa un'offerta delle tue croci

 

 

22 Giugno

SESTO ESEMPIO; VITA INTERIORE

 

1. Vita interiore del Divin Cuore, Di che visse Gesù sulla terra? Era Dio, era la sapienza del Padre; perciò il Cuor di Gesù non poteva vivere che di Dio. Il mondo vedeva solo le opere esterne di Lui; ma Egli quanti sospiri levava al Padre, quanti voti, quante offerte! Il Cuore di Gesù era continuamente, totalmente volto a Dio, protestando che tutto compiva a gloria del Padre per amore, per obbedienza a Dio Padre. Se sapessi anche tu far tutto a gloria di Dio, per amore di Dio!

 

2. Vita dissipata del nostro cuore. Di che viviamo noi? Il Signore ci volle creati per Sé, per amarlo e servirlo senza posa; eppure è proprio a Dio che pensiamo meno! Noi viviamo di terra, di vanità, di progetti, d'inutili speranze; il nostro cuore dissipato si volge a mille vanità di questo mondo; basta un nonnulla a distrarlo, ad occuparlo...; ma quando pensa a Dio? Come sospira a Dio, che cosa fa per Dio?

 

3. Amiamo di progredire nella vita interiore. Non tutti comprendono questa parola : ma solo chi sente le attrattive dell'amor di Dio, chi conosce le amabilità di questo Sposo delle anime nostre. Tale è chi cerca di piacergli sempre più, togliendo le minime macchie dal proprio cuore per amore di Lui, sospirando di unirsi a Lui, camminando sulla terra col corpo, tenendo lo spirito fisso al Cielo. Questa fu la vita dei Santi e di Gesù, Santo dei Santi. L'hai tu cominciata questa vita?

 

PRATICA. — Consacra oggi i palpiti del cuore a Gesù e procura che tutti siano santi e degni di Lui.

 

23 Giugno (1) 

LA FERITA DEL CUORE DI GESÙ

 

1. Il cuore, simbolo d'umore. Il cuore presso tutti i popoli simboleggia l'amore, e ne è la fonte naturale. Gesù stesso per ricordarci l'amor suo presenta ai nostri sguardi il suo Cuore; quel Cuore che prese a palpitare fin da bambino per noi, quel Cuore che fu oppresso dal dolore, ridotto all'agonia, quel Cuore che diede tutto a noi sotto i veli eucaristici... Medita questi misteri; studia Gesù: quanta scienza celeste s'impara dal Suo S. Cuore!

 

2. Misteri amabili del Cuore Divino. Prendi in mano questo Cuore, questo libro vergato a caratteri misteriosi dentro e fuori; davanti al quadro di ciò che fece il Cuore di Gesù, non ti si rivela, a vivi colori, l'immenso Amore che nutrì per tè? Non ti ricorda le sante istruzioni del Vangelo, le preghiere ardenti al Padre, gli esempi di ogni virtù, la grazia dei Sacramenti, le speranze del Paradiso, cose tutte che da quel Cuore trassero origine e forza? Che quadro commovente è mai il Cuore Divino! A te non dice nulla questo Cuore? Ah, certo è solo per la tua incuranza!

 

3. La ferita del Cuore. L'amore fu il carnefice del Cuore di Gesù, e la ferita che pare inutile perché aperta nel Costato di Gesù già morto, oltre gli altri misteri, ci ricorda a qual costo Egli ci abbia amati, ci apre la porta dell'amore, c'invita ad entrarvi, ci incalza ad amarLo. Signore, dammi l'amore di Teresa, di Filippo, di Saverio, voglio anch'io amarti come loro.

 

PRATICA. — Recita di cuore tre atti di Carità.

 

(1)Novena della Visitazione.

 

24 Giugno

BONTÀ DI GESÙ

 

1. Gesù dipinse la sua bontà. Non bastò a Lui mostrarci la Sua bontà nel nascere bambino povero, abbandonato, ma nelle parabole dipinse il proprio Cuore. Com'è commovente quella bella pecorella smarrita. L'ingrata agnella figura il peccatore ingrato che, dimenticando tutte le grazie generali e particolari di Dio, l'abbandona per seguire il proprio capriccio. Forse dipinge anche la tua ingratitudine e il volontario tuo abbandono di Dio.

 

2. Gesù in cerca della pecorella. Il pastore accortosi che manca la pecorella, lascia in mano della Provvidenza le 99, per tenere dietro alla smarrita. Che parole soavi! Non gli regge il cuore di abbandonarla in preda al lupo. Che cos'è mai una su cento pecore? Perché darsi tanta briga di correrle dietro? Un'anima non ha prezzo nella valutazione del Divin Cuore; perciò Gesù la incalza con stimoli, rimorsi, grazie, con tutte le finezze d'amore per riaverla a Sé. Tu li senti questi inviti; e perché non torni a Lui?

 

3. Accoglimento della pecorella smarrita. Trovatala, non la percuote, ma l'accarezza, la stringe a sé; e, vistala ferita, la riporta qual dolce peso all'ovile. Gesù accoglie a braccia aperte il peccatore, lo inonda di dolci lacrime, chiamando a festa il Paradiso, e lo aiuta a perseverare nella via della virtù. Come non amare un Pastore cosi buono? Perché temerlo? Perché non sperare in Lui?

 

PRATICA. — Nasconditi nella piaga del Costato di Gesù, e digli sovente: In te. Domine speravi, etc.

 

25 Giugno             

BONTÀ DI GESÙ: LA MADDALENA

 

1. Gesù converte la Maddalena. I più grandi peccatori, nell'opinione comune, si credono gli odiati da Dio, i più lontani da Lui. Gesù ci fa conoscere che sempre sta alla porta del loro cuore e bussa per entrarvi, Vengono da Lui i rimorsi, le ispirazioni, gli stimoli al bene, perché vuole che torniamo a Lui. Gesù attrasse la Maddalena, sebbene peccatrice e obbrobrio della città; era una pecorella smarrita; Gesù le corse dietro, la guardò, le parlò al cuore, la convertì. Prega Gesù di convertire il tuo cuore: è ben tempo!

 

2. Gesù accoglie la Maddalena. Mira questa donna; essa entra in casa del fariseo ove Gesù sta a mensa; corre diretta ai piedi del Maestro, umilia la fronte altera, e, in ginocchio, piange, sospira, si si pente... I farisei s'adontano nel trovarsi vicini a tal peccatrice; Gesù la guarda; i due cuori s'intendono; invece di cacciarla da sé, la lega al suo Cuore con le catene d'amore. Che bontà ha Gesù con i peccatori! Non senti voglia di correre pentito a Lui, e di non staccarti mai più da Lui?

 

3. Gesù difende la Maddalena. I farisei giudicavano severamente Gesù e la peccatrice, e li condannavano; ella tace, ma Gesù parla: Questa molto mi ha amato: perciò le sono rimessi tutti i peccati: figlia, va’ in pace, la tua fede t'ha salvata. Qual gioia per la Maddalena! Dunque, Gesù non solo invita il peccatore, non solo lo accoglie, gli fa anche da avvocato! Come non confidare in Lui?

 

PRATICA. — Recita tre atti di Speranza; caccia via il timore esagerato dei giudizi di Dio.

 

26 Giugno

DOLCEZZA DEL CUOR DI GESÙ

 

1. Gesù dolce di cuore. Il fare di Gesù prova la verità di quell'invito che egli rivolgeva a tutti: Imparate da me che sono umile e dolce di cuore (Matfh. XI). L'ostinazione degli ebrei, le calunnie, le persecuzioni dei suoi nemici, l'ingratitudine dei beneficati, i flagelli e la condanna di lui innocente, la tremenda passione, quanta amarezza interna, quale indignazione non dovevano suscitare in Lui! E Gesù si mostra agnello, che, tosato ed ucciso, non da un lamento... Dolcezza ammirabile! Quanto bisogno hai di questa virtù!

 

2. Gesù dolce nelle parole. La lingua parla come detta il cuore: Gesù dolce di cuore, parla dolce coi fanciulli; il popolo si meraviglia del dolce linguaggio di Lui; i rozzi Apostoli lo trovano sempre arrendevole; i peccatori stupiscono con quali parole li accoglie, li perdona; chiama amico Giuda, benedice a quanti lo maledicono... Esamina il tuo parlare, aspro, duro, pungente: che differenza da Gesù!

 

3. Gesù dolce nelle opere. Il Vangelo è il quadro toccante della bontà di Lui. Perdona ai  Betlemiti  l'indegno rifiuto; venuto per portare la salvezza, se talvolta riprende il vizio, risparmia sempre il peccatore; offre la sua vita, il suo sangue per la salvezza degli stessi crocifissori, implorando per essi perdono... Oh! bontà del Cuore divino! Proponi di imitarlo. Non esser buono solo coi buoni, ma con tutti; impara a corrispondere bene per male.

 

PRATICA. — Usa dolcezza con tutti; e ancor più con le persone moleste; tre volte Dolce Cuor del mio Gesù, ecc.

 

27 Giugno

GESÙ AMABILE NELLA SS. EUCARISTIA

 

1. Il Cuore di Gesù è sempre con noi. Si chiamò felice il vecchio Simeone, perché sentì un istante il Cuore dell'amabile fanciulletto sul suo seno; si dice prediletto l'evangelista Giovanni perché dormì qualche istante sul Cuore amorosissimo di Gesù; furono più felici Giuseppe e Maria... Ma nel SS. Sacramento non abbiamo sempre Gesù con noi, col suo cuore vivo, amabile, dolcissimo? Tu non ci pensi quando lo visiti o ti comunichi; è perciò che sei freddo, arido... Ravviva la tua fede.

 

2. Il Cuore di Gesù ne! Sacramento è tutto per noi. Perché mai Gesù nella sua bontà, volle rimanere presente col suo stesso corpo sulla terra? Fu per essere tutto nostro. Vivendo conversava con gli uomini, li istruiva, li confortava; anzi, piangeva, soffriva, moriva per noi; la medesima vita continua nel Sacramento; conversa familiarmente con quanti lo vogliono, piange con gli afflitti, conforta i deboli, si sacrifica ogni giorno, è tutto per noi. E noi ingrati, lo dimentichiamo? Nei bisogni non corriamo a Lui?

 

3. Il cuore di Gesù si da tutto a noi. Nel Sacramento abbiamo il possesso intimo, fisico e reale del S. Cuore. Dominio assoluto, quasi di cosa nostra: possiamo visitarlo nelle chiese, condurlo per le strade, toccarlo con le mani, farlo anche nostro cibo. Dominio universale, per tutti i tempi, per tutti i luoghi e per tutti i nostri bisogni. Quando potrò dire: Gesù è tutto per me, ed io sono tutto per Lui? Tu sei il Dio del mio cuore? Come rispondo alla bontà di Dio?

 

PRATICA. — Fa una visita a Gesù; digli che ti rubi il cuore.

 

28 Giugno

GESÙ AMABILE NELLA SANTA COMUNIONE

 

1. Il Cuor di Gesù dentro di noi. Appena ricevuta la Comunione, non hai in te Gesti col suo Corpo, Sangue, Anima e Divinità? Se il tuo cuore batte più forte in quell'istante, la fede non ti rivela che il Cuor di Gesù batte col tuo? Che il Cuor di Gesù vive con te, ama, sospira e prega dentro di te? Che hai il Cuor d'un Dio che assorbe il tuo per trasformarlo in un cuore divino? Che fai tu dunque dopo la Comunione? Non sai che dire a un Dio tanto buono e amabile?

 

2. Vita del Cuor di Gesù in noi. Chi può capire i misteri che opera Gesù nel cuore di chi si comunica? Istruisce qual maestro e l'anima intende il nulla della terra e il pregio del Cielo; conforta come medico, e lenisce le piaghe del cuore; corregge come padre, e sveglia il rimorso; bacia come sposo, e carezza con dolcezza ineffabile; incalza qual capitano a sostenere le battaglie; quanti frutti della S. Comunione! Se vi pensassimo, come ameremmo frequentarla! Perché non ne sentiamo desiderio?

 

3. L'amore chiede amore. Gesù, venuto a portare fuoco d'amore, nel SS. Sacramento è come fornace che accende fiamme d'amore; vorrebbe tutti ardenti d'amore per Lui. Il cuore, dopo la Comunione, prova stimoli ad amare; il cuore è costretto a fuggire il peccato, a camminare per le vie della virtù, a vivere con più fervore... E perché non secondiamo questi impulsi? Perché dimentichiamo la bontà, di Gesù? Amore vuole amore...

 

PRATICA. — Proponi di far una Comunione di più,

 

29 Giugno 

IL CUOR DI GESÙ NELLA PASSIONE

 

1. Il Cuor di Gesù nel Getsemani. Qual peso l'oppresse quando si sentì carico dei peccati degli uomini tutti e anche dei tuoi! Che pena inesprimibile provò Gesù nel contemplare i tormenti che l'attendevano, nel vedere anche tè gridare morte a Lui e impugnare i martelli per crocifiggerlo! Che desolazione nel sapere inutile per tanti, e forse anche per te, tanto suo patire! Gesù suda sangue per l'afflizione; e tu seguiterai ad offenderlo con tanta arroganza?

 

2. Il Cuor di Gesù nella Crocifissione. Sebbene nell'abbandono dei suoi cari, anzi del Padre stesso” tra le bestemmie e gl'insulti di un popolo oltremodo beneficato da Lui, senza una stilla di conforto; tuttavia il Cuor di Gesù ardeva infiammato d'Amore per noi. Si immolava vittima di propiziazione al Padre pei crocifissori, per i nemici, pel mondo, e per te. Che bontà! Voleva salvarti, e tu vuoi dannarti? Mira Gesù, e piangi; detesta i tuoi peccati e pregalo di salvarti.

 

3. Il Cuor dì Gesù ferito. Dato Gesù l'ultimo respiro, il Cuore di Lui finì di penare, ma gli insulti non cessarono. Un soldato affonda la lancia nel fianco del Crocifisso; il ferro penetra sino al Cuore amoroso, lo trafigge, e tosto ne sgorgano acqua e sangue. Ferita amorosa per cui t'apre libera l'entrata nel suo Cuore. Entriamoci tutti : peccatori, tiepidi e giusti. Egli non ci respinge: nascondiamoci nel suo Cuore ardente d'amore, e non usciamone mai più col perdere, con nuovi peccati, la grazia di Dio.

 

PRATICA. — Ripeti sovente; Gesù Crocifisso, abbi pietà di me.

 

30 Giugno

DOLCEZZE E CONFORTI DEL CUOR DI GESÙ

 

1. Il Cuor di Gesù è il fonte della vera dolcezza.

Venite a me, voi tutti che siete travagliati e stanchi, ed io vi ristorerò. Una stilla sola di balsamo celeste che ci versi in cuore, c'inebria di tanta dolcezza che S. Filippo, S. Teresa, S, Maddalena de' Pazzi gridavano: Basta, non ne posso più. E noi cerchiamo i piaceri, le dolcezze, le gioie effimere della terra! Sono fango e nulla più. Tu lo sai: eppure da pazzo le desideri e ti riposi in esse!

 

2. Conforti del Cuor di Gesù. Quanti penitenti ai suoi piedi tersero il pianto e ritrovarono le calma! S. Margherita da Cortona e S. Agostino qui piansero di dolce speranza. Tra i giusti, S. Geltrude ritrovava qui ogni dolcezza e l'unico suo riposo. S. Francesco di Sales esclamava: Quanto è buono e amabile il Cuor di Gesù! Nelle tentazioni, afflizioni, pene di spirito, sia dunque Gesù il nostro conforto. Con la confidenza di figli ricorriamo a Lui; credi tu che vorrà respingerti?

 

3. Fissiamo la nostra dimora nel S. Cuore. Qui si rifugiano le anime elette e innamorate di Dio; esso è la consolazione degli afflitti, l'altare dei sacrifizi, la cella dei contemplativi, il rifugio dei peccatori, il libro della vita. Consacriamo il nostro al Divin Cuore, col desiderio ardente d'amarlo finché vivremo. Compatiamolo tra le spine, tuteliamone gli interessi, imitiamone le virtù, amiamolo con tutto il cuore. Se ami Gesù in vita, l'amerai per tutta l'eternità. Che premio incomparabile!

 

PRATICA. — Recita tre atti d'amor di Dio, e proponi di ripetere tutti i venerdì un ossequio al Sacro Cuore.


     



Caterina63
00venerdì 20 giugno 2014 18:36


"La processione del Corpus Domini un tempo che fu".
Dipinti ed antiche fotografie della processione papale del Corpus Domini

 
 
 
Giovanni Maria Morandi, Alessandro VII Chigi alla processione del Corpus Domini del 27 maggio 1655, Musée des Beaux-Arts, Nancy
 
Ferdinando Cavalleri, Processione del Corpus Domini con papa Gregorio XVI  in Vaticano
 
Ferdinando Cavalleri, Processione del Corpus Domini con papa Gregorio XVI 
 
 
 
Salvatore Busuttil, Solenne processione vaticana del Corpus Domini sotto Gregorio XVI, 1837-39, collezione privata
 
Pio XI durante la processione del Corpus Domini, 31 maggio 1934 (fonte: L'Osservatore Romano)
 
Pio XII durante la processione del Corpus Domini
 
Giovanni XXIII durante la processione del Corpus Domini


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San Giovanni Paolo II, nonostante la malattia.... adorava in ginocchio e poi si sedeva...

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Benedetto XVI....



 

Caterina63
00domenica 22 giugno 2014 13:52

SANTA MESSA E PROCESSIONE EUCARISTICA 
NELLA SOLENNITÀ DEL SANTISSIMO CORPO E SANGUE DI CRISTO

OMELIA DEL SANTO PADRE FRANCESCO

Sagrato della Basilica di San Giovanni in Laterano
Giovedì, 19 giugno 2014

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«Il Signore, tuo Dio, … ti ha nutrito di manna, che tu non conoscevi» (Dt 8,2).

Queste parole del Deuteronomio fanno riferimento alla storia d’Israele, che Dio ha fatto uscire dall’Egitto, dalla condizione di schiavitù, e per quarant’anni ha guidato nel deserto verso la terra promessa. Una volta stabilito nella terra, il popolo eletto raggiunge una certa autonomia, un certo benessere, e corre il rischio di dimenticare le tristi vicende del passato, superate grazie all’intervento di Dio e alla sua infinita bontà. Allora le Scritture esortano a ricordare, a fare memoria di tutto il cammino fatto nel deserto, nel tempo della carestia e dello sconforto. L’invito è quello di ritornare all’essenziale, all’esperienza della totale dipendenza da Dio, quando la sopravvivenza era affidata alla sua mano, perché l’uomo comprendesse che «non vive soltanto di pane, ma … di quanto esce dalla bocca del Signore» (Dt 8,3).

Oltre alla fame fisica l’uomo porta in sé un’altra fame, una fame che non può essere saziata con il cibo ordinario. E’ fame di vita, fame di amore, fame di eternità. E il segno della manna – come tutta l’esperienza dell’esodo – conteneva in sé anche questa dimensione: era figura di un cibo che soddisfa questa fame profonda che c’è nell’uomo. Gesù ci dona questo cibo, anzi, è Lui stesso il pane vivo che dà la vita al mondo (cfr Gv 6,51). Il suo Corpo è il vero cibo sotto la specie del pane; il suo Sangue è la vera bevanda sotto la specie del vino. Non è un semplice alimento con cui saziare i nostri corpi, come la manna; il Corpo di Cristo è il pane degli ultimi tempi, capace di dare vita, e vita eterna, perché la sostanza di questo pane è l’Amore.

Nell’Eucaristia si comunica l’amore del Signore per noi: un amore così grande che ci nutre con Sé stesso; un amore gratuito, sempre a disposizione di ogni persona affamata e bisognosa di rigenerare le proprie forze. Vivere l’esperienza della fede significa lasciarsi nutrire dal Signore e costruire la propria esistenza non sui beni materiali, ma sulla realtà che non perisce: i doni di Dio, la sua Parola e il suo Corpo.

Se ci guardiamo attorno, ci accorgiamo che ci sono tante offerte di cibo che non vengono dal Signore e che apparentemente soddisfano di più. Alcuni si nutrono con il denaro, altri con il successo e la vanità, altri con il potere e l’orgoglio. Ma il cibo che ci nutre veramente e che ci sazia è soltanto quello che ci dà il Signore! Il cibo che ci offre il Signore è diverso dagli altri, e forse non ci sembra così gustoso come certe vivande che ci offre il mondo. Allora sogniamo altri pasti, come gli ebrei nel deserto, i quali rimpiangevano la carne e le cipolle che mangiavano in Egitto, ma dimenticavano che quei pasti li mangiavano alla tavola della schiavitù. Essi, in quei momenti di tentazione, avevano memoria, ma una memoria malata, una memoria selettiva. Una memoria schiava, non libera.

Ognuno di noi, oggi, può domandarsi: e io? Dove voglio mangiare? A quale tavola voglio nutrirmi? Alla tavola del Signore? O sogno di mangiare cibi gustosi, ma nella schiavitù? Inoltre, ognuno di noi può domandarsi: qual è la mia memoria? Quella del Signore che mi salva, o quella dell’aglio e delle cipolle della schiavitù? Con quale memoria io sazio la mia anima?

Il Padre ci dice: «Ti ho nutrito di manna che tu non conoscevi». Recuperiamo la memoria. Questo è il compito, recuperare la memoria. E impariamo a riconoscere il pane falso che illude e corrompe, perché frutto dell’egoismo, dell’autosufficienza e del peccato.

Tra poco, nella processione, seguiremo Gesù realmente presente nell’Eucaristia. L’Ostia è la nostra manna, mediante la quale il Signore ci dona se stesso. A Lui ci rivolgiamo con fiducia: Gesù, difendici dalle tentazioni del cibo mondano che ci rende schiavi, cibo avvelenato; purifica la nostra memoria, affinché non resti prigioniera nella selettività egoista e mondana, ma sia memoria viva della tua presenza lungo la storia del tuo popolo, memoria che si fa “memoriale” del tuo gesto di amore redentivo. Amen.



 



ANGELUS

Piazza San Pietro
Domenica, 22 giugno 2014

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Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

In Italia e in molti altri Paesi si celebra in questa domenica la festa del Corpo e Sangue di Cristo – si usa spesso il nome latino: Corpus Domini o Corpus Christi. La Comunità ecclesiale si raccoglie attorno all’Eucaristia per adorare il tesoro più prezioso che Gesù le ha lasciato.

Il Vangelo di Giovanni presenta il discorso sul “pane di vita”, tenuto da Gesù nella sinagoga di Cafarnao, nel quale afferma: «Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo» (Gv 6,51). Gesù sottolinea che non è venuto in questo mondo per dare qualcosa, ma per dare sé stesso, la sua vita, come nutrimento per quanti hanno fede in Lui. Questa nostra comunione con il Signore impegna noi, suoi discepoli, ad imitarlo, facendo della nostra esistenza, con i nostri atteggiamenti, un pane spezzato per gli altri, come il Maestro ha spezzato il pane che è realmente la sua carne. Per noi, invece, sono i comportamenti generosi verso il prossimo che dimostrano l’atteggiamento di spezzare la vita per gli altri.

Ogni volta che partecipiamo alla Santa Messa e ci nutriamo del Corpo di Cristo, la presenza di Gesù e dello Spirito Santo in noi agisce, plasma il nostro cuore, ci comunica atteggiamenti interiori che si traducono in comportamenti secondo il Vangelo. Anzitutto la docilità alla Parola di Dio, poi la fraternità tra di noi, il coraggio della testimonianza cristiana, la fantasia della carità, la capacità di dare speranza agli sfiduciati, di accogliere gli esclusi. In questo modo l’Eucaristia fa maturare uno stile di vita cristiano. La carità di Cristo, accolta con cuore aperto, ci cambia, ci trasforma, ci rende capaci di amare non secondo la misura umana, sempre limitata, ma secondo la misura di Dio. E qual è la misura di Dio? Senza misura! La misura di Dio è senza misura. Tutto! Tutto! Tutto! Non si può misurare l’amore di Dio: è senza misura! E allora diventiamo capaci di amare anche chi non ci ama: e questo non è facile. Amare chi non ci ama… Non è facile! Perché se noi sappiamo che una persona non ci vuole bene, anche noi siamo portati a non volerle bene. E invece no! Dobbiamo amare anche chi non ci ama! Opporci al male con il bene, di perdonare, di condividere, di accogliere. Grazie a Gesù e al suo Spirito, anche la nostra vita diventa “pane spezzato” per i nostri fratelli. E vivendo così scopriamo la vera gioia! La gioia di farsi dono, per ricambiare il grande dono che noi per primi abbiamo ricevuto, senza nostro merito. E’ bello questo: la nostra vita si fa dono! Questo è imitare Gesù. Io vorrei ricordare queste due cose. Primo: la misura dell’amore di Dio è amare senza misura. E’ chiaro questo? E la nostra vita, con l’amore di Gesù, ricevendo l’Eucaristia, si fa dono. Come è stata la vita di Gesù. Non dimenticare queste due cose: la misura dell’amore di Dio è amare senza misura. E seguendo Gesù, noi, con l’Eucaristia, facciamo della nostra vita un dono. 

Gesù, Pane di vita eterna, è disceso dal cielo e si è fatto carne grazie alla fede di Maria Santissima. Dopo averlo portato in sé con ineffabile amore, Ella lo ha seguito fedelmente fino alla croce e alla risurrezione. Chiediamo alla Madonna di aiutarci a riscoprire la bellezza dell’Eucaristia, a farne il centro della nostra vita, specialmente nella Messa domenicale e nell’adorazione.


Caterina63
00sabato 28 giugno 2014 17:22
29 giugno Benedetto XVI ci ricorda la Festa dei Santi Pietro e Paolo e 63° Anniversario del Sacerdozio dell'amato J.Ratzinger [SM=g27998]

La Festa dei Santi Pietro e Paolo è molto sentita nella Chiesa in una Tradizione ininterrotta e che ha spesso unito i due polmoni dell'Occidente e dell'Oriente, come rammentava Giovanni Paolo II.

Qui vi offriamo la raccolta di due Angelus di Benedetto XVI che ben spiega e riepiloga il contenuto teologico di questa solennità anche in occasione del sessantesimo di sacerdozio ricordato il 29 giugno 2011.
Con l'occasione siamo sempre uniti nella Preghiera con l'amato Benedetto XVI, ricordandolo e ringraziandolo per il suo prezioso magistero.
www.gloria.tv/?media=464225



ANGELUS

Piazza San Pietro
Martedì, 29 giugno 2010

Cari fratelli e sorelle,


quest’oggi la Chiesa di Roma festeggia le sue sante radici, celebrando gli Apostoli Pietro e Paolo, le cui reliquie sono custodite nelle due Basiliche ad essi dedicate e che ornano l’intera Città cara ai cristiani residenti e pellegrini. La solennità è iniziata ieri sera con la preghiera dei Primi Vespri nella Basilica Ostiense. La liturgia del giorno ripropone la professione di fede di Pietro nei confronti di Gesù: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente» (Mt 16,16). Non è una dichiarazione frutto di ragionamento, ma una rivelazione del Padre all’umile pescatore di Galilea, come conferma Gesù stesso dicendo: «né carne né sangue te lo hanno rivelato» (Mt 16,17). Simon Pietro è talmente vicino al Signore da diventare egli stesso una roccia di fede e d’amore su cui Gesù ha edificato la sua Chiesa e «l’ha resa – come osserva san Giovanni Crisostomo - più forte del cielo stesso» (Hom. in Matthæum 54, 2: PG 58,535). Infatti, il Signore conclude dicendo: «tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra saràsciolto nei cieli» (Mt 16,19).

San Paolo – di cui abbiamo recentemente celebrato il bimillenario della nascita – con la Grazia divina ha diffuso il Vangelo, seminando la Parola di verità e di salvezza in mezzo ai popoli pagani. I due Santi Patroni di Roma, pur avendo ricevuto da Dio carismi diversi e missioni diverse da compiere, sono entrambi fondamenta della Chiesa una, santa, cattolica e apostolica, «permanentemente aperta alla dinamica missionaria ed ecumenica, perché inviata al mondo ad annunziare e testimoniare, attualizzare ed espandere il mistero di comunione che la costituisce» (Congregazione per la Dottrina della Fede, Communionis notio, 28 maggio 1992, n. 4: AAS 85 [1993], 840). Per questo, durante la santa Messa di questa mattina nella Basilica Vaticana, ho consegnato a trentotto Arcivescovi Metropoliti il Pallio, che simboleggia sia la comunione con il Vescovo di Roma, sia la missione di pascere con amore l’unico gregge di Cristo. In questa solenne ricorrenza, desidero anche ringraziare di cuore la Delegazione del Patriarcato Ecumenico, a testimonianza del vincolo spirituale tra la Chiesa di Roma e la Chiesa di Costantinopoli.

L’esempio degli Apostoli Pietro e Paolo illumini le menti e accenda nei cuori dei credenti il santo desiderio di compiere la volontà di Dio, affinché la Chiesa pellegrina sulla terra sia sempre fedele al suo Signore. Rivolgiamoci con fiducia alla Vergine Maria, Regina degli Apostoli, che dal Cielo guida e sostiene il cammino del Popolo di Dio.

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ANGELUS

Piazza San Pietro
Mercoledì, 29 giugno 2011


Cari fratelli e sorelle!


Scusate il lungo ritardo. La Messa in onore dei Santi Pietro e Paolo è stata lunga e bella. E abbiamo pensato anche a quel bell’inno della Chiesa di Roma che comincia: “O Roma felix!”. Oggi nella solennità dei Santi Pietro e Paolo, Patroni di questa Città, cantiamo così: “Felice Roma, perché fosti imporporata dal prezioso sangue di così grandi Principi. Non per tua lode, ma per i loro meriti ogni bellezza superi!”. Come cantano gli inni della tradizione orientale, i due grandi Apostoli sono le “ali” della conoscenza di Dio, che hanno percorso la terra sino ai suoi confini e si sono innalzate al cielo; essi sono anche le “mani” del Vangelo della grazia, i “piedi” della verità dell’annuncio, i “fiumi” della sapienza, le “braccia” della croce (cfr MHN, t. 5, 1899, p. 385). La testimonianza di amore e di fedeltà dei Santi Pietro e Paolo illumina i Pastori della Chiesa, per condurre gli uomini alla verità, formandoli alla fede in Cristo. San Pietro, in particolare, rappresenta l’unità del collegio apostolico. Per tale motivo, durante la liturgia celebrata questa mattina nella Basilica Vaticana, ho imposto a 41 Arcivescovi Metropoliti il pallio, che manifesta la comunione con il Vescovo di Roma nella missione di guidare il popolo di Dio alla salvezza. Scrive sant’Ireneo, Vescovo di Lione, che alla Chiesa di Roma “propter potentiorem principalitatem [per la sua peculiare principalità] deve convergere ogni altra Chiesa, cioè i fedeli che sono dovunque, perché in essa è stata sempre custodita la tradizione che viene dagli Apostoli” (Adversus haereses, III,3,2); così nel II secolo.

È la fede professata da Pietro a costituire il fondamento della Chiesa: “Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente” – si legge nel Vangelo di Matteo (16,16). Il primato di Pietro è predilezione divina, come lo è anche la vocazione sacerdotale: “Né la carne né il sangue te lo hanno rivelato – dice Gesù – ma il Padre mio che è nei cieli” (Mt 16,17). Così accade a chi decide di rispondere alla chiamata di Dio con la totalità della propria vita. Lo ricordo volentieri in questo giorno, nel quale si compie per me il sessantesimo anniversario di Ordinazione sacerdotale. Grazie per la vostra presenza, per le vostre preghiere! Sono grato a voi, sono grato soprattutto al Signore per la sua chiamata e per il ministero affidatomi, e ringrazio coloro che, in questa circostanza, mi hanno manifestato la loro vicinanza e sostengono la mia missione con la preghiera, che da ogni comunità ecclesiale sale incessantemente a Dio (cfr At 12,5), traducendosi in adorazione a Cristo Eucaristia per accrescere la forza e la libertà di annunciare il Vangelo.

In questo clima, sono lieto di salutare cordialmente la Delegazione del Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli, presente oggi a Roma, secondo la significativa consuetudine, per venerare i Santi Pietro e Paolo e condividere con me l’auspicio dell’unità dei cristiani voluta dal Signore. Invochiamo con fiducia la Vergine Maria, Regina degli Apostoli, affinché ogni battezzato diventi sempre più una “pietra viva” che costruisce il Regno di Dio.

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[SM=g1740758] La memoria dei santi Pietro e Paolo nei primi secoli del cristianesimo

2014-06-28 L’Osservatore Romano
«Dimmi, amico, che sta succedendo? Per tutta Roma si corre e si esulta». Questo lo scenario che — al primo impatto — si propone alla vista e all’immaginazione di un pellegrino illustre, recatosi da Calagurris (Hispania Tarraconensis: odierna Calahorra) a Roma per le celebrazioni del dies natalis (il giorno del martirio) di Pietro e Paolo.


È il poeta Prudenzio che ritornato in patria dopo la visita ad limina Petri et Pauli, scrive Carlo Carletti, rievoca in versi una straordinaria esperienza vissuta in prima persona (Peristephanon, inno XII): le liturgie, la processione dal Vaticano alla via Ostiense, e soprattutto le due basiliche apostoliche che, nel loro imponente e suggestivo impatto memoriale, diventano tema dominante della sua ispirazione: «la regione destra (il Vaticano) ha raccolto e custodisce Pietro in una splendida dimora (...) sul lato opposto, dove il fiume bagna i campi della riva sinistra, la via Ostiense conserva la tomba di Paolo» (XII, 16, 23).
È «il sacro Tevere» che «separa le ossa dei due, fluendo tra i loro santi sepolcri, posti il primo (di Pietro) su una riva e il secondo (di Paolo) sull’altra» (XII, 15). Una metafora creativa e coinvolgente che riconosce nel “sacro fiume” un ruolo nel contempo distintivo e unitivo: all’alveo che separa e distingue fanno da contrappunto le acque che, bagnando le due sponde, riconducono a unità il sacrificio supremo della coppia apostolica. Questa panoramica, che coinvolge nel suo insieme la città intera, è partecipata al lettore con l’“appello” di tradizione, già impiegato da Damaso nei suoi elogia martyrum: «Guarda (aspice) il popolo di Romolo (plebs Romula) si riversa su due strade diverse (per bifidas plateas): uno stesso giorno si illumina di due feste» (XII, 29).




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Caterina63
00domenica 29 giugno 2014 11:24

CAPPELLA PAPALE
NELLA SOLENNITÀ DEI SANTI APOSTOLI PIETRO E PAOLO

SANTA MESSA E IMPOSIZIONE DEL PALLIO
AI NUOVI METROPOLITI

OMELIA DEL SANTO PADRE FRANCESCO

Basilica Vaticana
Domenica, 29 giugno 2014

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Nella solennità dei santi Apostoli Pietro e Paolo, patroni principali di Roma, accogliamo con gioia e riconoscenza la Delegazione inviata dal Patriarca Ecumenico, il venerato e amato fratello Bartolomeo, guidata dal Metropolita Ioannis. Preghiamo il Signore perché anche questa visita possa rafforzare i nostri fraterni legami nel cammino verso la piena comunione tra le due Chiese sorelle, da noi tanto desiderata.

«Il Signore ha mandato il suo angelo e mi ha strappato dalla mano di Erode» (At 12,11). Agli inizi del servizio di Pietro nella comunità cristiana di Gerusalemme, c’era ancora grande timore a causa delle persecuzioni di Erode contro alcuni membri della Chiesa. C’era stata l’uccisione di Giacomo, e ora la prigionia dello stesso Pietro per far piacere al popolo. Mentre egli era tenuto in carcere e incatenato, sente la voce dell’Angelo che gli dice: «Alzati in fretta! ... Mettiti la cintura e legati i sandali ... Metti il mantello e seguimi!» (At 12,7-8). Le catene cadono e la porta della prigione si apre da sola. Pietro si accorge che il Signore lo «ha strappato dalla mano di Erode»; si rende conto che Dio lo ha liberato dalla paura e dalle catene. Sì, il Signore ci libera da ogni paura e da ogni catena, affinché possiamo essere veramente liberi. L’odierna celebrazione liturgica esprime bene questa realtà, con le parole del ritornello al Salmo responsoriale: «Il Signore mi ha liberato da ogni paura».

Ecco il problema, per noi, della paura e dei rifugi pastorali. Noi – mi domando –, cari fratelli Vescovi, abbiamo paura? Di che cosa abbiamo paura? E se ne abbiamo, quali rifugi cerchiamo, nella nostra vita pastorale, per essere al sicuro? Cerchiamo forse l’appoggio di quelli che hanno potere in questo mondo? O ci lasciamo ingannare dall’orgoglio che cerca gratificazioni e riconoscimenti, e lì ci sembra di stare sicuri? Cari fratelli vescovi, dove poniamo la nostra sicurezza?

La testimonianza dell’Apostolo Pietro ci ricorda che il nostro vero rifugio è la fiducia in Dio: essa allontana ogni paura e ci rende liberi da ogni schiavitù e da ogni tentazione mondana. Oggi, il Vescovo di Roma e gli altri Vescovi, specialmente i Metropoliti che hanno ricevuto il Pallio, ci sentiamo interpellati dall’esempio di san Pietro a verificare la nostra fiducia nel Signore.

Pietro ritrovò la fiducia quando Gesù per tre volte gli disse: «Pasci le mie pecore» (Gv 21,15.16.17). E nello stesso tempo lui, Simone, confessò per tre volte il suo amore per Gesù, riparando così al triplice rinnegamento avvenuto durante la passione. Pietro sente ancora bruciare dentro di sé la ferita di quella delusione data al suo Signore nella notte del tradimento. Ora che Lui gli chiede: «Mi vuoi bene?», Pietro non si affida a sé stesso e alle proprie forze, ma a Gesù e alla sua misericordia: «Signore tu conosci tutto; tu sai che ti voglio bene» (Gv 21,17). E qui sparisce la paura, l’insicurezza, la pusillanimità.

Pietro ha sperimentato che la fedeltà di Dio è più grande delle nostre infedeltà e più forte dei nostri rinnegamenti. Si rende conto che la fedeltà del Signore allontana le nostre paure e supera ogni umana immaginazione. Anche a noi, oggi, Gesù rivolge la domanda: «Mi ami tu?». Lo fa proprio perché conosce le nostre paure e le nostre fatiche. Pietro ci mostra la strada: fidarsi di Lui, che “conosce tutto” di noi, confidando non sulla nostra capacità di essergli fedeli, quanto sulla sua incrollabile fedeltà. Gesù non ci abbandona mai, perché non può rinnegare se stesso (cfr 2 Tm 2,13). E’ fedele. La fedeltà che Dio incessantemente conferma anche a noi Pastori, al di là dei nostri meriti, è la fonte della nostra fiducia e della nostra pace. La fedeltà del Signore nei nostri confronti tiene sempre acceso in noi il desiderio di servirlo e di servire i fratelli nella carità.

L’amore di Gesù deve bastare a Pietro. Egli non deve cedere alla tentazione della curiosità, dell’invidia, come quando, vedendo Giovanni lì vicino, chiede a Gesù: «Signore, che cosa sarà di lui?» (Gv 21,21). Ma Gesù, di fronte a queste tentazioni, risponde: «A te che importa? Tu seguimi» (Gv 21,22). Questa esperienza di Pietro costituisce un messaggio importante anche per noi, cari fratelli Arcivescovi. Il Signore oggi ripete a me, a voi, e a tutti i Pastori: Seguimi! Non perdere tempo in domande o in chiacchiere inutili; non soffermarti sulle cose secondarie, ma guarda all’essenziale e seguimi. Seguimi nonostante le difficoltà. Seguimi nella predicazione del Vangelo. Seguimi nella testimonianza di una vita corrispondente al dono di grazia del Battesimo e dell’Ordinazione. Seguimi nel parlare di me a coloro con i quali vivi, giorno dopo giorno, nella fatica del lavoro, del dialogo e dell’amicizia. Seguimi nell’annuncio del Vangelo a tutti, specialmente agli ultimi, perché a nessuno manchi la Parola di vita, che libera da ogni paura e dona la fiducia nella fedeltà di Dio. Tu seguimi!







ANGELUS

Piazza San Pietro
Domenica, 29 giugno 2014


 

 

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

Fin dai tempi antichi la Chiesa di Roma celebra gli Apostoli Pietro e Paolo in un’unica festa nello stesso giorno, il 29 giugno. La fede in Gesù Cristo li ha resi fratelli e il martirio li ha fatti diventare una sola cosa. San Pietro e San Paolo, così diversi tra loro sul piano umano, sono stati scelti personalmente dal Signore Gesù e hanno risposto alla chiamata offrendo tutta la loro vita. In entrambi la grazia di Cristo ha compiuto grandi cose, li ha trasformati. Eccome li ha trasformati! Simone aveva rinnegato Gesù nel momento drammatico della passione; Saulo aveva perseguitato duramente i cristiani. Ma entrambi hanno accolto l’amore di Dio e si sono lasciati trasformare dalla sua misericordia; così sono diventati amici e apostoli di Cristo. Perciò essi continuano a parlare alla Chiesa e ancora oggi ci indicano la strada della salvezza. Anche noi, se per caso cadessimo nei peccati più gravi e nella notte più oscura, Dio è sempre capace di trasformarci, come ha trasformato a Pietro e a Paolo; trasformarci il cuore e perdonarci tutto, trasformando così il nostro buio del peccato in un’alba di luce. Dio è così: ci trasforma, ci perdona sempre, come ha fatto con Pietro e come ha fatto con Paolo.

Il libro degli Atti degli Apostoli mostra molti tratti della loro testimonianza. Pietro, ad esempio, ci insegna a guardare i poveri con sguardo di fede e a donare loro ciò che abbiamo di più prezioso: la potenza del nome di Gesù. Questo ha fatto con quel paralitico: gli ha dato tutto quello che aveva, cioè Gesù (cfr At 3,4-6).

Di Paolo, viene raccontato per tre volte l’episodio della chiamata sulla via di Damasco, che segna la svolta della sua vita, marcando nettamente un prima e un dopo. Prima, Paolo era un acerrimo nemico della Chiesa. Dopo, mette tutta la sua esistenza a servizio del Vangelo. Anche per noi l’incontro con la Parola di Cristo è in grado di trasformare completamente la nostra vita. Non è possibile ascoltare questa Parola e restare fermi al proprio posto, restare bloccati sulle proprie abitudini. Essa ci spinge a vincere l’egoismo che abbiamo nel cuore per seguire decisamente quel Maestro che ha dato la vita per i suoi amici. Ma è Lui che con la sua parola ci cambia; è Lui che ci trasforma; è Lui che ci perdona tutto, se noi apriamo il cuore e chiediamo il perdono.

Cari fratelli e sorelle, questa festa suscita in noi una grande gioia, perché ci pone di fronte all’opera della misericordia di Dio nel cuore di due uomini. E’ l’opera della misericordia di Dio in questi due uomini, che erano grandi peccatori. E Dio vuole colmare anche noi della sua grazia, come ha fatto con Pietro e con Paolo. La Vergine Maria ci aiuti ad accoglierla come loro con cuore aperto, a non riceverla invano! E ci sostenga nell’ora della prova, per dare testimonianza a Gesù Cristo e al suo Vangelo. Lo chiediamo oggi in particolare per gli Arcivescovi Metropoliti nominati nell’ultimo anno, che stamani hanno celebrato con me l’Eucaristia in San Pietro. Li salutiamo tutti con affetto insieme con i loro fedeli e i familiari, e preghiamo per loro!


Dopo l'Angelus:

Cari fratelli e sorelle,

le notizie che giungono dall’Iraq sono purtroppo molto dolorose. Mi unisco ai Vescovi del Paese nel fare appello ai governanti perché, attraverso il dialogo, si possa preservare l’unità nazionale ed evitare la guerra. Sono vicino alle migliaia di famiglie, specialmente cristiane, che hanno dovuto lasciare le loro case e che sono in grave pericolo. La violenza genera altra violenza; il dialogo è l’unica via per la pace. Preghiamo la Madonna, perché custodisca il popolo dell’Iraq.

Ave Maria...

Saluto tutti voi, in modo speciale i fedeli di Roma, nella festa dei Santi Patroni; come pure i familiari degli Arcivescovi Metropoliti che stamattina hanno ricevuto il Pallio e le delegazioni che li hanno accompagnati.

 

A tutti voi auguro buona domenica, buona festa dei Patroni. E per favore non dimenticatevi di pregare per me.


 


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