Notizie dalla Chiesa in Spagna

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Caterina63
00venerdì 5 giugno 2009 17:16
Le riflessioni del presidente della Commissione episcopale per la vita consacrata

In Spagna
la Giornata pro orantibus



Madrid, 4. Il 7 giugno, domenica della Santissima Trinità, si celebra in Spagna la Giornata pro orantibus, dedicata alla preghiera a favore dei religiosi e delle religiose di vita consacrata contemplativa, come espressione di riconoscimento, stima e gratitudine per ciò che rappresentano e per il ricco patrimonio spirituale dei loro istituti.

Una specifica catechesi farà conoscere la vocazione contemplativa, tanto attuale e necessaria nella Chiesa, mentre alcune iniziative pastorali consentiranno ai fedeli, dove sarà possibile, di partecipare alle celebrazioni liturgiche nei monasteri, senza violare le esigenze e le regole della clausura.
 

Vocazione religiosaNel presentare la Giornata, il vescovo di Huesca e di Jaca, Jesús Sanz Montes, presidente della Commissione episcopale per la vita consacrata, ricorda san Paolo e la sua Lettera ai Romani:  "Nel capitolo 8, in quella che alcuni biblisti hanno chiamato la "teologia dei tre gemiti", si trovano racchiuse - scrive il presule - tutte le vocazioni cristiane e, se così possiamo dire, anche tutte le anime che sono state chiamate dal Signore a una vocazione contemplativa nei vari monasteri claustrali e di eremitaggio".

Sanz Montes si riferisce al gemito della creazione ("tutta insieme la creazione geme e soffre le doglie del parto", dice san Paolo), al gemito di coloro, noi tutti, che possiedono le primizie dello Spirito ("gemiamo interiormente aspettando l'adozione a figli, la redenzione del nostro corpo") e al gemito dello Spirito che grida in noi "Abbà! Padre!". Per il vescovo "tutta la realtà inconclusa della storia dell'umanità e della storia personale di ogni uomo non termina fatalmente nel lamento disperato e sterile del nostro essere orfani ma in questo grido di Dio con il quale il suo Spirito ci rende nuovamente figli. "Abbà! Padre!" pone nella nostra condizione di orfani la gioia della filiazione divina come ultima e immeritata parola".

Ebbene, i contemplativi, per monsignor Sanz Montes, sono i custodi di questi tre gemiti, facendo proprio quello della storia, quello di ogni cuore, in un'incessante preghiera, e facendo proprio soprattutto il gemito di Dio con il quale dare alla Chiesa e all'intera umanità la filiazione e la sua protezione. "In questo modo - afferma il presidente della Commissione episcopale per la vita consacrata - i contemplativi intercedono per tutti gli altri fratelli nella Chiesa.

Per questo mantengono il silenzio e curano la solitudine, per poter ascoltare i tre gemiti insieme alla Parola di Dio e per poterli testimoniare alla presenza del Signore". I contemplativi - aggiunge Lourdes Grosso García, direttrice del segretariato della Commissione episcopale - "restano vigili in attesa della venuta del Signore. In relazione intima con lo Spirito Santo, ricevono segreti di amore per amare segretamente tutti gli uomini nel cuore del Padre".


(©L'Osservatore Romano - 5 giugno 2009)
Caterina63
00mercoledì 24 febbraio 2010 13:57

Caravaca potenzia la cultura della Croce


Presentato a Barcellona l'Anno Santo della Vera Cruz


di Nerea Rodríguez del Cuerpo

BARCELLONA, martedì, 23 febbraio 2010 (ZENIT.org).- Il Giubileo della Vera Cruz di Caravaca (www.lacruzdecaravaca.es), una delle reliquie della croce su cui morì Cristo, è stato presentato il 15 febbraio a Barcellona dal Vescovo di Cartagena, monsignor José Manuel Lorca Planes.

Il Giubileo di Caravaca (nella regione spagnola di Murcia) è un avvenimento che risale al XIII secolo.

La presentazione si è svolta nell'Aula Magna dell'Università Abat Oliba CEU di Barcellona (www.uao.es) alla presenza dell'Arcivescovo della Diocesi (www.arqbcn.org), il Cardinale Lluís Martínez Sistach, che ha definito la croce una devozione “centrale”.

“Senza la croce non saremmo cristiani”, ha spiegato il porporato catalano, aggiungendo che “costa capire la croce, è un mistero, un apparente fallimento, ma senza Croce non c'è resurrezione”.

Il Cardinale di Barcellona ha definito la Vera Cruz come “segno delle radici cristiane di Caravaca, così come della Spagna”, e ha detto che non si tratta solo delle radici in quanto tali, ma di “radici che portano frutto”.

Per monsignor Lorca Planes, è un buon momento per “contemplare il tesoro della croce, dell'amore, un pezzetto della croce su cui è stata inchiodata la salvezza del mondo”.

Per la devozione intorno alla Vera Cruz di Caravaca, nel 1998 la Santa Sede ha concesso un anno santo con carattere perpetuo da celebrare ogni sette anni, il primo dei quali è stato nel 2003.

La reliquia (Lignum Crucis) è avallata dalla sua provenienza dalla Terra Santa e dal suo legame con la Vera Croce, scoperta nel IV secolo dall'imperatore Costantino (335-347) o da sua madre, Sant'Elena.

Il luogo ha attirato santi e grandi personaggi. San Giovanni della Croce lo ha visitato sette volte, il Cardinale Joseph Ratzinger vi si è recato prima di diventare Papa. Il 3 dicembre 2007, Benedetto XVI ha concesso al Santuario della Vera Cruz il titolo di Basilica Minore.

Durante la presentazione è stato visionato il DVD “Sotto la protezione della Vera Cruz”, edito dall'Università CEU.

E' previsto che oltre un milione di pellegrini si rechi a Caravaca in questo Anno Santo.

[Traduzione dallo spagnolo di Roberta Sciamplicotti]

Caterina63
00mercoledì 24 febbraio 2010 13:58

Spagna: la Chiesa contro i matrimoni di convenienza


Alcuni parroci sono stati minacciati per non voler celebrare le nozze


di Patricia Navas

MADRID, domenica, 30 agosto 2009 (ZENIT.org).- Di fronte all'aumento del numero di matrimoni di convenienza in Spagna, con cui alcuni stranieri cercano di ottenere benefici per regolarizzare la propria situazione, la Chiesa ha aumentato gli sforzi per evitare queste unioni e annullare quelle che sono state celebrate.

Numerosi Vescovadi hanno chiesto ai sacerdoti di vigilare in modo particolare sul rispetto delle regole nel matrimonio tra una persona spagnola e una straniera.

"La generalizzazione del fenomeno riferito costringe ad essere molto cauti e a verificare gli espedienti matrimoniali di quegli immigrati che non hanno domicilio o residenza stabile nella parrocchia in cui vanno a sposarsi", segnalava l'Arcivescovado di Santiago de Compostela alcuni mesi fa in un comunicato pubblicato sul Bollettino Ufficiale.

La Chiesa chiede ai fidanzati che vogliono sposarsi il certificato di Battesimo e testimonianze che confermino che rispettano i requisiti per unirsi in matrimonio, tra cui il fatto di essere nubile e celibe.

Al contraente straniero viene chiesto il certificato di Battesimo, che viene portato al Vescovado per verificarne l'autenticità, un iter difficile per certi Paesi e certe lingue.

In questo senso, l'Arcivescovado di Santiago de Compostela sottolineava nel comunicato l'esistenza di "falsificazioni di certificati di Battesimo e di testimonianze di nubilato/celibato".

Altri elementi con cui la Chiesa cerca di evitare la frode sono la richiesta di un certificato civile del periodo di residenza in Spagna e un breve sondaggio per verificare una certa affinità tra i fidanzati.

Il concordato tra la Spagna e la Santa Sede dà riconoscimento civile al matrimonio canonico, e con il matrimonio civile si riducono i termini - da quello generale di dieci anni a un anno - e i requisiti per ottenere la nazionalità.

Per questo, alcuni stranieri illegali concordano di sposarsi con una persona spagnola per ottenere più rapidamente una situazione regolare o altri benefici economici.

Esistono anche reti organizzate, su cui indaga la polizia, che chiedono ingenti somme di denaro agli immigrati per organizzare loro un matrimonio fraudolento, e pagano una parte al cittadino spagnolo.

Anche la possibilità concessa dall'attuale legislazione spagnola di divorziare rapidamente favorisce la perdita del rispetto per il contratto matrimoniale.

In alcune occasioni, i fidanzati appena conosciuti hanno fretta di sposarsi o arrivano per la prima volta in una parrocchia o in un luogo in cui non risiedono.

Quando i parroci individuano qualche irregolarità, si rifiutano di autorizzare la celebrazione del matrimonio e chiedono agli interessati di sposarsi prima civilmente, ha spiegato a ZENIT il delegato per la comunicazione del Vescovado di Gerona, Josep Casellas.

In alcuni casi, i sacerdoti sono stati tacciati di razzismo e hanno anche ricevuto minacce.

"Si sono verificati casi di intermediari di matrimoni di convenienza che hanno reagito in modo irato, poco educato, minacciando", ha ricordato Casellas.

Nonostante gli sforzi per evitare queste frodi, alcune persone riescono a celebrare le cosiddette "nozze bianche", alcune delle quali sono poi scoperte dalla polizia o dalla Chiesa stessa.

La polizia interroga i parroci che, in certi casi, arrivano a essere imputati nei processi contro le frodi.

Nell'ambito del diritto canonico, un tribunale ecclesiastico svolge un'indagine interna e, se si dimostra che non si tratta di veri matrimoni, li dichiara nulli e lo comunica al registro civile.

"Non si tratta di sanzionare la stragrande maggioranza degli immigrati", ha spiegato l'Arcivescovado di Santiago de Compostela, ma di "difendere la dignità dell'immigrato ed evitare l'estorsione da parte di gruppi di pressione".

[Traduzione dallo spagnolo di Roberta Sciamplicotti]

Caterina63
00mercoledì 24 febbraio 2010 13:59

Spagna: comunità benedettina costretta a lasciare il monastero


Comunicato del monastero di San Salvatore del Monte Irago


di Nieves San Martín

RABANAL DEL CAMINO, lunedì, 31 agosto 2009 (ZENIT.org).- Il 15 e il 16 agosto, durante la celebrazione dell'Eucaristia a Rabanal del Camino (León, Spagna), si sono verificati dei tumulti con lancio di insulti ai danni dei monaci tanto che è stato necessario l'intervento della Guardia Civil. I religiosi si sono quindi visti costretti ad abbandonare il paese.

Di fronte a questi fatti, la comunità di monaci benedettini di San Salvatore del Monte Irago ha reso pubblico un comunicato in cui afferma: “Deploriamo l'impiego della violenza fisica o morale come mezzo di risoluzione di qualsiasi conflitto”.

A causa della violenza del tumulto, i monaci sono stati richiamati alla loro Abbazia di Santa Otilia dal superiore, dopo aver messo a conoscenza le autorità ecclesiastiche competenti.

“Lamentiamo questa situazione che, di fatto, incide non solo sulle nostre parrocchie, ma anche sulle centinaia di pellegrini che ogni giorno sperano di trovare a Rabanal del Camino la presenza spirituale del monastero. Auspichiamo di poter riprendere il più presto possibile la nostra vita monastica e la pastorale ordinaria”, spiegano nella nota.

Il monastero di San Salvatore del Monte Irago si trova sul Cammino di Santiago.

Il comunicato ricorda anche l'opposizione espressa dalla Giunta di Rabanal del Camino e dal Comune di Santa Colomba de Somoza (da cui dipende Rabanal) di fronte al progetto di restauro della chiesa romanica di Nostra Signora dell'Assunzione, sottolineando che il tempio è stato dichiarato Bene di Interesse Culturale dalla Giunta di Castilla e León, e quindi la responsabilità dei lavori spetta solo alla Direzione Generale per il Patrimonio, così come quella della gestione urbanistica spetta alle autorità municipali di Santa Colomba de Somoza.

“Ci sembra dunque inadeguato voler imputare al monastero di San Salvatore qualsiasi responsabilità relativa a tali questioni”.

“I popoli del Cammino – spiegano – hanno accolto nel corso dei secoli i pellegrini che viaggiavano verso la tomba dell'Apostolo Giacomo. Purtroppo, in cambio, abbiamo vissuto a Rabanal una violenta protesta da parte di non più di cento persone, che per la stragrande maggioranza non sono membri della parrocchia cattolica”.

“Ciò ha provocato l'allontanamento dei monaci e la sospensione delle attività del monastero, che non solo assiste spiritualmente i fedeli che che risiedono abitualmente nel paese, ma che soprattutto ha orientato i suoi sforzi per accogliere molte migliaia di pellegrini che ogni anno hanno partecipato liberamente ai suoi servizi religiosi. Sono senz'altro loro le principali vittime di questa situazione deplorevole”.

“Nostro Signore, venerato a Rabanal come Cristo Benedetto, ci chiede di amarci e di perdonarci. In questo spirito, chiediamo scusa a quanti si possono essere sentiti offesi dalle nostre azioni, perdonando allo stesso tempo le offese che abbiamo ricevuto in questi giorni”.

“Speriamo che le autorità pubbliche assumano le proprie responsabilità e facciano ciò che è in loro potere per ristabilire una convivenza nella pace e nella giustizia”, termina il comunicato.

La Delegazione per i Mezzi di Comunicazione del Vescovado di Astorga ha emesso una nota il 21 agosto in cui afferma che “l'attacco contro la comunità monastica del Monte Irago è del tutto inaccettabile ed è sfacciato chiedere ai monaci di abbandonare il loro monastero”.

“E' un privilegio avere in un paese una comunità monastica che offre celebrazioni liturgiche valorizzate dai cristiani del luogo e dei dintorni e dalle migliaia di pellegrini che passano per Rabanal recandosi a Santiago e partecipano a queste cerimonie”, ha aggiunto.

Per ulteriori informazioni: www.monteirago.org

[Traduzione dallo spagnolo di Roberta Sciamplicotti]

Caterina63
00lunedì 8 marzo 2010 18:57
L'appoggio della Chiesa alla mobilitazione contro la nuova legge

Di nuovo in piazza
la Spagna che non vuole l'aborto


Madrid, 8. La Spagna che non vuole l'aborto ha riempito di nuovo le strade e le piazze, ieri, a Madrid e in altre città (Bilbao, Siviglia, Burgos, Barcellona), in occasione della Marcia internazionale per la vita 2010, convocata da duecentosettanta associazioni con l'obiettivo di chiedere la revoca della nuova legge sulla salute sessuale e riproduttiva e sull'interruzione volontaria di gravidanza che, fra l'altro, consente anche alle sedicenni di abortire liberamente entro le prime quattordici settimane di gestazione.

Una legge che, subito dopo la definitiva approvazione (il 24 febbraio in Senato), ha provocato il duro intervento della Conferenza episcopale spagnola che, per voce del segretario generale, Juan Antonio Martínez Camino, vescovo ausiliare di Madrid, ha auspicato l'abolizione "quanto prima" del provvedimento, che "dà licenza di uccidere i bambini", appoggiando qualunque mobilitazione che sia contro questa legge e a favore della vita.

A Madrid migliaia le persone - tante le famiglie con bambini - che sono sfilate in corteo da plaza de Cibeles a puerta del Sol. Molte le bandiere spagnole e quelle rosse (colore della vita) dei movimenti anti-abortisti. "Sì alla vita, no all'aborto" e "Spagna, vita sì! - In democrazia si ascolta il popolo" gli slogan principali della manifestazione dei pro-vita, alla quale hanno partecipato esponenti del Partito popolare, principale schieramento di opposizione al Governo Zapatero, ma anche Joaquín Montero, ex vicesindaco di Paradas, che si è clamorosamente dimesso dal Partito socialista subito dopo l'adozione della legge. Anche ieri Montero, cattolico, ha ribadito che non desisterà dal suo impegno di "difendere un ideale, la vita, che non è di sinistra né di destra". A suo giudizio, "uno dei pochi risultati che abbiamo ottenuto da tutto questo è che, finalmente, la gente si è organizzata ed è uscita nelle strade per difendere questo ideale, che riguarda la nostra coscienza".

Al corteo di Madrid, convocato da "Derecho a vivir", "HazteOir.org", "Médicos por la vida" e "Plataforma la vida importa", hanno aderito numerose associazioni. Il "World congress of families", che raggruppa organismi pro-vita di sessantacinque Paesi, ha emesso un comunicato nel quale appoggia "incondizionatamente" il movimento antiabortista spagnolo. Al termine della marcia, il portavoce di "Derecho a vivir", Gádor Joya, e il presidente di "HazteOir.org", Ignacio Arsuaga, sono intervenuti per chiedere ai politici di abolire la legge e di promuovere misure che proteggano il diritto alla vita e a essere madri, il diritto dei genitori a educare i propri figli in materia di educazione sessuale, e il diritto all'obiezione di coscienza del personale sanitario.

La nuova legge, che è in attesa della firma di promulgazione da parte di re Juan Carlos i di Borbone, dovrebbe entrare in vigore a luglio. Com'è noto, prevede la libera scelta della donna fino alla quattordicesima settimana di gravidanza, facoltà concessa anche alle minori di 16 e 17 anni, che devono tuttavia informare almeno uno dei genitori o un tutore, a meno che tale comunicazione provochi ripercussioni gravi (maltrattamenti, minacce, esclusione) in seno alla famiglia. L'aborto rimane possibile fino alla ventiduesima settimana, dietro parere medico, in caso di pericolo per la vita o la salute della madre, o di gravi anomalie del feto.

La Chiesa avvierà, giovedì 25 marzo, solennità dell'Annunciazione del Signore e Giornata per la vita in Spagna, una grande campagna di sensibilizzazione che coinvolgerà tutto il Paese.


(©L'Osservatore Romano - 8-9 marzo 2010)

Caterina63
00lunedì 26 aprile 2010 20:39
Proclamato beato a Barcellona dal cardinale Bertone

José Tous y Soler
esempio di fedeltà
per i sacerdoti d'oggi


Beatificato nella stessa chiesa dove, due secoli prima, aveva svolto la sua missione. È toccato a José Tous y Soler, religioso catalano, elevato agli onori degli altari domenica 25 aprile, durante la cerimonia presieduta dal cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone, nella basilica di Santa Maria del Mar a Barcellona.
 
Frate cappuccino, vissuto in un'epoca di grandi difficoltà per la Chiesa in Catalogna, fondò nel 1850 la congregazione delle suore cappuccine della Madre del Divin Pastore, seppe consacrarsi "con tutte le sue forze - ha detto tra l'altro il cardinale nella sua omelia - e con tutto il suo cuore al ministero pastorale". E "nonostante numerose prove e difficoltà - ha ricordato poco più tardi Benedetto XVI citandone l'esempio in piazza San Pietro, durante la preghiera mariana domenicale - mai si lasciò vincere dall'amarezza e dal risentimento" divenendo così un esempio per i sacerdoti di oggi "nel vivere in piena fedeltà a Cristo".

Sentimenti, quelli espressi dal Papa, che poco prima erano stati riproposti a Barcellona dal segretario di Stato, il quale, all'inizio dell'omelia, aveva trasmesso ai presenti gli auguri del Papa e la sua benedizione "nell'attesa - aveva detto parlando in catalano - che egli stesso possa esprimervi direttamente il suo affetto durante la visita che compirà quest'anno a Barcellona per consacrare l'ammirevole tempio della Sagrada Familia" confermando così l'appuntamento del 7 novembre prossimo.

Il cardinale si è poi soffermato su quella fedeltà a Cristo che, manifestata dal nuovo beato, si traduce oggi in un messaggio estremamente significativo per i sacerdoti soprattutto alla luce "dell'anno sacerdotale - ha ricordato il porporato - per il quale il Papa ha voluto, non a caso, come tema di riflessione "Fedeltà di Cristo, fedeltà del sacerdote". E il beato José Tous ci dà un grande esempio di fedeltà. Ci invita a vivere tutti questa fedeltà a Cristo, nostro buon pastore, in questo momento, nel quale non mancano difficoltà. A tal proposito quanto risultano attuali le sue parole, che sembrano un tema di vita:  "Anche se tutto si fa scuro, bisogna sempre essere fedele. Fedele a Dio e fedele agli uomini". E lui lo fu. Per questo anche oggi è un modello per i sacerdoti, per i religiosi e per le religiose".

Il cardinale ha poi avuto espressioni di saluto per le suore fondate dal beato. E ha concluso l'omelia rivolgendosi, in catalano, a quanti partecipavano al rito:  "La vostra terra - ha detto - è stata feconda di santi in passato, e oggi aggiungiamo, come nuovo acquisito, il padre José Tous. Come ha detto Benedetto XVI "i santi sono i veri portatori di luce nella storia, perché sono uomini e donne di fede, di spranza e di carità". Che la sua intercessione sia fonte di ogni bene, spirituale e materiale, di santità e di grazia, di pace e di giustizia, di convivenza serena e costruttiva per questa cara terra e per tutto il mondo".

Si è poi trasferito al monastero di Santa Maria di Montserrat, posto su una vetta brulla della Sierra catalana, dove, dopo aver ascoltato un concerto per l'inaugurazione del nuovo organo, ha cenato con i monaci.
Lunedì mattina, 26 aprile, ha sostato in preghiera nell'attiguo santuario. Rivolgendosi ai presenti - tra i quali erano i cardinali Lluís Martínez Sistach e Ricardo María Carles Gordó, rispettivamente arcivescovo e arcivescovo emerito di Barcelona, numerosi vescovi, religiosi e religiose, seminaristi e studenti delle scuole cattoliche catalani - ha ricordato di aver visitato il santuario altre volte. "Quando avevo la responsabilità pastorale dell'arcidiocesi di Genova - ha raccontato - venivo in questo delizioso santuario in pellegrinaggio con giovani sacerdoti. Siamo stati sempre accolti con la generosa e delicata ospitalità propria della tradizione benedettina. Per questo posso dire di trovarmi qui come in casa".

Quindi rivolgendo la sua preghiera alla Madonna il cardinale, dopo aver raccomandato il buon esito della prossima visita del Papa, ha chiesto di pregare per le sue intenzioni e soprattutto perché "in quest'anno sacerdotale non manchi l'amorevole protezione di Maria ai sacerdoti, perché li aiuti a vivere santamente e a impegnarsi con fedeltà e generosità nella missione di proclamare il messaggio salvifico di Cristo".

La visita del cardinale a Barcellona, ha avuto ampio rilievo su tutta la stampa catalana. I riferimenti erano sia la beatificazione del frate cappuccino, sia il clima di attesa per il prossimo arrivo del Papa per la cerimonia di consacrazione della basilica della Sagrada Familia, in costruzione da oltre un secolo. Il cardinale stesso - dopo una verifica dello stato dei lavori del grandioso progetto - in un'intervista concessa al quotidiano spagnolo "La Vanguardia" ha sottolineato l'importanza del momento che vivrà Barcellona. Si tratterà tra l'altro di un'ulteriore conferma "dell'alleanza storica tra arte e fede - ha ricordato Bertone - stretta da Benedetto XVI con gli artisti riuniti nella Cappella Sistina alla fine del 2009".
 
E lo stesso artista catalano Anton Gaudí, considerato uno dei padri della Sagrada Familia, "uomo di provata fede, ne è una delle più eminenti espressioni" come ha notato il segretario di Stato. Rispondendo a una specifica domanda sull'attuale crisi che sta vivendo la Chiesa a causa degli abusi sessuali, ha ribadito che "i fatti venuti alla luce negli ultimi tempi, e l'insistenza con la quale si pongono in rilievo i peccati commessi da sacerdoti impongono alla Chiesa, come ha indicato il Papa promuovendo l'Anno sacerdotale, di rafforzare la lealtà al progetto di Cristo in merito alla missione sacerdotale e, pertanto, diviene fondamentale l'impegno nella formazione tanto iniziale quanto permanente del clero".

Il cardinale ha poi riaffermato l'importanza del celibato sacerdotale, la cui inosservanza "produce un progressivo degrado nella vita sacerdotale". E ha concluso ripetendo che "il celibato osservato fedelmente, è un grande valore per la missione del sacerdote e per l'aiuto al popolo di Dio. Non c'è relazione alcuna tra celibato e condotta sbagliata".



(©L'Osservatore Romano - 26-27 aprile 2010)
Caterina63
00mercoledì 26 maggio 2010 19:56
Il X Congresso eucaristico nazionale in Spagna

Per saziare
la fame di futuro


di Marta Lago

Risuona a Toledo, con la sua tradizione eucaristica, e in tutta la Spagna, il motto "Mi avvicinerò all'altare di Dio, la gioia della mia gioventù", che dà il titolo al X Congresso eucaristico nazionale, che si tiene dal 27 al 30 maggio. L'evento offre soprattutto ai giovani l'occasione di riscoprire il sacramento dell'Eucaristia e la sua dimensione personale e comunitaria, come spiega in questa intervista a "L'Osservatore Romano", l'arcivescovo di Toledo e primate di Spagna, Braulio Rodríguez Plaza.

Il Congresso cerca di approfondire la conoscenza dell'Eucaristia, di rivitalizzare la sua celebrazione e la sua adorazione, e di viverla come segno di carità. Si tratta di una catechesi particolarmente necessaria?

L'Eucaristia è sempre attuale. Il pericolo è di perdere di vista quello che Benedetto XVI ha indicato nella sua prima enciclica:  l'identità cristiana non procede da idee, progetti o desideri, ma dall'incontro con una persona viva. È qui che si situa l'Eucaristia. Nell'ultima Cena o quando Gesù parla del pane di vita, si tocca sempre questa sua realtà personale.

Quali altri atteggiamenti bisogna evitare nell'avvicinarsi all'Eucaristia?

È necessario allontanare l'idea che l'Eucaristia sia una "riunione di amici". È il momento centrale della Nuova Alleanza, ossia la commemorazione del mistero pasquale, l'Eucaristia che il Signore ci ha lasciato. Gesù ascende al cielo e dalla casa del Padre invia il Paraclito, lo Spirito e, allora, la comunità cristiana si riunisce e inizia a celebrare l'Eucaristia nelle sue case, nel giorno del Signore.

Il X Congresso eucaristico nazionale s'inserisce in questa linea di feste tanto importanti. Si chiude la domenica della Santissima Trinità e poco dopo si celebra la solennità del Corpus Domini.

Il Congresso è l'atto conclusivo del piano pastorale della Conferenza episcopale spagnola degli ultimi cinque anni dal titolo "Io sono il pane di vita" (Giovanni, 6, 35). E questo avviene in un concatenarsi di celebrazioni che fanno molto bene allo spirito. Dopo la grande solennità eucaristica, ci sarà la chiusura dell'Anno sacerdotale a Roma, dove accanto al Papa, ci saranno tanti sacerdoti, ministri dell'Eucaristia.

Il Papa sottolinea spesso il vincolo fra Eucaristia e sacerdozio e l'incontro personale con Cristo, affinché i sacerdoti siano pane spezzato e condiviso.

Sì, perché come potremmo avere la certezza di incontrare quel pane spezzato e condiviso che è Gesù Cristo, se non esistesse la celebrazione dell'Eucaristia e neppure persone del popolo della Nuova Alleanza, che, una volta scelte, fanno le veci di Cristo? E tutto ciò avviene attraverso le azioni salvifiche di Gesù Cristo e le sue illuminanti parole.

Bisognerebbe scoprire l'Eucaristia anche come sacramento di rinnovamento e di risanamento degli stessi sacerdoti?

Credo di sì. Nel seminario minore, durante l'adolescenza, a volte dicevamo:  "Non sento nulla, perché devo fare la comunione? Sono in crisi". I padri spirituali ci rispondevano che l'Eucaristia apre l'appetito alle cose del Signore; evitarla renderebbe solo la crisi più profonda. Lo stesso direi io a livello di tutta la Chiesa. L'Eucaristia e la domenica sono tanto importanti che senza di esse non potremmo vivere. Il nostro atteggiamento a volte può essere freddo. Anche per rimediare a ciò c'è l'Eucaristia, per ascoltare la Parola di Dio, per lodarlo insieme ai fratelli, per rinnovare il mistero pasquale.

Che vuole anche dire aprire l'appetito dei giovani. La Conferenza episcopale spagnola ha sottolineato che il Congresso si offre soprattutto ai giovani e abbraccia il cammino della Giornata Mondiale della Gioventù a Madrid nel 2011.

È una particolarità di questo congresso. Forse i giovani hanno maggior bisogno d'incontrare questa componente personale della nostra fede in Gesù Cristo. Gesù Cristo è il cristianesimo; Gesù Cristo-Eucarestia è la Presenza. È indubbiamente di grande aiuto per preparare l'importante evento della Giornata Mondiale della Gioventù, la cui croce i giovani riceveranno a Toledo proprio nei giorni in cui si svolge il Congresso.

Ciononostante, si va dall'ignoranza all'indifferenza e alla routine. Come rafforzare la catechesi eucaristica fra i giovani?

Cercando di scoprire che l'Eucaristia non è un atto di culto fra i tanti che si realizza per avere un Dio propizio o per promuovere un altro tipo di credenza. Ciò che fa sì che Gesù Cristo sia per noi il Figlio di Dio nella nostra generazione, nella nostra realtà, è la celebrazione dell'Eucaristia:  la Commemorazione. Accade qualcosa di concreto che tocca la mia vita. Il giovane che non si sente coinvolto in tutto ciò, non intravede una realtà nuova ogni volta che si celebra l'Eucaristia. È difficile che - con esortazioni o con altri tipi di raccomandazione morale - riesca a vivere l'Eucaristia come facevano i primi cristiani, i quali dicevano:  non possiamo vivere senza la domenica. Da qui l'importanza della testimonianza di altri giovani che si sentono nella celebrazione eucaristica come a casa propria.

L'esortazione apostolica post-sinodale di Benedetto XVI sintetizza l'Eucaristia come sacramento di carità.

Siamo molto grati per l'enorme gentilezza e finezza del Papa che si farà presente in questo evento ecclesiale attraverso il suo legato, il cardinale Angelo Sodano. E il congresso è anche eco della sua esortazione Sacramentum caritatis, perché è espressione di un'importantissima realtà attuale:  tutte le diocesi spagnole si stanno adoperando per aiutare le tante persone bisognose in una società che sta vivendo una crisi soprattutto economica, ma logicamente anche una crisi morale. È giusto riconoscere quello che la Chiesa sta facendo. Non è l'unica istituzione a mostrare tale sollecitudine, ma sta chiaramente realizzando la Parola:  "Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare".


(©L'Osservatore Romano - 27 maggio 2010)
Caterina63
00mercoledì 7 luglio 2010 15:22

I compostelani si preparano alla visita di Benedetto XVI


Presentato in una conferenza stampa il cronogramma


di Carmen Elena Villa

SANTIAGO DE COMPOSTELA, mercoledì, 7 luglio 2010 (ZENIT.org).- Benedetto XVI giungerà il 6 novembre a Santiago de Compostela come pellegrino, ha affermato l'Arcivescovo Julián Barrio questo lunedì durante una conferenza stampa nella sede dell'Arcivescovado nella quale è stato presentato il programma del viaggio del Pontefice.

Quest'anno l'Arcidiocesi di Santiago de Compostela commemora l'anno giubilare o Anno Giacobeo, che si celebra ogni volta che il 25 luglio, festa di San Giacomo Apostolo, cade di domenica. Il prossimo sarà nel 2021.

“E' la prima volta nella storia della Chiesa che in un anno santo il Papa vuole espressamente venire”, ha detto l'Arcivescovo, spiegando che Giovanni Paolo II ha visitato la città nel 1982 - anche quella volta in un anno giubilare -, “ma lo ha fatto in occasione della visita pastorale che ha compiuto quell'anno in Spagna”.

“In questa occasione, il Papa ha voluto venire espressamente. Da ciò deriva l'eccezionalità di questo avvenimento”, ha ribadito.

La visita

Monignor Barrio ha detto che nel mese di settembre il programma verrà ufficializzato dalla Santa Sede. La visita di Benedetto XVI a Santiago prevederà tre atti pubblici: il primo sarà l'arrivo all'aeroporto di Lavacolla a mezzogiorno, dove sarà ricevuto ufficialmente dai membri della Casa Reale e dalle autorità ecclesiastiche e civili, nazionali, locali e delle Autonomie.

Il Papa sarà accompagnato dal suo Segretario di Stato, il Cardinale Tarcisio Bertone, dal Maestro delle Celebrazioni Liturgiche, monsignor Guido Marini, e da varie autorità ecclesiastiche e laiche.

“Vogliamo che il Papa come pellegrino della fede e testimone del Cristo risorto trovi qui tra noi la migliore accoglienza e la migliore ospitalità che possiamo offrirgli”, ha detto monsignor Barrio.

Dopo essersi spostato in papamobile fino in città, Benedetto XVI entrerà nella Cattedrale dalla porta dell'Azabachería. Lì pregherà per qualche minuto nella Cappella della Comunione, potrà contemplare il Portico della Gloria, pregare sul luogo dove, secondo la tradizione, giacciono i resti dell'Apostolo San Giacomo, passare per la Porta Santa, abbracciare l'Apostolo, rivolgere alcune parole ai presenti e sperimentare il Botafumeiro.

Malati, bambini e anziani parteciperanno a questo atto che si svolgerà all'interno della Basilica compostelana.

Il Pontefice si recherà poi al palazzo arcivescovile per pranzare e riposare, in seguito presiederà l'Eucaristia nella Piazza dell'Obradoiro.

Alla fine del pomeriggio, si recherà all'aeroporto di Lavacolla, dove avverrà il congedo alla presenza di un ristretto numero di autorità.

Monsignor Barrio ha detto che i frutti della visita del Papa a Santiago de Compostela “li potremo scoprire non solo durante quest'anno, ma soprattutto in quelli successivi”, e ha assicurato che Benedetto XVI è “ben consapevole di ciò che Santiago significa per questo rinnovamento della realtà europea”. Per questo, “non ha voluto perdere questa occasione per mostrarci con il suo gesto questa realtà”.

Domenica 7 novembre il Pontefice visiterà Barcellona, dove consacrerà il tempio della Sagrada Familia dell'architetto Antoni Gaudí, in costruzione dal 1882. Vi celebrerà una Messa alla quale è attesa la partecipazione di circa 10.000 fedeli.

L'Arcivescovo di Santiago de Compostela ha concluso il suo intervento dicendo che spera di contare “sulla maggiore presenza possibile per manifestare la nostra accoglienza e la nostra disponibilità, e per dire al Santo Padre che nel poco o nel molto che possiamo fare può contare su di noi in questo momento in cui la Chiesa pellegrina che deve camminare tra le consolazioni di Dio e i turbamenti del mondo”.

[Traduzione dallo spagnolo di Roberta Sciamplicotti]

Caterina63
00sabato 24 luglio 2010 22:38

Il Papa proclamerà Basilica la Sagrada Familia di Barcellona


L'Arcivescovo della città spiega il programma della visita apostolica in Spagna


BARCELLONA, venerdì, 23 luglio 2010 (ZENIT.org).- Durante la sua visita apostolica in Spagna, Benedetto XVI proclamerà Basilica il tempio della Sagrada Familia di Barcellona il 7 novembre prossimo, giorno che dedicherà al tempio espiatorio ideato da Antonio Gaudí.

Lo ha annunciato l'Arcivescovo di Barcellona, il Cardinale Lluís Martínez Sistach, questo venerdì nel corso di una conferenza stampa svoltasi davanti a un centinaio di giornalisti nella sala Gaudí del museo diocesano di Barcellona.

Con un ampio sorriso, il porporato ha spiegato molti dettagli della permanenza del Papa a Barcellona, dove oltre a consacrare il tempio della Sagrada Familia visiterà la scuola per handicappati della fondazione diocesana del Bambino Gesù.

La visita apostolica in Spagna inizierà sabato 6 novembre con l'arrivo a Santiago de Compostela a mezzogiorno, in base al programma già approvato dalla commissione vaticana che prepara i viaggi del Pontefice.

Benedetto XVI si dirigerà alla Cattedrale di Santiago, dove abbraccerà il santo secondo la tradizione e contemplerà il botafumeiro, il grande incensiere del tempio compostelano. Presiederà poi la Messa nella piazza dell'Obradoiro, davanti alla Cattedrale.

Alle 21.00 è previsto il suo arrivo all'aeroporto del Prat di Barcellona, dove sarà ricevuto da una delegazione della quale faranno probabilmente parte i Principi delle Asturie.

Benedetto XVI si trasferirà poi all'Arcivescovado di Barcellona, dove ha previsto di arrivare alle 21.45 e dove trascorrerà la notte, insieme alle persone che lo accompagneranno nella visita.

Il mattino seguente, domenica 7 novembre, il Vescovo di Roma si trasferirà in papamobile dall'Arcivescovado al tempio della Sagrada Familia, in un itinerario ancora da definire.

Arrivando nel tempio di Gaudí, il veicolo farà alcuni giri lì intorno perché le tante persone che si pensa si riuniranno sul posto – per l'Arcivescovo potrebbero essere anche 500.000 – possano vederlo da vicino e salutarlo.

Benedetto XVI entrerà nel tempio dalla porta di calle Mallorca, indosserà i paramenti nella sagrestia e realizzerà il rito di apertura delle porte del portico della Gloria.

Inizierà poi l'Eucaristia con una processione del Papa, di Cardinali e Vescovi fino al presbiterio.

Durante la Messa, si celebrerà il rito di dedicazione dell'altare e si reciteranno la litania dei santi e la preghiera di dedicazione o consacrazione della chiesa a Dio.

Avrà poi luogo l'unzione dell'altare e delle pareti del tempio con l'olio santo, seguita dall'incensare l'altare e tutta la chiesa, che verranno poi illuminati.

Al termine della Messa, verso mezzogiorno, il Papa uscirà dal Portico del Nacimiento del tempio per salutare e recitare l'Angelus dallo stesso posto in cui si collocò Giovanni Paolo II durante la sua visita a Barcellona nel 1982.

Dopo la preghiera mariana e la sua allocuzione con i saluti ai pellegrini, tornerà nella chiesa e si dirigerà in processione alla fine del tempio, dove ci sarà un'iscrizione commemorativa della dedicazione.

Benedetto XVI tornerà all'Arcivescovado in papamobile e verrà salutato dalla gente per le vie di Barcellona. Nella sede episcopale, pranzerà con i Vescovi e con il suo seguito.

Alle 17.15, il Papa ha voluto aggiungere una visita all'istituzione del Bambino Gesù, dedicata a persone affette dalla sindrome di Down e con altri handicap e alle loro famiglie, fondazione diocesana affidata alle Francescane del Sacro Cuore.

Nella sua sede del quartiere del Guinardó, pregherà e converserà con gli allievi, che gli stanno preparando un omaggio, e con le loro famiglie, benedicendo anche la prima pietra della nuova residenza.

Il nuovo terminal dell'aeroporto del Prat accoglierà alle 18.30 il congedo ufficiale del Papa, in cui è prevista la presenza dei sovrani di Spagna. La partenza per Roma è programmata per le 19.15.

Secondo il Cardinale Martínez Sistach, Benedetto XVI “ha scoperto nella Sagrada Familia la concezione teologica di chiesa: celebrare l'Eucaristia e il culto”.

In questo senso, il porporato ha spiegato che all'interno del tempio non ci sono raffigurazioni (sono all'esterno) né cappelle laterali, ma solo il presbiterio, l'altare, la sede e l'ambone, e tre immagini: la croce, la Vergine Maria e San Giuseppe.

Il Cardinale ha esortato tutti ad accogliere il Papa e ad assistere all'atto di consacrazione della Sagrada Familia. Per favorire ciò, sono state sospese tutte le Messe nelle parrocchie e nei centri di culto di Barcellona la mattina di domenica 7 novembre, tranne in carceri, ospedali e monasteri di clausura.



                                     
                                     

Caterina63
00sabato 2 ottobre 2010 17:10

I Vescovi ai fedeli spagnoli: “state attenti” a ciò che dirà il Papa


Messaggio in vista della visita del Pontefice a novembre


MADRID, giovedì, 30 settembre 2010 (ZENIT.org).- In vista della visita del Papa in Spagna, in programma il 6 e il 7 novembre prossimi, i Vescovi del Paese hanno invitato i fedeli a “stare molto attenti” a quello che dirà il Pontefice e a seguire i suoi interventi. 

Il messaggio di benvenuto al Papa è stato diffuso questo giovedì al termine della CCXVII Commissione permanente della Conferenza Episcopale, riunitasi a Madrid.

La visita a Santiago e Barcellona avrà luogo “in occasioni ben precise, a due Chiese diocesane, i cui Vescovi si sono già rivolti ai loro fedeli spiegando loro l'importanza di questo avvenimento provvidenziale ed esortandoli ad accogliere il Successore di Pietro”.

Anche le altre diocesi, affermano i presuli, devono partecipare: “Dobbiamo tutti approfittare spiritualmente della visita del Santo Padre, al quale va sin da ora il nostro più cordiale benvenuto”.

“Aspettiamo con fede e speranza la sua visita. Sappiamo bene che dov'è Pietro, lì è la Chiesa cattolica – affermano –. Santiago e Barcellona potranno sperimentarlo in modo più vivo e diretto, ma tutte le Diocesi spagnole sono chiamate a beneficiarne”.

“Molti peregrineranno a Santiago o a Barcellona. Altri potranno vedere e ascoltare il Papa attraverso i mezzi di comunicazione. Tutti potranno unirsi spiritualmente alle intenzioni del Santo Padre mediante la preghiera già fin d'ora”, aggunge il messaggio.

La Conferenza episcopale ha lanciato un sito web per poter seguire la visita in diretta.

Da Santiago, i Vescovi ricordano che il Papa “giunge come pellegrino in uno dei luoghi apostolici più emblematici delle radici cristiane della Spagna, dell'Europa e dell'America”.

A Barcellona, il Santo Padre consacrerà il tempio espiatorio della Sagrada Familia, “spazio bellissimo, concepito e iniziato dal geniale architetto e servo di Dio Antoni Gaudí, che si trova già in condizioni per accogliere la celebrazione del culto divino”.

“Alla fine del XIX secolo - conclude il messaggio -, quando è stato progettato il tempio, la Chiesa avvertiva già che la famiglia naturale e cristiana, basata sul matrimonio, rappresenta una cellula fondamentale della società, a cui lo Stato e la Chiesa devono prestare un'attenzione prioritaria, mettendosi al suo servizio, senza soppiantarla”.

Caterina63
00lunedì 14 febbraio 2011 18:01
La Bibbia della Conferenza episcopale spagnola

Dimensione storica
di un seme di speranza


di JORGE JUAN FERNÁNDEZ SANGRADOR
Direttore della Biblioteca de Autores Cristianos

La pubblicazione della Sagrada Biblia. Versión oficial de la Conferencia Episcopal Española (Madrid, Biblioteca de Autores Cristianos, 2010, pagine XXI + 2133) è stata un evento che può essere considerato storico sia per la Chiesa in Spagna sia per il mondo cattolico ispanofono, poiché è la prima volta che una Bibbia, tradotta nella lingua di Cervantes, è dichiarata ufficiale da tutti i vescovi di una nazione e si spera che altri Paesi di lingua spagnola sappiano apprezzare quanto di prezioso c'è in questa nuova versione della Sacra Scrittura.

Anche se il progetto era in gestazione sin dai tempi in cui s'iniziarono a tradurre i testi biblici di uso liturgico nelle lingue vernacole, solo durante l'incontro tra vescovi e teologi, convocato dalla Commissione Episcopale per la Dottrina della Fede, al fine di studiare il documento della Pontificia Commissione Biblica La interpretación de la Biblia en la Iglesia, si chiese che la Conferenza episcopale realizzasse una traduzione della Sacra Scrittura che divenisse il testo ufficiale della Chiesa in Spagna. Tutto ciò è avvenuto nel 1995. Da quel momento, le Commissioni episcopali per la Dottrina della Fede e la Liturgia hanno definito e supervisionato l'iter che avrebbe dovuto portare alla pubblicazione della Sacra Bibbia, approvata il 26 novembre 2008 dalla 92ª assemblea plenaria della Conferenza episcopale spagnola.
Posto che questa versione avrebbe dovuto fornire passaggi biblici ai libri liturgici, era indispensabile che la Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti accordasse la corrispondente recognitio, che è stata concessa il 29 giugno 2010.

Alla traduzione dei testi originali in ebraico, aramaico e greco, e alla redazione delle introduzioni e delle note hanno lavorato ventiquattro scritturisti, che hanno consegnato la propria versione alla Conferenza episcopale spagnola affinché quest'ultima chiedesse l'opinione di vescovi e teologi, e di quanti fra il popolo di Dio, a conoscenza del progetto, volessero far pervenire le proprie osservazioni alla Conferenza episcopale spagnola. Domingo Muñoz León e Juan Díaz Rodelas hanno coordinato i lavori di traduzione e di revisione, oltre a vegliare affinché la nuova versione si uniformasse pienamente a quello che la Chiesa chiede nei suoi documenti circa le edizioni della Sacra Bibbia da utilizzare nella liturgia, nella catechesi, nella scuola e negli esercizi di pietà: fedeltà ai testi originali, agli insegnamenti patristici e ai dati trasmessi dalla storia della tradizione; riferimento al testo latino della Nuova Vulgata, uniformità e stabilità nel linguaggio affinché i passaggi biblici possano essere memorizzati; sana esegesi e qualità letteraria; espressioni proprie del modo di parlare cattolico; attenzione all'uso liturgico.

La Biblioteca de Autores Cristianos, accreditata da oltre sessantacinque anni come benemerita casa editrice cattolica, è stata incaricata di pubblicare la Sacra Bibbia della Conferenza episcopale spagnola. La sua esperienza in questo campo la indicava come particolarmente idonea a tale compito: le edizioni di Nàcar-Colunga, Bover-Cantera, Cantera-Iglesias, Vulgata Latina, Nuovo Testamento Trilingue e la Bibbia Interconfessionale sono divenute opere classiche della letteratura.
La Sagrada Biblia. Versión oficial de la Conferencia Episcopal Española ha le dimensioni del Martirologio Romano, ossia 17 x 24 centimetri. Non è il formato consueto per questo tipo di opere. Si è voluto con ciò, da una parte offrire al lettore un esemplare con caratteri tipografici spaziati all'interno della pagina, e dall'altra mostrare l'impronta liturgica che la distingue dalle altre edizioni bibliche. Ha 2.160 pagine, estese introduzioni, citazioni di testi paralleli, mappe, più di 6.000 note e un indice con le letture per l'Eucaristia di ogni giorno.

Sulla copertina è raffigurato l'Agnus Dei. È stato preso dal Beato di Facundo o da San Isidoro de León, un manoscritto del 1047 con il commento all'Apocalisse di Beato di Liébana. Con questa rappresentazione illustrò il commento di Beato al capitolo 5 dell'Apocalisse, nel quale si presenta l'Agnello decollato e vittorioso, che è Cristo morto e risorto, come l'unico a poter rompere i sigilli che mantengono chiuso il libro della rivelazione di Dio. Solo Lui può fornire le chiavi di cui si ha bisogno per conoscere pienamente il contenuto delle Sacre Scritture, che, alla luce del mistero pasquale, si manifestano come Parola di Dio sempre viva ed efficace; Parola di Dio che letta e annunciata dalla Chiesa nella liturgia conduce all'Eucaristia come al suo fine proprio.

La Sacra Bibbia è stata presentata ai media il 14 dicembre 2010 nella sede della Conferenza episcopale spagnola. È stato però anche necessario spiegare la natura di questa edizione ai sacerdoti, ai membri della vita consacrata, ai catechisti, agli insegnanti di religione e di morale cattoliche, agli educatori, agli animatori liturgici e agli agenti di pastorale. Per questo la Conferenza episcopale spagnola ha organizzato un congresso, che, con il titolo La Sagrada escritura en la Iglesia, si è tenuto nel Palazzo dei Congressi di Madrid dal 7 al 9 febbraio 2011. Vi hanno preso parte i cardinali Antonio María Rouco Varela, arcivescovo di Madrid; Marc Ouellet, prefetto della Congregazione per i vescovi; Peter Kodwo Appiah Turkson, presidente del Pontificio Consiglio Justitia et Pax; i monsignori Luis Francisco Ladaria Ferrer, arcivescovo segretario della Congregazione per la Dottrina della Fede; Juan Antonio Martínez Camino, vescovo segretario generale della Conferenza episcopale spagnola; Juan Miguel Ferrer Grenesche, sottosegretario della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, oltre a qualificati esperti di scienze bibliche, teologia, liturgia, pastorale, catechesi e pedagogia religiosa.

Quasi un migliaio di partecipanti e circa novemila visitatori on line hanno seguito in diretta le sessioni del congresso, che ha potuto contare su una vasta partecipazione di giovani, sia conferenzieri sia congressisti. Si tratta di una nuova generazione che desidera conoscere meglio la Sacra Scrittura ed è dotata dell'ardore necessario per lavorare al servizio del Vangelo e del prossimo nella Chiesa, il cui fulcro è la Parola di Dio. Una nuova generazione che, assecondando gli orientamenti del Papa nell'Esortazione apostolica post-sinodale Verbum Domini, è disposta a lasciarsi guidare dallo Spirito Santo per amare di più la Parola di Dio e proclamarla con la testimonianza della carità nel mondo.



(©L'Osservatore Romano - 14-15 febbraio 2011)
Caterina63
00mercoledì 30 novembre 2011 14:13

I giovani dopo Madrid. Esortazione dei vescovi spagnoli (Osservatore Romano)

Esortazione dei vescovi spagnoli

I giovani dopo Madrid

Madrid, 29. La Giornata mondiale della gioventù (Gmg) lancia un messaggio chiaro, inequivocabile: la Chiesa è giovane, la trasmissione della fede ai giovani è un diritto-dovere ed è un evento evidente, straordinario; i giovani «costituiscono un potenziale di primo ordine per la nuova evangelizzazione, essi sono grandi evangelizzatori in questa nuova ora della Chiesa e del mondo».

In queste espressioni, contenute nel documento finale della recente assemblea plenaria della Conferenza episcopale spagnola, c'è il senso profondo della Gmg ma anche e soprattutto un invito ai giovani, chiamati a essere protagonisti, in Cristo, della storia.
I presuli hanno adottato un'«azione di grazie e di incoraggiamento» dopo il grande evento celebrato in Spagna: «La nostra assemblea plenaria d'autunno -- scrivono -- è la prima riunione dopo la Giornata mondiale della gioventù che si è svolta a Madrid nell'agosto scorso. Intendiamo rendere grazie a Dio, perché ci ha permesso di celebrare questo grande evento di grazia, di fede e di speranza; abbiamo riflettuto sul suo significato per la pastorale giovanile del futuro e anche per il lavoro della nuova evangelizzazione».

Secondo i vescovi, l'assemblea plenaria è stata un'occasione privilegiata per rivolgersi ai giovani, incoraggiandoli a far fruttificare il mandato di fede e di azione apostolica scaturiti dalla Gmg.
I presuli, nel ringraziare quanti hanno reso possibile il grande evento di Madrid, ricordano le parole di Benedetto XVI, il quale rivolto ai giovani del mondo indicò la Giornata come «una vera e propria cascata di luce».
Anche il cardinale Antonio María Rouco Varela, arcivescovo di Madrid e presidente della Conferenza episcopale spagnola, nella prolusione inaugurale della plenaria, ha fatto riferimento ai giovani, forza e speranza, ma anche parte vulnerabile nell'attuale contesto storico. Il porporato ha ricordato le parole del Papa, in occasione della Giornata mondiale della gioventù 2011, sull'importanza delle radici cristiane della Spagna e sulla capacità del Paese di progredire verso il bene comune senza rinunciare alla sua anima religiosa e cattolica.

Il cardinale ha inoltre invitato «a guardare alle cause profonde della crisi» che si radicano nella «perdita dei valori morali, che vanno di pari passo con il relativismo e l'oblio di Dio e della sua santa legge», le cui conseguenze sono la corruzione politica ed economica, l'avidità, il disprezzo della vita umana mediante politiche abortive e contro la natalità, la mancanza di protezione e la decadenza istituzionale del matrimonio e della famiglia, la strumentalizzazione e il deterioramento dell'istruzione». Secondo Rouco Varela, «sono proprio i giovani i più colpiti da questo contesto di relativismo morale, di scetticismo spirituale e religioso e di una concezione egoistica e individualistica dell'uomo e della vita». I giovani devono essere, invece, «protagonisti del proprio presente e futuro». Perciò, è necessario che si offrano mezzi adeguati, partendo da una «educazione integrale», in modo da consentirgli «di sviluppare tutto il loro potenziale umano».

Ora è il momento, ha esortato il presidente dei vescovi spagnoli, di raccogliere i frutti della Giornata mondiale della gioventù: «Dobbiamo cogliere lo zelo apostolico che da essa deriva per perseguire con determinazione e fiducia la sfida della nuova evangelizzazione in tutti i campi, ma soprattutto nella pastorale giovanile».

(©L'Osservatore Romano 30 novembre 2011)

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