Perchè una sezione dedicata alla FSSPX? Chiarimenti necessari

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Caterina63
00venerdì 18 settembre 2009 11:42
Cerchiamo di chiarire la situazione....

Innanzitutto c'è spesso l'errore di associare la FSSPX ad una sorta di comunità di stampo protestante per la quale trattare i dialoghi in termini di ecumenismo...NON E' COSI'....

La situazione della FSSPX all'interno della Chiesa è una situazione particolare, unica nel suo genere ed unica nella storia della Chiesa...

tale situazione è solo associabile al difficile momento che la Chiesa sta attraversando da 40 anni a questa parte NON a causa del Concilio, attenzione, ma a causa delle false interpretazioni attraverso le quali la Chiesa ha subito un TRACOLLO DOTTRINALE, il tracollo della Liturgia, la dissacrazione della Santa Messa, e quant'altro...
Non lo inventiamo noi questo, ma lo denuncia lo stesso Pontefice:

J.Ratzinger, Benedetto XVI, spiega il Concilio Vaticano II



Il Vescovo mons. Marcel Lefebvre, non fondò la FSSPX in disobbedienza alla Chiesa, essa fu fondata prima della spaccatura e delle incomprensioni tanto è vero che mons. Lefebvre non intendeva solamente salvaguardare la Santa Messa, altrimenti avrebbe chiamato la Fraternità san Pio V, ma la chiamò San Pio X il quale difese la Chiesa dalle insidie del modernismo  (collegamento in riferimento al giuramento antimodernista di san Pio X) a causa delle quali, profetizzò il santo Pontefice, la decadenza del Clero....come di fatto è avvenuto...tanto da spingere oggi il Santo Padre ad indire l'Anno Sacerdotale per aiutare i Sacerdoti a ritrovare la propria identità perduta...

(usate i collegamenti apportati in queste spiegazioni, per gli approfondimenti)

Mons, Lefebvre aveva ragione?

Occorrerà rispondere con un "si" e con un "no":

- SI, se riconosciamo, come ha fatto Benedetto XVI che vietare la Messa antica è stato un abuso ed un errore....

SUMMORUM PONTIFICUM Motu Proprio sulla Messa Antica


Si, se riconosciamo, come sta avvenendo, che c'è stata e c'è tutt'ora una falsa interpretazione ai Documenti del Concilio che ha seminato e semina ambiguità, confusione, contestazione e soprattutto DISOBBEDIENZA alle direttive emanate dal Pontefice soprattutto in tema liturgico, leggasi la comunione in ginocchio per esempio....ma anche la DECADENZA DEL CONFESSIONALE....LE PROFANAZIONI A GESU' EUCARESTIA....o tutta la sciatteria e l'abusivismo nelle Messe delle nostre Parrocchie....e quant'altro è stato compiuto di catecheticamente errato in tutti questi anni...

- NO, se consideriamo i MODI attraverso i quali le contestazioni, e gli attacchi al Concilio e al Sommo Pontefice, sono avvenute e si sono inasprite nel tempo GENERANDO UNA FRATTURA  apparentemente insanabile....

Non sta a noi giudicare nè mons. Lefebvre, nè la FSSPX, ma sta a noi cercare di comprenderci per trovare quei nodi che ci impediscono di parlare con un cuor solo ed un anima sola....
I nodi stanno venendo al pettine....

L'atto di misericordia compiuto dal Pontefice nel togliere la scomunica alla FSSPX, da loro deve essere interpretato come tale....ma deve essere letto, da parte nostra, anche come un atto di giustizia
....
perchè in tutti questi 40 anni la FSSPX è stata giudicata da molte personalità, piccole e grandi, della Chiesa in termini dispregiativi, accusatori, infamanti...essere "lefebvriani" costituiva, fino a qualche anno fa, prima del Summorum Pontificum di Benedetto XVI, UNA SORTA DI MARCHIO INFERNALE....ancora oggi si viene additati in senso dispregiativo di tradizionalisti....ma se non altro l'azione del Pontefice protegge e legittima ogni nostro sforzo a riavvicinarci a questi fratelli e sorelle, a cercare CON LORO una piena comunione....

La tolleranza che si predica verso altre comunità NON cattoliche e perfino nei dialoghi interreligiosi, VIENE NEGATA ALLA FSSPX (si pensi perfino all'ospitalità che si offre ai NON cattolici all'interno delle proprie comunità e a come si nega ad un sacerdote della Fraternità di celebrare Messa nel rito di sempre in una Chiesa parrocchiale!)....scrive così il Papa nella sua memorabile recente Lettera ai Vescovi:
parlando appunto della FSSPX:


A volte si ha l’impressione che la nostra società abbia bisogno di un gruppo almeno, al quale non riservare alcuna tolleranza; contro il quale poter tranquillamente scagliarsi con odio. E se qualcuno osa avvicinarglisi – in questo caso il Papa – perde anche lui il diritto alla tolleranza e può pure lui essere trattato con odio senza timore e riserbo.

il gruppo di cui parla il Papa nella Lettera, è la FSSPX appunto.....

Perderemo anche noi il DIRITTO ALLA TOLLERANZA per voler sostenere, con questo spazio, la Buona Battaglia e trovare una unione con la FSSPX? Saremo trattati anche noi CON ODIO, come sottolinea il Papa (parole molto gravi), perchè ci vogliamo AVVICINARE alla comprensione che motiva la situazione attuale della FSSPX?

Indubbiamente quando si dice la Verità si riceve in cambio odio...intolleranza, infamia, è la sorte che toccò al Cristo, è la sorte che tocca al Suo Vicario...è la sorte di chiunque DIFENDE LA VERA FEDE....non siamo chiamati a giudicare MA A FARE OGNUNO LA PROPRIA PARTE....e per fare questo si finisce sulla Croce...ma poi si risorge!!!

                                   


Il Sommo Pontefice ha così deliberato l'inizio di NUOVI DIALOGHI con la FSSPX affinchè vengano chiarite le dispute dottrinali, le interpretazioni del Concilio e questi lavori saranno una vera manna dal Cielo per tutti noi, per tutta la Chiesa...
Questi dialoghi vanno visti come una grande Benedizione, un vero miracolo compiuto dalla Vergine, Madonna del Rosario, alla quale la FSSPX ha consegnato a Natale, attraverso il Santo Padre l'impegno di ben oltre un milione di Rosari...le nostre Comunità parrocchiali, sono state in grado fino ad oggi di assumersi un incarico così impegnativo?
Prendiamo l'esempio ed uniamoci da oggi a queste corone del Rosario il quale strumento di Maria NON CONOSCE DIVISIONI ALL'INTERNO DELLA CHIESA...

                                                 

L'icona a gif animata che indica questa sezione riporta le seguenti immagini:

- il logo della FSSPX i due Cuori, Gesù e Maria, sormontati dalla Corona regale di Cristo Re e di Maria Regina, attorno le parole che ci rammentano l'Inno Pontificio: Christus Vincit, Christus regnat, Christus imperat;

- san Pio X difensore del vero ed autentico spirito della Tradizione nella Chiesa a cominciare dalla formazione dei nuovi Sacerdoti e profeta circa i danni del progressismo;

- mons. Marcel Lefebvre, che ha combattuto affinchè le nuove generazioni non dimenticassero il ricco patrimonio della Tradizione;

- mons. Fellay guida spirituale della FSSPX in un recente incontro con Benedetto XVI, una stretta di mano che vogliamo leggere con profondo ottimismo;

- e non per ultimo, ma a coronamento, l'icona di Cristo Re al quale deve andare ogni nostro sforzo volto al Bene....


Ci piace concludere con le parole usate da mons. Fellay attraverso il Comunicato ufficiale emanato subito dopo la revoca della scomunica....ecco amici, RIPARTIAMO DA QUI e con immensa gratitudine alla Beata Vergine Maria, assumiamo atteggiamenti di profonda umiltà per ritrovare IL TESORO NASCOSTO NEL CAMPO come insegna Gesù nella parabola in Matteo 13,44


***

Comunicato del Superiore Generale della Fraternità Sacerdotale di San Pio X


La scomunica dei vescovi consacrati da S.Ecc. Mons. Marcel Lefebvre, il 30 giugno 1988 dichiarata dalla Congregazione per i Vescovi in un decreto del 1 ° luglio 1988 e da noi sempre contestata, è stata ritirata da un altro decreto della Congregazione del 21 gennaio 2009 su mandato del Papa Benedetto XVI.

Esprimiamo la nostra gratitudine al Santo Padre per questo atto  filiale, e al di là della Fraternità Sacerdotale di San Pio X, sarà una benedizione per la Chiesa intera. La nostra fraternità spera di aiutare il Papa ad affrontare la crisi senza precedenti che ha scosso il mondo cattolico adesso, e che Papa Giovanni Paolo II aveva designato come uno stato di "apostasia silenziosa".

Oltre alla nostra gratitudine al Santo Padre, e a tutti coloro che hanno contribuito a compiere questo coraggioso atto, siamo lieti che il decreto del 21 gennaio veda come necessari dei "colloqui" con la Santa Sede, colloqui che permetteranno alla Fraternità Sacerdotale San Pio X di spiegare i motivi dottrinali di fondo che crede siano all'origine delle attuali difficoltà della Chiesa.

In questo nuovo clima, noi abbiamo la piena speranza di arrivare presto al riconoscimento dei diritti della Tradizione cattolica.

Menzingen, il 24 gennaio 2009.

+ Bernard Fellay



Caterina63
00venerdì 18 settembre 2009 12:31

lunedì 13 aprile 2009

Tradizione o riscoperta della Verità ?






Dal sito ufficiale della FSSPX ritengo utile quanto segue per evitare di lasciarci, noi stessi, catturare dalle notizie di stampa le quali sono spesso strumentalizzate, manipolate e CONTRO il desiderio stesso del Pontefice a favore della FSSPX...  Occhiolino

di Daniele Nigro

"Ogni Cattolico è, per il fatto stesso di essere cattolico, uomo della Tradizione. Infatti il termine tradizione viene dal latino “tradere”, che significa tramandare"
[1]. Con questo pensiero di San Pio X Mons. Bernard Fellay delinea il significato profondo del movimento interiore che è stato alla base della frattura tra la Chiesa di Roma e Mons. Marcel Lefebvre. Aggiungendo che la Chiesa ha come scopo quello di tramandare ciò che ha ricevuto.

Credo che da questo concetto si debba partire per comprendere lo spirito del libro-intervista che, grazie anche all’acutezza dei suoi autori, riesce, allargando il respiro della questione e non soffermandosi solo sugli aspetti della celebrazione liturgica, a rivelarci profondità e contraddizioni della Fraternità San Pio X.
Partendo infatti dal presupposto che Tradizione non significa replicare il passato, ma tramandare lo spirito che lo ha animato, Fellay cerca di far emergere proprio questo “spirito”.

Colpisce subito la fermezza del superiore della Fraternità nell’affermare che né lui, né Mons. Lefebvre si siano mai sentiti “lefebvriani”, ma solo ed esclusivamente cattolici; cioè appartenenti a quella Chiesa che << è Nostro Signore Gesù Cristo il quale si è unito alle anime per le quali ha versato il proprio sangue sulla Croce >>
[2]. Anche se, a differenza di quello che fece San Francesco subendo umiliazioni e affrontando grandi difficoltà, hanno preferito collaborare alla “santificazione” della Chiesa dal suo esterno almeno dal momento della consacrazione dei vescovi, atto sicuramente necessario per la continuità della Fraternità, ma che di fatto, a seguito della scomunica, li ha posti fuori dalla “comunità”.

Sicuramente vanno riconosciuti meriti alla chiara esposizione di Mons. Bernard Fellay, che orienta l’attenzione su argomenti e problemi per troppo tempo accantonati, dando soluzioni coraggiose.

Di estrema attualità é la teoria sulla responsabilità personale dei vescovi per le anime a loro affidate da Dio, oggi troppe volte mistificata da una millantata collegialità che ne ostacola il ministero pastorale e il restringimento della loro visione indirizzata esclusivamente alla terra sottovalutando il fatto che "volgendo lo sguardo verso il Cielo si troverebbe più facile la soluzione ai problemi terren"
[3].
Si potrebbe cioè asserire con Fellay che l’uomo di oggi, sia egli fedele o consacrato, non volge più lo sguardo verso il Cielo; e ciò che la Chiesa dovrebbe tornare a dire all’uomo è quello che ha sempre detto in tutti i tempi: "Bisogna tornare a ricordare agli uomini la Croce "
[4]. Bisogna tornare ad insegnare i comandamenti e spiegare che servono a santificarsi.

Lo sguardo verso il Cielo, però, non deve farci dimenticare che siamo nel mondo e se è vero che Gesù stesso ci ha detto che la via semplice e larga del mondo porta alla dannazione, non ha esitato a venire nel mondo, a farsi giudicare e mettere a morte da questo stesso mondo per redimerci e per insegnarci la via stretta del Cielo. Non dobbiamo rinunciare a camminare nel mondo e a mischiarci con esso, perché solo così potremo adempiere alla missione che Cristo stesso ci ha affidato, che è quella di “tramandare”, di far scoprire a tutti gli uomini che accogliere Colui che è tutto Amore non toglie niente alla nostra vita, ma la arricchisce e la trasforma in qualcosa di profondo e meraviglioso.

Risulta oltretutto interessante rilevare come questo scarso slancio verso la Croce si è manifestato visivamente nella liturgia con la progressiva emarginazione di questa dall’altare. Il celebrante, l’uomo del sacrificio, durante la celebrazione non guarda più alla Croce non è più rivolto verso il segno della nostra redenzione, ma si sostituisce ad essa catalizzando su di sè anche l’attenzione dei fedeli. Forse è vero che oggi il sacerdote non si senta più uomo del sacrificio, ma solo uomo della “Parola”, disattendendo lo stesso spirito del Concilio che nella Costituzione Lumen Gentium dice testualmente che i presbiteri "Esercitano il loro sacro ministero soprattutto nel culto eucaristico o sinassi, dove, agendo in persona di Cristo [103] e proclamando il suo mistero, uniscono le preghiere dei fedeli al sacrificio del loro capo e nel sacrificio della messa rendono presente e applicano fino alla venuta del Signore (cfr. 1 Cor 11,26), l’unico sacrificio del Nuovo Testamento, quello cioè di Cristo, il quale una volta per tutte offrì se stesso al Padre quale vittima immacolata (cfr. Eb 9,11-28) [104] ".

E proprio il tema della liturgia, al quale viene semplicisticamente ricondotto il pensiero della Fraternità San Pio X, acquista uno spessore interessante nel corso dell’intervista. Esso permea tutto il libro e riaffiora costantemente, facendo comprendere come la liturgia non sia una mera rappresentazione di un evento, non sia un compartimento a tenuta stagna, ma il momento in cui l’intera esperienza cristiana prende forma. L’ideale diventa così fattuale. Fellay partendo dalla testimonianza di un americano ricorda come "che accade nella messa è un mistero "
[5]. È vero che mai le parole saranno adeguate per esprimere una realtà così grande e meravigliosa, ed infatti ritengo che il problema non sia la lingua nella quale si scelga di celebrare il rito.

Il latino, certo, rende meglio il carattere di universalità della Chiesa; una Chiesa che non è chiesa di Francia, d’Italia, di Germania, ma che comprende tutti i redenti dal Sangue Prezioso dell’Agnello. La questione, invece, si gioca sul contenuto e sulla dignità della celebrazione. Una liturgia composta, dignitosa, bella, aiuta qualsiasi individuo ad avvicinarsi a Dio e ad iniziarsi al mistero più di ogni dotta disquisizione mistagogica.

Compito della Chiesa deve essere quello di indicare il vero significato della liturgia e della partecipazione ad essa, a catechizzare la liturgia stessa. Elemento di netta distinzione con gli altri culti è la ferma certezza che quella particola e quel vino sono il Corpo ed il Sangue di Cristo. Non si mette in scena una rappresentazione, ma si verifica ancora una volta il più grande dono che Cristo ha fatto all’uomo: il sacrificio di Se stesso per la sua salvezza. Solo recuperando il profondo significato della liturgia la sua forma potrà tornare ad essere "il Cielo sulla terra"
[6].

I temi del peccato, del demonio e dell’inferno, troppo spesso eliminati dalle catechesi e dalle omelie e ridotti a mere superstizioni per ignoranti e creduloni, vengono esaminati con equilibrio e coraggio facendo riscoprire il profondo senso della riconciliazione con Dio ed il significato di peccato che si sostanzia nel "contravvenire al dovere fondamentale di ricambiare l’amore di Dio"
[7], al quale segue il giusto castigo liberamente scelto dall’uomo.

In questa ottica anche l’uso della libertà ritorna ad avere il suo significato autentico: "la libertà non può essere esercitata nella scelta del fine, ma nella scelta dei mezzi per raggiungere il fine"
[8]. Dio non ha certo fatto il dono della libertà all’uomo perché potesse dannarsi. La libertà viene consegnata all’uomo affinché egli possa giungere alla Verità. Possa cioè intraprendere con coscienza e vera adesione il cammino che conduce al fine ultimo: la santità; così la Lumen Gentium > (1 Ts 4,3; cfr. Ef 1,4) >>. L’uomo ha la possibilità di aderire alla chiamata del Signore fino al “calar del giorno”.

Non importa per quanto tempo egli viva la Verità. Importa il suo totale abbandono alla Verità, poiché solo questo lo trasforma e rigenera, solo questo lo rende figlio e quindi partecipe dell’eredità di Cristo. Al “calar del giorno” la scelta non può più essere mutata. Ed a riguardo Fellay ricorda che "mentre in vita l’uomo può dirigersi verso Dio o allontanarsi da Lui, dopo la morte l’anima rimane fissa nella sua decisione per l’eternità… a quel punto non potrà mutare la sua scelta sulla quale verrà giudicata"
[9].

L’accenno all’ecumenismo e ai suoi cattivi frutti risulta alquanto riduttivo, poiché se è vero che in alcuni sia passata l’idea di ecumenismo come uguaglianza e pari dignità delle varie religioni, Benedetto XVI, come già faceva Giovanni Paolo II, ha più volte ribadito, con espressioni certo differenti dettate dai tempi, ciò che in sostanza disse Pio IX nel Concistoro del 1861 e che Fellay ricorda: "C’è una sola religione vera e santa, fondata ed istituita da Cristo Nostro Signore. Madre e nutrice delle virtù, distruttrice dei vizi, liberatrice delle anime, indicatrice della vera felicità. Essa si chiama: Cattolica, Apostolica, Romana"
[10]. Ne tale verità può portare a chiudersi e ad isolarsi ostacolando quel confronto che serve a fare aprire i cuori alla Verità.

A Benedetto XVI dobbiamo tutti riconoscenza perché con il suo gesto di amore incondizionato ci ha insegnato concretamente che cosa è la Chiesa e che cosa è la fede Cattolica, e cioè qualcosa che unisce e non che divide; dimostrando oltremodo che padre è colui che fa festa e uccide il vitello grasso perché il figlio che era perduto è stato ritrovato.

È proprio vero, a tutti gli uomini di oggi " serve la Verità, che si trova solo nella Chiesa "
[11].


[1] GNOCCHI-PALMARO, Tradizione Il vero volto, p.49.
[2] Ibidem, p. 39.
[3] Ibidem, p. 70.
[4] Ibidem, p. 60.
[5] Ibidem, p. 94.
[6] N.BUX, La Riforma di Benedetto XVI. La liturgia tra innovazione e tradizione, Casale M.,2008, p 17.
[7] GNOCCHI-PALMARO, Tradizione Il vero volto, p. 137.
[8] Ibidem, p. 127.
[9] Ibidem, p. 142.
[10] Ibidem p. 101.
[11] Idem p. 150.







L'ho letto già due volte... .lo consiglio a chiunque voglia davvero conoscere il vero volto della FSSPX, le speranze che ci uniscono e i nodi che lo stesso Pontefice sta portando al pettine


Lo consiglio anche per evitare, chi vuole parlare della FSSPX, di esprimersi in modo inesatto o solo per sentito dire...e si scoprirà che la FSSPX è davvero molto più unita al Pontefice di quanto lo siano certe comunità che si dicono cattoliche dentro la Chiesa...

I problemi ci sono è vero, ma proprio per questo l'utilità di questo libro sta nel fatto che esso aiuta a capire quali essi siano realmente...e di quanto sia indispensabile la mediazione portata avanti dal Papa...

E' un libro che può interessare solo a chi ama davvero la verità...



Caterina63
00sabato 3 ottobre 2009 12:08
[SM=g1740733] Se c'è una cosa importante che il Concilio Vaticano II ci ha detto di perseguire e di perseverare è....LA MEDICINA DELLA MISERICORDIA.... [SM=g1740717] [SM=g1740720]

Fanno davvero tremare le parole usate dal Pontefice nella Lettera ai vescovi:

A volte si ha l’impressione che la nostra società abbia bisogno di un gruppo almeno, al quale non riservare alcuna tolleranza; contro il quale poter tranquillamente scagliarsi con odio. E se qualcuno osa avvicinarglisi – in questo caso il Papa – perde anche lui il diritto alla tolleranza e può pure lui essere trattato con odio senza timore e riserbo.


La tolleranza, questa espressione di termine che si usa per chiunque specialmente attenti alla Santa Dottrina e non la si usa invece per chi, seppur con qualche difetto (e chi non ne ha? chi è senza peccato scagli pure la sua pietra....)difende la Tradizione perchè la sente minacciata...a torto o a ragione, il Papa stesso nel Summorum Pontificum, parlando di mons. Lefebvre e dei suoi seguaci, le descrive, di PERSONE CHE HANNO MOLTO SOFFERTO e che lui stesso ne fu testimone...sono parole usate dal Pontefice...riflettiamoci...

dal nostro canto vorremo invece rendere omaggio a mons. Lefebvre con il seguente filmato che lo ritrae durante l'omelia tenuta per la nomina dei 4 vescovi, ora che la scomunica è stata tolta, non vi è ragione per continuare ad ignorare questa realtà CATTOLICA ED APOSTOLICA seppur non ancora pienamente legittimati dal Pontefice...

Lo facciamo non con spirito di polemica attenzione, ma con spirito di PREGHIERA....non può renderci indifferenti una separazione all'interno della Chiesa...



[SM=g1740733]




[SM=g1740720]
Caterina63
00domenica 1 novembre 2009 23:41


Un grazie a:
www.sanpiox.it/public/index.php?option=com_content&view=article&id=82&I...


Domande frequenti

Riconoscete l'autorità del Papa?

Certamente. Ogni sacerdote della Fraternità S.Pio X celebra la Messa citando il nome del Sommo Pontefice e del vescovo del luogo.

Qual'è la vostra concezione della fede?

Non vogliamo difendere assolutamente idee personali ma ciò che la Chiesa in materia di fede ha insegnato in venti secoli e che nessuno può cambiare.

Perchè siete in conflitto con la gerarchia della Chiesa?

Dal Concilio Vaticano II nuove dottrine, contrarie al Magistero della Chiesa, sono state propagate e hanno prodotto la gravissima crisi della Chiesa che stiamo vivendo oggi.

Quali sono le tesi che voi contestate al Concilio Vaticano II?

La libertà religiosa per esempio, professata dal decreto Dignitatis Humanae, che concede un diritto positivo all'errore quando invece può essere unicamente, incerti casi, tollerato.
L’ecumenismo, che si fonda sul principio che tutte le religioni posso condurre alla salvezza.
La nuova ecclesiologia, che non identifica più la Chiesa con il Corpo mistico di Gesù Cristo, ma l’estende a tutta l’umanità, che si troverebbe così salvata senza saperlo.
La collegialità episcopale poi che pone due autorità supreme nella Chiesa: il Papa ed il collegio dei vescovi, opponendosi così alla sua divina costituzione fondata su Pietro.

Il Concilio Vaticano II non è infallibile?

I pontefici che lo hanno convocato e concluso hanno voluto un concilio pastorale e non dottrinale, senza quindi voler definire nessuna verità di fede. Per questo la sua autorità non è vincolante quando contraddice il magistero infallibile che lo precede.

E' vero che siete scismatici?

No. Mons. Lefebvre e la Fraternità San Pio X hanno sempre riconosciuto l'autorità del Papa, senza mai voler fondare una Chiesa parallela e quindi scismatica .
L' autorità del Papa comunque non è arbitraria ma vincolata all'insegnamento della Verità Rivelata che neanche il Sommo Pontefice può cambiare. La stessa obbedienza all'autorità è subordinata alla fede che essa deve trasmettere intatta.

Mons. Lefebvre, il 30 giugno 1988, consacrando quattro vescovi senza il permesso esplicito del Papa non è forse incorso insieme a loro in una scomunica?

Mons. Lefebre ha fatto queste consacrazioni invocando lo stato di necessità, in uno stato di crisi della Chiesa senza precedenti. Il decreto che lo ha colpito, insieme ai vescovi da lui consacrati, è sempre stato considerato invalido dalla Fraternità perché contrario al diritto della Chiesa che prevede la possibilità di agire, in uno stato di crisi della Chiesa come quello attuale, considerando il principio supremo della legge ecclesiastica che è la salvezza delle anime.
Il Papa Benedetto XVI poi, con il decreto del 21 gennaio 2009, ha ritirato in maniera unilaterale questa pseudo-scomunica, riconoscendo che la Fraternità San Pio X non è né scismatica, né scomunicata.

Come giustificate la legittimità del vostro ministero?

Il ministero della Fraternità San Pio X è legittimo perché essa, dopo essere stata riconosciuta dalla Chiesa, non è mai stata validamente soppressa.Il suo insegnamento ed il suo agire poi, sono in tutto conformi alla Tradizione. Nessuno potrà mai condannare ciò che la Chiesa ha fatto per venti secoli. Quello che era vero ieri lo sarà domani e per sempre.
Infine dobbiamo ricordare che la prima condizione per appartenere alla Chiesa è la fede. In una situazione straordinaria di crisi, come quella che viviamo oggi, occorre prendere dei mezzi straordinari, per conservarla. Ecco perché i sacerdoti della Fraternità vengono in aiuto alle anime bisognose e disorientate, che non trovano la buona dottrina ed i buoni sacramenti dove dovrebbero, in tutta legittimità.


Fraternità Sacerdotale San Pio X - Chi siamo

La Fraternità Sacerdotale san Pio X fondata da Mons. Marcel Lefebvre, è una società di vita comune senza voti, riconosciuta dalla Chiesa.
Il 1° novembre 1970 Monsignor Charrière firmava il decreto di fondazione della "Fraternità Sacerdotale Internazionale San Pio X", la erigeva nella diocesi di Friburgo e ne approvava gli statuti.
A questo decreto faceva seguito, il 18 febbraio 1971, da Roma, una lettera di incoraggiamento del cardinale Wright, prefetto della Congregazione per il Clero.
A causa della sua fedeltà alla tradizione, della sua opposizione agli errori del Concilio Vaticano II e alla nuova liturgia a sapore protestante, essa fu vittima di persecuzioni dalla parte di alcuni membri della gerarchia ecclesiastica.

Il Papa Benedetto XVI, con il Motu prorpio del 14 luglio 2007 riconosceva che la Messa tradizionale, detta di S. Pio V non è mai stata abrogata e che ogni sacerdote può celebrarla. Lo stesso Pontefice, con il Decreto del 21 gennaio 2009, affermava che i vescovi della Fraternità S. Pio X non sono né scismatici né scomunicati.

Il fine della Fraternità è il sacerdozio e tutto ciò che lo riguarda e niente più, cioè come Nostro Signore Gesù Cristo l’ha voluto quando disse : “Fate questo in memoria di Me.”
Orientare e realizzare la vita del sacerdote verso ciò che è essenzialmente la sua ragion d’essere : il Santo sacrificio della Messa, con tutto ciò che significa, tutto ciò che ne deriva, tutto ciò che ne è completamento (Statuti della Fraternità Sacerdotale San Pio X)

I Sacerdoti della Fraternità son a disposizione dei confratelli per aiutarli, in modo riservato, ad imparare la celebrazione della Messa Tradizionale.




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