Quando il Papa si rivolge ai VESCOVI: e l'unità dei vescovi NON VIENE RAGGIUNTA

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Caterina63
00lunedì 18 maggio 2009 20:32
Dopo aver letto qui:
Un Vescovo che disobbedisce al Papa è come un membro disarticolato dal resto del Corpo


leggiamo qui[SM=g1740722]

Qualcosa si muove?

Il discorso del Papa ai presuli del Perú in visita «ad limina» ricevuti stamani

    Signor Cardinale,
    Cari Fratelli nell'Episcopato,

    1. Con il cuore pieno della gioia pasquale, dono del Signore Risorto, e come Successore di Pietro, vi porgo il mio cordiale benvenuto, mentre "rendo grazie continuamente al mio Dio per voi" (1 Cor 1, 4). Ringrazio Monsignor Héctor Miguel Cabrejos Vidarte, Arcivescovo di Trujillo e Presidente della Conferenza Episcopale Peruviana, per le deferenti parole che mi ha rivolto a nome di tutti. In esse riconosco la carità e la dedizione con cui pascete le vostre Chiese particolari.

    2. La visita ad limina Apostolorum è un'occasione significativa per rafforzare i vincoli di comunione con il Romano Pontefice e fra di voi, sapendo che tra le vostre preoccupazioni pastorali deve essere sempre presente l'unità di tutta la Chiesa, affinché le vostre comunità, come pietre vive, contribuiscano all'edificazione di tutto il Popolo di Dio (cfr. 1 Pt 2, 4-5). Di fatto, "i vescovi, come legittimi successori degli apostoli e membri del collegio episcopale, sappiano essere sempre tra loro uniti e dimostrarsi solleciti di tutte le Chiese" (Christus Dominus, n. 6). L'esperienza tuttavia ci dice che questa unità non viene mai definitivamente raggiunta e si deve costruire e perfezionare incessantemente, senza arrendersi dinanzi alle difficoltà obiettive e soggettive, con il proposito di mostrare il vero volto della Chiesa cattolica, una e unica.


    Anche oggi, come nel corso di tutta la storia della Chiesa, è indispensabile coltivare lo spirito di comunione, valorizzando le qualità di ognuno dei fratelli che la divina Provvidenza ha voluto porre al nostro fianco. In tal modo, le diverse membra del Corpo di Cristo riescono ad aiutarsi reciprocamente per portare avanti l'attività quotidiana (cfr. 1 Cor 12, 24-26; Fil 2, 1-4; Gal 6, 2-3).
Perciò è necessario che i Vescovi sentano il costante bisogno di mantenere vivo e tradurre concretamente in pratica l'affetto collegiale, poiché "costituisce un validissimo sostegno per leggere con attenzione i segni dei temi e discernere con chiarezza quello che lo Spirito dice alle Chiese" (Giovanni Paolo II, Esortazione Apostolica, Pastores gregis, n. 73).

    3. L'unità autentica nella Chiesa è sempre fonte inesauribile di spirito evangelizzatore. A tale riguardo, so che state accogliendo, nei vostri programmi pastorali, l'impulso missionario promosso dalla V Conferenza Generale dell'Episcopato dell'America Latina e dei Caraibi, tenutasi ad Aparecida, e soprattutto la "Missione continentale", affinché ogni fedele aspiri alla santità in un rapporto personale con il Signore Gesù, amandolo con perseveranza e conformando la propria vita ai criteri evangelici, di modo che si creino comunità ecclesiali d'intensa vita cristiana. Certamente, una Chiesa in missione relativizza i propri problemi interni e guarda con speranza ed entusiasmo al futuro. Si tratta di rilanciare lo spirito missionario, non per timore del futuro, ma perché la Chiesa è una realtà dinamica e il vero discepolo di Gesù Cristo prova piacere nel trasmettere gratuitamente agli altri la sua divina Parola e nel condividere con loro l'amore che sgorga dal costato trafitto sulla croce (cfr. Mt 10, 8; Gv 13, 34-35; 19, 33-34; 1 Cor 9, 16). In effetti, quando la bellezza e la verità di Cristo conquistano i nostri cuori, sperimentiamo la gioia di essere suoi discepoli e assumiamo in modo convinto la missione di proclamare il suo messaggio redentore. A tale proposito, vi esorto a invitare tutte le forze vive delle vostre Diocesi a camminare partendo da Cristo e irradiando sempre la luce del suo volto, in particolare per i fratelli che, forse perché si sentono poco valorizzati o non sufficientemente assistiti nei loro bisogni spirituali e materiali, cercano in altre esperienze religiose risposte alle loro inquietudini.

    4. Voi stessi, cari Fratelli nell'Episcopato, seguendo l'insigne esempio di santo Toribio di Mogrovejo e di tanti altri santi Pastori, siete chiamati a vivere come audaci discepoli e missionari del Signore. Le visite pastorali assidue alle comunità ecclesiali - anche alle più lontane e umili -, la preghiera prolungata, l'accurata preparazione della predicazione, la paterna attenzione per i sacerdoti, le famiglie, i giovani, i catechisti e gli altri agenti di pastorale, sono il modo migliore per suscitare in tutti l'ardente desiderio di essere messaggeri della Buona Novella della salvezza, aprendovi allo stesso tempo le porte del cuore di quanti vi circondano, soprattutto dei malati e dei più bisognosi.

    5. La Chiesa nella vostra Nazione ha potuto contare fin dal suo avvento sulla benefica presenza di generosi membri della vita consacrata. È di grande importanza che continuiate ad accompagnare e incoraggiare fraternamente i religiosi e le religiose presenti nelle vostre Chiese particolari, affinché, vivendo con fedeltà i consigli evangelici secondo il proprio carisma, continuino a rendere una vigorosa testimonianza di amore a Dio, di adesione irremovibile al Magistero della Chiesa e di collaborazione sollecita con i piani pastorali diocesani.

    6. Penso ora, in particolare, ai peruviani che non hanno un lavoro e adeguati servizi educativi e sanitari, o a quelli che vivono nelle periferie delle grandi città e in zone isolate. Penso, parimenti, a quanti sono caduti nelle mani della tossicodipendenza o della violenza. Non possiamo disinteressarci di questi nostri fratelli più deboli e amati da Dio, tenendo sempre presente che la carità di Cristo ci spinge (cfr. 2 Cor 5, 14; Rom 12, 9; 13, 8; 15, 1-3).

    7. Nel concludere questo sentito incontro, chiedo al Signore Gesù di illuminarvi nel vostro servizio pastorale al Popolo di Dio. A volte vi assalirà lo sconforto, ma le parole di Cristo a san Paolo vi devono confortare nell'esercizio della vostra responsabilità:  "Ti basta la mia grazia; la forza infatti si manifesta pienamente nella debolezza" (2 Cor 12, 9).

    Con questa viva speranza, vi chiedo di trasmettere il mio affettuoso saluto ai Vescovi emeriti, ai sacerdoti, ai diaconi e ai seminaristi, alle comunità religiose e ai fedeli del Perú.

    Che Maria Santissima, Nostra Signora dell'Evangelizzazione, vi protegga sempre con il suo amore di Madre! Mentre invoco la sua intercessione, e quella di tutti i santi e le sante venerati specialmente fra voi, vi imparto di cuore la Benedizione Apostolica.



(©L'Osservatore Romano - 18-19 maggio 2009)




[SM=g1740733] 
 
Caterina63
00martedì 19 maggio 2009 19:33
...e da questo che segue si vedono i frutti DELLA VISITA DEL PAPA in America Latina quando aprì proprio i lavori del CELAM....[SM=g1740722] [SM=g1740721]


Conclusa in Nicaragua la trentaduesima assemblea plenaria

I vescovi del Celam
contro il relativismo



Managua, 19. "Siamo coscienti delle difficoltà e delle resistenze legate al processo di rinnovamento delle strutture ecclesiali affinché siano missionarie, e alla formazione degli operatori di pastorale, presbiteri, consacrati e laici, affinché siano discepoli missionari. Ma riconosciamo che la conversione pastorale sta portando a una trasformazione e le nostre Chiese stanno rispondendo. La ferma chiamata rivolta ad Aparecida a realizzare la Missione continentale sta dando i suoi frutti". È quanto affermano  i  vescovi  rappresentanti delle ventidue Conferenze episcopali dell'America  Latina  e  dei Caraibi, nel  messaggio  diffuso  al  termine della trentaduesima assemblea plenaria del Celam (Consiglio episcopale latinoamericano) che si è svolta per la prima volta a Managua, capitale del Nicaragua.

I vescovi hanno ricordato che ad Aparecida "si è affermato con chiarezza che la diocesi è il luogo privilegiato per vivere la comunione".
A tal proposito hanno riconosciuto e apprezzato "gli sforzi che sono stati fatti a vari livelli per promuovere la comunione",  in  un  momento  in cui la testimonianza di unità nella Chiesa si trasforma in pietra angolare per dare una testimonianza credibile alla società".

Allo stesso tempo, i presuli apprezzano le diverse attività del Celam orientate a favorire la Missione continentale, con la convinzione che "la Missione continentale offre la provvidenziale opportunità di contemplare Cristo Resuscitato che ha garantito la vittoria del bene sul male. Questa percezione - si legge nel messaggio dei vescovi - richiede il meglio dei nostri sforzi per fortificare il cammino e articolare i diversi processi. Condividere le esperienze è la chiave affinché nella pluralità si mantenga l'unità".

D'altro canto, condividendo la realtà dei diversi Paesi, i vescovi latinoamericani hanno constatato alcune delle principali sfide del momento attuale, come ad esempio "la crisi economica globale; il flusso della povertà in vari Paesi; una certa delusione per la democrazia che ha portato alla ricerca di nuovi modelli politici mescolati con il populismo; la fragilità dei nostri Stati nel garantire pienamente i diritti umani; la corrente secolarizzata che tace sui valori religiosi e morali, pretendendo di negare alla Chiesa la sua responsabilità nel collaborare a una cultura centrata sulla dignità della persona umana, garantendo la vita dalla fecondazione fino alla morte naturale".

I vescovi, inoltre, hanno sottolineato che "proprio l'apporto storico della Chiesa cattolica, avendo creato una cultura fondata sui valori del Vangelo, è stato l'anima dei nostri Paesi, i quali ora sostenendo il progresso e lo sviluppo, pretendono di portarci alla dittatura del relativismo".

Il messaggio dei vescovi si conclude con la manifestazione di solidarietà verso "i fratelli nell'episcopato che sono stati fatti oggetto di calunnia, di discredito e perfino di violenza, insieme ad altri presbiteri, consacrati e fedeli che donano in maniera eroica la loro vita per il Vangelo. A tutti loro viene espressa solidarietà, con l'incoraggiamento a continuare con la loro testimonianza per manifestare che Cristo è il Signore della Storia".



(©L'Osservatore Romano - 20 maggio 2009)


[SM=g1740722]
Caterina63
00lunedì 21 settembre 2009 18:18
UDIENZA AI PARTECIPANTI AL CONVEGNO PER I VESCOVI DI RECENTE NOMINA PROMOSSO DALLA CONGREGAZIONE PER I VESCOVI E DALLA CONGREGAZIONE PER LE CHIESE ORIENTALI, 21.09.2009

                   Bishops place their hands on the heads of new bishops as Pope Benedict XVI celebrates an ordination mass in Saint Peter's Basilica at the Vatican September 12, 2009.

Alle ore 11.45 di questa mattina, nella Sala degli Svizzeri del Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo, il Santo Padre Benedetto XVI riceve in Udienza i Presuli ordinati negli ultimi dodici mesi che hanno partecipato all’Incontro promosso dalle Congregazioni per i Vescovi e per le Chiese Orientali e rivolge loro il discorso che pubblichiamo di seguito:


DISCORSO DEL SANTO PADRE

Cari Fratelli nell’Episcopato!

Grazie di cuore per la vostra visita, in occasione del convegno promosso per i Vescovi che da poco hanno intrapreso il loro ministero pastorale.
Queste giornate di riflessione, di preghiera e di aggiornamento, sono davvero propizie per aiutarvi, cari Fratelli, a meglio familiarizzare con i compiti che siete chiamati ad assolvere come Pastori di comunità diocesane; sono anche giornate di amichevole convivenza che costituiscono una singolare esperienza di quella "collegialitas affectiva" che unisce tutti i Vescovi nell’unico corpo apostolico, insieme al Successore di Pietro, "perpetuo e visibile fondamento dell’unità" (Lumen gentium, 23). Ringrazio il Cardinale Giovanni Battista Re, Prefetto della Congregazione per i Vescovi, per le cortesi espressioni che mi ha rivolto a nome vostro; saluto il Cardinale Leonardo Sandri, Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, ed esprimo la mia riconoscenza a quanti in vari modi collaborano all’organizzazione di questo annuale incontro.

Quest’anno, il vostro convegno si inserisce
nel contesto dell’Anno Sacerdotale, indetto per il 150° anniversario della morte di san Giovanni Maria Vianney.
Come ho scritto nella
Lettera inviata per l’occasione a tutti i sacerdoti, questo anno speciale "vuole contribuire a promuovere l’impegno d’interiore rinnovamento di tutti i sacerdoti per una loro più forte ed incisiva testimonianza evangelica nel mondo di oggi".

L’imitazione di Gesù Buon Pastore è, per ogni sacerdote, la strada obbligata della propria santificazione e la condizione essenziale per esercitare responsabilmente il ministero pastorale. Se questo vale per i presbiteri, vale ancor più per noi, cari Fratelli Vescovi. Ed anzi, è importante non dimenticare che uno dei compiti essenziali del Vescovo è proprio quello di aiutare, con l’esempio e con il fraterno sostegno, i sacerdoti a seguire fedelmente la loro vocazione, e a lavorare con entusiasmo e amore nella vigna del Signore.

A questo proposito, nell’Esortazione postsinodale
Pastores gregis, il mio venerato predecessore Giovanni Paolo II ebbe ad osservare che il gesto del sacerdote, quando pone le proprie mani nelle mani del Vescovo nel giorno dell’ordinazione presbiterale, impegna entrambi: il sacerdote e il Vescovo. Il novello presbitero sceglie di affidarsi al Vescovo e, da parte sua, il Vescovo si impegna a custodire queste mani (Cfr n.47).
A ben vedere questo è un compito solenne che si configura per il Vescovo come paterna responsabilità nel custodire e promuovere l’identità sacerdotale dei presbiteri affidati alle proprie cure pastorali, un’identità che vediamo oggi purtroppo messa a dura prova dalla crescente secolarizzazione. Il Vescovo dunque – prosegue la Pastores gregis – "cercherà sempre di agire coi suoi sacerdoti come padre e fratello che li ama, li accoglie, li corregge, li conforta, ne ricerca la collaborazione e, per quanto possibile, si adopera per il loro benessere umano, spirituale, ministeriale ed economico" (Ibidem, 47).

In modo speciale, il Vescovo è chiamato ad alimentare nei sacerdoti la vita spirituale, per favorire in essi l’armonia tra la preghiera e l’apostolato, guardando all’esempio di Gesù e degli Apostoli, che Egli chiamò innanzitutto perché "stessero con Lui" (Mc 3,14).

Condizione indispensabile perché produca frutti di bene è infatti che il sacerdote resti unito al Signore; sta qui il segreto della fecondità del suo ministero: soltanto se incorporato a Cristo, vera Vite, porta frutto.

La missione di un presbitero e, a maggior ragione, quella di un Vescovo, comporta oggi una mole di lavoro che tende ad assorbirlo continuamente e totalmente. Le difficoltà aumentano e le incombenze vanno moltiplicandosi, anche perché si è posti di fronte a realtà nuove e ad accresciute esigenze pastorali.

Tuttavia, l’attenzione ai problemi di ogni giorno e le iniziative tese a condurre gli uomini sulla via di Dio non devono mai distrarci dall’unione intima e personale con Cristo. L’essere a disposizione della gente non deve diminuire o offuscare la nostra disponibilità verso il Signore. Il tempo che il sacerdote e il Vescovo consacrano a Dio nella preghiera è sempre quello meglio impiegato, perché la preghiera è l’anima dell’attività pastorale, la "linfa" che ad essa infonde forza, è il sostegno nei momenti di incertezza e di scoraggiamento e la sorgente inesauribile di fervore missionario e di amore fraterno verso tutti.

Al centro della vita sacerdotale c’è l’Eucaristia. Nell’Esortazione Apostolica
Sacramentum caritatis ho sottolineato come "la Santa Messa è formativa nel senso più profondo del termine, in quanto promuove la conformazione a Cristo e rinsalda il sacerdote nella sua vocazione" (n. 80). La celebrazione eucaristica illumini dunque tutta la vostra giornata e quella dei vostri sacerdoti, imprimendo la sua grazia e il suo influsso spirituale sui momenti tristi o gioiosi, agitati o riposanti, di azione o di contemplazione.

Un modo privilegiato di prolungare nella giornata la misteriosa azione santificante dell’Eucaristia è la devota recita della Liturgia delle Ore, come pure l’adorazione eucaristica, la lectio divina e la preghiera contemplativa del Rosario. Il Santo Curato d’Ars ci insegna quanto siano preziose l’immedesimazione del sacerdote al Sacrificio eucaristico e l’educazione dei fedeli alla presenza eucaristica e alla comunione. Con la Parola e i Sacramenti – ho ricordato nella Lettera ai Sacerdoti – san Giovanni Maria Vianney ha edificato il suo popolo. Il Vicario Generale della diocesi di Belley, al momento della nomina a parroco di Ars, gli aveva detto: "Non c’è molto amore di Dio in quella parrocchia, ma voi ce lo metterete!". E quella parrocchia fu trasformata.

Cari Vescovi novelli, grazie per il servizio che rendete alla Chiesa con dedizione e amore. Vi saluto con affetto e vi assicuro il mio costante sostegno unito alla preghiera perché "andiate e portiate frutto, e il vostro frutto rimanga" (Gv 15,16). Per questo invoco l’intercessione di Maria Regina Apostolorum, ed imparto di cuore su voi, sui vostri sacerdoti e sulle vostre comunità diocesane una speciale Benedizione Apostolica.




Caterina63
00mercoledì 13 gennaio 2010 23:30
Dall'Agenzia Fides importante indice di testi per i Vescovi



Seminario di Studio per i Vescovi nominati di recente nei Paesi che dipendono dalla Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli


08/09/06 - Seminario di Studio a Roma per 99 Vescovi nominati di recente nei Paesi che dipendono dalla Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli
11/09/06 - Aperti i lavori del Seminario di studio della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli per 99 Vescovi nominati negli ultimi due anni nei Paesi di missione. Il Card. Dias: “Siete voi, Vescovi, i costruttori di questa Chiesa che ha iniziato un nuovo Millennio della sua storia”
12/09/06 - Sua Ecc. Mons. Sarah illustra l’impegno del Dicastero Missionario per la solida formazione ed educazione del clero dei territori di missione
13/09/06 - Le impressioni dei Vescovi dell’Asia che partecipano a Roma al Seminario di studio organizzato da “Propaganda Fide”
13/09/06 - Il Segretario generale del Sinodo dei Vescovi, Sua Ecc. Mons. Nikola Eterovic, parla di “Sinodo dei Vescovi e comunione ecclesiale”
14/09/06 - La presenza della Chiesa cattolica tra le popolazioni musulmane: l’esperienza di due Vescovi africani che partecipano a Roma al Seminario di studio organizzato da “Propaganda Fide”
14/09/06 - “Evangelizzare le culture è la missione della Chiesa nella storia” ricorda il Card. Paul Poupard
15/09/06 - “Il Vescovo ed il munus gubernandi” è il tema illustrato dal Card. Schönborn
15/09/06 - Evangelizzazione, vocazioni, povertà, corruzione: le priorità dei Vescovi latinoamericani
16/09/06 - Seminario di studio per i Vescovi - Sul tema “Il Vescovo ed il munus sanctificandi” è intervenuto il Card. Carlo Caffarra
18/09/06 - “La paternità del Vescovo nei confronti dei presbiteri” illustrata dal Card. Darío Castrillón Hoyos
18/09/06 - “Saremo chiamati a riportare nelle nostre diocesi di provenienza le preziose indicazioni che riceviamo”, dicono i Vescovi dell’Asia presenti al Seminario organizzato da “Propaganda Fide”
19/09/06 - Sua Ecc. Mons. Giovanni Lajolo illustra il tema “La Santa Sede e i rapporti con gli Stati”
20/09/06 - La formazione dei laici, la sfida delle sette, la mancanza di sacerdoti: le voci dei Vescovi (America)
20/09/06 - Sua Ecc. Mons. Hoser presenta la struttura e le competenze delle Pontificie Opere Missionarie
21/09/06 - “Il Vescovo e la vita consacrata”: la relazione del Card. Franc Rodé
21/09/06 - “Anche nelle situazioni difficili la speranza cristiana non è mai venuta meno” dicono due Vescovi africani
22/09/06 - "Una opportunità per vivere la cattolicità e l'universalità della Chiesa ed una grande esperienza di comunicazione intorno all'Eucaristia”: le impressioni dei Vescovi dell’America Latina
22/09/06 - “Dottrina sociale ed Evangelizzazione” è il tema presentato dal Card. Renato Raffaele Martino
23/09/06 - “Noi, Vescovi delle piccole Chiese periferiche, in aree remote del mondo, ci siamo sentiti cuore pulsante della Chiesa universale”
23/09/06 - Papa Benedetto XVI riceve i Vescovi che hanno partecipato al Seminario promosso dalla Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli: “E’doveroso che diate primaria importanza nel vostro ministero episcopale alla preghiera e alla incessante tensione verso la santità”

Il Programma del Seminario

Il Seminario 2006, si svolgera dal 10 al 23 settembre presso il Pontificio Collegio di San Paolo apostolo a Roma, sarà il Prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, Sua Eminenza il Card. Ivan Dias, che illustrerà origine, sviluppo e competenze del Dicastero Missionario e si soffermerà sui problemi dell’attività missionaria ai nostri giorni. Seguiranno quindi gli interventi di Sua Ecc. Mons. Robert Sarah, Segretario della Cep, sulle Università e Collegi dipendenti dalla Congregazione, e di Sua Ecc. mons. Henryk Hoser, Segretario aggiunto della Cep e Presidente delle Pontificie Opere Missionarie (POM), sulle strutture e competenze delle POM.
Il programma dei lavori prevede ogni giorno due relazioni al mattino, quindi il dibattito con i relatori e, nel pomeriggio, i lavori di gruppo e la condivisione di quanto emerso dalla riflessione. Prenderanno la parola i Cardinali Nicolas de Jesus Lopez Rodriguez, Alfonso Lopez Trujillo, Paul Poupard, Christoph Schonborn, Agostino Vallini, Carlo Caffarra, Dario Castrillon Hoyos, Zenon Grocholewski, William Levada, Javier Lozano Barragan, Franc Rodé, Renato Martino, Attilio Nicora. Inoltre gli Arcivescovi e Vescovi Eterovic, Lajolo, Lebulu, Otsuka e Cordes. Mons. Boarotto e P. Koonamparampil illustreranno la prassi della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli.
Attraverso le relazioni ed i lavori di gruppo verranno analizzati con particolare attenzione i tre compiti propri del Vescovo di “insegnare, santificare e governare”, in riferimento alle particolari situazioni dei territori di missione. Si parlerà quindi di spiritualità, formazione, evangelizzazione, dottrina sociale, dialogo interreligioso, liturgia, famiglia, pastorale della salute… Domenica 17 settembre i Vescovi vivranno una giornata di pellegrinaggio, mentre sabato 23 settembre la Concelebrazione Eucaristica nella Basilica Vaticana e l’udienza del Santo Padre concluderanno i lavori.

Caterina63
00martedì 17 agosto 2010 15:35
La Congregazione per i Vescovi (Congregatio pro Episcopis) è una delle nove congregazioni della Curia Romana.

È il dicastero che, per la Chiesa latina e ad eccezione dei territori di missione, ha il compito di erigere le nuove diocesi, le province e le regioni ecclesiastiche e costituire gli ordinariati militari; provvede inoltre al reclutamento e alla nomina dei nuovi vescovi ed amministratori apostolici e dei loro coadiutori e ausiliari; vigila sul governo delle diocesi e organizza le visite ad limina (i viaggi che, di regola, ogni cinque anni i vescovi devono compiere a Roma per rendere conto alla Santa Sede dello stato della loro diocesi).

Fu istituita il 22 gennaio 1588 da papa Sisto V con la costituzione apostolica Immensa aeterni Dei sotto il nome di "Congregazione per l'erezione delle Chiese e le Provviste concistoriali, cambiato poi in quello di "Sacra Congregazione Concistoriale". Papa Pio X con la costituzione apostolica "Sapienti Consilio" del 29 giugno 1908 ne ampliò le attribuzioni, assegnadole la competenza relativa alla elezione dei Vescovi, all'erezione delle diocesi e dei capitoli dei canonici, alla vigilanza sul governo delle diocesi, al regime, disciplina, amministrazione e studi dei Seminari, già spettanti ad altre Congregazioni (dei Vescovi e Regolari, Concilio e S. Offizio) e Commissioni soppresse; e le attribuì il compito di dirimere i dubbi circa la competenza delle Congregazioni. Lo stesso Santo Padre ne era il Prefetto.

Con la costituzione apostolica "Regimini Ecclesiae Universae" del 15 agosto 1967 di Paolo VI, venne di nuovo mutato il nome in quello attuale e fu data una nuova specificazione delle sue competenze.

Le sue competenze sono state nuovamente specificate con la costituzione apostolica Pastor Bonus, emanata da papa Giovanni Paolo II il 28 giugno 1988.

La Congregazione è attualmente costituita da 32 membri tra cardinali, arcivescovi e vescovi: il prefetto, nominato il 30 giugno 2010 da Benedetto XVI, è il cardinale canadese Marc Ouellet, della Compagnia dei Sacerdoti di San Sulpizio.




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Caterina63
00giovedì 19 maggio 2011 14:06

E' iniziato un po' di repulisti episcopale?

Mons. Morris, ex vescovo di Toowoomba


Gli episcopati progressisti del mondo intero non nascondono la loro inquietudine e preoccupazione, come traspare ad esempio dalla reazione del quotidiano officioso della Conferenza episcopale francese La Croix al dimissionamento forzato dell'eretico vescovo di Toowoomba (Australia), mons. Morris, il quale propugnava l'ordinazione al sacerdozio cattolico di donne, gay e perfino pastori di confessioni protestanti senza che, naturalmente, questi ultimi dovessere cambiare alcunché della loro fede.

Magister ha ricostruito la cronistoria precisa delle sfide di questo Morris a Roma e al Papa, e l'infinita durata del procedimento per rimuoverlo: che si è finalmente concluso, senza che al figuro sia stata nemmeno assegnata una nuova sede episcopale in partibus; neppure per Gaillot, il vescovo ribelle francese di Evreux (sede davvero infelice: oggi la regge Nourrichard...) si era arrivati negli anni '90 a tal punto: Gaillot era stato infatti nominato vescovo della diocesi di Partenia (città che non si sa nemmeno più dove fosse, inghiottita dalle sabbie del Sahara). Mettiamola così: oggi Morris è l'unico vescovo cattolico "in comunione" con Roma senza una sede; ci sarebbero, è vero, anche i quattro vescovi lefebvriani senza sede, ma quelli, si sa, non sono "in piena comunione" come invece è a tutti gli effetti l'ex vescovo di Toowoomba; quanto ciò abbia senso, è un altro discorso.

La rimozione del rifiuto tossico di Toowoomba segue provvedimenti analoghi, sia pure motivati da altre ragioni, che hanno visto il forzato abbandono delle loro diocesi da parte del vescovo di Orvieto (le cui scomposte reazioni successive al dimissionamento sono, per inciso, la migliore dimostrazione dell'opportunità di quell'allontanamento), nonché, l'anno scorso, la quasi inosservata revoca di mons. Loemba, vescovo congolese (di quello che una volta si chiamava Congo-Brazzaville per distinguerlo dal Congo-Leopoldville e ora, sinceramente, non so: tutti i momenti quegli stati cambiano nome).

Ora nel mirino ci sono, a quanto pare, tre vescovi spagnoli, accusati di non essersi voluti dimettere dal consiglio di amministrazione di due ospedali catalani dove si praticano aborti: il trad-hater cardinale arcivescovo di Barcellona Luis Martinez Sistach e due suoi suffraganei, i vescovi Augustin Cortés Soriano (di Sant Feliu de Llobregat) e Josep Angel Saiz Meneses (di Terrassa). Trovate tutti i particolari sul sito di LifeSiteNews, ripreso da Osservatore Vaticano.

Per carità, è del tutto impossibile che si arrivi alla loro rimozione; l'accusa è grave ma non al llivello delle colpe del vescovo Morris ed anche politicamente sarebbe controproducente, ma è confortante vedere che le malefatte episcopali ormai diventano, da un lato, conosciute al grande pubblico di tutto il mondo (e ringraziamo per quello internet), dall'altro oggetto di attenzione, non più del tutto impotente, da parte di Roma.

Inutile però questo pur indispensabile lavoro vaticano di "custodire i custodi", se poi alcune nomine episcopali perpetuano il vecchio errore di scegliere persone il cui curriculum lascia già chiaramente presagire che combineranno alla Chiesa grossi guai (vedi qui).

da Enrico di Messainlatino

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alcune mie considerazioni:

Caro Enrico....io credo che qui pesino molto alcuni fattori....  
 
Enzo Bianchi ha scritto un testo ALLARMANTE (per lui ) e drammatico su Jesus di aprile 2011, quindi un mese fa... e nel quale si domanda: DOVE STA ANDANDO LA CHIESA?  
è ovvio che la sua domanda è per LA DELUSIONE al fatto che il suo "credo" si stia sbriciolando....e tuttavia ci trascina dentro, con ottime ragioni, la Gerarchia....  
il Bianchi si chiede, sulla Riforma che sta avvenendo:  
 
Tanta fatica per cambiare, quasi cinquant’anni fa – uno sforzo compiuto con entusiasmo ma a volte anche a prezzo di sofferenza e sottomettendo le nostre nostalgie personali al bene della vita ecclesiale – secondo le indicazioni del concilio e del papa: e oggi? Perché ci sono presenze nella chiesa che vorrebbero spingerci a essere con il papa contro i vescovi oppure con i vescovi contro il papa, persino quando si tratta di celebrare l’eucaristia, luogo per eccellenza della comunione ecclesiale?  
Si dice che il cammino ecumenico è irreversibile, ma poi vediamo che molti vorrebbero correggere la sua comprensione consegnataci dal Vaticano II.  
 Papi e vescovi ci hanno insegnato che il vero ecumenismo non significava ritorno alla chiesa cattolica, bensì cammino verso un’unità che i cattolici confessano essere un principio già presente nella loro chiesa, ma che deve essere ancora completata, in quanto mai piena nelle diverse forme e convergenze.  
Abbiamo forse avuto vescovi e papi come “cattivi maestri”? E i “gesti” così eloquenti compiuti dagli ultimi papi erano forse temerari, favole da non prendere sul serio?  
 
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come dargli torto? Embarassed  
 
gravissimo è quanto dice Bianchi qui, e che è VERO!!  
 
 Papi e vescovi ci hanno insegnato che il vero ecumenismo non significava ritorno alla chiesa cattolica, bensì cammino verso un’unità che i cattolici confessano essere un principio già presente nella loro chiesa, ma che deve essere ancora completata, in quanto mai piena nelle diverse forme e convergenze.  
Abbiamo forse avuto vescovi e papi come “cattivi maestri”?  
 
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qui non basta cambiare i vescovi quando ESCONO ALLO SCOPERTO..... è indispensabile nominare Vescovi INCORROTTI!!!!  
Vescovi che non insegnano l'ambiguità e il SINCRETISMO....  
Bianchi avrà tutti i difetti di questo mondo, ma ciò che ha detto è la verità, quella verità SCOMODA che l'amata Gerarchia finge ancora di non vedere....  
E se vi è per noi GIUBILO per le ammissioni di Bianchi perchè sottolineano UNA DISFATTA palese di certo catto-modernismo, è altrettanto vero che abbiamo poco da giubilare, perchè ciò che dice essendo vero non fa altro che confermare la gravissima CONFUSIONE, AMBIGUITA' in cui viviamo perchè, parlando di SINCRETISMO, questo non si esplica solo nel mondo interreligioso, ma anche DENTRO LA CHIESA quando si fa comprendere ai fedeli, come scrive Bianchi, una via CHE POI RISULTA ESSERE SBAGLIATA...
quando mai infatti la Chiesa avrebbe insegnato che NON E' NECESSARIO CONVERTIRSI ALLA CHIESA? eppure non è solo Bianchi ad aver capito che questo la Gerarchia insegnava, ma migliaia di cattolici lo hanno creduto....e chi ha baciato il Corano, firmando in tal modo la credibilità di quanto Bianchi dice, è stato fatto BEATO....  
in questo modo i fedeli non comprendono più nulla....  
Bianchi ha ragione da vendere..... gli auguro tuttavia che invece di gettare la spugna, si prodighi per SCOPRIRE LA VERITA', di smettere i panni del novello monaco sincretista e di attivarsi per dire ai VESCOVI DI COME SIAMO STATI TUTTI INGANNATI!

si legga anche qui MA CHI SONO I FALSI MAESTRI?


Caterina63
00martedì 26 luglio 2011 10:13

L'arcivescovo Chaput. Alcuni spunti.



Trovo finalmente il tempo per scrivere due righe sull'ultima importante nomina di Papa Benedetto: quella di mons. Chaput (nella foto), finora arcivescovo di Denver, alla sede pure archiepiscopale, ma assai più importante, di Filadelfia. La capitale della Pennsilvania, città tra le più antiche e popolose del Nordamerica, è una sede tradizionalmente cardinalizia ed infatti attualmente vi risiede un cardinale, Justin Rigali. Insomma: si incrementa quella felice tendenza di 'bonifica episcopale' che prosegue da tempo negli Stati Uniti, che pure furono, dai 'formidabili' anni Sessanta in poi, uno degli epicentri di progressismo ecclesiale e campo di sperimentazione delle più micidiali armi di distruzione di Messa.

Mons. Chaput, che non dubitiamo entrerà presto a far parte del collegio cardinalizio, è infatti un sacerdote ortodosso e, cosa ancor più rimarchevole, coraggioso. Non scende a compromessi in temi di morale e di dottrina e lo dice chiaro e forte. Lo si è visto tra l'altro quanto ha criticato il mostro sacro Kennedy per le sue tesi di separazione tra la religione e lo Stato (vedi qui); o quando ha agito efficacemente per rimuovere un rifiuto tossico come l'australiano vescovo Morris di Toowoomba (vedi qui). Molto dure le sue critiche all'università formalmente cattolica di Notre Dame, per avere conferito la laurea honoris causa all'abortista Obama.

La nomina è quindi decisamente positiva. Tosatti vi vede la mano del cardinale Burke e, se così fosse, non potrebbe che farci piacere. Più in generale, la mossa sembra rappresentare una più felice stagione di scelte episcopali, visto che si affianca a quelle pure positive del nuovo vescovo di Berlino, Rainer Maria Woelki, e di Scola a Milano. Forse il nuovo Prefetto della Congregazione per i Vescovi, mons. Ouellet, sta cominciando a prenderci la mano; o forse si tratta di una reazione alla orripilante scelta di Fontlupt a vescovo di Rodez, davvero il punto più basso toccato negli ultimi tempi. Anche l'ultima scelta transalpina ssembra passabile: l'ex vescovo ausiliario di Strasburgo, Jordy, diventa arcivescovo a Nantes. Strasburgo è centro di orrori liturgici (vi ricordate la grottesca danza di Pentecoste del vicario episcopale?), sicché potremmo dire che, in terra caecorum, Jordy è soltanto un orbo.

Ma per tornare a Chaput, non vogliamo nasconderci che tutto il suo rigore morale e dottrinale non lo rende comunque un nuovo Ranjith, un nuovo Burke o un nuovo Piacenza. Purtroppo, la sua sensibilità liturgica ne fa più uno spettatore, pur benevolo, che non un artefice del progetto di restaurazione tradizionale iniziato con questo pontificato. Da quanto afferma sembra non avere bene afferrato (ma è un difetto comune, specie per la sua generazione) che la crisi della Chiesa, è dovuta al crollo della liturgia, come ha dichiarato Joseph Ratzinger. Peccato, perché senza il focus posto sull'aspetto liturgico, che ha come necessario corollario il recupero della dottrina tradizionale, mons. Chaput rischia di restare nei limiti di un certo woitylismo che ha mostrato, col tempo, tutti i suoi limiti.

Ecco alcuni appunto passaggi salienti di un'intervista di Chaput concessa la settimana scorsa a John Allen

Enrico

 [..]
- Lei sa che cosa diranno probabilmente i titoli dei giornali: "Il Papa nomina un ultraconservatore a Filadelfia", oppure: "Un duro prende la Chiesa di Filadelfia". Lei è davvero un ultraconservatore e un duro?Io in realtà non mi vedo affatto come un conservatore. Tento di essere fedele all'insegnamento della Chiesa, come la Chiesa ce lo ha trasmesso. Non sento che come cristiano o come vescovo io abbia il diritto di giocare con quella tradizione, che è la tradizione apostolica della Chiesa. Spero di essere creativo e contemporaneo, comunque, nell'applicare quell'insegnamento e nella sua applicazione nella chiesa locale.
Penso che se la gente venisse e guardasse coi suoi occhi all'arcidiocesi di Denver, vedrebbe che noi non siamo una diocesi 'conservatrice' ma siamo una diocesi molto creativa. Siamo aperti alla leadership dei laici, ai nuovi movimenti e a modi alternativi di fare le cose di là di quanto è stato fatto in passato. Ad esempio, voglio certamente essere fedele al Santo Padre e al suo insegnamento circa l'espressione tradizionale della liturgia romana in forma tridentina. L'ho sostenuta e continuerà a sostenerla. Non è, tuttavia, il mio interesse personale o la mia direzione.
Circa l'essere un 'duro', penso che le persone che mi conoscono, i miei sacerdoti e altri, direbbero che io sono una persona piuttosto garbata e gentile, ma anche che io non scappo dai problemi. Non ho intenzione di nascondermi. Dobbiamo affrontare le cose difficili subito, piuttosto che lasciarle marcire

[..]

- Mi piacerebbe fare una veloce messa a fuoco di alcune questioni controverse. L'idea è di ottenere la Sua sintetica posizione, senza entrare in dettagli. Cominciamo con quella che ha già sollevato: la messa in latino. La messa in latino è profondamente amata da alcuni membri della Chiesa. Il Santo Padre, a partire da Giovanni Paolo II e continuando con Benedetto XVI, ha chiesto ai vescovi di essere molto sensibili ai loro bisogni. Io sono stato ordinato a Rapid City, nel 1988, al tempo in cui il Santo Padre ha istituito la Commissione "Ecclesia Dei". Appena mi resi conto del suo desiderio, ho accolto con favore la Fraternità sacerdotale di San Pietro a Rapid City per stabilire una comunità per soddisfare le esigenze di quelle persone. C'erano tre o quattro comunità San Pio X [secessionisti] nella diocesi, ma quando ho lasciato la diocesi esse erano tutte scomparse perché siamo venuti incontro alle loro esigenze. A Denver, abbiamo una parrocchia vera e propria, servita dalla Fraternità di San Pietro, e abbiamo due altri luoghi dove il sacerdote, almeno nelle grandi occasioni se non ogni settimana, celebra la forma tridentina della liturgia.
Sono molto felice di seguire l'esempio del Santo Padre su tutto questo, perché ha intuizioni che non ho. Ha anche un'ispirazione dello Spirito Santo che non io ho.
[..]


*************************************************************

riflessioni brevi e appello ai Vescovi.....


1. c'è un'aspetto che mi inquieta in tutta la vicenda: non odo nelle interviste dei Vescovi - questa e in generale - un linguaggio PATRISTICO, COMBATTIVO, DOTTRINALE....ci si muove piuttosto in quel RELATIVISMO SOGGETTIVO dove prevale sempre quell'io e poco la SALVEZZA DELLE ANIME, ANIME IN PERICOLO, MORIA DI ANIME, EMERGENZA PER LE ANIME.....  
 
2. senza dubbio che lo Spirito Santo guida in modo diverso il Papa e il singolo Vescovo, ma mai in modo isolato.... leggo il rischio di una falsa umiltà quando un vescovo o un sacerdote addossano allo Spirito Santo "una ispirazione" che a loro non è data.... dimentichiamo forse l'opera dello Spirito Santo in sant'Agostino, sant'Ambrogio, sant'Atanasio, san Cirillo, i santi fratelli vescovi Cirillo e Metodio, i tanti santi laici, le Donne sante, i santi Fondatori di opere e Congregazioni, ecc ??? Il Vescovo legittimamente nominato ha un POTENZIALE ENORME CHE GLI E' DATO DALLO SPIRITO SANTO e spesse volte è davvero potente: CHIEDETE E VI SARA' DATO.... piuttosto, cosa chiedono oggi i Vescovi? hanno al primo posto il punto 1. sopra spiegato? cosa importa il contesto conservatore o meno in questi giochi della politica corretta? cosa avrebbe dovuto rispondere ad una domanda così provocatoria? perchè PREOCCUPARSI DI RASSICURARE LA GENTE CHE LUI E' "MODERNO" NON E' ANTIQUATO, E' CREATIVO...E CHE STA CON TUTTI E CON NESSUNO? manca una risposta nell'intervista, l'essere VESCOVO E DEL PERCHE' UN VESCOVO E' VOTATO AL MARTIRIO.... questo interesserebbe di più alla gente...  
 
3. il rischio è di ridurre il tutto  AL NUMERO delle Messe antiche SENZA MAI PARLARE DELLA DOTTRINA CHE COMPORTA e del desiderio del Papa di vederla ESPANDERSI.... il Vescovo fa emergere infatti UN ISOLAMENTO DELLA MESSA ANTICA, RELEGATA ESCLUSIVAMENTE in questo caso ALLA FSSP E NON ALLA DIOCESI O ALLE PARROCCHIE... essa sta subendo una ghettizzazione e per la quale si vuole ESCLUDERE LE PARROCCHIE DAL COINVOLGIMENTO, aspetto invece desiderato dal Papa....  
 
4. la creatività è sempre stata un Dono dello Spirito Santo attraverso la quale conosciamo oggi i tanti Ordini Religiosi, Congregazioni, Associazioni, Santi, Beati, Missioni e missionari, ecc.... è quella dinamica che nel vero ed autentico rispetto delle DIVERSITA' opera IN COMUNIONE con tutta la Chiesa... il problema non è del dono ma dell'uso che ne facciamo..... già Benedetto XVI nel SP ha spiegato la devastazione di "una creatività che era giunta ai limiti del sopportabile".... e ciò che preoccupa oggi è che questo uso di certa creatività è finita per essere adottata COME NORMA APPLICATIVA nella Chiesa e attraverso la quale MOVIMENTI E ASSOCIAZIONI, così come nelle Parrocchie e perfino nelle Diocesi, OGNUNO MANDA AVANTI IL SUO ORTICELLO SPESSO CON UNA FEDE DEL FAI-DA-TE nella quale il Vescovo si preoccupa, quando ci riesce, di tenere NEI LIMITI l'ortodossia dottrinale, e dove tutto il resto E' SOGGETTO A MODIFICHE CONTINUATE per rompere con la NOIA DI UNA TRADIZIONE PRESENTATA SPESSO, erroneamente, quale capro espiatorio di un MUSEO DI ANTICHITA' INUTILI E NON PIU' CREATIVE, NON PIU' UTILIZZABILI....  
 
Cosa dire?  
AD MAJORA al Vescovo e a tutte le nuove e recenti nomine.... preghiamo per questi Vescovi perchè rammentino il coraggio DI OSARE, rammentino che non devono inventarsi nulla di "nuovo", che non devono spaccarsi la testa per FAR DIVERTIRE I FEDELI E LE COMUNITA'.... diceva sant'Agostino: per voi sono  Vescovo, con voi sono cristiano....


Fonte: NCR


Caterina63
00lunedì 1 agosto 2011 18:04
L'identità del vescovo

Configurato a Cristo al servizio dei battezzati

 

di MARC cardinale OULLET

Pubblichiamo una meditazione, sul tema dell'identità trinitaria del battezzato e del vescovo, tenuta dal cardinale prefetto della Congregazione per i Vescovi a un'assemblea di presuli brasiliani riuniti nel santuario di Nostra Signora di Aparecida.

Poiché il nucleo essenziale della santificazione del mondo consiste nella comunione con l'amore trinitario, occorre approfondire la dimensione trinitaria della nostra identità di battezzati e di ministri ordinati che possiedono la pienezza del sacerdozio. L'esortazione apostolica Pastores gregis mette in evidenza l'identità trinitaria del vescovo nei seguenti termini: "La vita di Cristo è trinitaria. Egli è il Figlio eterno ed unigenito del Padre e l'unto di Spirito Santo, mandato nel mondo; è Colui che, insieme col Padre, invia lo Spirito alla Chiesa" (n. 7).

Applicando questa dimensione trinitaria al vescovo, la Pastores gregis, ispirandosi a Ignazio di Antiochia, mostra che il vescovo è Padre: "Ogni vescovo occupa di conseguenza il posto del Padre di Gesù Cristo, in modo che, proprio in funzione di questo ruolo, deve essere rispettato da tutti" (Ibidem). Ciò avviene perché il vescovo è configurato a Cristo che è "l'icona originale del Padre" e la manifestazione della "sua presenza misericordiosa tra gli uomini" (Ibidem). Per questo la Pastores gregis aggiunge: "Il Vescovo, agendo in persona e in nome di Cristo stesso, diventa, nella Chiesa a lui affidata, segno vivente del Signore Gesù Pastore e Sposo, Maestro e Pontefice della Chiesa" (Ibidem).

Infine, ultima dimensione della sua identità trinitaria, il vescovo è configurato a Cristo mediante l'unzione dello Spirito Santo, che gli conferisce il potere di dare vita alla Chiesa nonostante la sua debolezza. Si potrebbe pensare che tale identità trinitaria del vescovo basti a fondare e a nutrire la sua spiritualità e la sua ricerca della santità. Il Vaticano II non dice forse che, per un sacerdote - e soprattutto per un vescovo - l'esercizio delle sue funzioni pastorali nello Spirito di Cristo è il mezzo più sicuro per conseguire la santità? "I presbiteri raggiungeranno la santità nel loro modo proprio se nello Spirito di Cristo eserciteranno le proprie funzioni con impegno sincero e instancabile" (Presbyterorum ordinis, n. 13). Notiamo tuttavia che tutte queste dimensioni della sua pienezza sacerdotale sono volte al servizio del sacerdozio comune dei battezzati che permane nella persona del vescovo come in tutti i battezzati.

Ora, però, importa innanzitutto inquadrare bene l'identità trinitaria del battezzato e la sua dimensione sacerdotale al fine di comprendere come il vescovo resti su un piano di uguaglianza con tutti i battezzati, pur essendo posto "dinanzi a loro e di fronte all'assemblea" proprio per servire la piena realizzazione del sacerdozio dei battezzati.

In quanto battezzato, il vescovo, come ogni battezzato, gode della grazia più importante che ci sia: la filiazione divina adottiva. Questa viene ricevuta in condivisione ed è confermata dall'effusione dello Spirito filiale che rende il battezzato capace di testimoniare Cristo con forza e perseveranza in ogni circostanza. Essendo l'identità filiale del battezzato intrinsecamente ecclesiale, la prima testimonianza del confermato è di unirsi all'assemblea eucaristica dove la sua identità trinitaria è portata a termine, secondo la sequenza tradizionale dei sacramenti dell'iniziazione cristiana.

In effetti, mediante la partecipazione all'offerta sacrificale di Cristo e la comunione al suo Corpo e al suo Sangue, il battezzato accede alla comunione vitale con il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo.
I tre sacramenti dell'iniziazione stabiliscono così, in successione, un legame personale del battezzato con ogni Persona divina: il battesimo conferisce la grazia dell'adozione filiale; la confermazione vi aggiunge il sigillo dello Spirito Santo che rende capaci di testimoniare, con la forza di Dio; l'Eucaristia corona l'identità cristiana mediante il rapporto personale con il Padre, poiché è Lui, il Padre, a essere l'ospite per eccellenza del banchetto eucaristico.

Il ministero del vescovo, in comunione con il suo presbiterio, è interamente al servizio dell'identità trinitaria dei fedeli nella Chiesa. Esso raggiunge il suo apice nella celebrazione eucaristica, dove la Chiesa come tale diviene un sacramento della comunione trinitaria, essendo intimamente associata all'esercizio del sacerdozio di Cristo (Cfr. costituzione dogmatica Lumen gentium, n. 10: "Il sacerdozio comune dei fedeli e il sacerdozio ministeriale o gerarchico, quantunque differiscano essenzialmente e non solo di grado, sono tuttavia ordinati l'uno all'altro, poiché l'uno e l'altro, ognuno a suo proprio modo, partecipano dell'unico sacerdozio di Cristo").

Questa partecipazione implica le due forme del sacerdozio - "che differiscono essenzialmente e non solo di grado" - che sono strettamente legate e che si corrispondono come le Persone nella Santissima Trinità.

Il sacerdozio gerarchico esiste dunque nella Chiesa per far vivere il sacerdozio filiale dei battezzati.
L'articolazione delle due forme, nell'unità dello stesso Spirito, opera sacramentalmente la santificazione del mondo ottenendo per esso lo Spirito di santità. È questa la missione della Chiesa nei riguardi del mondo.

Questa riflessione sull'identità trinitaria del battezzato e del vescovo deve ricordarci che, sebbene rappresenti il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, il vescovo resta fondamentalmente un figlio di Dio come gli altri, la cui santità specificatamente ministeriale dipende in ultima analisi dalla sua santità filiale, dalle sue intime disposizioni di apertura alla volontà divina, di gratitudine, di disponibilità allo Spirito e dall'umile perseveranza nella preghiera e nella carità. "Con tutti gli altri fedeli egli condivide l'insuperabile dignità di figlio di Dio, da vivere nella comunione e in spirito di grata fraternità". "Il Vescovo diventa "padre" proprio perché pienamente "figlio" della Chiesa", ci dice l'esortazione apostolica Pastores gregis (n. 7).

Per evitare il pericolo di attivismo, di assorbimento nella funzione e di esercizio inappropriato dell'autorità, il vescovo non deve dimenticare che egli continua a vivere come figlio di Dio, deve riposare con il Figlio nella braccia del Padre, deve talvolta smettere di correre per unirsi a Cristo nella contemplazione, per lasciarsi rinnovare nell'anima e godere della gioia di credere, di sperare e di amare.

Anche se è spesso pesantemente sovraccarico di responsabilità, il vescovo conserva la serenità che danno la fede, la fiducia in Dio e l'affidarsi alla sua Provvidenza. Non dimentica che il Padre che egli rappresenta si occupa non solo dei gigli dei campi, ma soprattutto dei suoi amati figli. È meglio affidarsi a Lui abbandonandosi alla sua volontà che voler risolvere a tutti i costi problemi complessi dalle molteplici ramificazioni. Tanti mali colpiscono i nostri popoli: miseria, povertà, ingiustizie, scarsità di risorse umane e pastorali, conflitti, ecc.

Il vescovo resta un protagonista importante a capo del suo popolo, si conta molto sulla sua presenza, sulla sua parola e sulla sua azione a favore dei poveri, ma in ultima istanza è sempre la testimonianza della sua vita di fede saldamente radicata nella preghiera a conferirgli quell'autorità morale e paterna di cui i fedeli hanno bisogno per rendere a loro volta testimonianza. La sua testimonianza rimanda sempre in ultima analisi al primato della grazia e della comunione. E i suoi rapporti fraterni con i sacerdoti, suoi stretti collaboratori, sono i primi a beneficiarne per il bene della Chiesa.

Il primo vescovo del Québec, il beato Francesco de Laval, fu un grande pioniere dell'evangelizzazione in America del Nord, alla fine del XVII secolo. Egli dovette combattere il commercio dell'acquavite per proteggere la dignità degli autoctoni contro certi sfruttatori. Dovette attraversare molte volte l'Atlantico per andare a perorare, senza successo, la loro causa presso la corte del re Luigi XIV. Ma la storia ricorda di lui soprattutto il suo amore per i poveri, la sua ascesi rigorosa e in particolare la sua preoccupazione per i sacerdoti perché fossero uniti e si aiutassero a vicenda come una vera famiglia. Fondò il seminario di Québec, una famiglia sacerdotale che svolse un ruolo importante nell'insediamento della Chiesa in America del Nord. Si tratta di un'istituzione importante ancora fiorente grazie al suo attaccamento a questo santo vescovo fondatore che lasciò su tutte le sue opere il sigillo trinitario della Santa Famiglia di Nazaret. Si spense il 6 maggio 1708 ed è stato beatificato da Giovanni Paolo II il 22 giugno 1980.

Un secolo prima della sua morte, nel 1608, anno di fondazione di Québec, san Francesco di Sales, il santo vescovo di Annecy, vicino a Ginevra, pubblicava la sua famosa Introduzione alla vita devota che avrebbe segnato il grande secolo della spiritualità francese e soprattutto avrebbe favorito la diffusione in tutta la Chiesa della chiamata universale alla santità. Devo personalmente molto a questo santo vescovo di Annecy che ha ispirato Francesco de Laval e tanti altri santi come san Vincendo de' Paoli, santa Giovanna di Chantal, santa Luisa di Marillac, san Giovanni Eudes e san Luigi Maria Grignon de Montfort.



(©L'Osservatore Romano 1-2 agosto 2011)

Caterina63
00mercoledì 3 agosto 2011 14:23

La chiesa va agli ortodossi, ma il prete non lo sa

Senza parole.......

d
i Andrea Zambrano da La Bussola
01-08-2011

E’ entrato nella chiesa dove celebra messa da 40 anni e ha trovato un pope ortodosso che smantellava le statue dei santi. Alla richiesta di spiegazioni, il religioso rumeno non ha fatto altro che allargare le braccia e invitarlo a rivolgersi in curia. Succede a Reggio Emilia nella chiesa del Cristo, piccolo santuario dove da 40 anni tutte le mattine il rettore don Luigi Veratti celebra la messa delle 9.30 di fronte ad un nutrito gruppo, circa 50, di fedeli. Il tempio, il 7 luglio scorso, è passato agli ortodossi secondo il principio raccomandato dalla Cei di concedere in uso alle altre confessioni cristiane, edifici religiosi. Ma qualcuno in curia, evidentemente, si è dimenticato di parlarne con il rettore del santuario, e soprattutto di spiegare ai popolo di Dio le ragioni del cambio e le alternative disponibili.

La numerosa comunità rumena a Reggio era già ospitata in quella chiesa per la Divina Liturgia della domenica. “I nostri santi e i loro santi insieme, mai un problema di convivenza”, ha raccontato il sacerdote. Ma la convivenza è stata rotta da una decisione che assume i contorni di una fredda pratica burocratica da sbrigare. “Il fatto è che ho dovuto chiedere il permesso al pope di poter celebrare l’ultima messa e avvertire così i fedeli che la celebrazione era stata soppressa”, ha raccontato al Giornale di Reggio il sacerdote, visibilmente commosso per il trattamento ricevuto dai suoi superiori.

Per diversi giorni don Veratti, che è stato fino a pochi anni fa cappellano del carcere di Reggio, si è trovato così nella spiacevole situazione di non sapere dove andare a celebrare la messa quotidiana. “Tornerò in galera”, ha detto tra il serio e il faceto. Ora probabilmente troverà “ospitalità” in un’altra chiesa. Peggio invece è andata ai fedeli, molti dei quali pensionati o frequentatori di passaggio (il tempio è nelle vicinanze della fermata dell’autobus e molto comodo per chi arriva a Reggio da fuori per commissioni), che si sono visti cancellare la messa, ma non hanno avuto dalla curia nessuna comunicazione a riguardo. “Considerata la facilità per i reggiani di accedere alla Messa in altre chiese...”.
Così recitava lo scarno comunicato della diocesi, emesso però a giochi già fatti, quando il sacerdote e i fedeli erano già stati sfrattati. Ora per il nutrito gruppo interparrocchiale non resta da fare altro che scrivere al vescovo titolare della diocesi di Reggio e Guastalla, Adriano Caprioli, per chiedere la ratio di un provvedimento che sembra assurdo e spiegazioni in merito ad una mancanza di rispetto, che ha portato, senza che ne venissero a conoscenza, alla soppressione con una facilità disarmante di una messa radicata nel sentito religioso di molti.

Tanto più se si considera che nella città del Tricolore sono già diverse le chiese chiuse al culto, ma perfettamente agibili e spesso utilizzate per concerti o mostre, e che si potevano concedere senza problemi ai fedeli ortodossi. In fatto di spiegazioni poi, notevole è stato l’imbarazzo del responsabile diocesano per l’ecumenismo, monsignor Giancarlo Gozzi, che alle richieste di chiarimenti sulla natura e le ragioni della soluzione, ha replicato ad un giornale locale con un più che esaustivo: “Non so”. I

l risultato è che l’enfasi ecumenica ha prodotto, secondo la solita eterogenesi dei fini, l’effetto spiacevole di aprire le porte di casa alle altre confessioni, e di chiuderle ai cattolici.

Alla faccia dell’unità dei cristiani.


Caterina63
00giovedì 15 settembre 2011 14:54
[SM=g1740733]  Alle ore 11.30 di questa mattina, 15.9.2011, nel Cortile del Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo, il Santo Padre Benedetto XVI riceve in Udienza i Vescovi di recente nomina partecipanti al corso promosso dalla Congregazione per i Vescovi.

 Sono dieci anni che i nuovi Vescovi si recano in pellegrinaggio alla Tomba di Pietro e si riuniscono per riflettere sui principali impegni del ministero episcopale.

  "Siete così invitati" - ha detto il Papa - "a rinnovare la professione della vostra fede sulla Tomba del Principe degli Apostoli e la vostra adesione fiduciosa a Gesù Cristo con lo slancio di amore dello stesso Apostolo, intensificando i vincoli di comunione con il Successore di Pietro e con i confratelli Vescovi".

  "Il Vescovo" - ha spiegato Benedetto XVI - "non è un uomo solo, ma è inserito in quel 'corpus episcoporum' che si tramanda dal ceppo apostolico fino ai nostri giorni congiungendosi a Gesù". Il Papa ha quindi esortato i Vescovi a vivere quotidianamente la fraternità episcopale per operare in comunione con il Papa e i confratelli nell'episcopato "cercando di coltivare anche l'amicizia con essi e con i vostri sacerdoti".

  "Oggi vorrei riflettere brevemente con voi" - ha proseguito il Pontefice - "sull'importanza dell'accoglienza da parte del Vescovo dei carismi che lo Spirito suscita per l'edificazione della Chiesa", in particolare fra i fedeli. In proposito il Papa ha sottolineato che: "i Vescovi hanno il compito di vigilare e operare affinché i battezzati possano crescere nella grazia e secondo i carismi che lo Spirito Santo suscita nei loro cuori e nelle comunità".

  "Il dono fondamentale che siete chiamati ad alimentare nei fedeli affidati alle vostre cure pastorali è prima di tutto quello della filiazione divina, che è partecipazione di ciascuno alla comunione trinitaria. Il Battesimo, che costituisce gli uomini 'figli nel Figlio' e membri della Chiesa, è la radice e la fonte di tutti gli altri doni carismatici. Con il vostro ministero di santificazione, voi educate i fedeli a partecipare sempre più intensamente all'ufficio sacerdotale, profetico e regale di Cristo, aiutandoli ad edificare la Chiesa, secondo i doni ricevuti da Dio, in modo attivo e corresponsabile".

  "Infatti, dobbiamo sempre tener presente che i doni dello Spirito, straordinari o semplici ed umili che siano, sono sempre dati gratuitamente per l'edificazione di tutti. Il Vescovo, in quanto segno visibile dell'unità della sua Chiesa particolare, ha il compito di unificare ed armonizzare la diversità carismatica nell'unità ecclesiale, favorendo la reciprocità tra il sacerdozio gerarchico ed il sacerdozio battesimale".

  "Accogliete dunque i carismi con gratitudine per la santificazione della Chiesa e la vitalità dell'apostolato!" - ha esortato il Papa - "E questa accoglienza e gratitudine verso lo Spirito Santo sono inscindibili dal discernimento, che è proprio della missione del Vescovo, come ha ribadito il Concilio Vaticano II, che ha affidato al ministero pastorale il giudizio sulla genuinità dei carismi e sul loro ordinato esercizio, senza estinguere lo Spirito, ma esaminando e ritenendo ciò che è buono. Per questo deve essere sempre chiaro che nessun carisma dispensa dal riferimento e dalla sottomissione ai Pastori della Chiesa".

  Il ministero episcopale richiede al Vescovo "di alimentare con cura la propria vita spirituale. Come afferma l'Esortazione apostolica 'Pastores gregis', egli diventa 'padre' proprio perché pienamente 'figlio' della Chiesa. (...) Questi due aspetti inscindibili lo chiamano a crescere come figlio e come Pastore alla sequela di Cristo, in modo che la sua santità personale manifesti la santità oggettiva ricevuta con la consacrazione episcopale".

  "Con la santità della vostra vita e la carità pastorale" - ha concluso Benedetto XVI - "sarete di esempio e di aiuto ai sacerdoti (...), che con voi sono chiamati ad edificare la Comunità con i loro doni, i loro carismi e con la testimonianza della loro vita, perché nella coralità della comunione la Chiesa renda testimonianza a Gesù Cristo, affinché il mondo creda".

Pope Benedict XVI looks at cardinals during his weekly Wednesday general audience in Paul VI hall at the Vatican September 14, 2011.


Pubblichiamo di seguito il discorso, integrale, che il Papa rivolge ai presenti:

 DISCORSO DEL SANTO PADRE


Cari Fratelli nell’episcopato!

come il cardinale Ouellet ha menzionato, sono ormai dieci anni che i Vescovi di recente nomina si ritrovano insieme a Roma per compiere un pellegrinaggio alla Tomba di San Pietro e per riflettere sui principali impegni del ministero episcopale. Questo incontro, promosso dalla Congregazione per i Vescovi e dalla Congregazione per le Chiese Orientali, si inserisce tra le iniziative per la formazione permanente auspicate dall’Esortazione apostolica post-sinodale Pastores gregis (n. 24). Anche voi, a poco tempo dalla vostra consacrazione episcopale, siete così invitati a rinnovare la professione della vostra fede sulla Tomba del Principe degli Apostoli e la vostra adesione fiduciosa a Gesù Cristo con lo slancio di amore dello stesso Apostolo, intensificando i vincoli di comunione con il Successore di Pietro e con i confratelli Vescovi.

A questo aspetto interiore dell’iniziativa si unisce una forte esperienza di collegialità affettiva. Il Vescovo, come voi ben sapete, non è un uomo solo, ma è inserito in quel corpus episcoporum che si tramanda dal ceppo apostolico fino ai nostri giorni congiungendosi a Gesù, "Pastore e Vescovo delle nostre anime" (Messale Romano, Prefazio dopo l’Ascensione). La fraternità episcopale che vivete in questi giorni si prolunghi nel sentire e nell’agire quotidiano del vostro servizio aiutandovi ad operare sempre in comunione con il Papa e con i vostri confratelli nell’episcopato, cercando di coltivare anche l’amicizia con essi e con i vostri sacerdoti. In questo spirito di comunione e di amicizia vi accolgo con grande affetto, Vescovi di Rito Latino e di Rito Orientale, salutando in ciascuno di voi le Chiese affidate alla vostra cura pastorale, con un pensiero particolare per quelle che, in modo speciale nel Medio Oriente, sono nella sofferenza. Ringrazio il Cardinale Marc Ouellet, Prefetto della Congregazione per i Vescovi, per le parole che mi ha rivolto a nome vostro e per il libro, e il Cardinale Leonardo Sandri, Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali.

L’incontro annuale con i Vescovi nominati nel corso dell’anno mi ha dato la possibilità di sottolineare qualche aspetto del ministero episcopale.

Oggi vorrei riflettere brevemente con voi sull’importanza dell’accoglienza da parte del Vescovo dei carismi che lo Spirito suscita per l’edificazione della Chiesa
.

La consacrazione episcopale vi ha conferito la pienezza del sacramento dell’Ordine, che, nella Comunità ecclesiale, è posto al servizio del sacerdozio comune dei fedeli, della loro crescita spirituale e della loro santità. Il sacerdozio ministeriale, infatti, come sapete, ha lo scopo e la missione di far vivere il sacerdozio dei fedeli, che, in forza del Battesimo, partecipano a loro modo all’unico sacerdozio di Cristo, come afferma la Costituzione conciliare Lumen gentium: "Il sacerdozio comune dei fedeli e il sacerdozio ministeriale o gerarchico, quantunque differiscano essenzialmente e non solo di grado, sono tuttavia ordinati l’uno all’altro, poiché l’uno e l’altro, ognuno a suo proprio modo, partecipano all’unico sacerdozio di Cristo" (n. 10).

Per questa ragione, i Vescovi hanno il compito di vigilare e operare affinché i battezzati possano crescere nella grazia e secondo i carismi che lo Spirito Santo suscita nei loro cuori e nelle loro comunità. Il Concilio Vaticano II ha ricordato che lo Spirito Santo, mentre unifica nella comunione e nel ministero la Chiesa, la provvede e dirige con diversi doni gerarchici e carismatici e la abbellisce dei suoi frutti (cfr ibid., 4). La recente Giornata Mondiale della Gioventù a Madrid ha mostrato, ancora una volta, la fecondità della ricchezza dei carismi nella Chiesa, proprio oggi, e l’unità ecclesiale di tutti i fedeli riuniti intorno al Papa ed ai Vescovi. Una vitalità che rafforza l’opera di evangelizzazione e la presenza della Chiesa nel mondo. E vediamo, possiamo quasi toccare che lo Spirito Santo anche oggi è presente nella Chiesa, crea carismi e crea unità.

Il dono fondamentale che siete chiamati ad alimentare nei fedeli affidati alle vostre cure pastorali è prima di tutto quello della filiazione divina, che è partecipazione di ciascuno alla comunione trinitaria. L'essenziale è che diventiamo realmente figli e figlie nel Figlio.

Il Battesimo, che costituisce gli uomini "figli nel Figlio" e membri della Chiesa, è la radice e la fonte di tutti gli altri doni carismatici. Con il vostro ministero di santificazione, voi educate i fedeli a partecipare sempre più intensamente all’ufficio sacerdotale, profetico e regale di Cristo, aiutandoli ad edificare la Chiesa, secondo i doni ricevuti da Dio, in modo attivo e corresponsabile. Infatti, dobbiamo sempre tener presente che i doni dello Spirito, straordinari o semplici ed umili che siano, sono sempre dati gratuitamente per l’edificazione di tutti. Il Vescovo, in quanto segno visibile dell'unità della sua Chiesa particolare (cfr ibid., 23), ha il compito di unificare ed armonizzare la diversità carismatica nell’unità della Chiesa, favorendo la reciprocità tra il sacerdozio gerarchico ed il sacerdozio battesimale.

Accogliete dunque i carismi con gratitudine per la santificazione della Chiesa e la vitalità dell’apostolato! E questa accoglienza e gratitudine verso lo Spirito Santo, che opera anche oggi tra noi, sono inscindibili dal discernimento, che è proprio della missione del Vescovo, come ha ribadito il Concilio Vaticano II, che ha affidato al ministero pastorale il giudizio sulla genuinità dei carismi e sul loro ordinato esercizio, senza estinguere lo Spirito, ma esaminando e ritenendo ciò che è buono (cfr ibid., 12).

Questo mi sembra importante: da una parte non estinguere, ma dall'altra parte distinguere, ordinare e ritenere esaminando. Per questo deve essere sempre chiaro che nessun carisma dispensa dal riferimento e dalla sottomissione ai Pastori della Chiesa [SM=g1740721]
(cfr Esort. ap. Christifideles laici, 24). Accogliendo, giudicando e ordinando i diversi doni e carismi, il Vescovo rende un grande e prezioso servizio al sacerdozio dei fedeli e alla vitalità della Chiesa, che risplenderà come sposa del Signore, rivestita della santità dei suoi figli.

Questo articolato e delicato ministero, richiede al Vescovo di alimentare con cura la propria vita spirituale. Solo così cresce il dono del discernimento.
Come afferma l’Esortazione apostolica Pastores gregis, il vescovo diventa "padre" proprio perché pienamente "figlio" della Chiesa (n. 10).

D’altra parte, in forza della pienezza del sacramento dell’Ordine, è maestro, santificatore e Pastore che agisce in nome e in persona di Cristo. Questi due aspetti inscindibili lo chiamano a crescere come figlio e come Pastore alla sequela di Cristo, in modo che la sua santità personale manifesti la santità oggettiva ricevuta con la consacrazione episcopale, perché santità oggettiva del sacramento e santità personale del vescovo vanno insieme.

Vi esorto, quindi, cari confratelli a rimanere sempre alla presenza del Buon Pastore e ad assimilare sempre più i suoi sentimenti e le sue virtù umane e sacerdotali, mediante la preghiera personale che deve accompagnare le vostre impegnative giornate apostoliche. Nell’intimità con il Signore troverete conforto e sostegno per il vostro impegnativo ministero.

Non abbiate timore di affidare al cuore di Gesù Cristo ogni vostra preoccupazione, certi che Egli ha cura di voi, come già ammoniva l’apostolo Pietro (cfr 1Pt 5,6). La preghiera sia sempre nutrita dalla meditazione della Parola di Dio, dallo studio personale, dal raccoglimento e dal giusto riposo, perché possiate con serenità saper ascoltare ed accogliere "ciò che lo Spirito dice alle Chiese" (Ap 2,11) e condurre tutti all’unità della fede e dell’amore. Con la santità della vostra vita e la carità pastorale sarete di esempio e di aiuto ai sacerdoti, vostri primi ed indispensabili collaboratori. Sarà vostra premura farli crescere nella corresponsabilità come sagge guide dei fedeli, che con voi sono chiamati ad edificare la Comunità, con i loro doni, i loro carismi e con la testimonianza della loro vita, perché nella coralità della comunione la Chiesa renda testimonianza a Gesù Cristo, affinché il mondo creda. E questa vicinanza ai sacerdoti, proprio oggi, con tutti i problemi, è di grandissima importanza.

Affidando il vostro ministero a Maria, Madre della Chiesa, che rifulge davanti al Popolo di Dio ricolma dei doni dello Spirito Santo, imparto con affetto a ciascuno di voi, alle vostre diocesi e particolarmente ai vostri sacerdoti, la Benedizione Apostolica.
Grazie.



Bishops and Cardinals shade themselves from the sun by umbrellas, as Pope Benedict XVI addresses the faithful gathered in St. Peter square at the Vatican during his weekly general audience on September 7, 2011.


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