Quella notte a Roma... quando sorse L'ARA COELI sul Campidoglio....

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Caterina63
00lunedì 31 gennaio 2011 18:04
      



Fiortita di Leggende:

Breve dialogo:

- LEGGENDE? Parabole di Gesù? ma dai!  Non dirmi che ci credi per davvero, son roba per bambini !?

- Si, dici bene, da bambini, e ritenerci tale, quando si parla di Dio, dovrebbe essere un vanto per noi. Queste "leggende", parabole, furono proprio espresse per loro, e se tu che provi ironia e ne meni vanto, ricorda anche cosa disse Gesù:
" Se voi, che vi ritenete così grandi e adulti, non manterrete un'anima innocente, tipica come quella di un fanciullo che crede a suo padre e ha fiducia nella madre, bè allora non meriterete neppur d'entrare nel regno dei Cieli...!"

- Ma tu t'inganni! La vita è dura, non si resta bambini neppure nell'animo, hai da fare i conti con la dura realtà, il confronto si fa da adulti.....

- Anche se la vita è dura, guarda all'anziano sul viale del tramonto che è ben felice di ricordar, con nostalgico desiderio, ai dolci pensieri dell'infanzia, alla tenera madre che lo rassicurava, al padre che lo aiutava a crescere robusto e saggio, perchè allora non permetter di ridestar in noi, della fanciullezza già trascorsa, la dolcezza del Sacro Cuor di Gesù, dell'Ave Maria, di una leggenda o di una parabola letta per la via?

- Ancora!! Ma t'ho ben detto che son leggende, son storie... semmai ci vuola la vera Storia!

- Ma è Storia quel che tu anche sai, ciò che ti manca è il condimento della fede! Chiedi la storia, ma rigetti la leggenda, forse non hai in chiaro che cosa essa intenda....
non si tratta di falsificazioni o di invenzioni, ma "leggenda", da "leggere", è proprio la storia che fa emergere....e la storia non ti vuole inventare, ma semmai te la fa ascoltare...
E tutto è così storia, anche la leggenda, che ha il privilegio di dischiudere alla luce del Cielo, soprattutto per chi si sforza di ascoltar con l'innocenza di un bambino!

- Oh! ma dimmi! sei forse un professorone con tanto di laurea? O che forse sei un poeta e ne hai l'anima, men che sembri forse un artista?

- Ho piacer che ammiri il bel verso e la linea perfetta, ma getta pure nell'onda l'inutile fierezza, sforzati di andar prendere la perla preziosa. Butta la sterile rena, ma con la rena non buttar nel fango la pagliuzza d'oro, forse potrebbe un dì giovarti.... e senz'essere poeta od artista, ricordo per me e per te "i versi strani" del maestro Dante:
" O voi, che avete gli intelletti sani, mirate la dottrina che s'asconde sotto il velame..."
Tu stesso dovresti sapere che la vera arte non s'attinge dalle cifre dell'algebra o dai disegni della perfetta anatomia, ma essa latrovi nelle profondità dell'anima commossa dall'amore, magari di fronte allo stupore, così come te la forgia pure il dolore....

- Ma suvvia, non stare ad esagerare, la vita di Gesù non voglio mica disonorare, ma tu piuttosto non dirmi che, del Vangelo, a tutto credi per davvero!?

- Sii furbo e saggio, sta col Vangelo e vivi felice! Si! io m'inginocchio davanti al Mistero, bacio ogni riga del Vangelo, specialmente là dove il Divin Verbo si degnò di parlarci in Parabole, per insegnarci che, anche sotto il velo della leggenda, si può nascondere la verità imparata, per esempio, dal suo Sermone della Montagna....
Ma dimmi amico mio, lo hai mai letto il Vangelo per davvero? Ti sei mai appassionato onestamente nei Misteri di Dio?
Gesù stesso ci risponde: " Per coloro che hanno occhi e non vedono e, sebbene abbiano orecchi, ma non intendono, io parlo in Parabole perchè vedano, e in qualche modo anch'essi intendano..."
Per un adulto dal cuor onesto di fanciullo, una storia val molto di più della Storia di cui intendi, e una leggenda vale più d'una predica!

*******************

Caro lettore,
se hai ben compreso il breve dialogo poc'anzi letto, chi mantiene il divin intuito di un anima fanciulla, questi avvertimenti non sono a lor diretti; ai maestri, ai santi genitori, ai catechisti e ai sacerdoti prudenti, basterà estrarre dal lor cassetto quelle leggende fiorite, alla luce della Croce, attraverso i secoli cristiani, dalla viva Tradizione della santa Chiesa.

Non esiste al mondo cronologia di un popolo, da quelli primitivi ai più eruditi, che dalla leggenda, spesso con profumo di poesia, non siano state poste le fondamenta della propria storia... così son nati popoli, tribù, città e nazioni, perchè sol quando si tratta di Gesù Cristo si deve intender allucinazioni, falsificazioni, adulterazioni?
Il velo iridescente della leggenda, che narra la vita divina di Gesù e dell'aureola dei Suoi Santi, non sono mistificazioni, ma son perle preziose, son piccoli tesori, che solo l'animo di un fanciullo può far sfruttare così tanto valore....


SEGUIRA' ORA "QUELLA NOTTE A ROMA.... QUANDO SORSE L'ARA COELI SUL CAMPIDOGLIO...."


(dalla Presentazione di: " Fiorita di Leggende" , da Betlemme al Calvario, per piccoli e grandi -  del sacerdote Giuseppe Stocchiero - con Imprimatur del 1925 - Vicenza - )


Caterina63
00lunedì 31 gennaio 2011 19:14
 
 "QUELLA NOTTE A ROMA.... QUANDO SORSE L'ARA COELI SUL CAMPIDOGLIO...."


(dalla: " Fiorita di Leggende" , da Betlemme al Calvario, per piccoli e grandi -  del sacerdote Giuseppe Stocchiero - con Imprimatur del 1925 - Vicenza - )


Mille novecento e tant'anni fa, scendeva sulla terra la notte più memoranda, da che mondo è mondo.
I Greci la segnavano l'anno secondo della 193.a Olimpiade, ed i Romani nell'anno 747 "ab Urbe còndita".
E a Roma, appunto quella notte, c'era da temere il finimondo: non un filo d'aria sulla terra, nè un filo di luce dal cielo; le acque del Tevere pareano stagne; nè uccello nè insetto si muoveva.
Tenebre e silenzio; silenzio e tenebre.
Soltanto nel Palatino, nella casa dei Cesari, qualcuno si muoveva ancora.
C'era, là dentro, l'Imperatore di Roma, il grande Augusto, colui che a prezzo di stragi e viltà s'era arraffato l'impero e che adesso, non contento di coprire i suoi vizi con la maschera della mansuetudine, voleva sanare il passato con l'aureola della divintà....

Sicuro! e non diceva egli stesso d'essere il padrone del mondo? Ed il pio poeta Virgilio non aveva forse annunciato un'era nuova, un regno celeste, col nuovo imperatore e presto imminente?
Poteva dunque essere proprio lui, il corrotto padrone d'un regno d'inferno, il nuovo padrone del regno dei pagani?
I suoi stessi amici gli stuzzicavano la sconfinata ambizione e gli gridavano: il divo Augusto abbia il suo tempio in Roma, tra quello di Giove e quello di Giano, e più grande ancora!

Ma il grande Augusto era assai superstizioso, non soltanto ambizioso: la superstizione si, con la quale si celano i vili ed i corrotti tanto da far interrogare il suo Genio sull'opportunità o meno del grande progetto divinatorio...
E quella sera appunto fervevano i preparativi per l'auspicio, riti da compiersi sulla cima del Campidoglio.

Procedevano i littori ed i lampadofori; indi avanzava Augusto nella sua lettiga di prezioso avorio, circondato e seguito dai suoi intimi i quali recavano il sacro fuoco, l'incenso, il coltello, e le due colombe bianche, senza macchie, pronte per essere sacrificate alle divinità propiziatrici.
Quando tutto è pronto pel sacrificio, Augusto prende una colomba....
ma la colomba gli sfugge di mano e scompare, volando nelle tenebre dense.
Ma triste augurio era quello!
Gli amici sacerdoti lo sanno anche loro, il presagio non è buono, ma cercano di confortare l'Imperatore e gli consegnano la seconda colomba, prendendo ogni precauzione...
Ottaviano Augusto la prende fra le mani, e la stringe fra le dita ben chiuse, ma comincia a tremare, impallidisce, la colomba reagisce.... ed anche questa fugge via, scomparendo nel cielo tetro.

Nessuno osa parlare, i sacerdoti restano ammutoliti, Augusto è pallido e vorrebbe scendere, ma come muoversi in quello scenario ritualistico e tetro?
Anche il fuoco s'era spento, e non c'era alito di vento, eran morte anche le fiaccole tanto che i cortigiani sentono un alito di morte....Non un rumor, neppure una stella in cielo, solo tenebre e silenzio.

E pure non erano soli, lassù. No.
Cos'era infatti quell'ombra più oscura lì, vicino, quasi aggrappata alla roccia? Pareva un vecchio inaridito tronco d'ulivo, ma non era, non 'c'era mai stato. Allora, una bestia? No. perchè a guardar bene avea la forma umana. Ah! ecco, era una vecchia, sicuro più vecchia di un ulivo, con la pelle rugosa e scura come quella d'una quercia... ma si, era la Sibilla di Cuma, quella che scriveva il futuro sulle foglie degli alberi...
Appena che la videro, un sudor freddo sulla fronte e un tremito lungo la schiena, tutti li avvolsero, nessuno si mosse, nessuno fece parola....

Poichè la Sibilla era timorata di verità e cercava l'onestà, quella sera fu avvolta dallo Spirito. Il suo sguardo potè varcare oltre le tenebre di Roma, ed oltre il Tevere, oltre i mari.... ma cosa vedeva mai?
Lontano, lontano, le apparve di vedere una luce nuova, ma vista, come una Cometa che s'accendesse sul firmamento, e s'ingrandisse e si dividesse in tanti migliaia di punti luminosi....
Erano Angeli, e battevan l'ali d'oro e scendevan sulla terra scura cantando un canto nuovo!
Vede questi Angeli passar sui prati e sui colli, destando con amor i pastori sonnolenti, accovacciati presso il fuoco, e li vede volar, volar tutti, oltre una città dormiente, fino a raggiunger una capanna povera, isolata; e gli Angeli prendono posto chi sul tetto della capanna, chi sulla porta, chi sembra spiar dalle finestre, finchè tutta l'interno della grotta, s'illumina, si incendia di una luce mai vista.
La Sibilla ha le lacrime agli occhi, continua la descrizione, gli Angeli si uniscono in coro ed intonano: "Gloria a Dio nel più alto dei Cieli e pace in terra...."
Una commozione pervade l'Universo intero: il cielo si cosparge di stelle, la luna s'accende e abbraccia la terra coi suoi fasci argentei, perfino gli animali sembrano parlare:
gli uccelli sembrano cantar: "Christus natus est!"
il bue muggendo sembra farsi chiedere: "Ubi? - dove -?";
la pecora e la capra sembravano rispondere: "Betlem";
persino un corve parea chiedere: "quando?"
ed altri ancora rispondere: "Hac nocte!"
anche le due colombe fanno ritorno per invitare: "Eamus! - andiamo !"

E così le acque riprendono il loro corso e i venti la loro marcia, perfino i fiori si aprono per donare il loro profumo: tutto sembra una primavera; parea tornar nel mondo, un raggio di Paradiso...

Ma ad un tratto s'ode un grido, la folla grida: "Ave Cesare, divino! Inchiniamoci al novello dio! Si eriga un tempio al nostro divo Augusto...! tutti così gridan e sembran come folli.
Ma Cesare tace.
Non riesce a staccar il suo sguardo dalla Sibilla, avverte un presagio, ficnhè alta e ieratica s'alza la vecchia stendendo una mano verso Oriente ed apre la bocca:
"Ottaviano Augusto! non un dio tu sei! Guarda bene laggiù! "
Augusto, tremante, spalanca gli occhi nella direzione indicata dalla Sibilla, non vede la luce di Paradiso nè scorge gli Angeli, ma può ben vedere una capanna, una porta aperta, e dentro una Mamma giovine e bella, china sulla paglia d'un presepe, donde le sorride un amore di Bimbo....

"Guarda! - continua a dirgli la Sibilla - Quel Bambino sulla paglia è il novello ed unico Iddio che, senza spada, intrighi e vanterie, conquisterà la terra e ascenderà dominatore su questo colle, su tutto l'Urbe ove, e non a te, Ottaviano, non a te, ma al Suo Nome Santo s'innalzeranno i Templi del verace Iddio..."

Ciò detto, scomparve!
Anche le due colombe tronate, presero il volto verso Oriente, come se corressero ad un appuntamento.
Nessuno osò parlare, tutto l'urbe si ammutolì, l'Imperatore e i cortigiani, i militi e il popolo, tutti si ritirarono in mesto silenzio!

La mattina dopo - era il 25 dicembre dell'anno 747 di Roma - Ottaviano, che non aveva dormito per tutta la notte, chiamò a sè tutti i Senatori e, dal suo trono, circondato dalla guardia palatina, ordinò che più nessuno avrebbe dovuto definirlo, pensarlo o chiamarlo "un dio"...
Sì! Augusto aveva creduto alla Sibilla, e proclamò di aver compreso che le immagini che aveva visto, gli avevano infuso una dolcezza indescrivibile e aveva capito che la vera potenza non sta nel proclamarsi un dio, ma nel trovarLo e servirLo, e che un vero Dio non può che essere Colui che infonde pace.
Annunciò ai Senatori che in quella Notte era nato Uno più grande di lui e volle tosto che s'erigesse un'Ara al Primogenito di Dio, sul Campidoglio.

E così fu fatto.
E su quell'ara sorse la Chiesa, che ancor oggi si ammira, e chiamasi "Ara Coeli" !

                                         


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