Quella strana Statua della libertà....... e la crisi della Chiesa oggi

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Caterina63
00mercoledì 4 febbraio 2015 23:38

  Questo papato, perché? Cosa ci è chiesto in questa temperie?


 




L'articolo di Patrizia Fermani ripreso stamane ci ha toccati profondamente. Esso ha suscitato diversi commenti, condivisibili toto corde. Ne estraggo alcuni, pubblicandoli di seguito. Ogni discussione è arricchita dall'apporto di lettori che consentono condivisione e approfondimenti niente affatto banali e sempre nutrienti per tutti.
Il primo commento, tuttavia, lo riprendo da RC; i tre successivi da questo blog, grata ai lettori: Paolo Pasqualucci - che nonostante i molti impegni non manca di donarci le sue limpide puntualizzazioni - Anna, sempre centrata e puntuale nelle sue osservazioni, cui segue l'inquietante domanda della lettrice murmex.
Non sottovaluto altri interventi che non sono da meno. Ma in questo caso credo debbano essere messe in evidenza le seguenti 'perle'. Per poi ripartire da qui con ulteriori input.

Una crisi che viene da lontano

Dunque, ecco l'intrigante osservazione del lettore Raffaele su RC, densa di simbolismi che meritano un approfondimento a parte. L'immagine inserita sopra è ripresa dal suo link:
La Statua della Libertà posta all’entrata della Baia di New York fu progettata dal garibaldino e massone alsaziano F. Bartholdi, realizzata a Parigi e montata a New York. Molto interessante il fatto che a modello fu presa la statua “la Legge Nuova” della balconata centrale della facciata del Duomo di Milano1 (1810) [qui]:  Notiamo che a Milano la Legge Nuova (quella del Nuovo Testamento) impugna la Croce, ed è coronata di dodici raggi; è affiancata dalla Legge Antica, con le Tavole del Sinai. A New York (Parigi), ecco la “reinterpretazione”: la Libertà si erge come Legge essa stessa, tiene un Libro con la data dell’indipendenza degli USA (1776: considerato “anno dell’Avvento della Libertà nel mondo”, oggi ripreso dall’altezza in piedi della torre che sostituisce le Twin Towers), è coronata da sette raggi. Sul basamento c’è un testo poetico, scopiazzatura dell’evangelico “Venite ad Me, omnes qui laboratis…” 
Cosa è venuto meno. I fedeli si pongono come cattiva coscienza dei pastori infidi

Nell'apprezzare l'articolo della Fermani, Paolo Pasqualucci osserva:
Ottimo articolo. Certo, queste cose avrebbero dovuto esser scritte da chi di dovere parecchi anni fa. Non per giustificare l'atteggiamento passivo del "popolo di Dio" (adagiatosi in massa nell'idea tanto carezzevole quanto pazzesca, che tutti si salveranno alla fine perché Dio è buono e l'Inferno, se c'è, è vuoto), ma come si fa a combattere quando i generali sono passati al nemico? Tuttavia, ancor oggi c'è, fra i "tradizionalisti", chi si ostina a ritenere Paolo VI non responsabile della riforma liturgica, imputabile invece a mons. Bugnini, massone ovviamente, semplice e grigio esecutore. Si ha paura ad attribuire agli ultimi sei Papi le gravi responsabilità che obbiettivamente gravano sulle loro spalle. Se qualcuno di loro si fosse opposto con decisione al "nuovo corso", saremmo forse giunti alla situazione attuale?
Il fatto è che l'hanno sempre appoggiato, con sfumature e temperamenti vari ma con una "pastorale" per vari aspetti sempre intrisa di neomodernismo, a cominciare dal dogma del "dialogo" interconfessionale ed interreligioso, da nessuno di loro rinnegato, che fa del cattolicesimo una sorta di deismo a dolciastro e fasullo fine umanitario. Una falsificazione in piena regola del significato della nostra religione.
Lo stesso Benedetto XVI, il migliore degli ultimi sei, ha sempre detto, se non erro: "indietro non si torna". Il nuovo corso deve continuare, però con giudizio ed integrando (dialetticamente, hegelianamente) gli elementi validi della Tradizione, a cominciare dalla liturgia dell'OV. Ora siamo ad un Papa che non ha, a quanto sembra, una raffinata cultura e si compiace di atteggiamenti "populisti". L'ormai lunga decadenza dell'ordine dei Gesuiti forse toccherà il fondo con lui, intento, come sembra, a realizzare con la massima celerità lo "schema Martini", cioè il programma di "rinnovamento" della Chiesa propagandato dal defunto cardinale gesuita negli ultimi anni della sua vita, in scritti ed interviste? Non bisogna tuttavia disperare. Per la prima volta, dal Concilio, si è materializzata una aperta opposizione nella Gerarchia, la cui figura di maggior rilievo è costituita dal card. Burke.
Numericamente pochi, gli oppositori, ma di alta qualità. E allora: "aiutati che Dio ti aiuta". Per quel poco che noi laici possiamo fare, sul piano culturale ed organizzativo, prepariamoci alla battaglia teologica forse decisiva che si terrà ad Ottobre, al Sinodo sulla famiglia. Cominciamo a mandare, per dire, migliaia di "sentinelle in piedi" a piazza S. Pietro, a significare la nostra opposizione alle tesi sul matrimonio e la famiglia professate dalla parte deviata della Gerarchia. Dobbiamo esserne la cattiva coscienza, in servizio permanente ed attivo.
Ogni crisi è portatrice di conseguenze di risveglio e purificazione

La lettrice Anna sviluppa il suo pensiero, da incorniciare, partendo da una domanda ricorrente sull'attuale pontificato di Bergoglio: «ci si chiede perché Dio l’abbia voluto in quel ruolo, oggi... Questo Papato è un duro avvertimento alla Chiesa: vuol essere ancora la Chiesa di Cristo? È pronta a pagarne il prezzo ?»:
Io ho la stessa impressione. Credo che Bergoglio sia come uno schiaffo che può svegliare dal torpore. Vedo che gradualmente sempre più cattolici stanno aprendo gli occhi e anche la bocca. Credo però che Bergoglio non sia la causa, ma l'espressione chiara ed evidentissima del problema. Per questo secondo me è un errore fuggire da lui per rifugiarsi dal papa emerito. Sarebbe una fuga dalla brace alla padella (rimanendo sempre sul fuoco). Sarebbe come prendere un analgesico per coprire il dolore insopportabile di una malattia mortale che non si vuole affrontare e combattere.
 
Le radici del bergoglismo sono piantate nel CVII, di cui tutti i papi conciliari sono stati esecutori fedeli. Ovviamente l’esecuzione è stata graduale come il fuoco sotto la pentola della famosa rana. Ovviamente ci sono stati passi indietro quando la rana cominciava ad agitarsi.
 
L’ermeneutica della continuità - violazione palese del principio di identità e non contraddizione perché presentava ciò che era opposto al magistero precedente come un suo sviluppo coerente - è stata una riduzione del fuoco. Il riconoscimento della non abrogazione della messa di sempre è stato una riduzione del fuoco, e infatti è stato accompagnato da limiti e condizioni (controllare i dissidenti del CVII ? ridurre la questione liturgica ad una mera questione di lex orandi del tutto sganciata dallalex credendi e dunque ad una questione esclusivamente formale, estetica ?) e non è stato liberalizzato come la sua legittimità avrebbe richiesto. Il tentativo di “accogliere” la FSSPX, condizionato alla genuflessione davanti al CVII è stato una riduzione del fuoco. Sorrisi, per persuadere della inesistenza nel CVII delle radici del processo di autodemolizione della Chiesa che tanti avvertivano, abbracci soporiferi, dentro cui addormentare, cullandolo, il “cattolicesimo di sempre”. Poi le dimissioni teorizzate come un diritto ed un dovere. Il volo nell’elicottero. Il bipapato istituzionalizzato, con stemma pontificale, abito bianco, presenza ad intermittenza e rassicurazioni di “identità di vedute” col vdr.

Benedetto XVI, come i predecessori conciliari e postconciliari (non indago sul foro interno, riservato solo a Dio) e più di chiunque altro, perché vivente e perché apparso come tutore della tradizione, ha lo stesso effetto dello specchietto per le allodole, come la carta topicida. Attira in direzione dell’accettazione di quella “nuova chiesa” istituita dalla “nuova pentecoste” del CVII, spacciandola come una continuazione della Chiesa di sempre, e incolla chi si lascia attrarre in quella trappola che non dà scampo.
 
So che è doloroso dover fare a meno, in questo momento, di saldi punti di riferimento umani e può determinare smarrimento e scoraggiamento. Ma il nostro saldo punto di riferimento deve essere quella Roccia non visibile su cui è fondata la Chiesa e sul suo vicario, disancorato dalla persona fisica che, degnamente o meno, lo rappresenta e disancorato dalla circostanze che ci sia qualcuno, in questo momento, a rappresentarlo con evidenza e certezza (il papa è essenziale alla Chiesa e non viene meno con la morte della persona fisica del papa o con la temporanea presenza di una pluralità di sedicenti papi, ma rimane sempre presente, credo di aver capito, come possibilità di avere un papa e come volontà della Chiesa di averlo o come papa “eclissato” temporaneamente ed eccezionalmente da errori positivi nel magistero non infallibile, come dice don Nitoglia )
 
Non mi addentro nella questione della vacanza della sede, del fallibilismo magisteriale, della distinzione tra papato materiale e papato formale. Non ne ho la competenza, né credo sia essenziale per noi ultimi della Chiesa districare questa matassa. L’Essenziale è invisibile agli occhi. E regge comunque la sua Chiesa, nel modo che ritiene giusto (fosse anche un sonoro ceffone per risvegliarla). Questa consapevolezza, insieme alla promessa che non praevalebunt, ci consente di combattere lo scoraggiamento e ci conforta. La donna dell’Apocalisse è nel deserto, Dio la protegge e la nutre.

Serve lucido discernimento e non emotiva e spasmodica ricerca di una facile soluzione e di un vicino “sostegno” umano, di un “salvatore”, che potrebbe anche, al momento, non esserci. Potrebbe essere una prova, un'occasione di purificazione e rigenerazione alla quale non dobbiamo sottrarci con comode vie di fuga, un doloroso specchio messo davanti ai nostri occhi. Cos’è questa nuova Chiesa ? È la vera Chiesa ? Com’è nata, com’è cresciuta ? Dove si è insidiato il veleno ? Come opera ?
 
Mi sembra che adesso i tempi siano maturi. Il fuoco divampa, assale da dentro (buona parte della gerarchia ecclesiastica, dei religiosi, dei teologi, dei cattolici più “istruiti”) e spinge velocissimamente verso il baratro, portando con sé moltissime anime.
 
Credo che sia tempo di “dissotterrare l’anatema e di scagliarlo contro chiunque,” fosse anche un angelo”, “predicasse un vangelo diverso” da quello predicato dal magistero infallibile della Chiesa. Noi non possiamo scagliare anatemi, non siamo competenti. Ma possiamo, e dobbiamo, gridare dai tetti, che “vi sono alcuni che ... turbano e vogliono sovvertire il vangelo di Cristo”.
 
Non spetta a noi definire il grado di autorità di un documento, né lanciare scomuniche. Ma spetta a ciascuno di noi confrontare le nuove dottrine con quelle già enunciate infallibilmente. E denunciare il contrasto, se c’è contrasto. E non seguire le nuove, perché l’inerranza del magistero infallibile della Chiesa, ed il principio di identità e non contraddizione, non lo consentono.

Comprendo la preoccupazione di chi ritiene che l’attuale crisi della Chiesa possa essere peggiorata da una spinta anarchico-protestante centrifuga, impressa da una Chiesa discente che osa discutere di documenti conciliari, del magistero papale e persino di validità della elezione del papa. E la condivido. Per questa ragione preferirei tacere. Pregare, testimoniare con la vita quotidiana e cucirmi la bocca sullo stato attuale della Chiesa. Preferirei sottrarmi al rischio di contribuire a determinare caos e dissoluzione.
 
La consapevolezza di quello che sta accadendo è un calice amaro, che nessuno di noi vorrebbe bere, se non per amore di quel Cristo che ne bevve uno ben peggiore. Quale sia la volontà di Chi ha voluto aprire i nostri occhi è una domanda continua nelle nostre preghiere. Preghiamo e siamo anche certi che la Chiesa resterà fino al Suo ritorno, perché ce lo ha promesso. Però sappiamo anche che Dio agisce di norma attraverso gli uomini e che desidera che i talenti che ha distribuito fruttifichino e non vadano seppelliti per paura di perderli.
 
Si dice che è facile avere le mani pulite, se si tengono dentro le tasche. Ma le mani non ci sono state date per tenerle in tasca. Bisogna che ci accolliamo il rischio (cercando di minimizzarlo con la preghiera intensa e i sacramenti) di sporcarci le mani. Bisogna investire quei talenti, col rischio si sbagliare, di perderli. Non certo per salvare la Chiesa, perché sarà il soffio della Sua bocca che la salverà alla fine dei tempi, quando sarà umanamente impossibile resistere, ma per cercare, nel frattempo, di tentare di arginarne l’autodemolizione, e di ricondurre a Dio quante più anime possibile, che in questo caos potrebbero smarrirsi. (Anna)
La crisi attuale suscita interrogativi inediti che richiedono risposte inedite

Inquietante ma ineludibile l'osservazione della lettrice murmex che lascia aperta una domanda:
Condivido l'analisi di Anna, pur ritenendo che il Signore non possa aver positivamente "voluto " impartire uno schiaffo alla Chiesa, ma solo averlo "permesso" per un fine di bene a Lui conosciuto, ma che mi sembra noi possiamo modestamente individuare nell' "apertura degli occhi". Concordo sull'insidiosità forse maggiore della situazione precedente, che tante speranze, poi frustrate, aveva destato. Volendo però condurre un ragionamento rigoroso, dovremmo arrivare (come pure per coerenza Patrizia Firmiani, che parla a cuor leggero di scisma, senza rendersi conto che l'Autorità, se scismatica, è fuori dalla Chiesa e come tale non più autorità) a una posizione sedevacantista (Infatti non si può negare che il supremo fautore di questo "scisma" è proprio Bergoglio). Parola che fa paura, anch'io mi dibatto per non arrivarci, ma non si può negare che è più coerente. Con tutto il rispetto per don Nitoglia, da cui ho appreso tante cose utilissime, mi chiedo, da incompetente: ma il "Papato eclissato" è un luogo teologico ? Ha qualche appoggio nel Magistero ? Lo chiedo a chi è più esperto, in questa materia non possiamo procedere in maniera approssimativa.
Ogni risposta è sempre nella Tradizione - e nella Roma - perenne

Romano Amerio sostiene che il Papato di Paolo VI - per desistenza2 dall'esercizio dall'Autorità [qui], ma predecessore e successori non sono da meno - ha reso il governo della Chiesa 'dimidiato'3. Per dirla biblicamente, Amerio aggiunge che ciò determina la breviatio manus Domini - "rimane abbreviata la mano di Dio" (Is 59,1- "ecco non è troppo corta la mano del Signore da non poter salvare"). A causa di: a) conoscenza imperfetta dei mali; 
b) mancanza di forza morale; 
c) calcolo di prudenza che non pone rimedio ai mali veduti perché stima che così aggraverebbe i mali anziché guarirli.
Gli esiti attuali della riforma travestita da aggiornamento palesano ciò che essa era fin dall'inzio: una vera e propria rivoluzione, esplosa col pontificato attuale.
Anticipo che parlo da fedele, senza pretese di ergermi a teologa, ma esprimendomi secondo ragione illuminata dalla fede fondata sul Magistero perenne. E scrivo di getto, riservandomi di meditare e approfondire ulteriormente temi così scottanti e anomali oltre che inediti (termini ormai inflazionati, ma del tutto appropriati).

Credo che il papato dimidiato, nel senso indicato da Amerio, non sia affatto oltrepassato e, piuttosto che papato eclissato, vedrei papato snervato da un lato, snaturato dall'altro, per effetto dell'anomia, conseguenza a sua volta della neo-tradizione storicista mutevole, pragmatica, adogmatica e dunque non definitoria, sfociata in arbitrio e tirannide. 
Il 'luogo teologico' del papato eclissato sembra confliggere con la sua stessa divina istituzione. E comunque l'eclissi, è attenuazione, non scomparsa (viene in mente "la Chiesa ridotta alla visibilità di un falcetto di luna" evocata da un'immagine di Sant'Ambrogio).

Dunque sono in discussione due elementi, che lasciano aperte altrettante domande, che non sfociano necessariamente nel sedevacantismo, ma denotano la serietà di una crisi provocata da papi che non hanno posto in essere provvedimenti garantiti dall'infallibilità e dunque di per sé non hanno intaccato de jure il dogma, pur sovvertendolo de facto, in maniera del tutto anomala ed inedita, con la prassi che ci vanno imponendo. E un papa inflitto non è necessariamente un antipapa.
  1. Il primo elemento riguarda le dimissioni di Benedetto XVI e le loro modalità. Chi di dovere ci dovrà dire se un Papa poteva avere il potere, oltre che di dimettersi conferitogli dal diritto canonico, di istituire una figura di papato emerito dimidiando il munus petrino originario con la scissione del Ministero attivo da quello contemplativo esercitato nel 'recinto di Pietro' che così non è tanto un 'luogo' geografico quanto teologico (questo sì, mi pare lo diventi) e senza alcun documento definitorio che espliciti i necessari supporti teologici e canonici (ne ho già parlato e rimando ai precedenti). Quindi la correzione da apportare è a questo aspetto: il papato non è una qualunque funzione amministrativa, peraltro incompatibile con un esercizio bifido, dalla quale si possa andare in pensione.
  2. Il secondo elemento riguarda l'ormai indispensabile azione della gerarchia sana, nei tempi resi ineludibili dal Sinodo tuttora in corso, per porre in atto tutto ciò che è fattibile, pur in una situazione così deteriorata, che sembrerebbe impossibile da risolvere secondo gli uomini ma non Deo adjuvante. La maggiore incognita, sempre sul piano umano e a questo punto forse anche preternaturale, risiede anche nei cosiddetti 'poteri forti' tutti inopinatamente a sostegno del papa inflitto...
A meno che non si debba davvero toccare il fondo. Ma questo, francamente non possiamo saperlo. Possiamo solo continuare a "resistere", confidando nel Signore. 
___________________
1. Altra fonte ispirazione viene indicata nella scultura marmorea di Pio Fedi, eseguita tra il 1870 e il 1883 e facente parte del monumento funebre a Giovan Battista Niccolini nella basilica di Santa Croce di Firenze, rappresentante la Libertà della Poesia.
2. Romano Amerio, Iota unum. Studio delle variazioni della Chiesa cattolica nel secolo XX, Lindau Torino 2009, pp. 141-145, La desistenza dell'autorità [vedi].
3. dimezzato, a seguito della desistenza dall'Autorità consistente nella rinuncia alla condanna dell'errore attribuibile non solo a Paolo VI ma - senza escludere Giovanni XXIII, la sua "medicina della misericordia" e altre espressioni dell'Allocuzione Gaudet Mater Ecclesia [vedi nel blog: Il conflitto irrisolto estensibile a tutti i papi post-conciliari.
 

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