San Leone Magno

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Caterina63
00giovedì 27 novembre 2008 00:10
Ammonimento di papa Leone Magno al suo vicario a Tessalonica

La tua fraternità rilegga le nostre pagine, riveda tutti gli scritti inviati dai presuli di questa sede apostolica ai tuoi predecessori e provi a trovare se mai da me o dai miei predecessori fu mai ordinato ciò che, come ci consta, tu hai avuto la presunzione di fare!

E` venuto infatti da noi, insieme con i vescovi della sua provincia, il nostro fratello Attico, metropolita del Vecchio Epiro, e in lacrime si è lagnato dell`assolutamente indegna offesa che ha dovuto sostenere... che cioè tu ti sei recato alla Prefettura dell`Illirico, e hai eccitato la piú alta tra le alte autorità terrene per ottenere l`espulsione di un vescovo innocente. Cosí fu ordinata una terribile esecuzione, alla effettuazione della quale furono obbligate tutte le pubbliche autorità: che fosse strappato dai sacri recessi della chiesa, senza colpa o per colpa falsamente insinuata, un sacerdote, esclusa ogni dilazione, né per ragioni di salute, né per l`inclemenza dell`inverno; e fu costretto ad intraprendere un viaggio aspro e pieno di pericoli tra le nevi intransitabili; viaggio che fu tanto disagiato e tanto rovinoso che, mi si riferisce, alcuni di coloro che accompagnavano il vescovo ne morirono.

Me ne stupisco molto, fratello carissimo, ma soprattutto mi dolgo che tu abbia potuto muoverti con tanta atrocità e tanta violenza contro uno di cui prima non mi avevi riferito altro se non che aveva differito di presentarsi alla tua chiamata, adducendo motivi di salute. Soprattutto perché, se avesse meritato qualcosa di simile, avresti dovuto aspettare che io rispondessi alla tua consultazione. Ma, come vedo, conosci bene il mio carattere e hai preveduto giustissimamente con quanta urbanità io avrei risposto per conservare la concordia tra i vescovi: perciò ti sei affrettato a mandare ad effetto i tuoi impulsi, senza neppure dissimularli, perché se avessi ricevuto qualche nostro scritto con altre disposizioni non avresti avuto licenza di fare ciò che hai fatto. O forse eri venuto a conoscenza di qualche altra colpa, o ti faceva pressione il peso di qualche altro delitto del vescovo metropolitano? Ma che ciò non fosse, tu stesso lo confermi, non obiettandogli nulla.

Ma, anche se avesse commesso qualche colpa grave e intollerabile, avresti dovuto aspettare la nostra decisione, e non avresti dovuto stabilire nulla prima di conoscere il nostro placito. Abbiamo affidato infatti alla tua carità di fungere le nostre veci in modo però da esser chiamato a sostenere una parte delle nostre cure, non alla pienezza della potestà. Perciò, come molto ci allieta quello che hai portato ad effetto con religiosa cura, troppo ci rattrista quello che hai malamente compiuto. E` necessario, dopo l`esperienza di molti casi, guardare con piú cura e premunirsi con piú diligenza che, in spirito di amore e di pace, venga tolta dalle Chiese del Signore che abbiamo a te affidato ogni materia di scandalo, mantenendo in tutto il suo onore la tua funzione episcopale in quelle province, ma eliminando ogni eccesso ed usurpazione.

Perciò, secondo i canoni dei santi padri stabiliti dallo Spirito di Dio e consacrati dall`osservanza in tutto il mondo, decretiamo che i vescovi metropoliti delle singole province, affidate per delegazione nostra alle cure della tua fraternità, abbiano integro il diritto della dignità loro da tempo affidata...

A questo fine, infatti, dirigiamo tutto il nostro affetto e la nostra cura: che da nessun dissenso sia violato e da nessuna trascuranza sia negletto ciò che giova all`unità della concordia e all`osservanza della disciplina. E te dunque, fratello carissimo e i fratelli nostri offesi dai tuoi eccessi - per quanto non tutti abbiano uguali argomenti di querela - esorto ed ammonisco che non venga turbato in nessun modo ciò che è stato religiosamente ordinato e salutarmente disposto. Nessuno curi ciò che è proprio, ma ciò che è altrui, come dice l`Apostolo: "Ciascuno di voi cerchi di compiacere il prossimo nel bene, per edificarlo" (Rm 15,2). Infatti, non potrà restar salda la compagine della nostra unità se il vincolo dell`amore non ci avrà stretto con forza inseparabile, perché "come in un corpo abbiamo molte membra, e tutte le membra non compiono le stesse azioni, cosí in molti siamo un corpo solo in Cristo e siamo ciascuno membra per l`altro" (1Cor 12,12). L`intima unione di tutto il corpo è fonte di una sola salute, di una sola bellezza; e se questa intima unione di tutto il corpo richiede da tutti l`unanimità, esige soprattutto la concordia tra i vescovi. Se fra di essi, poi, la dignità è comune, non è tuttavia identica l`autorità: del resto fra gli stessi beatissimi apostoli, pur in simile onore, vi fu una certa distinzione di potestà: pur essendo pari l`elezione di loro tutti, a uno solo fu dato di avere sugli altri il primato. Su questo modello sorse anche la distinzione tra i vescovi, ed è stato provvisto, con un importante precetto, che tutti non rivendicassero a sé tutti i diritti, ma che nelle singole province vi fosse quello che tra i fratelli avesse la prima parola; e inoltre, che alcuni vescovi costituiti nelle città piú grandi fossero rivestiti di una cura piú ampia; e, infine, che per il loro tramite confluisse la cura della Chiesa universale nella sola sede di Pietro, dal cui capo nessuno può dissentire.

Chi dunque sa di essere preposto ad altri, non sopporti a malincuore che qualcuno gli sia superiore, ma l`obbedienza, che esige (dagli altri), egli per primo la attui: e come non vuole sopportare un peso grave, cosí non osi imporre agli altri un carico insopportabile (cf. Mt 13,4). Siamo infatti discepoli di un maestro umile e mite, che ci dice: "Imparate da me che sono mite e umile di cuore, e troverete pace per le vostre anime. Il mio giogo infatti è soave, e il mio peso leggero" (Mt 11,29s). E come esperimenteremo ciò, se non attueremo quello che dice lo stesso Signore: "Chi fra voi è il maggiore, sarà vostro servo" (Mt 23,11s)?

(Leone Magno, Epist. 14, 1-2.11)
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