Se siete Cattolici, NON comprate più Famiglia (S)Cristiana, non sprecate qusti soldi!

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Caterina63
00lunedì 4 febbraio 2013 11:39
[SM=g1740732] Come è moderna Famiglia Cristiana
 
 
 
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di Mario Palmaro04-02-2013 da la nuovaBussolaQuotidiana

“Mamma, mamma, che cos’è una lesbica?”.
La mamma di Pierino ha un attimo di smarrimento, vacilla, cerca di organizzare la risposta, ma per prima cosa chiede al suo bambino: “Dove hai sentito quella parola? Al telegiornale, a scuola o forse al campo sportivo?”. “No mamma: l’ho letta su Famiglia Cristiana”.

Al che la povera genitrice corre in soggiorno a sfogliare la gloriosa rivista cattolica dal nome rassicurante. E qui la povera donna scopre, con sgomento, che Pierino dice la verità. Perché nel numero 2 di Famiglia Cristiana di quest’anno, 13 gennaio, sulla terza di copertina campeggia una pagina di pubblicità ideata dal Dipartimento delle Pari opportunità e dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali.
Una pubblicità nella quale si vedono le foto di tre sconosciuti, accompagnate dalla seguente didascalia: “alto”, sotto il primo personaggio; “lesbica” sotto la seconda; “rosso” sotto al terzo, che ha effettivamente i capelli rossi. Segue slogan perentorio: “E non c’è niente da dire”. Segue spiegazione per i più duri di comprendonio: “Sì alle differenze. No all’omofobia”.


La pubblicità  su Famiglia CristianaA questo punto io capisco benissimo che i lettori si stropicceranno gli occhi, e si metteranno a rileggere questo articolo dall’inizio, pensando di avere avuto un’allucinazione. Ma purtroppo è tutto vero: se portate in casa vostra Famiglia Cristiana, preparatevi a dover spiegare al pupo che cos’è una lesbica o un gay, preparatevi a tenere seminari serali per chiarire il concetto di omofobia, preparatevi a insegnare con pugno di ferro a tutta la prole, e ovviamente anche al genitore numero due (l’uso di parole come moglie o marito potrebbero essere considerate sintomo di omofobia), che intorno a questo tipo di diversità “non c’è niente da dire”.

Ormai anche i più duri di comprendonio l’hanno capito: è partita la più colossale campagna mediatica, ideologica, politica e legislativa di tutti i tempi per trasformare a livello planetario ciò che è anormale in normale, ciò che non è naturale in naturale, ciò che non è fisiologico in fisiologico. Più o meno tutti sanno che la dottrina della Chiesa si oppone a questo disegno di pervertimento dell’ordine naturale. Più o meno tutti sanno che a un vescovo, quello di Trieste, è stato impedito di uscire di casa da un gruppetto di facinorosi semplicemente perché monsignor Crepaldi dice la verità intorno alla sessualità umana. Più o meno tutti sanno che queste sono le prime avvisaglie delle persecuzioni che i cattolici subiranno se non accettano supinamente di omologarsi al “pensiero gaio”.

Dunque fa un certo effetto scoprire che un giornale formalmente cattolico come Famiglia Cristiana, per altro dietro compenso economico, metta in pagina una pubblicità che riassume proprio la “visione del mondo” dell’ideologia omosessualista. Un’ideologia che per altro ha ben poco a che fare con le persone in carne e ossa che vivono questa condizione. Un’ideologia che persegue un obiettivo di tipo culturale e giuridico: eliminare le categorie uomo-donna e rimpiazzarle con un soggetto senza identità definita che trae la sua sessualità non dalla sua natura e dalla sua corporeità “data”, ma dalla sua volontà arbitraria.

Qui non c’entra nulla il rispetto dovuto a ogni essere umano. Qui c’è in gioco la ragione: perché bisogna insultare la ragione per far credere che essere lesbica sia la stessa cosa che avere i capelli rossi o essere alto. Prima ancora che addentrarsi sul terreno accidentato del giudizio morale, qui si tratta di un banalissimo riconoscimento di un fatto antropologico: chiunque sa che i comportamenti o anche solo le tendenze che afferiscono alla sfera sessuale hanno un impatto sulla persona ben diverso dal colore dei capelli.
Ma se poi dal piano naturale ci spostiamo a quello soprannaturale, e ci lasciamo illuminare dalla Rivelazione e dalla dottrina cattolica, beh, allora l’infortunio di Famiglia Cristiana assume proporzioni imbarazzanti.

Che cosa penserebbe don Giacomo Alberione, fondatore della Società di San Paolo, imbattendosi in quella pubblicità dentro a una rivista del suo ordine religioso? Stiamo parlando di quel Beato Alberione che nel 1941, a proposito della “formazione dei nostri aspiranti alla vita religioso-sacerdotale” scriveva che “nei casi anormali di complicità con giovani, ragazzo o compagni, sarebbe follia tentare ancora una prova... anche perché i peccati contro natura, gridano vendetta presso Dio e privano di molte grazie”. Davvero singolare: la rivista dei paolini che pubblica una pubblicità che comporterebbe la condanna come “omofobo” del loro stesso fondatore. Il quale – da vero cattolico – insegnava che si deve “combattere l'errore o il peccato, non l'errante o il peccatore”. Ma che non avrebbe mai trasformato un disordine morale in una normalità per decreto statale, tanto per compiacere il peccatore. Né avrebbe usato le riviste del suo ordine – quelle che una volta si chiamavano “buona stampa” - come “taxi a pagamento” per idee contrarie alla dottrina cattolica e alla verità sull’uomo.

Senza dimenticare che don Alberione volle per la sua famiglia il nome dell’apostolo delle genti, quel Paolo di Tarso che nella prima lettera ai Corinti scrive questo terribile ammonimento: “Non illudetevi: né immorali, né idolatri, né adùlteri, né depravati, né sodomiti, né ladri, né avari, né ubriaconi, né calunniatori, né rapinatori erediteranno il regno di Dio.” Prima che nascesse il “politicamente corretto”, si parlava così.

Insomma, quella pubblicità su Famiglia Cristiana è una brutta pagina di omologazione al pensiero unico dominante, è il simbolo dell’accettazione acritica di un messaggio che è sbagliato nei contenuti e nello stile, e – diciamocelo fuori dai denti – anche una brutta prova di cinismo verso il vasto pubblico dei propri lettori. Verso tutte quelle mamme di Pierino che una famiglia cristiana continuano a pensarla con marito, moglie e figli. E che hanno vissuto benissimo per decenni senza discettare di lesbiche, gay e omofobia.

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Caterina63
00lunedì 4 febbraio 2013 11:54
[SM=g1740758]Il 19 gennaio 2009 il Papa inviava una Lettera alla STAMPA CATTOLICA, ai giornali che si dicono Cattolici, con queste raccomandazioni:

"Voi siete impegnati, ne sono ben consapevole, in un compito sempre più esigente, nel quale gli spazi di libertà sono spesso minacciati e gli interessi economici e politici hanno non di rado il sopravvento sullo spirito di servizio e sul criterio del bene comune.
Vi esorto a non cedere a compromessi in valori tanto importanti, ma ad avere il coraggio della coerenza, anche a costo di pagare di persona: la serenità della coscienza non ha prezzo. "

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nel 2010 il cardinale Tarcisio Bertone interviene per dire al giornalismo Cattolico cosa è bene fare:

Nel dibattito pubblico senza tradire la verità


I media cattolici hanno una grande responsabilità:  "come gli altri, sono chiamati a informare e formare", ma devono anche contribuire "all'annuncio di Cristo e all'apertura della società a Dio". Lo ha ricordato il cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato, ai partecipanti al congresso della stampa cattolica promosso dal Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali, durante la messa celebrata mercoledì mattina, 6 ottobre 2010, nella Basilica Vaticana.
Ai giornalisti giunti da tutto il mondo per confrontarsi sul ruolo della stampa cattolica nell'era digitale, il porporato ha indicato anche modalità operative, esortando i presenti a saper mostrare "la plausibilità del rapporto che lega ragione e fede in un confronto rispettoso e chiaro con le diverse posizioni presenti nel dibattito pubblico". E - ha ammonito - "senza cedere alla tentazione di dare spazio a interessi di parte o settari - politici, economici o persino religiosi - per servire senza tradimenti soltanto quello che Manzoni chiamò "il santo vero", la verità". [SM=g1740733]
Il cardinale Bertone ha anche sottolineato come i media non siano mai mezzi del tutto "neutri". Al contrario essi sono "mezzo e messaggio" che genera "una nuova cultura". Pertanto i responsabili dei processi comunicativi, come ha osservato Benedetto XVI in occasione della Giornata mondiale delle comunicazioni sociali dello scorso anno, sono chiamati a "promuovere una cultura di rispetto per la dignità e il valore della persona umana".

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Ma ancora più chiaramente così si espresse il Papa AI SETTIMANALI CATTOLICI:

La verità, di cui l'uomo è assetato, è una persona:  il Signore Gesù. Nell'incontro con questa Verità, nel conoscerla ed amarla, noi troviamo la vera pace e la vera felicità. La missione della Chiesa consiste nel creare le condizioni perché si realizzi questo incontro dell'uomo con Cristo. Collaborando a questo compito, gli organi di informazione sono chiamati a servire con coraggio la verità, per aiutare l'opinione pubblica a guardare e a leggere la realtà da un punto di vista evangelico. Si tratta di presentare le ragioni della fede, che, in quanto tali, vanno al di là di qualsiasi visione ideologica e hanno pieno diritto di cittadinanza nel dibattito pubblico.
Da questa esigenza nasce il vostro impegno costante a dare voce ad un punto di vista che rispecchi il pensiero cattolico in tutte le questioni etiche e sociali.

Cari amici, l'importanza della vostra presenza è testimoniata dalla diffusione capillare delle testate giornalistiche che rappresentate. Questa diffusione passa attraverso il mezzo della carta stampata, che, proprio per la sua semplicità, continua ad essere efficace cassa di risonanza di quanto avviene all'interno delle diverse realtà diocesane.
Vi esorto perciò a proseguire nel vostro servizio di informazione sulle vicende che segnano il cammino delle comunità, sul loro vissuto quotidiano, sulle tante iniziative caritative e benefiche che esse promuovono.
(..)
Continuate a mantenervi nella comunione ecclesiale con i vostri Pastori, così da poter cooperare con essi, come direttori, redattori e amministratori di settimanali cattolici, alla missione evangelizzatrice della Chiesa.


(27.11.2010)

Ma chi ascolta ancora il Papa?
BUTTATE FAMIGLIA(S)CRISTIANA NEL CESTINO!!!

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ladymira
00venerdì 8 febbraio 2013 15:09
Ma chi ascolta ancora il Papa?
cara Caterina, sono pochi quello che ascoltano il papa, per alcuni il papa non ha alcun valore, purtroppo è cosi , ma non si ricordano, che il papa è il succesore di Pietro.
Caterina63
00sabato 9 febbraio 2013 10:26
... è vero cara ladymira, troppi maestri e troppi professoroni, mentre mancano e scarseggiano i veri obbedienti.... [SM=g1740733]
anche per questo esiste questo forum dal 2001, per rendere testimonianza alla Verità che il Papa, tutti i Successori di Pietro legittimi, ci hanno tramandato....
Coraggio e esempre avanti tutta, per quanto esistano progetti per abbattere la Verità, questa trionferà sempre perchè non è una ideologia, ma è Cristo-Dio in Persona e divinità [SM=g1740721]
Stiamo con Pietro e non sbaglieremo mai!!
ladymira
00sabato 9 febbraio 2013 13:48
Infatti stiamo con Pietro e non sbaglieremo :)
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