Una volta rinati si è salvati?

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(Teofilo)
00lunedì 25 gennaio 2010 22:57
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Consiglia  Messaggio 1 di 15 nella discussione 
Da: Tiziana  (Messaggio originale)Inviato: 25/10/2002 16.58
Molti evangelici sostengono che una volta che si è rinati di nuovo si ha la certezza della salvezza. Non si ha più nessun timore del castigo eterno.......... vorrei sapere che cosa ne pensate voi. E' presunzione o realtà?
Mi ricordo di aver letto una volta una frase di una santa famosissima che diceva pressapoco così "Non temo il giudizio perchè il giudice è mio amico". Concordo con questa massima........ un padre non dannerebbe suo figlio e con il Battesimo, se perseveriamo, diventiamo suoi figli adottivi. Nella lettera di Giovanni troviamo scritto "l'amore perfetto scaccia il timore, perchè il timore suppone un castigo e chi teme non è perfetto nell'amore"............ io la interpreto così: chi non ama in modo perfetto Dio e i fratelli pecca quindi ha dei sensi di colpa e dei timori nei confronti di Dio e ha paura della condanna.......... ma questo mi sembra un po' diverso da quello che dicono i fratelli evangelici.
Mentre ci sono vi chiedo anche di aiutarmi a capire il passo che si trova sempre nella lettera di Giovanni solo qualche paragrafo prima :"Figlioli non amiamo a parole nè con la lingua, ma coi fatti e nella verità. Da questo conosceremo che siamo nati dalla verità e davanti a Lui rassicureremo il nostro cuore, e qualunque cosa esso ci rimproveri. Dio è più grande del nostro cuore e conosce ogni cosa". La nota della CEI scrive: << in caso di debolezza o inavvertenza, Dio sa giudicare meglio del nostro cuore, cioè della nostra coscienza (cfr Rm 2, 15; Ef 1,18); egli ci conosce infinitamente meglo di noi e sa se lo amiamo, cfr Gv21, 17>>. Che ne dite?????????
Scusate se vi ho rotto le scatole, ma sto studiando alcune lettere in modo più approfondito.......... se mi aiutate a capirle e magari avete dei libri da suggerire per comprenderle meglio, ne sarei molto felice.
Un bacione
Tizzy


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Consiglia  Messaggio 2 di 15 nella discussione 
Da: Soprannome MSN7978PergamenaInviato: 25/10/2002 18.13
Ciao Tiziana...io ci provo...^_^
dunque tu dici:
Nella lettera di Giovanni troviamo scritto "l'amore perfetto scaccia il timore, perchè il timore suppone un castigo e chi teme non è perfetto nell'amore"............ io la interpreto così: chi non ama in modo perfetto Dio e i fratelli pecca quindi ha dei sensi di colpa e dei timori nei confronti di Dio e ha paura della condanna.......... ma questo mi sembra un po' diverso da quello che dicono i fratelli evangelici.......
E all'inizio chiedi:
Molti evangelici sostengono che una volta che si è rinati di nuovo si ha la certezza della salvezza. Non si ha più nessun timore del castigo eterno.......... vorrei sapere che cosa ne pensate voi. E' presunzione o realtà? ....
Partiamo da un punto comune...DIO E' AMORE....il che dice tutto e nulla....Il Battesimo...non ci riduce a dei robotizzati...ma DONA UNA GRAZIA....è un lavacro...che può restare latente in noi anche per molti anni...magari per qualcuno si è attivato soltanto in punto di morte dopo una vita di dissolutezza.....Il punto è che NESSUNO...nemmeno il Papa..può dire con certezza chi si salverà...anche se le CONDIZIONI...per salvarci sono scritte nei Vangeli e ripetute dagli Apostoli....
Gesù dice: "NON chi dice Signore, Signore...entrerà nel Regno dei cieli, ma chi fa la volontà del Padre mio..."
Allora bisognerebbe ora tirare giù l'elenco che c'è nella Bibbia di cose che piacciono a Dio......ma possiamo sintetizzarle come fece Gesù: "AMA IL PROSSIMO TUO COME TE STESSO".....sembra facile vero? Come mai il mondo allora sembra andare in rovina?...come mai le Famiglie si dividono? come mai tante mamme come non mai in passato uccidono i propri figli?...come mai facciamo ancora la guerra? Come mai...quando tentiamo di dialogare alla fine arriviamo a scannarci?......
Per carità...nessuno pretende la perfezione....ne mai l'avremo fin quando esisterà il mondo...poichè il Male e il Bene COESISTONO.....senza il Male...NON si potrebbe riconoscere la differenza del Bene....e se vivessimo come ai tempi biblici di Adamo ed Eva..non sarebbe stato necessario che Dio s'Incarnasse.....
Tuttavia.....il nostro compito...se vogliamo veramente definirci CRISTIANI....è quello di tentare...sempre....è quello di proclamare la salvezza e la vittoria del Cristo...e quindi proclamare un Dio MISERICORDIOSO.....ma non solo per i cristiani.....BENSI' PER TUTTI GLI UOMINI DELLA TERRA.....
In parole povere...uno che non è battezzato....non sarà ne amato di meno da Dio....ne è detto che non avrà la salvezza.....questo solo Dio lo sa perchè solo Lui conosce l'uomo.....da qualunque parte esso venga....mentre...ironia propria del Vangelo...c'è il rischio che un cristiano dall'apparente fede.....possa trovarsi precluse le porte del Paradiso.....perchè il Battisimo...anche quello degli evangelici..NON PUO' ASSOLUTAMENTE GARANTIRE NULLA AL PROPRIO FUTURO......la nostra è la sola SPERANZA.......di veder realizzate in noi le promesse di Gesù......e compito primordiale è che TUTTI ne vengano a conoscenza....e PREGARE...AFFINCHE' riusciamo a mantenerci FEDELI a quanto Dio ha stabilito....
ed Egli ha stabilito: la Parola che ha avuto piena rivelazione in Gesù Cristo...e la Chiesa....affinchè custodisse questa Parola....dandole l'autorità di "legare e sciogliere"...."proteggendola dall'inferno, ma non privandola delle tentazioni umane.." e attraverso la Chiesa ha dato all'uomo i SACRAMENTI....attraverso i quali Dio s'incontra personalmente con l'uomo.....attraverso una partecipazione Trinitaria e che leggiamo nel SEGNO DELLA CROCE.....
Poi ci chiedi:
Mentre ci sono vi chiedo anche di aiutarmi a capire il passo che si trova sempre nella lettera di Giovanni solo qualche paragrafo prima :"Figlioli non amiamo a parole nè con la lingua, ma coi fatti e nella verità. Da questo conosceremo che siamo nati dalla verità e davanti a Lui rassicureremo il nostro cuore, e qualunque cosa esso ci rimproveri. Dio è più grande del nostro cuore e conosce ogni cosa". La nota della CEI scrive: << in caso di debolezza o inavvertenza, Dio sa giudicare meglio del nostro cuore, cioè della nostra coscienza (cfr Rm 2, 15; Ef 1,18); egli ci conosce infinitamente meglo di noi e sa se lo amiamo, cfr Gv21, 17>>. Che ne dite?????????
........
I fatti...Dio vuole i fatti; fare la volontà del Padre vuol dire cooperare con Lui nel Progetto della SUA Chiesa nel mondo.....ma l'uomo è fallace...essere limitato...peccatore....fino all'ultimo respiro della sua vita terrena....Tuttavia Dio non molla l'uomo...è per questo che ha sacrificato il Figlio....Tante volte le nostre debolezze sono peccatucci sciocchi...di timore...d'incapacità..pensa a Pietro che lo rinnega perchè ha paura..ma non perchè non crede in Gesù.....Ma Dio non è forse l'Onnipotente? quindi Lui solo può scrutare i nostri cuori....e conoscere la verità dei nostri INTENTI....fino in profondità....sa quando mentiamo..o quando lo facciamo inconsciamente.....allora ecco che ci aiuta...e se perseveriamo nella Preghiera....potremo comprendere molte altre cose....
Argomento interessante, invece Tiziana...grazie per avermi aiutata a meditare....
Sia Lodato Gesù Cristo, C.

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Consiglia  Messaggio 3 di 15 nella discussione 
Da: TizzyInviato: 25/10/2002 20.27
Il demonio può conoscere i nostri pensieri?

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Consiglia  Messaggio 4 di 15 nella discussione 
Da: AlfonsoInviato: 25/10/2002 20.31
Cara Tiziana, Gesù dice chi avrà perserverato fino alla fine sarà salvato. La Salvezza è un dono di Dio, ma dobbiamo perserverare fino alla fine.
Per quando riguarda la nuova nascita, con il permesso dei gestori inserisco qualche studio biblico tratto dal sito Cristiani Evangelici di fede pentecostale.
Cliccate qui
Buona meditazione!
Alfonso

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Consiglia  Messaggio 5 di 15 nella discussione 
Da: Soprannome MSNChisolm3Inviato: 25/10/2002 22.07
Dio è più grande del nostro cuore...
Qui è la chiave di lettura del "mistero". Non ci sono elucubrazioni né ipotesi. La parola di Dio scaccia ogni equivoco o ogni presunta interpretazione.
Non è questione di evangelici o di cattolici: Dio è Dio. Siamo noi, divisi in mille rivoli a cercare di ragionare secondo la propria fede. Non ci sono premi né posti in prima fila per chi si avvicina di più al mistero.
La realtà che conta, veramente, è riconoscere che Dio è amore. Se no avremmo un Dio cattolico, un Dio evangelico, un Dio musulmano, un Dio ebraico.
Ma l'amore no! Quello è universale, vale per tutti.
L'amore che un cattolico prova per la propria sposa non è di meno di quello di un evangelico o di un musulmano o di un ebreo.
L'amore è amore.
Quanto più sarà immenso l'amore di Dio per questi suoi figli così divisi, così diversi, così litigiosi... L'amore e Dio coincidono nella stessa, medesima essenza.
Nel grembo di Dio c'è posto per tutti. Sulle sue ginocchia giocheranno (tra mille anni) Alfonso e Caterina, Teofilo e Serafino, Catrina e Chisolm e chissà quant'altri.
L'amore è un dono, ma così grande, così grande, che certe volte ci viene voglia d'essere cattivi per averne di più.
Dio è amore.
Dio continua ad essere amore anche quando noi, il suo amore fatto carne, litighiamo, sbraitiamo, ci azzuffiamo.
Ma Lui ci ha voluti sua immagine, sua icona in questa terra drammatica e magnifica, suo sospiro di desiderio per averci sempre, dovunque, comunque.
Dio è amore per questa sua ostinazione nell'amare, quel verbo (amare...) che noi, spesso, dimentichiamo tra liti e polemiche.
Eppure è proprio l'amore che non avrà mai fine. E l'amore nasce dal cuore.
Per questo Dio è più grande del nostro cuore: per compensare quella nostra presunzione con cui vorremmo stabilire che l'unico amore è cattolico, evangelico, musulmano, ebraico.
L'amore è amore. 
E la giustizia di Dio, quella con cui giudicherà i vivi e i morti, sarà sì giustizia, ma con un aggettivo in più: misericordiosa.
Vale a dire che Dio amerà oltre il suo immenso cuore, oltre i nostri limiti, oltre le nostre miserie, perché l'amore di Dio è irrevocabile come le sue promesse, come le sue intenzioni, come il suo essere Dio. 
Insomma, pur non citando versetti o Padri della Chiesa, ci è stato dato un cuore capace di leggere Dio, l'amore, i fratelli.
Ovunque siano, qualunque fede professino, dovunque li porti la loro strada.
Ma per quanto diverse, fedi o strade, Dio sarà il medesimo con un "CUCU' ! SONO IO!" che sorprenderà ogni cuore in attesa, ogni attesa in speranza, ogni uomo e ogni donna che, in Cristo, hanno ricevuto l'amore del comune Padre.
Sogni d'oro a quelli che sono di Paolo, di Pietro, di Apollo e che ancora non sanno di essere di Cristo, e Cristo è di Dio...
Chisolm

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Consiglia  Messaggio 6 di 15 nella discussione 
Da: Soprannome MSN7978PergamenaInviato: 25/10/2002 22.55
Un giorno Madre Teresa di Calcutta stava vegliando l'atto finale di una donna indiana che aveva trascorso la sua vita nella miseria più nera......Gli ultimi anni li aveva trascorsi in questo ricovero dove mangiava, dormiva, tentava di curarsi talmente era sfinita.....Pregava il "suo Dio" quando le forze glielo consentivano....ma il più delle volte non sapeva nemmeno più chi pregare......
Giunta al crocevia con l'eternità....e messa davanti alla realtà di questo passaggio.....pone una domanda alla "mamma" che più di tutti l'aveva per quel poco tempo veramente amata....
" Dimmi, se tu avessi ragione, qualcuno aprirà per me le porte del tuo Paradiso ? Io non posso tradire la fede dei miei padri!"
La Madre ha un attimo di esitazione, tira fuori un pezzetto di carta dalla tasca e dice: " Non ti preoccupare! Chi tanto ha amato ha un unica meta che noi chiamiamo Paradiso, e tu hai tanto amato i tuoi figli da dare la vita per loro." e la donna: " Si, ma io non sono cristiana, ora è troppo tardi?" e la Madre: " Vedi, ho scritto in questo foglio una raccomandazione per te, ma vedrai che non ce ne sarà bisogno, l'amore di cui ti parlavo non ha confini, ne religioni, ne denominazioni, perchè è un Amore speciale che non si lascia intrappolare da nessuno; è quell'Amore che ci ha permesso di stare abbracciati adesso, io e te, che veniamo da due mondi diversi e che soltanto questo Amore poteva unire. Vai in Pace figlia mia, questo Amore di cui parlo verrà ad accoglierti per condurti alla vita eterna."
<...La donna spirò fra le mie braccia, aveva un sorriso che mi sembrò avesse colto questo messaggio di questo Amore del quale nessuno le aveva mai parlato prima. Dobbiamo seminare soltanto Amore, il mondo ha bisogno soltanto di questo. Non ci sarà pace nel mondo fin quando non ci sarà Pace fin dal grembo materno...>.
(Ricordi di una Biografia mai scritta, ma interamente vissuta: Madre Teresa di Calcutta "il Seme dell'Amore di Dio" ) 
P.S. Tiziana chiedeva se:
il demonio conosce i nostri pensieri.....
Francamente non so in quali termini......ma sicuramente a volte li conosce più di quanto li conosciamo noi stessi.....Se leggiamo Giobbe, però........Quando Satana fa mettere alla prova la fede di Giobbe...si legge che Dio conosceva la veridicità della fede del suo servo.....e così acconsente alla sfida di Satana.....ma Giobbe vince....quindi Satana non sapeva fino a qual punto....
Un sacerdote, parlando proprio di questo libro mi disse una cosa che ancora oggi mi è di aiuto.....
Se riflettiamo il Libro di Giobbe è palese che Satana NON conosce L'AMORE...e fino a qual punto spinge l'uomo a fare cose contrarie alla sua stessa natura.....per amore si uccide....ma attenzione al tipo di amore....c'è quello idolatrico asservito al denaro, al potere, al piacere sensuale, al gioco....Dio sfida Giobbe a scoprire questo Amore al di la di ogni bene che aveva, e sfida Satana a comprendere che contro CHI AMA VERAMENTE DIO...non c'è nulla da fare.....
In questa storia Satana esce sconfitto, Giobbe torna ad essere l'uomo amato...ma con un qualcosa in più...l'aver capito che cosa fosse DIO.....Dio è al di sopra di tutto...e di tutti....è la pienezza, è l'infinto, è l'Onnipotenza....ma non di un potere o di una tirannia..MA DELL'AMORE.....eterno....superiore all'amore di una madre per il suo bambino.....
Questo Satana lo sa..ma NON lo comprende.....lo disarma completamente....è sulla Croce che Gesù sconfigge Satana, la morte, il peccato....è in quell'atto estremo di un Amore estremo che farà impazzire coloro che noi chiamiamo "santi- martiri".....
Sia Lodato Gesù Cristo

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Consiglia  Messaggio 7 di 15 nella discussione 
Da: Soprannome MSN°GinoInviato: 26/10/2002 0.43
Veramente bella questa lettera su citata da te, Tiziana, 1Gv 4, 7-24 e che riporto quà:
Carissimi, amiamoci gli uni gli altri, perché l’amore è da Dio: chiunque ama è generato da Dio e conosce Dio. Chi non ama non ha conosciuto Dio, perché Dio è amore. In questo si è manifestato l’amore di Dio per noi: Dio ha mandato il suo unigenito Figlio nel mondo, perché avessimo la vita per lui. In questo sta l’amore: non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi e ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati.
Carissimi, se Dio ci ha amato, anche noi dobbiamo amarci gli uni gli altri. Nessuno mai ha visto Dio; se ci amiamo gli uni gli altri, Dio rimane in noi e l’amore di lui è perfetto in noi. Da questo si conosce che noi rimaniamo in lui ed egli in noi: egli ci ha fatto dono del suo spirito. E noi stessi abbiamo veduto e attestiamo che il Padre ha mandato il suo Figlio come salvatore del mondo. Chiunque riconosce che Gesù è il Figlio di Dio, Dio dimora in lui ed egli in Dio. Noi abbiamo riconosciuto e creduto all’amore che Dio ha per noi. Dio è amore: chi sta nell’amore dimora in Dio e Dio dimora in lui.
Per questo l’amore ha raggiunto in noi la perfezione, perché abbiamo fiducia nel giorno del giudizio; perché come è lui,  così siamo anche noi, in questo mondo, Nell’amore non c’è timore, al contrario l’amore perfetto scaccia il timore, perché il timore suppone un castigo e chi teme non è perfetto nell’amore.
Noi amiamo, perché egli ci ha amati per primo. Se uno dicesse: <<Io amo Dio>>, e odiasse il suo fratello è un mentitore. Chi infatti non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che non vede. Questo è il comandamento che abbiamo da lui: chi ama Dio, ami anche il suo fratello.
Il mio sacerdote buonanima Padre Giglio, scomparso da appena 7 mesi mi ricordava sempre questa lettera e altre che parlano dell'amore di Dio: tutti quanti saremo giudicati alla fine sull'amore.
 L’amore è da Dio
Dio ci ha amati per primi, senza che noi facessimo niente. Noi possiamo essere capaci di amare qualcun altro perché Lui ci ha amato. Se vogliamo vivere l’amore cristiano dobbiamo prima di tutto sperimentare ogni giorno quanto Lui ci ama. Dio deve essere al centro della nostra vita perché è Lui stesso che ci dona l’amore. Solo  con Lui noi possiamo amare chi ci sta vicino.<O:P> </O:P>
<O:P></O:P> 
<O:P>Dio ha mandato il suo unigenito Figlio nel mondo.
La manifestazione dell’amore di Dio per noi è Gesù Cristo; è Lui che ci rivela il  Padre e ci rende partecipi del Suo amore. Gesù è venuto per salvarci, per donarci la vita e per liberarci dal peccato. Gesù ha tracciato per noi la via dell’Amore; Lui ha già vinto per noi ogni paura, ogni difficoltà, ogni morte.<O:P> </O:P></O:P>

Chiunque riconosce che Gesù è il Figlio di Dio, Dio dimora in lui ed egli in Dio.
Se accogliamo Gesù nella nostra vita il nostro amore diventa perfetto perché Lui ci rende capaci, per azione dello Spirito Santo, di amare come Lui ci ha amato.<O:P>   </O:P>
<O:P></O:P> 
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Come ci ha amato Gesù? Gesù ci ha amato di un amore crocifisso, Egli ha dato la Sua Vita per noi. Questo è quello che anche noi dobbiamo fare in un rapporto di coppia: DARE LA VITA PER L’ALTRO!!  Morire a noi stessi perché l’altro possa vivere, mettere da parte il nostro io, perché l’altro possa esprimersi. Bisogna imparare a vedere Gesù in chi ci sta di fronte e amarlo con tutti noi stessi, allora potremo davvero diventare immagine della Trinità. E’ lo  Spirito Santo che ci rende capaci di amare in questo modo, Egli è la forza che rende possibile ciò che ci sembra impossibile.
L’amore è un investimento ad alto rischio, è un mistero, se gratuitamente lo regali ritorna perché la sua logica è la gratuità.

Dio ti benedica, Gino

</O:P>

Rispondi
Consiglia  Messaggio 8 di 15 nella discussione 
Da: TizzyInviato: 26/10/2002 15.23
Ringrazio tutti per le lettere!!
Sono bellissime e mi hanno aiutato a comprendere meglio quella lettura!
Un grazie di cuore!!
VVB
Tizzy

Rispondi
Consiglia  Messaggio 9 di 15 nella discussione 
Da: Soprannome MSN°TeofiloInviato: 26/10/2002 23.22

Cara Tiziana,

ho trovato questo magnifico commento di S.Agostino riguardo al topic da te proposto:

In questo il nostro amore ha raggiunto la perfezione, che nel giorno del giudizio saremo pieni di fiducia, perché anche noi, in questo mondo, siamo così come è lui (1 Gv 4, 17).

L’Apostolo ci dice qui in quale modo ciascuno può provare sin dove la carità è progredita in lui o meglio fin dove lui è progredito nella carità. Infatti, se è vero che Dio è carità, Dio né progredisce, né regredisce. Dicendo allora che in te progredisce la carità, si vuol intendere che tu progredisci in essa. Chiediti dunque quanto è il tuo progresso nella carità, ascolta che cosa può risponderti la coscienza, al fine di conoscere la misura dei tuoi progressi. Giovanni ci ha promesso di mostrarci il segno da cui possiamo avere la certezza di conoscere Dio, quando ci disse: In questo consiste la perfezione della carità. Chiedi pure: in che? Nel fatto di sentirci animati da fiducia nel giorno del giudizio. Chi appunto si sentirà animato da fiducia nel giorno del giudizio, ha raggiunto la perfezione della carità. Ma che significa avere fiducia nel giorno del giudizio? Significa non temerne l'arrivo. Alcuni non credono nel giorno del giudizio; essi non possono certo avere fiducia in quel giorno in cui non credono. Ma costoro lasciamoli pure da parte; Dio un giorno li susciterà alla vita; ma ora a che pro interessarci di morti, quali essi sono? Essi non credono che ci sarà un giorno del giudizio, non lo temono e naturalmente neppure lo desiderano. Tutto questo perché non credono. Ma se uno incomincia a credere che verrà il giorno del giudizio, da quel momento incomincerà anche a temerlo. Se però lo teme soltanto, non è ancora fiducioso nel giorno del giudizio, né la carità in lui è ancora perfetta. Che fare allora? Disperarsi? Ma perché non sperare che ci sarà la fine, allorché vedi che c'è stato l'inizio? Quale inizio? mi chiederai. Quello del timore. Senti cosa dice la Scrittura: Il timore di Dio è inizio di sapienza (Sir 1, 16). Quando si incomincia a temere il giorno del giudizio, ci si incomincia anche ad emendare ed a combattere i nemici che sono i propri peccati. Si incomincia a risuscitare interiormente e a mortificare le proprie membra terrene, secondo le parole dell'Apostolo: Mortificate le vostre membra terrene (Col 3, 5). Membra terrene sono - a detta dello stesso Apostolo - la malizia spirituale, che viene poi così specificata quando ricorda: l'avarizia, l'immondezza, ed altri vizi di cui ci dà l'enumerazione. Chi ha incominciato a temere il giorno del giudizio, quanto più mortifica le membra terrene tanto più risuscita ed irrobustisce quelle celesti. Membra celesti sono tutte le opere buone. Sviluppandosi le membra celesti, si incomincia anche a desiderare ciò che prima si temeva. Chi prima temeva il ritorno di Cristo, perché pauroso che Cristo avesse trovato in lui un empio da condannare, ora desidera che egli venga, poiché potrà trovare in lui una persona pia da premiare. Dal momento in cui un'anima casta desidera il ritorno di Cristo, desiderando l'abbraccio dello sposo, lascia gli amori adulteri; diventa, interiormente, una vergine ad opera della fede, della speranza e della carità. Essa allora si sente tutta fiduciosa nel giorno del giudizio. Quando prega e dice: Venga il tuo regno (Mt 6, 10), non ripete una frase che potrebbe volgersi a suo danno. Chi teme che venga il Regno di Dio, teme che questa preghiera venga esaudita. Come pregare, se si ha il timore di essere esauditi? Chi prega nella fiducia che nasce dalla carità, brama che il Regno di Dio venga già fin d'ora.


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Consiglia  Messaggio 10 di 15 nella discussione 
Da: Soprannome MSNStefanoS79Inviato: 28/10/2002 11.15
Rispondo alla cara Tiziana sulla sua domanda se il diavolo può leggere nel pensiero degli esserim umani.....andiamo a vedere cosa ci dicono le Scritture a riguardo:
Scrutami, Dio, e conosci il mio cuore, provami e conosci i miei pensieri (Sal 139:23)
l'Eterno investiga tutti i cuori e comprende tutti gli intenti dei pensieri (1Cr 28:9)
Da questo versetto e tanti altri capiamo che Dio è in grado di vedere i nostri  pensieri, poiché egli è l'unico che è onnipotente ed onniscente, è colui che scruta i cuori (Rom 8:27)
Questo non viene detto di alcun altro nelle Scritture:
Io, il Signore, scruto la mente e saggio i cuori, per rendere a ciascuno secondo la sua condotta, secondo il frutto delle sue azioni. (Ger 17:10)

Ci sono poi degli altri versetti nell'AT in cui Dio dice che Lui solo è in grado di vedere nell'intimità delle persone.....satana non può fare queste cose, può tuttavia suggerirci pensieri oscuri per indurci al peccato.

Un Abbraccio, Stefano.



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Consiglia  Messaggio 11 di 15 nella discussione 
Da: TizianaInviato: 07/11/2002 14.52

Stavolta vi domando spiegazione della parabola del grano e della zizzania.

Matteo 13:24 Un'altra parabola espose loro così: «Il regno dei cieli si può paragonare a un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo.

Matteo 13:25 Ma mentre tutti dormivano venne il suo nemico, seminò zizzania in mezzo al grano e se ne andò.

Matteo 13:26 Quando poi la messe fiorì e fece frutto, ecco apparve anche la zizzania.

Matteo 13:27 Allora i servi andarono dal padrone di casa e gli dissero: Padrone, non hai seminato del buon seme nel tuo campo? Da dove viene dunque la zizzania?

Matteo 13:28 Ed egli rispose loro: Un nemico ha fatto questo. E i servi gli dissero: Vuoi dunque che andiamo a raccoglierla?

Matteo 13:29 No, rispose, perché non succeda che, cogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano.

Matteo 13:30 Lasciate che l'una e l'altro crescano insieme fino alla mietitura e al momento della mietitura dirò ai mietitori: Cogliete prima la zizzania e legatela in fastelli per bruciarla; il grano invece riponetelo nel mio granaio».

Da un punto di vista agrario la zizzania è simile al grano, ma perchè dovrebbe essere tanto rischioso sradicare il male nella realtà????????? La Bibbia CEI commenta la parabola dicendo che "insegna che nella Chiesa vi saranno anche dei cattivi. Sopra la Verità del cristianesimo il nemico semina gli errori degli eretici e dei filosofi, che lo combattono contraffacendolo" da Agostino.

Sapete darmi ulteriori spiegazioni per favore?

Grazie

Tizzy

(Teofilo)
00lunedì 25 gennaio 2010 22:59
Rispondi
Consiglia  Messaggio 12 di 15 nella discussione 
Da: NazarethInviato: 07/11/2002 19.45
Cara Tiziana questo brano si riallaccia tranquillamente al passo in cui Gesù dice : "Satana ha ottenuto il permesso di passarvi al vaglio...ma io ho pregato per te  perchè non venga meno la tua fede; e tu una volta ravveduto, conferma gli altri..." (dovrebbe essere nel Vangelo ci di Luca..poi ti metto il capitolo^_^)
Per comprendere quanto questi costi e cosa comporti, abbiamo un'idea in Giobbe...sarebbe il caso di leggerlo se vuoi...ha un finale che supera le 7 meraviglie..^_^
La zizania...è dunque ciò che è stato consentito di fare a Satana...e questo perchè soltanto attraverso un confronto con il Male......possiamo comprendere che cosa sia il Bene e quindi Dio....Male e Bene coesistono..inutile fingere...o pensare di poter eliminare il male dalla faccia della terra....Satana è il "principe di questo mondo" e ce lo dice Gesù...specie quando lo affronta nel deserto anche lui....
Poichè Dio ci ha dotato di "libero arbitrio".....ci chiede di imparare a scegliere....da che parte stare...Tuttavia essendo Lui Amore infinito ed avendoci creato PER AMORE....vuole che TUTTI siamo salvati...ecco che manda la Sua Parola in mezzo a noi....non soltanto per insegnarci, ma proprio per CONDIVIDERE CON NOI QUESTA LOTTA.....
La speranza del cristiano è dunque quella di essere SALVATO e di godere dei beni promessi per l'eternità...se sarà stato in grado  DI PERSEVERARE....ma la zizzania, cioè coloro che volontariamente o testardamente o inconsciamente non curanti degli avvisi...continuano a seminare zizzania, cioè, false dottrine, errori, cattiverie.....e portano altri nell'errore....verrà ESTIRPATA nel giorno del Giudizio e "gettata nella fornace ardente" cioè l'Inferno....
Dio ci avverte e per i seminatori di zizzania NON c'è possibilità di appello....solo qui, sulla terra possono ravvedersi.....ecco perchè aritorna utile il discorso dell'importanza della Chiesa QUALE CUSTODE DELLA PAROLA......ecco che si riparla del gregge, dell'ovile..della pecorella smarrita.....sono episodi tutti collegati e che riguardano l'importanza di questa Chiesa (ovile) che è stata istituita per proteggere il gregge dai seminatori di zizzania...cioè...chi ascolta le dottrine della Chiesa e le METTE IN PRATICA..... non può cadere nell'errore...a meno che non si allontani consapevolmente da Lei......
Insomma...Dio ha permesso a Satana di tormentarci, ma ci ha dato la Chiesa quale rifugio.....la zizzania confonde e da false dottrine...la Chiesa le custodisce perchè, dice Gesù: le porte degli inferi NON prevarranno su di essa....
Un abbraccio, Caterina

Rispondi
Consiglia  Messaggio 13 di 15 nella discussione 
Da: Soprannome MSN°GinoInviato: 09/11/2002 11.11
Cara Tiziana, nel sito del Rinnovamento dello Spirito Santo, ho trovato la spiegazione della catechesi che cerchi, spero ti chiarisca le idee:
NEL CAMPO DI GRANO SPUNTA LA ZIZZANIA
La parabola tutta costruita sui contrasti. Contrasti di personaggi, gesti, mentalità, tempo soprattutto. Lo sfondo è unico: un campo. Il Padrone vi semina il grano, ma una notte arriva il Nemico con la zizzania. Tra i due gesti, l'opposizione appare netta. L'Avversario agisce di soppiatto, rapidamente, approfitta delle tenebre, del sonno dei contadini per guastare il lavoro altrui e poi sparisce, non lo vediamo più. Il Padrone del campo invece è sempre presente: non perde di vista il suo campo, agisce, parla, spiega e non abbandona la sua opera.
Ma oltre ad essere padrone del campo, è padrone anche del tempo. Non si lascia afferrare dall'impazienza. Non è che la vista della zizzania in mezzo al grano gli faccia piacere, tutt'altro.
Si oppone tuttavia allo zelo dei servitori, che vorrebbero sradicare immediatamente la zizzania. Ma dov'erano quei contadini mentre il nemico agiva indisturbato sul campo? Dormivano.
Già è più facile accorgersi del male che ha già compiuto guasti irreparabili, che prevenirlo, è più facile denunciare che testimoniare, più facile protestare che darsi da fare.
Il Padrone impedisce che si compia una colossale operazione di pulizia del campo. Ci tiene troppo al grano. "Perché non succeda che cogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano". La frase costituisce il punto focale, l'insegnamento dì fondo della parabola. Dio ha tempo, Dio dà tempo, Dio sa aspettare.
Il termine zizzania, in ebraico, deriva dalla stessa radice di Satana e richiama l'idea di disputare, dividere.
Noi siamo per le posizioni nette, il Regno di Dio in questi confini precisi, di là il regno di Satana. Qui i buoni, di là i cattivi, questa è la verità e questo è l'errore, senza sfumature.
Già i membri della comunità del Qumran si ritenevano "giusti", "perfetti", "illuminati". Anche i farisei si ritenevano dei separati e non intendevano assolutamente contaminarsi a contatto con gli altri.
Si direbbe che un peccato tipico delle persone cosiddette religiose sia il bisogno di far coincidere la virtù (vera o presunta) con la separazione attraverso confini visibili e definitivi: questo è il settore dei "figli della luce", quello lo scantinato dei "figli delle tenebre".
Con la pretesa di combattere il male, sovente si è contro qualcuno. Più che produrre qualcosa si è solo capaci di accanirsi su ciò che fanno gli altri. Molti campano sulla zizzania, è il loro grande, provvidenziale datore di lavoro.
Gesù ha vissuto le parabole, prima di raccontarle. In ogni suo atteggiamento ha incarnato la pazienza divina, mostrando che - in questo tempo - nessun peccato sottrae definitivamente l'uomo alla misericordia dì Dio. Gesù non sì separa dai peccatori, ma va con loro, non li abbandona, anzi li perdona. (Giovanni Battista annunciava (in Messia che avrebbe finalmente separato il grano e la paglia). Tollera persino nella cerchia dei dodici un traditore. Comunque, si circonda di discepoli che sono pronti ad abbandonarlo.
La presenza della zizzania nel campo di grano - anche se i servi mostrano di esserne sorpresi - non sorprende il padrone che risponde semplicemente: "Un nemico ha fatto questo".
La vera meraviglia del lettore nasce dalla seconda risposta del padrone che ordina dì non strappare la zizzania, ma di lasciarla crescere insieme al grano.
Tutti gli indizi raccolti convergono nel mostrare che il centro della parabola è il dialogo, e che la punta del dialogo è il secondo botta e risposta. Tuttavia, anche la prima domanda è seria, e la meraviglia dei servi giustificata: " Signore, non hai seminato buon seme nel tuo campo? Donde proviene la zizzania?". Infatti, qui non si tratta di un campo di grano, ma della "figura" del regno di Dio nella storia.
Nella sua genericità questa domanda è universale e antica quanto l'uomo: se Dio è buono perché esiste il male nel mondo? Ma collocata nel contesto specifico dei Vangelo, la stessa domanda acquista un senso del tutto particolare: se il tempo messianico è giunto, perché ancora il peccato nel mondo, persino nella comunità cristiana? Che Dio permetta al male di convivere col bene lo si sapeva. Lo sconcerto è che anche l'ultimo intervento di Dio - quello che si immaginava diverso! - non abbia cambiato le cose. Non doveva essere il tempo in cui Dio avrebbe finalmente instaurata la giustizia nel mondo? E invece anche il tempo messianico continua a sembrare un tempo in cui Dio promette soltanto. La presenza del Regno sembra ancora nell'ordine dei segni, o della profezia, non del compimento.
Le parabole evangeliche vanno sempre lette nella prospettiva del Regno arrivato: è qui che trovano la loro forza e la loro singolarità.
All'interrogativo dei servi - che vogliono conoscere il perché della presenza della zizzania - il padrone risponde laconicamente: "Un uomo nemico ha fatto questo". Come a dire non è colpa mia. Non aggiunge altro, perché l'essenziale è detto. Dire di più (ma sarebbe possibile?) è distrazione. Per la Bibbia, la domanda più importante non riguarda l'origine del male, ma come vivere nella storia, dove il bene e il male crescono insieme. Il primo è un problema teorico, il secondo è un problema pratico. La parabola indugia su quest'ultimo.
Anche la conclusione della parabola non è il punto sul quale fermarsi, tuttavia vi si dice qualcosa di molto importante. La certezza della separazione finale mostra che l'ordine del padrone di non separare "già ora" l'uno dall'altra non è indifferenza al bene e al male. La cernita futura è la prova che Dio prende l'uomo sul serio, Al tempo stesso rende liberi di accogliere gli uomini nel Regno di Dio senza l'ossessione di creare una pura comunità di giusti. Gesù ha rifiutato di costituire una cerchia ristretta, e non vuole che i suoi discepoli si assumano il compito di mietitori. Il padrone non nega la necessità della separazione, dice semplicemente che il suo tempo non è giunto e che il compito di separare non spetta agli uomini.
La presenza della zizzania è opera di un nemico, ma permettere che la zizzania e il grano crescano insieme è precisa volontà del padrone: "Lasciate...."
La novità della parabola sta qui, in questo comando del tutto inatteso, accompagnato da una giustificazione non priva d'ironia: "Perché non abbiate a distruggere il grano Insieme alla zizzania". Il bene e il male, i santi e i peccatori crescono insieme, in un groviglio che non è facile sciogliere. E non mancano servi zelanti che se ne scandalizzano: Dio non dovrebbe governare con criteri più netti? E siccome la tolleranza di Dio sembra loro eccessiva, si incaricano di correggerla.
Sappiamo che anche la comunità cristiana primitiva ha subito la tentazione della rigidezza. Ci si chiedeva, per esempio, se fosse giusto perdonare i peccati dopo il battesimo. La parabola invita la comunità ad essere misericordiosa e a "non giudicare nulla prima del tempo, finché sia venuto il Signore, il quale metterà in luce ciò che le tenebre nascondono e manifesterà i consigli del cuore" .
È una parabola che ribalta le nostre posizioni abituali. Provo a precisare in riferimento alla situazione attuale.
"Mentre tutti dormivano Oggi invece la zizzania non viene più sparsa di notte, il male è esibito, pubblicizzato, esaltato alla luce del sole.
"Da dove viene la zizzania?".
E se venisse anche da noi? Quando parliamo del male, e vogliamo accertarne le cause, ci poniamo sempre al di fuori, come se non centrassimo, se non fossimo almeno un poco responsabili della sua diffusione nel mondo.
"Alla fine del mondo il figlio dell'uomo manderà i suoi angeli, i quali raccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali" Piuttosto imbarazzante quel particolare: "dal suo regno". La zizzania dunque è nata all'interno del Regno, non è che il cristiano trovi il male fuori del proprio territorio. Gli scandali crescono all'interno del campo di Dio, dunque in casa nostra. Non soltanto nel campo dell'avversario.
La parabola della zizzania costituisce la più decisa smentita degli integralismi, dei fanatismi, dell'intolleranza, delle inquisizioni.
La zizzania intreccia inestricabilmente le proprie robuste radici con quelle del grano. Volerla estirpare precipitosamente significa sradicare anche il bene (o almeno la possibilità di bene).
Occorre odiare il peccato e amare - o rispettare - i peccatori. Il male è una cosa, i cattivi sono un'altra, perché i cattivi possono ridiventare buoni.
Con l'illusione di impedire il contagio si rischia di propagarlo. Col proposito di colpire il male sovente ci si sbarazza di ciò che dà fastidio, ci disturba. Si afferma che bisogna prendere posizione nette, fare una scelta di campo, ma non c'è nessun campo che sia soltanto buon grano. E quanto a prendere posizione prima che davanti agli altri occorre prenderla all'interno di noi stessi, di fronte al male che ospitiarno dentro.
Nel momento in cui giudichi, condanni gli altri ritenendoti "puro", ti trasformi in zizzania, il vero scandalo è quello offerto da coloro che pensano di dimostrare le proprie virtù denunciando le colpe degli altri. i veri operatori di iniquità sono coloro che invece di impegnarsi nell'umile fatica della pratica del Vangelo, si arrogano un ruolo che è competenza esclusiva di Dio.
L'ultimo dei 99 "bei nomi di Dio" custoditi dalla tradizione musulmana è "il Pazientissimo".
Concretamente: l'unica maniera legittima per non rendersi complici del male è quella di produrre ... un po' di bene.
Tra le persone c'è un sottile intreccio di vita, di destini, d'influenze reciproche. Il disegno di Dio è molto più fine, vede molto più lontano perché Dio è ottimista e continua a sperare nell'uomo. Questa visione rasserenante se applicata alle vicende della vita di ogni giorno ci rende più pazienti con gli altri, più tolleranti, più capaci di credere nel bene che c'è in loro, anche se in quel momento non lo vediamo perché non si manifesta, perché non coincide con il nostro bene. Tale visione dobbiamo chiedere a Dio: questa è l'arte dei rapporti umani. Grano e zizzania si alimentano nella stessa zolla, che poi è questa nostra natura umana; e le loro radici, insinuandosi nei meandri delle nostre scelte, saldano l'insieme dell'agire di tutti in modo tale che non è possibile toccarne una senza coinvolgerne molte.
La parabola è seguita da una spiegazione (13,36-43) e le differenze sono molte: i destinatari (prima le folle ora solo i discepoli), l'ambientazione (dall'ampio orizzonte del mare allo spazio ristretto della casa), ecc .....
Soprattutto si è spostato il centro della parabola: non è più la logica con cui Dio guida il suo Regno, ma il giudizio nell'ultimo giorno. La parabola era teologica, la spiegazione è morale. La "novità" teologica è diventata un ammonimento e non approfittare della pazienza di Dio.
Sembra che alla spiegazione più che il problema dei buoni e dei cattivi della comunità stia a cuore quella della sorte finale dei cattivi.
Lo spostamento d'interesse è probabilmente da collegarsi a un mutamento della situazione storica e pastorale della comunità. Il tempo ha spento gli entusiasmi delle origini e di fronte ai peccati e alle defezioni la comunità rischia di diventare indifferente: non più la meraviglia e lo scandalo, ma l'adattamento e la mondanizzazione. Non più la tentazione della rigidezza, ma quella della confusione. Giustamente Matteo - commentando la parabola - non insiste sulla pazienza dì Dio, ma avverte di non approfittarne. La tolleranza è la virtù di Dio, ma non è tolleranza che nasce dall'indifferenza. La tolleranza di Dio, è sempre accompagnata dalla chiarezza.
Bisogna fare attenzione a come si comprende la parabola. Sussiste il rischio di banalizzarla, senza distinguere il grano dalla zizzania. Il rischio del cristiano liberale e tollerante è che rinunci a giudicare e a separare, ma non perché sia convinto a tanto dalla pazienza di Dio e dalla speranza nella sua opera futura, quanto piuttosto perché non vede nessuna. differenza abissale tra grano e zizzania; gli va tutto bene, e trova ridicolo ed infantile che si parli di un "nemico" che ha sconvolto la piantagione di Dio.
Quando recitiamo i salmi, di fronte a tante espressioni dure di imprecazione contro i nemici, contro i potenti dalla vita florida e dalla carne ben pasciuta, contro coloro che dicono: " Dio non c'è, non se ne cura ", rimaniamo come sorpresi ed increduli, o magari scandalizzati dai sentimenti poco cristiani lì espressi. Ma dove sono tutti questi nemici? - ci chiediamo. Dovremmo piuttosto chiederci: non sarà per caso accaduto che noi non abbiamo più occhi per riconoscere la zizzania e il nemico?
L'insegnamento fondamentale della parabola è tuttavia l'altro: la zizzania non può essere strappata via dal campo. La spada o la falce di cui disponi consente di eseguire quell'operazione soltanto nei confronti di pensieri e sentimenti del tuo cuore. Quando tu cercassi di usarla per chi ti sta intorno, accadrebbe ineluttabilmente che insieme alla zizzania butteresti al fuoco molto buon grano. La divisione, infatti, tra l'una e l'altra passa all'interno di ciascuno; l'opera del nemico è troppo subdola perché possa essere rimediata attraverso epurazioni intempestive.
La parabola del grano e della zizzania può essere qualificata come la parabola della dolcezza di Dio in questo mondo. La verità della parabola e il prezzo di ciò che vi si dice, sarà pagato da Gesù attraverso la croce: preferirà morire, perché molti possano poi volgersi indietro e separare dentro di sé la zizzania dal grano, piuttosto che falciare i peccatori chiamando in soccorso una legione di angeli.
PROVOCAZIONI
Il male e il bene non delimitano territori rigidamente definiti, soprattutto non dividono e oppongono le persone tra loro. La linea di confine del male non passa attraverso individui o gruppi, passa in mezzo al cuore di ogni uomo, per cui nessuno può illudersi totalmente al di qua o al di là di quella linea. Ostinarsi a guardare e denunciare il male che sta fuori di noi significa non vedere il peccato che affonda le radici dentro dì noi.
C'è anche un modo diverso di guardare il campo. Tutto dipende dall'occhio con cui si osserva una certa realtà. C'è chi vede nel mondo esclusivamente sporcizia, corruzione, violenza, cattiveria, falsità. Ma c'è chi, senza ignorare questi prodotti, riesce a scorgere anche il bene, la pulizia, l'onestà, la coerenza.
Si direbbe che certi individui si siano specializzati a cogliere l'opera di Satana e risultino incapaci di scoprire l'azione di Dio nel mondo. Completezza d'informazioni o incompletezza di sguardo?
L'uomo non ha diritto di anticipare il giudizio finale. Questo spetta a Dio in esclusiva, è compito suo. La data è quella stabilita da lui, non dai nostri calendari frettolosi.
E poi l'uomo non possiede il metro adatto per giudicare i propri simili. Di quel metro Dio è gelosissimo custode, non lo concede in appalto ad alcuno. Nessuno di noi, quindi, deve "rubare" il mestiere di Dio. Il nostro compito, semmai, si esercita nel campo della comprensione, del rispetto, della pazienza, della longanimità.
Abbiamo l'occhio infallibile! Ecco il grano buono ed ecco la zizzania, Questi i buoni, quelli i cattivi. Ci sono i nostri e ... quegli altri. I vicini e i lontani, gli individui fidati e quelli poco raccomandabili. Noi i fedeli, i praticanti, la parte sana, e i poco di buono, gli indisciplinati, Tra di noi ci sono persino i super esperti capaci, per esempio di distinguere tra i preti come si deve e quelli che sono preti per modo di dire, tra sacerdoti doc e altri scarsamente affidabili.
Basterebbe che Dio ci facesse cenno e ci precipiteremo a far pulizia nel suo campo, a mettere un po' d'ordine. Il guaio è che Dio quel cenno non si decide a farlo e noi siamo costretti a mordere il freno, tenere a bada la nostra impazienza.
Che dire della nostra fretta? Viene in mente un grande predicatore del secolo scorso, il Monsabré. Teneva il sermone nella cattedrale di Notre-Dame, a Parigi. A un tratto esclamò: "Se Dio mi concedesse per 24 ore la sua onnipotenza, quante cose cambierei in questo mondo!". E l'uditorio assentiva, convinto che da quel momento tutto sarebbe andato per il meglio. E Monsabré continuò: "Ma se Dio, insieme con la sua onnipotenza mi concedesse anche la sua onniscienza, credo che lascerei tutte le cose come stanno".
Il punto di vista di Dio in tante cose sembra essere diverso dal nostro. Chiediamo anche noi la pazienza. Però non come quel tale che pregava: "O Signore, dammi la pazienza. Ma sbrigati!".
ATTUALIZZAZIONE
Uno dei difetti più gravi dell'uomo è di credersi quasi onnipotente. Anche se a parole ciascuno riconosce i propri limiti e la propria fallibilità, nel nostro animo alligna l'idea di essere perfetti. Lo sa bene l'autore sacro quando, nel libro della Genesi, mette in bocca al tentatore la frase Voi sarete come Dio", taglia un nodo fondamentale della psicologia umana. Questo desiderio, sentirsi Dio, addirittura essere Dio è nell'uomo così impellente e tenace che difficilmente se ne può liberare. Infatti, quando si accorge di avere problemi o di non riuscire a portare a termine un compito, l'uomo addossa solitamente ad altri la colpa dei fallimento, e non ammette di essere lui stesso la causa. Così, se in una famiglia un figlio crea problemi, lo sposo tende a riversare sulla sposa la responsabilità, ed altrettanto fa lei con lui: raramente si rientra in sé per ammettere i propri limiti e i propri errori.
Una conquista straordinaria, per l'uomo, è arrivare a comprendere e a tollerare la propria impotenza e la propria fallibilità. Quando deponiamo le manie di grandezza e indossiamo le vesti della debolezza, cominciamo ad essere finalmente umani: l'uomo, per tornare alla parabola del Vangelo, è un impasto di ricchezza e di povertà, di generosità e di egoismo, di intuizione e di ignoranza, di grano e di zizzania.
Cresce soltanto colui che ammette le proprie povertà. Un grande filosofo, Karl Popper, in un trattato intitolato "La società aperta e i suoi nemici", sosteneva che nessuna formula è definitiva, nessuna ideologia è pienamente vera, perché ciò che pensiamo oggi sarà superato o completato domani. La società aperta è consapevole di essere limitata e, attraverso gli errori, sa muoversi verso la pienezza. Sbagliare è umano, ma è molto più umano correggersi. Io penso - dice sempre Popper - che questo consapevole atteggiamento critico nei confronti delle proprie idee ed azioni, sia l'unico elemento che contraddistingue l'uomo dall'animale.
Alleniamoci a considerare noi stessi come limitati e fallibili, per ritrovare il gusto e il piacere di scovare i nostri difetti, le nostre "zizzanie". L'uomo cresce attraverso gli sbagli solo quando li riconosce. Se ciascuno degli sposi compie questo cammino, la coppia vive in comunione: non ci sarà, più recriminazione dell'uno verso l'altro, ma il dialogo, per riparare insieme a problemi e mancanze. La crescita della coppia diventerà anche crescita individuale. Non ci si lascerà soffocare dalla voglia di estirpare i difetti o il male altrui, e si vivrà piuttosto la tensione a superare i propri, di difetti, guardandosi dentro, perché possa crescere il grano buono.
Anche la Chiesa deve riconoscere di essere, al contempo, grano e zizzania. La zizzania non è solo fuori di essa, nel mondo, ma anche dentro di essa. Sant'Agostino affermava che la Chiesa è una casta meretrice, santa e peccatrice come Pietro. Ricordiamo i due Pietro tramandatici dal Vangelo: quello che per primo riconosce Gesù come il Cristo e Messia, e quello che lo rinnega, che stenta a credergli, che non accetta un Messia debole. C'è un Pietro santo e un Pietro satana. Ecco perché anche la Chiesa è peccatrice, fallibile, sempre bisognosa di conversione. E come tale deve sentirsi più discepola che maestra. Una delle molte, sorprendenti espressioni coniate dal Concilio è questa: "Ecclesia semper reformanda", la Chiesa è sempre da riformare e si rinnova ammettendo i propri sbagli. Il nostro Papa, con grande coraggio, dà l'esempio per primo: ha chiesto perdono per Galileo Galilei, per l'Inquisizione, per i silenzi sulla schiavitù, sul Nazismo, per i rapporti con Lutero.
Dobbiamo essere tolleranti verso la varietà del mondo. "Lasciate che l'una e l'altra crescano insieme ": tra gli uomini girano idee tanto diverse, e la verità nasce dal loro confronto, non dall'eliminazione di qualcuna di esse. Grande è quell'espressione di Voltaire: "Non sono della tua idea, ma sono disposto a sacrificare la vita perché tu possa esprimere la tua opinione". Occorre vincere l'intolleranza e il fanatismo perché sono contro il Vangelo.
Anche nella nostra società il male cresce col bene e non è possibile subito separare completamente l'uno dall'altro. I cristiani si trovano in mezzo a coloro che non lo sono, lavorano agli stessi progetti di ricerca e di sviluppo, ma per essere un segno di contraddizione, un raggio di speranza, fra le paure del nostro tempo. Rischiano di non essere compresi, di venire ostacolati, ma non possono riunirsi nella sicurezza di un clan, non possono sentirsi dei "separati". Sì, anche noi corriamo il rischio di isolarci in "ghetti spirituali" protetti dove sembra che, lontano dal male, il bene abbia modo di svilupparsi di più, Non è questa, però, la linea del Vangelo.
Gesù ci vuole in mezzo a tutti, anche fra coloro che per ideologia o per prassi sono diversi da noi e perseguono altri fini. Non dobbiamo avere paura di "sporcarci le mani", di essere messi in crisi né di subire opposizioni o persecuzioni. Un cristianesimo "in scatola", asettico, lontano dal mondo, limitato nell'ambito di una "zona protetta" che può essere la parrocchia o il gruppo ristretto, non può essere riconosciuto come autentico dal Cristo.
Un cristianesimo che si protegge, si nasconde, si separa dagli altri, è falso. È sempre il tempo, perciò, di aprire le porte, invece di chiuderle per sentirsi al sicuro. È il tempo di abbattere gli steccati, tutti i muri che, da qualche parte, probabilmente, esistono ancora. Non abbiamo bisogno di difenderci, ma di uscire per correre incontro al mondo. Non temere: hai il Signore con te e Lui ti dà la forza.
Se ti tiri indietro il male cresce, mette le radici, se lo affronti puoi vincerlo. Non con l'intransigenza e la durezza però, ma con la verità, la pazienza, l'amore.
Anche il male del mondo si previene e si cura con una coerente testimonianza di vita, con il coraggio di chi sa scegliere Dio e il suo progetto, con la speranza che sconfigge la tristezza e la paura.
"Vinci il male col bene". "Dove non c'è amore, metti amore e troverai amore".
Sia lodato Gesù Cristo e Maria, Gino
(Teofilo)
00lunedì 25 gennaio 2010 23:19
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Consiglia  Messaggio 14 di 15 nella discussione 
Da: JesusInviato: 09/11/2002 12.32
Che la Pace di Gesù scenda per la forza dello Spirito Santo su tutti noi.
Io ho sempre tremato di poter essere senza manco saperlo, un seminatore della zizzania. Prego sempre Gesù che mi aiuti a non offendere, a essere senzibile, a vedere il mio prossimo anche spostando l'attenzione fuori dalle Sacre Scritture, perchè non credo che la Sola Scriptura sia bastevole per non farci diventare seminatori di zizzania, anzi io stesso ho capito che veramente molti piccoli gruppi di falsi cristiani si servono della Sola Scriptura per dire cose non vere o per fare litigare gli altri, o per giudicare gli altri, e che ci hanno anche rubato dalla base del Protestantesimo la base per diventare dei gruppi, sono invece dei seminatori di zizzania che mettono pure in cattiva luce quello che c'è di buono nella chiesa Protestante.
Io quando non so rispondere preferisco stare zitto e poi vado a cercare che dicopno tutti gli altri, poi prego perchè il Signore Gesù mi illumini e prendo quello che ci vede uniti in Lui.
Quello che ha inserito il fratello Gino è molto bello per esempio, a me mi è piaciuto questo passo:
Ostinarsi a guardare e denunciare il male che sta fuori di noi significa non vedere il peccato che affonda le radici dentro dì noi.
C'è anche un modo diverso di guardare il campo. Tutto dipende dall'occhio con cui si osserva una certa realtà. C'è chi vede nel mondo esclusivamente sporcizia, corruzione, violenza, cattiveria, falsità. Ma c'è chi, senza ignorare questi prodotti, riesce a scorgere anche il bene, la pulizia, l'onestà, la coerenza.
.
Ma si, fratelli, sforziamoci di cercare il bene, lasciamo che il male resti fuori quando lo abbiamo scoperto, via, buttiamolo fuori dalla nostre domande, e dalle ricerche.
Io credo che Gesù è questo che vuole da tutti noi, da ogni punto di dove siamo, Egli ci dice di cercarci nel bene.
Pace a tutti, jesus

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Consiglia  Messaggio 15 di 15 nella discussione 
Da: Soprannome MSN°TeofiloInviato: 09/11/2002 21.26
Carissimi,
grazie alla domanda di Tiziana mi chiedevo quale luogo intendesse Gesù indicando il campo dove veniva seminato la zizzania oltre al buon grano.
Nella risposta esauriente di Gino veniva indicato che tale luogo è il Suo regno.
Ma poi riflettendo ho pensato che quel regno poteva essere tanto il mondo intero, tanto la Chiesa, tanto il singolo cuore dell'uomo.
In ciascuno di questi ambiti troviamo che vi sono seminatori di bene e seminatori di male.
E seminatori di male, a volte possiamo essere noi stessi, come giustamente teme Jesus. se non impariamo a lottare energicamente, nella vigilanza e non nella sonnolenza, contro i  numerosi istinti della nostra natura umana.
E questa lotta deve attuarsi in tutti gli ambiti, sia interiori che esterni: cioè nella Chiesa e nel mondo. Compito tutt'altro che facile. Ma a ciascuno è affidato la sua parte.
SLGC
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