VISITA PASTORALE DEL SANTO PADRE A LAMEZIA TERME E SERRA SAN BRUNO (9 OTTOBRE 2011)

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Caterina63
00lunedì 3 ottobre 2011 14:26

VISITA PASTORALE DEL SANTO PADRE A LAMEZIA TERME E SERRA SAN BRUNO (9 OTTOBRE 2011)





Sito ufficiale della visita Diocesi di Lamezia Terme


Programma della Visita Pastorale di Benedetto XVI nella nostra città

 

  - Il Santo Padre Benedetto XVI arriverà in aereo la mattina del 9 ottobre prossimo alle ore 9,15.

Dopo il saluto delle autorità istituzionali, che lo accoglieranno in una sala dell'aeroporto lametino, il Pontefice raggiungerà l'area ex Sir dove, alle ore 10.00, presiederà la celebrazione eucaristica. Subito dopo seguirà la recita dell'Angelus.

- In seguito arriverà in Episcopio dove pranzerà con i vescovi.

- Alle 16.30 il Santo Padre saluta gli organizzatori della Visita e quindi raggiunge lo Stadio "Guido D'Ippolito" di Lamezia Terme da dove partirà in elicottero per Serra San Bruno per la visita ai Padri della Certosa.


LETTERA DEL VESCOVO AI BAMBINI


Carissimo,

sono il tuo Vescovo Luigi. Certamente mi avrai incontrato nella tua parrocchia o nella scuola che frequenti, in occasione di qualche mia visita o celebrazione. Sai, ho pensato di scriverti per condividere una bella notizia, che sicuramente ti riempirà il cuore di gioia: il 9 ottobre prossimo Papa Benedetto XVI verrà a Lamezia Terme.

Il Papa, guida della Chiesa universale, ha pensato proprio a noi, verrà proprio da noi, per visitarci. Abbiamo davvero bisogno di maestri saggi che sappiano mostrarci la strada per una vita bella, felice, piena. Benedetto XVI verrà per indicarci il sentiero per muovere i nostri passi verso una libertà sempre più vera. Questo sentiero è Cristo Signore.

Sarà per tutti un momento importante, ed è proprio per questo motivo che ho pensato di affidarti una preghiera, che è stata preparata per l’occasione: ti chiedo di pregarla ogni giorno. Sarebbe ancora più bello se a pregare con te ci fossero anche i tuoi genitori, i tuoi familiari, i tuoi compagni di classe e i tuoi amici del catechismo.

Ti ringraziamo Signore, per aver suscitato nel Santo Padre il desiderio di venire a visitare la nostra terra, la nostra Diocesi.

Ti benediciamo perché, mentre attendiamo questo giorno, tu prepari i nostri cuori ad accogliere la Visita del Pastore come un dono grande per la nostra vita.

Ti preghiamo: fa’ che la Visita del Papa rinsaldi i vincoli di comunione nella nostra Chiesa, ci faccia crescere nell’unità, ci apra al servizio, aiuti tutta la Diocesi a vivere una svolta decisiva e radicale verso il Vangelo.

Ci sentiamo onorati e amati per questo gesto di grande benevolenza di Papa Benedetto XVI che vogliamo ricambiare con un’accoglienza pronta ad ascoltare la sua parola e ad incarnare il Vangelo nella nostra vita. In questo cammino di preparazione, ci affidiamo all’intercessione di Maria, la Vergine di Visora, la donna della speranza e dell’attesa, perché ci guidi sempre verso il Suo Figlio. Amen.

Conto su di te, sono certo che accoglierai questo invito a pregare per la Visita di Papa Benedetto XVI. Ti aspetto, insieme alla tua famiglia, nella celebrazione della Santa Messa che il Papa presiederà il 9 ottobre.

Ti saluto con affetto e ti benedico.

Il tuo Vescovo,
+ Luigi Antonio Cantafora

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LETTERA DEL VESCOVO AI GIOVANI

Carissimo,

ti scrivo per comunicarti una bella notizia: il 9 ottobre 2011 verrà a farci visita Papa Benedetto XVI. In una sua enciclica, egli descrive il Cristianesimo come l’Incontro con una persona, Gesù... Penso a te, alla tua vita: famiglia, amici, amori, parrocchia, scuola, sport, voglia di riscatto, gioie, speranze, delusioni, tristezze, dolori... Mi sono chiesto: non è forse questa esistenza concreta, che tu sperimenti giorno per giorno, il luogo in cui Gesù vuole realizzare questo Incontro?

Il Papa verrà per incontrarci e dare a noi tutti un orientamento: ci annunzierà Gesù, colui che ci ama gratuitamente, di amore eterno. La Visita del Papa è per tutti noi un’occasione importante ed è motivo di speranza per chi, come te, è “il volto giovane della Chiesa”. Ti chiedo di aiutarmi a preparare l’appuntamento col Santo Padre. Metti in campo le energie tipiche della tua età.

Conosco gli alti ideali dei giovani della tua età, l’amore per la nostra terra, il profondo senso di giustizia e di solidarietà, l’amore per la famiglia. Conosco anche le difficoltà della nostra terra, la difficoltà di trovare un lavoro, di una politica che stenta ad appassionarvi e a farvi partecipare alla costruzione del bene comune. Ma so che posso contare su di te, il Signore conta su di te. Sono sicuro che non mancherai di dare il tuo contributo per questo appuntamento col Papa. Ti affido allora la preghiera che ci prepara alla Visita di Benedetto XVI, chiedendoti di pregarla ogni giorno.

Ti ringraziamo Signore, per aver suscitato nel Santo Padre il desiderio di venire a visitare la nostra terra, la nostra Diocesi.

Ti benediciamo perché, mentre attendiamo questo giorno, tu prepari i nostri cuori ad accogliere la Visita del Pastore come un dono grande per la nostra vita.

Ti preghiamo: fa’ che la Visita del Papa rinsaldi i vincoli di comunione nella nostra Chiesa, ci faccia crescere nell’unità, ci apra al servizio, aiuti tutta la Diocesi a vivere una svolta decisiva e radicale verso il Vangelo.

Ci sentiamo onorati e amati per questo gesto di grande benevolenza di Papa Benedetto XVI che vogliamo ricambiare con un’accoglienza pronta ad ascoltare la sua parola e ad incarnare il Vangelo nella nostra vita.

In questo cammino di preparazione, ci affidiamo all’intercessione di Maria, la Vergine di Visora, la donna della speranza e dell’attesa, perché ci guidi sempre verso il Suo Figlio. Amen.

Ti aspetto il 9 ottobre nella Santa Messa che Benedetto XVI celebrerà con noi e per noi. Ti abbraccio con affetto e ti benedico.

Il tuo Vescovo,
+ Luigi Antonio Cantafora

 

 

 

 

IL PAPA IN CALABRIA: LO SPECIALE DI CALABRIA ECCLESIA

Clicca qui per scaricare in pdf il numero speciale.





Caterina63
00mercoledì 5 ottobre 2011 22:55
Benedetto XVI san Bruno

                                           Benedetto XVI                                          san Bruno

A pochi giorni dall’attesissima visita del Pontefice alla comunità certosina di Serra San Bruno, voglio fare alcune brevi considerazioni circa le ragioni di questa storica visita. Benedetto XVI proveniente dalla recente, e non so se casuale, visita in Germania  giungerà in Calabria per rendere omaggio sulla tomba di San Bruno suo connazionale. Joseph Aloisius Ratzinger, è un grande teologo, egli pur essendo un eccellente pastore ha insito un forte e profondo spirito contemplativo, con il quale percepisce ed entra in relazione spirituale con San Bruno. Sarà emozionante assistere a questo “incontro”, nel quale sicuramente il Pontefice saprà esprimere con rinnovato slancio l’attrazione e la vicinanza verso la forma di vita contemplativa certosina.

 Benedetto XVI, nel corso del suo pontificato, ha citato San Bruno il 6 ottobre del 2006, nel giorno dell’anniversario della sua morte, durante un discorso tenuto ai membri della Commissione Teologica Internazionale. Ve ne riporto di seguito un estratto, che ci fa comprendere la sua particolare ammirazione vero il padre dei certosini.

“Cari Fratelli e Sorelle,

non ho preparato una vera omelia, solo qualche spunto per fare la meditazione. La missione di san Bruno, il santo di oggi, appare con chiarezza, è – possiamo dire – interpretata nell’orazione di questo giorno che, pur alquanto variata nel testo italiano, ci ricorda che la sua missione fu silenzio e contemplazione.

Ma silenzio e contemplazione hanno uno scopo: servono per conservare, nella dispersione della vita quotidiana, una permanente unione con Dio. Questo è lo scopo: che nella nostra anima sia sempre presente l’unione con Dio e trasformi tutto il nostro essere.

Silenzio e contemplazione – caratteristica di san Bruno – servono per poter trovare nella dispersione di ogni giorno questa profonda, continua, unione con Dio. Silenzio e contemplazione: la bella vocazione del teologo è parlare. Questa è la sua missione: nella loquacità del nostro tempo, e di altri tempi, nell’inflazione delle parole, rendere presenti le parole essenziali. Nelle parole rendere presente la Parola, la Parola che viene da Dio, la Parola che è Dio”.

Fatte queste premesse, assisteremo al ritorno di un Papa a Serra, ed oggi che sono trascorsi dieci anni dall’inizio del Terzo Millennio attendo con ansia le parole che esprimerà il Pontefice per ribadire il profondo valore della vita contemplativa, solo apparentemente anacronistica, in questa società tecnocratica e materialista, impoverita ed incapace di attingere ricchezza attraverso la ricerca di Dio, fonte inesauribile di gioia e di pace.



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Caterina63
00sabato 8 ottobre 2011 19:16

Il Papa in Calabria con il motto “Nel nome di Gesù Cristo, cammina!". Il vescovo e il sindaco di Lamezia: messaggio di speranza per questa terra

Il Papa in Calabria con il motto “Nel nome di Gesù Cristo, cammina!". Il vescovo e il sindaco di Lamezia: messaggio di speranza per questa terra

“Nel nome di Gesù Cristo, il Nazareno: cammina!”. Questo il motto scelto per la visita pastorale che il Papa compirà domani a Lamezia Terme e Serra San Bruno. L'intera Calabria attende con trepidazione l'arrivo del Pontefice, previsto per le 9.15 all'aeroporto internazionale di Lamezia. Poi il trasferimento nella periferia della città, dove verrà celebrata la Santa Messa. Nel pomeriggio, Benedetto XVI sarà a Serra San Bruno: dopo il saluto alla popolazione locale, la visita alla Certosa per la celebrazione dei Vespri con i monaci. Afflitta dalla più alta percentuale italiana di giovani disoccupati - siamo intorno al 65% - la Calabria crede fortemente in un sussulto spirituale capace di cambiare le proprie sorti. Dalla nostra inviata Emanuela Campanile, la cronaca di queste ultime ore di attesa.

La Calabria non si rassegna ad essere la terra della 'ndrangheta, del più basso reddito e del più alto indice di disoccupazione giovanile: il peggior dato d'Italia. La Calabria vuole vivere e vivere con dignità. Per questo l'atteso arrivo di Benedetto XVI a Lamezia Terme e Serra San Bruno è profondamente sentito come momento di fede e di speranza: la fede in quel Dio Padre che non abbandona i suoi figli e la speranza di un risveglio delle coscienze per la ricostruzione di un tessuto sociale fatto di legalità, bene comune e solidarietà. La Calabria, dunque, è pronta ad accogliere il Papa e lo fa in festa. Lamezia Terme è ricoperta dai colori bianco e giallo delle bandiere dello Stato Vaticano, transennate le strade che il corteo papale attraverserà per raggiungere la zona industriale dove verrà celebrata la Santa Messa e dove verrà recitato l'Angelus. Ad assistere alla celebrazione un numero di fedeli superiore alle aspettative: a Lamezia Terme, tra questa notte e domani all'alba si prevede arriveranno da tutta la regione oltre mille pullman. E anche nella calma e verde Serra San Bruno, culla dell'antica Certosa a cui nel pomeriggio farà visita Benedetto XVI, le cifre sono quasi le stesse. Mancano poche ore perché il Papa chiami a raccolta la Calabria intera. A 27 anni dalla storica visita di Giovanni Paolo II in questa terra bella e difficile, è di nuovo tempo di speranza.

Benedetto XVI sarà il primo Papa dopo 890 anni a compiere una visita pastorale a Lamezia Terme. Prima di lui venne in questi luoghi Calisto II: era il 1121. In vista di questo evento il vescovo di Lamezia, mons. Luigi Antonio Cantafora, ha scritto varie lettere: una di queste è stata indirizzata ai bambini e ai giovani invitandoli a non essere solo spettatori ma protagonisti di questa visita. Ascoltiamo mons. Cantafora:


R. - Sì, certamente, la visita del Papa per noi è una grazia. Questo evento ha messo in moto tante cose nella nostra diocesi, tra cui anche i bambini e i giovani, rendendoli realmente partecipi attraverso dei concorsi, delle gare, in modo che la visita del Santo Padre è diventata, per questi stessi ragazzi, un argomento di riflessione. Hanno prodotto anche dei lavori che dicono la grande sensibilità, il grande amore che i giovani hanno per il Santo Padre.

D. - Nella lettera ai giovani, in particolare, lei fa riferimento al loro amore per la vostra terra, bellissima ma anche difficile. La Chiesa, allora, quale segno deve essere in una realtà come quella specifica di Lamezia Terme?

R. - La Chiesa, a mio avviso, deve organizzare questo amore che hanno i nostri giovani per la nostra terra, dando ai giovani la certezza di essere accanto a loro, perché restando in questa terra possano farla germogliare. Speriamo che la visita del Santo Padre diventi realmente una primavera, quella primavera che questi giovani attendono, affinché possano rimanere in questa terra. Perché essere sradicati da questa terra è sempre uno strappo. Noi vediamo che quando questi giovani ritornano, tornano anche con il desiderio di restare, ma il lavoro che manca tante volte crea un ostacolo.

D. - Che valore ha l’appartenere alla Calabria?


R. - Appartenere alla Calabria significa innanzitutto conservare quel patrimonio che c’è nella nostra terra: il patrimonio della famiglia, il patrimonio della speranza, il patrimonio della solidarietà che spesso e volentieri qui si vede con molta facilità ed ha molta visibilità. Ma anche la speranza che, attraverso l’impegno, possa essere messa da parte l’illegalità e la mafiosità che tante volte impera in certi ambienti. Io credo che in Calabria debba avvenire quello che avviene nel Vangelo di Marco: Gesù viene presentato come un grande “miles”, un grande soldato, un grande lottatore che, man mano che avanza, spazza via la negatività. Così, più noi stiamo con speranza dentro la nostra terra, più tutta la negatività lentamente va via.

D. - Dal punto di vista della tradizione cattolica, la Calabria ha molto da insegnare. E questo è uno dei tesori della vostra terra.

R. - La nostra terra è una terra di Santi, una terra di uomini che sono stati accanto al popolo, per cui la nostra terra certamente ha dei valori, delle risorse che, se noi le riprendiamo in mano – e credo che il Santo Padre ci indirizzerà su questa strada – se noi riprendiamo queste tradizioni come la famiglia, la pietà popolare, l’accoglienza, vediamo che sono tutti valori che fanno parte del patrimonio stesso della nostra terra. Lamezia ha 80mila abitanti; un quarto sono stranieri integrati da due generazioni, ormai ci sono i nipoti dei primi venuti in questa terra e vivono con i nostri figli con tanta disinvoltura. Frequentano gli stessi banchi di scuola, gli stessi luoghi, gli stessi spazi ricreativi, anche se ognuno poi vive la sua identità, anche religiosa.

 Radio Vaticana

Il segno della certosa. Il 15 settembre 1991 l'allora card. Ratzinger si recò nell'abbazia Mariawald a Eimbach/Eifel, in Germania, per ordinare sacerdote un monaco cistercense (Di Cicco)

Il segno della certosa

Una volta -- era il 15 settembre 1991 -- il cardinale Joseph Ratzinger si recò nell'abbazia Mariawald a Eimbach/Eifel, in Germania, per ordinare sacerdote un monaco cistercense della stretta osservanza. Nell'omelia svolse il tema del sacerdote monaco considerato come un orante per il popolo.

La prima e più intima funzione del ministero sacerdotale, spiegava l'allora cardinale, è «comprendere e accogliere le cose umane e trasformarle in preghiera, in modo che ciò diventi un grido davanti al volto di Dio, un grido che, toccando il suo cuore, sempre di nuovo lo induce a discendere, a venire in mezzo a noi per redimerci». E poi aggiungeva: «Il centro di tutto l'impegno pastorale di Gesù Cristo erano le sue notti di preghiera sul monte, solo con il Padre. Da una tale notte vissuta nel Tu per Tu con il Padre, è nata la chiamata dei Dodici. In un tale stare sul monte, Egli ha visto come la nave della Chiesa si affatica sul lago, sulle acque di questo mondo e, lottando con il vento contrario, non avanza e sembra affondare. Egli ha dato e dà tuttora alla nave un nuovo slancio».

La narrazione di queste parole e di questo atto del cardinale Ratzinger si trovano nel recentissimo volume Il potere dei segni (Città del Vaticano, Libreria Editrice Vaticana, 2011, pagine 299, euro 12) curato da Leonardo Sapienza, «collaboratore quasi quotidiano del Santo Padre all'interno della Prefettura della Casa Pontificia» lo definisce nella prefazione il cardinale Gianfranco Ravasi.

La raccolta di trentadue testi, quasi tutte omelie, dedicati dal cardinale Ratzinger - Benedetto XVI al sacerdozio, intende dimostrare l'impegno della Chiesa a passare dai segni del potere al potere dei segni propri di una comunità convertita totalmente al Vangelo. È un po' il filo conduttore dell'attuale pontificato che, volendo applicare in profondità il concilio Vaticano II, indica l'urgenza di ricuperare il primato di Dio nel mondo e nell'istituzione ecclesiastica, aprendosi alla via dell'amore concreto per l'uomo e il creato.
Cercare Dio rappresenta, secondo Benedetto XVI, la condizione preliminare per radicare qualsiasi novità positiva nella storia. La particolare attenzione al monachesimo e a ciò che ha significato nella storia, riscontrabile negli studi di Ratzinger teologo e nel magistero di Benedetto XVI, si spiega con il primato di Dio che sta alla base della vita monastica, conferendole una permanenza consolidata nella storia della Chiesa.

Il Papa non si stanca di proporre ai cristiani, ciascuno nella propria condizione, l'ispirazione ideale del monachesimo, che consiste nella ricerca di Dio quale scopo principale dell'esistenza. Tra i tanti, due richiami in tal senso restano ormai celebri e quasi emblematici.

Nel primo il Pontefice rilancia come tuttora valido il motto inserito da san Benedetto nella sua Regola a fondamento della vita monastica in Occidente: «Nulla anteporre all'amore di Cristo».
Il secondo è il quaerere Deum proposto al mondo della cultura il 12 settembre 2008 al collège des Bernardins di Parigi. «Nel crollo di vecchi ordini e sicurezze -- ricordò in quella circostanza -- l'atteggiamento di fondo dei monaci era il quaerere Deum -- mettersi alla ricerca di Dio. Potremmo dire che questo è l'atteggiamento veramente filosofico: guardare oltre le cose penultime e mettersi in ricerca di quelle ultime, vere». Il cercare Dio «oggi non è meno necessario che in tempi passati», per evitare un «tracollo dell'umanesimo».

La visita del Papa a una certosa isolata ma densa di storia come quella di Serra san Bruno, può essere ascritta nell'ordine dei segni e solo così compresa. (c.d.c.)

(L'Osservatore Romano 8 ottobre 2011)


Caterina63
00domenica 9 ottobre 2011 14:38

Il Papa a Lamezia Terme: Se osserviamo questa bella regione, riconosciamo in essa una terra sismica non solo dal punto di vista geologico, ma anche da un punto di vista strutturale, comportamentale e sociale; una terra, cioè, dove i problemi si presentano in forme acute e destabilizzanti; una terra dove la disoccupazione è preoccupante, dove una criminalità spesso efferata, ferisce il tessuto sociale, una terra in cui si ha la continua sensazione di essere in emergenza. All’emergenza, voi calabresi avete saputo rispondere con una prontezza e una disponibilità sorprendenti, con una straordinaria capacità di adattamento al disagio. Sono certo che saprete superare le difficoltà di oggi per preparare un futuro migliore


CELEBRAZIONE DELLA SANTA MESSA NELLA ZONA EX SIR DI LAMEZIA TERME


B16 a Lamezia Terme
Sacerdote


Alle ore 8.30 di oggi il Santo Padre Benedetto XVI parte in aereo dall’aeroporto di Roma Ciampino per la Visita Pastorale a Lamezia Terme e a Serra San Bruno.
All’arrivo - previsto per le ore 9.15 - all’aeroporto internazionale di Lamezia Terme (Catanzaro), il Papa è accolto da S.E. Mons. Luigi Antonio Cantafora, Vescovo di Lamezia Terme; dal Dott. Gianni Letta, Sotto-Segretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, Rappresentante del Governo Italiano; da S.E. il Signor Francesco Maria Greco, Ambasciatore d’Italia presso la Santa Sede; dall’On.le Giuseppe Scopelliti, Presidente della Regione Calabria; dal Dott. Antonio Reppucci, Prefetto di Catanzaro; dal Prof. Gianni Speranza, Sindaco di Lamezia Terme; dalla Dott.ssa Wanda Ferro, Presidente della Provincia di Catanzaro e dal Dott. Pasquale Clericò, Direttore dell’aeroporto di Lamezia Terme.
Il Santo Padre raggiunge in auto la Zona ex Sir, nella periferia industriale della città, per la Celebrazione Eucaristica.
Prima della Santa Messa, che inizia alle ore 10, il Papa riceve il saluto del Sindaco, Prof. Gianni Speranza, e del Vescovo, S.E. Mons. Luigi Antonio Cantafora.
Nel corso della Celebrazione Eucaristica, dopo la proclamazione del Santo Vangelo, il Papa tiene la seguente omelia:


OMELIA DEL SANTO PADRE

Cari fratelli e sorelle!

È grande la mia gioia nel poter spezzare con voi il pane della Parola di Dio e dell’Eucaristia. Sono lieto di essere per la prima volta qui in Calabria e di trovarmi in questa Città di Lamezia Terme. Porgo il mio cordiale saluto a tutti voi che siete accorsi così numerosi e vi ringrazio per la vostra calorosa accoglienza! Saluto in particolare il vostro Pastore, Mons. Luigi Antonio Cantafora, e lo ringrazio per le cortesi espressioni di benvenuto che mi ha rivolto a nome di tutti. Saluto anche gli Arcivescovi e i Vescovi presenti, i Sacerdoti, i Religiosi e le Religiose, i rappresentanti delle Associazioni e dei Movimenti ecclesiali. Rivolgo un deferente pensiero al Sindaco, Prof. Gianni Speranza, grato per il cortese indirizzo di saluto, al Rappresentante del Governo ed alle Autorità civili e militari, che con la loro presenza hanno voluto onorare questo nostro incontro. Un ringraziamento speciale a quanti hanno generosamente collaborato alla realizzazione della mia Visita Pastorale.

La liturgia di questa domenica ci propone una parabola che parla di un banchetto di nozze a cui molti sono invitati. La prima lettura, tratta dal libro di Isaia, prepara questo tema, perché parla del banchetto di Dio. È un’immagine - quella del banchetto - usata spesso nelle Scritture per indicare la gioia nella comunione e nell’abbondanza dei doni del Signore, e lascia intuire qualcosa della festa di Dio con l’umanità, come descrive Isaia: «Preparerà il Signore degli eserciti per tutti i popoli, su questo monte, un banchetto di grasse vivande…di vini eccellenti, di cibi succulenti, di vini raffinati» (Is 25,6). Il profeta aggiunge che l’intenzione di Dio è di porre fine alla tristezza e alla vergogna; vuole che tutti gli uomini vivano felici nell’amore verso di Lui e nella comunione reciproca; il suo progetto allora è di eliminare la morte per sempre, di asciugare le lacrime su ogni volto, di far scomparire la condizione disonorevole del suo popolo, come abbiamo ascoltato (vv. 7-8). Tutto questo suscita profonda gratitudine e speranza: «Ecco il nostro Dio, in lui abbiamo sperato perché ci salvasse; questi è il Signore in cui abbiamo sperato; rallegriamoci, esultiamo per la sua salvezza» (v. 9).

Gesù nel Vangelo ci parla della risposta che viene data all’invito di Dio - rappresentato da un re - a partecipare a questo suo banchetto (cfr Mt 22,1-14). Gli invitati sono molti, ma avviene qualcosa di inaspettato: si rifiutano di partecipare alla festa, hanno altro da fare; anzi alcuni mostrano di disprezzare l’invito. Dio è generoso verso di noi, ci offre la sua amicizia, i suoi doni, la sua gioia, ma spesso noi non accogliamo le sue parole, mostriamo più interesse per altre cose, mettiamo al primo posto le nostre preoccupazioni materiali, i nostri interessi. L’invito del re incontra addirittura reazioni ostili, aggressive. Ma ciò non frena la sua generosità. Egli non si scoraggia, e manda i suoi servi ad invitare molte altre persone. Il rifiuto dei primi invitati ha come effetto l’estensione dell’invito a tutti, anche ai più poveri, abbandonati e diseredati. I servi radunano tutti quelli che trovano, e la sala si riempie: la bontà del re non ha confini e a tutti è data la possibilità di rispondere alla sua chiamata. Ma c’è una condizione per restare a questo banchetto di nozze: indossare l’abito nuziale. Ed entrando nella sala, il re scorge qualcuno che non l’ha voluto indossare e, per questa ragione, viene escluso dalla festa. Vorrei fermarmi un momento su questo punto con una domanda: come mai questo commensale ha accettato l’invito del re, è entrato nella sala del banchetto, gli è stata aperta la porta, ma non ha messo l’abito nuziale? Cos’è quest’abito nuziale? Nella Messa in Coena Domini di quest’anno ho fatto riferimento a un bel commento di san Gregorio Magno a questa parabola. Egli spiega che quel commensale ha risposto all’invito di Dio a partecipare al suo banchetto, ha, in un certo modo, la fede che gli ha aperto la porta della sala, ma gli manca qualcosa di essenziale: la veste nuziale, che è la carità, l’amore. E san Gregorio aggiunge: "Ognuno di voi, dunque, che nella Chiesa ha fede in Dio ha già preso parte al banchetto di nozze, ma non può dire di avere la veste nuziale se non custodisce la grazia della Carità" (Homilia 38,9: PL 76,1287). E questa veste è intessuta simbolicamente di due legni, uno in alto e l’altro in basso: l’amore di Dio e l’amore del prossimo (cfr ibid.,10: PL 76,1288). Tutti noi siamo invitati ad essere commensali del Signore, ad entrare con la fede al suo banchetto, ma dobbiamo indossare e custodire l’abito nuziale, la carità, vivere un profondo amore a Dio e al prossimo.

Cari fratelli e sorelle! Sono venuto per condividere con voi gioie e speranze, fatiche e impegni, ideali e aspirazioni di questa comunità diocesana. So che vi siete preparati a questa Visita con un intenso cammino spirituale, adottando come motto un versetto degli Atti degli Apostoli: «Nel nome di Gesù Cristo, il Nazareno, cammina!» (3,6). [SM=g1740722]

So che anche a Lamezia Terme, come in tutta la Calabria, non mancano difficoltà, problemi e preoccupazioni.

Se osserviamo questa bella regione, riconosciamo in essa una terra sismica non solo dal punto di vista geologico, ma anche da un punto di vista strutturale, comportamentale e sociale; una terra, cioè, dove i problemi si presentano in forme acute e destabilizzanti; una terra dove la disoccupazione è preoccupante, dove una criminalità spesso efferata, ferisce il tessuto sociale, una terra in cui si ha la continua sensazione di essere in emergenza. All’emergenza, voi calabresi avete saputo rispondere con una prontezza e una disponibilità sorprendenti, con una straordinaria capacità di adattamento al disagio. Sono certo che saprete superare le difficoltà di oggi per preparare un futuro migliore. Non cedete mai alla tentazione del pessimismo e del ripiegamento su voi stessi. Fate appello alle risorse della vostra fede e delle vostre capacità umane; sforzatevi di crescere nella capacità di collaborare, di prendersi cura dell’altro e di ogni bene pubblico, custodite l’abito nuziale dell’amore; perseverate nella testimonianza dei valori umani e cristiani così profondamente radicati nella fede e nella storia di questo territorio e della sua popolazione.

Cari amici! La mia visita si colloca quasi al termine del cammino avviato da questa Chiesa locale con la redazione del progetto pastorale quinquennale. Desidero ringraziare con voi il Signore per il proficuo cammino percorso e per i tanti germi di bene seminati, che lasciano ben sperare per il futuro. Per fare fronte alla nuova realtà sociale e religiosa, diversa dal passato, forse più carica di difficoltà, ma anche più ricca di potenzialità, è necessario un lavoro pastorale moderno e organico che impegni attorno al Vescovo tutte le forze cristiane: sacerdoti, religiosi e laici, animati dal comune impegno di evangelizzazione.

A questo riguardo, ho appreso con favore dello sforzo in atto per mettersi in ascolto attento e perseverante della Parola di Dio, attraverso la promozione di incontri mensili in diversi centri della Diocesi e la diffusione della pratica della Lectio divina. [SM=g1740722]

Altrettanto opportuna è anche la Scuola di Dottrina Sociale della Chiesa, sia per la qualità articolata della proposta, sia per la sua capillare divulgazione. Auspico vivamente che da tali iniziative scaturisca una nuova generazione di uomini e donne capaci di promuovere non tanto interessi di parte, ma il bene comune. Desidero anche incoraggiare e benedire gli sforzi di quanti, sacerdoti e laici, sono impegnati nella formazione delle coppie cristiane al matrimonio e alla famiglia, al fine di dare una risposta evangelica e competente alle tante sfide contemporanee nel campo della famiglia e della vita. [SM=g1740721]

Conosco, poi, lo zelo e la dedizione con cui i Sacerdoti svolgono il loro servizio pastorale, come pure il sistematico ed incisivo lavoro di formazione a loro rivolto, in particolare verso quelli più giovani. Cari Sacerdoti, vi esorto a radicare sempre più la vostra vita spirituale nel Vangelo, coltivando la vita interiore, un intenso rapporto con Dio e distaccandovi con decisione da una certa mentalità consumistica e mondana, che è una tentazione ricorrente nella realtà in cui viviamo. Imparate a crescere nella comunione tra di voi e con il Vescovo, tra voi e i fedeli laici, favorendo la stima e la collaborazione reciproche: da ciò ne verranno sicuramente molteplici benefici sia per la vita delle parrocchie che per la stessa società civile. Sappiate valorizzare, con discernimento, secondo i noti criteri di ecclesialità, i gruppi e movimenti: essi vanno bene integrati all’interno della pastorale ordinaria della diocesi e delle parrocchie, in un profondo spirito di comunione.

A voi fedeli laici, giovani e famiglie, dico: non abbiate paura di vivere e testimoniare la fede nei vari ambiti della società, nelle molteplici situazioni dell’esistenza umana! Avete tutti i motivi per mostrarvi forti, fiduciosi e coraggiosi, e questo grazie alla luce della fede e alla forza della carità. E quando doveste incontrare l’opposizione del mondo, fate vostre le parole dell’Apostolo: «Tutto posso in colui che mi dà la forza» (Fil 4,13). Così si sono comportati i Santi e le Sante, fioriti, nel corso dei secoli, in tutta la Calabria. Siano essi a custodirvi sempre uniti e ad alimentare in ciascuno il desiderio di proclamare, con le parole e con le opere, la presenza e l’amore di Cristo. La Madre di Dio, da voi tanta venerata, vi assista e vi conduca alla profonda conoscenza del suo Figlio.
Amen!



pianeta Benedetto XVIBenedetto XVI con la pianeta
Benedetto XVI buon Pastore
Papa B16

Al termine della Santa Messa celebrata nella Zona ex Sir alla periferia di Lamezia Terme, il Papa introduce la preghiera mariana dell’Angelus con le seguenti parole:

PRIMA DELL’ANGELUS

Cari fratelli e sorelle,

mentre ci avviamo al termine della nostra Celebrazione, ci rivolgiamo con filiale devozione alla Vergine Maria, che in questo mese di ottobre veneriamo in particolare col titolo di Regina del Santo Rosario. So che diversi sono i Santuari mariani presenti in questa vostra terra, e mi rallegro di sapere che qui in Calabria è viva la pietà popolare. Vi incoraggio a praticarla costantemente alla luce degli insegnamenti del Concilio Vaticano II, della Sede Apostolica e dei vostri Pastori. A Maria affido con affetto la vostra Comunità diocesana, perché cammini unita nella fede, nella speranza e nella carità. Vi aiuti la Madre della Chiesa ad avere sempre a cuore la comunione ecclesiale e l’impegno missionario. Sostenga i sacerdoti nel loro ministero, aiuti i genitori e gli insegnanti nel compito educativo, conforti i malati e i sofferenti, conservi nei giovani un animo puro e generoso. Invochiamo l’intercessione di Maria anche per i problemi sociali più gravi di questo territorio e dell’intera Calabria, specialmente quelli del lavoro, della gioventù e della tutela delle persone disabili, che richiedono crescente attenzione da parte di tutti, in particolare delle Istituzioni. In comunione con i vostri Vescovi, esorto in particolare voi, fedeli laici, a non far mancare il vostro contributo di competenza e di responsabilità per la costruzione del bene comune.

Come sapete, oggi pomeriggio mi recherò a Serra San Bruno per visitare la Certosa. San Bruno venne in questa terra nove secoli fa, e ha lasciato un segno profondo con la forza della sua fede. La fede dei Santi rinnova il mondo! Con la stessa fede, anche voi, rinnovate oggi la vostra, nostra amata Calabria!

***************

Conclusa la Celebrazione Eucaristica il Papa raggiunge in auto l’Episcopio di Lamezia Terme per il pranzo con i Vescovi.
Alle 16.30, prima di lasciare l’Episcopio, il Santo Padre saluta gli organizzatori della Visita, quindi raggiunge in auto lo Stadio "Guido D’Ippolito" di Lamezia Terme e da qui, alle ore 16.45, parte in elicottero alla volta di Serra San Bruno.

Benedetto XVI Lamezia Terme
Benedetto XVI incoraggia la Calabria






Caterina63
00domenica 9 ottobre 2011 19:18
VISITA PASTORALE DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI A LAMEZIA TERME E A SERRA SAN BRUNO (9 OTTOBRE 2011), 09.10.2011

SALUTO DEL SANTO PADRE

Signor Sindaco,
Venerato Fratello nell’Episcopato,
distinte Autorità,
cari amici di Serra San Bruno!


Sono lieto di potervi incontrare, prima di entrare nella Certosa, dove compirò la seconda parte di questa mia Visita pastorale in Calabria. Vi saluto tutti con affetto e vi ringrazio per la vostra calorosa accoglienza; in particolare ringrazio l’Arcivescovo di Catanzaro-Squillace, Mons. Vincenzo Bertolone, e il Sindaco, Dott. Bruno Rosi, anche per le cortesi parole che mi ha rivolto. È vero, due Visite ravvicinate del Successore di Pietro sono un privilegio per la vostra comunità civile. Ma soprattutto, come giustamente ha detto ancora il Sindaco, grande privilegio è quello di avere nel vostro territorio questa “cittadella” dello spirito che è la Certosa. La presenza stessa della comunità monastica, con la sua lunga storia che risale a San Bruno, costituisce un costante richiamo a Dio, un’apertura verso il Cielo e un invito a ricordare che siamo fratelli in Cristo.

I monasteri hanno nel mondo una funzione molto preziosa, direi indispensabile. Se nel medioevo essi sono stati centri di bonifica dei territori paludosi, oggi servono a “bonificare” l’ambiente in un altro senso: a volte, infatti, il clima che si respira nelle nostre società non è salubre, è inquinato da una mentalità che non è cristiana, e nemmeno umana, perché dominata dagli interessi economici, preoccupata soltanto delle cose terrene e carente di una dimensione spirituale. In questo clima non solo si emargina Dio, ma anche il prossimo, e non ci si impegna per il bene comune. Il monastero invece è modello di una società che pone al centro Dio e la relazione fraterna. Ne abbiamo tanto bisogno anche nel nostro tempo. [SM=g1740722]

Cari amici di Serra San Bruno, il privilegio di avere vicina la Certosa è per voi anche una responsabilità: fate tesoro della grande tradizione spirituale di questo luogo e cercate di metterla in pratica nella vita quotidiana. La Vergine Maria e San Bruno vi proteggano sempre. Di cuore benedico tutti voi e le vostre famiglie.


Searra san Bruno



VISITA PASTORALE DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI A LAMEZIA TERME E A SERRA SAN BRUNO (9 OTTOBRE 2011), 09.10.2011

Il Papa ammonisce:
Negli ultimi decenni, poi, lo sviluppo dei media ha diffuso e amplificato un fenomeno che già si profilava negli anni Sessanta: la virtualità che rischia di dominare sulla realtà. Sempre più, anche senza accorgersene, le persone sono immerse in una dimensione virtuale, a causa di messaggi audiovisivi che accompagnano la loro vita da mattina a sera. I più giovani, che sono nati già in questa condizione, sembrano voler riempire di musica e di immagini ogni momento vuoto, quasi per paura di sentire, appunto, questo vuoto. Si tratta di una tendenza che è sempre esistita, specialmente tra i giovani e nei contesti urbani più sviluppati, ma essa ha raggiunto un livello tale da far parlare di mutazione antropologica. Alcune persone non sono più capaci di rimanere a lungo in silenzio e in solitudine. [SM=g1740722]

OMELIA DEL SANTO PADRE

Vespri con il PapaBenedetto XVI Vespri san Bruno

Venerati Fratelli nell’Episcopato,
cari Fratelli Certosini,
fratelli e sorelle!


Rendo grazie al Signore che mi ha condotto in questo luogo di fede e di preghiera, la Certosa di Serra San Bruno. Nel rinnovare il mio saluto riconoscente a Mons. Vincenzo Bertolone, Arcivescovo di Catanzaro-Squillace, mi rivolgo con grande affetto a questa Comunità Certosina, a ciascuno dei suoi membri, a partire dal Priore, Padre Jacques Dupont, che ringrazio di cuore per le sue parole, pregandolo di far giungere il mio pensiero grato e benedicente al Ministro Generale e alle Monache dell’Ordine.

Mi è caro anzitutto sottolineare come questa mia Visita si ponga in continuità con alcuni segni di forte comunione tra la Sede Apostolica e l’Ordine Certosino, avvenuti nel corso del secolo scorso. Nel 1924 il Papa Pio XI emanò una Costituzione Apostolica con la quale approvò gli Statuti dell’Ordine, riveduti alla luce del Codice di Diritto Canonico. Nel maggio 1984, il beato Giovanni Paolo II indirizzò al Ministro Generale una speciale Lettera, in occasione del nono centenario della fondazione da parte di san Bruno della prima comunità alla Chartreuse, presso Grenoble. Il 5 ottobre di quello stesso anno, il mio amato Predecessore venne qui, e il ricordo del suo passaggio tra queste mura è ancora vivo. Nella scia di questi eventi passati, ma sempre attuali, vengo a voi oggi, e vorrei che questo nostro incontro mettesse in risalto un legame profondo che esiste tra Pietro e Bruno, tra il servizio pastorale all’unità della Chiesa e la vocazione contemplativa nella Chiesa. La comunione ecclesiale infatti ha bisogno di una forza interiore, quella forza che poco fa il Padre Priore ricordava citando l’espressione “captus ab Uno”, riferita a san Bruno: “afferrato dall’Uno”, da Dio, “Unus potens per omnia”, come abbiamo cantato nell’Inno dei Vespri. Il ministero dei Pastori trae dalle comunità contemplative una linfa spirituale che viene da Dio.

“Fugitiva relinquere et aeterna captare”: abbandonare le realtà fuggevoli e cercare di afferrare l’eterno. In questa espressione della lettera che il vostro Fondatore indirizzò al Prevosto di Reims, Rodolfo, è racchiuso il nucleo della vostra spiritualità (cfr Lettera a Rodolfo, 13): il forte desiderio di entrare in unione di vita con Dio, abbandonando tutto il resto, tutto ciò che impedisce questa comunione e lasciandosi afferrare dall’immenso amore di Dio per vivere solo di questo amore. Cari fratelli, voi avete trovato il tesoro nascosto, la perla di grande valore (cfr Mt 13,44-46); avete risposto con radicalità all’invito di Gesù: “Se vuoi essere perfetto, va’, vendi quello che possiedi, dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo; e vieni! Seguimi!” (Mt 19,21). Ogni monastero – maschile o femminile – è un’oasi in cui, con la preghiera e la meditazione, si scava incessantemente il pozzo profondo dal quale attingere l’“acqua viva” per la nostra sete più profonda. Ma la Certosa è un’oasi speciale, dove il silenzio e la solitudine sono custoditi con particolare cura, secondo la forma di vita iniziata da san Bruno e rimasta immutata nel corso dei secoli. “Abito nel deserto con dei fratelli”, è la frase sintetica che scriveva il vostro Fondatore (Lettera a Rodolfo, 4).

La visita del Successore di Pietro in questa storica Certosa intende confermare non solo voi, che qui vivete, ma l’intero Ordine nella sua missione, quanto mai attuale e significativa nel mondo di oggi.

Il progresso tecnico, segnatamente nel campo dei trasporti e delle comunicazioni, ha reso la vita dell’uomo più confortevole, ma anche più concitata, a volte convulsa. Le città sono quasi sempre rumorose: raramente in esse c’è silenzio, perché un rumore di fondo rimane sempre, in alcune zone anche di notte. Negli ultimi decenni, poi, lo sviluppo dei media ha diffuso e amplificato un fenomeno che già si profilava negli anni Sessanta: la virtualità che rischia di dominare sulla realtà. Sempre più, anche senza accorgersene, le persone sono immerse in una dimensione virtuale, a causa di messaggi audiovisivi che accompagnano la loro vita da mattina a sera. I più giovani, che sono nati già in questa condizione, sembrano voler riempire di musica e di immagini ogni momento vuoto, quasi per paura di sentire, appunto, questo vuoto. Si tratta di una tendenza che è sempre esistita, specialmente tra i giovani e nei contesti urbani più sviluppati, ma essa ha raggiunto un livello tale da far parlare di mutazione antropologica. Alcune persone non sono più capaci di rimanere a lungo in silenzio e in solitudine.

Ho voluto accennare a questa condizione socioculturale, perché essa mette in risalto il carisma specifico della Certosa, come un dono prezioso per la Chiesa e per il mondo, un dono che contiene un messaggio profondo per la nostra vita e per l’umanità intera. Lo riassumerei così: ritirandosi nel silenzio e nella solitudine, l’uomo, per così dire, si “espone” al reale nella sua nudità, si espone a quell’apparente “vuoto” cui accennavo prima, per sperimentare invece la Pienezza, la presenza di Dio, della Realtà più reale che ci sia, e che sta oltre la dimensione sensibile. E’ una presenza percepibile in ogni creatura: nell’aria che respiriamo, nella luce che vediamo e che ci scalda, nell’erba, nelle pietre… Dio, Creator omnium, attraversa ogni cosa, ma è oltre, e proprio per questo è il fondamento di tutto.

Il monaco, lasciando tutto, per così dire “rischia”: si espone alla solitudine e al silenzio per non vivere di altro che dell’essenziale, e proprio nel vivere dell’essenziale trova anche una profonda comunione con i fratelli, con ogni uomo.

omelia di Benedetto XVI

Qualcuno potrebbe pensare che sia sufficiente venire qui per fare questo “salto”. Ma non è così. Questa vocazione, come ogni vocazione, trova risposta in un cammino, nella ricerca di tutta una vita. Non basta infatti ritirarsi in un luogo come questo per imparare a stare alla presenza di Dio. Come nel matrimonio non basta celebrare il Sacramento per diventare effettivamente una cosa sola, ma occorre lasciare che la grazia di Dio agisca e percorrere insieme la quotidianità della vita coniugale, così il diventare monaci richiede tempo, esercizio, pazienza, “in una perseverante vigilanza divina – come affermava san Bruno – attendendo il ritorno del Signore per aprirgli immediatamente la porta” (Lettera a Rodolfo, 4); e proprio in questo consiste la bellezza di ogni vocazione nella Chiesa: dare tempo a Dio di operare con il suo Spirito e alla propria umanità di formarsi, di crescere secondo la misura della maturità di Cristo, in quel particolare stato di vita. In Cristo c’è il tutto, la pienezza; noi abbiamo bisogno di tempo per fare nostra una delle dimensioni del suo mistero. Potremmo dire che questo è un cammino di trasformazione in cui si attua e si manifesta il mistero della risurrezione di Cristo in noi, mistero a cui ci ha richiamato questa sera la Parola di Dio nella Lettura biblica, tratta dalla Lettera ai Romani: lo Spirito Santo, che ha risuscitato Gesù dai morti, e che darà la vita anche ai nostri corpi mortali (cfr Rm 8,11), è Colui che opera anche la nostra configurazione a Cristo secondo la vocazione di ciascuno, un cammino che si snoda dal fonte battesimale fino alla morte, passaggio verso la casa del Padre.

A volte, agli occhi del mondo, sembra impossibile rimanere per tutta la vita in un monastero, ma in realtà tutta una vita è appena sufficiente per entrare in questa unione con Dio, in quella Realtà essenziale e profonda che è Gesù Cristo.

Per questo sono venuto qui, cari Fratelli che formate la Comunità certosina di Serra San Bruno! Per dirvi che la Chiesa ha bisogno di voi, e che voi avete bisogno della Chiesa. Il vostro posto non è marginale: nessuna vocazione è marginale nel Popolo di Dio: siamo un unico corpo, in cui ogni membro è importante e ha la medesima dignità, ed è inseparabile dal tutto. Anche voi, che vivete in un volontario isolamento, siete in realtà nel cuore della Chiesa, e fate scorrere nelle sue vene il sangue puro della contemplazione e dell’amore di Dio.

Stat Crux dum volvitur orbis – così recita il vostro motto. La Croce di Cristo è il punto fermo, in mezzo ai mutamenti e agli sconvolgimenti del mondo. La vita in una Certosa partecipa della stabilità della Croce, che è quella di Dio, del suo amore fedele. Rimanendo saldamente uniti a Cristo, come tralci alla Vite, anche voi, Fratelli Certosini, siete associati al suo mistero di salvezza, come la Vergine Maria, che presso la Croce stabat, unita al Figlio nella stessa oblazione d’amore. Così, come Maria e insieme con lei, anche voi siete inseriti profondamente nel mistero della Chiesa, sacramento di unione degli uomini con Dio e tra di loro. In questo voi siete anche singolarmente vicini al mio ministero. Vegli dunque su di noi la Madre Santissima della Chiesa, e il santo Padre Bruno benedica sempre dal Cielo la vostra Comunità.

Cistercensi

Benedetto XVI
B16
Benedict XVI san Bruno
Vespri Benedetto XVI
Maria Santissima Benedetto XVI
Benedetto XVI cistercensi san Bruno
Benedetto XVI serra san bruno

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