Viaggio Apostolico in Messico e a Cuba del Santo Padre dal 23 al 29 marzo 2012

Versione Completa   Stampa   Cerca   Utenti   Iscriviti     Condividi : FacebookTwitter
Caterina63
00mercoledì 21 marzo 2012 14:21

STATISTICHE CHIESA CATTOLICA MESSICO


 

messico

 



E CUBA


cuba



Città del Vaticano, 21 marzo 2012 (VIS). In previsione del Viaggio Apostolico in Messico e nella Repubblica di Cuba che il Santo Padre compirà dal 23 al 29 marzo in occasione del bicentenario dell'indipendenza del Messico e del quarto centenario del ritrovamento dell'immagine della Vergine de la Caridad del Cobre a Cuba, riportiamo alcuni dati statistici della Chiesa Cattolica in entrambi i Paesi, aggiornati al 31 dicembre 2010 a cura dell'Ufficio Centrale di Statistica della Chiesa.

Il Messico ha una superficie di 1.958.201 km2, una popolazione di 108.426 abitanti, dei quali 99.635.000 cattolici, il 91,89% della popolazione. Nel Paese ci sono 93 circoscrizioni ecclesiastiche; 6.744 parrocchie e 7.169 centri pastorali. I Vescovi sono 163; i sacerdoti 16.234; i religiosi e le religiose sono 30.023; 505 sono i membri di istituti secolari; 25.846 sono i missionari laici e 295.462 i catechisti impegnati in attività di apostolato. I seminaristi minori sono 4.524 e i maggiori 6.495.

La Chiesa Cattolica conta in Messico 8.991 centri di istruzione di tutti i livelli nei quali studiano 1.856.735 alunni; 1.822 centri di educazioni speciale. Si contano inoltre 5.082 centri caritativi di proprietà della Chiesa e/o diretti da ecclesiastici o religiosi: 257 ospedali; 1.602 ambulatori; 8 lebbrosari; 372 case per anziani, invalidi o minorati; 329 orfanotrofi e asili nido; 2.134 consultori familiari ed altri centri per la protezione della vita e 340 istituzioni di altro tipo.

La Repubblica di Cuba ha una superficie di 110.861 km2, con una popolazione di 11.242.000, dei quali 6.766.000 cattolici, - il 60,19% della popolazione. Il Paese conta 11 circoscrizioni ecclesiastiche; 304 parrocchie e 2.210 centri pastorali; 17 Vescovi; 361 sacerdoti; 656 religiosi e religiose; 24 membri di Istituti secolari; 2.122 missionari laici e 4.133 catechisti impegnati in attività di apostolato. I seminaristi minori sono 13 e i maggiori 78.

Nella Repubblica di Cuba la Chiesa cattolica dispone di 12 centri educativi di tutti i livelli nei quali studiano 1.113 alunni, oltre 10 centri di istruzione speciale. Vi sono inoltre 17 centri caritativi di proprietà e /o diretti da ecclesiastici: 2 ambulatori; 1 lebbrosario; 8 case per anziani, invalidi e minorati; 3 orfanotrofi e asili nido e 3 istituzioni di altri tipo.

 

SITO UFFICIALE DELLA VISITA

 

sito ufficiale visita

 

Il cardinale Bertone sulla visita del Papa in Messico: porterà un messaggio di amore e ottimismo

Il cardinale Bertone sulla visita del Papa in Messico: porterà un messaggio di amore e ottimismo

Preghiera quotidiana, revisione dei discorsi e un grande amore per la Madonna di Guadalupe: in questo modo Benedetto XVI sta trascorrendo i giorni che lo separano dall’inizio del suo 23.mo viaggio apostolico, che da venerdì prossimo al 29 marzo lo porterà prima in Messico e poi a Cuba.
Per questo motivo, gli impegni settimanali del Papa – compresa l’udienza generale di mercoledì 21 – sono stati annullati. A descrivere in particolare i sentimenti del Pontefice in questa lunga vigilia prima della partenza per il Messico è stato il segretario di Stato, il cardinale Tarcisio Bertone, che ha concesso un’intervista a Valentina Alazraki, collega dell’emittente messicana Televisa:


R. – La scelta del Messico, senza dubbio, è un grande atto di amore del Papa al Messico, questo grande Paese dell’America Latina, un grande Paese cattolico, un Paese in pieno sviluppo, un Paese però attraversato da problemi e da sfide formidabili, soprattutto le sfide della violenza, le sfide della corruzione, del narcotraffico, che esigono l’impegno di tutti, l’impegno di tutte le istanze religiose, civili, sociali per superare questa fase e per rifondare il Messico sui valori cristiani, che sono nel Dna del popolo messicano: i valori della pacifica convivenza, della fraternità, della solidarietà e dell’onestà. Quindi il Papa porta un messaggio di incoraggiamento in questa direzione e porta questo messaggio soprattutto ai giovani perché non si lascino scoraggiare, perché non si lascino catturare da facili mire, da facili orizzonti magari di guadagno e di arrivismo, ma si sentano impegnati a costruire una società solidale, una società onesta, una società dove ciascuno abbia il proprio posto, il proprio riconoscimento. Un messaggio di amore e di grande incoraggiamento e quindi di ottimismo, anche.

D. – Eminenza, lei è stato in Messico, tra l’altro rappresentando proprio Sua Santità nell’Incontro Mondiale delle Famiglie: che Messico ha trovato? Che Chiesa ha trovato e pensa di ritrovare in Messico?

R. – Specialmente in quella visita – e credo che la ritroveremo adesso: sappiamo quanto è amata la figura del Papa dal popolo messicano e senza parlare poi del recente pellegrinaggio delle reliquie di Giovanni Paolo II, che ha suscitato nel popolo una devozione straordinaria – ho trovato un grande entusiasmo, una grande fede. Una fede popolare, ma una fede solida, non superficiale. E da questo punto di vista credo che ancora adesso la fede non si sia affievolita, anzi: proprio di fronte ai problemi e alle sfide, c’è bisogno di un maggior radicamento nella fede e c’è bisogno di un aiuto dall’Alto e quindi di maggiore preghiera, ma anche di maggiore impegno personale. E credo che la Chiesa, nella sua struttura organizzativa, nei suoi pastori, nelle sue organizzazioni sociali e capillari, lavori in questa direzione.

D. – Il Messico e la Santa Sede ormai quest’anno festeggiano i vent’anni del ristabilimento dei rapporti diplomatici. Come vede Lei i rapporti tra questi due Stati ed anche il rapporto tra lo Stato e la Chiesa?

R. – I rapporti tra Stato e Chiesa in Messico si sono evoluti, senza dubbio, molto positivamente: se ricordiamo, nel secolo scorso, di tensioni ce n’erano… Anche se il popolo, sentiva la Chiesa come “cosa sua”, come anima del popolo, però politicamente, civilmente e strutturalmente c’era una contrapposizione, una tensione. Vent’anni fa si sono ristabiliti i rapporti diplomatici: questo è un segnale di rilevanza pubblica della Chiesa come tale. È un riconoscimento della funzione universale svolta dalla Chiesa e dalla Santa Sede. Si pensi anche allo sviluppo che ha avuto il Messico nella comunità internazionale, non solo nel Caribe e nell’America Latina, ma nella comunità internazionale, tra i “Venti” per dire. È significativo dunque che questi rapporti siano saldi e fruttuosi.

D. – Ci sono cose da migliorare, secondo Lei?

R. – Ci sono i temi che conosciamo: a parte queste sfide che abbiamo citato, ci sono i temi relativi ai valori irrinunciabili, ai valori etici, quelli che fondano la vita onesta. Non dico proprio la buona vita secondo il Vangelo, ma la vita onesta: mi riferisco ai temi della famiglia, della tutela della vita, delle libertà fondamentali. Ricordiamo che si sta discutendo e votando una legge di libertà religiosa. Se resiste il diritto alla libertà religiosa, anche gli altri diritti sono tutelati e protetti. Se cade il diritto alla libertà religiosa – questo diritto basilare, fondamentale – anche gli altri diritti vacillano. Questa è l’esperienza storica.

D. – Pensando all’Incontro Mondiale delle Famiglie, queste minacce alla vita, alla famiglia cui lei accennava: si tratta di valori irrinunciabili, purtroppo insidiati anche da legislazioni che si sono modificate…

R. – …Che sono andate in una direzione molto diversa. La famiglia, come unione tra uomo e donna, il matrimonio come unione tra uomo e donna secondo il progetto primordiale del Creatore: c’è un progetto di valenza naturale e quindi universale, che è tutelato dalle grandi religioni del mondo, non solo dal cristianesimo e non solo dalla Chiesa cattolica. E poi la tutela della vita, il “non uccidere”, non uccidere nemmeno nel seno materno il bambino non nato. Il non uccidere ha in Messico certamente un’eco molto dolorosa, perché purtroppo le uccisioni sono all’ordine del giorno, sono fatti quotidiani dolorosissimi. E quindi anche su questo punto, su questo comandamento del Decalogo, siamo tutti impegnati direi in prima fila.

D. – Pensa che Sua Santità in qualche maniera farà un appello in questo senso?

R. – Certamente toccherà questo punto, questo comandamento. E tutti – la Chiesa, le Chiese, le autorità civili – tutte le istanze sociali e politiche sono impegnate in questo campo. Vorrei dire questo: la prima missione della Chiesa è per l’appunto una missione educativa, quella di educare le coscienze. C’è un’espressione di Papa Benedetto XVI, molto bella, nella sua prima Enciclica Deus caritas est che dice: “La Chiesa vuol servire la formazione della coscienza e contribuire affinché cresca la percezione delle vere esigenze della giustizia e insieme la disponibilità ad agire in base a queste esigenze”. E’ un compito formidabile, questo: non è un compito, diciamo così, di carattere prettamente politico, ma pesa sulla politica. È insieme di formazione personale ed anche di formazione politica, formazione della società, perché si vuole plasmare una società che percepisca le esigenze della giustizia e voglia agire in base a queste esigenze.

D. – Eminenza, Sua Santità non andrà a Guadalupe, ma andrà a Guanajuato, nel “cuore” geografico e spirituale del Messico. Perché questa scelta del Santo Padre?

R. – Il Santo Padre ama la Madonna di Guadalupe, l’amata Patrona del Messico e dell’America Latina e di tutti i Paesi del Caribe dell’America Latina. E aggiungo che questo ricordo, adesso che sta preparando il viaggio in Messico, gli è visivamente presente ogni sera quando fa la passeggiata nei Giardini Vaticani e recita il Rosario: passa sempre davanti all’immagine della Madonna di Guadalupe e dell’apparizione a Juan Diego. Ma allo stesso tempo sappiamo i motivi di questa scelta del Papa. Una scelta, lo confesso, straordinaria, che mi ha subito colpito sin da quando ho sentito le motivazioni del Papa: Giovanni Paolo II, lo ricordiamo, desiderava tanto andare in pellegrinaggio a quel Santuario e non poté farlo per tanti motivi… Così Benedetto XVI ha detto: “Io devo realizzare questo desiderio di Giovanni Paolo II e andare io, come suo successore, a quel Santuario che è il cuore della fede eroica del popolo messicano”. Quindi, è un grande segno per il popolo messicano. Ed è un richiamo a una storia che è esemplare per tutte le Chiese locali del mondo, per tutti i Paesi, specialmente adesso che ci vuole eroismo per conservare e professare la propria fede cattolica. Vediamo che cosa accade anche in certi Paesi come in Nigeria, in Paesi dell’Africa, in altri Paesi... È dunque un grande gesto del Santo Padre, che io credo il popolo messicano saprà apprezzare pienamente.

  Radio Vaticana


 

Recorrido

 

Recorrido día 23 de Marzo 
Aeropuerto Internacional de Guanajuato  – Colegio Miraflores
 5:30 pm




[SM=g1740717] [SM=g1740720] [SM=g1740750] [SM=g1740752]

 

Caterina63
00venerdì 23 marzo 2012 19:38

Il Papa in Messico ed a Cuba. Cammino aperto verso la libertà (Ponzi)

Il viaggio apostolico di Benedetto XVI nel Messico e a Cuba è una tappa dell’evangelizzazione iniziata con il concilio Vaticano II

Cammino aperto verso la libertà

dal nostro inviato Mario Ponzi

Papa Wojtyła ha aperto il cammino. Lungo una strada che per i popoli del Messico e di Cuba significa speranza, libertà, pace. Ma ora bisogna seguirla e far sì che siano in molti a fare altrettanto, alla luce della fede.

È con questo spirito che Benedetto XVI affronta il suo nuovo viaggio internazionale, sulle orme di Giovanni Paolo II. Guarda al Messico e a Cuba, ma il suo pensiero è rivolto a tutto il grande continente latinoamericano. Lo ha spiegato il Papa stesso ai giornalisti che lo seguono in questa visita pastorale. L’obiettivo del viaggio resta quello di portare Cristo e il suo amore al centro della storia, per riportare l’uomo al centro della vita.
Si è svolto come sempre in un clima di grande cordialità l’incontro con i 72 rappresentanti della stampa internazionale all’inizio del viaggio. Durante il volo verso la città messicana di León, il Papa ha raggiunto i giornalisti alle 11 in punto, accompagnato dal direttore della Sala Stampa della Santa Sede, padre Federico Lombardi.

Le domande al Pontefice hanno riguardato anche la difficile situazione del Messico tormentato dalla violenza distruttiva del narcotraffico, il ruolo della Chiesa nel continente tra contrasti sociali e dibattiti sull’eredità della «teologia della liberazione», la questione dei diritti umani a Cuba con i riflessi della perdurante precarietà degli equilibri internazionali in riferimento all’isola caraibica, le numerose sfide che si presentano all’orizzonte della Chiesa latinoamericana, impegnata nella missione continentale iniziata subito dopo la conferenza di Aparecida.
Il primo pensiero, dunque, è stato per Papa Wojtyła, sulle cui tracce Benedetto XVI ha detto di voler camminare. Nel segno della continuità. I tempi sono diversi e anche le situazioni risultano differenti dal punto di vista sociale e politico. Però non cambia il messaggio che Benedetto XVI porta con sé. E poi in Messico desiderava tornare da Papa. Conosce il Paese per esserci stato, ma anche per le tante persone che — lo ha ricordato — ogni mercoledì si fanno sentire durante l’udienza generale. In qualche modo ha voluto ricambiare questo affetto andandoli a trovare nella loro terra.

L’attenzione si è poi concentrata sulla drammatica questione della violenza in Messico. Argomento non nuovo per il Papa, che ne ha parlato in diverse occasioni con rappresentanti diplomatici, capi di governi, vescovi. L’ultima occasione è stata la celebrazione della messa del 12 dicembre 2011 nella basilica di San Pietro per il bicentenario dell’indipendenza dei popoli latinoamericani.

Non è cambiato, dunque, il senso della condanna di ogni forma di violenza espressa questa mattina nei confronti del ruolo distruttivo del narcotraffico. La droga, ha detto il Pontefice, distrugge l’uomo, distrugge soprattutto i giovani. Il ruolo della Chiesa in questo contesto è di smascherare il male ovunque esso si annidi. È perciò necessario continuare ad annunciare Dio per farlo conoscere al mondo. Se non ha questa conoscenza, infatti, l’uomo si costruisce i suoi paradisi artificiali e non scopre la via della salvezza.
Più articolata la riflessione sul ruolo di supporto della Chiesa nel perpetuarsi di quello strano fenomeno per cui ancora oggi — a duecento anni dalla conquistata indipendenza e nonostante l’innegabile balzo in avanti di molte economie continentali — continua ad aumentare il divario tra ricchi e poveri. Alla Chiesa è stato mosso il rilievo di non essersi troppo impegnata in questo settore. Ed è stata evocata una nuova «teologia della liberazione», senza quegli eccessi che l’avevano segnata agli inizi.

La Chiesa, ha risposto il Papa, deve naturalmente interrogarsi su quello che fa, per valutare come lo fa e se è sufficiente. Bisogna però ricordare che essa non è un partito politico, ma una realtà morale che educa la persona umana. È anche vero che la politica implica in qualche modo la morale. E dunque la Chiesa finisce per entrare in contatto con la politica. Ma la sua missione resta sempre quella di educare le coscienze. In questo campo, ha rilevato il Pontefice, si nota tra i cattolici una sorta di dicotomia, nel senso che c’è una profonda differenza tra il loro modo di comportarsi individuale e il loro modo di esprimersi e di vivere in pubblico. Quasi che la loro fede sia qualcosa da vivere solo nella sfera privata e da rinnegare nella sfera pubblica.
In tal senso, la missione della Chiesa è aiutare gli uomini a superare questo comportamento schizofrenico. Soprattutto c’è bisogno di educare a costruire una morale pubblica. Certo, ha sottolineato il Papa, per i credenti è più facile, perché si tratta di esprimere la forza insita nella fede. Quanto all’eventualità di una «teologia della liberazione purificata», il Pontefice ha ribadito che la questione è semplicemente di educare alla morale.

Riguardo all’attualità dell’esortazione con cui Giovanni Paolo II salutò i cubani sul finire del suo viaggio nel 1998 — «Che Cuba si apra al mondo, che il mondo si apra a Cuba» — e sulle voci degli oppositori al regime che si sono fatte sentire alla vigilia del viaggio, Benedetto XVI ha, forse, anticipato alcune delle cose che dirà direttamente ai cubani, sia per quanto riguarda la loro situazione interna, sia per quanto riguarda l’atteggiamento della comunità internazionale. Anche in questo caso il Papa ha ribadito la sua volontà di continuare sul cammino tracciato da Papa Wojtyła. Egli, ha detto, ha aperto una strada, una lunga strada, e noi intendiamo seguirla. Certo oggi ci troviamo di fronte — ha notato — a nuove convinzioni, a ideologie che si adattano di più alle necessità del mondo, che richiedono di collaborare per una società più giusta. Ma la Chiesa, ha concluso, è sempre dalla parte della libertà, di ogni libertà.

Infine uno sguardo allargato all’America latina e alla missione continentale della Chiesa. Al Papa è stato chiesto di leggerla alla luce dei due prossimi grandi appuntamenti ecclesiali: il Sinodo sulla nuova evangelizzazione e la celebrazione dell’Anno della fede in un contesto segnato da sfide profonde quali il secolarismo incipiente e le minacce delle sètte. La nuova evangelizzazione — ha ricordato il Papa — è iniziata con il concilio Vaticano II. Giovanni XXIII intuì infatti la necessità di portare Cristo nel mondo ai tanti che non lo conoscevano. Giovanni Paolo II ne ha fatto una ragione del suo pontificato. Noi oggi — ha notato Benedetto XVI — ci troviamo in un contesto di razionalizzazione estrema e molti non conoscono Dio o rifiutano di conoscerlo. Nostro compito è annunciare quel Dio che risponde alle domande della nostra ragione.

L’incontro con i giornalisti si è concluso con l’inusuale cerimonia di consegna di alcuni doni che i colleghi della stampa messicana hanno voluto fare al Papa. Tra i più singolari, un ipod con musiche messicane e musica classica. «Santità — gli è stato detto al momento della consegna — conoscendo il suo amore e la sua perizia per la tecnologia, per Twitter e per tanto altro, abbiamo pensato di aggiungere anche questo alle sue conoscenze».

(L'Osservatore Romano 24 marzo 2012)








































[SM=g1740757]

Caterina63
00sabato 24 marzo 2012 09:04















http://cache.daylife.com/imageserve/04HQ3Sy1Qtf3S/610x.jpg
http://cache.daylife.com/imageserve/01XB74u6CS4Ay/x610.jpghttp://cache.daylife.com/imageserve/0fJb0KhdqEeok/x610.jpg






CERIMONIA DI BENVENUTO

DISCORSO DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI

Silao - Aeroporto
Venerdì, 23 marzo 2012

Eccellentissimo Signor Presidente della Repubblica,
Signori Cardinali,
Venerati fratelli nell’Episcopato e nel Sacerdozio,
Distinte autorità,
Amato popolo di Guanajuato e dell’intero Messico,


sono molto felice di essere qui, e rendo grazie a Dio per avermi concesso di realizzare il desiderio, presente nel mio cuore da molto tempo, di poter confermare nella fede il Popolo di Dio di questa grande nazione nella sua propria terra.

È proverbiale il fervore del popolo messicano verso il Successore di Pietro, che lo ha sempre molto presente nella sua preghiera. Lo dico in questo luogo, considerato il centro geografico del suo territorio, nel quale desiderò venire, sin dal suo primo viaggio, il mio venerato Predecessore, il beato Giovanni Paolo II. Non potendolo fare, lasciò in quella occasione un messaggio di incoraggiamento e benedizione quando sorvolava il suo spazio aereo. Oggi sono felice di farmi eco delle sue parole, proprio in questo luogo e tra di voi: Sono grato – diceva nel suo messaggio – per l’affetto verso il Papa e la fedeltà al Signore dei fedeli del Bajío e di Guanajuato. Che Dio li accompagni sempre (cfr Telegramma, 30 gennaio 1979).

Con questo intimo ricordo, la ringrazio, Signor Presidente, per la sua calorosa accoglienza, e saluto con deferenza la sua distinta consorte e le altre autorità che hanno voluto onorarmi con la loro presenza. Un saluto molto speciale a Mons. José Guadalupe Martín Rábago, Arcivescovo di León, così come a Mons. Carlos Aguiar Retes, Arcivescovo di Tlalnepantla e Presidente della Conferenza Episcopale Messicana e del Consiglio Episcopale Latinoamericano. Con questa breve visita, desidero stringere la mano di tutti i messicani e raggiungere le nazioni e i popoli latinoamericani, ben rappresentati qui da tanti Vescovi, proprio in questo luogo nel quale il maestoso monumento a Cristo Re, nel “Cerro del Cubilete”, manifesta il radicamento della fede cattolica tra i messicani, che si mettono sotto la sua costante benedizione in tutte le loro vicissitudini.

Il Messico, e la maggior parte delle popolazioni latinoamericane, hanno commemorato il bicentenario della propria indipendenza, o lo stanno facendo in questi anni. Molte sono state le celebrazioni religiose per rendere grazie a Dio di questo momento così importante e significativo. E in esse, come si è fatto nella Santa Messa nella Basilica di San Pietro a Roma, nella Solennità di Nostra Signora di Guadalupe, si è invocata con fervore Maria Santissima, che fece vedere con dolcezza come il Signore ama tutti e si consegnò per tutti, senza distinzioni. La Nostra Madre del cielo ha continuato a vegliare sulla fede dei suoi figli anche nella formazione di queste nazioni, e continua a farlo oggi dinanzi alle nuove sfide che si presentano loro.

Giungo come pellegrino della fede, della speranza e della carità. Desidero confermare nella fede i credenti in Cristo, consolidarli in essa e incoraggiarli a rivitalizzarla con l’ascolto della Parola di Dio, i Sacramenti e la coerenza di vita. Così potranno condividerla con gli altri, come missionari tra i propri fratelli, ed essere fermento nella società, contribuendo a una convivenza rispettosa e pacifica, basata sulla incomparabile dignità di ogni persona umana, creata da Dio, e che nessun potere ha il diritto di dimenticare o disprezzare. Questa dignità si manifesta in modo eminente nel diritto fondamentale alla libertà religiosa, nel suo genuino significato e nella sua piena integrità.

Come pellegrino della speranza, vi dico con San Paolo: «Non siate tristi come gli altri che non hanno speranza» (1Ts 4,13). La fede in Dio offre la certezza di incontrarlo, di ricevere la sua Grazia, e su questo si basa la speranza di chi crede. Sapendo ciò, il credente si sforza di trasformare anche le strutture e gli avvenimenti presenti poco piacevoli, che sembrano immutabili e insuperabili, aiutando chi nella vita non trova né senso, né avvenire. Sì, la speranza cambia l’esistenza concreta di ogni uomo e di ogni donna in maniera reale (cf. Spe salvi, 2). La speranza addita «un cielo nuovo e una terra nuova» (Ap 21,11), cercando di rendere palpabili già ora alcuni dei loro riflessi. Inoltre, quando si radica in un popolo, quando viene condivisa, essa si diffonde come la luce che disperde le tenebre che offuscano e attanagliano. Questo Paese, questo Continente, sono chiamati a vivere la speranza in Dio come una convinzione profonda, trasformandola in un atteggiamento del cuore e in un impegno concreto di camminare uniti verso un mondo migliore. Come già dissi a Roma, «continuate ad avanzare senza scoraggiarvi nella costruzione di una società fondata sullo sviluppo del bene, il trionfo dell’amore e la diffusione della giustizia» (Omelia nella solennità di Nostra Signora di Guadalupe, Roma, 12 dicembre 2011).

Insieme alla fede e alla speranza, il credente in Cristo, e la Chiesa nel suo insieme, vivono e praticano la carità come elemento essenziale della loro missione. Nella sua accezione primaria, la carità «è anzitutto e semplicemente la risposta a una necessità immediata in una determinata situazione» (Deus caritas est, 31a), come è soccorrere coloro che patiscono la fame, sono privi di dimora, sono infermi o bisognosi in qualche aspetto della loro esistenza. Nessuno rimane escluso per la sua origine o le sue convinzioni da questa missione della Chiesa, che non entra in competizione con altre iniziative private o pubbliche, anzi, essa collabora volentieri con coloro che perseguono questi stessi fini. Tantomeno pretende altra cosa che non sia fare del bene, in maniera disinteressata e rispettosa, al bisognoso, a chi, molte volte, manca più di tutto proprio di una prova di amore autentico.

Signor Presidente, amici tutti: in questi giorni chiederò vivamente al Signore e alla Vergine di Guadalupe che questo popolo faccia onore alla fede ricevuta e alle sue migliori tradizioni; e pregherò specialmente per coloro che più ne hanno bisogno, particolarmente quanti soffrono a causa di antiche e nuove rivalità, risentimenti e forme di violenza. Già so che mi trovo in un Paese orgoglioso della sua ospitalità e desideroso che nessuno si senta estraneo nella sua terra. Lo so, già lo sapevo, però ora lo vedo e lo sento in modo molto profondo nel cuore. Spero con tutta la mia anima che lo sentano anche tanti messicani che vivono fuori della propria patria natìa, ma che mai la dimenticano e desiderano vederla crescere nella concordia e in un autentico sviluppo integrale. Molte grazie.



http://cache.daylife.com/imageserve/02tZcsY9Ot4TS/610x.jpg
http://cache.daylife.com/imageserve/073B8tm94Q9eY/610x.jpg
http://cache.daylife.com/imageserve/097P4kT5MzbqN/610x.jpg




Padre Lombardi: il Papa commosso per il caloroso benvenuto in Messico

Clicca qui per leggere l'articolo. Qui una traduzione.

Il Papa: stringo la mano a tutti i Messicani, popolo della speranza (Izzo)

Vedi anche:

Il colloquio del Papa con i giornalisti nella trascrizione di Gian Guido Vecchi

Folla oceanica (600-700 mila persone) accoglie il Papa in Messico

Iniziato il viaggio del Papa in America Latina

Appello del Papa per la libertà (Ansaldo)

Il Papa, sorridente ed in buona forma, scende dalla scaletta dell'aereo. Bagno di folla per le strade di Leon (Izzo)

Il Papa: «Vado per incoraggiare e per imparare, per confortare nella fede, nella speranza e nella carità». Bagno di folla per Benedetto XVI in Messico

La luce della speranza. Il primo discorso del Papa in Messico (Sir)

Il cardinale Sarah: “Il Papa per il riscatto dei popoli cubano e messicano” (Agasso)

Cuba e Messico: democrazia e condanna dei trafficanti (Galeazzi)

Il Papa in Messico: “Giungo come pellegrino della fede, della speranza e della carità”. Il calore dei messicani per Benedetto XVI nella prima giornata a León (R.V.)

Il Papa in Messico: "Giungo come pellegrino della fede, della speranza e della carità. Desidero confermare nella fede i credenti in Cristo, consolidarli in essa e incoraggiarli a rivitalizzarla con l’ascolto della Parola di Dio, i Sacramenti e la coerenza di vita. Così potranno condividerla con gli altri, come missionari tra i propri fratelli, ed essere fermento nella società..." (Discorso)

IL PAPA E' ARRIVATO IN MESSICO ACCOLTO DA UNA FOLLA OCEANICA

Il Papa: il marxismo è superato, non le ingiustizie. La Chiesa deve domandarsi sempre se fa abbastanza in questo grande Continente che è l'America Latina (Izzo)

Trascrizione provvisoria del colloquio del Papa con i giornalisti, a cura della Radio Vaticana

Il Papa lascia Roma (Rome Reports)

Il Papa in Messico ed a Cuba. Cammino aperto verso la libertà (Ponzi)

Il Papa: la Chiesa non è un partito, ma chiede giustizia sociale (AsiaNews)

Il Papa in volo verso il Messico: un viaggio nel segno della speranza e della carità (Radio Vaticana)

Il Papa, il Messico e Maciel: il bellissimo servizio di Lucio Brunelli

Benedetto XVI accolto da Mario Monti a Fiumicino (Izzo)

Benedetto XVI in America Latina. Al cuore di ogni uomo (Mazza)

Il Papa in Messico ed a Cuba nel commento di Angelo Scelzo

Un'isola che cambia. L'arcivescovo di San Cristóbal de la Habana sulle attese di Cuba (Ponzi)

IL PAPA IN MESSICO ED A CUBA: I VIDEO, LE FOTO ED I PODCAST

IL TESTO DELL'INTERVISTA RILASCIATA DAL PAPA SUL VOLO PER LEON

INTERVISTA CONCESSA DAL SANTO PADRE SUL VOLO PER IL MESSICO SULLA PIAGA DEL NARCOTRAFFICO, IL RUOLO DELLA CHIESA NEL CONTINENTE, L'EREDITA' DELLA TEOLOGIA DELLA LIBERAZIONE, LA QUESTIONE DEI DIRITTI IMANI A CUBA E LE SFIDE DELLA CHIESA LATINOAMERICANA

L'arrivo del Papa in Messico: video integrale di Benedict XVI TV

Clicca qui per vedere il lavoro del nostro Gatto :-)

Padre Lombardi: il Papa in Messico come messaggero di pace per una società più giusta (R.V.)

Vedi anche:

Video-messaggio del Papa per l’incontro della Chiesa francese a Lourdes a 50 anni dal Concilio sul tema "Gioia e speranza"

Leon, folla oceanica per il Papa: video Corriere

La Cuba che attende la parola di Benedetto XVI (Ferrari)

Il Papa: in Messico, nessuno può limitare i disprezzare la dignità umana, data da Dio (AsiaNews)

La prima giornata del viaggio del Papa in Messico nel commento di Franca Giansoldati

Il Papa in Messico (Vecchi)

Chi tira il Papa per la tonaca (Casotto)

Folla oceanica per il Papa in Messico. Benedetto condanna i narcos, ma un gesto spontaneo commuove il Paese (Izzo)

Messico, l'arrivo del Papa salutato dalla folla (video Repubblica)

Una visita per la gioia: editoriale di padre Lombardi per Octava Dies

Mons. Becciu: la Chiesa a Cuba è uscita dalle sacrestie (Radio Vaticana)

L'arrivo del Papa a Leon (video)



Caterina63
00sabato 24 marzo 2012 14:33
[SM=g1740733]ATTENZIONE!!!!! ci è giunta una email nella quale ci chiedevano come mai non ci fossero le DIRETTE su TV2000 o CTV, vi ricordiamo che in Messico e a Cuba c'è IL FUSO ORARIO.... di circa 6 ore ..... [SM=g1740733]  perciò seguite quanto segue:

Tv2000 trasmette il viaggio di Benedetto XVI in Messico e nella Repubblica di Cuba versione testuale


Tv2000 (canale 28 digitale terrestre, in streaming su www.tv2000.it) in collaborazione con il Centro televisivo vaticano trasmetterà il viaggio apostolico di Benedetto XVI in Messico e nella Repubblica di Cuba.

Venerdì 23 marzo alle ore 23.30
in diretta da Leon sarà trasmesso l'arrivo del Santo Padre e la cerimonia di benvenuto nell'Aeroporto Internazionale di Guanajuato.

Sabato 24 marzo alle ore 01.00 verrà trasmessa la diretta della visita di cortesia al Presidente Federale nella Casa del Conde Rul di Guanajuato e Saluto ai bambini nella Plaza de la Paz di Guanajuato.

Domenica 25 marzo alle ore 17.00 verrà trasmesso l'arrivo al Parque del Bicentenario di León e la Messa presieduta da Benedetto XVI.
Alle ore 02.00
sarà trasmessa la celebrazione dei Vespri con i vescovi del Messico e dell'America Latina nella Cattedrale della Madre Santissima della Luce di León.

Lunedì 26 marzo, all’interno della programma “Nel cuore dei giorni” alle ore 17.00 verrà trasmesso il congedo del Santo Padre dal Messico e la partenza per la Repubblica di Cuba. Alle ore 22.40 andrà in onda la cerimonia di benvenuto nell’Aeroporto Internazionale Antonio Maceo di Santiago de Cuba mentre alle 00.30 sarà trasmessa la Santa Messa in occasione del 400° anniversario del ritrovamen to della Virgen de la Caridad del Cobre nella Piazza Antonio Maceo di Santiago de Cuba.

Martedì 27 marzo alle 16.30
all’interno di “Nel cuore dei giorni” Tv2000 seguirà la visita al Santuario della Virgen de la Caridad del Cobre di Santiago de Cuba. Alle ore 00.30 la visita di cortesia del Santo Padre al Presidente del Consiglio di Stato e del Consiglio dei Ministri della Repubblica al Palacio de la Revolución di La Habana.

Mercoledì 28 marzo alle 15.30 sarà trasmessa la Santa Messa presieduta da Benedetto XVI nella Plaza de la Revolución di La Habana e alle 23.30 la cerimonia di congedo dall’Aeroporto Internazionale José Martí di La Habana.


[SM=g1740733]

SALUTO DEL PAPA AI BIMBI: AUDIO INTEGRALE DI RADIO VATICANA

VIAGGIO APOSTOLICO IN MESSICO E NELLA REPUBBLICA DI CUBA (23-29 MARZO 2012)

INCONTRO CON I BAMBINI

PAROLE DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI

Plaza de la Paz, Guanajuato
Sabato, 24 marzo 2012

Cari bambini,

sono felice di potervi incontrare e di vedere i vostri volti allegri che riempiono questa bella piazza.
Voi occupate un posto molto importante nel cuore del Papa. E in questo momento desidero che lo sappiano tutti i bambini del Messico, particolarmente quelli che sopportano il peso della sofferenza, l’abbandono, la violenza o la fame, che in questi mesi, a causa della siccità, si è fatta sentire fortemente in alcune regioni. Grazie per questo incontro di fede, per la presenza festosa e la gioia, che avete espresso con i canti. Oggi siamo pieni di giubilo, e questo è importante. Dio vuole che siamo sempre felici. Egli ci conosce e ci ama. Se lasciamo che l’amore di Cristo cambi il nostro cuore, allora noi potremo cambiare il mondo. Questo è il segreto della felicità autentica.

Questo luogo nel quale ci ritroviamo ha un nome che esprime l’anelito presente nel cuore di tutti i popoli: “la pace”, un dono che proviene dall’Alto. «La pace sia con voi» (Gv 20,21). Sono le parole del Signore risorto. Le ascoltiamo in ogni Messa, e oggi risuonano di nuovo qui, con la speranza che ciascuno si trasformi in seminatore e messaggero di quella pace per la quale Cristo donò la sua vita.

Il discepolo di Gesù non risponde al male con il male, bensì è sempre strumento del bene, araldo del perdono, portatore di allegria, servitore dell’unità. Gesù vuole scrivere in ognuna delle vostre vite una storia di amicizia. Abbiatelo, allora, come il migliore dei vostri amici. Egli non si stancherà di dirvi di amare sempre tutti e di fare il bene. Voi lo ascolterete, se avrete sempre un rapporto assiduo con Lui, che vi aiuterà anche nelle situazioni più difficili.

Sono venuto perché sentiate il mio affetto. Ciascuno di voi è un regalo di Dio per il Messico e per il mondo. La vostra famiglia, la Chiesa, la scuola e chi ha responsabilità nella società devono lavorare uniti perché voi possiate ricevere come eredità un mondo migliore, senza invidie né divisioni.

Per questo, desidero levare la mia voce invitando tutti a proteggere e accudire i bambini, perché mai si spenga il loro sorriso, possano vivere in pace e guardare al futuro con fiducia.

Voi, miei piccoli amici, non siete soli. Contate sull’aiuto di Cristo e della sua Chiesa per condurre uno stile di vita cristiano. Partecipate alla Messa domenicale, alla catechesi, a qualche gruppo di apostolato, cercando luoghi di preghiera, fraternità e carità. Così vissero i beati Cristobal, Antonio e Giovanni, i piccoli martiri di Tlaxcala, che conoscendo Gesù, al tempo della prima evangelizzazione del Messico, scoprirono che non esiste tesoro più grande di Lui. Erano piccoli come voi, e da loro possiamo imparare che non esiste età per amare e servire.

Avrei il desiderio di trattenermi più tempo con voi, ma devo già andarmene. Continueremo a rimanere uniti nella preghiera. Vi invito, allora, a pregare sempre, anche a casa; così sperimenterete la gioia di parlare con Dio in famiglia.

Pregate per tutti, anche per me. Io pregherò per voi, perché il Messico sia un focolare nel quale tutti i suoi figli vivano in serenità e armonia.

Vi benedico di cuore e vi invito a portare l’affetto e la benedizione del Papa ai vostri genitori e fratelli, così come a tutti gli altri che vi sono cari. Che la Vergine vi accompagni. Molte grazie, miei piccoli amici!






































































































































Caterina63
00domenica 25 marzo 2012 22:19

Il Papa: Il regno di Cristo non consiste nel potere dei suoi eserciti per sottomettere gli altri con la forza o la violenza. Si fonda su un potere più grande, che conquista i cuori: l'amore di Dio che Egli ha portato al mondo col suo sacrificio e la verità, di cui ha dato testimonianza. Questa è la sua signoria che nessuno gli potrà togliere e che nessuno deve dimenticare


SANTA MESSA A LEON: VIDEO INTEGRALE

VIAGGIO APOSTOLICO DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI IN MESSICO E NELLA REPUBBLICA DI CUBA (23 - 29 MARZO 2012)

SANTA MESSA AL PARQUE DEL BICENTENARIO DI LEÓN (MESSICO)

Questa mattina, lasciato il Colegio Miraflores, il Santo Padre si trasferisce in elicottero al Parque del Bicentenario di León per la celebrazione eucaristica. Durante il trasferimento, l’elicottero sorvola il Santuario del "Cristo Rey", costruito sulla cima del "Cerro del Cubilete", centro geografico del territorio messicano.
Accolto all’eliporto dal Governatore dello Stato di Guanajuato, Juan Manuel Oliva Ramírez e dal Sindaco del Municipio di Silao, Juan Roberto Tovar Torres, che Gli consegna le chiavi della città, il Papa compie un giro panoramico tra i fedeli raccolti nel Parque del Bicentenario.

Quindi, alle ore 10 (le 18, ora di Roma che da oggi è passata all’ora legale) il Santo Padre presiede la celebrazione della Santa Messa della V Domenica di Quaresima. Concelebrano con il Papa circa 250 tra Cardinali, Vescovi del Messico, Presidenti delle 22 Conferenze Episcopali dell’America Latina e dei Caraibi e altri Vescovi di tutto il continente americano, e circa 3 mila sacerdoti.
Prima della Messa l’Arcivescovo di León, S.E. Mons. José Guadalupe Martín Rábago, rivolge un saluto al Santo Padre, il quale offre un Mosaico del Cristo Re da collocare all’interno del Santuario di Cubilete.
Nel corso della celebrazione, dopo la proclamazione del Vangelo, il Papa pronuncia l’omelia che riportiamo di seguito:

OMELIA DEL SANTO PADRE

Cari fratelli e sorelle,

sono contento di essere tra voi, e desidero ringraziare vivamente Mons. José Guadalupe Martín Rábago, Arcivescovo di Leòn, per le sue gentili parole di benvenuto. Saluto l'Episcopato messicano, come pure i Signori Cardinali e gli altri Vescovi qui presenti, in particolare quelli che provengono dall'America Latina e dai Caraibi. Rivolgo inoltre il mio cordiale saluto alle Autorità che ci accompagnano e a tutti coloro che si sono riuniti per partecipare a questa Santa Messa presieduta dal Successore di Pietro.

"Crea in me, Signore, un cuore puro" (Sal 50,12), abbiamo invocato nel Salmo responsoriale. Questa esclamazione mostra la profondità con la quale dobbiamo prepararci per celebrare, la prossima settimana, il grande mistero della passione, morte e risurrezione del Signore. Questo ci aiuta anche a guardare nel profondo del cuore umano, specialmente nei momenti che uniscono dolore e speranza, come quelli che attraversa attualmente il popolo messicano ed anche altri popoli dell'America Latina.

L'anelito di un cuore puro, sincero, umile, gradito a Dio, era già molto sentito da Israele, man mano che prendeva coscienza della persistenza del male e del peccato nel suo seno, come un potere praticamente implacabile ed impossibile da superare. Non restava che confidare nella misericordia di Dio onnipotente e nella speranza che Egli cambiasse dal di dentro, dal cuore, una situazione insopportabile, oscura e senza futuro. Così si aprì la strada al ricorso alla misericordia infinita del Signore, che non vuole la morte del peccatore, ma che si converta e viva (cfr Ez 33,11). Un cuore puro, un cuore nuovo, è quello che si riconosce impotente da sé stesso e si mette nelle mani di Dio per continuare a sperare nelle sue promesse. In questo modo, il salmista può dire convinto al Signore: “torneranno a te i peccatori” (Sal 50,15). E, verso la fine del salmo, darà una spiegazione che è contemporaneamente una ferma confessione di fede: “Un cuore affranto e umiliato, tu non lo disprezzi” (v. 19).

La storia di Israele narra anche grandi gesta e battaglie, ma nel momento di affrontare la sua esistenza più autentica, il suo destino più decisivo, cioè la salvezza, più che nelle proprie forze, ripone la sua speranza in Dio che può ricreare un cuore nuovo, non insensibile e arrogante. Questo può ricordare oggi ad ognuno di noi ed ai nostri popoli che, quando si tratta della vita personale e comunitaria, nella sua dimensione più profonda, non basteranno le strategie umane per salvarci. Si deve ricorrere anche all'unico che può dare vita in pienezza, perché Egli stesso è l'essenza della vita ed il suo autore, e ci ha fatto partecipi di essa attraverso il suo Figlio Gesù Cristo.

Il Vangelo di oggi prosegue facendoci vedere come questo antico anelito alla vita piena si è realizzato realmente in Cristo. Lo spiega san Giovanni in un passaggio nel quale si incrociano il desiderio di alcuni greci di vedere a Gesù ed il momento in cui il Signore sta per essere glorificato. Alla domanda dei greci, rappresentanti del mondo pagano, Gesù risponde dicendo: “È venuta l'ora che il Figlio dell'uomo sia glorificato” (Gv 12,23). Risposta strana che sembra incoerente con la domanda dei greci. Che cosa c’entra la glorificazione di Gesù con la richiesta di incontrarsi con Lui? In realtà c'è una relazione. Qualcuno potrebbe pensare - osserva san Agostino - che Gesù si sentisse glorificato perché andavano da Lui i pagani; qualcosa di simile all'applauso della moltitudine che dà “gloria” ai grandi del mondo, diremmo oggi. Ma non è così. “Conveniva che alla sublimità della sua glorificazione precedesse l'umiltà della sua passione” (In Joannis Ev., 51, 9: PL 35, 1766).

La risposta di Gesù, che annuncia la sua passione imminente, dice che un incontro occasionale in quei momenti sarebbe superfluo e forse ingannevole. Quello che i greci vogliono vedere, in realtà lo vedranno innalzato sulla croce, dalla quale Egli attirerà tutti a sé (cfr Gv 12,32). Lì inizierà la sua “gloria”, a causa del suo sacrificio di espiazione per tutti, come il chicco di grano caduto in terra, che, morendo, germina e dà frutto abbondante. Incontreranno Colui che, sicuramente senza saperlo, andavano cercando nel loro cuore: il vero Dio che si rende riconoscibile a tutti i popoli. Questo è anche il modo in cui Nostra Signora di Guadalupe ha mostrato il suo divino Figlio a san Juan Diego. Non come un eroe portentoso da leggenda, ma come il vero Dio per il quale si vive, il Creatore delle persone, della vicinanza e della prossimità, il Creatore del Cielo e della Terra (cfr Nican Mopohua, v. 33). Ella, in quello momento, fece quello che aveva già sperimentato nelle Nozze di Cana. Davanti all’imbarazzo per la mancanza di vino, indicò chiaramente ai servi che la via a seguire era suo Figlio: “Qualsiasi cosa vi dica, fatela” (Gv 2,5).

Cari fratelli, venendo qui ho potuto avvicinarmi al monumento a Cristo Re, in cima al “Cubilete”. Il mio venerato Predecessore, il beato Papa Giovanni Paolo II, benché lo desiderasse ardentemente, non poté visitare questo luogo emblematico della fede del popolo messicano, nei suoi viaggi a questa cara terra. Sicuramente oggi si rallegrerà dal cielo che il Signore mi abbia concesso la grazia di poter stare ora con voi, così come avrà benedetto i tanti milioni di messicani che hanno voluto venerare, recentemente, le sue reliquie in tutti gli angoli del Paese. Ebbene, in questo monumento si rappresenta Cristo Re. Ma le corone che lo accompagnano, una da sovrano ed un'altra di spine, indicano che la sua regalità non è come molti la intesero e la intendono. Il suo regno non consiste nel potere dei suoi eserciti per sottomettere gli altri con la forza o la violenza. Si fonda su un potere più grande, che conquista i cuori: l'amore di Dio che Egli ha portato al mondo col suo sacrificio e la verità, di cui ha dato testimonianza. Questa è la sua signoria che nessuno gli potrà togliere e che nessuno deve dimenticare. Per questo è giusto che, innanzitutto, questo santuario sia un luogo di pellegrinaggio, di preghiera fervente, di conversione, di riconciliazione, di ricerca della verità e accoglienza della grazia. A Lui, a Cristo, chiediamo che regni nei nostri cuori, rendendoli puri, docili, pieni di speranza e coraggiosi nella loro umiltà.
Anche oggi, da questo parco, con il quale si vuole ricordare il bicentenario della nascita della Nazione messicana, che ha unito molte differenze, ma con un destino ed un’aspirazione comuni, chiediamo a Cristo un cuore puro, dove egli possa abitare come Principe della pace, “grazie al potere di Dio, che è il potere del bene, il potere dell'amore”. E, affinché Dio abiti in noi, bisogna ascoltarlo, bisogna lasciarsi interpellare dalla sua Parola ogni giorno, meditandola nel proprio cuore, sull’esempio di Maria (cfr Lc 2,51). Così cresce la nostra amicizia personale con Lui, si impara quello che Egli attende da noi e si riceve incoraggiamento per farlo conoscere agli altri.

In Aparecida, i Vescovi dell'America Latina e dei Caraibi hanno colto con lungimiranza la necessità di confermare, rinnovare e rivitalizzare la novità del Vangelo, radicata nella storia di queste terre “dall'incontro personale e comunitario con Gesù Cristo che susciti discepoli e missionari” (Documento conclusivo, 11). La Misión Continental che si sta portando avanti, diocesi per diocesi, in questo Continente, ha precisamente l’obiettivo di far arrivare questa convinzione a tutti i cristiani e alle comunità ecclesiali, affinché resistano alla tentazione di una fede superficiale e abitudinaria, a volte frammentaria ed incoerente.

Anche qui si deve superare la stanchezza della fede e recuperare “la gioia di essere cristiani, l’essere sostenuti dalla felicità interiore di conoscere Cristo e di appartenere alla sua Chiesa. Da questa gioia nascono anche le energie per servire Cristo nelle situazioni opprimenti di sofferenza umana, per mettersi a sua disposizione, senza ripiegarsi sul proprio benessere” (Discorso alla Curia Romana, 22 dicembre 2011). Lo vediamo molto bene nei Santi, che si dedicarono completamente alla causa del Vangelo con entusiasmo e con gioia, senza badare ai sacrifici, anche quello della propria vita. Il loro cuore era una opzione incondizionata per Cristo dal quale avevano imparato ciò che significa veramente amare fino alla fine.

In questo senso, l’“Anno della fede”, che ho convocato per tutta la Chiesa, “è un invito ad un'autentica e rinnovata conversione al Signore, unico Salvatore del mondo… La fede, infatti, cresce quando è vissuta come esperienza di un amore ricevuto e quando viene comunicata come esperienza di grazia e di gioia” (Lett. ap. Porta fidei, 11 ottobre 2011, 6.7).

Chiediamo alla Vergine Maria che ci aiuti a purificare il nostro cuore, specialmente nell’avvicinarci alla celebrazione delle feste di Pasqua, affinché giungiamo a partecipare meglio al Mistero di salvezza del suo Figlio, come Ella lo ha fatto conoscere in queste Terre. E chiediamole anche che continui ad accompagnare e proteggere i suoi cari figli messicani e latinoamericani, affinché Cristo regni nelle loro vite e li aiuti a promuovere con coraggio la pace, la concordia, la giustizia e la solidarietà.

Amen.


http://cache.daylife.com/imageserve/09P0e6V2YobyI/610x.jpg
http://cache.daylife.com/imageserve/01gOcTocfnbzl/610x.jpg
http://cache.daylife.com/imageserve/0fTx34m6qe3Df/610x.jpg
http://cache.daylife.com/imageserve/0fGB8sIgNSbDD/x610.jpghttp://cache.daylife.com/imageserve/06ynexX1hNbZN/x610.jpg
http://cache.daylife.com/imageserve/0ciuaF00iR12L/610x.jpg
http://cache.daylife.com/imageserve/05vcg786gGh0F/610x.jpg






Il Papa: In questi momenti in cui tante famiglie si ritrovano divise e costrette all’emigrazione, molte soffrono a causa della povertà, della corruzione, della violenza domestica, del narcotraffico, della crisi di valori o della criminalità, rivolgiamoci a Maria alla ricerca di conforto, vigore e speranza. E’ la Madre del vero Dio, che invita a rimanere con la fede e la carità sotto la sua ombra, per superare così ogni male e instaurare una società più giusta e solidale


ANGELUS: VIDEO INTEGRALE

VIAGGIO APOSTOLICO DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI IN MESSICO E NELLA REPUBBLICA DI CUBA (23 - 29 MARZO 2012)

RECITA DELL’ANGELUS NEL PARQUE DEL BICENTENARIO DI LEÓN (MESSICO)


Verso le ore 12 (le 20, ora di Roma), al termine della Celebrazione Eucaristica, il Santo Padre Benedetto XVI guida la recita dell’Angelus con i fedeli presenti al Parque del Bicentenario di León. Queste le parole che il Papa pronuncia prima della preghiera mariana:

PAROLE DEL SANTO PADRE

Cari fratelli e sorelle,

nel Vangelo di questa domenica, Gesù parla del chicco di frumento che cade in terra, muore e si moltiplica, rispondendo ad alcuni greci che si avvicinano all’apostolo Filippo per chiedergli: "Vogliamo vedere Gesù" (Gv 12,21). Noi oggi invochiamo Maria Santissima e la supplichiamo: "Mostraci Gesù".

Nel recitare ora l’Angelus ricordando l’Annunciazione del Signore, anche i nostri occhi si dirigono spiritualmente fino al colle del Tepeyac, al luogo dove la Madre di Dio, sotto il titolo di "la sempre vergine santa Maria di Guadalupe", è onorata con fervore da secoli, quale segno di riconciliazione e della infinita bontà di Dio per il mondo.

I miei Predecessori sulla Cattedra di san Pietro la onorarono con titoli speciali come Signora del Messico, Celeste Patrona dell’America Latina, Madre e Imperatrice di questo Continente. I suoi fedeli figli, a loro volta, che sperimentano il suo aiuto, la invocano, pieni di fiducia, con nomi affettuosi e familiari come Rosa del Messico, Signora del Cielo, Vergine "Morena", Madre del Tepeyac, Nobile "Indita".

Cari fratelli, non dimenticate che la vera devozione alla Vergine Maria ci avvicina sempre a Gesù, e "non consiste né in uno sterile e passeggero sentimentalismo, né in una certa qual vaga credulità, ma procede dalla fede vera, dalla quale siamo portati a riconoscere la preminenza della Madre di Dio, e siamo spinti al filiale amore verso la Madre nostra e all'imitazione delle sue virtù"(Lumen gentium, 67). Amarla significa impegnarsi ad ascoltare il suo Figlio; venerare la Guadalupana significa vivere secondo le parole del frutto benedetto del suo seno.

In questi momenti in cui tante famiglie si ritrovano divise e costrette all’emigrazione, molte soffrono a causa della povertà, della corruzione, della violenza domestica, del narcotraffico, della crisi di valori o della criminalità, rivolgiamoci a Maria alla ricerca di conforto, vigore e speranza. E’ la Madre del vero Dio, che invita a rimanere con la fede e la carità sotto la sua ombra, per superare così ogni male e instaurare una società più giusta e solidale.

Con questi sentimenti, desidero porre nuovamente sotto il dolce sguardo di Nostra Signora di Guadalupe questo Paese e tutta l’America Latina e i Caraibi. Affido ciascuno dei suoi figli alla Stella della prima e della nuova evangelizzazione, che ha animato con il suo amore materno la storia cristiana di queste terre, dando caratteristiche particolari ai grandi avvenimenti della loro storia, alle loro iniziative comunitarie e sociali, alla vita familiare, alla devozione personale e alla Misiòn continental che ora si sta svolgendo in queste nobili terre. In tempi di prova e dolore, Ella è stata invocata da tanti martiri che, al grido "Viva Cristo Re e Maria di Guadalupe", hanno dato una perenne testimonianza di fedeltà al Vangelo e di dedizione alla Chiesa. Supplico ora che la sua presenza in questa cara Nazione continui a richiamare al rispetto, alla difesa e alla promozione della vita umana e al consolidamento della fraternità, evitando l’inutile vendetta ed allontanando l’odio che divide. Santa Maria di Guadalupe ci benedica e ci ottenga, per sua intercessione, abbondanti grazie dal Cielo.


http://cache.daylife.com/imageserve/01T00oOaIX8bg/x610.jpghttp://cache.daylife.com/imageserve/0b8B8pDf1XgDP/x610.jpg

[SM=g1740738]




Caterina63
00lunedì 26 marzo 2012 09:59

Il Papa ai vescovi del Messico e dell'America Latina: La fede cattolica ha segnato in modo significativo la vita, i costumi e la storia di questo Continente, nel quale molte delle sue nazioni stanno commemorando il bicentenario della propria indipendenza. E’ un momento storico nel quale ha continuato a splendere il nome di Cristo, arrivato qui per opera di insigni e generosi missionari che lo proclamarono con coraggio e con sapienza



VESPRI: VIDEO INTEGRALE

VIAGGIO APOSTOLICO DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI IN MESSICO E NELLA REPUBBLICA DI CUBA (23 - 29 MARZO 2012)

CELEBRAZIONE DEI VESPRI CON I VESCOVI DEL MESSICO E DELL'AMERICA LATINA

Cattedrale della Madre Santissima della Luce, León
Domenica, 25 marzo 2012

OMELIA DEL SANTO PADRE

Signori Cardinali,
Cari Fratelli nell'Episcopato


È una grande gioia pregare con tutti voi in questa Basilica-Cattedrale di León, dedicata a Nostra Signora della Luce. Nella bella immagine che si venera in questo tempio, la Santissima Vergine tiene il suo Figlio in una mano con grande tenerezza, mentre stende l'altra per soccorrere i peccatori. Così vede Maria la Chiesa di tutti i tempi, che la loda per averci dato il Redentore ed a Lei si affida perché è la Madre che il suo divin Figlio ci ha affidato dalla croce. Per questo, noi l'imploriamo frequentemente come "speranza nostra”, perché ci ha mostrato Gesù e trasmesso i prodigi che Dio ha fatto e fa per l'umanità, in maniera semplice, come spiegandoli ai piccoli della casa.

Un segno decisivo di questi prodigi ce lo offre la Lettura breve che è stata proclamata in questi Vespri. Gli abitanti di Gerusalemme ed i suoi capi non riconobbero Cristo, ma, condannandolo a morte, in realtà, diedero compimento alle parole dei profeti (cfr At 13,27). Sì, la malvagità e l'ignoranza degli uomini non è capace di frenare il piano divino della salvezza, la redenzione. Il male non può fare tanto. [SM=g1740721]

Un'altra meraviglia di Dio ce la ricorda il secondo Salmo che abbiamo appena recitato: la “rupe” si trasforma “in un lago, la roccia in sorgenti d’ acqua” (Sal 113,8). Quello che potrebbe essere pietra di inciampo e di scandalo, col trionfo di Gesù sulla morte si trasforma in pietra angolare: “Questo è stato fatto dal Signore: una meraviglia ai nostri occhi” (Sal 117,23). Non ci sono motivi, dunque, per arrendersi alla prepotenza del male. E chiediamo al Signore Risorto che manifesti la sua forza nelle nostre debolezze e mancanze.

Attendevo con grande desiderio questo incontro con voi, Pastori della Chiesa di Cristo che peregrina in Messico e nei diversi Paesi di questo grande Continente, come un'occasione per guardare insieme Cristo, che vi ha affidato il prezioso compito di annunciare il Vangelo in questi Paesi di forte tradizione cattolica. La situazione attuale delle vostre diocesi presenta certamente sfide e difficoltà di origine molto diversa. Ma, sapendo che il Signore è risorto, possiamo proseguire fiduciosi, con la convinzione che il male non ha l'ultima parola della storia, e che Dio è capace di aprire nuovi spazi ad una speranza che non delude (cfr Rm 5,5).

Ringrazio per il cordiale saluto che mi ha rivolto l’Arcivescovo di Tlalnepantla, Presidente della Conferenza Episcopale Messicana e del Consiglio Episcopale Latinoamericano, facendosi interprete e portavoce di tutti. Chiedo a voi, Pastori delle varie Chiese particolari, che, ritornando alle vostre sedi, trasmettiate ai vostri fedeli l'affetto profondo del Papa, che porta nel suo cuore tutte le loro sofferenze e le loro attese.

Vedendo nei vostri volti il riflesso delle preoccupazioni del gregge di cui avete cura, mi vengono alla mente le Assemblee del Sinodo dei Vescovi, nelle quali i partecipanti applaudono quando intervengono coloro che esercitano il loro ministero in situazioni particolarmente dolorose per la vita e la missione della Chiesa. Questo gesto germoglia dalla fede nel Signore, e significa fraternità nel lavoro apostolico, come pure gratitudine ed ammirazione per coloro che seminano il Vangelo tra le spine, alcune in forma di persecuzione, altre di esclusione o di disprezzo. Non mancano neppure preoccupazioni per la mancanza di mezzi e risorse umane, o i limiti imposti alla libertà della Chiesa nell’adempimento della sua missione.

Il Successore di Pietro partecipa a questi sentimenti e ringrazia per la vostra sollecitudine pastorale paziente ed umile. Voi non siete soli nelle difficoltà, e neppure lo siete nei successi della evangelizzazione. Tutti siamo uniti nelle sofferenze e nella consolazione (cfr 2Co 1,5). Sappiate che avete un posto particolare nella preghiera di colui che ha ricevuto da Cristo l'incarico di confermare nella fede i suoi fratelli (cfr Lc 22,31), che li incoraggia anche nella missione di far sì che il Nostro Signore Gesù Cristo sia conosciuto sempre di più, amato e seguito in queste terre, senza lasciarsi spaventare dalle contrarietà.

La fede cattolica ha segnato in modo significativo la vita, i costumi e la storia di questo Continente, nel quale molte delle sue nazioni stanno commemorando il bicentenario della propria indipendenza. E’ un momento storico nel quale ha continuato a splendere il nome di Cristo, arrivato qui per opera di insigni e generosi missionari che lo proclamarono con coraggio e con sapienza. Essi donarono tutto per Cristo, mostrando che l'uomo trova in Lui la propria consistenza e la forza necessaria per vivere in pienezza ed edificare una società degna dell'essere umano, come il suo Creatore l'ha voluto. L'ideale di non anteporre nulla al Signore e di far penetrare la Parola di Dio in tutti, servendosi delle caratteristiche proprie e delle migliori tradizioni, continua ad essere un prezioso orientamento per i Pastori di oggi.

Le iniziative che vengono realizzate a motivo dell’“Anno della fede” devono essere finalizzate a condurre gli uomini a Cristo, la cui grazia permetterà loro di lasciare le catene del peccato che li rende schiavi e di avanzare verso la libertà autentica e responsabile. In questo un aiuto è dato anche dalla Misión continental, promossa in Aparecida, che sta già raccogliendo tanti frutti di rinnovamento ecclesiale nelle Chiese particolari dell'America Latina e dei Caraibi. Tra essi, lo studio, la diffusione e la meditazione della Sacra Scrittura, che annuncia l'amore di Dio e la nostra salvezza. In questo senso, vi esorto a continuare ad aprire i tesori del Vangelo, affinché si trasformino in forza di speranza, libertà e salvezza per tutti gli uomini (cfr Rm 1,16). E siate anche fedeli testimoni ed interpreti della parola del Figlio incarnato, che visse per compiere la volontà del Padre e, essendo uomo con gli uomini, si prodigò per essi fino alla morte.

Cari Fratelli nell'Episcopato, nell'orizzonte pastorale e di evangelizzazione che si apre davanti a noi, è di capitale rilevanza seguire con grande attenzione i seminaristi, incoraggiandoli affinché non si vantino “di sapere altro se non Gesù Cristo, e Cristo crocifisso” (1Co 2, 2). Non meno fondamentale è la vicinanza ai sacerdoti, ai quali non deve mancare mai la comprensione e l'incoraggiamento del loro Vescovo e, se fosse necessario, anche la sua paterna ammonizione su atteggiamenti inopportuni. Sono i vostri primi collaboratori nella comunione sacramentale del sacerdozio, ai quali dovete mostrare una costante e privilegiata vicinanza. Lo stesso si deve dire delle diverse forme di vita consacrata, i cui carismi devono essere stimati con gratitudine ed accompagnati con responsabilità e rispetto del dono ricevuto. Ed un'attenzione sempre più speciale si deve riservare ai laici maggiormente impegnati nella catechesi, nell'animazione liturgica o nell'azione caritativa e nell’impegno sociale.
La loro formazione nella fede è cruciale per rendere presente e fecondo il Vangelo nella società di oggi. E non è giusto che si sentano considerati come persone di poco conto nella Chiesa, nonostante l'impegno che pongono nel lavorare in essa secondo la loro propria vocazione, ed il gran sacrificio che a volte richiede questa dedizione. In tutto ciò, è particolarmente importante per i Pastori che regni uno spirito di comunione tra sacerdoti, religiosi e laici, evitando divisioni sterili, critiche e diffidenze nocive. [SM=g1740721]


Con questi fervidi auspici, vi invito ad essere sentinelle che proclamano giorno e notte la gloria di Dio, che è la vita dell'uomo. Siate dalla parte di coloro che sono emarginati dalla violenza, dal potere o da una ricchezza che ignora coloro ai quali manca quasi tutto. La Chiesa non può separare la lode a Dio dal servizio agli uomini. L'unico Dio Padre e Creatore è quello che ci ha costituiti fratelli: essere uomo è essere fratello e custode del prossimo. In questo cammino, unita a tutta l'umanità, la Chiesa deve rivivere ed attualizzare quello che è stato Gesù: il Buon Samaritano, che venendo da lontano si è inserito nella storia degli uomini, ci ha sollevati e si è prodigato per la nostra guarigione.

Cari Fratelli nell'Episcopato, la Chiesa in America Latina, che molte volte si è unita a Gesù Cristo nella sua passione, deve continuare ad essere seme di speranza, che permetta a tutti di vedere come i frutti della Risurrezione raggiungono ed arricchiscono queste terre.

Che la Madre di Dio, invocata con il titolo di Maria Santissima della Luce, dissipi le tenebre del nostro mondo e illumini il nostro cammino, affinché possiamo confermare nella fede il popolo latinoamericano nelle sue fatiche e speranze, con fermezza, con coraggio e con fede ferma in colui che tutto può e tutti ama fino all’estremo. Amen.


http://cache.daylife.com/imageserve/07mo6cRbmzbXq/610x.jpg
http://cache.daylife.com/imageserve/07Bp5de17Pfgi/610x.jpg
http://cache.daylife.com/imageserve/09TZ4W56OI6w6/610x.jpg
http://cache.daylife.com/imageserve/01m5fksbjv0dx/x610.jpghttp://cache.daylife.com/imageserve/0bXud8y53B6lB/x610.jpg

http://cache.daylife.com/imageserve/04dTe7qgid4dI/610x.jpg
http://cache.daylife.com/imageserve/0adV3I4cfI5lx/610x.jpg
http://cache.daylife.com/imageserve/00Fif348yL3rV/610x.jpg

http://cache.daylife.com/imageserve/02aH92beyM98i/x610.jpghttp://cache.daylife.com/imageserve/00LH1838VT18r/x610.jpg
http://cache.daylife.com/imageserve/0dnU9B82NN7S9/x610.jpghttp://cache.daylife.com/imageserve/03yP7739zQ4Ni/x610.jpg

http://cache.daylife.com/imageserve/09eo5o76kl0n0/610x.jpg
http://cache.daylife.com/imageserve/0fhv6nWdG0bb9/610x.jpg








Caterina63
00lunedì 26 marzo 2012 19:37

Il Papa si congeda dal Messico: La mia breve ma intensa visita in Messico giunge ora alla fine. Ma non è la fine del mio affetto e della mia vicinanza ad un Paese che porto nell’intimo di me stesso. Parto colmo di esperienze indimenticabili, come indimenticabili sono tante attenzioni e dimostrazioni di affetto ricevute



CERIMONIA DI CONGEDO DAL MESSICO: VIDEO INTEGRALE

VIAGGIO APOSTOLICO DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI IN MESSICO E NELLA REPUBBLICA DI CUBA (23 - 29 MARZO 2012)

CERIMONIA DI CONGEDO DAL MESSICO ALL’AEROPORTO INTERNAZIONALE DI GUANAJUATO, A LEÓN

Alle ore 8.10 il Santo Padre prende congedo dal Colegio Miraflores di León e si trasferisce in auto all’aeroporto internazionale di Guanajuato dove, alle 9 (le 17 ora di Roma), ha luogo la Cerimonia di congedo dal Messico, alla presenza del Presidente Federale, delle Autorità politiche e civili, di numerosi Vescovi del Paese e di un gruppo di fedeli.
Dopo il discorso del Presidente S.E. il Sig. Felipe de Jesús Calderón Hinojosa, il Papa pronuncia le parole che pubblichiamo di seguito:

DISCORSO DEL SANTO PADRE

Signor Presidente,
Distinte autorità,
Signori Cardinali,
Cari Fratelli nell'episcopato,
Amici messicani

La mia breve ma intensa visita in Messico giunge ora alla fine. Ma non è la fine del mio affetto e della mia vicinanza ad un Paese che porto nell’intimo di me stesso. Parto colmo di esperienze indimenticabili, come indimenticabili sono tante attenzioni e dimostrazioni di affetto ricevute.

Ringrazio per le cortesi parole che mi ha indirizzato il Signor Presidente, come pure per tutto quello che hanno fatto le Autorità per questo significativo Viaggio. E ringrazio con tutto il cuore quanti hanno facilitato o hanno collaborato affinché, sia negli aspetti importanti come nei più piccoli dettagli, gli eventi di queste giornate si siano svolti felicemente. Chiedo al Signore che tanti sforzi non siano stati vani, e che, con il suo aiuto, producano frutti abbondanti e duraturi nella vita di fede, speranza e carità di León e Guanajuato, del Messico e dei Paesi fratelli dell'America Latina e dei Caraibi.

Davanti alla fede in Gesù Cristo, che ho sentito vibrare nei cuori, e alla devozione affettuosa per la sua Madre - invocata qui con titoli tanto belli come quello di Guadalupe e della Luce - che ho visto riflessa nei volti, desidero ripetere con forza e chiarezza un invito al popolo messicano ad essere fedele a sé stesso e a non lasciarsi intimorire dalle forze del male, ad essere coraggioso e lavorare affinché la linfa delle sue radici cristiane faccia fiorire il suo presente ed il suo futuro. Sono stato anche testimone di segni di preoccupazione per diversi aspetti della vita in questo amato Paese, alcuni rilevati più di recente ed altri che provengono dal passato, e che continuano a causare tante lacerazioni. Li porto ugualmente con me, condividendo sia le gioie sia il dolore dei miei fratelli messicani, per metterli in preghiera ai piedi della Croce, nel cuore di Cristo, dal quale scaturiscono l'acqua ed il sangue redentori.

In queste circostanze, esorto ardentemente i cattolici messicani e tutti gli uomini e donne di buona volontà, a non cedere alla mentalità utilitarista, che finisce sempre col sacrificare i più deboli ed indifesi. Li invito ad un sforzo solidale che permetta alla società di rinnovarsi dalle sue fondamenta per realizzare una vita degna, giusta ed in pace per tutti. Per i cattolici, questo contributo al bene comune è anche un'esigenza di quella dimensione essenziale del Vangelo che è la promozione umana ed una espressione altissima della carità. Per questo la Chiesa esorta tutti i suoi fedeli ad essere anche buoni cittadini, coscienti della loro responsabilità di preoccuparsi per il bene degli altri, di tutti, sia nella sfera personale sia nei diversi settori della società.

Cari amici messicani, vi dico addio nel vero senso della bella espressione tradizionale ispanica: Rimanete con Dio! Sì, addio; sempre nell'amore di Cristo, nel quale tutti ci incontriamo e ci incontreremo. Che il Signore vi benedica e Maria Santissima vi protegga.
































Caterina63
00lunedì 26 marzo 2012 23:44
VIAGGIO APOSTOLICO DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI IN MESSICO E NELLA REPUBBLICA DI CUBA (23 - 29 MARZO 2012)

CERIMONIA DI BENVENUTO A CUBA


DISCORSO DEL SANTO PADRE

Signor Presidente,
Signori Cardinali e Fratelli nell’Episcopato,
Eccellentissime Autorità,
Membri del Corpo Diplomatico,
Signori e Signore,
Cari amici cubani!


La ringrazio, Signor Presidente, per la sua accoglienza e le sue cortesi parole di benvenuto, con le quali ha voluto trasmettere anche i sentimenti di rispetto da parte del governo e del popolo cubano verso il Successore di Pietro.

Saluto le Autorità che ci accompagnano, come pure i Membri del Corpo diplomatico qui presenti. Rivolgo un cordiale saluto all’Arcivescovo di Santiago di Cuba e Presidente de la Conferenza Episcopale, Mons Dionisio Guillermo García Ibáñez, all’Arcivescovo de La Habana, il Signor Cardinale Jaime Ortega y Alamino, e agli altri Fratelli Vescovi di Cuba, ai quali manifesto tutta la mia vicinanza spirituale. Saluto, infine, con tutto l’affetto del mio cuore, i fedeli della Chiesa cattolica in Cuba, i cari abitanti di questa bella isola e tutti i cubani, lì dove si trovano. Vi tengo sempre molto presenti nel mio cuore e nella mia preghiera e ancora di più nei giorni nei quali si avvicinava il momento tanto desiderato di visitarvi e che, grazie alla bontà divina, ho potuto realizzare.
Nel venire tra voi, non posso tralasciare il ricordo della storica visita a Cuba del mio Predecessore, il Beato Giovanni Paolo II, che ha lasciato una traccia indelebile nell’animo dei cubani. Per molti, credenti e non, il suo esempio e i suoi insegnamenti costituiscono una guida luminosa che li orienta sia nella vita personale sia nella realizzazione pubblica del servizio al bene comune della Nazione. In effetti, il suo passaggio nell’isola fu come una brezza soave di aria fresca che diede nuovo vigore alla Chiesa in Cuba, destando in molti una rinnovata coscienza dell’importanza della fede, incoraggiando ad aprire i cuori a Cristo, e, nello stesso tempo, illuminò la speranza e stimolò il desiderio di lavorare con audacia per un futuro migliore. Uno dei frutti importanti di quella visita fu l’inaugurazione di una nuova fase nelle relazioni tra la Chiesa e lo Stato cubano, con uno spirito di maggiore collaborazione e fiducia, benché rimangano ancora molti aspetti nei quali si può e si deve avanzare, specialmente per quanto si riferisce al contributo imprescindibile che la religione è chiamata a svolgere nell’ambito pubblico della società.

Sono vivamente lieto di unirmi alla vostra gioia a motivo della celebrazione del quattrocentesimo anniversario della scoperta dell’immagine benedetta della Vergine della Carità del “Cobre”. La sua singolare figura è stata, fin dall’inizio, molto presente sia nella vita personale dei cubani sia nei grandi avvenimenti del Paese, in modo speciale durante la sua indipendenza, essendo da tutti venerata come vera madre del popolo cubano.

La devozione a «la Virgen Mambisa» ha sostenuto la fede e ha incoraggiato la difesa e la promozione di ciò che rende degna la condizione umana e dei suoi diritti fondamentali, e continua a farlo anche oggi con più forza, dando così testimonianza visibile della fecondità della predicazione del Vangelo in queste terre, e delle profonde radici cristiane che danno vita all’identità più profonda dell’animo cubano. Seguendo la scia di tanti pellegrini nel corso di questi secoli, anch’io desidero recarmi a “El Cobre” a prostrarmi ai piedi della Madre di Dio, per ringraziarla dei suoi interventi in favore di tutti i suoi figli cubani e chiedere la sua intercessione, affinché guidi i percorsi di questa amata Nazione sui sentieri della giustizia, della pace, della libertà e della riconciliazione.

Vengo a Cuba come Pellegrino della carità, per confermare i miei fratelli nella fede e incoraggiarli nella speranza, che nasce dalla presenza dell’amore di Dio nelle nostre vite. Porto nel mio cuore le giuste aspirazioni e i legittimi desideri di tutti i cubani, dovunque si trovino, le loro sofferenze e gioie, le loro preoccupazioni e gli aneliti più nobili, in modo speciale dei giovani e degli anziani, degli adolescenti e dei bambini, degli infermi e dei lavoratori, dei detenuti e dei loro familiari, così come dei poveri e bisognosi.

Molte parti del mondo vivono oggi un momento di particolare difficoltà economica, che non pochi concordano nel situare in una profonda crisi di tipo spirituale e morale, che ha lasciato l’uomo senza valori e indifeso di fronte all’ambizione e all’egoismo di certi poteri che non tengono conto del bene autentico delle persone e delle famiglie. Non si può proseguire a lungo nella stessa direzione culturale e morale che ha causato la dolorosa situazione che tanti sperimentano. Al contrario, il vero progresso necessita di un’etica che collochi al centro la persona umana e tenga conto delle sue esigenze più autentiche, in modo speciale della sua dimensione spirituale e religiosa. Per questo, nel cuore e nella mente di molti, si fa strada sempre di più la certezza che la rigenerazione delle società e del mondo richiede uomini retti e di ferme convinzioni morali e alti valori di fondo che non siano manipolabili da interessi limitati, e che rispondano alla natura immutabile e trascendente dell’essere umano.
Cari amici, sono convinto che Cuba, in questo momento così importante della sua storia, sta guardando già al domani, e per questo si sforza di rinnovare e ampliare i suoi orizzonti; a ciò coopererà quell’immenso patrimonio di valori spirituali e morali che hanno plasmato la sua identità più genuina, e che si trovano scolpiti nell’opera e nella vita di molti insigni padri della patria, come il Beato José Olallo y Valdés, il Servo di Dio Félix Varela o l’insigne José Martí. La Chiesa, da parte sua, ha saputo contribuire con impegno alla promozione di tali valori mediante la sua generosa e instancabile missione pastorale, e rinnova i suoi propositi di continuare a lavorare senza tregua per servire meglio tutti i cubani.
Prego il Signore che benedica con abbondanza questa terra e i suoi figli, in particolare quelli che si sentono svantaggiati, gli emarginati e quanti soffrono nel corpo e nello spirito, affinché, per intercessione della Nostra Signora della Carità del Cobre, conceda a tutti un futuro pieno di speranza, di solidarietà e di concordia. Molte grazie.





http://cache.daylife.com/imageserve/05IY8Zze4Tf2F/x610.jpg





Caterina63
00martedì 27 marzo 2012 15:46

Il Papa a Santiago de Cuba: La Chiesa, corpo vivo di Cristo, ha la missione di prolungare sulla terra la presenza salvifica di Dio, di aprire il mondo a qualcosa di più grande di se stesso, all’amore e alla luce di Dio. Vale la pena, cari fratelli, dedicare tutta la vita a Cristo, crescere ogni giorno nella sua amicizia e sentirsi chiamati ad annunciare la bellezza e la bontà della propria vita a tutti gli uomini, nostri fratelli...


[SM=g1740717] OMELIA ALL'INSEGNA DI MARIA.....




SANTA MESSA A SANTIAGO: VIDEO INTEGRALE

OMELIA: AUDIO INTEGRALE DI RADIO VATICANA

VIAGGIO APOSTOLICO DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI IN MESSICO E NELLA REPUBBLICA DI CUBA (23 - 29 MARZO 2012)

Santa Messa in occasione del 400° anniversario del ritrovamento della Virgen de la Caridad del Cobre, Piazza Antonio Maceo

OMELIA DEL SANTO PADRE

Cari fratelli e sorelle!

Rendo grazie a Dio che mi ha permesso di venire tra voi e realizzare questo viaggio così desiderato. Saluto Mons. Dionisio García Ibáñez, Arcivescovo di Santiago di Cuba, ringraziandolo per le sue cortesi parole di accoglienza a nome di tutti; saluto, allo stesso tempo, i Vescovi cubani e quelli venuti da altri luoghi, come pure i sacerdoti, i religiosi, i seminaristi e i fedeli laici presenti a questa celebrazione. Non posso dimenticare quanti non hanno potuto essere qui per malattia, età o altre ragioni. Saluto inoltre le autorità che hanno voluto gentilmente accompagnarci.

Questa Santa Messa, che ho la gioia di presiedere per la prima volta nella mia Visita pastorale a questo Paese, si inserisce nel contesto dell’anno giubilare mariano, convocato per onorare la Vergine della Carità del Cobre, Patrona di Cuba, nel quattrocentesimo anniversario della scoperta e presenza della sua venerata immagine in queste terre benedette. Non ignoro il sacrificio e la dedizione con cui è stato preparato questo giubileo, specialmente nell’aspetto spirituale. Mi ha riempito di emozione conoscere il fervore con il quale Maria è stata salutata e invocata da tanti cubani, nella sua peregrinazione per tutti gli angoli e i luoghi dell’Isola.

Questi eventi importanti della Chiesa in Cuba vengono illuminati con inusitato splendore dalla festa che oggi celebra la Chiesa universale: l’Annunciazione del Signore alla Vergine Maria. In effetti, l’Incarnazione del Figlio di Dio è il Mistero centrale della fede cristiana, e in esso Maria occupa un posto di prim’ordine. Però, qual è il significato di questo Mistero? E qual è l’importanza che ha per la nostra vita concreta?
Vediamo anzitutto cosa significa l’Incarnazione. Nel Vangelo di san Luca abbiamo ascoltato le parole dell’angelo a Maria: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio» (Lc 1,35). In Maria, il Figlio di Dio si fa uomo, si compie così la profezia di Isaia: «Ecco, la vergine concepirà e partorirà un figlio, che chiamerà Emmanuele» (Is 7,14). Sì, Gesù, il Verbo fatto carne, è il Dio-con-noi, che è venuto ad abitare tra noi e a condividere la nostra stessa condizione umana. L’apostolo san Giovanni lo esprime nel modo seguente: «E il Verbo si fece carne, e venne ad abitare in mezzo a noi» (Gv 1,14). L’espressione «si fece carne» indica la realtà umana più concreta e tangibile. In Cristo, Dio è venuto realmente nel mondo, è entrato nella nostra storia, ha posto la sua dimora in mezzo a noi, adempiendo così l’intima aspirazione dell’essere umano che il mondo sia realmente una casa per l’uomo. Al contrario, quando Dio è estromesso, il mondo si trasforma in un luogo inospitale per l’uomo, frustrando, nello stesso tempo, la vera vocazione della creazione di essere lo spazio per l’alleanza, per il «sì» dell’amore tra Dio e l’umanità che gli risponde. Così ha fatto Maria, come primizia dei credenti, con il suo «sì» al Signore, senza riserve.
Per questo, contemplando il Mistero dell’Incarnazione non possiamo tralasciare di rivolgere i nostri occhi a Lei, per riempirci di stupore, di gratitudine e d’amore al vedere come il nostro Dio, entrando nel mondo, ha voluto fare affidamento sul consenso libero di una sua creatura. Solo quando la Vergine ha risposto all’angelo: «Ecco sono la serva del Signore; avvenga per me secondo la tua parola» (Lc 1,38), a partire da quel momento, il Verbo eterno del Padre iniziò la sua esistenza umana nel tempo. E’ commovente vedere come Dio non solo rispetta la libertà umana, ma sembra averne bisogno. E vediamo anche come l’inizio dell’esistenza terrena del Figlio di Dio è segnato da un doppio «sì» alla volontà salvifica del Padre: quello di Cristo e quello di Maria. Questa obbedienza a Dio è quella che apre le porte del mondo alla verità, alla salvezza. In effetti, Dio ci ha creati come frutto del suo amore infinito; per questo, vivere secondo la sua volontà è il cammino per trovare la nostra autentica identità, la verità del nostro essere, mentre allontanarsi da Dio ci allontana da noi stessi e ci precipita nel vuoto. L’obbedienza nella fede è la vera libertà, l’autentica redenzione, che ci permette di unirci all’amore di Gesù nel suo sforzo di conformarsi alla volontà del Padre. La redenzione è sempre questo processo di condurre la volontà umana alla piena comunione con la volontà divina (cfr Lectio divina con i seminaristi di Roma, 18 febbraio 2010).

Cari fratelli, oggi lodiamo la Vergine Santissima per la sua fede e con Santa Elisabetta le diciamo anche noi: «Beata colei che ha creduto» (Lc 1,45). Come dice Sant’Agostino, Maria concepì Cristo prima nel suo cuore con la fede, che fisicamente nel suo grembo; Maria credette e si compì in Lei ciò che credeva (cfr Sermo 215, 4: PL 38,1074). Preghiamo il Signore che aumenti la nostra fede, che la renda attiva e feconda nell’amore. Chiediamogli di essere capaci, come Lei, di accogliere nel nostro cuore la Parola di Dio e praticarla con docilità e costanza.

La Vergine Maria, per il suo ruolo insostituibile nel Mistero di Cristo, rappresenta l’immagine e il modello della Chiesa. Anche la Chiesa, come fece la Madre di Cristo, è chiamata ad accogliere in sé il Mistero di Dio che viene ad abitare in essa. Cari fratelli, so con quanto sforzo, audacia e abnegazione lavorate ogni giorno affinché, nelle circostanze concrete del vostro Paese, e in questo momento storico, la Chiesa rifletta sempre più il suo vero volto come luogo nel quale Dio si avvicina e incontra gli uomini.

La Chiesa, corpo vivo di Cristo, ha la missione di prolungare sulla terra la presenza salvifica di Dio, di aprire il mondo a qualcosa di più grande di se stesso, all’amore e alla luce di Dio. Vale la pena, cari fratelli, dedicare tutta la vita a Cristo, crescere ogni giorno nella sua amicizia e sentirsi chiamati ad annunciare la bellezza e la bontà della propria vita a tutti gli uomini, nostri fratelli.

Vi incoraggio nel vostro compito di seminare il mondo con la parola di Dio e di offrire a tutti l’alimento vero del corpo di Cristo. Nell’approssimarsi della Pasqua, decidiamoci senza timori né complessi a seguire Gesú nel suo cammino verso la croce. Accettiamo con pazienza e fede qualsiasi contrarietà o afflizione, con la convinzione che, nella sua risurrezione, Egli ha sconfitto il potere del male che tutto oscura e ha fatto germogliare un mondo nuovo, il mondo di Dio, della luce, della verità e della gioia. Il Signore non smetterà di benedire con frutti abbondanti la generosità del vostro impegno.

Il Mistero dell’Incarnazione, nel quale Dio si fa vicino a noi, ci mostra anche la dignità incomparabile di ogni vita umana. Per questo, nel suo progetto di amore, fin dalla creazione, Dio ha affidato alla famiglia fondata sul matrimonio l’altissima missione di essere cellula fondamentale della società e vera Chiesa domestica. Con questa certezza, voi, cari sposi, dovete essere, in modo speciale per i vostri figli, segno reale e visibile dell’amore di Cristo per la Chiesa. Cuba necessita della testimonianza della vostra fedeltà, della vostra unità, della vostra capacità di accogliere la vita umana, specialmente la più indifesa e bisognosa.

Cari fratelli, davanti allo sguardo della Vergine della Carità del Cobre, desidero fare un appello perché diate nuovo vigore alla vostra fede, viviate di Cristo e per Cristo, e, con le armi della pace, del perdono e della comprensione, vi impegnate a costruire una società aperta e rinnovata, una società migliore, più degna dell’uomo, che rifletta maggiormente la bontà di Dio. Amen.





http://cache.daylife.com/imageserve/00Um8ju9Kt8T0/610x.jpg

























































































Caterina63
00martedì 27 marzo 2012 19:48

Il Papa al Santuario della Vergine del Cobre: Sull’esempio della Santissima Vergine, incoraggio tutti i figli di questa cara terra a continuare a fondare la vita sulla roccia salda che è Gesù Cristo, a lavorare per la giustizia, ad essere servitori della carità e perseveranti in mezzo alle prove. Che niente e nessuno vi sottragga la gioia interiore, così caratteristica dell’animo cubano



VISITA AL SANTUARIO DELLA VERGINE DEL COBRE: VIDEO INTEGRALE

Preghiera alla Santa Vergine recitata dal Papa al Santuario del Cobre

VIAGGIO APOSTOLICO DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI IN MESSICO E NELLA REPUBBLICA DI CUBA (23 - 29 MARZO 2012)

VISITA AL SANTUARIO NAZIONALE DELLA VIRGEN DE LA CARIDAD DEL COBRE A SANTIAGO DE CUBA

Alle ore 8 di oggi il Papa celebra la Santa Messa in privato nella Cappella del Seminario San Basilio Magno di Santiago de Cuba e, dopo il congedo, si trasferisce in auto al vicino Santuario della "Virgen de la Caridad" di El Cobre.
Al Suo arrivo alle ore 9.30 (le 16.30, ora di Roma) è accolto dall’Arcivescovo di Santiago de Cuba e dal Rettore. Nel Santuario il Papa si sofferma davanti al Santissimo, quindi si inginocchia dinnanzi alla scultura lignea della Virgen de la Caridad e, compiendo il rituale dell’Anno giubilare nel IV Centenario del ritrovamento, accende un cero e recita la Preghiera alla Vergine.
Il Santo Padre Benedetto XVI si affaccia, infine, all’ingresso principale del Santuario per salutare e benedire i fedeli raccolti nella piazzetta e lungo la scalinata. Queste le parole che il Papa rivolge ai presenti:

PAROLE DEL SANTO PADRE

Cari fratelli e sorelle!

Sono venuto come pellegrino fino alla casa dell’immagine benedetta di Nostra Signora della Carità, “la Mambisa”, come la invocate affettuosamente. La sua presenza in questo paese di El Cobre è un regalo del Cielo per i cubani.
Desidero salutare cordialmente quanti sono qui presenti. Ricevete l’affetto del Papa e portatelo dappertutto, perché tutti sperimentino la consolazione e la fortezza nella fede. Fate sapere a quanti incontrate, vicini o lontani, che ho affidato alla Madre di Dio il futuro della vostra Patria, affinché avanzi nel cammino di rinnovamento e di speranza, per il maggior bene di tutti i cubani.

Ho pregato la Vergine Santissima anche per le necessità di coloro che soffrono, di coloro che sono privi di libertà, lontani dalle persone care o vivono gravi momenti di difficoltà. Ho posto, allo stesso tempo, nel suo Cuore Immacolato i giovani, affinché siano autentici amici di Cristo e non cedano alle proposte che lasciano tristezza dietro di sé. Davanti a Maria della Carità, mi sono ricordato anche, in modo particolare, dei cubani discendenti di coloro che giunsero qui dall’Africa, come pure della vicina popolazione di Haiti, che soffre ancora delle conseguenze del ben conosciuto terremoto di due anni fa. E non ho dimenticato i molti contadini e le loro famiglie, che desiderano vivere intensamente nelle loro case il Vangelo, e offrono anche le loro case come centri di missione per la celebrazione dell’Eucaristia.

Sull’esempio della Santissima Vergine, incoraggio tutti i figli di questa cara terra a continuare a fondare la vita sulla roccia salda che è Gesù Cristo, a lavorare per la giustizia, ad essere servitori della carità e perseveranti in mezzo alle prove. Che niente e nessuno vi sottragga la gioia interiore, così caratteristica dell’animo cubano.

Che Dio vi benedica. Molte grazie.




http://cache.daylife.com/imageserve/02yP7Teey68lX/610x.jpg
http://cache.daylife.com/imageserve/07Y4b6P5Clbjc/610x.jpg
http://cache.daylife.com/imageserve/002reXTe1Q5t2/610x.jpg



Virgen de la Caridad del Cobre,
Madre de Dios y madre nuestra,
Reina y Patrona de Cuba,
en este An˜o Jubilar
por los cuatrocientos an˜os
de tu presencia entre nosotros,
venimos ante tu altar
para presentarte con fe y amor
nuestras necesidades y anhelos.
Bendita seas, Madre de todos los cubanos,
que desde tus brazos nos ofreces
a tu hijo Jesu´s,
que por amor a nosotros
y por nuestra salvacio´n,
nacio´ pobre en Bele´n y murio´ en la Cruz
y que resucitado y glorioso es Camino,
Verdad y Vida.
Santa Marı´a de la Caridad,
discı´pula y misionera,
ense´n˜anos a escuchar
y a vivir segu´n su Palabra,
a no pasar indiferentes ante
el sufrimiento humano,
a tender la mano para perdonar
y ser perdonados,
a respetar a todos por amor,
a superar la divisio´n,
el rencor y la enemistad,
a unirnos como hermanos,
a ser ma´s humanos y mejores cristianos.
Ense´n˜anos a amar y a vivir la caridad.
Dichosa tu´, Virgen de la Caridad,
madre del amor hermoso,
ruega a Dios por nosotros. Ame´n.

[SM=g1740750] [SM=g1740752]


http://cache.daylife.com/imageserve/0dZvfjH4qC0BE/610x.jpg



La stanza del Papa a El Cobre: un esempio di semplicità


Benedetto XVI ha soggiornato nella Casa del Sacerdote


di Araceli Cantero Guibert

EL COBRE, martedì, 27 marzo 2012 (ZENIT.org) - Un letto senza testiera, con una coperta di color beige, un crocifisso al muro, un comodino con una lampada e un tavolino per il telefono. Questo è l’arredo della stanza nella quale Papa Benedetto XVI soggiorna durante la sua permanenza nella Casa del Sacerdote accanto al Santuario del Cobre, a Cuba.

La stanza è climatizzata e ha una finestra, con delle tende verde chiaro e beige. Lateralmente c’è una porta che comunica con il bagno privato.

Uscendo dalla stanza, Benedetto XVI trova un corridoio che permette di accedere ad un piccolo cortile interno illuminato dall’alto da un finestrone che colora la luce entrante di una tonalità verde.

Alla destra del corridoio c’è l’ingresso principale che si affaccia su una piccola saletta, con un divano e tre poltroncine in colore chiaro. Alla destra dell’ingresso c’è la sala da pranzo per gli ospiti, che può accogliere fino a venti persone.

Nella parte posteriore della casa c’è la sala da pranzo privata, quattro altre stanze e una cucina. Due giorni prima dell’arrivo del Papa, delle suore canadesi hanno provato gli utensili della cucina.

Suor Patricia ha già cucinato per Papa Giovanni Paolo II durante la sua storica visita a Cuba nel 1998. Ha preparato anche la cena d’addio per 85 persone. Racconta che la sua esperienza nella Nunziatura le aiuta. Ha diretto anche la cucina durante l’Incontro Nazionale Ecclesiale Cubano del 1986, alla quale parteciparono rappresentanti provenienti da tutta l’isola in quella che oggi è la Casa del Sacerdote “Félix Varela”, nella capitale L’Avana.

Ad aiutarla in cucina c’è suor Rodrigue Colette. La cappella utilizzata dal Santo Padre è la stessa dell’adiacente Casa degli Incontri, l’antico Seminario di San Basilio. Mentre sono state restaurate la Via Crucis, le vetrate e il tetto, sono stati verniciati i banchi e lucidato il pavimento della cappella.

Anche le stanze della Casa degli Incontri, dove è stato ospitato il seguito del Santo Padre, sono state rinnovate. Ogni volta che Papa Benedetto si reca dalla sua residenza alla cappella, può ammirare sullo sfondo il Santuario di El Cobre, dove ha pregato in privato la mattina del giorno 27.

La casa che ha ospitato il Santo Padre fa parte del progetto di ristrutturazione del Santuario e dei suoi annessi, tra cui questo edificio per sacerdoti anziani. Il progetto è stato realizzato nell’ambito delle celebrazioni per il 400° anniversario del ritrovamento dell’immagine della Vergine della Carità, ancora prima dell’annuncio della visita del Papa al Santuario, come Pellegrino della Carità.

Fausto Veloz García è il responsabile degli Investimenti dell’Arcidiocesi di Santiago de Cuba e ha diretto i lavori. “Per me è un atto di onore e di orgoglio e di molta gioia di aver lavorato nella costruzione che offrirà al Papa un felice soggiorno qui a El Cobre”, ha detto mentre ha mostrato le unità in costruzione.

Anche Julio César, uno degli operai del progetto, si è espresso con soddisfazione per aver partecipato ai lavori e di dare in questo modo “il benvenuto al Papa Benedetto XVI affinché incontri più bello il Santuario di El Cobre”. Il suo compagno di squadra, Danny, è anche felice e spera di poter vedere il Papa durante la sua visita.

Oltre alla Casa del Sacerdote già completata, il progetto prevede una serie di undici casette di cemento dai tetti rossi, un centro policulturale e una cappella, il tutto con una capacità per 120 persone. È stato costruito anche un edificio che servirà come base logistica, con magazzini. I lavori dovrebbero essere ultimati prima delle fine dell’Anno Giubilare Mariano.

[Traduzione dallo spagnolo a cura di Paul De Maeyer]

[SM=g1740738] 

 

L'Avana. Benedetto XVI a Raúl Castro: il Venerdì Santo diventi festa a Cuba

Vedi anche:

Fidel: «Incontrerò il Papa». Le richieste vaticane a Raul

Il Papa e Raul Castro a colloquio per 40 minuti. E Fidel annuncia: incontrerò il Papa (Gagliarducci)

Il Papa: «Cuba avanzi sulla via del rinnovamento» (Liut)

Il Papa incontra Raul Castro e gli dà la lista dei detenuti ingiustamente. 40 minuti di colloquio nel Palazzo della Revolution. Il Papa chiede a Castro che il Venerdì Santo sia festivo (Izzo)

I Cubani hanno abbracciato Benedetto XVI (Trotta)

La Chiesa vuole essere protagonista della transizione cubana (Stéphanie Le Bars)

Il Papa a Cuba: più di un semplice pastore. Editoriale di El Pais con un errore gravissimo su Maciel

Cuba, Il Papa spinge per cambiamenti, ma il regime esclude riforme (Reuters)

Lombardi: "Il Papa ha sollevato a Raul la questione dei dissidenti"

L'intervento del Papa a favore dei dissidenti cubani (Aci Prensa)

Il Papa chiede a Raúl Castro la festa per il Venerdì Santo. P. Lombardi: la Chiesa locale è in rinascita (Radio Vaticana)

Secondo Mons. Capovilla Giovanni XXIII non scomunicò Fidel Castro

Il Papa a Cuba. Intervista al card. Maradiaga (Ansaldo)

Il Papa a Cuba. Oggi Messa in Plaza Revolucion, incontro con Fidel e rientro a Roma

Il Papa a Santiago de Cuba e all'Avana: i servizi di Lucio Brunelli

Benedetto XVI a Castro: "Prego per la libertà dei cubani" (Ansaldo)

Il Papa a Cuba. Nel tramonto di Fidel affida il futuro democratico ai giovani (Izzo)

Il Papa vede Raul Castro: video Repubblica

Fidel Castro: "Incontrerò il Papa". L'annuncio sul sito ufficiale cubano

Cuba, il Papa parla dei dissidenti: "Prego per chi non ha libertà"

Giacomo Galeazzi: ora so perché a Cuba la Chiesa è sopravvissuta a Fidel Castro (Sussidiario)

L'incontro del Papa con Raul Castro: foto Repubblica

Calorosa accoglienza per il Papa anche sui giornali cubani (Lobano)

Il Papa nel Palacio de la Revoluciòn a Cuba (Vecchi)

Mons. Rodríguez Gómez: con i suoi gesti il Papa ha commosso il Messico (Capuzzi)


[SM=g1740717] [SM=g1740720] [SM=g1740750] [SM=g1740752]

Caterina63
00giovedì 29 marzo 2012 09:59

Il Papa ai Cubani: Il Cristianesimo, ponendo in risalto i valori che sostengono l'etica, non impone, ma propone l'invito di Cristo a conoscere la verità che rende liberi.

Il credente è chiamato a rivolgerlo ai suoi contemporanei, come lo fece il Signore, anche davanti all’oscuro presagio del rifiuto e della Croce.

L'incontro personale con Colui che è la verità in persona ci spinge a condividere questo tesoro con gli altri, specialmente con la testimonianza. Cari amici, non esitate a seguire Gesù Cristo.

In Lui troviamo la verità su Dio e sull'uomo. Egli ci aiuta a sconfiggere i nostri egoismi, ad uscire dalle nostre ambizioni e a vincere ciò che ci opprime



VIAGGIO APOSTOLICO DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI IN MESSICO E NELLA REPUBBLICA DI CUBA (23 - 29 MARZO 2012)

SANTA MESSA NELLA PLAZA DE LA REVOLUCIÓN A LA HABANA (CUBA)


Alle ore 9 di oggi (le 16, ora di Roma), il Santo Padre Benedetto XVI presiede in Plaza de la Revolución "José Martí" a La Habana la Santa Messa concelebrata con i Vescovi cubani.
La celebrazione è introdotta dall’indirizzo di saluto dell’Arcivescovo di La Habana, Card. Jaime Lucas Ortega y Alamino.
Dopo la proclamazione del Vangelo, il Papa pronuncia l’omelia che riportiamo di seguito:


OMELIA DEL SANTO PADRE

Cari fratelli e sorelle!

«Benedetto sei tu, Signore Dio… Benedetto il tuo nome glorioso e santo» (Dn 3, 52). Questo inno di benedizione del Libro di Daniele risuona oggi nella nostra liturgia invitandoci ripetutamente a benedire e lodare Dio. Siamo parte della moltitudine di quel coro che celebra il Signore incessantemente. Ci uniamo a questo insieme di azioni di grazie, ed offriamo la nostra voce gioiosa e fiduciosa che cerca di consolidare nell'amore e nella verità il cammino della fede.
«Benedetto sia Dio» che ci riunisce in questa piazza emblematica, affinché ci immergiamo più profondamente nella sua vita. Provo una grande gioia nell’essere oggi tra voi e presiedere questa Santa Messa nel cuore di questo Anno giubilare dedicato alla Vergine della Carità del Cobre.
Saluto cordialmente il Cardinale Jaime Ortega y Alamino, Arcivescovo di L'Avana, e lo ringrazio per le cordiali parole che mi ha rivolto a nome di tutti. Estendo il mio saluto ai Signori Cardinali, ai miei fratelli Vescovi di Cuba e di altri Paesi che hanno voluto partecipare a questa solenne celebrazione. Saluto anche i sacerdoti, i seminaristi, i religiosi e tutti i fedeli qui convenuti, come pure le Autorità che ci accompagnano.
Nella prima lettura che è stata proclamata, i tre giovani, perseguitati dal sovrano babilonese, preferiscono affrontare la morte bruciati dal fuoco piuttosto che tradire la loro coscienza e la loro fede. Essi trovarono la forza di «lodare, glorificare e benedire Dio» nella convinzione che il Signore del cosmo e della storia non li avrebbe abbandonati alla morte ed al nulla. In effetti, Dio non abbandona mai i suoi figli, non li dimentica mai. Egli sta al di sopra di noi ed è capace di salvarci con il suo potere. Allo stesso tempo, è vicino al suo popolo, e per mezzo del suo Figlio Gesù Cristo ha voluto porre la sua dimora tra noi.
«Se rimanete nella mia parola, siete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi» (Gv 8,31).

Nel brano del Vangelo che è stato proclamato, Gesù si rivela come il Figlio di Dio Padre, il Salvatore, l'unico che può mostrare la verità e dare la vera libertà. Il suo insegnamento provoca resistenza ed inquietudine tra i suoi interlocutori, ed Egli li accusa di cercare la sua morte, alludendo al supremo sacrificio della Croce, ormai vicino. Ma li esorta a credere, a rimanere nella sua Parola, per conoscere la verità che redime ed onora.

In effetti, la verità è un anelito dell'essere umano, e cercarla suppone sempre un esercizio di autentica libertà. Molti, tuttavia, preferiscono le scorciatoie e cercano di evitare questo compito. Alcuni, come Ponzio Pilato, ironizzano sulla possibilità di poter conoscere la verità (cfr Gv 18,38), proclamando l'incapacità dell'uomo di raggiungerla o negando che esista una verità per tutti. Questo atteggiamento, come nel caso dello scetticismo e del relativismo, produce un cambiamento nel cuore, rendendo freddi, vacillanti, distanti dagli altri e rinchiusi in se stessi. Persone che si lavano le mani come il governatore romano e lasciano correre il fiume della storia senza compromettersi.

D'altra parte, ci sono altri che interpretano male questa ricerca della verità, portandoli all'irrazionalità e al fanatismo, per cui si rinchiudono nella «loro verità» e cercano di imporla agli altri. Sono come quei legalisti accecati che, vedendo Gesù colpito e sanguinante, gridano infuriati: «Crocifiggilo!» (cfr Gv 19,6). In realtà, chi agisce irrazionalmente non può arrivare ad essere discepolo di Gesù. Fede e ragione sono necessarie e complementari nella ricerca della verità. Dio ha creato l'uomo con un'innata vocazione alla verità e per questo lo ha dotato di ragione. Certamente non è l'irrazionalità, ma l’ansia della verità quello che promuove la fede cristiana. Ogni essere umano deve scrutare la verità ed optare per essa quando la trova, anche a rischio di affrontare sacrifici.
Inoltre, la verità sull'uomo è un presupposto ineludibile per raggiungere la libertà, perché in essa scopriamo i fondamenti di un'etica con la quale tutti possono confrontarsi e che contiene formulazioni chiare e precise sulla vita e la morte, i doveri ed i diritti, il matrimonio, la famiglia e la società, in definitiva, sulla dignità inviolabile dell'essere umano. Questo patrimonio etico è quello che può avvicinare tutte le culture, i popoli e le religioni, le autorità e i cittadini, e i cittadini tra loro, e i credenti in Cristo con coloro che non credono in Lui.

Il Cristianesimo, ponendo in risalto i valori che sostengono l'etica, non impone, ma propone l'invito di Cristo a conoscere la verità che rende liberi. Il credente è chiamato a rivolgerlo ai suoi contemporanei, come lo fece il Signore, anche davanti all’oscuro presagio del rifiuto e della Croce. L'incontro personale con Colui che è la verità in persona ci spinge a condividere questo tesoro con gli altri, specialmente con la testimonianza.

Cari amici, non esitate a seguire Gesù Cristo. In Lui troviamo la verità su Dio e sull'uomo. Egli ci aiuta a sconfiggere i nostri egoismi, ad uscire dalle nostre ambizioni e a vincere ciò che ci opprime.


Colui che opera il male, colui che commette peccato, è schiavo del peccato e non raggiungerà mai la libertà (cfr Gv 8,34). Solo rinunciando all'odio e al nostro cuore indurito e cieco, saremo liberi, ed una nuova vita germoglierà in noi.
Con la ferma convinzione che Cristo è la vera misura dell'uomo, e sapendo che in Lui si trova la forza necessaria per affrontare ogni prova, desidero annunciarvi apertamente il Signore Gesù come Via, Verità e Vita. In Lui tutti troveranno la piena libertà, la luce per capire in profondità la realtà e trasformarla con il potere rinnovatore dell'amore.
La Chiesa vive per rendere partecipi gli altri dell’unica cosa che possiede, e che non è altro che Cristo stesso, speranza della gloria (cfr Col 1,27).

Per poter svolgere questo compito, essa deve contare sull'essenziale libertà religiosa, che consiste nel poter proclamare e celebrare anche pubblicamente la fede, portando il messaggio di amore, di riconciliazione e di pace, che Gesù portò al mondo. E’ da riconoscere con gioia che sono stati fatti passi in Cuba affinché la Chiesa compia la sua ineludibile missione di annunciare pubblicamente ed apertamente la sua fede. Tuttavia, è necessario proseguire, e desidero incoraggiare le autorità governative della Nazione a rafforzare quanto già raggiunto ed a proseguire in questo cammino di genuino servizio al bene comune di tutta la società cubana.

Il diritto alla libertà religiosa, sia nella sua dimensione individuale sia in quella comunitaria, manifesta l'unità della persona umana che è, nel medesimo tempo, cittadino e credente. Legittima anche che i credenti offrano un contributo all'edificazione della società. Il suo rafforzamento consolida la convivenza, alimenta la speranza in un mondo migliore, crea condizioni propizie per la pace e per lo sviluppo armonioso e, contemporaneamente, stabilisce basi solide sulle quali assicurare i diritti delle generazioni future.
Quando la Chiesa mette in risalto questo diritto, non sta reclamando alcun privilegio. Pretende solo di essere fedele al mandato del suo divino Fondatore, cosciente che dove Cristo si rende presente, l'uomo cresce in umanità e trova la sua consistenza. Per questo, essa cerca di offrire questa testimonianza nella sua predicazione e nel suo insegnamento, sia nella catechesi come negli ambienti formativi ed universitari. È da sperare che presto giunga anche qui il momento in cui la Chiesa possa portare nei vari campi del sapere i benefici della missione che il suo Signore le ha affidato e che non può mai trascurare.


Esempio illustre di questo lavoro fu l'insigne sacerdote Félix Varela, educatore e maestro, figlio illustre di questa città di L'Avana che è passato alla storia di Cuba come il primo che ha insegnato al suo popolo a pensare. Il Padre Varela ci presenta la strada per una vera trasformazione sociale: formare uomini virtuosi per forgiare una nazione degna e libera, poiché questa trasformazione dipenderà dalla vita spirituale dell'uomo; infatti, «non c'è patria senza virtù» (Lettere ad Elpidio, lettera sesta, Madrid 1836, 220). Cuba ed il mondo hanno bisogno di cambiamenti, ma questi ci saranno solo se ognuno è nella condizione di interrogarsi sulla verità e si decide a intraprendere il cammino dell'amore, seminando riconciliazione e fraternità.

Invocando la materna protezione di Maria Santissima, chiediamo che ogni volta che partecipiamo all'Eucaristia diventiamo anche testimoni della carità che risponde al male con il bene (cfr Rm 12, 21), offrendoci come ostia viva a chi con amore offrì se stesso per noi. Camminiamo alla luce di Cristo, che può disperdere la tenebra dell'errore. Supplichiamolo che, con il valore e il vigore dei santi, giungiamo a dare una risposta libera, generosa e coerente a Dio, senza paure, né rancori.
Amen.














































Caterina63
00giovedì 29 marzo 2012 10:06

mercoledì 28 marzo 2012

Il Papa incontra Fidel Castro: tempi difficili se il mondo si priva di Dio, unire fede e ragione (R.V.)

Il Papa incontra Fidel Castro: tempi difficili se il mondo si priva di Dio, unire fede e ragione

Incontro molto cordiale tra Benedetto XVI e Fidel Castro. Il colloquio, iniziato verso le 19.30 ora italiana e durato circa mezz'ora è avvenuto presso la nunziatura all'Avana, dopo la Messa in Piazza della Rivoluzione. Fidel Castro ha detto che desiderava molto la beatificazione di Madre Teresa, grande benefattrice di Cuba, e quella di Giovanni Paolo II. Il Papa ha parlato della sua gioia di essere a Cuba e della cordialità con cui è stato accolto. Castro ha detto di aver seguito tutto il viaggio in tv. Entrambi hanno scherzato sull’età: Fidel Castro ha quasi 86 anni, un anno in più di Benedetto XVI. Il Papa, che il 16 aprile compirà 85 anni, ha detto: "Sono anziano ma posso ancora fare il mio dovere".

L’ex leader cubano ha posto alcune domande al Papa, per esempio sui cambiamenti nella liturgia della Chiesa e sul ruolo del Pontefice. Benedetto XVI ha risposto parlandogli dei viaggi, degli incontri con i popoli, del servizio alla Chiesa universale. Castro ha fatto riferimento alle difficoltà dei tempi attuali per l'umanità e il Papa ha parlato dell'assenza di Dio e dell'importanza fondamentale del rapporto tra fede e ragione. Infine l’ex leader cubano ha chiesto al Papa di inviargli dei libri per approfondire meglio le tematiche affrontate nell'incontro e Benedetto XVI gli ha risposto dicendo che penserà quali testi inviargli. Fidel Castro ha quindi presentato al Papa la moglie Dalia e i due figli.

Fidel Castro aveva già incontrato due volte Giovanni Paolo II: nel 1996 in Vaticano e poi nel 1998 durante la storica visita di Papa Wojtyla nell'isola caraibica. Recentemente aveva affermato che “con molto piacere” avrebbe salutato Papa Benedetto XVI, come aveva già fatto con Giovanni Paolo II, “un uomo al quale il contatto con i bambini e i cittadini umili del popolo suscitavano invariabilmente sentimenti di affetto”. “Ho preso la decisione di chiedere alcuni minuti del suo tempo, che so pieno di impegni – aveva detto Fidel Castro - quando sono venuto a conoscenza” che a lui “sarebbe piaciuto questo modesto e semplice contatto".

Il Papa si recherà alle 23.30, ora italiana, all'aeroporto José Martì della capitale per la cerimonia di congedo cui parteciperà anche il presidente cubano Raùl Castro. La partenza, volo Alitalia, è in programma per la mezzanotte, sempre ora italiana. Il rientro a Fiumicino e poi il trasferimento in Vaticano è previsto per domani mattina.

© Copyright (Radio Vaticana)

Fidel Castro prende il caffè con il Papa (Andrea Gagliarducci)

Clicca qui per leggere il commento segnalatoci da Laura.

Fidel: "Che cosa fa il Papa"? Benedetto XVI: Serve la Chiesa

Fidel: "Che cosa fa il Papa"?
Ratzinger: "Serve la Chiesa"


"Cosa fa un papa?". "E' al servizio della chiesa universale". Sono la domanda e la risposta che Fidel Castro e Benedetto XVI si sono scambiati nel loro incontro presso la nunziatura dell'Avana, un dialogo definito da padre Federico Lombardi, "cordiale, vivace, animato, intenso".

E' stato proprio il lider maximo a voler fare delle domande al Papa, questioni relative a quanto sta accadendo ora nel mondo che lo stesso Ratzinger ha riferito poi al portavoce vaticano. Castro è arrivato alla nunziatura alle 12.20 ora di Cuba ed è stato accolto dal cardinale segretario Tarcisio Bertone che lo aveva già incontrato in passato. Bertone ha riferito che Castro desiderava molto che avvenissero due beatificazioni: quella di Madre Teresa di Calcutta e quella di Giovanni Paolo II.

Il Papa è arrivato pochi minuti dopo, e l'incontro è proseguito con "molta cordialità": Benedetto XVI ha parlato della sua contentezza di essere a Cuba e della gratitudine per l'accoglienza ricevuta. Fidel Castro, da parte sua, ha detto di aver seguito tutte le fasi del viaggio apostolico del pontefice in televisione. Non è mancato uno scambio di battute sull'età visto che i due sono quasi coetanei: "Sono anziano - ha detto Ratzinger - ma posso ancora fare il mio dovere". Durante il colloquio erano presenti la moglie di Castro, signora Dalia e soltanto verso la fine sono stati presentati al Papa i due figli di Fidel.

Ma il colloquio vero e proprio è stato a due, con le domande di Fidel e le risposte del Papa, che ha riferito lui stesso il contenuto. La prima domanda ha riguardato i cambiamenti nella liturgia della chiesa, che Casto vede diversa da quando lui era giovane. Altra questione, quella di cosa fa un Papa. Benedetto XVI ha risposto parlandogli dei viaggi, degli incontri con i popoli, del servizio alla chiesa universale Poi Castro si è informato sulle difficoltà dei tempi attuali per l'umanità, sulle problematiche culturali, religiose e scientifiche. Il papa ha risposto parlando del tema dell'assenza di Dio e dell'importanza fondamentale del rapporto tra fede e ragione.

Al termine dell'incontro, durato circa mezz'ora, come era in programma, Fidel ha chiesto al Papa di inviargli dei libri per approfondire meglio le tematiche affrontate nell'incontro. Il Papa ha risposto: devo pensare a quale inviarLe.

Unione Sarda



























Fidel Castro al Papa " Com'è cambiata la liturgia ..." ( da Cantuale Antonianum )

E' opportuno che nel nostro sito, dedicato alla Liturgia, si possa commentare l'interesssante domanda che Fidel Castro ha ieri rivolto a Papa Benedetto XVI riguardante proprio la Liturgia.

Lo facciamo affidandoci all'ottimo Cantuale Antonianum, sempre attento al "sentire cum Ecclesia".
A.C.

Probabilmente in questi ultimi 50 anni il Lider della Rivoluzione cubana non deve essere andato spesso a Messa.
Prova ne sia che, come riporta il Corriere Online, Castro pur anziano e malato ha voluto seguire in TV il viaggio del Pontefice e le sue celebrazioni, e la prima domanda rivolta da Fidel al Papa, durante il loro storico incontro, "ha riguardato i cambiamenti nella liturgia della Chiesa, che Castro ha trovato molto cambiata rispetto a quando era giovane".
Ricordiamo che Castro ha studiato dai Gesuiti, e ha una madre e una sorella devotissime alla Vergine Maria. Qualcosa della Messa si ricordava...
Non è dato sapere, almeno per ora, cosa abbia risposto il Papa. Possiamo immaginare: "Ha ragione caro Fidel, ma tra le tante cose sto cercando di sistemare anche questa questione della liturgia, non si preoccupi. Beh parliamo ora un po' di diritti umani, le va?"...
Battute a parte, è invece molto significativo anche l'apprezzamento che Benedetto XVI ha fatto a proposito della propria veneranda età: ha un anno in meno dell'86enne ex Presidente cubano: «Sono anziano - ha detto Ratzinger - ma posso ancora fare il mio dovere».
Non ha, insomma, nessuna intenzione di dimettersi, nè di mettersi in un angolo ad aspettare sorella morte.

Testo preso da: E Fidel Castro disse al Papa: "Come è cambiata la liturgia da quando ero giovane!"
http://www.cantualeantonianum.com/2012/03/e-fidel-castro-disse-al-papa-come-e.html

[SM=g1740733]



Caterina63
00venerdì 30 marzo 2012 18:31
[SM=g1740738] l'affetto del popolo mexicano a Benedetto XVI.... ricambiato grandemente.... [SM=g1740721]
es.gloria.tv/?media=272177


[SM=g1740717]


es.gloria.tv/?media=272136

[SM=g1740717]


[SM=g1740757]

Questa è la versione 'lo-fi' del Forum Per visualizzare la versione completa clicca qui
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 22:38.
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com