Violenza ai minori, aborto: la lezione dal caso mons. Fisichella

Versione Completa   Stampa   Cerca   Utenti   Iscriviti     Condividi : FacebookTwitter
Caterina63
00sabato 14 marzo 2009 19:19
Dalla parte della bambina brasiliana

di Rino Fisichella
Arcivescovo presidente
della Pontificia Accademia per la Vita

Il dibattito su alcune questioni si fa spesso serrato e le differenti prospettive non sempre permettono di considerare quanto la posta in gioco sia veramente grande. È questo il momento in cui si deve guardare all'essenziale e, per un attimo, lasciare in disparte ciò che non tocca direttamente il problema. Il caso nella sua drammaticità è semplice.

C'è una bambina di soli nove anni - la chiameremo Carmen - che dobbiamo guardare fisso negli occhi senza distrarre lo sguardo neppure un attimo, per farle capire quanto le si vuole bene. Carmen, a Recife, in Brasile, viene violentata ripetutamente dal giovane patrigno, rimane incinta di due gemellini e non avrà più una vita facile. La ferita è profonda perché la violenza del tutto gratuita l'ha distrutta dentro e difficilmente le permetterà in futuro di guardare agli altri con amore.

Carmen rappresenta una storia di quotidiana violenza e ha guadagnato le pagine dei giornali solo perché l'arcivescovo di Olinda e Recife si è affrettato a dichiarare la scomunica per i medici che l'hanno aiutata a interrompere la gravidanza.

Una storia di violenza che, purtroppo, sarebbe passata inosservata, tanto si è abituati a subire ogni giorno fatti di una gravità ineguagliabile, se non fosse stato per lo scalpore e le reazioni suscitate dall'intervento del vescovo. La violenza su una donna, già grave di per sé, assume una valenza ancora più deprecabile quando a subirla è una bambina, con l'aggravante della povertà e del degrado sociale in cui vive. Non c'è linguaggio corrispondente per condannare tali episodi, e i sentimenti che ne derivano sono spesso una miscela di rabbia e di rancore che si assopiscono solo quando viene fatta realmente giustizia e la pena inflitta al delinquente di turno ha certezza di essere scontata.

Carmen doveva essere in primo luogo difesa, abbracciata, accarezzata con dolcezza per farle sentire che eravamo tutti con lei; tutti, senza distinzione alcuna.

Prima di pensare alla scomunica era necessario e urgente salvaguardare la sua vita innocente e riportarla a un livello di umanità di cui noi uomini di Chiesa dovremmo essere esperti annunciatori e maestri. Così non è stato e, purtroppo, ne risente la credibilità del nostro insegnamento che appare agli occhi di tanti come insensibile, incomprensibile e privo di misericordia.


È vero, Carmen portava dentro di sé altre vite innocenti come la sua, anche se frutto della violenza, e sono state soppresse; ciò, tuttavia, non basta per dare un giudizio che pesa come una mannaia.
Nel caso di Carmen si sono scontrate la vita e la morte. A causa della giovanissima età e delle condizioni di salute precarie la sua vita era in serio pericolo per la gravidanza in atto.

Come agire in questi casi?

Decisione ardua per il medico e per la stessa legge morale. Scelte come questa, anche se con una casistica differente, si ripetono quotidianamente nelle sale di rianimazione e la coscienza del medico si ritrova sola con se stessa nell'atto di dovere decidere cosa sia meglio fare. Nessuno, comunque, arriva a una decisione di questo genere con disinvoltura; è ingiusto e offensivo il solo pensarlo.
Il rispetto dovuto alla professionalità del medico è una regola che deve coinvolgere tutti e non può consentire di giungere a un giudizio negativo senza prima aver considerato il conflitto che si è creato nel suo intimo. Il medico porta con sé la sua storia e la sua esperienza; una scelta come quella di dover salvare una vita, sapendo che ne mette a serio rischio una seconda, non viene mai vissuta con facilità. Certo, alcuni si abituano alle situazioni così da non provare più neppure l'emozione; in questi casi, però, la scelta di essere medico viene degradata a solo mestiere vissuto senza entusiasmo e subito passivamente. Fare di tutta un'erba un fascio, tuttavia, oltre che scorretto sarebbe ingiusto.

Carmen ha riproposto un caso morale tra i più delicati; trattarlo sbrigativamente non renderebbe giustizia né alla sua fragile persona né a quanti sono coinvolti a diverso titolo nella vicenda.

Come ogni caso singolo e concreto, comunque, merita di essere analizzato nella sua peculiarità, senza generalizzazioni. La morale cattolica ha principi da cui non può prescindere, anche se lo volesse.
La difesa della vita umana fin dal suo concepimento appartiene a uno di questi e si giustifica per la sacralità dell'esistenza.
Ogni essere umano, infatti, fin dal primo istante porta impressa in sé l'immagine del Creatore, e per questo siamo convinti che debbano essergli riconosciuti la dignità e i diritti di ogni persona, primo fra tutti quello della sua intangibilità e inviolabilità.

L'aborto provocato è sempre stato condannato dalla legge morale come un atto intrinsecamente cattivo e questo insegnamento permane immutato ai nostri giorni fin dai primordi della Chiesa. Il concilio Vaticano ii nella Gaudium et spes - documento di grande apertura e accortezza in riferimento al mondo contemporaneo - usa in maniera inaspettata parole inequivocabili e durissime contro l'aborto diretto. La stessa collaborazione formale costituisce una colpa grave che, quando è realizzata, porta automaticamente al di fuori della comunità cristiana. Tecnicamente, il Codice di diritto canonico usa l'espressione latae sententiae per indicare che la scomunica si attua appunto nel momento stesso in cui il fatto avviene.

Non c'era bisogno, riteniamo, di tanta urgenza e pubblicità nel dichiarare un fatto che si attua in maniera automatica.

Ciò di cui si sente maggiormente il bisogno in questo momento è il segno di una testimonianza di vicinanza con chi soffre, un atto di misericordia che, pur mantenendo fermo il principio, è capace di guardare oltre la sfera giuridica per raggiungere ciò che il diritto stesso prevede come scopo della sua esistenza: il bene e la salvezza di quanti credono nell'amore del Padre e di quanti accolgono il vangelo di Cristo come i bambini, che Gesù chiamava accanto a sé e stringeva tra le sue braccia dicendo che il regno dei cieli appartiene a chi è come loro.

Carmen, stiamo dalla tua parte. Condividiamo con te la sofferenza che hai provato, vorremmo fare di tutto per restituirti la dignità di cui sei stata privata e l'amore di cui avrai ancora più bisogno. Sono altri che meritano la scomunica e il nostro perdono, non quanti ti hanno permesso di vivere e ti aiuteranno a recuperare la speranza e la fiducia. Nonostante la presenza del male e la cattiveria di molti.

(©L'Osservatore Romano - 15 marzo 2009)



Ha ragione mons. Fisichella.... [SM=g1740730] 
 
Infatti la Chiesa pur condannando sempre l'aborto ed ogni sua forma, parla sempre di omicidio anche quando, in casi estremi, la scelta di chi far morire cade sul nascituro, ma non parla di condanna esplicita, ci sono casi talmente delicati ed intricati che pur commettendosi l'omicidio (l'aborto), non è facile per nulla giudicare o parlare di chi l'ha commesso...a ragione dice mons. Fisichella:
 Non c'era bisogno, riteniamo, di tanta urgenza e pubblicità nel dichiarare un fatto che si attua in maniera automatica.
 
In questo caso è stato un errore scomunicare PUBBLICAMENTE  i medici perchè qui parliamo di una BAMBINA DI NOVE ANNI VIOLENTATA...ed è proprio in casi come questi che Gesù stesso ci rammenta che NON SIAMO PIU' SCHIAVI DELLA LEGGE il chè non vuol dire che l'omicidio avvenuto di un altra creatura innocente non sarà giudicato da Dio...TUTTO SARA' GIUDICATO e l'ha dove NON arriva l'uomo o la sua giustizia, arriva sempre quella di Dio....[SM=g1740720] 
 
In questa situazione purtroppo neppure tanto rara nè unica...le vittime SONO DUE anzi tre, i medici hanno tentato di salvarne una perchè loro NON sono Dio e non potevano salvarle entrambe...
 
Ci sono molte altre cose da scomunicare pubblicamente e che stanno alla base anche di tante brutture che la legge umana non riesce ad arginare che questa proprio se la potevano risparmiare...
 
E non si tratta di moralismo o di pietismo, speriamo piuttosto che non strumentalizzino mons. Fisichella per dire che è favorevole all'aborto...oggi non ci meraviglia pià nulla, che si sappia restare almeno in silenzio di passione davanti a storie come queste...

****************

Lettera aperta alla piccola Carmen[SM=g1740720]

Dolcissima Carmen...alcuni anni fa in Italia una bambina di nome Maria di soli tre anni veniva ripetutamente violentata dal suo patrigno a tal punto che la bimba morì, era il Venerdì Santo, giorno in cui sarebbe uscito il film "La Passione" di Mel Gibbson tanto discusso perchè descrive la passione di un Uomo-Dio, Gesù Cristo, in modo così talmente reale da leggere chiaramente non solo la storia di Maria e della sua breve vita d'inferno, ma anche la tua storia, in quel Corpo martoriato c'è descritta tutta la tua passione, l'umiliazione che hai dovuto subire, la profanazione non solo al tuo corpo ma anche alle due vite che dopo portavi dentro a causa di quella violenza...

Non so proprio come potrai uscire fuori da questa situazione, ma se sopravviverai ce la farai perchè quel Crocefisso che in quei chiodi ha crocefisso anche la tua storia con la sua, non permetterà la tua sconfitta...
Ti porto nel cuore piccola dolce Carmen....ti voglio bene....[SM=g1740738] 
 
con affetto, una mamma fra le tante che oggi staranno piangendo leggendo la tua storia... CaterinaLD


Caterina63
00martedì 24 marzo 2009 00:15
ATTENZIONE:

P.S.
SENZA NULLA TOGLIERE AI SENTIMENTI SOPRA ESPOSTI NELLA MIA RIFLESSIONE, ESSENDO GIUNTE DELLE SMENTITE SU ALCUNE PROCEDURE DA PARTE DELLA DIOCESI BRASILIANA, MI SONO SENTITA IN DOVERE DI ESPRIMERE APERTAMENTE UN RIMPROVERO FILIALE A MONS. FISICHELLA CHE STIMO MOLTO.......[SM=g1740730] 






 Imbarazzato io ho aperto il thread confidando nella serietà di mons. Fisichella la cui stima non viene meno, ma altrettanto io mi sento in dovere di muovere una critica al mio amato mons. Fisichella per il suo articolo che a quanto pare sembra proprio non aver tenuto conto di un confronto diretto con l'arcivescovo da lui chiamato in causa.... Imbarazzato e questo modo di agire non è bello!

Eccellenza amatissima, Dio solo sa quanto io la stimi, ma sono davvero addolorata che in tempi come questi nei quali i Media ci sguazzano a trovare ogni cavillo possibile per accusare la Chiesa di ogni misfatto, Lei, prima di scrivere quell'articolo (stupendo in sè) non abbia pensato di consultare il Vescovo la cui immagine in questo modo è stata danneggiata dalle sue parole...
Non si fa così! Non si agisce così!

Chi la conosce e la stima, ha pensato senza ombra di dubbio che Lei avesse consultato i diretti interessati, ma la risposta dello stesso arcivescovo e i fatti scaturiti dimostrano che Lei ha agito non con autorevolezza, ma per sentimentalismo...
Non è questo ciò che intendeva sant'Agostino..."ama e fa ciò che vuoi" e nel nostro caso "di quello che vuoi, ciò che senti"....
E' vero, resta fondamentale il fatto che ogni Vescovo deve fare attenzione a ciò che diranno i giornali, ma qui Lei è andato oltre....
Lei ha "accusato" il vescovo in sostanza di non aver prestato attenzione e affettuosità alla bambina gravemente coinvolta...l'arcivescovo risponde che questo non è vero....è evidente allora che Lei non ha ascoltato il suo confratello... Occhi al cielo


Ecco qui di seguito, integrale, il documento dell'arcidiocesi brasiliana:


Chiarificazioni dell'arcidiocesi di Olinda e Recife



Riguardo all'articolo "Dalla parte della bambina brasiliana", pubblicato su "L'Osservatore Romano" il giorno 15 marzo, noi sottoscritti dichiariamo:

1. Il fatto dello stupro non è avvenuto a Recife, come dice l'articolo, ma nella città di Alagoinha, diocesi di Pesqueira. Mentre l'aborto è stato praticato a Recife.

2. Tutti noi – a cominciare dal parroco di Alagoinha, che è tra i firmatari – siamo stati vicini alla fanciulla incinta e alla sua famiglia con grande carità e affetto. Il parroco, mettendo in opera la sua sollecitudine pastorale, raggiunto dalla notizia quand'era a casa, si recò immediatamente a casa della famiglia, dove incontrò la fanciulla per darle sostegno e accompagnamento, posta la grave e difficile situazione nella quale la fanciulla si era trovata. Questa attitudine è stata mantenuta in tutti i giorni successivi, ad Alagoinha come a Recife, dove si è avuto il triste finale dell'aborto di due innocenti. Pertanto, fu evidente e inequivocabile che nessuno pensò in primo luogo alla "scomunica". Abbiamo fatto ricorso a tutti i mezzi a nostra disposizione per evitare l'aborto e salvare le tre vite. Il parroco affiancò di persona il Consiglio tutelare della città in tutte le iniziative finalizzate al bene della fanciulla e dei suoi figli. Sia nell'ospedale che nelle visite quotidiane diede prova di un affetto e di un'attenzione che fecero capire, tanto alla fanciulla come a sua madre, che entrambe non erano sole, ma che la Chiesa, lì rappresentata dal parroco del luogo, assicurava loro l'assistenza necessaria e la certezza che tutto si sarebbe fatto per il bene della fanciulla e per salvare i suoi due figli.

3. Dopo che la fanciulla fu trasferita in un ospedale della città di Recife, abbiamo fatto ricorso a tutti i mezzi legali per evitare l'aborto. In nessun momento la Chiesa fu assente dall'ospedale. Il parroco della fanciulla si recava in ospedale ogni giorno, partendo dalla sua città che dista 230 chilometri da Recife, senza risparmiare alcuno sforzo, affinché tanto la fanciulla come sua madre sentissero la presenza di Gesù, il Buon Pastore che va incontro alle pecorelle che hanno più bisogno del suo aiuto. In questo modo la vicenda fu trattata con tutta l'attenzione dovuta da parte della Chiesa e non "sbrigativamente" come dice l'articolo.

4. Non siamo d'accordo con l'affermazione che "la decisione è ardua... per la stessa legge morale". La nostra santa Chiesa non cessa di proclamare che la legge morale è chiarissima: mai è lecito sopprimere la vita di un innocente per salvare un'altra vita. I fatti oggettivi sono questi: vi sono medici che dichiarano esplicitamente di aver praticato e voler continuare a praticare aborti, mentre ve ne sono altri che dichiarano con altrettanta fermezza che un aborto non lo praticheranno mai. Questa è la dichiarazione scritta e firmata di un medico cattolico brasiliano: "Come medico ostetrico da 50 anni, formato alla facoltà nazionale di medicina  della Università del Brasile, e come ex primario della clinica ostetrica dell'ospedale di Andarai, nel quale ho operato per 35 anni fino al mio pensionamento, per dedicarmi al diaconato, e avendo praticato 4524 parti, molti in età minorile, mai ho avuto la necessità di ricorrere all'aborto per 'salvare vite', al pari di tutti i miei colleghi retti ed onesti nella loro professione, fedeli al giuramento di Ippocrate".

5. È falsa l'affermazione che il fatto fu divulgato nei giornali solo perché l'arcivescovo di Olinda e Recife si affrettò a dichiarare la scomunica. Basta osservare che il caso divenne di dominio pubblico ad Alagoinha mercoledì 25 febbraio, l'arcivescovo fece le sue dichiarazioni alla stampa il 3 marzo e l'aborto fu effettuato il 4 marzo. Era impensabile che la stampa brasiliana, di fronte a un fatto di tale gravità, lo tenesse sotto silenzio per sei giorni. La realtà dei fatti è che la notizia della fanciulla – "Carmen" – incinta fu divulgata nei giorni precedenti l'attuazione dell'aborto. Solo allora, martedì 3 marzo, interrogato dai giornalisti, l'arcivescovo menzionò il canone 1398 [del codice di diritto canonico]. Siamo convinti che la divulgazione di questa pena medicinale, la scomunica, faccia bene a molti cattolici, per indurli ad evitare questo peccato gravissimo. Il silenzio della Chiesa sarebbe molto equivocato, soprattutto di fronte alla constatazione che nel mondo si compiono cinquanta milioni di aborti ogni anno e solo nel Brasile si sopprimono un milione di vite innocenti. Il silenzio può essere interpretato come connivenza o complicità. Se qualche medico avesse una "coscienza dubbiosa" prima di praticare un aborto (cosa che ci sembra estremamente improbabile), egli, se cattolico e tenuto ad osservare la legge di Dio, dovrebbe consultare un direttore spirituale.

6. In altre parole, l'articolo è un affronto diretto alla difesa della vita delle tre creature, fatta col massimo della forza dall'arcivescovo José Cardoso Sobrinho, e mostra che l'autore non possiede le basi e le informazioni necessarie per parlare della vicenda, a motivo della sua totale ignoranza dei particolari del fatto. L'ospedale che ha effettuato l'aborto sulla fanciulla è uno di quelli che compiono sistematicamente questa pratica nel nostro Stato, sotto il manto della "legalità". I medici che hanno praticato l'aborto dei due gemelli hanno dichiarato e continuano a dichiarare sui media nazionali d'aver compiuto un atto che sono soliti compiere "con molto orgoglio". Uno di essi ha aggiunto: "Già sono stato in passato scomunicato più volte".

7. L'autore si è arrogato il diritto di parlare di ciò che non conosceva, senza fare lo sforzo di conversare previamente in modo fraterno ed evangelico con l'arcivescovo, e per questo atto imprudente sta causando una grande confusione tra i fedeli cattolici del Brasile. Invece di consultare il suo fratello nell'episcopato, ha preferito dar credito alla nostra stampa molto spesso anticlericale.

Recife, 16 marzo 2009

Edvaldo Bezerra da Silva
Vicario generale dell'arcidiocesi di Olinda e Recife

Cicero Ferreira de Paula
Cancelliere dell'arcidiocesi di Olinda e Recife

Moisés Ferreira de Lima
Rettore del seminario arcidiocesano

Márcio Miranda
Avvocato dell'arcidiocesi di Olinda e Recife

Edson Rodrigues
Parroco di Alagoinha, diocesi di Pesqueira

__________


Mi spiace mons. Fisichella....lo stesso Signore Gesù ci rammenta che se un fratello sbaglia, deve essere prima di tutto ascoltato IN PRIVATO, ci insegna a chiarirci in privato...Lei dimostra di aver saltato questo passo, passando direttamente ad una denuncia pubblica mettendo un suo confratello in cattiva luce con tutti gli altri che ivi operavano per il bene della bambina e dei due nascituri per altro abortiti AL QUARTO MESE....mese in cui era proprio la mamma che rischiava di morire per un aborto così avanzato....

Solidarietà piena all'Arcivescovo del Brasile e a tutti gli operatori che l'hanno sostenuto...
ed è veramente grave che l'Osservatore Romano NON abbia ancora pubblicato la smentita e la spiegazione fornita dalla Diocesi in questione....poi ci lamentiamo della disinformazione? Occhi al cielo

Non ci lamentiamo poi se in Italia e altrove ci sono ancora sacerdoti e laici che NON sanno che l'aborto è un gravissimo delitto!



Caterina63
00mercoledì 9 settembre 2009 17:11
ATTENZIONE

A dimostrazione che la mia personale correzione al primo entusiasmo di getto si è rivelato corretto, ecco che giunge una chiarificazione all'intervento di mons. Fisichella da parte della Congregazione della Fede....



Chiarificazione della Congregazione per la Dottrina della Fede sull'aborto procurato


Dopo l'articolo dell'Arcivescovo Fisichella sulla "bambina brasiliana"


CITTA' DEL VATICANO, venerdì, 10 luglio 2009 (ZENIT.org).- Pubblichiamo la chiarificazione della Congregazione per la Dottrina della Fede, riportata dal quotidiano della Santa Sede "L'Osservatore Romano" nella sua edizione dell'11 luglio, sull'articolo pubblicato dallo stesso quotidiano dall'Arcivescovo Rino Fisichella sulla bambina brasiliana sottoposta ad aborto dei due gemelli che aspettava.

* * *

Recentemente sono pervenute alla Santa Sede diverse lettere, anche da parte di alte personalità della vita politica ed ecclesiale, che hanno informato sulla confusione creatasi in vari Paesi, soprattutto in America Latina, a seguito della manipolazione e strumentalizzazione di un articolo di Sua Eccellenza Monsignor Rino Fisichella, Presidente della Pontificia Accademia per la Vita, sulla triste vicenda della «bambina brasiliana».

In tale articolo, apparso su «L'Osservatore Romano» del 15 marzo 2009, si proponeva la dottrina della Chiesa, pur tenendo conto della situazione drammatica della suddetta bambina, che - come si poteva rilevare successivamente - era stata accompagnata con ogni delicatezza pastorale, in particolare dall'allora Arcivescovo di Olinda e Recife, Sua Eccellenza Monsignor José Cardoso Sobrinho.

Al riguardo, la Congregazione per la Dottrina della Fede ribadisce che la dottrina della Chiesa sull'aborto provocato non è cambiata né può cambiare.

Tale dottrina è stata esposta nei numeri 2270-2273 del
Catechismo della Chiesa Cattolica in questi termini:

«La vita umana deve essere rispettata e protetta in modo assoluto fin dal momento del concepimento. Dal primo istante della sua esistenza, l'essere umano deve vedersi riconosciuti i diritti della persona, tra i quali il diritto inviolabile di ogni essere innocente alla vita. "Prima di formarti nel grembo materno, ti conoscevo, prima che tu uscissi alla luce, ti avevo consacrato" (Ger 1, 5). "Non ti erano nascoste le mie ossa quando venivo formato nel segreto, intessuto nelle profondità della terra" (Sal 139, 15).

«Fin dal primo secolo la Chiesa ha dichiarato la malizia morale di ogni aborto provocato. Questo insegnamento non è mutato. Rimane invariabile. L'aborto diretto, cioè voluto come un fine o come un mezzo, è gravemente contrario alla legge morale: "Non uccidere il bimbo con l'aborto, e non sopprimerlo dopo la nascita" (Didaché, 2, 2). "Dio, padrone della vita, ha affidato agli uomini l'altissima missione di proteggere la vita, missione che deve essere adempiuta in modo degno dell'uomo. Perciò la vita, una volta concepita, deve essere protetta con la massima cura; e l'aborto come pure l'infanticidio sono abominevoli delitti" (Concilio Vaticano II, Gaudium et spes, 51).

«La cooperazione formale a un aborto costituisce una colpa grave. La Chiesa sanziona con una pena canonica di scomunica questo delitto contro la vita umana. "Chi procura l'aborto, se ne consegue l'effetto, incorre nella scomunica latae sententiae" (Cic, can. 1398), "per il fatto stesso d'aver commesso il delitto" (Cic, can. 1314) e alle condizioni previste dal diritto (cfr. Cic, cann. 1323-1324). La Chiesa non intende in tal modo restringere il campo della misericordia. Essa mette in evidenza la gravità del crimine commesso, il danno irreparabile causato all'innocente ucciso, ai suoi genitori e a tutta la società.

«Il diritto inalienabile alla vita di ogni individuo umano innocente rappresenta un elemento costitutivo della società civile e della sua legislazione: "I diritti inalienabili della persona dovranno essere riconosciuti e rispettati da parte della società civile e dell'autorità politica; tali diritti dell'uomo non dipendono né dai singoli individui, né dai genitori e neppure rappresentano una concessione della società e dello Stato: appartengono alla natura umana e sono inerenti alla persona in forza dell'atto creativo da cui ha preso origine. Tra questi diritti fondamentali bisogna, a questo proposito, ricordare: il diritto alla vita e all'integrità fisica di ogni essere umano dal concepimento alla morte... Nel momento in cui una legge positiva priva una categoria di esseri umani della protezione che la legislazione civile deve loro accordare, lo Stato viene a negare l'uguaglianza di tutti davanti alla legge. Quando lo Stato non pone la sua forza al servizio dei diritti di ciascun cittadino, e in particolare di chi è più debole, vengono minati i fondamenti stessi di uno Stato di diritto... Come  conseguenza  del rispetto e della protezione che vanno accordati al nascituro, a partire dal momento  del  suo concepimento, la legge dovrà prevedere appropriate sanzioni penali per ogni deliberata violazione dei suoi diritti" (Congregazione per la Dottrina della Fede, Istruzione Donum vitae, III)».
 

Nell'Enciclica Evangelium vitae Papa Giovanni Paolo II ha riaffermato tale dottrina con la sua autorità di Supremo Pastore della Chiesa: «Con l'autorità che Cristo ha conferito a Pietro e ai suoi Successori, in comunione con i Vescovi - che a varie riprese hanno condannato l'aborto e che nella consultazione precedentemente citata, pur dispersi per il mondo, hanno unanimemente consentito circa questa dottrina - dichiaro che l'aborto diretto, cioè voluto come fine o come mezzo, costituisce sempre un disordine morale grave, in quanto uccisione deliberata di un essere umano innocente. Tale dottrina è fondata sulla legge naturale e sulla Parola di Dio scritta, è trasmessa dalla Tradizione della Chiesa ed insegnata dal Magistero ordinario e universale» (n. 62).

Per quanto riguarda l'aborto procurato in alcune situazioni difficili e complesse, vale l'insegnamento chiaro e preciso di Papa Giovanni Paolo II: «È vero che molte volte la scelta abortiva riveste per la madre carattere drammatico e doloroso, in quanto la decisione di disfarsi del frutto del concepimento non viene presa per ragioni puramente egoistiche e di comodo, ma perché si vorrebbero salvaguardare alcuni importanti beni, quali la propria salute o un livello dignitoso di vita per gli altri membri della famiglia. Talvolta si temono per il nascituro condizioni di esistenza tali da far pensare che per lui sarebbe meglio non nascere. Tuttavia, queste e altre simili ragioni, per quanto gravi e drammatiche, non possono mai giustificare la soppressione deliberata di un essere umano innocente» (Enciclica Evangelium vitae, n. 58).

Quanto alla problematica di determinati trattamenti medici al fine di preservare la salute della madre occorre distinguere bene tra due fattispecie diverse: da una parte un intervento che direttamente provoca la morte del feto, chiamato talvolta in modo inappropriato aborto «terapeutico», che non può mai essere lecito in quanto è l'uccisione diretta di un essere umano innocente; dall'altra parte un intervento in sé non abortivo che può avere, come conseguenza collaterale, la morte del figlio: «Se, per esempio, la salvezza della vita della futura madre, indipendentemente dal suo stato di gravidanza, richiedesse urgentemente un atto chirurgico, o altra applicazione terapeutica, che avrebbe come conseguenza accessoria, in nessun modo voluta né intesa, ma inevitabile, la morte del feto, un tale atto non potrebbe più dirsi un diretto attentato alla vita innocente. In queste condizioni l'operazione può essere considerata lecita, come altri simili interventi medici, sempre che si tratti di un bene di alto valore, qual è la vita, e non sia possibile di rimandarla dopo la nascita del bambino, né di ricorrere ad altro efficace rimedio» (Pio XII, Discorso al «Fronte della Famiglia» e all'Associazione Famiglie numerose, 27 novembre 1951).

Quanto alla responsabilità  degli operatori sanitari, occorre ricordare le parole di Papa Giovanni Paolo II: «La loro professione li vuole custodi e servitori della vita umana. Nel contesto culturale e sociale odierno, nel quale la scienza e l'arte medica rischiano di smarrire la loro nativa dimensione etica, essi possono essere talvolta fortemente tentati di trasformarsi in artefici di manipolazione della vita o addirittura in operatori di morte. Di fronte a tale tentazione la loro responsabilità è oggi enormemente accresciuta e trova la sua ispirazione più profonda e il suo sostegno più forte proprio nell'intrinseca e imprescindibile dimensione etica della professione sanitaria, come già riconosceva l'antico e sempre attuale giuramento di Ippocrate, secondo il quale ad ogni medico è chiesto di impegnarsi per il rispetto assoluto della vita umana e della sua sacralità» (Enciclica Evangelium vitae, n. 89).



Caterina63
00lunedì 19 dicembre 2011 16:02
Fra qualche giorno è Natale !
Non vogliamo ridurci a solite frasi di "auguri" moralisti, cuoricini, stelline e quant'altro... ma di proposito vogliamo vivere questo Natale con coloro a cui è stato vietato di vivere, a coloro che UCCISI NEL GREMBO MATERNO, non avranno mai un Natale da festeggiare... e vogliamo farvi questi AUGURI raccontandovi l'ennesima storia di un omicidio legalizzato, l'ennesima storia di adulti assassini che ora impongono alle fanciulle di essere complici di tanta efferatezza... l'ennesima storia che ci riporta, in questo Tempo natalizio , a ricordare LA STRAGE DI ERODE che ancora una volta si consuma fra l'indifferenza dei tanti....


Cari giovani, RIBELLATEVI! il Quarto Comandamento che ci dice di onorare il padre e la madre, non ci autorizza a calpestare il Quinto: non uccidere!
Pertanto non sarà e non è mancanza di rispetto ai genitori se, gentilmente, li si ammonisce duramente contro la loro aberrante imposizione di UCCIDERE....
Cari Giovani, noi non possiamo fare altro che sollecitarvi, pregare con voi e per voi, informare, svegliare i cuori, il resto dovrete farlo voi: RIBELLATEVI! Fatevi questo dono per questo Natale, imparate a dire NO all'ingiustizia, alle leggi assassine, dite no a chi vi impone di uccidere!
il resto è stato esposto sopra in una rticolo della CdF


Buon Natale!

A Trento, come ai tempi di Erode


Da La Bussola di Francesco Agnoli del 12-12-2011

A Trento, come in tante città d’Italia, venire concepiti è sempre più un rischio ed una colpa. Che si paga con la morte. Ne hanno parlato anche i quotidiani nazionali. Una giovane ragazza trentina di sedici anni, incinta, è stata spinta dai genitori ad abortire. Nonostante fosse fortemente determinata a tenere il bambino. Nonostante fosse, secondo i quotidiani locali, molto “innamorata” del suo fidanzato.
I genitori sono addirittura ricorsi al Tribunale dei Minori, affinché l’eliminazione cruenta del nipote fosse ingiunta dall’autorità. Imposta con la violenza.

Dopo aver resistito con le unghie e con i denti, la povera ragazza, è capitolata e “ha deciso”, non certo spontaneamente, di abortire.
Innumerevoli sono le riflessioni che nascono di fronte ad un simile fatto drammatico.
Partiamo dalla meno importante: quel figlio è stato ucciso anche perché i suoi nonni non potevano accettare il fidanzato della figlia. Un ragazzo albanese. “Omicidio per motivi razziali?”, si domanderà qualcuno. Non importa: nessun professionista dell’antirazzismo si è sentito in dovere di protestare. L’aborto è ormai un bene senza se e senza ma.
Andiamo ora al cuore della vicenda. La cultura abortista si è sempre nascosta dietro il principio dell’autodeterminazione delle donne. L’autodeterminazione è oggi un sacro dogma intoccabile, ma a senso unico: può uccidere suo figlio, la madre che lo vuole; può far uccidere sua figlia, il padre che lo desidera, in nome di una presunta volontà della stessa, espressa a parole, in età adolescenziale.
Ma nessuno alza un dito per proteggere l’autodeterminazione di una ragazza che vuole tenere il bambino, e che viene incalzata, assediata, violentata nella sua libertà, da chi vuole costringerla a divenire il boia della sua creatura. Pro morte, la nostra cultura, sempre; pro vita, mai.

L’autodeterminazione è dunque una truffa: non solo perché non esiste il diritto di nessuno a negare la vita del suo prossimo, in nome della propria presunta libertà; ma anche perché la verità dell’aborto è che quasi sempre la donna che vi ricorre lo fa “costretta”: costretta dalle circostanze; dalla spinta di genitori, compagni, mariti; dalla freddezza e dall’insensibilità di chi la circonda; da problemi economici; da una cultura ingannatrice che le nasconde la natura del bambino, la drammaticità del gesto con cui viene ucciso, e le conseguenze future per la propria psiche e la propria vita. Ma a nessuno interessa rimuovere queste cause, queste costrizioni. A nessuno interessa l’autodeterminazione, quando è per il bene.
Il Nemico del genere umano, del resto, offre sempre, sotto il nome della “libertà”, solide e terribili catene.
Un’ultima considerazione, per un cattolico la più amara. Di fronte alla ragazza che difendeva la vita del figlio, non si è levata alcuna voce autorevole: un convento che si offrisse di tenere il bambino; un sacerdote che ricordasse la verità e invocasse compassione... (solo il rappresentante del Movimento per la Vita si è reso disponibile).

Nulla di nulla. Anzi, il direttore del settimanale diocesano trentino, “Vita Trentina”, ha dichiarato: “E’ un caso amaro. Una maternità che parte da uno stato di sofferenza così grande non parte bene. La Chiesa non può certo dichiararsi a favore dell’aborto, ma capiamo l’enorme difficoltà della famiglia e crediamo che in questa storia vadano sorretti tutti, la ragazza e i suoi genitori”. Dichiarazioni, queste, che dimostrano non solo una mancanza di fede, ma anche un assoluto disprezzo del buon senso e dell’uso della ragione. Infatti il direttore del settimanale diocesano ha anzitutto, per prima cosa, stigmatizzato una maternità, difficile quanto si voglia. Come se non fosse un valore in se stessa. Come se, qualunque sia il modo in cui è nato, ogni uomo non fosse per sua natura degno di rispetto.

Poi, dopo una frasetta di circostanza, quasi d’obbligo (tributo al mestiere che fa), ha dichiarato molto convintamente di “capire”, cioè di condividere, la scelta per la morte; infine con un equilibrismo degno di Ponzio Pilato e don Abbondio messi insieme, ha elegantemente omesso di citare il bambino (vanno aiutati “tutti, la ragazza e i suoi genitori”), dato ormai per spacciato o per inesistente, e ha invitato invece a sorreggere i genitori, cioè la loro volontà di costringere all’aborto, e, nello stesso tempo, la vittima, la figlia costretta ad abortire contro voglia. Come sorreggere quest’ultima, non è stato detto. Non era, è chiaro, un pensiero impellente, per il bravo direttore diocesano. Eppure, dire una parola all’intervistatore non era difficile; eppure, si poteva senza grossi rischi testimoniare la verità; eppure si doveva provare ad offrire un soccorso vero, magari anche solo indicando ai genitori e alla ragazza una via diversa: la possibilità di partorire il bambino e di renderlo adottabile. Ma le idee, gli sforzi per fare il bene, quando il cuore è altrove, non vengono.

Salvaci tu, Gesù bambino, dalla banalità del male. Dai nonni che spingono i genitori ad uccidere il “piccolo albanese” che vive in loro figlia. Dai cattolici che hanno perso ogni anelito al Bene ed alla Giustizia, e che ragionano come il mondo. Dai cattolici che non sanno vederti, in quel bambino ucciso barbaramente, come ai tempi di Erode.


http://gliamicidibab.files.wordpress.com/2010/12/presepio.gif




http://www.carloneworld.org/images/Speciale_Natale/gif_animate/buon_Natale/Buon_Natale_Albero_di_parole.gif

si! Buon Natale
a chi saprà offrire queste opportunità
a chi si sta formando nel grembo materno;
DIFENDI LA VITA
DAL SUO CONCEPIMENTO
FINO ALLA SUA MORTE NATURALE
QUESTO E' IL VERO REGALO
Gesù Bambino
Verbo di Dio Incarnato
ti rammenti
il prezioso dono DELLA VITA


Questa è la versione 'lo-fi' del Forum Per visualizzare la versione completa clicca qui
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 09:39.
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com