Visita del Papa all'Ambasciata Italiana presso la Santa Sede

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Caterina63
00sabato 13 dicembre 2008 18:31
Le precedenti visite di Pio XII, Paolo VI e Giovanni Paolo II
Tre Pontefici del Novecento
a palazzo Borromeo


Non capita spesso che un Papa visiti una rappresentanza diplomatica nella città di Roma. Ma l'ambasciata d'Italia presso la Santa Sede sembra costituire un'eccezione: è infatti la quarta volta che ospita un Pontefice. Prima di Benedetto XVI erano stati accolti a palazzo Borromeo Pio XII nel 1951, Paolo VI nel 1964 e Giovanni Paolo II nel 1986. Per l'ambasciatore Antonio Zanardi Landi questo sottolinea "non solo la specialità delle relazioni" tra le due realtà, ma anche "la pregnanza del titolo di Primate d'Italia che spetta al successore di Pietro".

La visita di Benedetto XVI nel giorno della festa di santa Lucia, del resto, precede idealmente le celebrazioni per l'ottantesimo dei Patti Lateranensi e il venticinquesimo dell'Accordo di modifica del Concordato del 1984. E alla competenza dell'Ambasciata spettano proprio le questioni attinenti al rapporto internazionale, sia pur particolarissimo, che intercorre tra l'Italia e la Santa Sede e quelle derivanti dall'applicazione del Trattato, mentre Palazzo Chigi ha il compito di seguire direttamente ciò che attiene alla realizzazione delle prescrizioni concordatarie.

È inoltre significativo che la visita segua di appena due mesi quella al Quirinale del 4 ottobre scorso, esattamente un anno dopo - era la festa di san Francesco del 2007 - la presentazione delle credenziali da parte di Zanardi Landi. I rapporti bilaterali tra Italia e Santa Sede ormai da molti anni possono essere considerati ottimi - ha commentato l'Ambasciatore - e negli ultimi tempi hanno assunto un tono caratterizzato da grande concordanza di valutazioni e di impostazioni. Come testimoniato anche dalla cordialità dei vari incontri tra il presidente Napolitano e Benedetto XVI: da ultimi, quello del 24 aprile, quando il capo dello Stato italiano offrì un concerto per l'anniversario dell'inizio del Pontificato, e quello di mercoledì scorso, nell'Aula Paolo VI, in occasione della commemorazione promossa dal Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace per il sessantesimo anniversario della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo.


Prima di Papa Ratzinger, Pio XII aveva sostato presso la rappresentanza diplomatica nel 1951, il 2 giugno - giorno della festa nazionale italiana - in occasione della messa celebrata nella basilica di Sant'Eugenio a Valle Giulia.



Lo aveva fatto al termine della consacrazione dell'altare maggiore della chiesa dedicata al suo santo Patrono, che gli era stata donata dai fedeli di tutto il mondo nel xxv anniversario dell'ordinazione episcopale. Accettando l'invito dell'ambasciatore Antonio Meli Lupi di Soragna, Pacelli aveva attraversato a piedi il giardino che separa la parrocchia da palazzo Borromeo per un incontro di carattere amichevole e informale, al quale avevano partecipato anche altri componenti del corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede.

Papa Montini vi si recò il 2 ottobre 1964 per benedire la nuova cappella dedicata a san Carlo, restaurata proprio alla vigilia dell'odierno appuntamento con Benedetto XVI e inaugurata nei giorni scorsi dal cardinale Bertone.



L'antico arcivescovo di Milano portò in dono un prezioso reliquiario del santo che lo aveva preceduto sulla cattedra ambrosiana: giunto verso le 16.45 fu accolto nel giardino dal presidente del Consiglio Aldo Moro, dal ministro degli esteri Giuseppe Saragat - che due mesi dopo sarebbe divenuto quinto presidente della Repubblica -, dall'ambasciatore Bartolomeo Migone e dall'allora consigliere ecclesiastico don Clemente Riva, futuro vescovo ausiliare di Roma. A motivare la visita "era stata una certa promessa di Giovanni xXIIi", aveva confidato Papa Montini. La data del 2 ottobre non fu scelta a caso: era l'anniversario della nascita di Carlo Borromeo.

Infine Papa Wojtyla, che del santo portava il nome di battesimo, vi andò il 2 marzo 1986 nel contesto di una visita pastorale quaresimale alla parrocchia di Sant'Eugenio. Accolto dal ministro degli Esteri Giulio Andreotti, dall'ambasciatore Andrea Cagiati e dal consigliere ecclesiastico monsignor Piero Monni, donò un'icona della Madonna Nera di Czestochowa. Nel suo discorso assicurò spirituale sostegno e preghiera "per il bene comune della Nazione italiana, la cui storia e il cui patrimonio culturale, morale e religioso è singolarmente intrecciato con il cristianesimo". (gianluca biccini)



(©L'Osservatore Romano - 14 dicembre 2008)
Caterina63
00sabato 13 dicembre 2008 18:36
VISITA DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI ALL’AMBASCIATA D’ITALIA PRESSO LA SANTA SEDE

Alle ore 10.45 di questa mattina, il Santo Padre Benedetto XVI lascia in auto il Vaticano e si reca in Visita all’Ambasciata d’Italia presso la Santa Sede.

Al Suo arrivo è accolto dal Ministro degli Esteri, On. Franco Frattini, dal Sotto-Segretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, On. Gianni Letta, e dall’Ambasciatore d’Italia presso la Santa Sede, On. Antonio Zanardi Landi.

INCONTRO CON I DIPENDENTI E I LORO FAMILIARI

Prima di entrare nella Cappella dell’Ambasciata, il Santo Padre saluta i figli dei Dipendenti che si trovano lungo il percorso. Quindi nella Cappella, alla presenza dei dipendenti dell’Ambasciata e dei loro familiari, dopo un breve momento di adorazione del Santissimo Sacramento, introdotto dall’indirizzo di omaggio dell’On. Gianni Letta, il Papa pronuncia le parole di saluto che riportiamo di seguito:

* PAROLE DEL SANTO PADRE


Signor Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio,

cari amici!

In questa mia breve visita all’Ambasciata d’Italia, il primo appuntamento si tiene in questa bella Cappella appena restaurata e rinnovata. E sono contento di incontrare, proprio qui, voi che costituite la comunità di vita e di lavoro di questa Ambasciata. Vi saluto tutti con affetto insieme ai vostri familiari. Un saluto speciale dirigo al Signor Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, che mi ha recato il saluto del Presidente del Consiglio e mi ha rivolto un caloroso benvenuto, facendosi interprete dei vostri sentimenti. Egli ha ricordato che questa Cappella, benedetta qualche giorno fa dal Signor Cardinale Segretario di Stato, è dedicata ad un santo, il cui nome è indissolubilmente legato a questo palazzo: san Carlo Borromeo. Egli, insieme al fratello Federico, ricevette in dono questa dimora dallo zio, il Pontefice Pio IV, con il quale, nominato Cardinale giovanissimo, collaborò nel governo della Chiesa universale. Fu proprio dopo la morte del fratello maggiore, che il giovane nipote del Pontefice iniziò un processo di maturazione spirituale fino a pervenire a una profonda conversione segnata da una decisa scelta di vita evangelica. Divenuto Vescovo dedicò ogni sua cura all’Arcidiocesi di Milano. Dalla sua biografia emerge con chiarezza lo zelo con cui espletò il suo ministero episcopale, promovendo la riforma della Chiesa secondo lo spirito del Concilio di Trento, alle cui direttive dette esemplare attuazione, mostrando una vicinanza costante alle popolazioni, specialmente durante gli anni della peste, sì da essere chiamato, proprio per questa sua generosa dedizione, "Angelo degli appestati". La vicenda umana e spirituale di san Carlo Borromeo mostra come la grazia divina possa trasformare il cuore dell’uomo e renderlo capace di un amore per i fratelli spinto fino al sacrificio di sé.

Cari fratelli e sorelle, alla protezione di san Carlo affido ognuno di voi qui presenti insieme ai vostri familiari, perché possiate anche voi realizzare la missione che Iddio vi affida al servizio del prossimo secondo le vostre diverse mansioni. Colgo infine l’occasione per augurarvi un lieto e santo Natale, mentre di cuore tutti vi benedico.

Al termine del discorso, il Papa esce dalla Cappella e scopre la lapide posta a ricordo della visita. Quindi si reca nella Sala delle Bandiere dove è accolto da alcuni Ministri. Al Santo Padre viene poi presentata una Crocifissione attribuita a Michelangelo.

[01934-01.01] [Testo originale: Italiano]


INCONTRO UFFICIALE NEL SALONE DELL’AMBASCIATA

Alle ore 11.30, nel Salone dell’Ambasciata, ha luogo l’Incontro ufficiale. Il Quartetto d’archi dell’Orchestra "Verdi" esegue il IV Movimento del Quartetto n. 19 in Do Maggiore K465 di Mozart. Quindi, introdotto dall’indirizzo di omaggio del Ministro degli Esteri, On. Franco Frattini, il Santo Padre Benedetto XVI pronuncia il discorso che riportiamo di seguito:

* DISCORSO DEL SANTO PADRE


Signor Ministro degli Affari Esteri,

Signor Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio,

Signor Ambasciatore presso la Santa Sede,

Rappresentanti del Corpo Diplomatico presso la Santa Sede,

illustri Autorità,

Signori e Signore!

Sono veramente lieto di poter oggi accogliere l’amabile invito rivoltomi a visitare questo storico edificio, sede dell’Ambasciata d’Italia presso la Santa Sede. Saluto cordialmente tutti, ad iniziare dal Signor Ministro degli Affari Esteri, che ringrazio per le espressioni deferenti che mi ha appena rivolto. Saluto gli altri Ministri, le Autorità presenti e in modo speciale l’Ambasciatore Antonio Zanardi Landi. Grazie di cuore per la cortese accoglienza, accompagnata da un gradito intermezzo musicale.

Come è stato già ricordato, questo storico Palazzo ha ricevuto la visita di tre miei Predecessori: i Servi di Dio Pio XII, il 2 giugno 1951, Paolo VI, il 2 ottobre del 1964 e Giovanni Paolo II, il 2 marzo 1986. Nell’odierna solenne ed al tempo stesso familiare circostanza, mi tornano alla mente pure i recenti incontri con il Presidente della Repubblica: quello del 24 aprile scorso in occasione del concerto da lui offertomi per l’anniversario del solenne inizio del mio servizio sulla Cattedra di Pietro; quello, poi, del 4 ottobre, al Quirinale, e quello di mercoledì scorso nell’Aula Paolo VI in Vaticano, in occasione del concerto per il 60° anniversario della Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo, a cui Ella, Signor Ministro degli Affari Esteri, ha fatto riferimento. Mentre indirizzo un deferente e grato saluto al Presidente della Repubblica, mi piace riprendere quanto proprio nel corso della visita al Quirinale ebbi ad affermare, che cioè "nella città di Roma convivono pacificamente e collaborano fruttuosamente lo Stato Italiano e la Sede Apostolica" (L’Oss. Rom., 5 ottobre 2008, p. Fico.

Basterebbe da sola la singolare attenzione mostrata dai Pontefici a questa Sede diplomatica per segnalare il riconoscimento dell’importante ruolo che ha svolto e svolge l’Ambasciata d’Italia negli intensi e particolari rapporti che intercorrono fra la Santa Sede e la Repubblica Italiana, come pure nelle relazioni di mutua collaborazione fra la Chiesa e lo Stato in Italia. Avremo di sicuro modo di evidenziare quest’importante duplice ordine di vincoli diplomatici, sociali e religiosi nel mese di febbraio del prossimo anno nella ricorrenza dell’80° della firma dei Patti Lateranensi e del 25° dell’Accordo di modifica del Concordato. A questo anniversario è stato fatto già riferimento per sottolineare giustamente il fruttuoso rapporto che esiste tra l’Italia e la Santa Sede. Si tratta di un’intesa quanto mai importante e significativa nell’attuale situazione mondiale, nella quale il perdurare di conflitti e di tensioni tra popoli rende sempre più necessaria una collaborazione tra tutti coloro che condividono gli stessi ideali di giustizia, di solidarietà e di pace. Non posso inoltre, riprendendo quanto Ella, Signor Ministro degli Affari Esteri, ha detto, non far cenno con sensi di viva gratitudine alla collaborazione che quotidianamente si svolge tra l’Ambasciata d’Italia e la mia Segreteria di Stato, ed a questo proposito saluto cordialmente i Capi Missione che in questi anni si sono succeduti a Palazzo Borromeo e che oggi hanno gentilmente voluto essere con noi.

Questa breve visita mi è propizia per ribadire come la Chiesa sia ben consapevole che "alla struttura fondamentale del cristianesimo appartiene la distinzione tra ciò che è di Cesare e ciò che è di Dio (cfr Mt 22,21), cioè la distinzione tra Stato e Chiesa" (Enc. Deus caritas est, 28). Tale distinzione e tale autonomia non solo la Chiesa le riconosce e rispetta, ma di esse si rallegra, come di un grande progresso dell’umanità e di una condizione fondamentale per la sua stessa libertà e l’adempimento della sua universale missione di salvezza tra tutti i popoli. In pari tempo, però, la Chiesa sente come suo compito, seguendo i dettami della propria dottrina sociale, argomentata "a partire da ciò che è conforme alla natura di ogni essere umano" (ibid.), di risvegliare nella società le forze morali e spirituali, contribuendo ad aprire le volontà alle autentiche esigenze del bene. Perciò, richiamando il valore che hanno per la vita non solo privata ma anche e soprattutto pubblica alcuni fondamentali principi etici, di fatto la Chiesa contribuisce a garantire e promuovere la dignità della persona e il bene comune della società, ed in questo senso si realizza l’auspicata vera e propria cooperazione tra Stato e Chiesa.

Mi sia ora consentito di menzionare con gratitudine anche il prezioso contributo che, sia questa Rappresentanza diplomatica, sia in generale le Autorità italiane offrono generosamente affinché la Santa Sede possa liberamente svolgere la sua missione universale e, quindi, anche intrattenere rapporti diplomatici con tanti Paesi del mondo. A questo proposito, saluto e ringrazio il Decano e alcuni rappresentanti del Corpo Diplomatico accreditato presso la Santa Sede, che prendono parte a questo nostro incontro, e sono certo che essi condividono questo apprezzamento per i preziosi servizi che l’Italia rende alla loro delicata e qualificata missione.

Signore e Signori, è davvero significativo che la Rappresentanza diplomatica italiana presso la Santa Sede abbia dal 1929 la sua sede dove visse da giovane san Carlo Borromeo, che allora esercitava l’ufficio di collaboratore del Romano Pontefice nella Curia Romana, guidando quella che si definisce normalmente la diplomazia della Santa Sede. Coloro che qui operano possono quindi trovare in questo santo un costante protettore, ed al tempo stesso, un modello a cui ispirarsi nello svolgimento dei loro quotidiani compiti. Affido alla sua intercessione quanti qui oggi sono convenuti, e formulo a ciascuno un sincero augurio di ogni bene. Mentre si avvicina la festa del Natale del Signore Gesù, questo augurio si estende alle Autorità italiane, a cominciare dal Presidente della Repubblica, e all’intero diletto popolo di questa amata Penisola. Il mio augurio di pace abbraccia poi tutti i Paesi della terra, che siano o meno ufficialmente rappresentati presso la Santa Sede. E’ un augurio di luce e di autentico progresso umano, di prosperità e di concordia, realtà tutte alle quali possiamo aspirare con fiduciosa speranza, perché sono doni che Gesù ha recato nel mondo nascendo a Betlemme. La Vergine Maria, che qualche giorno fa abbiamo venerato come Immacolata Concezione, ottenga questi doni, ed ogni altro desiderato vero bene all’Italia e al mondo intero, dal suo Figlio, il Principe della pace, la cui benedizione invoco di cuore su tutti voi e sulle persone a voi care.

Al termine del discorso, il Papa si intrattiene brevemente con alcuni invitati, con i Ministri presenti e i membri del Seguito. Quindi lascia l’Ambasciata per fare ritorno in Vaticano.

[01935-01.01] [Testo originale: Italiano]

[B0782-XX.01]

Fonte: Bollettino della Sala Stampa della Santa Sede
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