00 12/01/2013 23:18

Proponiamo ai nostri lettori la traduzione di un articolo scritto oramai un quarto di secolo fa dal sacerdote cattolico Brian Harrison riguardo al tema della libertà religiosa. Crediamo mantenga sostanzialmente intatta la sua utilità ancor oggi.
Articolo originale in inglese: Brian W. Harrison, “Pius IX, Vatican II and Religious Liberty” in “Living Tradition” n. 9 del gennaio 1987 (testo originale qui: http://www.rtforum.org/lt/lt9.html#II)

Pio IX, il Vaticano II e la libertà religiosa

di Brian W. Harrison

Parte prima.
Nell’ultimo anno o due, la questione della libertà religiosa, così veentemente dibattuta più di vent’anni fa tra i vescovi e i periti al Concilio Vaticano II, ha nuovamente fatto parlare di se. Abbastanza sorprendentemente, abbiamo visto padre Charles Curran uscirsene al fianco addirittura dell’arcivescovo Marcel Lefebvre (almeno per quanto riguarda uno degli aspetti della questione). Questi due dissidenti, siti ad estremità differenti delle tendenze cattoliche, hanno unito le forze – per una volta – coll’obiettivo di sostenere che la Dichiarazione del Vaticano II sulla libertà religiosa Dignitatis Humanæ è irriconciliabile con la dottrina cattolica pre-conciliare. Questo presunto conflitto soddisfa padre Curran (poiché egli pensa che esso fornisca un precedente per le sue proposte di “revisioni” della morale cattolica), mentre scandalizza l’arcivescovo (che lo vede come una ragione per rigettare il Vaticano II).

Da dove nasce la difficoltà? Sarebbe necessario un intero libro per trattare adeguatamente la questione, ma tra le affermazioni dottrinali pre-conciliari del Magistero che sarebbero incompatibili coll’insegnamento del Vaticano II, la più comunemente citata è probabilmente quella relativa all’insegnamento molto energico di papa Pio IX, che si trova nell’enciclica Quanta Cura (1864), riguardante i doveri delle autorità civili contro i “violatori della religione cattolica”. Il Pontefice infatti condanna come opinione “malvagia” il parere – che anzi “comanda” sia “da tutti i figli della Chiesa Cattolica assolutamente tenuto (omnino haberi) come riprovato, biasimato e condannato”(1) – per il quale, nella “miglior” condizione della società, tali persone [i violatori sopracitati, ndt] non debbano essere penalizzate dal governo a meno che non mettano in pericolo la “pace pubblica” (pax publica)(2). Il Papa insegna che i governi possono e dovrebbero essere più restrittivi di così verso la propaganda non-cattolica.

Il beato Pio IX, autore dell’enciclica Quanta Cura (1864)

Per comprendere con precisione cosa Pio IX aveva in mente in questo passo, dobbiamo essere al corrente del contesto storico dell’enciclica. Quanta Cura fu in larga parte una riaffermazione di ciò che Gregorio XVI aveva detto trent’anni prima nell’enciclica Mirari Vos (1832). Il principale obiettivo, in quel caso, era stato il giornalista-filosofo francese H. F. del Lamennais, il cui quotidiano L’Avenir aveva chiesto che lo Stato garantisse, come se fosse una questione di principio universale, la libertà di diffusione dell’errore, che si ammetteva sarebbe stata virtualmente illimitata (on laisse a l’erreur la faculté illimitée de se produire (3) [si lascia all'errore la possibilità illimitata di prodursi, di accadere, ndt]). Lo Stato, secondo L’Avenir, doveva essere totalmente laico e poteva limitare la propaganda di qualsiasi tipo “solo in ordine ad interessi materiali” (ne … que dans l’ordre des interêts matériels)(4). Doveva essere garantita totale libertà di propaganda, cosicché

Il potere costituzionale possiede solo il diritto e il dovere di reprimere i crimini e le altre offese che attentino materialmente a queste libertà (qui attenteraient matériellement à ces libertés) o ad altri diritti civili o politici dei cittadini. (5)

In altri termini, Lamennais non concedeva che lo Stato potesse riconoscere in alcun modo efficace l’esistenza di Dio o una natura spirituale e trascendente dell’uomo – ancor meno l’unica verità della fede cattolica o dei valori morali cristiani. Veniva richiesta “separazione totale” di Chiesa e Stato (anche in paesi prevalentemente cattolici)(6) insieme coll’abolizione di tutti i concordati tra i governi e la Santa Sede (7). In questo sistema, i criteri “materialistici” apertamente richiesti dallo Stato avrebbero permesso a quest’ultimo di esercitare la censura o la coercizione solo per prevenire l’incitamento a rivolte, alla sedizione o alla rivoluzione oppure per evitare danni fisici o molestie a persone o proprietà. In altri termini, per preservare “la pace pubblica”.
Lamennais fu condannato e alla fine lasciò la Chiesa, ma la sua influenza rimase forte, specialmente in Francia, e Pio IX alla fine si sentì costretto a rinnovare la condanna fatta dal suo predecessore. E’ chiaramente lo stesso estremo liberismo che Quanta Cura ha in mente: quel tipo di liberismo il quale richiede che

i cittadini abbiano il diritto ad ogni tipo di libertà, a non essere limitati da alcuna legge, sia ecclesiastica che civile, così che essi possano essere in grado di manifestare apertamente apertamente e pubblicamente le loro idee, a voce, attraverso la stampa o con qualsiasi altro mezzo. (8)

Questo contesto storico è essenziale per comprendere accuratamente cosa Gregorio XVI e Pio IX avessero in mente quando condannarono la “libertà di coscienza e di culto”. Certo, i concordati che essi e i loro successori siglarono con nazioni come la Spagna ed alcuni Paesi latino-americani erano molto più restrittivi verso le altre religioni di quelli che la Santa Sede la Santa Sede sembrerebbe oggi disposta a permettere (9); ma ciò che le prime encicliche condannavano come incompatibile con la dottrina cattolica (cioè con la legge divina) era quella visione totalmente permissiva e la visione laicista dello Stato, la quale era di moda, ieri come oggi, presso alcuni intellettuali cattolici (fu il diritto pubblico preconciliare della Chiesa, non la dottrina preconciliare, a ritenere che, nei paesi a maggioranza cattolica, la propaganda non cattolica potesse essere vista, in quanto tale, come una minaccia al bene comune e quindi limitata per legge)(10).

Fine prima sezione – continua

Note:
(1) Denzinger-Schönmetzer 2896.
(2) Quanta Cura, 3. Il testo latino è tratto da p. Gasparri (ed.), Codicis Iuris Canonici Fontes, vol. II, roma, Typis Polyglottis Vaticanis, 1924, p. 995. In due recenti articoli, p. William G. Most ha citato brani da una traduzione non accurata di Quanta Cura, la quale – in questo passaggio del testo – attribuiva erroneamente l’espressione “ordine pubblico” a Pio IX. Cfr. gli articoli di p. Most, “Religious Liberty: What the Texts Demand” [Libertà religiosa: cosa richiedono i testi, ndt], Faith & Reason, vol. IX, n. 3, Autunno 1983, pp. 201, 206 e “Vatican II on Religion and the State” [Il Vaticano II riguardo alla religione e allo Stato, ndt], The Wanderer, 23 ottobre 1986, p. 4. Quest’erronea traduzione crea senza ragione difficoltà al cattolico che desidera difendere il Vaticano II dall’accusa di aver contraddetto la dottrina precedente, poiché il Vaticano II insegna in realtà molto chiaramente che un “giusto ordine pubblico” (iustus ordo publicus) è il solo criterio ammissibile per limitare la libertà religiosa (cfr. Dignitatis Humanæ 2, 3 e 7)
(3) L’Avenir, citato in Dictionnaire de Théologie Catholique [Dizionario di Teologia Cattolica, ndt], vol. IX, parte I, Parigi, Librairie Letouzey et Ané, 1926, sotto la voce “Libéralisme Catholique” [Liberalismo cattolico, ndt], colonna 536.
(4) Ibid., colonna 550.
(5) Ibid.
(6) Ibid., colonna 539.
(7) Ibid., colonna 541.
(8) Quanta Cura, 3, loc. cit. (il corsivo è mio)
(9) Il concordato del 1953 tra Santa Sede e Spagna, per esempio, riconosce l’articolo 6 di quella che sarà poi la Costituzione spagnola, il quale proibisce manifestazioni pubbliche di qualsiasi religione non cattolica. Cfr. Acta Apostolicæ Sedis, vol. 45 (1953), pp. 651-52.
(10) Vedi, per esempio, il classico manuale preconciliare sul diritto pubblico della Chiesa di p. F. M. Cappello, Summa Iuris Publici Ecclesiastici, Roma, Università Gregoriana Editrice, 1936 (IV edizione), p. 369.

[traduzione, immagini e relative didascalie sono nostre]


La teologia cattolica che ha accolto dopo il Concilio senza grandi discussioni l’esegesi moderna, ignorando la sua chiave ermeneutica, non ha potuto rispondere alle grandi questioni che stavano nascendo e così è nata la crisi [...] (Joseph card. Ratzinger, dall’intervento al Sinodo dei Vescovi del 1990)

L’allora card. Ratzinger



[SM=g1740771]




[Modificato da Caterina63 12/01/2013 23:30]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)