00 16/02/2012 15:25
Rispondi
Consiglia Messaggio 72 di 159 nella discussione 
Da: Soprannome MSN7978PergamenaInviato: 02/02/2004 11.03
 
Amici.....vi è in questa Presentazione di Gesù al Tempio anche....una analogia alla Chiesa e con la Chiesa e con tutte le sue membra.....
 
E' Maria infatti che dopo aver portato in grembo il Verbo del Padre fatto Carne, lo ha partorito presentandolo in un certo senso ai Magi che vennero per adorarlo, prefigurazione dell'adorazione di tutti i popoli della Terra. Oggi ricordiamo che sempre Maria porta Gesù al Tempio per conformarsi alla volontà della Legge......E' Maria che offre il Figlio Gesù a Simeone....piccoli gesti che racchiudono una profonnda teologia.....
Dopo il riconoscimento del Cristo quale "luce del mondo" un altra profezia è indirizzata a Maria, alla Madre del Verbo:
"E a te una spada trapasserà l'anima, AFFINCHE' VENGANO SVELATI I PENSIERI DI MOLTI CUORI.."
 
Questa profezia non avrebbe alcun senso se toglessimo la seconda parte: affinchè vengano svelati.....
 
Dunque è PER MEZZO DI MARIA sotto i piedi della Croce che ci viene svelato IL GRANDE MISTERO DELLA CHIESA......La spada del dolore le trapassa l'anima, non la uccide, ma la rende CONFORME AI PATIMENTI DEL CRISTO, il suo Figlio, sotto la Croce. Lì solo quando la Profezia si avvera, Gesù SVELA IL MISTERO DELLA MATERNITA' DELLA CHIESA SUA SPOSA.....
"Donna, ecco tuo figlio; e rivolto al discepolo che amava: Ecco la tua madre..."
 
Non è un affidamento di vedovanza, nè per colmare un lutto....altrimenti che senso avrebbero le parole della profezia: "affinchè vengano svelati i pensieri di molti cuori" ?
 
Era necessario che per prima Maria si conformasse alla corce del Figlio dopo averlo seguito per tutti questi anni....attraverso Maria abbiamo il primo miracolo mediante il quale, leggiamo: "i discepoli CREDETTERO IN LUI ".....e la risposta di Gesù alla Madre in un primo tempo audace è la prefigurazione della scena al calvario dove li egli si sarebbe rivelato in pienezza...morendo Gesù il centurione dirà: "quest'uomo era veramente il Figlio di Dio!"
 
Ciò che era stato per tanto tempo una discussione continua, ora sotto la Croce si fa certezza......
 
Maria RESTA DUNQUE LA CHIAVE......una chiave che è un dono meraviglioso di Dio che serve a colmare I NOSTRI LIMITI RAZIONALI.......Con la croce TUTTO CI VIENE SVELATO.....tutto appare chiaro, qualcosa di eccezionale è accaduto......nell'attesa serena degli eventi della risurrezione, i discepoli sono INSIEME  a meditare....a pensare....ad attendere...INSIEME A MARIA, così come sempre CON MARIA sono riuniti nel giorno della Pentecoste.....anche li in attesa che qualcosa faccia capire il da farsi......
Ed è qui che si conclude la vicenda del RISORTO, ma attenzione....per aprire e continuare la sua rivelazione NELLA CHIESA dentro la quale e non fuori, MARIA E' IL SUO CENTRO.....è la Madre, Madre del Cristo che è Capo della Chiesa, Madre della Chiesa perchè è un dono di Dio....
Chi accetta la Chiesa non può rinnegarne la Madre, così come colui che accetta Cristo non può nascondere la Madre....
 
 
A te una spada trapasserà l'anima...NON perchè sei semplicemente la Madre di Gesù....ma dice la profezia: "AFFINCHE' VENGANO SVELATI......i pensieri di molti cuori..."
 
Ecco che con il Magnificat possiamo veramente cantare con Lei: "La'anima mia magnifica il Signore...." e realizzare la sua stessa profezia: "Beata sei tu o Maria......perchè grandi cose ha fatto in te l'Onnipotente....."
 
Israele-Maria= CHIESA.......
 
per questo l'apostolo Paolo insisteva con i Giudei chiamandoli appunto FRATELLI, perchè era inconcepibile per lui che i Giudei ne rimanessero fuori.....le prime comunità erano formate dai GIUDEI-CRISTIANI....erano prima Giudei, poi cristiani e questo andava bene fino a quando il pericolo di un Cristo non Verbo eterno del Padre, ma semplicemente uomo senza potere di salvezza, non iniziò ad ombrare la vera predicazione del Vangelo....da qui in Atti la decisione di RIMANERE A TUTTI GLI EFFETTI CRISTIANI, nella Chiesa, per la Chiesa, con la Chiesa...che traduce: In Cristo, Per Cristo e Con Cristo......
 
Fraternamente Caterina

Rispondi
Consiglia (1 suggerimento finora) Messaggio 73 di 159 nella discussione 
Da: Soprannome MSN°CristianoInviato: 15/02/2004 11.34
PRESENTARSI A GESÙ

"Poi, venuta la sera, gli presentarono molti indemoniati; ed egli, con la parola, scacciò gli spiriti e guarì tutti i malati, affinché si adempisse quel che fu detto per bocca del profeta Isaia: Egli stesso ha preso le nostre infermità, ed ha portato le nostre malattie" (Matteo 8:16, 17)

Soltanto il Vangelo di Giovanni non riporta la cronaca di questa magnifica serata, nella quale Gesù, trovandosi ancora una volta in Capernaum, guarisce e libera numerosi malati e indemo-niati. Possiamo benissimo immaginare che il posto dove si trovava Gesù fu trasformato in un luogo di lode e di ringraziamento.

I.Una lieta conoscenza

Malati e posseduti venivano presentati a Gesù e mentre Egli li guariva la speranza e la fede crescevano negli altri che ancora non erano stati guariti e liberati. La conoscenza di Gesù per quelle decine e decine di persone rivoluzionò la loro esistenza. Molti, dunque, sperimentarono guarigione e liberazione; altrettanti videro paralitici che camminavano, ciechi che vedevano; sordi che sentivano e muti che parlavano e indemoniati che venivano liberati e salvati. Che serata straordinaria! Come vorremmo anche noi sperimentare una serata così travolgente. Che c’è di meglio o di più importante che vedere operare Gesù Cristo? Oh, se ognuno entrasse nel luogo di culto con lo stesso bisogno e lo stesso desiderio d’incontrare Gesù che avevano quelle per-sone, come cambierebbero le nostre riunioni!

II.Gesù operava con la Sua Parola

Gesù non usava altro che la Sua Parola (cfr. vv. 7, 8), una Parola satura di potenza, capace di guarire anche la più terribile delle malattie; una Parola piena di autorità, capace di liberare anche la possessione più tenace. La Parola di Cristo ancora oggi ha la stessa potenza ed autorità nel liberare l’uomo dal peccato, che conduce alla perdizione (morte eterna), dall’autorità del diavolo (possessione) e dal peso della malattia (guarigione).

III.Un invito: "Presentiamoci a Gesù Cristo "

Gesù è pronto ad accogliere tutti. Non importa quale sia il problema, Egli è pronto ad ascoltarci e ad intervenire. Gesù vuole prendere su di Sé le nostre infermità e le nostre malattie (v. 17b). Egli è pronto a perdonare i nostri peccati e a consolidare la nostra fede vacillante e insicura. L’importante è "presentarsi a Gesù".

Conclusione

Gesù non caccia via nessuno perché Egli ci ama. Presentiamoci come bisognosi davanti a Lui. Se non abbiamo le forze, facciamoci aiutare dagli altri, come sicuramente si facevano aiutare gl’infermi, ma soprattutto facciamoci aiutare dallo Spirito Santo. Non rimaniamo a guardare! Se abbiamo bisogno di Gesù, andiamo a Lui, incontriamoLo, sicuramente ci sta aspettando realizzeremo un beneficio che rivoluzionerà completamente la nostra vita.

Salvatore Ciofalo

Da "Cristiani Oggi" 1-15 Gennaio 2004


Rispondi
Consiglia Messaggio 74 di 159 nella discussione 
Da: Soprannome MSN°CristianoInviato: 16/02/2004 11.52

La Via della felicità

"Gesù gli disse: ‘Io sono la via, la verità e la vita; nessuno viene al Padre se non per mezzo di me’" (Giovanni 14:6)  

Non v’è un solo essere umano che non sia alla ricerca della felicità, tutti la desiderano, ma è soprattutto Dio che vuole la felicità della propria creatura

Il Signore desidera che la nostra vita su questa terra sia serena e felice; per questo ha voluto lasciare agli uomini una strada sicura da percorrere. Seguire il Signore signifi-ca trovarsi davvero sulla "via della felicità". Su questo cammino si ricevono preziosi insegnamenti provenienti direttamente dalla Parola di Dio: "Tutto il popolo, ascol-tandolo, pendeva dalle sue labbra" (Luca 19:48). La via della felicità, quindi, è stret-tamente congiunta con la volontà di Dio dichiarata nella Sua Parola.

Distinguere la vera felicità

Non v’è un solo essere umano che non sia alla ricerca della felicità, tutti la desi-derano, ma è soprattutto Dio che vuole la felicità della propria creatura. Non bisogna confondere, però, la vera felicità dell’anima con i piaceri, che, a volte, il peccato può procurare: "Per fede Mosè, fattosi grande, rifiutò di essere chiamato figlio della figlia del faraone,preferendo essere maltrattato con il popolo di Dio, che godere per breve tempo i piaceri del peccato" (Ebrei 11:24,25). Il peccato spesso si presenta sotto le spoglie del piacere, ma i suoi risultati saranno sempre deleteri per la nostra vita spirituale, perché trae origine proprio da colui che è l’ingannatore: "Il serpente disse alla donna: ‘No, non morirete affatto; ma Dio sa che nel giorno che ne mangerete, i vostri occhi si apriranno e sarete come Dio, avendo la conoscenza del bene e del male’" (Gen. 3:4, 5). Come migliaia di anni fa, ancora oggi il peccato si presenta attraente per la nostravita. L’albero, infatti, appariva agli occhi di Eva: "Buono per nutrirsi, … bello da vedere … era desiderabile per acquistare conoscenza", ma dietro quella tentazione erano in agguato il dolore e la tristezza.

La felicità della salvezza

L’insegnamento che Gesù ci dona, invece, afferma ben altra cosa. Il primo passo verso la felicità è quello di accettareGesù come personale Salvatore. La gioia di cui parlia-mo, che si realizza nel profondo del cuore, non è passeggera ma permanente. Dopo aver ascoltato la predicazione della Parola da parte dell’apostolo Pietro alcune persone sentirono che qualcosa nel loro cuore era avvenuto: "Udite queste cose, essi furono compunti nel cuore …" (Atti 2:37). La nostra vita è stata trasformata dalla potenza di Dio, per l’opera che Gesù ha compiuto sulla croce. Quando siamo disposti alasciare operare il Signore, allora lo Spirito Santo verrà e ci aiuterà a mettere in pratica i consigli della Parola di Dio. La via della felicità non è infatti quella che possono percorrere le cosiddette "persone che non hanno mai fatto del male", le quali pensano che le proprie risorse siano il mezzo con il quale costruirsi una vita serena, ma è quella vita di gioia, risultato del potente e genuino amore di Dio, che trasforma la nostra esistenza. Senza la fede nell’Evangelo, infatti, le persone non possono conoscere la vera felicità. La Parola di Dio dichiara: "Tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio …" (Rom. 3:23). La vera felicità quindi è, innanzitutto, ricevere il perdono dei propri peccati. Non v’è alcuna macchia o tristezza della nostra vita che il sangue di Gesù non possa cancellare. Senza alcun timore avviciniamoci a Dio per essere trasformati e aiutati: "Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia, per ottenere misericordia etrovar grazia ed essere soccorsi al momento opportuno" (Ebrei 4:16).

La gioia della santificazione

Un cammino di reale santificazione con Dio è l’altro passo che ci permette di rag-giungere la pienezza della vera felicità.La presenza della gioia nella nostra vita è garantita dal distacco nei confronti del peccato. La lontananza dal modo di pensare del presente secolo ci pone nella posizione di ricevere, per grazia, la benedizione: "Non amate il mondo né le cose che sono nel mondo. Se uno ama il mondo, l’amore del Padre non è in lui. Perché tutto ciò che è nel mondo, la concupiscenza della carne, la concupiscenza degli occhi e la superbia della vita, non viene dal Padre, ma dal mondo. E il mondo passa con la sua concupiscenza; ma chi fa la volontà di Dio rimane in eter-no" (I Giov. 2:15-17). Il segreto di un risveglio costante è vivere separati dal mondo: "Chi vuole essere amico del mondo si rende nemico di Dio" (Giac. 4:4).La nostra felicità, mentre siamo su questa terra, è fare sempre la volontà di Dio e servirLo: "Siamo stati approvati da Dio che ci ha stimati tali da poterci affidare il vangelo, parliamo in modo da piacere non agli uomini, ma a Dio che prova i nostri cuori" (I Tess. 2:4). In conclusione, se veramente vogliamo essere felici, dobbiamo con risolutezza coltivare maggiormente la lettura e la meditazione della Parola di Dio, conservarla nei nostri cuori, vivere realmente la santificazione e desiderare di piacere sempre di più a "Colui che ci ha arruolati". Soltanto allora le splendide parole del Salmo 128 troveranno compimento nella nostra vita: "Beato chiunque teme il Signore e cammina nelle sue vie! Alloramangerai della fatica delle tue mani, sarei felice e pro-spererai" (vv. 1, 2)!

Francesco Davide Scianna

Da "Cristiani oggi" 1-15 Settembre 2003


Rispondi
Consiglia Messaggio 75 di 159 nella discussione 
Da: Soprannome MSN°CristianoInviato: 25/02/2004 21.51

Soltanto continua ad avere fede  

(Marco 5:21-24,35-43)

Iairo è un padre angosciato dalla malattia della figlia dodicenne ormai in fin di vita. Per questo importante uomo religioso della sinagoga di Capernaum non conta più la posizione che ricopre. Si sente semplicemente un padre la cui figlia sta morendo e perciò si reca al porto ad aspettare Gesù, al quale chiederà di fargli grazia.

1. Un padre ai piedi di Gesù

L’amore per una figlia spinge quest’uomo tanto importante a mettersi in ginocchio per strada, tra la folla, senza preoccuparsi dell’opinione della gente. Ha bisogno di aiuto e ha capito che solo Gesù può fare qualcosa per sua figlia. Di fronte a tanta umiltà e sottomissione, Gesù acconsente a seguirlo a casa per risparmiarlo da un indicibile dolore. Ogni genitore prenda esempio da quest’uo-mo, impari a mettere i figli nelle mani di Gesù con la stessa determinazione. Ad un genitore, infatti, è chiesto di credere non solo per se stesso ma anche per la propria famiglia. È la promessa fatta al carceriere di Filippi: "Credi nel Signore Gesù e sarai salvato tu e la casa tua" (Atti 16:31). Per ri-volgersi a Gesù e avere "salva la vita", i figli devono poter contare sull’esempio di fede di genitori capaci di mettere innanzi tutto loro stessi ai piedi del Maestro.

2. Una complicazione

Il passo di Gesù fu rallentato dalla gente che Lo attorniava. In particolare una donna, che aveva perdite di sangue da dodici anni, Gli toccò la veste e fu guarita. Proprio mentre Gesù parlava con lei, vennero da casa del capo della sinagoga alcuni messi ad annunciareche la ragazzina era morta e, quindi, non era più il caso di incomodare il Maestro. La sopravvenuta morte della figlia fu una dura prova per la fede di Iairo, che avrebbe potuto dare ascolto al messo e dire a Gesù: "Grazie, Signore. So che volevi farmi del bene e,se fossimo arrivati in tempo, se quella donna dal flusso di sangue non ti avesse toccato e fatto perdere tempo, sarebbe andato tutto bene, ma è andata com’è andata...". Questo fu proprio quanto disse Maria a Gesù dopo la morte di Lazzaro: "Signore, se tu fossistato qui mio fratello non sarebbe morto" (Giov. 11:32).

3. Una speranza che rinasce

Si può immaginare come si sentì quel padre nell’apprendere la triste notizia, il dolore deve essere stato fortissimo, non c’era più niente da fare. Improvvisamente, però, le parole di Gesù riaccesero la speranza in lui: "Non temere; soltanto continua ad aver fede!"Rendiamo grazie a Dio che con poche parole sa sempre come riaccendere la speranza nell’uomo. Chi ha il Signore non deve mai disperare ma conservare la fede. Gesù si era attardato, sì, tanto che la ragazzina morì, ma quel padre non doveva temere. Gesù aveva un piano preciso, desiderava che quell’uomo sviluppasse "una fede che va al di là d’ogni speranza", che imparasse a sperarecontro speranza (cfr. Rom. 4:18). Chi ha fede nell’Iddio dell’impossibile, non può chiederGli di fare in fretta solo perché ha paura di quel che può succedere da un momento all’altro. Non bisogna commettere l’errore di sperare solo finché c’è qualche speranza, questo significherebbe avere una fede limitata.

4. Una famiglia riunita

La scena che si presentò a Iairo, una volta giunto a casa, non fu delle più incoraggianti. Regnava una gran confusione e c’era gente che piangeva e urlava. Gesù stesso fu accolto come se fosse un altro piagnone venuto a fare le condoglianze. Non sono pochi, in verità, coloro i quali non chiedono altro a Gesù che di unirsi a loro per piangere sulla propria situazione, dimenticando così che "Egli è Colui che viene per cambiare le situazioni". Purtroppo scene in cui tutti piangono e si disperano non sono insolite nelle famiglie, ma non dovrebbe essere così, almeno non dovrebbe più esserlo per chi ha chiesto l’intervento di Gesù. Se continua ad esserci lamento e tristezza, allora significa che non c’è sufficiente fede da credere che Gesù abbia il potere di risuscitare anche ciò che è morto. Se hai invitato il Signore a casa tua perché ne abbia cura, non arrenderti solo perché "la risposta non arriva nel tempo limite". Piuttosto, fatti forza e rinnova la tua fiducia in Colui che può risuscitare i morti e presto tornerà il sereno.

Enzo Martucci

Da "Risveglio Pentecostale" Gennaio 2002