00 09/04/2012 10:11

"Il papa vuole tutti in ginocchio" - Omelia di Benedetto XVI per il Giovedì Santo

Una nostra cara ed affezionata lettrice richiama giustamente l'attenzione della Redazione sull'omelia del Papa nella Messa "in Coena Domini" del Giovedì Santo:ed in particolare su questo passaggio che non è sfuggito a Sandro Magister che intitola il suo articolo: "Il Papa insiste, vuole tutti in ginocchio".
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"Prima di riflettere sul contenuto della richiesta di Gesù, dobbiamo ancora rivolgere la nostra attenzione su ciò che gli Evangelisti ci riferiscono riguardo all’atteggiamento di Gesù durante la sua preghiera. Matteo e Marco ci dicono che Egli “cadde faccia a terra” (Mt 26,39; cfr Mc 14,35), assunse quindi l’atteggiamento di totale sottomissione, quale è stato conservato nella liturgia romana del Venerdì Santo. Luca, invece, ci dice che Gesù pregava in ginocchio. Negli Atti degli Apostoli, egli parla della preghiera in ginocchio da parte dei santi: Stefano durante la sua lapidazione, Pietro nel contesto della risurrezione di un morto, Paolo sulla via verso il martirio. Così Luca ha tracciato una piccola storia della preghiera in ginocchio nella Chiesa nascente. I cristiani, con il loro inginocchiarsi, entrano nella preghiera di Gesù sul Monte degli Ulivi. Nella minaccia da parte del potere del male, essi, in quanto inginocchiati, sono dritti di fronte al mondo, ma, in quanto figli, sono in ginocchio davanti al Padre. Davanti alla gloria di Dio, noi cristiani ci inginocchiamo e riconosciamo la sua divinità, ma esprimiamo in questo gesto anche la nostra fiducia che Egli vinca."



Magister ricorda quando nel libro intervista “Luce del mondo” Benedetto XVI si è detto consapevole di dare con ciò un “segno forte”:
Facendo sì che la comunione si riceva in ginocchio e la si amministri in bocca, ho voluto dare un segno di profondo rispetto e mettere un punto esclamativo circa la Presenza reale… Deve essere chiaro questo: È qualcosa di particolare! Qui c’è Lui, è di fronte a Lui che cadiamo in ginocchio”. [SM=g1740733]
Aggiunge Magister: "Ebbene, nell’omelia del Giovedì Santo Benedetto XVI è andato alla radice del mettersi in ginocchio, che lungi dall’essere una devozione spuria, è un gesto caratterizzante la preghiera di Gesù e della Chiesa nascente."

 

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le interpretazioni (errate) di Kiko sulle parole del Papa

 


Salve mi chiamo ...... , ho 24 anni e sono di .... Studio Scienze Religiose presso la Pontificia Università della Santa Croce. Vengo da una famiglia che è stata per più di trent'anni nel cammino neocatecumenale ed anche inviata come "Famiglia in Missione" per l'evangelizzazione, io stesso ne ho fatto parte per circa 15 anni. Già da diversi anni però io e tutta la mia famiglia, genitori, fratelli e sorelle abbiamo lasciato questo movimento inter-ecclesiale, ognuno in tempi diversi, ed ognuno per motivazioni differenti e personali, ma di fondo tutti mossi da un profondo senso di disagio nel constatare lo scollamento tra la vita di fede vissuta "nelle piccole comunità" e la vita della Chiesa vissuta nella parrocchia e con la parrocchia.
Per questo motivo, ho scritto un articolo in cui ho messo a confronto le parole che il Santo Padre Benedetto XVI ha rivolto ai membri del Cammino Neocatecumenale il 20 gennaio, con quelle dei fondatori Kiko Arguello, Carmen Hernandez e Don Mario Pezzi, che hanno invece rivolto alle comunità in occasione del tradizionale annuncio di inizio Quaresima. Documentando le affermazioni che ho preso direttamente dalle catechesi scritte per tale occasione.
Vi invio questo articolo, con la speranza che possa essere pubblicato ad Maiorem Dei Gloriam et ad Salutem Animarum!
Una cortesia che vi chiedo è che, nel caso voi decidiate di pubblicarlo sul vostro blog, di non inserirvi il mio nome e cognome, perchè ho ancora diversi membri della famiglia che sono neocatecumeni, e preferirei evitare dissapori o contrasti maggiori e più gravi. Se siete d'accordo (come già altri due siti mi hanno concesso) l'ho firmato con lo pseudonimo tolkieniano "Mandimartello".
Vi invio l'articolo in allegato, aspettando una vostra risposta.
Che Dio vi benedica per il prezioso servizio di informazione e apologetica che fate alla Chiesa!

La Versione di Kiko Arguello

Il discorso del Santo Padre al Cammino Neocatecumenale del 20 gennaio scorso, dal momento che è stato pronunciato è stato subito oggetto di proteste, contese e fraintendimenti da non poche parti del popolo cristiano.
Alcuni hanno gridato “al disastro” e all’apostasìa della Chiesa Cattolica, annunciando imminenti scenari apocalittici, ritenendo erroneamente, che con questo documento il Papa avesse approvato una “nuova” liturgia eucaristica, o meglio una liturgia “alternativa” propria ed esclusiva del cammino neocatecumenale.
Altri invece (in primis i destinatari del discorso, cioè i fondatori del Cammino) hanno ringraziato il Santo Padre per la sua paternità e per questa grande grazia che ha concesso al Cammino Neocatecumenale.
Ma cosa è stato effettivamente detto e “concesso” con questo discorso del Santo Padre che ha provocato un diffuso e disordinato effetto a catena che ricorda il telefono senza fili?

Partiamo allora dalle parole stesse del Santo Padre pronunciate nel discorso in oggetto con le quali afferma:
"vengono approvate le celebrazioni presenti nel “Direttorio Catechetico del Cammino Neocatecumenale, che non sono strettamente liturgiche”. Per chi non mastica molto termini di carattere ecclesiastico ciò che non è liturgico è evidentemente fuori dalla regolamentazione dei libri liturgici (Messale Romano, Benedizionale, Sacramentario, Cerimoniale ecc…), per ciò questa frase non si riferisce alla celebrazione eucaristica della Santa Messa. Ergo, non è stato approvata alcuna “liturgia neocatecumenale”, che per il significato stesso del termine liturgia, non può esistere, poiché la Liturgia è l’atto pubblico di culto per eccellenza della Chiesa Universale, dal greco leitos = “del popolo” (aggettivo di laos = “popolo”), quindi “pubblico”. Non può esistere quindi una liturgia diciamo così “privata” o personalizzata, ed è fuori discussione quindi la temuta convalida di un culto all’interno della Chiesa Cattolica che non sia appunto “Cattolico” cioè di Tutti! Ad attestarlo è sempre il Papa quando parlando della celebrazione nelle piccole comunità, afferma che essa è :”regolata dai Libri liturgici, che vanno seguiti fedelmente, e con le particolarità approvate negli Statuti del Cammino” che contemplano come due sole eccezioni ammesse dalla Congregazione per il Culto Divino, lo scambio della pace anticipato al momento dell'offertorio prima della consacrazione, e il ricevere la comunione “in piedi restando al proprio posto” (art.13 co.3 degli Statuti).

A questo punto è bene confrontare il discorso del Papa con le dichiarazioni fatte dai fondatori del cammino neocatecumenale a distanza di due mesi dal suo pronunciamento, in occasione dell’Annuncio di Quaresima che ogni anno i fondatori consegnano alle comunità più anziane del cammino : “Quest’anno, con grande sorpresa, - è Kiko Arguello che parla - dopo l’approvazione del Direttorio Catechetico, sono state approvate anche le celebrazioni. Vedremo ora quello che dice il Papa. E’ un grande evento, un momento storico del cammino. A partire da adesso la Chiesa ci ha dato un’armatura .” Qui egli parla espressamente di “celebrazioni”, e giustamente poiché in questo modo si è espresso il papa tenendo però a specificare che si tratta di quelle “che non sono strettamente liturgiche”.
Fin qui nulla da eccepire se non che poche righe sopra Kiko aveva introdotto il discorso ricordando il lungo processo di approvazione che ha attraversato sia la catechetica del cammino sia le celebrazioni che in esso vengono proposte con queste parole “Volevo dire che quando aspettavamo che si rendesse pubblico, risulta che non si può pubblicare perché prima si doveva approvare la liturgia. E quando l’approvano questo? Ah, stanno studiando! E non arrivava mai quest’approvazione di tutte le celebrazioni del processo neocatecumenale, non so perché fosse cosi difficile per metterci tanti anni. Bene, il Papa, l’anno scorso, ha detto: bene, anche se non e stato completato lo studio della liturgia, intanto approviamo le catechesi..” Qui si afferma apertamente che l’oggetto in questione è proprio la “liturgia” e che la Chiesa anzi il Papa, aveva affermato che la commissione stava studiando appunto la liturgia “del cammino”.
Come abbiamo però già evidenziato, questa affermazione è strutturalmente errata e infondata, non può esistere una Liturgia del Cammino e qui sorge quindi il dubbio sull’autenticità di una tale illazione attribuita al Papa. Inoltre nel paragrafo successivo, paragona l’approvazione appena concessagli dal Santo Padre, con la riforma liturgica dei Santi Cirillo e Metodio :”Hanno fatto – si riferisce ai due santi - la liturgia della Chiesa Cattolica in lingua cirillica, cosa che era proibita in tutta la Chiesa, solamente il latino. Il Concilio ha accettato ora la liturgia nella nostra lingua. Ma Cirillo lo aveva fatto diversi secoli prima e guardate, loro sono venuti a Roma ed il Papa ha approvato la loro liturgia. Non solo l’ha approvato a ma la fa lui in Vaticano, il Papa con immenso zelo apostolico.”
Ora sorge spontanea la domanda: qual è la relazione tra la liturgia in lingua slava concessa in via eccezionale ai due santi fratelli missionari e l’approvazione delle “celebrazioni non strettamente liturgiche” del cammino neocatecumenale?
Ma proseguiamo con le parole di Kiko :”C’e una frase impressionante del Papa, che ci ha fatto notare Mons. Rylko, quando parla delle celebrazioni delle piccole comunità, regolate dai libri liturgici che vanno seguiti fedelmente, con le particolarità approvate negli Statuti del Cammino, le particolarità del Cammino, come l’eco della Parola, la pace ecc. Alla fine dice questa cosa della parrocchia, ma è normale che lo dica.”




Quest’ultima frase sembra quasi intendere bonariamente che il papa non diceva sul serio quando affermava nel discorso del 20 gennaio che la :“piccola comunità deve favorire il loro inserimento (il singolo e la piccola comunità) nella vita della grande comunità ecclesiale (la parrocchia)” aggiungendo subito dopo che :”anche durante il cammino è importante non separarsi dalla comunità parrocchiale, proprio nella celebrazione dell’Eucaristia”.
Il sacerdote dell’equipè dei fondatori, don Mario Pezzi interviene poi, a scanso di equivoci, per corroborare l’intervento di Kiko affermando “che alcuni Vescovi hanno interpretato le parole finali del Santo Padre che mette in luce l’unità della parrocchia che si da soprattutto nella celebrazione dell’Eucarestia, noi abbiamo interpellato il Card. Rylko del Pontificio Consiglio per i Laici, e il Card. Canizares che hanno detto: “No, guardate che il Papa ha parlato esplicitamente degli Statuti e gli Statuti per noi sono il punto di riferimento e la chiave di interpretazione anche della parola del Papa.”
In questo caso viene inserita nel discorso del papa una chiave interpretativa non necessaria per la verità data la chiarezza del documento, che chiama in giudizio il cardinal Stanisław Ryłko presidente del Pontificio Consiglio per i Laici, e il cardinal Antonio Cañizares Llovera, Prefetto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti. I quali, secondo don Mario, avrebbero “rettificato” le parole del papa, quasi a voler rassicurare i fondatori e continua “Quindi anche queste frasi che il Papa ha detto alla fine del suo discorso, e che alcuni hanno interpretato in modo limitativo, si è visto che alla luce degli Statuti si possono capire e potete spiegarlo ai parroci.
Il Card. Canizares ha detto: “Se qualche parroco o qualche Vescovo ha delle difficolta, che mi interpelli e noi risponderemo”.
In entrambe queste affermazioni sono stati compiuti due gravi errori:
1) Il Papa non ha posto il suo discorso, e neanche lo potrebbe, sullo stesso piano o addirittura al di sotto degli Statuti, che secondo don Mario, dovrebbero illuminare le sue parole.
2) Forse egli ignora il fatto che le parole del Papa non si interpretano con nient'altro che con le parole del Papa, e che non c'è comparabilità giuridica tra uno statuto approvato da un pontificio consiglio, che oltretutto non può in alcun modo legiferare in materia liturgica o di governo interno alle chiese particolari, ma al massimo in questioni di disciplina interna al movimento di cui si occupa, ed un discorso del Papa in un'udienza ufficiale, in cui tra l'altro egli intende dare proprio un'espressa indicazione su come comprendere e applicare lo statuto del movimento stesso.
Il Santo Padre non aveva inoltre tralasciato di evidenziare altri aspetti importanti che gli stanno a cuore, come l’Unità della Chiesa che è il mistico Corpo di Cristo “Nella vostra preziosa opera ricercate sempre una profonda comunione con la Sede Apostolica e con i Pastori delle Chiese particolari, nelle quali siete inseriti: l’unità e l’armonia del Corpo ecclesiale sono una importante testimonianza a Cristo e al suo Vangelo nel mondo in cui viviamo.”
Ma ancora una volta ci sembra di cogliere una dissonanza tra il contenuto inequivocabile del discorso del Santo Padre che cerca l’unità e l’armonia dell’intero Corpus Ecclesiae e le parole di Kiko in riferimento al suo desiderio di evangelizzazione della Cina e dell’India :”Mancano i sacerdoti. Dovrei parlare con i vescovi e dire: se non ci date i sacerdoti..., beh forse dovremo fare una congregazione di preti per conto nostro per evangelizzare l’Asia, se volete solo tenerli nelle parrocchie.” In un altro passo afferma anche che :”se tutti rimangono nelle diocesi come viceparroci allora tutta questa evangelizzazione... il Cammino è nato non per le parrocchie fondamentalmente, ma è nato per la nuova evangelizzazione, cosi ha detto il Papa.” In realtà se prendiamo il testo pronunciato dal Santo Padre tout court vi leggiamo sine glossa che la “vita della grande comunità ecclesiale, trova nella celebrazione liturgica della parrocchia, nella quale e per la quale si attua il Neocatecumenato (cfr Statuti, art. 6) la sua forma ordinaria”.
L’intenzione del Sommo Pontefice e la sua visione del Cammino Neocatecumenale inserito nella Chiesa e ad essa sottomesso in filiale obbedienza ed armonizzato agli altri membri del corpo si esprime in queste parole chiare e inequivocabili, che di alcuna interpretazione hanno bisogno, ma di una semplice docilità e messa in atto. Resta soltanto da chiarire la posizione degli iniziatori di questo movimento inter ecclesiale, che solo se resterà unito come il tralcio alla vite darà frutto, consapevole che se da essa si stacca, anche se non giuridicamente, ma solo intenzionalmente, inevitabilmente andrà in contro al suo inaridimento .





firmato "Mandimartello"
 

 

[SM=g1740771]si legga anche qui: chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/1350217

 ED ANCHE QUI per seguire ulteriori contributi e commenti

 

[SM=g1740733]

 

 

[Modificato da Caterina63 11/04/2012 22:18]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)