00 25/05/2012 12:30

La « tesi Ocariz » contraddetta anche dalla « tesi Ratzinger »

 
 cardinale Ratzinger
 
 

          Cardinal Ratzinger : “[l’Istruzione “Donum Veritatis”] afferma - forse per la prima volta con questa chiarezza - che ci sono delle decisioni del magistero che non possono essere un’ultima parola sulla materia in quanto tale, ma sono in un ancoraggio sostanziale nel problema,innanzitutto anche un’espressione di prudenza pastorale, una specie di disposizione provvisoria.
Il loro nocciolo resta valido, ma i singoli particolari sui quali hanno influito le circostanze dei tempi, possono aver bisogno di ulteriori rettifiche. Al riguardo si può pensare sia alle dichiarazioni dei Papi del secolo scorso sulla libertà religiosa, come anche alle decisioni antimodernistiche dell’inizio del secolo
”. (Osservatore Romano, 27 giugno 1990, p. 6 ).
Monsignor Ocáriz : “il concilio Vaticano II non definì alcun dogma, nel senso che non propose mediante atto definitivo alcuna dottrina. Tuttavia il fatto che un atto del magistero della Chiesa non sia esercitato mediante il carisma dell’infallibilità non significa che esso possa essere considerato «fallibile» nel senso che trasmetta una «dottrina provvisoria» oppure «autorevoli opinioni». Ogni espressione di magistero autentico va recepita come è veramente: un insegnamento dato da Pastori che, nella successione apostolica, parlano con il «carisma della verità» (Dei Verbum, n. 8), «rivestiti dell’autorità di Cristo» (Lumen gentium, n. 25), «alla luce dello Spirito Santo» (Ibidem)”. (Osservatore Romano, 2 dicembre 2011, p. 6)


Il Cardinal Ratzinger afferma chiaramente che esiste un Magistero che è provvisorio e dà un esempio.Questo Magistero, secondo il Cardinale, non è l’ultima parola su una materia, ossia non si tratta evidentemente d’un Magistero infallibile, ma d’un Magistero puramente autentico, che potrebbe essere soggetto a rettifiche su alcuni aspetti.
Tale Magistero potrebbe essere l’espressione della prudenza pastorale, un contributo in rapporto ad un problema. Le decisioni prudenziali possono e talvolta debbono cambiare a seconda delle circostanze. Tale insegnamento inclina verso una posizione senza per questo condannare l’altra posizione. Si tratta d’un Magistero esercitato in un preciso momento e per le circostanze del momento, potendo quindi cambiare se le circostanze cambiano. Il Cardinale non afferma che tutto il Magistero non-infallibile è esplicitamente provvisorio, ma che esiste anche un Magistero di questo tipo. Classicamente questa sorta di Magistero provvisorio, è detto quello che afferma che una tale dottrina è tuta vel non tuta.

Tale Magistero non vuole metter fine alla questione, ma indica che una determinata dottrina, nel contesto contemporaneo a tale atto del Magistero, può essere insegnata senza pericolo per la fede o la morale oppure che, al contrario, essa non può essere insegnata senza mettere in pericolo la fede o la morale. Allo stesso modo, per esempio, una tesi filosofica può essere condannata come non tuta, non perché il Magistero la consideri falsa in maniera assoluta, ma perché nelle circostanze del momento (considerando in particolare lo stato in cui si trova la teologia, la filosofia o la scienza nel citato momento) non si riesce a conciliarla agevolmente col Deposito Rivelato ed è dunque imprudente tenerla. Col tempo il Magistero può condannare definitivamente tale teoria o affermarne la sua compatibilità con la Rivelazione. In tale quadro può vedersi il caso della condanna di Galileo Galilei, cui fu chiesto di non insegnare in maniera perentoria ciò che all’epoca era solo una tesi non provata e di non fare connessioni esegetiche con le sue teorie. In linea di principio dunque un Magistero puramente autentico e provvisorio può esistere, come l’afferma il Cardinal Ratzinger. Che tale sia il caso del Magistero contro la libertà religiosa del XIX secolo e delle decisioni magisteriali contro il modernismo all’inizio del secolo XX, resta quantomeno estremamente dubbio[1]. 

Un’analisi dell’affermazione di Mons. Ocariz non è facile, poiché il testo manca di chiarezza.
Si vuol semplicemente dire che il Magistero del Vaticano II non appartiene a questo tipo di Magistero fallibile provvisorio ?
Magistero che esisterebbe dunque altrove, ma non nel caso dell’ultimo Concilio?
Si può interpretare in tal modo la sua affermazione ambigua: “il fatto che un atto del magistero della Chiesa non sia esercitato mediante il carisma dell’infallibilità non significa che esso possa essere considerato «fallibile» nel senso che trasmetta una «dottrina provvisoria» oppure «autorevoli opinioni»” ? In tal maniera afferma forse che un atto di Magistero (puramente) autentico non trasmette necessariamente una dottrina provvisoria, benché possa farlo ? O in senso contrario vuole dire che nessun atto di Magistero (puramente) autentico può essere provvisorio ?

Sembra piuttosto essere questo ciò che la sua ultima frase vuole indicare, poiché, per spiegare l’affermazione che il Vaticano II non è provvisorio, finisce per inglobare tutto il Magistero autentico: “Ogni espressione di magistero autentico va recepita come è veramente: un insegnamento dato da Pastori che, nella successione apostolica, parlano con il «carisma della verità» (Dei verbum, n. 8), «rivestiti dell’autorità di Cristo» (Lumen gentium, n. 25), «alla luce dello Spirito Santo» (ibidem) »”. Mons. Ocáriz sembra quindi piuttosto escludere la possibilità di qualsiasi Magistero provvisorio, contraddicendo il Cardinal Ratzinger, la pratica della Chiesa e la dottrina comune dei teologi. 

Si deve inoltre affermare che un Magistero non-infallibile rimane sempre accompagnato da un certo carattere provvisorio, altrimenti si avrebbe a che fare con un Magistero sempre definitivo, immutabile, irreformabile, in finale infallibile. La distinzione tra fallibile e infallibile, data dalla Chiesa stessa, non avrebbe più alcun senso. Questo carattere provvisorio può essere espresso o direttamente (o esplicitamente) dal Magistero quando afferma che una dottrina è tuta vel non tuta, o indirettamente (o implicitamente) quando il Magistero afferma una dottrina (insegnandone la verità) o la condanna (insegnandone la falsità), senza tuttavia metter fine alla questione. Bisogna anche aggiungere che tale carattere provvisorio può avere più graduazioni. E tale Magistero puramente autentico, anche se non è direttamente o esplicitamente provvisorio non è de iure infallibile e resta riformabile. Si tratta d’un insegnamento che può contenere errori, anche se ciò resta assai raro, e conseguentemente non si può in nessun modo esigere un assenso assoluto per il solo fatto che si tratta d’un atto magisteriale dell’autorità ecclesiastica.
 
 
Don Daniel Pinheiro


                                                                                                


[1]Tale Magistero non è Magistero Straordinario Infallibile, ma è molto probabilmente Magistero Ordinario Pontificio Infallibile, fondato sulla Rivelazione stessa. Questa posizione ha inoltre, a suo fondamento, delle solide ragioni dottrinali e teologiche.  Sulla libertà religiosa si rinvia allo studio di Mons. De Castro Mayer.

Pubblicato da Disputationes Theologicae

************************************

50° del Concilio, in uscita il volume “Le ‘Chiavi’ di Benedetto XVI per interpretare il Vaticano II”


50° CONCILIO: UN VOLUME SU “LE CHIAVI DI BENEDETTO XVI”


“Le ‘Chiavi’ di Benedetto XVI per interpretare il Vaticano II” è il titolo del volume che verrà presentato ai giornalisti lunedì 21 maggio, nella Sala stampa di Radio Vaticana a Roma (ore 12). Saranno presenti gli autori card. Walter Brandmuller, mons. Agostino Marchetto e don Nicola Bux, con p. Federico Lombardi, direttore della Sala stampa vaticana.

L’opera edita da Cantagalli, si legge nel comunicato stampa, “prende le mosse dal Discorso alla Curia Romana del Papa che suggerì l’ermeneutica come chiave di accesso alla comprensione piena del Concilio e del suo intento di proporre un ‘rinnovamento nella continuità’ e non una rottura come alcune interpretazioni hanno voluto far intendere”. Il card. Brandmuller è studioso di storia della Chiesa, ha insegnato in varie università e ha ricoperto l’incarico di presidente del Pontificio comitato di scienze storiche.

L’arcivescovo mons. Marchetto è segretario emerito del Pontificio Consiglio della pastorale per i migranti e gli itineranti ed è stato nunzio apostolico in vari Stati. Don Bux è docente di liturgia orientale e teologia dei sacramenti e perito al Sinodo dei vescovi oltre che consultore di dicasteri vaticani.


© Copyright Sir

Il libro "Iuxta Modum" di padre Serafino Lanzetta

 


Il Vaticano II riletto alla luce della Tradizione della Chiesa
 
(
 
Non si può negare l’evidenza. Molte, troppe cose, sono mutate dal Concilio Vaticano II in poi. Tanti, ormai, deridono il concetto di peccato, quando, raramente, se ne parla; i Sacramenti non sono più un’essenziale della propria vita religiosa; parecchi non credono più all’infallibilità del Papa, come non credono alla presenza reale di Gesù Cristo nell’Eucaristia; Purgatorio e Inferno? Credenze infantili, minacce di una volta… “leggende” presenti prima del Concilio Vaticano II, poi arrivò il Concilio e il pensiero e la pastorale della Chiesa divennero adulti, adulti come le filosofie moderne, le scienze umane, il progresso del mondo.
 
Si chiedeva  il teologo de Lubac al termine dell’Assise: «La Chiesa cattolica stessa resterà in mezzo agli uomini testimone di Dio, oppure diventerà una società antropocentrica?». La citazione è ripresa da Padre Serafino Lanzetta F.I. nel suo libro Iuxta Modum. Il Vaticano II riletto alla luce della Tradizione della Chiesa (Cantagalli, Siena 2012, pp. 184, € 15.00).
 
Si tratta, dunque, di un nuovo saggio sul Concilio Vaticano II: prendiamo atto che l’auspicio formulato nel 2009 da Monsignor Gherardini, in parte, si è avverato, ovvero si è aperto un franco dibattito, sebbene non (ancora) ufficiale. Il teologo di Santa Romana Chiesa aveva diretto una supplica al Sommo Pontefice affinché si facesse chiarezza su quell’Assise; anche padre Lanzetta si augura un atto chiarificatore da parte del successore di san Pietro, un «intervento dell’Autorità suprema per risolvere una disputa che potrebbe essere senza fine». Occasione propizia potrebbe essere proprio nell’Anno della fede indetto dal Papa, che, guarda caso, inizierà l’11 ottobre del 2012, lo stesso giorno in cui nel 1962 si apriva il Vaticano II.
 
Da cinquant’anni la Chiesa vive una grave crisi che, secondo Benedetto XVI, «è essenzialmente una crisi di fede». Afferma padre Lanzetta: «Abbiamo smarrito la fede e il suo canone. Sembra che non sia più importante quello che si crede, ma che in qualche modo si creda, o dovremmo dire, si creda di credere, ci si autoconvinca per acquietare la coscienza. Questo non basta. È necessario recuperare la fede cattolica e quindi l’identità cattolica» e per riconquistarla c’è un solo ed unico mezzo: recuperare la Tradizione bimillenaria della Chiesa, ossia il canone della fede ricevuta e trasmessa ininterrottamente dagli Apostoli fino ad oggi.
 
Purtroppo, per realizzare ciò, occorre che cadano pregiudizi, falsità e malafede perché, spiega il teologo dei Francescani dell’Immacolata, oggi «la Tradizione è assimilata allo stendardo di una vecchia confraternita: contraddistingue alcuni e ne distanzia altri. È letta in modo politico e una lettura politica ha purtroppo contribuito a far perdere nei credenti il suo intimo valore teologico per la Chiesa». La Chiesa, senza la Tradizione, è destinata ad apparire soltanto come un’istituzione internazionale con connotati religiosi, ma neanche troppi. La Chiesa, in realtà, è di natura divina; essa ha però nascosto l’obiettivo missionario per cui è nata: portare a tutti e a ciascuno la verità di salvezza annunciata da Gesù Cristo con la sua morte in croce e la sua risurrezione.
 
Padre Lanzetta si pone lo scopo, con questo libro, di rendere visibili i nodi essenziali, che prima o poi dovranno essere sciolti: il problema teologico della pastoralità legato a quello dell’ “aggiornamento” e del metodo del dialogo; il rapporto fra dottrina e pastorale; il livello magisteriale del Vaticano II. L’occhio è critico sul Concilio, divenuto superdogma e mito. Occorre, perciò, far rientrare nel giusto alveo della Chiesa l’ultimo Concilio: «prima la Chiesa e poi i suoi concili». Cinquant’anni di ricezione del Vaticano II sono tanti, sono troppi… molte preoccupanti dichiarazioni in esso contenute non sono a tutt’oggi chiarificate e da ciò scaturiscono tensioni ecclesiali ed ermeneutiche contrastanti.
 
In esso si sono scontrate, come ha storiograficamente provato il professor de Mattei nel suo Il Concilio Vaticano II. Una storia mai scritta, due minoranze: i fedeli alla Tradizione e i progressisti, per poi giungere a votazioni dal sapore democratico-parlamentare ed è stato «questo confondere spesso le nostre voci (troppo umane) con quella dello Spirito Santo che non ha funzionato».
 
Cristina Siccardi
 
Fonte: http://www.corrispondenzaromana.it/recensione-libraria-iuxta-modum-di-padre-serafino-lanzetta/

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)