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3. Vantaggi del latino nella liturgia romana

Fra i Padri latini più importanti della Chiesa, che scrissero molto e bene in latino, figurano
sant'Ambrogio, sant'Agostino, Papa san Leone Magno (440-461) e Papa san Gregorio
Magno (590-604). Papa Gregorio, in particolare, portò il latino ai massimi splendori nella
sacra liturgia, nei suoi sermoni e nell'uso generale della Chiesa.
La Chiesa di Rito Romano mostrò un eccezionale dinamismo missionario. Questo
spiega perché gran parte del mondo fu evangelizzata dagli araldi del Rito Latino. Molte
lingue europee, che oggi consideriamo moderne, affondano le proprie radici nella lingua
latina, alcune più di altre. Esempi sono l'italiano, lo spagnolo, il rumeno, il portoghese e
il francese. Ma anche l'inglese e il tedesco possiedono molti elementi di latino.
I Papi e la Chiesa romana trovarono il latino molto adatto per molte ragioni. È la lingua
giusta per una Chiesa che è universale, una Chiesa in cui tutti i popoli, tutte le lingue
e tutte le culture dovrebbero sentirsi a casa e nessuno viene considerato straniero.
Inoltre, la lingua latina ha una certa stabilità che non possono avere le lingue parlate
quotidianamente, in cui le parole spesso cambiano di sfumature di significato. Un esempio
è la traduzione del latino propagare. La Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli,
quando fu fondata nel 1627 fu chiamata Sacra Congregatio de Propaganda Fide. Ma
all'epoca del Concilio Ecumenico Vaticano II (1962-1965) molte lingue moderne usavano
il termine «propaganda» nel senso in cui noi intendiamo la «propaganda politica».
Perciò nella Chiesa oggi si preferisce evitare l'espressione «de propaganda fide», a
favore di «evangelizzazione dei popoli». Il latino ha la caratteristica di possedere parole ed
espressioni che mantengono il loro significato di generazione in generazione. Questo è un
vantaggio quando si tratta di articolare la nostra fede cattolica e di preparare documenti
papali o altri testi della Chiesa. Anche le moderne università apprezzano questa
caratteristica e alcuni dei loro titoli accademici solenni sono in latino.
Il beato Papa Giovanni XXIII (1958-1963), nella Costituzione Apostolica «Veterum
sapientia» pubblicata il 22 febbraio 1962, dà queste due ragioni e ne fornisce una terza: la
lingua latina ha una nobiltà e una dignità non trascurabili (4). Possiamo aggiungere che il
latino è conciso, preciso e poeticamente misurato.

Non è straordinario che persone, specialmente chierici, se ben formati, possano incontrarsi
a riunioni internazionali ed essere capaci di comunicare fra loro almeno in latino? Ma vi è di
più: è forse cosa da poco che oltre un milione di giovani si siano potuti incontrare in occasione
della Giornata Mondiale della Gioventù a Roma nel 2000, a Toronto nel 2002 e a
Colonia nel 2005, e cantare parti della Messa, e specialmente il Credo, in latino? I teologi
possono studiare i testi originali dei primi Padri latini e degli scolastici senza troppe difficoltà
perché questi testi sono stati scritti in latino.
L'esortazione di Papa Benedetto XVI ai docenti e agli studenti della Facoltà di Lettere
Cristiane e Classiche della Pontificia Università Salesiana di Roma, alla fine dell' udienza
generale di mercoledì 22 febbraio 2006, mantiene la sua validità e rilevanza. E la pronunciò
in latino! Ve ne do qui una libera traduzione: «A giusto titolo i Nostri Predecessori hanno
insistito sullo studio della grande lingua latina in modo che si possa imparare meglio la
dottrina salvifica che si trova nelle discipline ecclesiastiche e umanistiche. Allo stesso modo
vi invitiamo a coltivare questa attività in modo che il maggior numero di persone possibile
possa avere accesso a questo tesoro e apprezzare la sua importanza» (5).

4. Il Canto gregoriano

«L'azione liturgica assume una forma più nobile quando i divini uffici sono celebrati
solennemente in canto» (6). Vi è un vecchio detto: bis orat qui bene cantar, che vuol dire,
«chi canta bene prega due volte». Questo perché l'intensità che la preghiera acquista
quando viene cantata, aumenta il suo ardore e moltiplica la sua efficacia (7). La buona
musica aiuta a promuovere la preghiera, a elevare gli animi dei fedeli a Dio e a dare alle
persone un assaggio della bontà di Dio.
Nel Rito Latino il cosiddetto canto gregoriano è sempre stato tradizionale. Un canto
liturgico caratteristico esisteva invero a Roma prima di san Gregorio Magno. Ma è stato
questo grande Pontefice a dare a tale canto la più grande rilevanza. Dopo san Gregorio
questa tradizione del canto continuò a svilupparsi e a essere arricchita fino agli sconvolgimenti
che posero fine al Medioevo. I monasteri, specialmente quelli dell'ordine
benedettino, hanno fatto molto per preservare questa eredità.
Il canto gregoriano è caratterizzato da una cadenza meditativa emozionante. Tocca le
profondità dell'animo. Mostra gioia, dispiacere, pentimento, petizione, speranza, lode o
ringraziamento, come può indicare una festa particolare, una parte dellaMessa o un' altra
preghiera. Rende più vivi i Salmi. Possiede un fascino universale che lo rende adatto a tutte
le culture e a tutti i popoli. È apprezzato a Roma, a Solesmes, a Lagos, a Toronto e a
Caracas. Risuona nella cattedrali, nei seminari, nei santuari, nei centri di pellegrinaggio e
nelle parrocchie tradizionali.
Il santo Papa Pio X celebrò il canto gregoriano nel 1904 (1). Il Concilio Ecumenico Vaticano
II lo lodò nel 1963: «La Chiesa riconosce il canto gregoriano come canto proprio della
liturgia romana: perciò, nelle azioni liturgiche, a parità di condizioni, gli si riservi il posto
principale» (9). Il servo di Dio Papa Giovanni Paolo II (1978-2005) ripeté questa lode nel
2003 (10). In occasione dell'incontro a Roma alla fine del 2005, Papa Benedetto XVI ha
incoraggiato l'associazione internazionale dei Pueri Cantores, che attribuisce un posto
privilegiato al canto gregoriano (11). A Roma e in tutto il mondo la Chiesa è
benedetta da molti cori importanti, sia professionisti che amatoriali, che interpretano in
modo molto bello il canto e comunicano il loro entusiasmo per esso.

Non è vero che i fedeli laici non vogliono cantare il canto gregoriano. Chiedono che i
sacerdoti, i monaci e le religiose condividano questo tesoro con loro. I compact disc prodotti
dai monaci benedettini di Silos, dalla loro casa madre a Solesmes e da molte altre comunità
sono molto venduti fra i giovani. I monasteri vengono visitati da persone che vogliono
cantare lodi e specialmente vespri. Nel corso di una cerimonia per l'ordinazione di undici
sacerdoti, che ho celebrato in Nigeria lo scorso luglio, circa centocinquanta sacerdoti hanno
cantato la prima preghiera eucaristica in latino. I fedeli presenti, anche se non erano
studiosi di latino, l'hanno molto apprezzata. Dovrebbe essere normale che nelle parrocchie,
dove la domenica vi sono quattro o cinque Messe, una di queste fosse cantata in latino.


  continua...........



Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)