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Padre De Pauw: perché "la Messa in latino"?

Dopo un primo articolo, alimentiamo il dibattito e proseguiamo la nostra riflessione su mons. Gommar DePauw (1918-2005), difensore della liturgia tradizionale e fondatore del Catholic Traditionalist Movement fin dal 1964-65 (quando ancora non era terminato il Concilio Vaticano II), presentando qui sotto un suo intervento del 1977.

Foto: don DePauw celebra la sua Prima Messa il 14 aprile 1942

PERCHÉ LA MESSA IN LATINO?

L'ovvia domanda che nasce quando si sente parlare o si assiste alla nostra Messa per la prima volta è: PERCHÉ LA VECCHIA MESSA IN LATINO? In realtà è una triplice domanda che richiede tre risposte.

1. Perché la Messa?

L'unica ragion d'essere della Chiesa, il motivo delle sue attività, è la salvezza eterna di tutti gli uomini, creati per la felicità eterna in Paradiso. Quella salvezza eterna è diventata accessibile a tutti dal giorno in cui Gesù Cristo, vero Dio e vero uomo, si è immolato sulla Croce sul Calvario. È attraverso il sacrificio della Messa che le grazie e i meriti di quella Croce possono raggiungere noi a distanza di diciannove secoli di tempo e spazio da quel Venerdì Santo. Il sacrificio della Messa, la RINNOVAZIONE INCRUENTA DEL SACRIFICIO DELLA CROCE, è perciò non solo il punto centrale della preghiera cattolica, ma, ancor più importante, è il vero cuore della Chiesa senza il quale la Chiesa non può sopravvivere. La situazione attuale nella Chiesa dimostra quanto tragicamente avesse ragione il cardinal Newman quando scriveva: "Tolle Missam, tolle Ecclesiam!" distruggete la Messa, e distruggerete la Chiesa!

2. Perché la Messa IN LATINO?

In cima alla Croce sulla quale Nostro Signore si è immolato, la causa della sua morte - "Gesù di Nazareth, re dei giudei" - era scritta in ebraico, greco e latino. A conferma di questo fatto storico, la Messa della Chiesa Cattolica, anche conservando sempre certe espressioni greche ed ebraiche, è stata portata fin dal primo secolo verso il latino, lingua dell'antica Roma, la sede di san Pietro e dei Papi che gli si sono succeduti. Preservare il latino nel culto pubblico della Chiesa significa preservare la connessione tra la Chiesa di oggi e la Chiesa del passato.

Perciò, pur essendo così un segno di CONTINUITÀ storica, la lingua latina è anche un segno di UNIVERSALITÀ. Nessuno insistette su questo punto più fortemente di papa Giovanni XXIII, il Papa più mistificato e disobbedito dei tempi moderni, che fece sue le parole di Pio XI: "Una Chiesa universale deve avere una lingua universale". Così come tra cattolici ci si aspetta un credo comune in tutto il mondo, per lo stesso motivo i cattolici hanno il diritto di trovarsi "a casa" in ognuna delle loro chiese sparse per il mondo. Questo hanno sempre fatto e fanno quando vengono correttamente educati ad usare i messali "bilingui" contenenti da un lato la traduzione nella propria lingua e dall'altro lato quelle familiarissime sonorità in latino che li hanno accompagnati fin dalla fanciullezza come se fossero una seconda lingua madre, quella della loro Madre Chiesa.

3. Perché la Messa TRADIZIONALE in latino?

La Messa che è stata ininterrottamente tenuta viva dal Catholic Traditionalist Movement fondato nel 1964, è veramente "tradizionale" nel senso che risale a diciannove secoli di storia precedente. Riferirsi a questa Messa come la "Messa Tridentina" o "Messa di san Pio V" è storicamente errato e tatticamente poco saggio. Tutto ciò che fecero papa Pio V e il Concilio di Trento fu solo di eliminare dalla Messa dei loro giorni alcune preghiere lunghe e pesanti di recente introduzione, restaurando la Messa Cattolica nella sua PUREZZA ORIGINALE e nella sua semplicità.

Il fatto che Pio V, in una di quelle storicamente rare occasioni in cui un Papa utilizza la sua suprema autorità per emanare un decreto "IN PERPETUO", rese intoccabile l'antica Messa restaurata ("indulto perpetuo"), gli guadagnò non solo la sua successiva canonizzazione come santo, ma anche l'immensa gratitudine di tutti i cattolici romani oggi che sulla scorta del suo decreto Quo Primum sono giustificati davanti a Dio e davanti agli uomini nel dire "No!" a chiunque tenti di rimpiazzare l'Ordo Missae di tutti i secoli passati e futuri col "Nuovo Ordine" di un oggi vacillante e destinato a morire.

Westbury, New York
19 luglio 1977
407esimo anniversario della bolla "Quo Primum"

padre Gommar A. De Pauw, J.C.D.,
ex Decano accademico del Seminario Maggiore
professore di Teologia e Diritto Canonico
Fondatore-Presidente del Catholic Traditionalist Movement, Inc.

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Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)