00 13/07/2013 12:34

Giordano Bruno si è bruciato da solo

Giordano-Bruno (1)

GIORDANO BRUNO

IL MISTERO DI UN UOMO

DIVENTATO UNA CELEBRITÀ

SOLO PER I MODERNI

 

La storia di Bruno mostra come la propaganda può trasformare un uomo in un’icona. La Massoneria cercava un “martire” da usare contro la sua avversaria: la Chiesa Cattolica. Lo trova in un filosofo del tempo, un frate domenicano, che, pur possedendo una mente fervida, probabilmente non sarebbe mai diventato così celebre se non fosse stato arso al rogo. Unica responsabile di questo, per gli anticlericali, è la Chiesa Cattolica. In realtà, la storia di Giordano Bruno è molto più complessa, documenti alla mano. Personaggio inquieto e fortemente contraddittorio, si rese inviso a tutti coloro che lo ospitavano non tanto per le sue idee libere, come molti credono, quanto per il suo carattere e per la sua voglia di stupire e provocare sempre, fino alla fine. La Chiesa del tempo cercò di salvarlo fino all’ultimo: lui scelse la morte volutamente, continuando a sfidare anche chi voleva salvarlo. Insomma, in pochi anni Giordano Bruno è scomunicato dalla Chiesa Cattolica, dai calvinisti, dai luterani…

 

di Dorotea Lancellotti da papalepapale.com

Credo sinceramente che persone come Teresa di Calcutta, Padre Pio, Giovanni della Croce, Teresa di Gesù, Caterina da Siena, Francesco di Assisi, la stessa Giovanna d’Arco e tanti altri abbiano sperimentato quello che è lo scopo fondamentale dell’ inabitazione trinitaria che la santa d’Avila riassume molto bene quando dice che, alla fine del percorso mistico, “siamo pronti per esser venduti come schiavi”.

In sintesi, ciò si attualizza nell’identificazione totale a Cristo sulla sua croce alla quale siamo pervenuti per i Suoi meriti, per la volontà del Padre, sotto l’azione dello Spirito Santo, ma anche per merito di qualche buona ripetizione fatta dai santi per rendere viva, pulsante e attuale la loro scuola. Una scuola che è quella dei fiduciosi nella luce, anche quando l’anima cade in qualche black-out, anche quando, ammettendo la loro aridità, qualche ingenuità o persino qualche caduta, in realtà pregano la luce di venire presto e intensa più che mai.

Quanto è qui premesso è importante perché da qui, da questa panoramica sull’autentica lotta dell’anima verso la verità, intendiamo procedere verso l’argomento dedicato a Giordano Bruno. Non intendiamo giudicare qui il pensiero del Bruno, assai complesso ed opinabile da molti punti di vista (e perché personalmente non ne avrei la competenza), quanto piuttosto analizzare un certo fenomeno storicamente strumentalizzato che ha fatto di Giordano un mito del libero pensiero e, di conseguenza, la Chiesa quale matrigna oscurantista.

GIORDANO BRUNO: UN PREGIUDIZIO ANTICATTOLICO DURO A MORIRE

Pochi sanno di quanto potesse essere incoerente. Bruno fu cattolico, poi calvinista, quindi luterano, persino shintoista… salvo essere scacciato e scomunicato da tutte queste confessioni come “eretico”, più per confusione mentale che per “libero pensiero”.

Scriverà Franco Cardini, il noto medievista: Non illudetevi, il tempo delle «leggende nere» e delle «tenebre del Medioevo» non è ancora passato. Può sembrare che le vecchie polemiche illuministiche, massoniche e anticlericali contro la Chiesa «che ha fatto le crociate e l’inquisizione, che ha bruciato le streghe e Giordano Bruno, che ha torturato Campanella e perseguitato Galileo» si siano attutite…. ma non è così, il fuoco del pregiudizio anticlericale e anticattolico cova sotto le ceneri, ed è pronto a divampare di nuovo. Avete mai fatto caso al pullulare di indecorosi «Musei della tortura medievale» che costellano le città turistiche europee? I furbastri che li gestiscono fanno soldi spargendo calunnie anticattoliche: e agiscono del tutto indisturbati anche perché i cattolici non conoscono la storia e hanno paura di esporsi. (1)

Noi vogliamo chiederci: come ci è arrivato, Giordano Bruno, a Campo dè Fiori nel cuore di Roma, in un monumento che non gli si addice affatto e vestito da domenicano?

Il 17 febbraio 2000, a 400 anni dal giorno della morte di Giordano Bruno, Papa Giovanni Paolo II fa inviare una lettera (non archiviata nel sito ufficiale del Vaticano), scritta dal Segretario di Stato Angelo Sodano, nella quale viene espresso dispiacere per la morte brutale sul rogo definendolo: “un triste episodio della storia cristiana che provoca profondo rammarico”. Anno giubilare fu quello in cui Bruno fu ucciso, anno giubilare è stato quello in cui è stato espresso rammarico per la sua morte.

Si tratta – continua il cardinale Sodano – di quella “purificazione della memoria” che il Papa ha voluto tra gli obiettivi del Giubileo, “chiedendo a tutti un atto di coraggio e di umiltà nel riconoscere le proprie mancanze e quelle di quanti hanno portato e portano il nome di cristiani”. Certo, Giordano Bruno professò convinzioni “incompatibili con la dottrina cristiana” – spiega l’allora Segretario di Stato – “resta il fatto che i membri del Tribunale dell’ Inquisizione lo processarono “animati dal desiderio di servire la verità e promuovere il bene comune”, tuttavia “oggettivamente alcuni aspetti di quelle dure sentenze e, in particolare, il loro esito violento per mano del potere civile non possono non costituire oggi per la Chiesa – in questo come in tutti gli analoghi casi – un motivo di profondo rammarico. Del resto – prosegue il cardinale Sodano – questa condanna fu un evento che scaturì dalla dura reazione controriformista ai tentativi di modificare i temi della fede religiosa iniziati alcuni decenni prima con la riforma protestante. Si usò durezza con durezza anche se, nel suo caso, Papa Clemente VIII cercò con ogni mezzo di salvargli la vita e si oppose contro ogni tortura. Giordano Bruno non potrà essere certo riammesso nella comunione dottrinale, ma deve essere chiaro che la Chiesa predilige altri sistemi per correggere gli errori e che sono il perdono, il dialogo, la comprensione, la libertà di coscienza nella quale maturare la comprensione verso gli errori e attendere fiduciosi la conversione degli erranti”.

 MA PRIMA CHI SE LO FILAVA BRUNO?

Un intenso ritratto del pensatore inquieto (e contraddittorio).

Non so perché mi viene a mente questo quadro molto interessante, impossibile da non condividere:

“C’è uno splendido racconto di Borges nel quale un eretico e un custode della fede a lungo e ferocemente si contrappongono. Quando l’eretico infine brucia sul rogo, il suo volto, per un attimo, si rivela essere quello stesso del custode della fede.

Non le due facce di una stessa medaglia dunque, ma una medaglia che ha nel recto e nel verso la medesima immagine (..). Più banalmente: lo stesso italiano che divorzia dalla moglie, e che vive con l’amante dalla quale ha avuto due figli, partecipa compunto a una dimostrazione contro il divorzio e firma contro i dico. Ma di fronte al duplice comportamento dell’italiano nei riguardi dei dettami della Chiesa si potrebbe scrivere un trattato piuttosto voluminoso. Gli esempi potrebbero continuare a centinaia”. (2)

Dunque Giordano Bruno muore sul rogo il 17 febbraio del 1600 – a Campo dè Fiori, appunto – ed è curioso che fino al 1800 di lui non si sente parlare, della sua storia non se ne sa nulla o quasi, è un soggetto eretico non solo per la Chiesa Cattolica ma anche per il Protestantesimo storico. Si tace di lui fino a quando, nel 1802 il filosofo idealista Schelling (appassionato di gnosi cristiana antica) gli dedica un “Dialogo” intitolato “Bruno o del principio divino e naturale delle cose” che non ebbe un successo immediato, né suscitò quella curiosità verso il destinatario del testo che Schelling sperava.

Poi, da dopo l’unificazione d’Italia nel 1861, la propaganda anticattolica filo massonica, inizia ad usare il “caso Giordano Bruno” per montare una campagna di accusa contro la Chiesa e l’Inquisizione. Non a caso la massoneria dell’epoca “canonizzerà” Giordano Bruno “martire del libero pensiero”.

L’apice di questo progetto viene raggiunto nel 1889 quando, nel giorno della Pentecoste (bella provocazione!), il governo massone di Crispi inaugura il monumento divenuto famoso in piazza Campo dè Fiori, con un Giordano Bruno vestito pure da frate predicatore, da Domenicano.

Pochi sanno che Crispi impose alla Chiesa il “silenzio stampa” per tre giorni consecutivi all’inaugurazione del monumento.

Da questo momento nasce il “mito di Giordano Bruno, martire del libero pensiero”.

MARTIRE … DEL SUO STESSO PENSIERO AMBIGUO

Francobollo commemorativo.

Dalla fine dell’800 e grazie alla propaganda anticattolica della massoneria, Giordano Bruno diventa così un eroe e un martire. In verità, si dovrebbe avere l’onestà intellettuale – e proprio in rispetto del libero pensiero – di ammettere che Bruno fu spesso contraddittorio nell’esposizione del suo pensiero e che le sue teorie furono ambigue e arricchite da molti pensieri ed interessi che avevano animato fin dal principio la testa di questo grande pensatore.  Senza dubbio alcuno, infatti, di acume ne aveva, ma, come accade solitamente a molti grandi geni e ai grandi artisti, anche per lui le sue stesse distrazioni lo indussero verso quella superbia che fu la sua stessa rovina.

Non dimentichiamo che lui stesso era intransigente e superbo a tal punto che definiva il suo pensiero “aristocratico” e sosteneva che la verità “non va comunicata a qualsiasi persona”.

Nel 1576, nel tempo in cui era un frate domenicano (da qui il nome Giordano dal momento che quello di battesimo era Filippo) ed era stato ordinato già sacerdote, inizia ad avere delle dispute con dei confratelli in cui emerge un atteggiamento di credenza filo-ariana.

I confratelli vogliono andare fino in fondo: viene così fuori una posizione gravemente anti-trinitaria che il Bruno espone con tanto fervore da mettere in allarme i confratelli. Inizia così la prima fase istruttoria voluta dall’Ordine Domenicano in vista di un processo inquisitorio a causa della divulgazione che nel frattempo stavano avendo le sue eresie.

Una cosa va detta ad onore del vero:  l’Ordine Domenicano tentò fino all’estremo e fino all’ultimo di proteggerlo e di difenderlo, tanto che non fu l’Ordine a togliergli l’abito, ma fu Giordano a riconsegnarlo, fu lui a comprendere la situazione e a riconoscere di non essere più in comunione con la Chiesa, men che meno con il carisma di San Domenico il quale aveva fondato l’Ordine dei Predicatori per predicare la Veritas, quell’Incarnazione di Dio che ora egli rigettava, mentre stava così maturando una sua verità personale alla quale non voleva più rinunciare.

Riguardo a questa clemenza dei suoi superiori è lo stesso Giordano a darne testimonianza durante il processo. Alcuni episodi confermano questa clemenza. Una volta gli venne in mente di gettare via tutte le varie immagini dei Santi che gli capitavano sotto gli occhi, mantenendo venerazione esclusivamente per il Crocefisso. Un’altra volta, nel vedere un novizio intento a meditare su “historia delle sette allegrezze della Beata Vergine Maria”, un piccolo libretto devozionale e di meditazioni a firma di Bernardo di Chiaravalle, senza troppa gentilezza lo intimò di gettarlo via per dedicarsi piuttosto alla sola vita dei santi Padri della Chiesa. I suoi superiori conoscevano queste “stranezze” di fra’ Giordano e mai ricevette per queste delle sanzioni disciplinari: tuttavia questi piccoli episodi fecero emergere l’insoddisfazione dottrinale di fra’ Bruno e soprattutto fecero trapelare la sua indisciplina verso le questioni devozionali quali il culto dei Santi.

Questa clemenza ha una sua ragione che è onesto riferirla a voi lettori.

Stiamo parlando di un’epoca travagliata nella quale gli scandali interni alla Chiesa stessa farebbero impallidire gli scandali a cui assistiamo oggi.

Anni in cui non c’era da processare solo Giordano Bruno perché gettava i santini dei Santi o perché preferiva che un novizio studiasse i Padri della Chiesa anziché libretti devozionali: l’ignoranza era ben sparpagliata e solo in quel tempo in cui Giordano era sotto processo, l’Ordine Domenicano aveva emanato ben 18 sentenze per scandali sessuali e pure omicidi, infanticidi, aborti. In questo clima, il caso di Giordano non solo era fra i tanti casi di cui la disciplina della Chiesa doveva occuparsi, ma in un primo momento era probabilmente il meno urgente.

Quando Giordano comprende che sotto processo sta rischiando l’accusa di eresia, a quel punto decide di abbandonare Napoli dove si trovava e si rifugia a Roma presso il Convento dei domenicani, Santa Maria sopra Minerva nel 1576, dove viene tranquillamente ospitato dal superiore, tale Sisto Fabri il quale diventerà poi Maestro Generale dell’Ordine nel 1581.




[SM=g1740771]  continua............

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)