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SACRA CONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE

 

Decreto
riguardante la vigilanza dei Pastori della Chiesa sui libri

 

I Pastori della Chiesa, ai quali è affidata la cura di annunciare il Vangelo in ogni parte della terra (1) hanno il compito di conservare, esporre, diffondere e tutelare le verità della fede e promuovere e difendere l'integrità dei costumi. Senza dubbio «Dio, con somma benignità, dispose che quanto egli aveva rivelato per la salvezza di tutte le genti, rimanesse per sempre integro e venisse trasmesso a tutte le generazioni. Perciò Cristo Signore, nel quale trova compimento tutta intera la rivelazione del sommo Dio, ordinò agli Apostoli che il Vangelo, prima promesso per mezzo dei Profeti e da Lui adempiuto e promulgato di persona, come la fonte di ogni verità salutare e di ogni regola morale lo predicassero a tutti, comunicando i doni divini» (2).
Perciò l'ufficio d'interpretare autenticamente la Parola di Dio scritta o trasmessa, è affidato al solo Magistero vivo della Chiesa (3). I Vescovi, successori degli Apostoli, esercitano detto ufficio; ma in modo speciale lo esercita il Successore di Pietro, in quanto perpetuo e visibile fondamento (4) di unità sia dei Vescovi che della moltitudine dei fedeli. I fedeli stessi, ciascuno secondo il proprio compito, in modo speciale i cultori delle scienze sacre, hanno il dovere di cooperare con i Pastori della Chiesa per conservare e tramandare integralmente le verità della fede e proteggere i costumi.

Per conservare e difendere l'integrità delle verità di fede e dei costumi, ai Pastori della Chiesa compete il dovere e il diritto di vigilare affinché la fede e i costumi dei fedeli non siano danneggiati da scritti; e perciò anche di esigere che la pubblicazione di scritti che riguardano la fede e i costumi siano sottoposti alla loro previa approvazione; ad essi compete anche di disapprovare i libri e gli scritti che attaccano la retta fede o i buoni costumi. Questo ufficio compete ai Vescovi, sia singolarmente, sia adunati in Concili particolari e nelle Conferenze Episcopali, per quanto riguarda i fedeli affidati alla loro cura, e alla suprema autorità della Chiesa per quanto riguarda tutto il Popolo di Dio.

Riguardo ai libri e agli scritti che debbono essere pubblicati, questa Sacra Congregazione, dopo aver consultato diversi Ordinari dei luoghi dove l’attività editoriale è più intensa, in Congregazione Plenaria ha stabilito le seguenti norme:

ART. 1

1. Se non è stabilito diversamente, l’Ordinario del luogo, al quale si deve chiedere l’approvazione per la pubblicazione dei libri, secondo le norme che seguono, è l’Ordinario del luogo proprio dell’autore o l’Ordinario del luogo in cui vengono pubblicati i libri, però in modo che se uno di essi ha negato l’approvazione, all’Autore non è lecito chiederla all’altro senza averlo informato del precedente diniego.

2. Ciò che viene stabilito con queste norme riguardo ai libri, deve essere applicato a ogni genere di scritti destinati alla divulgazione pubblica, a meno che non consti diversamente.

ART. 2

1. I libri della Sacra Scrittura non possono essere pubblicati se non sono approvati o dalla Sede Apostolica o dall'Ordinario del luogo; similmente affinché si possano pubblicare le loro versioni in lingua nazionale, si richiede che siano approvate dalla stessa autorità e nel medesimo tempo siano corredate delle necessarie e sufficienti spiegazioni.

2. Le versioni della Sacra Scrittura, corredate delle conve­nienti spiegazioni, possono essere preparate dai fedeli cristiani cattolici e pubblicate anche in collaborazione con i fratelli separati, col consenso dell'Ordinario del luogo (5).

ART. 3

1. I libri liturgici come anche le loro versioni in lingua nazionale e le loro parti non siano pubblicate se non per mandato della Conferenza Episcopale e sotto vigilanza della stessa, previa conferma della Sede Apostolica.

2. Per pubblicare nuovamente libri liturgici approvati dalla Sede Apostolica come anche le loro versioni in lingua nazionale, fatte e approvate secondo la norma del par. 1, o loro parti, deve risultare la loro concordanza con l’edizione approvata dall’attestazione dell’Ordinario del luogo nel quale vengono pubblicati.

3. Anche i libri che propongono preghiere per l'orazione privata non siano pubblicati se non con il permesso dell'Ordinario del luogo.

ART. 4

1. Per pubblicare i catechismi e altri scritti che riguardano insegnamento catechistico o loro versioni, si richiede l’approvazione dell’Ordinario del luogo, oppure della Conferenza Episcopale nazionale o regionale.

2. Se non sono pubblicati con l'approvazione della competente Autorità ecclesiastica, nelle scuole sia elementari, sia medie, sia superiori, non possono essere usati come testi di insegnamento i libri che riguardano questioni di Sacra Scrittura, di Sacra Teologia, di Diritto canonico, di Storia ecclesiastica e che riguardano discipline religiose o morali.

3. Si raccomanda che siano sottoposti all'approvazione dell'Ordinario del luogo i libri che trattano le materie di cui al par. 2, sebbene non vengano usati come testi di insegnamento, come anche gli scritti che contengono qualcosa che riguarda in modo speciale la religione o l'onestà dei costumi.

4. Nelle chiese e negli oratori non possono essere esposti, venduti o distribuiti libri o altri scritti che trattano questioni religiose o morali se non sono pubblicati con l'approvazione della competente Autorità ecclesiastica.

ART. 5

1. Avuto riguardo al loro ufficio e alla loro speciale responsabilità si raccomanda vivamente ai chierici secolari di non pubblicare senza il permesso del proprio Ordinario libri che riguardano questioni religiose o morali; e ai membri di Istituti di perfezione senza il permesso del Superiore Maggiore, salve le loro costituzioni che ne impongano l'obbligo.

2. I fedeli non possono scrivere nei quotidiani, nei fogli o periodici che manifestamente sogliono attaccare la religione cattolica o la morale, se non per giusto e ragionevole motivo; i chierici poi e i membri di istituti di perfezione, solo con l'approvazione dell'Ordinario del luogo.

ART. 6

1. Salvo rimanendo il diritto di ogni Ordinario di affidare, secondo la propria prudenza, il giudizio sui libri a persone di sua fiducia nelle singole regioni ecclesiastiche, la Conferenza Episcopale può redigere un elenco di censori, eminenti per scienza, retta dottrina e prudenza, che siano a disposizione delle Curie episcopali, o costituire una commissione di censori che gli Ordinari di luogo possano consultare.

2. Il censore, nell'espletare il suo incarico, lasciata da parte ogni parzialità, tenga presente unicamente la dottrina della Chiesa circa la fede e i costumi, quale viene proposta dal Magistero ecclesiastico. [SM=g1740733]

3. Il censore deve esprimere il proprio parere per iscritto; se esso è favorevole, l'Ordinario, secondo il suo prudente giudizio, conceda la licenza per la pubblicazione con la sua approvazione, esprimendo il suo nome oltre la data e il luogo della approvazione; se invece non la concede, l'Ordinario comunichi allo scrittore i motivi del diniego.

Sua Santità Paolo VI, nel corso dell'Udienza concessa al sottoscritto Prefetto della Sacra Congregazione per la Dottrina della Fede il 7 marzo 1975, ha ratificato e confermato queste norme proposte nella Congregazione Plenaria del suddetto Dicastero e ha ordinato che siano pubblicate, derogando al tempo stesso alle prescrizioni del CIC che fossero in contrasto con queste stesse norme.

 

Roma, 19 marzo 1975.

 

Franjo Card. Šeper
Prefetto

Fr. Jérôme Hamer, O.P.
Arcivescovo titolare di Lorium
Segretario

 

 

 

(1) Cf. Lumen Gentium, n.23.

(2) Dei Verbum, n.7.

(3) Dei Verbum, n. 10.

(4) Lumen Gentium, n.23.

(5) Dei Verbum, nn.22, 25.

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[SM=g1740771] originale in latino

SACRA CONGREGATIO PRO DOCTRINA FIDEI

DECRETUM
DE ECCLESIAE PASTORUM VIGILANTIA CIRCA LIBROS
*

 

Ecclesiae pastorum, quibus cura commissa est Evangelium ubique terrarum annuntiandi,[1] est veritates fidei servare, exponere, diffundere ac tueri necnon morum integritatem fovere et tutari. Profecto « quae Deus ad salutem cunctarum gentium revelaverat, eadem benignissime disposuit ut in aevum integra permanerent omnibusque generationibus transmitterentur. Ideo mandatum dedit Apostolis ut Evangelium, quod promissum ante per Prophetas Ipse adimplevit et proprio ore promulgavit, tamquam fontem omnis et salutaris veritatis et morum disciplinae omnibus praedicarent, eis dona divina communicantes ».[2] Munus itaque authentice interpretandi verbum Dei scriptum vel traditum soli vivo Ecclesiae Magisterio concreditum est.[3] Illud exercent Episcopi, Apostolorum successores, singulari vero ratione exercet successor Petri, utpote unitatis tum Episcoporum tum fidelium multitudinis perpetuum ac visibile fundamentum.[4] Ipsi etiam christifideles, pro suo quisque munere, peculiari quidem ratione scientiarum sacrarum cultores, officio tenentur cum Ecclesiae pastoribus cooperandi ad fidei veritates integre servandas et tradendas moresque sartos tectos habendos.

Ut vero veritatum fidei morumque integritatem servent ac tueantur, officium et ius est Ecclesiae pastoribus invigilandi ne christifidelium fides aut mores per scripta detrimentum patiantur; ideoque etiam exigendi ut quae fidem moresque respiciant scripto edenda, suae praeviae approbationi subiiciantur; necnon reprobandi libros vel scripta quae rectam fidem aut bonos mores impetunt. Hoc munus competit Episcopis, tum singulis tum in Conciliis particularibus Episcoporumve Conferentiis adunatis quoad christifideles suae curae commissos, atque supremae Ecclesiae auctoritati quoad universum Dei populum.

Ad libros aliaque scripta edenda quod attinet, haec Sacra Congregatio, postquam plures Ordinarios locorum ubi activitas editorialis maioris est momenti consultaverit, in Plenario Cœtu sequentes normas statuit.

Art. 1

1. Nisi aliud statuatur, loci Ordinarius, cuius approbatio ad libros edendos iuxta normas quae sequuntur est petenda, est loci Ordinarius proprius auctoris aut Ordinarius loci in quo libri publici iuris fiant, ita tamen ut, si eorundem quis approbationem denegaverit, non liceat auctori eandem ab alio petere, nisi eundem de denegata ab alio approbatione certiorem faciat.

2. Quae his normis statuuntur de libris praescripta, quibuslibet scriptis divulgationi publicae destinatis applicanda sunt, nisi aliud constet.

Art. 2

1. Libri Sacrarum Scripturarum edi non possunt nisi qui aut ab Apostolica Sede aut a loci Ordinario approbati sunt; itemque eorumdem versiones in linguam vernaculam ut edi possint, requiritur ab eadem auctoritate sint approbatae atque insimul necessariis et sufficientibus explicationibus sint instructae.

2. Versiones Sacrarum Scripturarum convenientibus explicationibus instructae, communi etiam cum fratribus seiunctis opera, parare atque edere possunt christifideles catholici, de consensu loci Ordinarii.[5]

Art. 3

1. Libri liturgici itemque eorum versiones in linguam vernaculam eorumve partes ne edantur nisi de mandato Episcoporum Conferentiae atque sub eiusdem vigilantia, praevia confirmatione Apostolicae Sedis.

2. Ut iterum edantur libri liturgici qui a Sede Apostolica probati sunt necnon eorum versiones in linguam vernaculam ad normam par. 1 factae et approbatae, eorumve partes, constare debet de concordantia cum editione approbata ex attestatione Ordinarii loci in quo publici iuris fiunt.

3. Libri quoque preces ad orationem privatam proponentes ne edantur nisi de licentia loci Ordinarii.

Art. 4

1. Catechismi necnon alia scripta ad institutionem catecheticam pertinentia eorumve versiones, ut edantur, approbatione egent loci Ordinarii, aut Conferentiae Episcopalis sive nationalis sive regionalis.

2. Nisi cum approbatione competentis Auctoritatis ecclesiasticae editi sint, in scholis, sive elementariis sive mediis sive superioribus, uti textus quibus institutio nititur adhiberi non possunt libri qui ad quaestiones spectant ad Sacram Scripturam, ad Sacram Theologiam, Ius canonicum, Historiam ecclesiasticam, ed ad religiosas aut morales disciplinas pertinentes.

3. Commendatur ut libri materias de quibus in par. 2 tractantes, licet non adhibeantur ut textus in institutione tradenda, itemque scripta in quibus aliquid habetur quod religionis aut morum honestatis peculiariter intersit, approbationi subiiciantur loci Ordinarii.

4. In ecclesiis oratoriisve exponi, vendi aut dari non possunt libri vel alia scripta de quaestionibus religionis aut morum tractantes, nisi cum approbatione competentis Auctoritatis ecclesiasticae editi sint.

Art. 5

1. Attentis eorum munere peculiarique responsabilitate, enixe commendatur clericis saecularibus ne libros edant quaestiones religionis aut morum spectantes sine licentia proprii Ordinarii; sodalibus Institutorum perfectionis nonnisi de licentia Superioris maioris, salvis eorum Constitutionibus, quae obligationem imponant.

2. In diariis, foliis aut libellis periodicis qui religionem catholicam aut bonos mores manifesto impetere solent, ne quidpiam scribant christifideles, nisi iusta et rationabili de causa; clerici autem et Institutorum perfectionis sodales, tantummodo approbante loci Ordinario.

Art. 6

1. Integro permanente iure uniuscuiusque Ordinarii committendi, pro sua prudentia, iudicium de libris personis quibus fidem facit, in singulis regionibus ecclesiasticis ab Episcoporum Conferentia confici potest elenchus censorum, scientia, recta doctrina et prudentia praestantium, qui Curiis episcopalibus praesto sint, aut constitui commissio censorum, quam loci Ordinarii consulere possint.

2. Censor, in suo obeundo officio, omni personarum acceptione seposita, prae oculis tantummodo habeat Ecclesiae de fide et moribus doctrinam, uti a Magisterio ecclesiastico proponitur.

3. Censor sententiam suam scripto dare debet; quae si faverit, Ordinarius pro suo prudenti iudicio licentiam concedat ut editio fiat cum sua approbatione, expresso suo nomine necnon tempore ac loco concessae approbationis; quod si approbationem non concedat, rationes denegationis cum operis scriptore Ordinarius communicet.

Has normas, in Plenario Cœtu Sacrae Congregationis pro Doctrina Fidei propositas, Summus Pontifex Paulus VI, in Audientia die 7 Martii 1975 infrascripto Praefecto impertita, approbavit et publici iuris fieri iussit, derogans simul Codicis Iuris Canonici praescriptis quae eisdem normis sint contraria.

Romae, die 19 Martii 1975.

+ Franciscus Card. Šeper,
Praefectus

+ Fr. Hieronymus Hamer, Archiep. tit. Lorensis,
a Secretis


* AAS 67 (1975), 281-284.

[1] Cfr. Concilium Vaticanum II, Const. dogm. Lumen gentium, n. 23.

[2] Concilium Vaticanum II, Const. dogm. Dei Verbum, n. 7.

[3] Const. dogm. Dei Verbum, n. 10.

[4] Cfr. Const. dogm. Lumen gentium, loc.

[5] Cfr. Concilium Vaticanum II, Const. dogm. Dei Verbum, nn. 22, 25.





Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)