00 18/05/2013 09:58
L'incontro di Papa Francesco con i movimenti ecclesiali

Come mendicanti della fede

di Julián Carrón

Il 18 maggio il Papa convoca tutti i movimenti e le nuove comunità per un grande gesto di preghiera, per invocare dallo Spirito di Cristo il dono della Sua presenza che colma il nostro bisogno sconfinato. Noi siamo un movimento e vogliamo essere parte di questa Chiesa radunata da Papa Francesco.

Cosa significa questa chiamata per ciascuno di noi? È un'occasione bellissima e preziosa per dire di nuovo che il Papa è importante per noi, perché è il punto storico che Cristo ci ha dato, sul quale il male e la confusione non prevarranno. Per questo andiamo da lui come mendicanti, per essere sostenuti e confermati nella fede. Perché il pellegrinaggio non sia un gesto formale, o semplicemente "pio" e "devoto", dobbiamo comprenderne l'implicazione esistenziale. Vedendo che la confusione domina ovunque intorno a noi, domandiamoci: perché in noi non vince la confusione?
La ragione non è legata al fatto di essere più bravi o più intelligenti o più coerenti degli altri; non è per questo che noi non siamo confusi, ma perché ci troviamo in continuazione davanti a un Fatto irriducibile che ci libera costantemente dal disorientamento generale.

Noi andiamo dal Papa nell'Anno della fede, e proprio questa circostanza ci dice qual è il discriminante della fede cattolica: l'esistenza di un punto storico, oggettivo, non prodotto dalla nostra immaginazione, un punto reale che ci salva dal festival delle interpretazioni, e quindi dalla confusione.
Andare a Roma è per ciascuno di noi l'occasione per riscoprire la portata di questo Fatto irriducibile e il nostro legame con Papa Francesco. Possiamo vivere questo gesto formalisticamente, e allora incomincia a vincere in noi l'aridità, il deserto; oppure possiamo viverlo implicati nella realtà a partire da questa presenza irriducibile, e allora comincia a vincere l'interesse, la curiosità, la sorpresa; solo questo fa la differenza.

Il Papa ci spinge costantemente a vivere la fede come testimonianza: "Non si può annunciare il Vangelo di Gesù senza la testimonianza concreta della vita". Ma ci avverte che questo è possibile solo "se riconosciamo Gesù Cristo, perché è Lui che ci ha chiamati, ci ha invitati a percorrere la sua strada, ci ha scelti. Annunciare e testimoniare è possibile solo se siamo vicini a Lui, proprio come Pietro, Giovanni e gli altri discepoli" (Omelia nella basilica di San Paolo fuori le Mura, 14 aprile 2013).



(L'Osservatore Romano 18 maggio 2013)


[SM=g1740758]  ricordiamo anche come Papa Francesco abbia insistito anche lui nell'ultima udienza, sull'importanza del Catechismo e dei Sacramenti....

In quest’Anno della fede chiediamoci se concretamente abbiamo fatto qualche passo per conoscere di più Cristo e le verità della fede, leggendo e meditando la Sacra Scrittura, studiando il Catechismo, accostandosi con costanza ai Sacramenti. Ma chiediamoci contemporaneamente quali passi stiamo facendo perché la fede orienti tutta la nostra esistenza. Non si è cristiani “a tempo”, soltanto in alcuni momenti, in alcune circostanze, in alcune scelte. Non si può essere cristiani così, si è cristiani in ogni momento! Totalmente! La verità di Cristo, che lo Spirito Santo ci insegna e ci dona, interessa per sempre e totalmente la nostra vita quotidiana.

[SM=g1740733]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)