00 01/10/2012 15:48
IL GIGANTE EGOISTA parte 1
Peccati in pensieri, parole, opere e omissioni
del cardinale Carlo Maria Martini.
E dei “martinitt”: i suoi orfanelli sbandati



E’ diventata una costante fare dell’uomo che muore – e che ha un certo seguito – un “santo subito”, senza spesso conoscere davvero gli elementi necessari per una canonizzazione. Lo dico senza acredine, credendo anzi che il cardinale Martini sia stato accolto, in qualche modo, nella beatitudine eterna: dopotutto c’è di peggio, e il martinismo supera in peggio di gran lunga lo stesso Martini. Di lui si scrive da giorni: se ne è andato con l’applauso del mondo. Per un cattolico pure alto prelato, non è proprio l’ideale: considerato che Cristo morì in Croce, senza dubbio circondato da una grande folla, ma non certo composta da suoi fan.


di Tea Lancellotti
(*foto, didascalie e diversi contributi al testo, sono del Mastino)

Siamo all’ennesimo articolo sul cardinale più famoso del nostro tempo? No, per la verità ho ricevuto un incarico dal Mastino, un incarico fatto con parole così invitanti e convincenti alle quali non potevo dire di no: “per punizione le ho assegnato la summa teologica sul pensiero di Martini come compito da fare a casa e consegnare per il mesiversario”…

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[SM=g1740758] parte 2
Peccati in pensieri, parole, opere e omissioni
del cardinale Carlo Maria Martini.
E dei “martinitt”: i suoi orfanelli sbandati


Martini amava la Chiesa, certo. Ma come se fosse di sua proprietà, non di Cristo.

Possiamo concludere che è questa Sposa che ha amato Martini, accettandolo per come era, senza mai lamentarsi di lui, servendolo, fidandosi, ascoltandolo nelle lamentele, restando silenziosa ma non tacendo sulle critiche al Suo perenne magistero… Sarebbe stato bello ascoltare queste paroledurante i funerali: la Sposa è stata fedele allo sposo, più di quanto lo sposo meritasse. Ma non sarebbe stato politicamente corretto dirlo: pazienza! La Sposa porta pazienza mentre i suoi figli sono più preoccupati delle luci della ribalta e dei commenti del mondo. Preferiscono di più piacere agli uomini che a Dio, lasciando che il gregge viva i suoi spasmi in nome di un dialogo malinteso e di una libertà male interpretata, senza più dare loro la sana biada della certezza che ciò che insegna la Chiesa è davvero la nostra salvezza e fonte di vera felicità.

di Tea Lancellotti

IL “FUNERALE LAICO”: UN INNO ALLA MORTE. IL FUNERALE CATTOLICO: UN INNO ALLA VITA

Martini Rosso.
Welby morì tre giorni prima di Natale e subito si accese un altro dibattito per il rifiuto dei funerali in Chiesa: non poteva certo mancare la voce di Martini che si fece paladino dei “diritti” dell’uomo invalido e ammalato, anche in questo accusando la Chiesa di “mancanza di carità”…
Di fatto non ci fu un rifiuto della Chiesa a fare quei funerali: è stato il no alla vita di Welby che ha condotto la Chiesa a rispondere con un’azione coerente alla scelta fatta dall’uomo.
Il funerale cattolico non è un inno alla morte, ma bensì un inno alla vita. Questo funerale è certamente triste perché si piange la perdita di una persona cara, ma soprattutto è triste perché, contraddistinguendo nel defunto anche il suo essere stato peccatore, riconosciamo il peccato ripugnandolo ed affidiamo a Dio quell’anima. Confidando proprio in Colui che in quel rito ci sta raccontando come ci ha conquistati la grazia, il perdono, la salvezza.
Non inneggiamo alla morte ma alla vita eterna in Cristo!

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[SM=g1740771]

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)