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1. LA CHIESA VIENE COLPITA NON SOLO DAI NEMICI, MA PURE DA CHI NE FA PARTE

Paolo VI, nel già citato discorso agli alunni del Pontificio Seminario Lombardo, diceva: «Oggi ci sono coloro che si esercitano nell’autocritica, si direbbe perfino nell’autodemolizione. È come un rivolgimento acuto e complesso, che nessuno si sarebbe atteso dopo il Concilio... La Chiesa viene colpita pure da chi ne fa parte; e un tale tumulto che tocca la Chiesa, come è logico, si ripercuote soprattutto sul Papa».

Giovanni Paolo I, quando ancora era patriarca di Venezia, nell’omelia di fine anno 1973, dopo avere elencato solo alcune  cervellotiche interpretazioni del Concilio, diceva: «Credo che bastino per darci la sensazione del momento difficile e della necessità di stringerci campatti attorno al Papa ed ai Vescovi del vero e autentico Concilio Vaticano II. Gli uomini dell’altro concilio dichiarano, infatti, di voler rimanere a bella posta dentro la Chiesa per disintegrarla dall’interno. “Restare dentro l’istituzione verso e contro tutto... aiuta a far avanzare un numero crescente di cristiani e l’istituzione stessa verso un impegno più audace” (G.Girardi, Christianisme, libération humaine. Lutte des classes, Paris 1972, p.204).

“Conosco contestatori, preti e laici, convinti che alle tortuose resistenze dell’istituzione si debba opporre l’astuzia, il raggiro, il ricatto, la prova di forza” (Testimonianze, XIII 1970, n.124, p.361). Situazioni di questo genere avevano già fatto dire a Maritain: non mi fanno paura quelli che se ne vanno, ma quelli che restano» (Opera omnia, vol.VI, pp.264-265).


Insomma, non pochi teologi, pur restando nella Chiesa,  non ebbero più come punto di riferimento, nelle loro riflessioni, la Tradizione e il Magistero; ma, alla stregua dei teologi protestanti... solo se stessi: il culto della loro persona, che dopo aver negato l’infallibilità al Papa e alla Chiesa, l’attribuiva a se stessa.

Un esempio per noi Italiani fu il conosciutissimo padre Ernesto Balducci, pur restando nella Chiesa,  sulla sua rivista Testimonianze nel 1970 (n.121, p.76) così scriveva: «Bei tempi quelli in cui Paul Claudel poteva rispondere ad un provocatore: “In che cosa io creda, andate a chiederlo a Roma!”. Ed ora eccoci qui, con i cocci in mano: le certezze squadrate non erano di granito, erano di terracotta. Qualcuno, tra di noi, fa ancora la voce grossa. Quel cardinale scrive: “Roma non sarà travolta!”. E il papa usa di tutta la sua autorità per imporre limiti alla libera discussione di ciò che è discutibile. Ma così è peggio... Ci lasci in pace, se ora noi, pacificati con l’uomo, vogliamo vivere la nostra fede umanamente, tenendo gli occhi fissi sull’uomo». [SM=g1740732]

Nel romanzo Il giorno della civetta di Leonardo Sciascia, il famoso scrittore siciliano, il capitano Bellodi chiede al mafioso don Mariano: «Certi suoi amici dicono che lei è religiosissimo». «Sì! - risponde don Mariano. - Vado in chiesa, mando denaro agli orfanelli...». «Crede che basti?». «Certo che basta: la Chiesa è grande perché ognuno ci sta dentro a modo proprio!».
Che questo lo pensi un mafioso (di poter stare dentro la Chiesa a «modo proprio») è comprensibile, poiché il mafioso pretende di stare «a modo proprio» non solo nella Chiesa, ma anche nelle amministrazioni dello Stato.
Ma che la stessa cosa possa pensare e pretendere il credente in Cristo (e tanto più se prete, teologo, esegeta, professore), e per giunta al fine di demolire, è veramente penoso e sconcertante. Costoro mancano perfino di quell’onestà, indispensabile appannaggio anche di chi non è cristiano, ma è almeno persona seria.


[SM=g1740771]  continua....

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)