00 25/08/2012 19:58


15 marzo 1953, giorno 
in cui Angelo Roncalli entra solennemente a Venezia 
tre mesi dopo la sua nomina a patriarca della città

15 marzo 1953, giorno in cui Angelo Roncalli entra solennemente a Venezia tre mesi dopo la sua nomina a patriarca della città

3. Due domande tuttavia si impongono: era Giovanni XXIII conoscitore di uomini nel profondo? Non si lasciava egli facilmente influenzare? Alla prima risponderei positivamente, alla seconda negativamente. Ho riflettuto su questi come su altri quesiti. So bene che non basta la mia testimonianza. Epperò quando essa verrà confrontata coi documenti d’archivio – essi pure sempre insufficienti, giacché il molto che si vive, in minima parte viene anche trascritto – le mie affermazioni saranno convalidate.
È pur vero che quando un personaggio gli era entrato nell’animo, egli ne viveva il rapporto come un’antica amicizia, a prescindere dal periodo storico in cui fosse vissuto. Si dovrà dire pertanto che, più che devoto, egli fu amico di Lorenzo Giustiniani, di Carlo Borromeo, di Gregorio Barbarigo, di Cesare Baronio – per citare solo alcuni – e di alcune grandi figure di vescovi e di spirituali condottieri dei secoli XVII, XVIII, XIX sino a san Pio X, al quale, nonostante la polemica non ancora spenta sui controversi rapporti con persone che al Roncalli furono carissime – dicasi il cardinale Ferrari, il vescovo Radini Tedeschi, i professori Pedrinelli e Mojoli, suoi condiscepoli bergamaschi –, si sentì affettuosamente legato, nonostante scoprisse via via qualcosa, e più di qualcosa, che ne lo diversificava.

Aveva asserito nei suoi giovani anni: «L’anima nostra è fatta così: penetrando oltre le apparenze, si sente attrarre istintivamente là dove si cela la vera grandezza, e innanzi a questa, tutto che circonda gli uomini grandi, anche le piccole cose che li riguardano, assumono talora proporzioni imprevedute, altissimi significati» (A. Roncalli, Il cardinale Cesare Baronio, op. cit., p. 25).
Incline al rispetto di chicchessia, anche peccatore, o in errore, alla prudente valutazione, all’ottimismo sereno, egli pur tuttavia non fu facile sottoscrittore di decreti proclamanti eroicità delle virtù.
Dobbiamo altresì osservare che egli aveva fiducia nella grazia di stato: dottrina questa facilmente accolta da teologi ed asceti. Dio proporziona le grazie alla particolare vocazione di ciascuno e al servizio che l’uomo è chiamato a svolgere nella Chiesa e nell’umanità, beninteso ammessa la disponibilità generosa del chiamato.

Dottrina valida per Maria santissima come per san Giuseppe, per gli apostoli di ogni tempo e per i pastori imperterriti di tutte le epoche. La applicava innocentemente ed incredibilmente a se stesso. Alcune volte, conversando con monsignor Dell’Acqua, o col confessore monsignor Cavagna, o con me, lo si udì raccontare: «Stamane in udienza la tal persona mi ha detto che dopo la benedizione del Papa, nel tal infermo s’è riscontrato un miglioramento… oppure la guarigione. Non amo soffermarmi a fantasticare su queste cose. Ma è pur vero che io ho pregato con fervore e con convinzione, e non troverei niente di strano che il Signore porgesse ascolto alla voce del suo servo obbediente e fedele...».

4. La devozione di Angelo Giuseppe Roncalli a Pio IX nacque in famiglia, si dilatò in parrocchia e si perfezionò in diocesi. In casa egli vedeva nelle mani del prozio Zaverio, il suo educatore, una biografia popolare di Pio IX. Così pure nella modesta abitazione sorrideva alle pareti una oleografia del Pontefice. A Sotto il Monte, egli apprese a chiamarlo «l’angelico Pio», in eco alle tante volte che don Francesco Rebuzzini, il santo parroco del suo battesimo, l’aveva così presentato nelle sue catechesi.
Vaticano, 27 marzo 1958. Roncalli di ritorno 
da Lourdes è ricevuto da Pio XII

Vaticano, 27 marzo 1958. Roncalli di ritorno da Lourdes è ricevuto da Pio XII

D’altronde Pio IX era morto da tre anni appena, allorquando Angelo Giuseppe Roncalli venne recato al fonte battesimale, il giorno stesso della sua nascita, il 25 novembre 1881.
Le gesta del Papa marchigiano continuavano a risuonare in tutta la Bergamasca negli anni dell’adolescenza del predestinato successore di Pio IX.

Richiamandosi ai ricordi lontani, Giovanni XXIII confidò un giorno ai soci del Circolo di San Pietro: «Legittimo è ricordare il passato. E se si ripensa a quanto si è dovuto soffrire e superare, viene naturale il proposito di essere altrettanto forti nelle odierne circostanze, senza, perciò, lamentarci dei tempi nostri, ma cercando fervidamente di santificarci, anzitutto con la buona condotta, la buona parola, con la fedeltà a quella dottrina di cui san Tito è stato illustre assertore ed esecutore. Sempre vera e luminosa è l’affermazione di Pio IX. In qualsiasi evenienza, il Papa sa di poter contare sul cuore dei suoi figli, sulla loro forza e risolutezza, sulla devozione che essi professano per il Sommo Pontefice, i vescovi, i sacerdoti e per quanti amano la santa Chiesa cattolica, apostolica e romana» (Discorsi, messaggi, colloqui del santo padre Giovanni XXIII, Tipografia Poliglotta Vaticana, Città del Vaticano 1960-1967, vol. I, p. 598).
Vescovi e sacerdoti di Bergamo, educatori ed educatrici insigni, fondatori e fondatrici di istituti religiosi e di istituzioni caritative erano stati in rapporto diretto con Pio IX, suscitando in città e diocesi entusiasmi non passeggeri.

Il vescovo Radini Tedeschi, accanto al quale don Angelo Roncalli esercitò l’ufficio di segretario per dieci anni, fu un fervido ammiratore di Pio IX. Ho potuto rintracciare, assieme ad altri consimili documenti, il discorso declamato a Sant’Ignazio, in Roma, nel 1894, per il primo centenario della nascita di Giovanni Mastai Ferretti. Ne erano trascorsi sedici dalla morte. L’introduzione del discorso, da sola sarebbe testimonianza tanto più sorprendente quando si sapesse che Radini Tedeschi era uno dei beniamini di Leone XIII, il quale non eccedette davvero in elogi nei confronti del suo immediato antecessore. Dicasi inoltre che Radini Tedeschi parlò a Sant’Ignazio, tempio notoriamente riservato allora a manifestazioni ufficiali: «Commemorare un grande, al cospetto di chi vivente lo conobbe sì bene, e tanto lo venerò ed amò; dopo che degne ed eloquenti labbra ne dissero splendido e commovente sulla tomba l’elogio; quando vivo e parlante quasi sta ancora in mezzo a mille cuori, che ne ricordano le angeliche virtù, le amabili sembianze, il cuore amante di padre e di re, è compito soprammodo malagevole. Ti avessi almeno potuto conoscere, o Pio IX! Come ti venerai da lungi, e come fosti visione incantevole de’ miei primi anni, e palpito tenerissimo del mio cuore, e ideale di pontefice e di sovrano; avessi potuto il bacio mio stampare sulla tua destra benedicente, sul piede a te che evangelizzavi la pace e il bene, sul tuo labbro anzi su cui errava eterno il sorriso e dal quale sgorgava l’accento della verità e della vita!» (Parole di monsignor Giacomo Radini Tedeschi dette nella chiesa di Sant’Ignazio di Roma nella solenne Accademia per la celebrazione del primo centenario della nascita del grande Pontefice, Tip. Arcivescovile, Bologna 1894).

Roma, 5 novembre 1961. Il cardinale Montini, arcivescovo di Milano, accoglie il Papa all’ingresso della facoltà di Medicina dell’Università Cattolica del Sacro Cuore

Roma, 5 novembre 1961. Il cardinale Montini, arcivescovo di Milano, accoglie il Papa all’ingresso della facoltà di Medicina dell’Università Cattolica del Sacro Cuore

5. A dare respiro alla testimonianza su Pio IX, amo richiamare quattro momenti particolarmente significativi: il venticinquesimo dei Patti Lateranensi (1954); il Discorso mariano a Santa Maria Maggiore (1960); il centenario dell’unità d’Italia (1961); il Concilio Vaticano II.

A. Il cardinale Angelo Giuseppe Roncalli è l’unico vescovo italiano, salvo errori ed omissioni, che celebrò il venticinquesimo dei Patti Lateranensi, esattamente l’11 febbraio 1954, con un discorso nella Basilica di San Marco a Venezia, presenti le massime autorità cittadine e gran folla di popolo. Questo lo schema del discorso: Letizia e pace. Principato civile legittimo e sacro. Pio IX e l’idea nazionale italiana. Tempi umili e infausti. L’ora del Signore. Un vaso infranto. Il significato dei Patti Lateranensi. Benedizioni, auguri, preghiere: per la Chiesa, per l’Italia.
Anzitutto egli ricordò la ripercussione suscitata nel mondo dall’avvenimento al suo compiersi. «Gli amici sinceri d’Italia se ne compiacquero; gli amici non sinceri se ne dolsero; i cattolici retti ed onesti ne esultarono dinanzi al Signore» (Angelo Giuseppe card. Roncalli, Scritti e discorsi, Edizioni Paoline, Roma 1959-1962, vol. I; tutto il discorso: pp. 160-170).

Il cardinale Roncalli prospettava la Questione romana nei suoi termini esatti e complessi, per segnalare che sulla tessitura buona dell’unità si era frammischiato un più vasto disegno di irreligione, lotta inaspritasi durante le guerre per l’indipendenza: «Da allora, giorno per giorno, si fece chiara la verità circa l’intimo sentimento dei romani pontefici in faccia al duplice problema della unità italiana da una parte, e degli interessi individuali e collettivi delle anime dall’altra: e prese fine la leggenda che sete di dominio temporale determinasse le attitudini del papa nei riguardi del suo principato civile. Questo gli era stato affidato dalla Provvidenza a difesa e a sostegno del suo ministero spirituale ed universale; sovente la sua legittimità venne confermata dalla voce del popolo, e dallo stesso tumulto degli avvenimenti; e nessuna dinastia d’Europa fu mai meglio fondata in un diritto legittimo e sacro di questa pontificale, che le precedette tutte, le vide nascere e scomparire, e per suo conto non impiegò mai la rapacità, né la violenza con alcuno come instrumentum regni, ma più volte ne fu innocente vittima.
Episodi isolati e mutevoli di debolezze personali nulla tolgono alla magnifica trama del principato civile dei papi, che rispondeva al suo compito di difesa e di sostegno degli interessi più alti dello spirito umano e cristiano, nell’atto di servire alla stessa pace fra i vari Stati d’Italia e d’Europa.

Ma era un compito indiretto e provvisorio, abbandonato alla mutabilità dei tempi e degli uomini. La Provvidenza del Signore aveva apprestato ai successori di san Pietro questo piccolo patrimonio per la libertà e la santa indipendenza della loro missione supernazionale e mondiale» (Scritti…, I, op. cit.).
Non diversamente si era espresso Leone XIII il 15 giugno 1887, dieci anni dopo la morte di Pio IX – in conformità perfetta dunque col pensiero e la parola del suo immediato predecessore –, in una lettera al cardinale Rampolla, suo segretario di Stato: «L’autorità del sommo pontefice istituita da Gesù Cristo e conferita a san Pietro, e per esso ai suoi legittimi successori, i romani pontefici, destinati a continuare nel mondo, fino alla consumazione dei secoli, la missione riparatrice del Figlio di Dio, arricchita delle più nobili prerogative, dotati di poteri sublimi, propri e giuridici, quali si richiedono per il governo di una vera e perfettissima società, non può, per la stessa natura e per la espressa volontà del suo divin fondatore, sottostare a veruna potestà terrena, deve anzi godere della più piena libertà nell’esercizio delle sue eccelse funzioni.
E poiché da questo supremo potere e dal libero esercizio di esso dipende il bene di tutta la Chiesa, era della più alta importanza che la nativa sua indipendenza e libertà fosse assicurata, garantita, difesa attraverso i secoli nella persona di chi ne era investito. [...] Importa grandemente osservare che la ragione e l’indipendenza della libertà pontificia nell’esercizio dell’apostolico ministero, piglia una forza maggiore e tutta propria quando si applica a Roma, sede naturale dei sommi pontefici, centro della vita della Chiesa, capitale del mondo cattolico».


[SM=g1740771]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)