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Pio IX con i prelati dell’anticamera segreta nel 1862

Pio IX con i prelati dell’anticamera segreta nel 1862

L’anno dopo, Leone XIII, nel suo cinquantesimo di sacerdozio, ricevendo in udienza il cardinale Alimonda e i sacerdoti italiani convenuti a Roma, tornava ancora sull’argomento (25 settembre 1888): «Si osa affermare che le rivendicazioni del Pontefice sono dettate da spirito di ambizione e da cupidigia di mondana grandezza... Ben più in alto sono rivolte le nostre mire: in verità è la grande causa della libertà e della indipendenza della Chiesa che ora si agita».

Sessantasei anni dopo, il cardinale Roncalli, nel citato discorso del XXV dei Patti Lateranensi, respingendo e confutando la troppo ripetuta accusa di «libidine del potere», raccontava, mite e faceto, un episodio della sua giovinezza sacerdotale: «La stampa spregiudicata e mondana tornava sovente sulla insinuazione maliziosa del Papa affetto, lui e i suoi più vicini collaboratori, dalla libidine del potere. Giusto quando il beato Pio X – e lo ascoltai io stesso, con i miei due orecchi, da giovane prete, al termine di un colloquio riservato con il mio vescovo, che io accompagnavo – “Figuratevi, monsignore, – e lo diceva in dialetto veneto – che cosa mi succede. Ieri ho ricevuto una commissione di personaggi degni e gravi venuti a propormi di risolvere la Questione romana accontentandomi di Roma, che il governo italiano potrebbe lasciarmi. Oh, monsignore, adesso ci vorrebbe anche Roma, da governar, anca Roma da governar, con tutte quelle poche brighe che mi procura già il governo di questa brava e buona gente qui dentro”. E sorrideva piacevolmente» (Scritti…, I, op. cit., p. 165).

Il discorso dell’11 febbraio 1954 spazia su vasto orizzonte e affronta senza sottintesi il nocciolo della questione, finendo col collocare Pio IX al suo giusto posto. Gli riconosce infatti il diritto di difendere «questo piccolo patrimonio apprestato dal Signore per la libertà e la santa indipendenza della missione supernazionale e mondiale» della Chiesa: «Era naturale – ripetiamolo bene – che il Papa lo dovesse difendere ad ogni costo, fino al giorno in cui un nuovo segno venisse dall’alto, e che trovasse un’eco nella sacra intimità della sua coscienza pontificale, ad arrestare il corso delle sue doverose affermazioni e rivendicazioni» (Scritti… I, op. cit., p. 162).
Veramente solenne, quasi volesse prevenire la obiettiva, spassionata valutazione di tutto quel periodo dolorosissimo, appare la pagina intitolata: Pio IX e l’idea nazionale italiana, meritevole di attenta considerazione, dacché tocca il nocciolo della questione: «Quanto agli interessi d’Italia, ed al movimento nazionale inteso alla sua unità, conviene ricordare che cosa ne pensasse Pio IX, che aveva iniziato il suo pontificato nel 1846 con le parole: “Gran Dio, benedite l’Italia!”.

È di questi giorni la esumazione della testimonianza di un famoso diplomatico protestante (von Bülow), a proposito di un certo conte, tedesco e cattolico, che deplorava innanzi al Papa le sventure che il movimento per l’unità d’Italia recava alla Chiesa. Il Papa ascoltò pensoso e sembrò dare segni di tacita approvazione. Ma, congedato il personaggio, disse al gentiluomo italiano di servizio, che gli stava accanto: “Questo signore non capisce niente della grandezza e della bellezza della idea nazionale italiana”.

Parole espressive: come la risposta che con lo spirito arguto e buono che gli era congenito, lo stesso Pio IX diede ad un cardinale che lo confortava: “Santità, faccia cuore: la barca di san Pietro non sarà preda della tempesta: è parola del Signore”. “Già” rispose “ma il Signore non ha parlato dell’equipaggio!”.
La proclamazione del dogma dell’infallibilità pontificia durante il Concilio Vaticano I nel 1870

La proclamazione del dogma dell’infallibilità pontificia durante il Concilio Vaticano I nel 1870

Sopraggiunsero avvenimenti gravi. Il 1870 segnò l’apogeo della potenza spirituale del Papa nel successo e nella gloria del Concilio Vaticano; ma il passaggio della violenza militare, attraverso la breccia di Porta Pia, fu anche l’inizio di anni difficili, di disagio e di tribolazioni, per la Santa Sede, e per i cattolici d’Italia.
Ad onore di Pio IX basta la testimonianza di uno degli uomini politici più in vista di quel tempo, e non molto tenero per la Chiesa: “Questo vecchio sacerdote, scemato di potere, stremato di forze [...] perseguito ormai da tanti vituperi da quanti applausi era stato assordato un giorno; che non s’inchina né davanti a chi lo difende né davanti a chi l’offende; che non si concilia un nemico solo, con una menzogna o una umiliazione; che negli spiriti dei suoi fedeli tenta di riaccendere l’antica fiamma, facendo guizzare più viva quella dell’animo proprio, provocando l’amore del sacrificio in tanta parte del mondo; [...] mantenendo fra i suoi devoti e nel clero una maggiore e più ferma unità che non s’è mai vista, e ciò con il nudo imperio della parola; questo vecchio sacerdote è il più straordinario e mirabile fatto dei tempi nostri, tempi già tanto pieni di novità e di meraviglie” [Ruggero Bonghi]» (Scritti…, I, op. cit., pp. 162-163).

B. Secondo momento. L’8 dicembre 1960, nella cornice stupenda della solennità dell’Immacolata e dell’itinerario devozionale alla colonna di piazza di Spagna, durante la celebrazione mariana a Santa Maria Maggiore, Giovanni XXIII incastonava la gemma stupenda dell’omaggio a Pio IX.
Giusto nel testo di questo discorso, monsignor Dell’Acqua, sostituto della Segreteria di Stato, e io stesso avevamo ritenuta ridondante una certa dichiarazione in esso contenuta, la quale avrebbe potuto meglio trovar posto in una bolla di canonizzazione. Non potrei precisarne con esattezza i termini: essi comunque risuonano dentro di me. Si fece osservare al Papa che la prassi non consentiva e la prudenza sconsigliava di spingersi tanto oltre. Egli amabilmente accettò l’osservazione contentandosi di mantenere la sostanza delle sue affermazioni, ben esplicite del resto e cariche di significato, come risulta evidente: «In questo otto dicembre, che tutti gli anni ricorda la solenne e più che centenaria proclamazione del domma soave e luminosissimo dell’Immacolata, il pensiero nostro corre spontaneamente a colui, che di esso fu la voce autorevole, l’infallibile oracolo.
La soave figura del nostro predecessore Pio IX, di grande, di santa memoria, ci è particolarmente venerata e cara, perché egli nutrì per la Vergine un amore tenerissimo e si applicò fin dai giovani anni allo studio ed alla penetrazione del privilegio dell’immacolato concepimento di Maria santissima. Risalendo a ritroso nei secoli egli amò avvolgersi nello stesso mantello di gloria di cui si ornarono tanti suoi illustri antecessori nel romano pontificato, nelle ripetute testimonianze di devozione e di amore a Maria, che il popolo romano riconosce ufficialmente quale sua salute invocata e benedetta, salus populi romani, e che tutto il mondo acclama, del cielo e della terra regina» (Discorsi…, op. cit., III, p. 75).

Un papa non scrive in tal senso, né lo proclama così autorevolmente, al cospetto del popolo romano, se non ne è intimamente convinto.
La circostanza non ammette divagazioni puramente sentimentali.


Il 25 dicembre 1961, Giovanni XXIII firma 
la costituzione apostolica Humanae salutis, con la quale convoca il Concilio

Il 25 dicembre 1961, Giovanni XXIII firma la costituzione apostolica Humanae salutis, con la quale convoca il Concilio

Giovanni XXIII richiamava ed esaltava la devozione a Maria, invocata nel suo privilegio di donna preservata dal peccato originale, da parte di otto pontefici, anteriormente alla dogmatica definizione: Benedetto XIV, Clemente XI, Innocenzo XII, Clemente IX, Alessandro VII, Clemente VIII, san Pio V, Sisto IV, per aprirsi il varco a ciò che più gli premeva di rivelare: «Questo breve excursus storico ci riconduce alla mitissima figura del pontefice Pio IX. La luce di Maria Immacolata posata sopra di lui ci fa comprendere il segreto di Dio nel servizio altissimo e santo che egli diede alla santa Chiesa.

Trentadue anni di pontificato gli permisero di toccare tutti i punti della cattolica dottrina, di volgersi paterno e suadente ai figli suoi del mondo intero per un richiamo sollecito, affettuoso, instancabile di disciplina, di onore, di coraggio, in faccia alle accresciute difficoltà, agli attacchi velati o aperti, alle sfide gettate alla religione, proprio allora quando da persone di alta fama si proclamava moribonda, o già morta.

Pio IX seppe contro speranza credere alla speranza (cfr. Rm 4, 18), e tenere radunato con incrollabile fermezza e infinita amorevolezza il gregge spaurito e incerto; e così mite che egli era, non ebbe timori davanti alle macchinazioni tenebrose delle sètte, non vacillò di fronte alle opposizioni, non indietreggiò in faccia alle calunnie.

Amiamo ripeterlo! Sì: la luce di Maria Immacolata – definita tale ad alta voce, solennissima, in faccia a tutta la Chiesa, nonostante il clamore canzonatorio degli increduli e il timido sussurrare di alcuni incerti –, la luce della Immacolata, diciamo, batteva sulla fronte e sul cuore del grande Pontefice, e fu la animatrice delle sue fatiche e il conforto della sua immolazione» (Discorsi…, op. cit., III, pp. 76-77).


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Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)