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[SM=g1740758]  Più che mai attuale è questo testo di padre Roger- Thomas Calmel, uno dei primi sacerdoti ad aver presentito e resistito alla crisi nella Chiesa che si diffondeva già rapidamente negli anni 60°.

In esso egli mostra le grandi linea del comportamento del cattolico che deve cercare forza nella vita interiore per non lasciarsi trasportare dalla corrente degli errori e contribuire alla restaurazione nella Chiesa, restaurazione che deve cominciare nella nostra anima.

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“In un periodo particolarmente difficile, dalla vita della Chiesa,in un tempo dove i soccorsi e i sostegni più necessari vengono a meno progressivamente, dobbiamo prender cura di restare raccolti in Dio, silenziosi, ferventi nella preghiera; prima di tutto per non dimenticare l’insegnamento dell’esperienza e cioè che l’essenziale non potrà mai mancarci; poi per aver la forza di impedire, secondo le nostre forza, l’estensione del caos e dell’anarchia che sconvolgono le anime e le perdono.

La liturgia è tradita, tradita da coloro che la celebrano. Il dogma è falsato, falsato da coloro che lo insegnano. La penitenza è soppressa, soppressa dai ministri del perdono. La legge naturale e soprannaturale sulla famiglia è svalorizzata e praticamente abolita da coloro che hanno la missione di insegnarla e conservarla.

I diritti di Cristo sulle società terrestri sono negati e disprezzati da coloro che hanno la missione di proclamarli. Hora et potestas tenebra rum… Ecco il mondo nel quale dobbiamo rimanere fedeli a Dio cioè assidui alla frequenza di sacramenti, fermi e inflessibili sulla dottrina; questo è il mondo nel quale dovete compiere per amor di Dio i vostri doveri di sposi, padri e cittadini. E’ ancora possibile? E’ possibile a condizione di attingere la nostra forza in Dio. Ma come trovare la nostra forza in Dio se l’orazione e il silenzio della fede e dell’amore non ci raccolgono in lui? Se non ci tengono stabili e sicuri nel suo amore?

Noi conosciamo i due pericoli che ci minacciano: o abbandonare la nostra anima alla tristezza, dissiparla nell’amarezza e in vane lamentele; oppure non lamentarci ma sdraiarci spiritualmente.

“E’ l’impero in decadenza che vedeva passare i grandi barbari bianchi”.

Se cediamo a una o l’altra di queste tentazioni, facciamo il gioco del diavolo. Nella prova attuale,che Dio permette per la sua Chiesa non gli porteremo il fiore di fedeltà e di amore, in un certo senso questo fiore del martirio, che aspettava da noi. Anche se resistiamo, lo faremo in un modo troppo imperfetto e non abbastanza alla somiglianza di Cristo. Non ci rendiamo abbastanza conto che non ci mancherà mai l’indispensabile. Adhuc sum tecum ait Dominus.

Sono ancora con te, dice il Signore; … le predicazioni eretiche non spegneranno la luce della mia Rivelazione, la perversione generale dei costumi non potrà abolire l’onore cristiano, la dignità e la purezza cristiana. Ma per saperlo in mezzo alla notte che cade e alle nappe di nebbia che si estendono sulla terra, per aver una certezza assoluta dovete rimanere in me. Manete in me et ego in vobis [1]. E noi risponderemo: Mane nobiscum Dominie quoniam advesperascit [2]”.

Che San Giuseppe, sposo della Madre di Dio, padre che ha cersciuto il Figlio di Dio, custode della Vergine e capo della Santa Famiglia, che San Giuseppe, modello dei contemplativi, ci ottenga la grazia del silenzio. – il silenzio dove Dio abita, dove l’anima non cessa di essere nutrita da Dio e consolata da lui, - il silenzio di colui che crede e che non si lascia attirare da una parte o dall’altra da dottrine di eresia, da consigli di capitolazione, da insinuazioni di vigliacche complicità, - il silenzio di colui che spera, che è assolutamente certo che Gesù ci farà partecipare alla vittoria e che governa tutto, compreso la crisi attuale, per il bene degli eletti; - e soprattutto il silenzio di colui che ama e che l’amore fa rimanere nella pace del Beneamato e nella sua gioia".

 

R.P. Calmel, o.p.

Agli amici d’Itineraires, 27 febbraio 1966



[1] “Rimanete in me ed io in voi”

[2] Restate con noi, Signore, poiché si fa tardi”

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Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)