DIFENDERE LA VERA FEDE

Magistero Cattolico in pillole, a piccole dosi ma indispensabile... (2)

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    Caterina63
    Post: 39.989
    Sesso: Femminile
    00 24/08/2013 09:43

    [SM=g1740717] RICORDIAMOCI CHE ABBIAMO UN GRANDE DOTTORE DELLA CHIESA - VIVENTE -
    CHE PREGA PER NOI E CON NOI.....
    non lasciamoci scoraggiare dalle difficoltà della vita e dalle tristezze varie, la preghiera è l'arma potente contro ogni tentazione.....
    restiamo accanto al nostro amato Benedetto XVI PREGANDO e mettendo in pratica il suo profondo magistero......



    con benedettoxvi

    rosario




    [SM=g1740738] [SM=g1740750] [SM=g1740752]

    Dal libro della «Imitazione di Cristo» (Lib. 3, 3)

    Il Signore dice: Ascolta, figlio, le mie parole, parole soavissime che oltrepassano ogni scienza di filosofi e di sapienti del mondo. Le mie parole sono spirito e vita (cfr. Gv 6, 63), né sono da pesare con la bilancia del senso umano, né da giudicare in base al gradimento degli uomini, ma da ascoltare piuttosto in silenzio, e da accogliere con tutta umiltà e affetto grande. [...]

    Molti però alla mia voce stan duri e sordi. Ascoltano più volentieri il mondo che non Dio. Seguono più facilmente il desiderio della carne che non il piacere di Dio. [...] Di fatto, spesso la loro speranza li inganna; ma la promessa mia non inganna nessuno, né rimanda a mani vuote chi in me confida. Quel che ho promesso, manterrò; quel che ho detto, adempirò; purché si resti fermi e fedeli nel mio amore sino alla fine. Sono io che rimunero tutti i buoni e metto a forte prova tutti i devoti.

    Scrivi le mie parole nel tuo cuore, e meditale con diligenza; nel tempo della tentazione ti saranno indispensabili. Quel che non capisci mentre leggi, lo capirai nel giorno della prova. Sono solito provare i miei in due maniere: con la tentazione, e con la consolazione. E impartisco loro ogni giorno due lezioni: una rimproverando i loro vizi, l’altra esortandoli a crescere nelle virtù.

    Chi ha le mie parole e le disprezza, ha chi lo giudicherà nel giorno ultimo (cfr. Gv 12, 48).

    [SM=g1740771]

    Guardare a Cristo. Quello vero, non la miserabile caricatura modernista

    Il Crocifisso è la nostra salvezza. Il "simpaticone" è la nostra rovina.

    Il Crocifisso è la nostra salvezza.
    Il “simpaticone” è la nostra rovina.

    La “nuova teologia” ha creato un Gesù ad immagine e somiglianza del mondo moderno: un “simpaticone” che piace a tutti, che approva tutto per la felicità di tutti, un risolutore dei problemi affinché non ci siano più tribolazioni, un sentimentale pronto ad esaudire ogni desiderio ed ogni capriccio, un attivista non interessato a convertire. Una patetica caricatura che ha conquistato anche moltissimi cattolici, o sedicenti tali. Leggendo gli scritti di Joseph Ratzinger-Benedetto XVI non si può che guardare a Cristo, ma a quello vero: il Figlio del Dio vivente, il Redentore delle nostre anime. Gesù è il Logos incarnato che ci mette faccia a faccia con i nostri peccati, con le nostre miserie.
    Il peccato ha un prezzo altissimo: ogni goccia del suo preziosissimo sangue.
    La misericordia non ci è dovuta, ci è donata; la Grazia non è a buon mercato.
    Non si entra in paradiso senza aver versato copiose lacrime, senza aver rinunciato al peccato, senza aver «lavato le vesti con il sangue candido dell’Agnello» (cfr. Ap 7, 13-14). La croce è la scala per il cielo, non la filantropia. Non c’è risurrezione senza passione e morte. Guardiamo a Cristo, ma a quello vero: il Crocifisso, segno di contraddizione (cfr. Lc 2, 34), non di simpatia.

    «Un Gesù che sia d’accordo con tutto e con tutti, un Gesù senza la sua santa ira, senza la durezza della verità e del vero amore, non è il vero Gesù come lo mostra la Scrittura, ma una sua miserabile caricatura. Una concezione del “vangelo” dove non esista più la serietà dell’ira di Dio, non ha niente a che fare con l’evangelo biblico.

    Un vero perdono è qualcosa del tutto diverso da un debole “lasciar correre”. Il perdono è esigente e chiede ad entrambi – a chi lo riceve ed a chi lo dona – una presa di posizione che concerne l’intero loro essere.

    Un Gesù che approva tutto è un Gesù senza la croce, perché allora non c’è bisogno del dolore della croce per guarire l’uomo.  Ed effettivamente la croce viene sempre più estromessa dalla teologia e falsamente interpretata come una brutta avventura o come un affare puramente politico.

    La croce come espiazione, la come come “forma” del perdono e della salvezza non si adatta ad un certo schema del pensiero moderno. Solo quando si vede bene il nesso fra verità ed amore, la croce diviene comprensibile nella sua vera profondità teologica.

    Il perdono ha a che fare con la verità e perciò esige la croce del Figlio ed esige la nostra conversione. Perdono è appunto restaurazione della verità, rinnovamento dell’essere e superamento della menzogna nascosta in ogni peccato.

    Il peccato è sempre, per sua essenza, un abbandono della verità del proprio essere e quindi della verità voluta dal Creatore, da Dio».

    Fonte: Guardare a Cristo, di Joseph card. Ratzinger, pag. 76, Jaca Book, 1986.


    [SM=g1740771]




    [Modificato da Caterina63 05/09/2013 13:49]
    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
    Maestro dell’Ordine)