00 22/10/2012 19:25
[SM=g1740771] Sabato

In questo giorno, si deve meditare sul colpo di lancia che fu dato al Salvatore e alla deposizione dalla croce, col pianto della nostra Signora e il rito della sepoltura.

Considera dunque, come, essendo già spirato il Salvatore sulla croce ed essendosi realizzato il desiderio di quei crudeli nemici che tanto desideravano vederlo morto, ancora non si estinse la fiamma del loro furore, perché si vollero ancor più vendicare ed accanirsi sulle sante reliquie che restavano, dividendo e tirando a sorte le sue vesti e squarciando con una lancia crudele il suo santo petto.
O crudeli carnefici! O cuori di ferro, tanto poco vi sembra che il corpo vivo abbia patito che non volete averne pietà neppure da morto? Quale terribile moto di rancore non si placa quando vede innanzi a sé il nemico morto? Alzate un poco quegli occhi crudeli e guardate quel volto di morte, quegli occhi spenti, quel viso distrutto, quel pallore e quell'ombra di morte, che, anche se siete più duri del ferro, del diamante o di voi stessi, guardandoli, vi ammansirete. Giunge, quindi, il carnefice con la lancia in mano e la scaglia con forza nel petto nudo del Salvatore. Per la forza del colpo, la croce vibrò nell'aria e dalla ferita uscirono acqua e sangue con cui furono rimessi i peccati del mondo.

O fiume che esci dal paradiso e irrighi con il tuo corso tutta la faccia della terra! O piaga del sacro costato prodotta più dall'amore degli uomini che dal ferro della lancia crudele!
O porta del cielo, finestra del paradiso, luogo di rifugio, torre di fortezza, santuario dei giusti, sepolcro dei pellegrini, nido di dolci colombe e letto fiorito della sposa di Salomone!
Dio ti salvi, piaga del sacro costato, che piaghi i cuori devoti, ferita che ferisci le anime dei giusti, rosa di ineffabile bellezza, rubino di inestimabile valore, porta del cuore di Cristo, testimonianza del suo amore e pegno della vita eterna!
Dopo di ciò, considera come la sera di quello stesso giorno giunsero quei due santi uomini, Giuseppe e Nicodemo e, appoggiate le loro scale alla croce, calarono a braccia il corpo del Salvatore.
Quando la Vergine vide che, terminata la. tempesta della passione, il santo corpo giungeva a terra, si preparava a dargli sicuro rifugio sul suo petto e ad accoglierlo dalle braccia della croce nelle sue. Chiede quindi umilmente a quella nobile gente che, poiché non aveva preso congedo da suo figlio ne aveva ricevuto da lui gli ultimi abbracci sulla croce, al tempo della sua partenza, la lascino ora ricongiungersi e non vogliano che ancora aumenti il suo sconforto perché, se da una parte da vivo glielo hanno portato via i nemici, dall'altra, ora, gli amici non glielo lasciano da morto.

Quando dunque la Vergine l'ebbe fra le sue braccia, che lingua potrebbe esprimere ciò che provò? O angeli della pace, piangete con questa santa Vergine! Piangete cieli, piangete stelle del cielo e con voi tutte le creature del mondo, accompagnate il pianto di Maria.
La Madre abbraccia il corpo straziato, lo stringe forte al petto (solo per questo le restavano le forze), pone il suo volto fra le spine del sacro capo, il volto si congiunge al volto, il volto della santissima Madre si tinge del sangue del figlio e quello del figlio si bagna delle lacrime della Madre.

O dolce Madre! È questo, per ventura, il vostro dolcissimo figlio? È quello che avete concepito con tanta gloria e partorito con tanta gioia? Che cosa è accaduto delle vostre gioie passate? Dov'è andata la vostra passata felicità? Dov'è ora lo specchio di bellezza in cui vi contemplavate? Tutti coloro che erano presenti piangevano, piangevano le sante donne, i nobili uomini, piangevano il cielo e la terra e tutte le creature accompagnavano le lacrime della Vergine. Piangeva anche il santo evangelista e, abbracciato al corpo del suo Maestro, diceva: " O buon Maestro! o Signor mio! chi d'ora in poi mi insegnerà? A chi esporrò i miei dubbi? Sul petto di chi riposerò? Chi mi farà partecipe dei segreti del cielo? Che terribile mutamento è accaduto! La notte scorsa mi tenesti sul tuo santo petto, dandomi gioia di vita ed ora ripago quel grande dono, tenendo te morto sul mio petto?
Questo è il volto che ho visto trasfigurato sul monte Tabor? Questa è la figura risplendente nel sole di mezzogiorno? ".
Piangeva anche la peccatrice, abbracciata ai piedi del Salvatore e diceva: "O luce dei miei occhi e salvezza della mia anima! Se mi vedrò prostrata dai peccati, chi mi accoglierà? Chi curerà le mie ferite? Chi risponderà per me? Chi mi difenderà dai farisei? Quanto diversamente ebbi tra le mani questi piedi e li lavai quando mi accogliesti! O amato del mio cuore! Chi potrebbe concedermi ora di morire con te? O vita della mia anima! Come posso dire di amarti se sono viva mentre ho tè morto davanti ai miei occhi?".
In questo modo piangeva e si lamentava quella santa compagnia, bagnando e lavando con le lacrime il santo corpo.

Giunta poi l'ora della sepoltura, avvolgono il santo corpo in un lenzuolo pulito, coprono il volto con un sudario e, postolo su un giaciglio, vanno con lui al luogo del sepolcro e lì depositano quel prezioso tesoro. Il sepolcro fu chiuso da una pietra e il cuore della Madre da un'oscura nebbia di tristezza. Lì si congeda un'altra volta da suo figlio, lì comincia di nuovo a vivere la sua solitudine, lì si vede privata di ogni suo bene, lì resta sepolto il suo cuore, dove resta il suo tesoro.

Domenica

In questo giorno, potrai pensare alla discesa del Signore al limbo, alla sua apparizione alla Madonna, alla santa Maddalena e ai suoi discepoli e, infine, al mistero della sua gloriosa ascensione.

Riguardo al primo punto, pensa a quanto sarà stata grande la gioia che quei santi padri del limbo avranno provato per la presenza e la visita del loro liberatore e quanto lo avranno ringraziato e lodato per la loro tanto attesa e desiderata salvezza.
Coloro che tornano in Spagna dalle Indie Orientali dicono di ritenere ben ripagato tutto il travaglio della passata navigazione dalla gioia che provano tornando alla loro terra. Se producono questo effetto la navigazione e l'esilio di un anno o due, che cosa avrà prodotto l'esilio di tre o quattromila anni il giorno che si sarà ricevuta tanto grande salvezza e si sarà approdati alla terra dei viventi?
Pensa anche alla gioia che la santissima Vergine avrà provato alla vista del figlio risuscitato, poiché è certo che, come fu lei quella che più soffrì i dolori della sua passione, così fu lei quella che più esultò della gioia della sua resurrezione. Che cosa avrà dunque sentito quando si sarà visto davanti il figlio vivo e glorioso, accompagnato da tutti i santi padri che resuscitarono con lui? Cosa avrà fatto? Cosa avrà detto? Quali saranno stati gli abbracci, i baci, le lacrime dei suoi occhi pietosi? E il desiderio di andarsene con lui, se le fosse stato concesso?

Pensa anche alla gioia di quelle sante Marie e soprattutto a quella di colei che continuava a piangere sul sepolcro, quando avrà visto l'amato dell'anima sua e si sarà gettata ai suoi piedi e avrà trovato risuscitato e vivo colui che cercava e desiderava almeno da morto. E guarda come, dopo essere apparso alla Madre, apparve per primo a quella che maggiormente amò, maggiormente perseverò, maggiormente pianse e con maggiore sollecitudine lo cercò, così che tu possa avere ben chiaro che troveresti Dio se lo cercassi con le stesse lacrime e con la stessa perseveranza.

Considera il modo in cui apparve ai discepoli che andavano ad Emmaus come pellegrini (Lc 24, 13) e pensa come si mostrò affabile, come si accompagnò a loro famigliarmente, quanto dolcemente si dissimulò loro e, infine, quanto amorosamente si rivelò loro e li lasciò col miele e la dolcezza sulle labbra. Siano dunque come i loro i tuoi discorsi e tratta con dolore e partecipazione ciò che così essi trattavano (vale a dire i dolori e le tribolazioni di Cristo) e sta' sicuro che, se te ne ricorderai sempre, non ti mancheranno mai la sua presenza e la sua compagnia.
Circa il mistero dell'ascensione, considera in primo luogo che il Signore ritardò questa ascesa al cielo quaranta giorni e che durante questi apparve molte volte ai suoi discepoli a cui dava il suo insegnamento e con i quali parlava del regno di Dio (At 1, 3).
Non volle infatti salire al cielo ne’ separarsi da loro, fino a che non potesse lasciarli tali da poter salire al cielo con Lui. Vedrai quindi che coloro a cui manca molte volte la presenza fisica di Cristo (cioè la consolazione sensibile della devozione) possono ugualmente salire al cielo con lo spirito ed essere sicuri dal pericolo. In ciò meravigliosamente risplende la provvidenza di Dio e il modo che ha di trattare i suoi in tempi diversi, come rafforza i deboli ed esercita i forti, da il latte ai piccoli e svezza i grandi, gli uni consola, gli altri mette alla prova e così tratta ciascuno secondo la misura del suo vantaggio.

Per questo, ne’ colui a cui viene donato deve inorgoglirsi perché il dono è prova della sua debolezza, ne’ colui che è lasciato senza conforto deve abbattersi, poiché ciò è, a volte, segno della sua forza.
In presenza dei suoi discepoli e mentre essi lo vedevano (At 1, 3), salì al cielo, poiché essi dovevano essere testimoni di questi misteri e nessuno è miglior testimone delle opere di Dio di colui che le conosce per esperienza. Se vuoi sapere davvero quanto Dio è buono, quanto è dolce e soave con i suoi, quanta sia la forza e l'efficacia della sua grazia, del suo amore, della sua provvidenza e delle sue consolazioni, domandalo a coloro che ne hanno fatto l'esperienza, che te ne potranno dare la più ampia testimonianza.

Volle anche che lo vedessero salire al cielo perché lo seguissero con gli occhi e con lo spirito, perché soffrissero della sua dipartita, sentissero la solitudine per la sua assenza, poiché questa era la migliore preparazione per ricevere la sua grazia. Eliseo chiese ad Elia il suo spirito e il buon maestro gli rispose: Se mi vedrai quando ti sarò tolto, riceverai quello che hai chiesto (2 Re 2, 10).
Saranno infatti eredi dello spirito di Cristo coloro a cui l'amore farà provare dolore per il suo allontanamento, che soffriranno della sua assenza e in questo esilio resteranno a sospirare sempre la sua presenza.
Così soffriva quel santo uomo che diceva: Sei stato il mio consolatore e non ti sei congedato da me, andando per la tua strada, hai benedetto i tuoi e io non me ne sono accorto. Gli angeli hanno promesso che saresti tornato e io non ho sentito...
Quali saranno stati dunque la solitudine, il dolore, le parole e le lacrime della santissima Vergine, dell'amato discepolo, della santa Maddalena e di tutti gli apostoli quando avranno visto andarsene e scomparire dai loro occhi colui che aveva conquistato i loro cuori? E, malgrado ciò, si dice che tornassero a Gerusalemme pieni di gioia perché tanto lo amavano. Il medesimo amore infatti che li faceva soffrire per la sua partenza, li faceva esultare per la sua gloria, perché il vero amore non ha per oggetto se stesso, bensì colui che si ama.

Resta da meditare con quanta gloria, con quale gioia, con che grida di esultanza e di lode sarà stato accolto quel nobile trionfatore nella città sovrana, quali saranno state la festa e l'accoglienza che gli avranno tributato, che spettacolo sarà stato vedere uniti insieme uomini ed angeli e tutti insieme camminare per quella nobile città e riempire i seggi da tanti anni deserti e salire al di sopra di tutti quella santissima umanità e sedersi alla destra del Padre. Bisogna riflettere molto su questo per vedere quanto sono ben spese le sofferenze per amore di Dio e come colui che si umiliò e patì più di tutte le creature sia qui reso più grande e innalzato al di sopra di tutte loro, perché coloro che amano la vera gloria capiscono la strada che debbono percorrere per giungervi, cioè abbassarsi per ascendere e porsi al di sotto di tutti per essere, al di sopra di tutti, innalzato.


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LE SEI COSE CHE POSSONO ACCADERE NELLA PRATICA DELLA PREGHIERA

Queste sono, lettore cristiano, le meditazioni su cui puoi riflettere nei giorni della settimana, perché non ti manchi la materia su cui meditare. Bisogna notare qui che, prima di questa meditazione, possono accadere alcune cose e altre poi possono seguire che ad esse sono connesse e sono ad esse analoghe.

- In primo luogo, infatti, prima di procedere alla meditazione, è necessario preparare il cuore a questo santo esercizio, il che è come accordare la chitarra prima di suonare.
- Alla preparazione segue la lettura del passo da meditare quel giorno, secondo la ripartizione dei giorni della settimana (come abbiamo detto più sopra).
Il che senza dubbio è necessario all'inizio, per sapere ciò su cui si deve meditare.
- Alla meditazione si può far seguire un devoto rendimento di grazie per i benefici ricevuti
- e un'offerta di tutta la nostra vita e di quella di Cristo nostro Salvatore, in ricompensa di essi.
- L'ultima parte è la petizione, che propriamente si chiama preghiera, nella quale chiediamo tutto ciò che è necessario per la nostra salvezza, per quella del nostro prossimo e di tutta la Chiesa.

Nella preghiera possono accadere queste sei cose, che hanno, tra gli altri vantaggi, quello di dare all'uomo più abbondante materia di meditazione, ponendogli di fronte diverse qualità di cibo, perché, se uno non può nutrirsi dell'una, si alimenti dell'altra e perché, se in una cosa gli si interrompe il filo della meditazione, entri tosto in un'altra dove gli si offra qualcosa d'altro da meditare.

Mi rendo ben conto che ne’ tutte queste cose ne’ quest'ordine sono necessari; sono utili tuttavia a coloro che cominciano per avere un ordine e un filo conduttore da seguire all'inizio. Per questo, non desidero che nessuno dei princìpi che qui ho esposto si faccia legge eterna o regola generale, perché il mio intento non è quello di dare una legge bensì un'introduzione per porre sulla buona strada gli inesperti a cui poi, quando l'avranno intrapresa, l'abitudine, l'esperienza e molto di più lo Spirito Santo insegneranno il resto.


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Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)