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[SM=g1740771] capitolo sesto
LA PREPARAZIONE RICHIESTA PRIMA DELLA PREGHIERA


Sarà bene che trattiamo adesso, in particolare, ciascuna delle parti suddette e in primo luogo la preparazione, che tutte le precede.

Inginocchiato nel luogo della preghiera, o in piedi o con le braccia in croce o prostrato o seduto, se non può stare in altro modo, fatto prima il segno della croce, raccoglierà la sua immaginazione, allontanandola da tutte le cose di questa vita, eleverà il suo intelletto, pensando che nostro Signore lo sta guardando.

E starà lì con l'attenzione e il rispetto che avrebbe se lo avesse presente e, con un pentimento generale dei suoi peccati (se è la preghiera del mattino), farà la confessione generale o, se è quella della notte, farà l'esame di coscienza di tutto quello che avrà pensato, detto, fatto e ascoltato in quel giorno e della sua dimenticanza di nostro Signore, dolendosi delle mancanze di quel giorno e di quelle di tutta la sua vita passata e umiliandosi davanti alla divina maestà, davanti a cui dirà le parole del santo patriarca: Parlerò al mio Signore anche se sono polvere e cenere, e poi reciterà quei versi del salmo: A te io levo i miei occhi, a te che dimori nei cieli. Così come gli occhi dei servi sono posti nelle mani dei padroni, come gli occhi della serva sono posti sulle mani della sua padrona, così i nostri occhi sono posti su nostro Signore in attesa che egli sia pietoso verso di noi (Sal 122, 1-2).
Abbi misericordia di noi, Signore, abbi misericordia di noi. Gloria Patri... Poiché noi non siamo capaci, Signore, di pensare qualcosa di buono di nostra iniziativa, ma ogni nostra capacità deriva da Dio, poiché nessuno può degnamente invocare il nome di Gesù se non con l'aiuto dello Spirito Santo. Vieni, o dolcissimo Spirito e manda dal cielo i raggi della tua luce. Vieni, o Padre dei poveri, vieni, o datore della luce, vieni, o luce dei cuori. Vieni, consolatore buonissimo e ospite dolce della nostra anima e suo soave ristoro. Nella fatica, riposo; nell'ardore dell'estate, refrigerio; nelle lacrime, conforto. O beatissima luce, colpisci l'intimo del cuore dei tuoi fedeli. Emitte spiritum tuum et creabuntur et renovabis faciem terrae. Oratio. Deus qui corda fidelium...
Detto questo, supplicherà poi nostro Signore perché gli dia la grazia di prestare attenzione, la devozione, il raccoglimento interiore, il timore, il rispetto che sono necessari per stare davanti a cosi sovrana maestà e per impiegare il tempo della preghiera in modo da uscirne con nuove forze e lena per tutte le attività necessario al suo servizio.

La preghiera infatti che non produce questo frutto è imperfetta e vale molto poco.

capitolo settimo

1 - LA LETTURA


Conclusa la preparazione, segue poi la lettura di ciò che si deve meditare, che non deve essere ne’ rapida ne’ frettolosa, ma attenta e ben ponderata e a cui si deve applicare non solo l'intelletto per capire ciò che si legge, ma molto di più la volontà per gustare ciò che si capisce. Quando si trova qualche passaggio devoto, ci si soffermi di più per meglio approfondirlo; la lettura non sia troppo lunga, perché si deve dare più tempo alla meditazione che è tanto più vantaggiosa quanto più riflette e penetra più lentamente e con maggiore partecipazione. Qualora però si avesse il cuore così distratto da non poter penetrare nella preghiera, ci si può trattenere un po' di più nella lettura o fondere la lettura con la meditazione, leggendo un passo e meditandoci sopra e poi un altro nello stesso modo, così che, restando congiunto alle parole della lettura, l'intelletto non possa disperdersi in diverse parti, come quando è libero e sciolto. Sarebbe meglio tuttavia combattere per respingere i pensieri, perseverando e lottando (come un nuovo Giacobbe, tutta la notte) nella fatica della preghiera. Infine, terminata la battaglia, si conseguirebbe la vittoria e nostro Signore darebbe la devozione o altra più grande grazia, che non si rifiuta mai a coloro che fedelmente combattono.


capitolo ottavo

2 - LA MEDITAZIONE


Alla lettura segue la meditazione del passo che abbiamo letto. Ed essa è qualche volta meditazione di pensieri che si possono raffigurare con l'immaginazione, quali i momenti della vita e passione di Cristo, il giudizio finale, l'inferno, il paradiso; altre volte è meditazione di pensieri che interessano più l'intelletto che l'immaginazione, come ad esempio la riflessione sui doni di Dio, sulla sua bontà e misericordia o qualunque altra qualità si riferisca alle sue perfezioni.
Questa meditazione si chiama intellettuale, l'altra immaginativa e dell'una e dell'altra siamo soliti usare in questi esercizi secondo come richiede la materia. Quando la meditazione è immaginativa, dobbiamo raffigurarci gli avvenimenti nel modo in cui sono o in cui sono accaduti e far conto che si svolgano proprio nel luogo in cui siamo, alla nostra presenza, perché con questa raffigurazione la meditazione e l'immedesimazione in esse siano più vive. Anche immaginare che queste cose accadano all'interno del nostro cuore è meglio e, poiché esso è capace di contenere regni e città, più efficace sarà la raffigurazione di questi misteri più aiuterà il raccoglimento dell'anima che sarà occupata dentro se stessa (come un'ape nel suo alveare) a riempire il suo favo di miele. Andare col pensiero a Gerusalemme, e meditare ciò che proprio lì è accaduto può indebolire e far male alla testa. Proprio per questo, non si deve gonfiare troppo l'immaginazione in ciò che si pensa, per non affaticare la natura con questo scrupolo eccessivo.




Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)