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[SM=g1740758]  Contenuto cristiano dei vaticini sibillini.

23. 2. Questa Sibilla Eritrea o, come alcuni meglio pensano, Cumana, in tutto il suo vaticinio poetico, di cui quella riportata è una piccola parte, non ha nulla che riguardi il culto degli dèi falsi o inventati, anzi parla in termini tali contro di loro e contro i loro adoratori da essere annoverata nel numero di coloro che appartengono alla città di Dio. In una sua opera Lattanzio allega vaticini della Sibilla sul Cristo, sebbene non indichi il nome. Io ho pensato di riunire le frasi che egli ha citato separatamente in modo che rientrino in un unico contesto i vari e brevi pensieri che egli ha riportato. Dice la Sibilla: Cadrà poi nelle mani empie degli infedeli, daranno schiaffi a Dio con mani contaminate e getteranno sputi velenosi dalla turpe bocca ed egli senza resistenza offrirà il dorso ai colpi. Nel ricevere schiaffi tacerà affinché non si sappia che è il Verbo e da dove viene per morire ed essere coronato di spine. Per cibo gli diedero il fiele e per bevanda l'aceto, gli offriranno questa vivanda dell'inospitalità.
Tu, stolto, non hai compreso il tuo Dio che si mostra alla coscienza degli uomini, ma lo hai perfino coronato di spine e gli hai mescolato nella bevanda il fiele disgustoso. Sarà spaccato il velo del tempio e a mezzogiorno per tre ore scenderà una notte tenebrosa. Morirà e sarà nel sonno della morte per tre giorni e allora, ritornato dal regno dei morti, verrà per primo alla luce dopo aver mostrato ai risorti le primizie della risurrezione 57. Lattanzio ha usato queste attestazioni della Sibilla separatamente in punti diversi della dissertazione, in accordo a quel che richiedeva la tesi che intendeva dimostrare. Io, senza nulla frapporre ma legando insieme le frasi in un solo testo, ho procurato di dividerle soltanto nei periodi, con la speranza che in seguito gli amanuensi non trascurino di mantenerli. Alcuni dicono che la Sibilla Eritrea non visse ai tempi di Romolo ma della guerra di Troia.


Romolo e Numa e fine del regno d'Israele.

24. Si tramanda che, mentre regnava Romolo, visse Talete di Mileto, uno dei sette sapienti i quali, dopo i poeti teologi, fra cui il più illustre fu Orfeo, furono chiamati che significa "sapienti" 58. Nel medesimo tempo le dieci tribù, che nella divisione del popolo furono chiamate d'Israele, furono sconfitte dai Caldei e trasferite in prigionia in quelle regioni 59, mentre rimanevano in Giudea le due tribù che erano denominate di Giuda e avevano la capitale del regno a Gerusalemme. Quando Romolo morì, i Romani, poiché anche egli era scomparso, lo annoverarono fra gli dèi, fatto a tutti ben noto 60.
La consuetudine era del tutto scomparsa, anche se al tempo degli imperatori era riemersa ma per adulazione e non per un'aberrazione. Perciò Cicerone accredita a grande vanto di Romolo 61 il fatto che meritò questi onori non in tempi incivili e incolti, quando gli uomini erano facilmente ingannati, ma in tempi raffinati e acculturati, sebbene non avesse ancora brillato e germogliato il linguaggio fine e ingegnoso dei filosofi 62. Ma anche se i periodi successivi non considerarono dèi gli uomini morti, tuttavia non cessarono di onorare quelli che erano stati considerati dèi dagli antenati, che anzi con statue, che gli antichi non avevano 63, accrebbero l'attrattiva di una frivola ed empia superstizione. La causavano nel loro cuore gli immondi demoni che ingannavano anche con falsi oracoli affinché mediante spettacoli si rappresentassero oscenamente, in omaggio ai falsi dèi, i loro delitti immaginari che ormai in una età più civile non erano più oggetto di mistificazione. Dopo Romolo regnò Numa il quale, avendo pensato che la città doveva essere difesa da un gran numero di dèi senza dubbio falsi, dopo la morte non meritò di essere accolto in quella schiera. Si pensò, per così dire, che aveva affollato il cielo con tante divinità che non gli fu possibile trovare un posticino per sé. Mentre egli regnava a Roma e presso gli Ebrei iniziava il regno di Manasse, il re crudele dal quale, secondo la tradizione, fu ucciso il profeta Isaia 64, viveva, come dicono, la Sibilla di Samo 65.


Sedecia, Tarquinio e i sette sapienti.

25. Mentre regnava presso gli Ebrei Sedecia e a Roma Tarquinio Prisco, successore di Anco Marzio, il popolo dei Giudei fu condotto prigioniero in Babilonia in seguito alla distruzione di Gerusalemme e del tempio fatto costruire da Salomone 66. I Profeti, nel rimproverare i Giudei per la loro disonestà ed empietà, avevano predetto questi avvenimenti, soprattutto Geremia che indicò anche il numero degli anni 67. Si tramanda che in quel tempo viveva Pittaco di Mitilene, un altro dei sette sapienti. Eusebio scrive che gli altri cinque i quali, per raggiungere il sette, si aggiungono a Talete, che ho nominato precedentemente, e a Pittaco, vissero in quel periodo in cui il popolo di Dio era tenuto prigioniero in Babilonia 68. Sono Solone di Atene, Chilone di Sparta, Periandro di Corinto, Cleobulo di Lindo, Biante di Priene. Costoro, chiamati i sette sapienti, si distinsero dopo i poeti teologi perché eccellevano sugli altri uomini per un tenore di vita lodevole e perché compendiarono alcuni imperativi morali in forma di proverbi. Però non lasciarono ai posteri opere letterarie di rilievo, salvo Solone che, come si riferisce, scrisse alcune leggi per gli Ateniesi. Talete fu un naturalista e lasciò i libri delle sue teorie. Durante la cattività dei Giudei si distinsero anche i naturalisti Anassimandro, Anassimene e Senofane. In quel tempo esisteva anche Pitagora, dal quale ebbe inizio la denominazione di "filosofi" 69.

Dario e la fine della cattività giudaica.

26. Durante quel periodo Ciro, re della Persia, che reggeva anche Caldei e Assiri, alleviando la cattività degli Ebrei, permise che cinquantamila uomini ritornassero per edificare il tempio 70. Da loro furono soltanto gettate le fondamenta e costruito l'altare. Per le incursioni dei nemici non poterono andare avanti nella costruzione che ebbe un rinvio fino a Dario. Sempre in quel periodo avvennero anche i fatti che sono narrati nel libro di Giuditta che i Giudei, come è noto, non hanno accolto nel canone della Scrittura. Sotto Dario, re di Persia, terminata la prigionia dopo i settanta anni, che aveva predetto il profeta Geremia, fu restituita l'indipendenza ai Giudei, mentre regnava il settimo re di Roma Tarquinio. Quando fu mandato in esilio, anche i Romani cominciarono ad esser liberi dal dominio dei propri re. Il popolo d'Israele ebbe Profeti fino a questo tempo, furono molti, ma di pochi sono ritenuti canonici gli scritti presso gli Ebrei e presso i cristiani. Nel porre un termine al libro precedente ho promesso che in questo libro avrei allegato alcuni loro brani 71. Noto che è giunto il momento di farlo.

[SM=g1740771] Cristo e la Chiesa nei Profeti [27-44]

Inizio dell'epoca dei profeti.

27. Per precisare il tempo, in cui vissero i Profeti, dobbiamo risalire un po' indietro. All'inizio del libro del profeta Osea, che è il primo dei dodici minori, è scritto: Parola del Signore che fu rivolta ad Osea al tempo dei re di Giuda Ozia, Ioatan, Acaz ed Ezechia 72. Anche Amos scrive di aver profetato durante il regno di Ozia, aggiunge anche Geroboamo, re d'Israele, che regnò durante quel periodo 73. Anche Isaia, figlio di Amos, cioè del Profeta suddetto o, come generalmente si afferma di un altro che era omonimo ma non profeta, nomina all'inizio del suo libro i quattro re citati da Osea e premette che ha profetato durante il loro regno 74. Anche Michea stabilisce il medesimo periodo di tempo dopo Ozia per la sua profezia. Difatti cita i tre re che gli succedono, nominati anche da Osea, cioè Ioatan, Acaz ed Ezechia 75. Sono questi coloro che hanno profetato contemporaneamente, come si rileva dai loro libri. Ad essi si aggiunge Giona sempre durante il regno di Ozia, inoltre Gioele, quando era già re Ioatan, successore di Ozia. Però ho potuto precisare l'età in cui vissero questi due Profeti dalla Cronaca, non dai loro libri perché non ne parlano. Questo periodo va dal re del Lazio Proca o dal predecessore Aventino fino a Romolo, ormai re di Roma, o anche fino all'inizio del regno del suo successore Numa Pompilio, poiché Ezechia, re di Giuda, regnò fino ad allora 76.
Perciò queste sorgenti, per così dire, della profezia sgorgarono insieme in quell'arco di tempo in cui venne a mancare il regno assiro e iniziò quello di Roma. Quindi come nel primo periodo dell'impero di Assiria visse Abramo, al quale furono rivolte le esplicite promesse della benedizione di tutti i popoli nella sua discendenza, così all'inizio della Babilonia d'Occidente, durante il cui impero sarebbe venuto il Cristo, nel quale si adempivano quelle promesse, i discorsi dei Profeti, che non solo parlavano ma anche scrivevano, si dovevano svolgere nell'attestazione di un così grande avvenimento. Sebbene non mancassero quasi mai Profeti al popolo d'Israele da quando iniziò l'epoca dei re, essi furono tuttavia a suo vantaggio, non di tutti i popoli.
Quando invece si costituiva una scrittura più palesemente profetica, che giovasse a tempo debito ai popoli, era opportuno che iniziasse quando si costituiva la città che doveva esercitare l'impero su tutti i popoli.


Conversione dei popoli in Osea e Amos.

28. Il profeta Osea viene interpretato con tanto maggiore difficoltà in proporzione alla profondità con cui si esprime. Ma dal suo libro si deve scegliere qualche brano e allegarlo qui secondo la mia promessa. Dice: Avverrà che nel luogo in cui fu detto loro: Voi non siete mio popolo, saranno chiamati anche essi figli del Dio vivo 77. Anche gli Apostoli interpretarono questa testimonianza profetica in riferimento alla vocazione del popolo dei pagani che prima non appartenevano al popolo di Dio 78. E poiché anche il popolo dei pagani è spiritualmente tra i figli di Abramo e perciò giustamente è chiamato Israele, perciò continua e dice: Si riuniranno i figli di Giuda e i figli di Israele, stabiliranno per sé un'unica autorità e lasceranno il proprio paese 79. Se volessi spiegare questo brano, svanirebbe il sapore dell'eloquio profetico. Siano ricordate però la pietra angolare e le due pareti, una formata da Giudei, l'altra da pagani. E si riconosca che si elevano dal piano poggiando e innalzandosi insieme sull'unico loro fondamento, quella nel nome dei figli di Giuda, questa nel nome dei figli d'Israele 80. Questo Profeta afferma che gli Israeliti secondo la carne, che ora non vogliono credere nel Cristo, poi vi crederanno, cioè i loro discendenti, perché anche essi con la morte raggiungeranno il proprio destino. Dice: Per molto tempo i figli d'Israele saranno senza re, senza capo, senza sacrificio, senza altare, senza sacerdozio, senza rivelazioni. Ognuno può costatare che oggi i Giudei sono in questa condizione. Ma ascoltiamo quel che aggiunge: Poi ritorneranno i figli d'Israele e cercheranno il Signore loro Dio e Davide loro re e alla fine dei tempi rimarranno attoniti nel Signore e nella sua bontà 81.
Questa profezia è molto esplicita se si intende che col nome del re Davide è stato indicato il Cristo perché, come dice l'Apostolo, è venuto al mondo dalla stirpe di Davide secondo la carne 82. Questo profeta ha preannunciato anche che al terzo giorno sarebbe avvenuta la risurrezione di Cristo come conveniva che con sublime stile profetico fosse preannunziata. Dice: Dopo due giorni ci ridarà la vita, al terzo risorgeremo 83. In questo senso ci dice l'Apostolo: Se siete risorti con Cristo cercate le cose di lassù 84. Anche Amos parla profeticamente di queste verità dicendo: Preparati, o Israele, a invocare il tuo Dio, io sono colui che fa scoppiare il tuono e crea i venti e annunzia agli uomini il loro Cristo 85. In un altro passo: In quel giorno rialzerò la tenda di Davide che è caduta, ricostruirò le mura che sono crollate e riparerò le sue rovine, le ricostruirò come un giorno che non cessi mai, in modo che mi cerchino i superstiti dell'umanità e tutti i popoli, in cui è stato invocato il mio nome su di loro, dice il Signore che fa queste cose 86.


[SM=g1740720] La passione di Cristo in Isaia.

29. 1. Il profeta Isaia non è nell'elenco dei dodici Profeti, detti appunto minori perché i loro scritti sono brevi nel confronto con quelli detti appositamente maggiori perché hanno compilato libri molto estesi. Fra di essi c'è Isaia che, in considerazione della contemporaneità della profezia, fo seguire ai due sopraindicati. Isaia dunque inserisce fra i brani in cui condanna la disonestà, esorta alla moralità e predice al popolo peccatore i castighi che seguiranno, parole che preannunziano profeticamente, molto più che negli altri, le vicende del Cristo e della Chiesa, cioè del re e della città da lui fondata, al punto che da alcuni è considerato più un evangelista che un profeta. Ma per porre un limite alla trattazione allegherò uno dei molti passi. Parlando a nome di Dio Padre dice: Ecco il mio servo giudicherà rettamente, sarà innalzato e molto onorato.
Come molti si stupiranno di te perché il tuo aspetto dagli uomini sarà spogliato di dignità e la dignità stessa scomparirà, così si meraviglieranno di lui molti popoli e i re si chiuderanno la bocca, perché conosceranno di lui un fatto mai ad essi raccontato e comprenderanno ciò che non avevano udito. Signore, chi ha creduto al nostro annunzio e a chi è stata manifestata la potenza del Signore? L'abbiamo annunziato dinanzi a lui; egli è come un bambino, come una radice in una terra arida. Non ha aspetto né dignità. L'abbiamo visto e non aveva né aspetto né decoro, ma il suo aspetto è privo di onore e senza apparenza dinanzi a tutti gli uomini.
È un uomo posto nella sofferenza che sa sopportare il dolore perché la sua faccia è stravolta, è senza onore e non è stato considerato affatto. Egli porta i nostri peccati e soffre per noi e noi abbiamo giudicato che egli era nel dolore, nelle piaghe e nella sofferenza. Ma egli è stato ferito per le nostre iniquità e schiacciato per i nostri peccati. È in lui l'avere conoscenza della nostra pace perché siamo stati salvati dalle sue ferite. Eravamo sperduti come pecore, l'uomo era uscito dalla propria strada e il Signore lo consegnò per i nostri peccati ed egli non aprì la bocca sulle proprie sofferenze. Fu condotto al macello come una pecora ed egli fu senza voce come un agnello dinanzi a chi lo tosa. A suo avvilimento fu pronunziata la sentenza di morte.
Chi si ricorderà della sua esistenza? La sua vita sarà eliminata dalla terra. Fu condotto alla morte dalle iniquità del mio popolo. Gli darò gli empi per sepolcro e i ricchi per la sua morte. Poiché non ha commesso malvagità né inganno con la sua bocca, il Signore vuole liberarlo dal dolore. Se darete la vostra anima in espiazione vedrete una tarda discendenza; e il Signore vuole liberare dal dolore la sua anima, mostrargli la luce, formare la sua intelligenza, giustificare il giusto che si offre per il bene di molti ed egli si addosserà i loro peccati. Perciò avrà per premio le moltitudini e dividerà il bottino dei forti perché la sua vita fu consegnata alla morte ed è stato annoverato fra gli empi ed egli portò il peccato di molti e fu consegnato per i loro peccati 87. Queste le parole sul Cristo.


La Chiesa in Isaia.

29. 2. Il brano che segue è sulla Chiesa, ascoltiamolo. Dice: Esulta, o sterile, che non partorisci, prorompi in grida di gioia, tu che non attendi il parto, poiché più numerosi saranno i figli dell'abbandonata che della maritata. Allarga lo spazio della tua tenda e dei tuoi teli. Inchioda, non risparmiare, allunga le tue cordicelle e rafforza i tuoi pioli, allarga ancora a destra e a sinistra. E la tua discendenza erediterà i popoli e abiterai nelle città un tempo abbandonate. Non temere di esser turbata e non essere in pensiero di essere biasimata perché dimenticherai per sempre il turbamento e non ti ricorderai il disonore della vedovanza, perché il Signore che ti sposerà è il Signore degli eserciti e chi ti redime è il Dio d'Israele che sarà chiamato Dio di tutta la terra 88. Così di seguito. Ma bastino queste parole anche se in esse si dovrebbero sviluppare alcuni pensieri, ma penso che siano sufficienti perché sono così chiari che anche gli avversari sono costretti, pur di malavoglia, a capire.

Il Messia e Betlem in Michea.

30. 1. Il profeta Michea, proponendo il Cristo nell'allegoria di un alto monte, scrive: Alla fine dei giorni il monte del Signore molto in vista sarà pronto sulla cima dei monti e s'innalzerà sopra i colli. Affluiranno ad esso le folle, verranno ad esso molti popoli e diranno: Venite, saliamo al monte del Signore e al tempio del Dio di Giacobbe, egli ci indicherà la sua via e noi cammineremo sui suoi sentieri, poiché da Sion uscirà la legge e da Gerusalemme la parola del Signore. Egli sarà arbitro tra le grandi folle e pronunzierà sentenze fra popoli potenti e lontani 89.
Il Profeta preannunziando anche il luogo in cui Cristo è nato dice: E tu Betlem di Efrata, così piccola per essere fra gli innumerevoli paesi di Giuda, da te uscirà per me colui che deve essere il dominatore in Israele; le sue origini sono dall'antichità dai giorni più remoti. Perciò Dio li metterà in potere altrui fino a quando colei che deve partorire partorirà e il resto dei suoi fratelli ritornerà ai figli d'Israele. E starà là e pascerà il proprio gregge con la potenza del Signore e saranno nell'onore che spetta al Signore loro Dio, poiché egli sarà grande fino agli estremi confini della terra 90.


Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)