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p. M.V. Bernadot o.p.
L'ORDINE DEI FRATI PREDICATORI

Capitolo preliminare

Le origini domenicane
Prime origini


Le prime origini dell’Ordine dei Predicatori risalgono all’anno 1203.
Durante l’estate di quell’anno, Alfonso IX re di Castiglia mandò Diego d’Azevedo, Vescovo d’Osma, come ambasciatore presso il Signore della Marca (Danimarca) per chiedere la mano di sua figlia per il proprio figlio Ferdinando.
Diego prese per compagno di viaggio il Priore del suo Capitolo riformato, Domenico di Guzman, al quale era stretto da una forte e santa amicizia.
Appena varcati i Pirenei, i due viaggiatori si trovarono in pieno paese d’eresia, poiché l’eresia albigese infestava allora il mezzogiorno della Francia. A Tolosa Domenico s’accorse che l’ospite che li riceveva era un sostenitore della dottrina eretica.
Subito, come racconta il B. Giordano di Sassonia, si destò nella sua anima apostolica il desiderio di ricondurre sul retto sentiero quel povero traviato. E non fu cosa facile, poiché per una notte intera Domenico dovette discutere, confutare, esporre. Ma se l’eretico era profondamente radicato nel suo errore, il Priore d’Osma era un santo, ed è difficile cosa resistere ai santi.
Quando spuntò l’alba, l’eretico aveva ceduto all’incanto irresistibile dell’uomo di Dio e, sconfessando il suo errore, professava la fede cattolica.

Domenico di Guzman aveva allora circa trentatrè anni ed era figlio d’una famiglia spagnola molto illustre. Ma era più nobile ancora per le virtù che praticava fin dalla più tenera infanzia, in particolare per una raggiante purezza e per un vivo amore allo studio. Possedeva una chiara intelligenza e una volontà forte.
Egli era una di quelle anime nelle quali i più ricchi doni di natura, fecondati da un’alta santità, sono eccezionale strumento dei più rari disegni della Provvidenza.

Dio volle ben presto ricompensare lo zelo del suo servitore con una luce che gli fece conoscere il suo futuro, e gli mostrò l’opera per la quale egli l’aveva scelto. Infatti, come assicura Bernardo Guy, “fin da quel momento, il beato Domenico nutrì nel suo cuore il progetto di dedicarsi alla salute degli infedeli e di fondare un Ordine di predicatori per evangelizzare i popoli”.
Da quel momento tutta la vita di S. Domenico fu occupata da questo gran disegno: la fondazione dell’Ordine dei Predicatori.

Quando, nel 1205, al ritorno da un secondo viaggio e dopo un soggiorno nella Città eterna, i due pii viaggiatori ritornarono nel mezzogiorno della Francia, s’incontrarono alle porte di Montpellier coi Legati del Papa, Arnaldo Amalrico, abate di Citeaux, e i monaci Pietro e Raoul. Da parecchi anni i missionari pontifici si sforzavano di ricondurre alla Chiesa queste belle province meridionali divenute, nel centro della Cristianità, un focolare permanente di torbidi e di disordini. Ma senza risultato. I più perseveranti sforzi dei Legati fallirono davanti alla tenacia degli eretici e davanti all’indifferenza e qualche volta alla complicità del clero. L’Abate di Citeaux lo confessava tristemente: “Ogni volta che noi vogliamo esortare gli eretici, questi ci rinfacciano la vita colpevole degli ecclesiastici. Essi ci dicono: Correggeteli! Altrimenti non venite a predicarci».
Il B. Giordano aggiunge che i Legati, per stanchezza e per disgusto, volevano rinunziare alla missione che il Papa aveva loro affidato.
L’arrivo del Vescovo d’Osma e di S. Domenico cambiò faccia alle cose.

I Legati chiesero il loro consiglio sul proseguimento della missione. E il Vescovo rispose esprimendo non solo il proprio pensiero, ma anche il sentimento intimo del suo amico Domenico: “Fratelli miei, non così bisogna procedere, additando l’accompagnamento magnifico dei prelati, il lusso dei loro vestiti e delle loro cavalcature. Voi non ricondurrete alla fede, con discorsi, uomini che s’appoggiano su esempi. Gli eretici, per guadagnare i semplici, si coprono delle apparenze della santità, della povertà e della penitenza evangelica. Lo spettacolo della vostra vita del tutto opposta alle esigenze evangeliche non edificherà per nulla, anzi distruggerà assai. Nessuno si arrenderà. Cavate un chiodo con un altro: mettete in fuga una santità di apparenza con le pratiche d’una sincera religione”.
“Quali consigli dunque ci date voi, ottimo Padre?”, dissero i Legati.
- “Fate come faccio io”, riprende il santo Vescovo. Subito lo Spirito di Dio lo invade, chiama il suo seguito e rimanda in Spagna la sua gente, i suoi equipaggi e i suoi bagagli.
Tiene con sé alcuni chierici, tra i quali Domenico, che egli amava d’una speciale predilezione, e dichiara che intende rimanere nel territorio per predicare la fede.
Diego e Domenico cominciarono subito all’evangelizzazione degli eretici, accompagnandola con la pratica d’una perfetta rinuncia e vita evangelica.

Il grande progetto di S. Domenico cominciava a prender corpo. Ma l’attuazione completa procedeva con estrema lentezza e in mezzo a difficoltà che avrebbero scoraggiato una volontà meno temprata della sua.
Alcuni mesi dopo, il Vescovo rientrò nella Spagna e morì, lasciando al suo amico la direzione della santa Predicazione.
Colui che fu d’allora in poi chiamato Fra Domenico si dedicò per dieci anni, dal 1206 al 1216, alla conversione degli eretici. E non risparmiò alcun sacrificio.
Consacrando il giorno alla predicazione e la notte alla preghiera, ricorrendo alle più aspre penitenze, per fecondare la sua parola di fuoco, egli non cessò di percorrere, umile, povero e a piedi nudi, le regioni del mezzogiorno.
Per meglio illuminare popolazioni ingannate da ministri scaltri e colti, organizzò conferenze coi capi albigesi e disputò vittoriosamente contro di essi a Servian, Béziers, Carcassonne, Pamiers, Verfeil, Montréal, Fanjeaux e in altre città in cui spesso s’univano i miracoli ad appoggiar la forza della sua parola.
Apparentemente i risultati non risposero al suo zelo e alla sua eroica virtù. Dovette sopportare molti oltraggi e minacce, e la sua vita fu molte volte in pericolo. Del resto la Crociata, resa necessaria dagli eccessi eretici e scatenata dal 1208 al 1215, era ben lungi dal favorire il suo ministero dì pace. I cuori, esacerbati dalla dure repressione dei crociati, diventavano ancora più ribelli.
In mezzo a quest’ingrata fatica, S. Domenico non perdeva di vista il grande progetto formato nel 1203. Da quando entrò nella Linguadoca fino alla sua morte (1203-1221), non ebbe che un pensiero: la fondazione d’un Ordine di Predicatori. Tutti i suoi passi, i suoi viaggi, i suoi sforzi sono guidati da questo fine, voluto e ricercato con una chiarezza d’intelligenza e con una perseveranza di volontà, che fecero scrivere a storici del nostro tempo che il Fondatore dei Predicatori fu un gran politico. Egli era soprattutto un Santo appassionato di amor di Dio e delle anime e questo amore, aiutato dalle rare qualità naturali, lo rese capace di concepire e di realizzare un gran disegno.

Fin dai primi giorni il suo scopo fu ben definito: fondare un Ordine di Predicatori, il cui apostolato si esercitasse con l’esempio della vita e della rinunzia evangelica e con la predicazione della dottrina.
Nel corso dei suoi lunghi viaggi e del suo laborioso apostolato in un paese eretico, egli si era reso conto dei gravi pericoli che minacciavano allora la società cristiana e che il clero era incapace di scongiurare. Per venir in soccorso alla fede minacciata, egli volle fondare un Ordine di apostoli.
Era un progetto del tutto nuovo nella Chiesa.
Fino allora i chierici regolari e i monaci si erano raggruppati attorno ad una chiesa particolare, di cui erano i ministri ordinari, e sotto l’autorità immediata del Vescovo o dell’Abate conducevano vita comune nella pratica della rinunzia perfetta.
S. Domenico, per primo, formò il progetto di un Ordine extragerarchico, e cioè di una società di religiosi che, abbracciando pienamente la vita di penitenza e di contemplazione istituita dagli Apostoli, si consacrasse all’apostolato sotto la diretta giurisdizione del Romano Pontefice.
Essi non sarebbero stati né i chierici di un determinato Vescovo né i monaci di un determinato Abate, ma i missionari e i teologi del Papa. Essi avrebbero fatto udire la sua voce dovunque egli avesse giudicato utile affidar loro la difesa della verità.

Avrebbero formato un Ordine essenzialmente apostolico, l’Ordine della predicazione universale, immediatamente soggetto al Sommo Pontefice e da lui inviato in tutto il mondo per istruire i fedeli, convertire gli eretici, difendere la fede nelle nazioni cristiane e portarla ai popoli non ancora evangelizzati.

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Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)