00 09/01/2013 23:28

[101] Vedi, ad esempio, Agostino, s., Epist. 82, 5, 36 [CCSL 31A, 122), dove esorta Girolamo, nella libertà dell’amicizia e nell’amore fraterno, a essere franco nella correzione reciproca; anche De Trinitate, I, 3, 5 [CCSL 50, 33], dove afferma che trarrà grande frutto se coloro che sono in disaccordo con lui riusciranno a confutare le sue tesi sostenendo le proprie con carità e verità.

[102] Cfr Commissione Teologica Internazionale, L’interpretazione dei dogmi, C, III, 6.

[103] Cfr Giovanni Paolo II, Lettera enciclica Ut unum sint, n. 28.

[104] Gaudium et spes, n. 11.

[105] Cfr Gaudium et spes, n. 11.

[106] Gaudium et spes, n. 4.

[107] Gaudium et spes, n. 44.

[108] Cfr Gaudium et spes, n. 44.

[109] Gaudium et spes, n. 44.

[110] Cfr Concilio Vaticano II, Sacrosanctum Concilium, n. 43; Unitatis redintegratio, n. 4; Dignitatis humanae, n. 15; Apostolicam actuositatem, n. 14; Presbyterorum ordinis, n. 9.

[111] Concilio Vaticano II, Ad gentes, n. 11.

[112] Concilio Vaticano II, Nostra aetate, n. 2.

[113] Cfr Tommaso d’Aquino, s., Summa theologiae, IIa-IIae, q. 2, a. 10.

[114] Cfr Anselmo, s., Proslogion, ch. 1 (in S. Anselmi Cantuariensis Archiepiscopi Opera omnia, ed. F. S. Schmitt, t. 1, p. 100): Desidero aliquatenus intelligere veritatem tuam, quam credit et amat cor meum; anche Agostino, s., De Trinitate, XV, 28, 51 [CCSL 50A, 534].

[115] Cfr Anselmo, s., Proslogion, cap. 1 (in S. Anselmi Cantuariensis Archiepiscopi Opera omnia, ed. F. S. Schmitt, t. 1, p. 100): Non tento, Domine, penetrare altitudinem tuam […]. Neque enim quaero intelligere ut credam, sed credo ut intelligam. Nam et hoc credo: quia «nisi credidero, non intelligam».

[116] Cfr Origene, Contra Celsum, Prologo, 4 (ed. M. Boret), [Sources chrétiennes, vol.132, pp. 72-73)]; Agostino, s., De civitate Dei, I [CCSL 47].

[117] Cfr Fides et ratio, n. 73.

[118] Cfr Fides et ratio, n. 77.

[119] Cfr Concilio Vaticano I, Dei Filius (DH 3017); anche Tommaso d’Aquino, s., Summa contra gentiles, I, c. 7.

[120] Concilio Vaticano I, Dei Filius (DH 3019).

[121] Cfr Giustino, Dialogus cum Tryphone, 8, 4 (Iustini philosophi et martyris opera quae feruntur omnia, ed. C. T. Otto (Corpus apologetarum christianorum saeculi secundi, 2, Iéna, 1877, pp. 32-33); Taziano, Oratio ad Graecos, 31 (Corpus apologetarum christianorum saeculi secundi, 6, Iéna, 1851, p.118); anche Giovanni Paolo II, Fides et ratio, n. 38.

[122] Cfr Agostino, s., De civitate Dei, VI, 5-12 [CCSL 47, 170-184].

[123] In reazione al razionalismo teologico degli «ariani radicali», i Padri cappadoci e la tradizione teologica greca hanno insistito sull’impossibilità di conoscere l’essenza divina di per se stessa qui sulla terra, né per natura né per grazia, e neppure nello stato di gloria. La teologia latina, convinta che la beatitudine umana può consistere soltanto nella visione di Dio «così come egli è» (1 Gv 3,2), distingue piuttosto tra la conoscenza dell’essenza divina promessa ai beati e la conoscenza completa dell’essenza di Dio che è propria soltanto di Dio stesso. Nella costituzione Benedictus Dei (1336) Benedetto XII ha definito che i beati vedono l’essenza stessa di Dio, faccia a faccia (DH 1000).

[124] Cfr Tommaso d’Aquino, s., In Boethium De Trinitate, prologo(ed. Leonine, t. 50, p. 76): «Modus autem de Trinitate tractandi duplex est, ut dicit Augustinus in I de Trinitate, scilicet per auctoritates et per rationes. Quem utrumque modum Augustinus complexus est, ut ipsemet dicit; quidam vero sanctorum patrum, ut Ambrosius et Hilarius, alterum tantum modum prosecuti sunt, scilicet per auctoritates; Boethius vero elegit prosequi per alium modum, scilicet per rationes, praesupponens hoc quod ab aliis per auctoritates fuerat prosecutum».

[125] Cfr Tommaso d’Aquino, s., Summa theologiae, IIa-IIae, q. 1, a. 7.

[126] Tommaso d’Aquino, s., Summa theologiae, Ia, q. 1, a. 3, ad 2.

[127] Cfr Tommaso da Kempis, Imitatio Iesu Christi, I, 3.

[128] Fides et ratio, n. 66

[129] Cfr Fides et ratio, n. 73.

[130] Cfr Concilio Vaticano I, Dei Filius (DH 3008-3009, 3031-3033).

[131] Agostino, s., «De divinitate ratio sive sermo» (De civitate Dei VIII, 1; [CCSL 47, 216-217]).

[132] Cfr Tommaso d’Aquino, s., Summa theologiae, Ia, q.1, a.7: «Omnia autem pertractantur in sacra doctrina sub ratione Dei, vel quia sunt ipse Deus, vel quia habent ordinem ad Deum, ut ad principium et finem. Unde sequitur quod Deus vere sit subiectum huius scientiae».

[133] Concilio Vaticano II, Optatam totius, n. 16.

[134] Cfr Commissione Teologica Internazionale, Fede e inculturazione (1989).

[135] Cfr Commissione Teologica Internazionale, L’unità della fede e il pluralismo teologico (1972).

[136] Cfr Commissione Teologica Internazionale, L’interpretazione dei dogmi (1990).

[137] Vedi sopra, capitolo 2, sezione 2: «La fedeltà alla Tradizione apostolica».

[138] Cfr Optatam totius n. 16.

[139] Cfr L’interpretazione della Bibbia nella Chiesa. Questo documento costituisce un prezioso paradigma in quanto riflette sulle capacità e i limiti di diversi metodi esegetici contemporanei entro l’orizzonte di una teologia della Rivelazione radicata nelle Scritture stesse e conforme all’insegnamento del Concilio Vaticano II.

[140] Cfr Summa theologiae, Ia, q. 1, a. 5, ad 2, dove san Tommaso dice della teologia: «Haec scientia accipere potest aliquid a philosophicis disciplinis, non quod ex necessitate eis indigeat, sed ad maiorem manifestationem eorum quae in hac scientia traduntur. Non enim accipit sua principia ab aliis scientiis, sed immediate a Deo per revelationem. Et ideo non accipit ab aliis scientiis tamquam a superioribus, sed utitur eis tamquam inferioribus et ancillis».

[141] Ad esempio nella sua enciclica, Veritatis splendor (1993), Giovanni Paolo II ha esortato i teologi morali ad esercitare discernimento nell’utilizzo delle scienze comportamentali (in particolare, nn. 33, 111, 112).

[142] I primi Padri hanno sottolineato che le eresie, soprattutto le varie forme di gnosticismo, spesso derivavano da un’adozione non sufficientemente critica di particolari teorie filosofiche. Vedi, ad esempio, Tertulliano, De praescriptione haereticorum 7, 3 [Sources chrétiennes 46, p. 96]: «Ipsae denique haereses a philosophia subornantur».

[143] Cfr Giovanni Paolo II, Messaggio ai partecipanti alla Plenaria della Pontificia Accademia delle Scienze, 22 ottobre 1996; vedi anche Fides et ratio, n. 69.

[144] Benedetto XVI osserva una patologia della ragione quando questa si distanzia dalle questioni relative alla verità ultima e a Dio. A seguito di questa nociva autolimitazione, la ragione si assoggetta agli interessi umani ed è ridotta a «ragione strumentale». Si apre così la strada al relativismo. Dati questi pericoli, Papa Benedetto ribadisce più volte che la fede è «una forza purificatrice per la ragione stessa»: «La fede libera la ragione dai suoi accecamenti e perciò l’aiuta a essere meglio se stessa. La fede permette alla ragione di svolgere in modo migliore il suo compito e di vedere meglio ciò che le è proprio» (Lettera enciclica Deus caritas est [2005], n. 28).

[145] Cfr Tommaso d’Aquino, s., Summa theologiae, Ia, q. 1, a. 6.

[146] Cfr Tommaso d’Aquino, s., De Trinitate, XII, 14, 21-15, 25 [CCSL 50, 374-380].

[147] Cfr Tommaso d’Aquino, s., Summa theologiae, Ia, q. 1, a. 6.

[148] Cfr Tommaso d’ Aquino, s., Summa theologiae, Ia, q. 1 , a. 6, ad 3.

[149] Concilio Vaticano I, Dei Filius, cap. 4(DH 3016).

[150] Cfr Pseudo Dionigi Areopagita, De divinis nominibus, cap. 2, 9 (in Corpus Dionysiacum, I. Pseudo-Dionysius Areopagita, De divinis nominibus, Herausgegeben von Beate Regina Suchla, [«Patristische Texte und Studien, 33», p. 134]).

[151] Cfr Massimo il Confessore, Quattrocento testi sull’amore: «La mente ottiene il dono della teologia quando, condotta sulle ali dell'amore, fissa la sua dimora in Dio. Allora la mente, nella misura concessa alle possibilità umane, contempla gli attributi divini»; vedi anche Riccardo di San Vittore De praeparatione animi ad contemplationem 13 [PL 196, 10A]: Ubi amor, ibi oculus; Tractatus de gradibus charitatis 3, 23 (G. Dumeige (ed.), Textes philosophiques du Moyen Age, 3, Paris, 1955, p. 71): «Amor oculus est, et amare videre est» (Riccardo attribuisce questa frase a sant’Agostino).

[152] Riguardo alle rivelazioni private, che sono sempre sottoposte al giudizio ecclesiastico e che, anche quando autentiche, hanno un valore «essenzialmente diverso dall’unica rivelazione pubblica», vedi la Verbum Domini, n. 14.

[153] Teresa d’Avila, s., Il Cammino di Perfezione, cap. 5.

[154] Cfr Commissione Teologica Internazionale, L’interpretazione dei dogmi, B, III, 4: «La mente ottiene il dono della teologia quando, condotta sulle ali dell’amore […], è portata su, in Dio, e con l’aiuto dello Spirito Santo discerne gli attributi divini».

[155] Cfr Benedetto XVI, Lettera enciclica Caritas in veritate [2009], 1.

[156] Lumen gentium, n. 26; cfr Giovanni Paolo II, Lettera enciclica Ecclesia de Eucharistia [2003], 1.

[157] Presbyterorum ordinis, n. 5.

[158] Lumen gentium, n. 11; cfr Sacrosanctum Concilium, n. 10.

[159] Presbyterorum ordinis, n. 5.

[160] Quarto Concilio Lateranense (DH 806).

[161] Tommaso d’Aquino, s., In IV Sent., d. 35, q. 1, a. 1, ad 2: «Omnis negatio fundatur in aliqua affirmatione».

[162] Cfr Tommaso d’Aquino, s., Quaestiones disputatae de potentia, q. 7, a. 5, ad 2, dove dà un’interpretazione dell’insegnamento di Dionigi.

[163] Agostino, s., «De Deo loquimur, quid mirum si non comprehendis? Si enim comprehendis, non est Deus» (Sermo 117, 3, 5); [PL 38, 663]; «Si quasi comprehendere potuisti, cogitatione tua te decepisti’ (Sermo 52, 6, 16); [PL 38, 360].



[SM=g1740766]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)