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MOMENTO II: Stupore

Davanti alle opere:
7. Jan Breughel der Ältere,
La navicella nella tempesta
8.
Mattia Preti, San Pietro trova la moneta del tributo nel pesce
9. Vasilij Polenov,
Gesù resuscita la figlia di Giairo
10.
Lorenzo Veneziano, Cristo consegna le chiavi a san Pietro
11. Novgorod,
Icona della Trasfigurazione

 La fede consiste in uno sguardo di meraviglia. Perciò le si accompagnano da sempre la filosofia – il pensiero scaturito dalla meraviglia per il fatto che la realtà c’è – e l’arte – le forme scaturite dalla meraviglia per la bellezza della realtà –.
Il cammino di meraviglia ora riparte dalla casa di Pietro a Cafarnao e percorre alcuni momenti della vita dell’apostolo con Gesù tra i villaggi della Galilea. Il contatto con Cristo fa crescere la smisurata ammirazione e fiducia di Pietro nei confronti del Maestro, con il quale vive esperienze esaltanti.

Se Pietro da una parte è tentato di tirarsi indietro, dall’altra cerca con tutte le forze di essere all’altezza della chiamata e di dimostrare a Gesù il suo amore e il suo entusiasmo per lui. L’episodio più significativo in questo senso è la camminata sulle acque, quando tutti sono sconcertati da Gesù che appare di notte in mezzo al mare in tempesta. Pietro supera l’incredulità, l’attaccamento a Gesù comincia a fare differenza, e l’apostolo osa dire: "Signore, se sei tu, comanda che io venga da te sulle acque". Gesù ama quest’audacia e gli dice: "Vieni!". Ad un certo punto di fronte alla violenza del vento s’impaurisce e comincia ad affondare; allora grida: "Signore, salvami!" (Mt 14, 28-30). Ha ripiegato per un attimo su di sé e sulle difficoltà del momento l’attenzione, invece che osare il coraggio della fede sapendo che nulla è impossibile a Dio.

Pietro sapeva che davvero nulla è impossibile a colui che ha riconosciuto come il Figlio del Dio vivente: tra i vari miracoli impressionanti, Pietro, a casa di Giairo, capo della sinagoga della sua città di Cafarnao, aveva visto Gesù risvegliare dalla morte la figlia dodicenne di quell’uomo.
Su ordine del Maestro aveva cercato nella bocca di un pesce una moneta con cui pagare il tributo al Tempio di Gerusalemme, puntualmente trovata come predetto da Cristo – episodio magistralmente reso dal ciclo affrescato da Masaccio e Masolino in Cappella Brancacci a Firenze, fondamentale punto di riferimento nella storia dell’iconografia di san Pietro.
Sul monte Tabor lo sguardo di Pietro era rimasto abbagliato e stordito dallo splendore misterioso irradiato da Gesù al momento della trasfigurazione, cui egli è presente come testimone privilegiato.
La fede in Pietro diventa sempre più un sapere e una forza, fondato sull’esperienza dell’invisibile che si manifesta nella storia.

Lo sguardo di Gesù sull’apostolo vede già cosa quell’uomo diventerà per opera di Dio, trasformato dalla forza della fede fino a diventare per altri la roccia della fede: a Cafarnao, anticipando quanto verrà confermato sulle rive del lago di Tiberiade dopo la risurrezione, Gesù ribadisce a Simone il suo nuovo nome, Pietro, che completa il primo: Simone ha la radice dell’ebraico shemà, ascoltare, e dunque è il nome proprio di chi è chiamato a essere discepolo; il secondo è il nome della sua particolare missione apostolica, che continuerà ben oltre i confini del singolo uomo da cui è iniziata.
Ma Simon Pietro è anche incostante e timoroso nei momenti cruciali, fino al punto da abbandonare il Maestro nell’ultima notte e da rinnegarlo apertamente per tre volte, fuori dalla casa di Caifa, qualche ora dopo aver giurato che mai l’avrebbe tradito. Come può essere costui la roccia della fede? L’avventura del pescatore di Galilea, con le sue intuizioni e le sue cadute, chiarisce che la fede non è una qualità della carne e del sangue – cioè il risultato del valore di un uomo, un vanto da esibire con arroganza – ma un dono ricevuto. Simone diventa Pietro in quanto pronuncia il primo Credo.

E professare il Credo non è frutto delle sole forze umane.

La consegna delle chiavi a Simon Pietro diventa inoltre una profezia bellissima di Cristo sul pescatore di Galilea. Quando Gesù dice a Pietro che gli avrebbe consegnato le chiavi del Regno dei cieli, con il potere di aprire e chiudere, di sciogliere e legare, sta dicendo che il capo degli Apostoli ha la funzione del portinaio: uno che deve giudicare se accogliere o rifiutare.

Ebbene, nel cuore di Pietro, che sempre più chiaramente si scopre davanti agli occhi di Cristo un "uomo di poca fede", c’è la misericordia: la fede, per il Vangelo, consiste anzitutto nel credere fermamente che Dio è misericordia, amore che perdona. Pietro stesso, che è caduto nella tentazione e che ha rinnegato in modo inescusabile il suo Signore per tre volte, ha ricevuto il perdono, e proprio per questo può essere il miglior custode possibile delle chiavi del Cielo.



Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)