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MOMENTO V: Abbandono in Dio

Davanti alle opere:
20. Giovanni Serodine,
Pietro medita in carcere
21. Gerrit van Honthorst,
L’angelo libera Pietro dal carcere
22. Luca Giordano,
L'angelo libera Pietro dal carcere
23. Simon Vouet,
San Pietro visita sant'Agata in carcere

 Da questo punto in poi vediamo la fede in azione nella vita di Pietro: l’apostolo risale sulla barca e guida la Chiesa.
È un Pietro molto cambiato quello che troviamo negli Atti degli Apostoli: lo sguardo di Gesù che si è posato su di lui al canto del gallo, nel cortile del Sommo Sacerdote, e gli incontri con Gesù risorto lo hanno reso capace di una vita che non era alla portata delle sue sole forze.
È un Pietro maturo, che sa gestire le situazioni più complicate, che sa essere scaltro, che si ritrova in cuore una dote così poco congeniale al suo carattere d’origine: la pazienza. Due volte incarcerato, due volte viene liberato miracolosamente. Uscito per un intervento angelico dalla seconda prigionia, si affaccia a Gerusalemme in casa della mamma di Marco, il segretario fedele che dei racconti di Pietro avrebbe fatto la fonte per scrivere il suo Vangelo.
Pietro sperimenta sempre di più che la fede consiste nell’abbandonarsi in Dio, sicuri della sua presenza e della sua cura per ogni uomo.
D’altra parte, all’inizio tutto era cominciato così: Gesù aveva detto: "il regno dei cieli è vicino, credete". La notizia sconvolgente e bellissima della prossimità di Dio all’uomo – "è vicino" – e la possibilità di affidarsi a lui – "credete" – sono tra loro congiunte. Pietro, a questo punto della sua vita, sa quanto è vero che Dio è vicino, tanto vicino che nemmeno le sbarre di una cella possono tenerlo a distanza e impedirgli di provvedere al bene di chi gli dice: "salvami".
Pietro ha imparato a essere sicuro non di sé, come all’inizio della sua avventura, ma di Dio.
Nel cammino di Pietro la fede si rivela sempre più chiaramente come il principio di una vita nuova, connotata dal superamento di ogni paura ordinaria e dal conferimento di una audacia altrimenti inspiegabile in un drappello di uomini limitati il cui Maestro era morto in modo vistosamente fallimentare.
Non di rado l’iconografia cristiana rievocherà nei secoli le manifestazioni di Pietro, che appare ad altri credenti nel momento della prova e dello sconforto – come nel caso di sant’Agnese in carcere – per infondere loro il coraggio della perseveranza: la fede, in effetti, è essenzialmente fedeltà, dunque perseveranza, ma non nel senso di un eroico sforzo umano di coerenza e di resistenza al nemico. Si tratta piuttosto della perseveranza come dono, della sorpresa di scoprire in sé l’apparizione di una forza che viene dall’alto, attraverso la preghiera.
Quando tutto ci abbasserebbe lo sguardo con tristezza, la fede insegna a elevarlo e a dirigerlo in Dio, nelle cui mani sta la storia del cosmo e la nostra personale vicenda.
Perché quando sembra che tutto prosperi, non è detto che sia davvero così.
E quando sembra che tutto rovini, non è detto che sia davvero così.

 MOMENTO VI: Fraternità

Davanti alle opere:
24. Creta (Nikolaos Ritzsos?),
Pietro e Paolo sostengono la Chiesa
25. Cerchia moscovita dei maestri di icone del Monte Athos,
San Paolo e San Pietro. L’amore fraterno
26. Scuola di Mosca,
Chiesa portatile: iconostasi
27. Scuola di Mosca,
Icona della Blachernitissa
28. Scuola di Novgorod,
Giudizio universale con san Pietro

 La fede, per Pietro e per i primi cristiani dopo la risurrezione di Gesù, è anche l’esperienza di una nuova fraternità. Credere è certamente un atto personale, ma nel momento in cui accoglie l’Altro si realizza e si manifesta come apertura all’altro, tanto che fin dagli scritti apostolici la comunione viene considerata il criterio di verità della fede.
Mentre la capacità di abbandono in Dio è il segno visibile che la fede trasforma un uomo, l’armonia fraterna, la solidarietà verso i più poveri e i più sofferenti, il vincolo di unità con gli apostoli e in particolare tra gli apostoli e Pietro, sono i segni visibili che la fede trasforma i molti, i diversi e i divisi in una realtà nuova, in una compagnia affiatata e affidabile.
Nel cammino di Pietro, ciò si manifesta in modo speciale nel suo rapporto con l’apostolo Paolo. Frequentemente raffigurati insieme, i due apostoli Pietro e Paolo sono presentati come i nuovi fondatori della nuova Roma, quella spirituale, e prendono il posto di Romolo e Remo: quelli, fratelli a causa del sangue, non hanno saputo amarsi; Pietro e Paolo, pur con una evidente e talvolta problematica differenza di personalità, di idee e di stile, vivono il miracolo di una nuova fraternità a causa della fede.
L’iconografia dei due apostoli riuniti, inoltre, rappresenta anche la fede come principio di unità nella Chiesa: unità tra coloro che si riconoscono fratelli proveniendo ex circumcisione – cioè da Israele – ed ex gentibus – cioè dal mondo pagano –.
Una scelta pensata per manifestare la bellezza e la forza di quell’unità, nella mostra, è di affidarne la testimonianza ad icone provenienti dalla cristianità d’Oriente, come un segno e un richiamo per tutti i discepoli di Cristo a seguire anche su questo punto le orme di Pietro.
Il vincolo di comunione che la fede genera, infine, non viene interrotto dalla morte fisica.
A questa destinazione alla comunione eterna vanno ricondotte diverse iconografie di Pietro, che lo rappresentano in Paradiso, sul trono con gli altri apostoli per il Giudizio finale, impegnato nell’intercedere per i credenti che ancora sono in terra, alla porta del cielo con le chiavi di Cristo. Nel Giudizio finale affrescato da Michelangelo nella Cappella Sistina la robusta figura di Pietro restituisce a Cristo le chiavi, che l’artista dipinge prive dell’anello necessario per poterle girare e quindi utilizzare: ormai non servono più, il tempo della storia è concluso, la missione della Chiesa è compiuta e nulla può più dilazionare la pienezza della comunione tra i figli di Dio.


Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)