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16. San Tommaso d'Aquino: sermone per la I Domenica d'Avvento

Di questa predica, tenuta probabilmente a Parigi nel 1270, si riproduce solo l'introduzione, dove san Tommaso distingue, secondo uno schema tradizionale, quattro tipi di avvento. Tralascio anche il prothema. Il testo è quello stampato da J. LECLERCQ, L'Idée de la royauté du Christ au Moyen Age, Paris, Ed. du Cerf, 1959, pp. 84-87.

Ecce rex tuus etc… [1] Verba ista sumuntur ex evangelio quod hodie apud nos legitur et sunt sumpta de Zacharia, licet aliquantulum sub aliis verbis ibi recitentur. In verbis autem istis manifeste praenuntiatur nobis Christi adventus. Ne super ambiguo procedamus, scire debetis quod quadruplex legitur Christi adventus. Primus est quo venit in carnem. Secundus ejus adventus est quo venit in mentem. Tertius Christi adventus est quo venit in morte justorum. Sed quartus Christi adventus est quo venit ad judicandum. Primo dico adventus Christi est in carnem. Et non est intelligendum quod venerit in carnem mutando locum, quia dicit in Jeremia: Caelum et terram ego impleo [2]. Quomodo ergo venit in carnem? Dico quod venit in carnem descendens de caelo, non dereliquendo caelum, sed assumendo nostram naturam. Unde in Johanne: In propria venit [3]. Et quomodo dico quod erat in mundo? Quando Verbum caro factum est [4].

Et videte quod iste adventus inducit alium Christi adventum, qui est in mentem. Nihil prodesset nobis quod Christus venisset in carnem nisi cum hoc venisset in mentem scilicet nos sanctificando. Unde in Johanne: Si quis diligit me, sermonem meum servabit, et Pater meus diliget eum et ad eum veniemus et mansionem apud eum faciemus [5]. In primo adventu venit solum Filius. In secundo adventu venit Filius cum Patre ad inhabitandum animam. Per istum adventum qui est per gratiam justificantem, anima liberatur a culpa, non ab omni poena, quia confertur gratia, sed nondum confertur gloria, et propter hoc necessarius est tertius Christi adventus in quo venit in morte sanctorum, scilicet quando ipsos recipit ad seipsum. Unde in Johanne: Si abiero, in passione, et paravero vobis locum, tollendo obstaculum, iterum veniam ad vos, scilicet in morte, et tollam vos ad meipsum, scilicet in gloria, ut ubi sum ego illic et vos sitis [6]. Item in Johanne dicit: Ego veni ut vitam habeant, scilicet praesentiam in animabus, et abundantius habeant [7], scilicet per gloriae participationem.

Quartus Christi adventus erit ad judicandum, scilicet quando Dominus veniet ad judicium, et tunc gloria sanctorum redundabit usque ad corpus et resurgent mortui. Unde in Johanne: Venit hora et nunc est quando omnes qui sunt in monumentis audient vocem Filii Dei, et procedent qui bona egerunt in resurrectionem vitae [8]. Et propter istos quatuor Christi adventus celebrat forte ecclesia quatuor dominicas de Christi adventu…

[Ecco il tuo Re viene a te mansueto. Questo testo è tratto dal Vangelo d'oggi: sono parole di Zaccaria, con una piccola modifica. In questo versetto ci è chiaramente annunciato l'avvento di Cristo. Per evitare ambiguità, sappiate che la Scrittura parla di quattro avventi di Cristo. Il primo è l'Incarnazione, mediante la quale viene nella carne; il secondo avvento è la sua venuta nella mente del cristiano; il terzo è la sua venuta alla morte dei giusti; infine, il quarto è quando viene a giudicare.

Il primo avvento è nella carne umana: non vi si deve intendere un mutamento di luogo, poiché dice in Geremia: Io riempio cielo e terra. Dunque come s'incarnò? Dico che venne nella carne scendendo dal cielo, non lasciando il cielo, ma assumendo la nostra natura. È quello che intende Giovanni: Venne nella sua dimora. E in che termini si può parlare della sua presenza nel mondo? Dicendo: Il Verbo si è fatto carne. Badate che questa venuta prelude a un altro avvento di Cristo, che è nella nostra mente. L'Incarnazione di Cristo non ci servirebbe a nulla, se egli non venisse nella nostra mente santificandoci. Si legge in san Giovanni: Se qualcuno mi ama, osserverà la mia parola, e il Padre mio lo amerà e verremo a lui e faremo dimora presso di lui.

Nel primo avvento viene solo il Figlio; nel secondo Egli viene col Padre per abitare nell'anima. Per questa venuta, mediante la grazia santificante, l'anima è liberata dalla colpa, non però dalla pena, in quanto si riceve la grazia, ma non ancora la gloria. Perciò è necessario il terzo avvento di Cristo: quello che si verifica alla morte dei santi, e che consiste nel riceverli presso di lui. Dice a questo proposito Giovanni: Se parto, con la mia Passione, e preparo a voi un luogo, togliendo ogni ostacolo, io ritornerò a voi, al momento della morte, e vi porterò con me, cioè nella gloria, perché dove io sono, lo siate anche voi. E sempre nel Vangelo di san Giovanni dice: Io sono venuto perché abbiano la vita, cioè la mia presenza nelle loro anime, e l'abbiano con più abbondanza, cioè partecipando alla gloria.

Un quarto avvento di Cristo sarà al Giudizio, quando il Signore verrà a giudicare: allora la gloria dei santi si estenderà al loro corpo e i morti risusciteranno. Perciò dice san Giovanni: Ecco viene l'ora in cui tutti quelli che sono nel sepolcro udiranno la voce del Figlio di Dio, e in cui gli operatori di bene risusciteranno alla vita. Probabilmente a causa di queste quattro venute di Cristo la Chiesa celebra quattro domeniche d'Avvento…].

[1] Matteo 21, 5. Cfr. Zaccaria 9, 9.

[2] Geremia 23, 24.

[3] Giovanni 1, 11.

[4] Giovanni 1, 14.

[5] Giovnnni 14, 23.

[6] Giovnnni 14, 3.

[7] Giovanni 10, 10.

[8] Giovanni 5, 28-29.

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17. Giacomo da Benevento: sermone per il Sabato Santo

Si presenta la seconda delle prediche per il Sabato Santo raccolte nel sermonario De Tempore. I sermoni de Passione avevano una struttura drammatica: il predicatore immaginava patetici dialoghi, fatti di citazioni scritturali (soprattutto dal Cantico dei Cantici) tra personaggi allegorici e Cristo stesso. Qui, sulla falsariga del Cantico, la Chiesa è detta Sposa di Cristo: essa partecipa allo strazio dello Sposo, che nella morte le ha dato la più grande prova d'amore. Vi è un richiamo voluto al topos cavalleresco di Amore e Morte, sublimato in chiave teologica. Seguo la lezione del Ms. Conventi Soppressi A 4 857 della Biblioteca Nazionale di Firenze (proveniente da Santa Maria Novella). Il testo è a cc. 236v-b.

Fasciculus mirre dilectus meus mihi. Inter ubera mea commorabitur. Cant. 1 [1].

Sponsa heri lamentabiliter prosecuta est patibulum Sponsi; hodie adhuc lamentabiliter prosecuta est tumulum Sponsi: et ideo consolabiliter letificata est super gaudio refectionis Sponsi. Heri Sponsus sparserat quosdam gratissimos ramusculos: sanguinem veut rosas; corpus velut lilium inter spinas - propter que dicebatur candidus et rubicundus [2] –; animam humilem sicut violam. Sponsa hodie venit ad montem mirre [3] ut colligeret sparsa. Unde tria considerare oportet in verbis propositis.

Primo causam fasciculi, quia Dilectus meus mihi; secundo materiam, quia fasciculus mirre; et tertio archam que ipsum contineat, quia inter ubera mea commorabitur. Circa primum nota quod dilectus olim nuntios amoris ad Sponsam miserat; Sponsa dubitabat, propter quod clamabat: Osculetur me ipse osculo oris [4]. Et ideo vulneratus caritate heri ostendit Sponse precordia caritatis in corde. Bernardus: Quidni pateant viscera pietatis per vulnera lateris? [5]. Item verba ostendit benignitatis in ore; que audiens Sponsa dixit - Cant. III – Vox tua dulcis [6]. Et idem ostendit insigna caritatis in opere. Johannes XIII: Maiorem caritatem nemo habet [7]. Et ideo Sponsa etiam vulnerata caritate dicit: Dilectum Cristum quero. Cum fervore querit. Cant. III: Queram quem diligit [8]. Cum languore plangit. Cant. V: Nuntiate dilecto quia amore langueo [9]. Et cum labore obsequitur, unde paravit unguenta. Cant. IIII: Ibo mihi ad montem mirre et collem thuris etc [10]. Et ideo dicit ipsa Cantica V: Dilectus meus mihi etc.

[Un mazzetto di mirra è per me il mio amato. Egli poserà sul mio seno. Cantico dei Cantici, cap. 1.

Ieri la Sposa ha seguito con lamenti lo Sposo condotto al patibolo; oggi con nuovi lamenti ha seguito le esequie dello Sposo. In questa tristezza ha trovato letizia e consolazione nel ricomporre la sua salma. Ieri lo Sposo aveva sparso alcuni graditissimi ramoscelli: il suo sangue come rose, il corpo come giglio tra le spine – e perciò era detto candido e vermiglio –; l'anima umile come una viola. Oggi la Sposa è venuta al monte della mirra a raccogliere i fiori sparsi.

Occorre perciò considerare tre cose nel testo proposto: prima la causa del mazzo; dice: Il mio amato è per me etc. In secondo luogo la materia; dice: un mazzetto di mirra. Poi il sepolcro che lo contenga; e dice: riposerà tra le mie mammelle. Vediamo il primo punto. Si noti che l'amato aveva mandato già alla Sposa dei messaggeri; ma ella dubitosa del suo amore gridava: Mi baci coi baci migliori della sua bocca. Ferito d'amore ieri egli mostrò alla Sposa nel suo cuore le viscere del suo amore. Dice san Bernardo: Or non appaiono forse per le ferite del suo fianco le viscere della sua pietà? Mostrò ancora sulla sua bocca le parole della misericordia. La Sposa udendole disse – secondo il Cantico, cap. III –: La tua voce è dolce. Mostrò anche i segni dell'amore di fatto. Dice san Giovanni nel capitolo XV: Nessuno ha maggiore amore di colui che sacrifica la vita per i suoi amici. Dunque anche la Sposa, ferita d'amore dice: «Amerò il mio diletto Cristo». E lo ama con fervore. Dice infatti il Cantico al capitolo III: Cercherò colui che la mia anima ama. Con languore fa lutto. Dice il Cantico, capitolo V: Dite al mio amato che muoio d'amore. Lo segue con fatica; ecco che ha preparato gli unguenti. Dice il Cantico, al capitolo IV: Me ne andrò al monte della mirra e dell'incenso etc. Perciò dice sempre il Cantico al capitolo V: Il mio amato è per me un mazzetto di mirra etc.].

[1] Cantico dei Cantici 1, 12.

[2] Cant. 5, 10. Si ricordi il famoso verso jacoponico «Figlio bianco e vermiglio» (Donna de Paradiso, v. 116).

[3] Cfr. Cant. 4, 6.

[4] Cant. 1, 1.

[5] Citazione non rintracciata.

[6] Cant. 2, 14.

[7] Giovanni 15, 13.

[8] Cant. 3, 2.

[9] Cant. 5, 8.

[10] Cant. 4, 6.



Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)