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Testi [1]
1. Come predicavano i Valdesi

Il domenicano Bernardo Gui (1261-1331) scrisse un manuale, la Practica inquisitionis heretice pravitatis, dove si caratterizzano le idee e i comportamenti degli eretici più pericolosi e diffusi nel XIII secolo. Ecco un passo sulla predicazione segreta dei Valdesi (da B. GUI, Manuel de l'Inquisiteur, ed. G. MOLLAT, Paris, Société «des Belles Lettres», 1964, vol. I, pp. 58-62).

De modo autem docendi seu predicandi ipsorum hereticorum Valdensium aliquid perstringendum est in hoc loco.

Duo siquidem sunt genera secte ipsorum: quidam enim eorum sunt perfecti, et isti vocantur proprie Valdense [2]. Qui, prius informati, recepti sunt ad ordinem ipsorum secundum ritum suum at alios sciant docere. Isti nichil proprium dicunt se habere nec domos nec possessiones nec certas mansiones. Si qui autem ipsorum antea uxores habuerunt, quando recipiuntur, eas relinquunt. Hii dicunt se esse apostolorum successores et sunt magistri aliorum et confessores et circumeunt per terras visitando et confirmando discipulos in errore. Hiis ministrant discipuli et credentes ipsorum necessaria. In quocumque autem loco venerint, insinuant sibi mutuo adventum illorum et conveniunt ad eos plures ad hospitium ubi recepti sunt audire et videre eos; et mittunt eis illuc quecumque bona habent ad comedendum et bibendum et audiunt predicationem ipsorum in conventiculis que maxime frequentant de nocte, quando alii dormiunt aut quiescunt…

Quandoque predicant de evangeliis et de epistolis vel de exemplis et auctoritatibus sanctorum, dicendo et allegando: «Istud dicitur in evangelio vel in epistola sancti Petri aut sancti Pauli aut sancti Jacobi», vel ita dicunt: «Talis sanctus aut talis doctor», ut magis dicta eorum ab auditoribus acceptentur.

Habent autem evangelia et epistolas in vulgari communiter et etiam in latino, quia aliqui inter eos intelligunt. Et aliqui sciunt legere et interdum illa que dicunt aut predicant legunt in libro, aliquando autem sine libro, maxime illi qui nesciunt legere, set ea corde tenus didiscerunt. Item, predicationem suam faciunt in domibus credentium suorum, sicut pretactum est supra, aliquando in itinere seu in via…

[Qui bisogna toccare in breve del metodo di insegnamento e di predicazione proprio degli eretici Valdesi. Vi sono tra loro due categorie: alcuni sono perfetti, e questi si chiamano propriamente Valdesi. Costoro, dopo un'adeguata preparazione, sono ricevuti nell'ordine secondo un rito apposito col compito di istruire altri. Essi dichiarano di non avere nulla di proprio, né case né proprietà né dimora; se qualcuno di loro aveva già preso moglie, la lascia quando viene accolto. Dicono di essere i successori degli apostoli, e sono i maestri e i confessori degli altri Valdesi: essi vanno per il paese facendo visita ai discepoli e confermandoli nell'eresia. I discepoli e coloro che si definiscono «credenti» provvedono alle loro necessità. Ovunque arrivino i perfetti, i credenti si comunicano a vicenda la notizia della loro presenza, e ci si riunisce nella casa dove sono ospitati per vederli e udirli. Mandano a loro ogni sorta di buone cose da mangiare e da bere, ascoltano poi la loro predicazione in assemblee che si tengono soprattutto di notte, quando gli altri dormono o si riposano…

Talvolta predicano sul Vangelo e le Epistole oppure degli esempi e delle sentenze dei santi; e allegando queste autorità esclamano: «Questo è detto nel Vangelo o nella lettera di san Pietro o di san Paolo o di san Giacomo». Oppure dicono: «Questo dice il tal santo o il tale dottore»; e ciò fanno perché le loro parole siano più credute da chi ascolta. Hanno Vangeli e Epistole di solito in volgare e anche in latino, perché qualcuno di loro lo capisce. Alcuni sanno leggere e talvolta leggono ciò che dicono o predicano; ma a volte predicano senza libro. Così fanno ovviamente quelli che non sanno leggere, ma che hanno imparato ogni cosa a memoria. Come si è già detto, essi predicano nelle case dei loro credenti, ma talvolta anche in viaggio o sulle strade…].

[1] L'antologia comprende: a) Testimonianze indirette sulla predicazione medievale (TESTI 1-9); b) Libri del predicatore (TESTI 10-13); c) Prediche (TESTI 14-19). I testi latini sono tradotti; si omette l'originale latino, quando esista un volgarizzamento antico.

[2] L'editore (MOLLAT) rileva con il corsivo i passi che B. GUI copia da fonti più antiche.

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2. Fondazione dell'ordine dei Predicatori

Il domenicano Costantino d'Orvieto († 1256), vescovo di quella città, scrisse una leggenda di san Domenico che è tra le più antiche e autorevoli fonti domenicane (cfr. l'ed. di H. C. SCHEEBEN in Monumenta Ordinis Fratrum Praedicatorum Historica, vol. XVI, Roma, 1935). Di essa si conosce un volgarizzamento trecentesco (ed. P. FERRATO, Venezia, 1867): ne riproduco un capitolo seguendo il testo curato da G. DE LUCA per i Prosatori minori del Trecento (Milano-Napoli, Ricciardi, 1954, pp. 783- 784).

San Domenico di ritorno dal Concilio Lateranense II (1215), durante il quale Innocenzo III gli aveva suggerito di attenersi a una Regola esistente, decide di seguire quella di sant'Agostino.

COME SAN DOMENICO DELIBEROE CO' FRATI SUOI DI QUALE REGOLA DOVESSENO ELEGGERE

Ritornando adunque dipo 'l Concilio il servo di Dio messer santo Domenico a li suoi frati, manifestoe a loro quel che 'l Sommo Pontefice li avea detto. Ed erano allora i frati in numero di sedici. I quali poco stante, chiamato l'aiuto de lo Spirito Santo, la Regola di messer santo Agostino, dottore e predicatore nobile, essi che per operazione e per nome doveano essere Predicatori, in uno animo elessero, pigliando sopra ciò certe consuetudini, le quali ordinaro che si dovessero osservare per forma di costituzioni. Ne le quali il proveduto e savio padre messer santo Domenico, intorno a' principii dell'Ordine suo non abbiendo a disdegno le vie de' Santi Padri i quali erano passati innanzi, in tal maniera volle tenere lo mezzo, a ciò che i figliuoli che nascesseno e che si levasseno di lui avessero un modo di debita perfezione nel quale stesseno saldi, e a ciò che non mancasse loro di poter montare più su per meglioramento continuo, sappiendo ch'elli è scritto: La via de' giusti va innanzi come luce isplendente, e cresce infino al perfetto giorno [1]. E questo fece molto consigliatamente, a ciò che, sed elli si fosse steso in alto sopra modo, i figliuoli che venissero dipo lui più tosto non fosseno costretti di tornare indietro che d'andare innanzi, e così sarebbe loro rimproverato [2] degnamente quella parola ch'è scritta nel santo Vangelio: questo Ordine comincioe a edificare, e non ha potuto compiere [3]. Per la qual cosa, a ciò che l'officio de la predicazione, a la quale sommariamente doveano intendere, non potesse essere impedimento [4] puosersi in cuore d'allotta innanzi tutte le possessioni e tutte le rendite al postutto rinunziare. La qual cosa poi, nel primaio Capitolo Generale che si fece a Bologna, affettuosamente e compiutamente per ferma e stante costituzione misero un effeto perpetuale.

[1] Proverbi 4, 18.

[2] Rammentata come rimprovero.

[3] Luca 14, 30.

[4] Impedito. Il latino ha impediretur. Probabilmente si deve leggere «impedimentito».

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3. I «canonici di Bologna»

Jacopo di Vitry (c. 1160/1170-1240), canonico di sant' Agostino, fu forse il più famoso e popolare predicatore dei suoi tempi: predicò la Crociata contro gli Albigesi e la 5ª Crociata (1214); nominato vescovo di Acri fu con l'esercito cristiano all'assedio di Damietta in Egitto (1218-1221). Durante un viaggio in Italia nel 1222 ebbe modo di conoscere i domenicani, che si erano stabiliti a Bologna nel 1219. Nella Historia Occidentalis (seconda parte della Historia Hierosolimitana Abreviata) dedica un capitolo al nuovo Ordine chiamato dei «canonici bolognesi», in quanto i domenicani avevano accolto la Regola dei canonici di sant'Agostino. Il passo che segue è tratto dall'ed. più recente della Historia (The Historia Occidentalis of Jacques de Vitry, ed. J. F. HINNEBUSCH, Fribourg, The University Press, 1972, cap. XXVII, pp. 142-144).

Est alia regularium canonicorum deo grata et hominibus gratiosa congregatio extra ciuitatem Bononie non longe ab ea in castris eterni regis militantium et eidem sub unius maioris obedientia. in feruore spiritus et mentis excessu [1] tam deuote quam humiliter seruientium. Hii siquidem ita expediti post dominum currunt et nudi nudum secuntur, quod omnium exteriorum curam et temporalium possessionem a se penitus reiecerunt, omnia transitoria tamquam stercora reputantes, ut Christum lucrifaciant [2]. Sapienter enim pensantes et prudenter attendentes quod sufficit diei malitia sua [3], in tantum de crastino non cogitant, quod elemosinas aliquas a fidelibus non recipiunt, nisi quantum sobrie uite sue ad artam necessitatem possit sufficere. Tribus in ebdomada diebus carnes, si eis apponantur, non recusant, simul in refectorio manducantes et in dormitorio quiescentes et horas canonicas secundum beati Augustini regulam pariter in ecclesia in uoce exultationis et confessionis [4] domino concinentes, immolantes deo sacrificium laudis, et reddentes altissimo uota sua [5].

Ipsi autem, ex numero scolarium Bononie causa studii commorantium in unum, domino inspirante, congregati, diuinarum scripturarum lectiones, uno eorum docente, singulis diebus audiunt. Que autem diligenter audierint, summi pontificis auctoritate et sancte romane ecclesie institutione, Christi fidelibus diebus festis in predicatione refundunt, canonicam regulam et salutares regularium obseruantias predicationis et doctrine gratia decorantes et predicatorum ordinem canonicorum ordini coniungentes. Hec igitur dulcis mixtura bonorum multos ad imitandum allicit, prouocat et accendit, et diebus singulis sancta et honesta Christi scolarium congregatio et numero ampliatur et caritate dilatatur…

[Non molto fuori dalla città di Bologna, gradito a Dio e accetto agli uomini, vi è un altro ordine di canonici, che militano nell'accampamento del Re eterno e Lo servono obbedendo a un unico Superiore, in fervore di spirito e trepidazione, umilmente e devotamente. Così veramente costoro corrono leggeri dietro al Signore e nudi seguono Cristo nudo, poiché hanno del tutto allontanato da sé la preoccupazione delle cose materiali e temporali, giudicando immondizia tutto ciò che passa, allo scopo di guadagnare Cristo. Infatti con saggio calcolo, tenendo presente che a ciascun giorno basta la sua pena, non si preoccupano affatto del domani, al punto che dai fedeli non accettano se non le elemosine che possano assicurare lo stretto necessario alla sobrietà della loro vita. Tre volte alla settimana, se ne hanno, accettano di mangiare carne. Essi tutti assieme mangiano in refettorio, riposano nel dormitorio, recitano le ore canoniche secondo la Regola di sant'Agostino in chiesa, cantando al Signore con voce di giubilo e lode, sacrificano a Dio un sacrificio di lode e sciolgono all'Altissimo i loro voti.

Essi sono studenti dell'Università di Bologna, i quali, radunatisi per divina ispirazione, ascoltano ogni giorno lezioni sulla Scrittura, tenute da uno di loro. Quello che hanno diligentemente imparato, lo trasmettono poi ai fedeli, predicando nei giorni festivi col permesso del Sommo Pontefice e per istituzione della Santa Romana Chiesa. Essi adornano la regola dei canonici e le loro pratiche salutari di pietà con la grazia della dottrina e della predicazione, unendo un ordine di predicatori con un ordine di canonici. Questa dolce mescolanza di beni alletta, richiama, accende molti all'imitazione, sicché di giorno in giorno la santa e onesta congregazione degli scolari di Cristo cresce di numero e si dilata nella Carità…].

[1] Salmo 30, 23.

[2] Cfr. Lettera ai Filippesi 3, 8.

[3] Cfr. Matteo 6, 34.

[4] Salmo 41, 5.

[5] Salmo 49, 14.



Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)