00 06/04/2013 14:33
[SM=g1740720] Messa del Papa a Santa Marta 5.4.2013

  [SM=g1740717] Nel nome di Gesù

Solo il nome di Gesù è la nostra salvezza. Solo lui ci può salvare. E nessun altro. Tanto meno i moderni “maghi” con le improbabili profezie dei tarocchi che ammaliano e illudono l’uomo moderno.

 Ed è proprio sul nome di Gesù che Papa Francesco ha incentrato la riflessione proposta la mattina del 5 aprile, venerdì dell’ottava di Pasqua,  nella messa celebrata nella cappella della Domus Sanctae Marthae, alla presenza dei sediari pontifici e di responsabili,  dipendenti e religiosi dei Fatebenefratelli che lavorano nella Farmacia vaticana.

Il Pontefice ha preso spunto in particolare dalla prima lettura, tratta dagli Atti degli Apostoli (4, 1-12), per riflettere sul valore e sul significato del nome di Gesù. Il brano propone l’episodio di Pietro e Giovanni che,  arrestati perché predicavano al popolo la risurrezione del Cristo,  vennero condotti davanti al sinedrio. Alla domanda sul perché avessero guarito lo storpio presso la porta del Tempio, Pietro rispose: «L’abbiamo fatto nel nome di Gesù Cristo».  Nel nome di Gesù,  ha ripetuto  il Papa, aggiungendo: «Lui è il Salvatore; questo nome, Gesù. Quando uno dice Gesù, è proprio lui, cioè  colui che  fa dei miracoli. E questo nome ci accompagna nel cuore». 

Anche nel Vangelo di Giovanni, ha aggiunto il Papa,  gli apostoli un po’ fuori di senno «perché non avevano pescato nulla durante tutta la notte, quando il Signore chiese loro qualcosa da mangiare» non avendo nulla, risposero  di no in modo un po’ brusco. Ma  «quando il Signore disse loro “gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete”, forse pensarono a quella volta in cui il Signore aveva detto a Pietro di andare a pescare e lui aveva risposto proprio: “Non abbiamo preso nulla tutta la notte ma nel tuo nome andrò!”».

Tornando poi agli Atti, Papa Francesco ha spiegato  che «Pietro rivela una verità quando dice: “lo abbiamo fatto nel nome di Gesù”» perché egli risponde ispirato dallo  Spirito Santo.  Infatti noi, ha proseguito, «non possiamo confessare Gesù, non possiamo parlare di Gesù, non possiamo dire qualcosa di Gesù senza lo Spirito Santo». È proprio lo Spirito Santo che «ci spinge a confessare Gesù o a parlare di Gesù o ad avere fiducia in Gesù». Ed è  proprio Gesù che ci è accanto «nel cammino della nostra vita, sempre».

 Il Pontefice ha poi raccontato una sua esperienza personale, legata al ricordo di un uomo, padre di otto figli, che lavora da trenta anni nella curia arcivescovile di Buenos Aires. «Prima di uscire, prima di andare a fare qualsiasi cosa dovesse fare — ha detto —  sussurrava sempre tra sé e sé : “Gesù!”.  Una volta, gli ho chiesto: “Ma perché dici sempre  Gesù?”. “Quando io dico ‘Gesù’, mi ha risposto questo uomo umile, mi sento forte, mi sento di poter lavorare, perché io so che lui è al mio fianco, che lui mi custodisce”». Eppure, ha sottolineato il Papa, quest’uomo «non ha studiato teologia: ha soltanto la grazia del battesimo e la forza dello Spirito». E «questa sua testimonianza — ha confessato Papa Francesco — a me ha fatto tanto bene. Il nome di Gesù. Non c’è un altro nome. Forse ci farà bene a tutti noi», che viviamo in un «mondo che ci offre tanti “salvatori”».  A volte «quando ci sono dei problemi — ha notato —  gli uomini si affidano non a Gesù, ma ad altre realtà»,  ricorrendo magari a sedicenti maghe  «perché risolvano le situazioni», oppure «vanno a consultare i tarocchi» per sapere e capire cosa fare. Ma non è ricorrendo a maghi o tarocchi che si trova la salvezza: essa è  «nel nome di Gesù. E dobbiamo dare testimonianza di questo! Lui è l’unico salvatore».

Un riferimento poi è stato dedicato al ruolo della Vergine Maria. «La Madonna — ha detto il Pontefice — ci porta sempre a Gesù. Invocate la Madonna, e Lei farà quello che ha fatto a Cana: “Fate quello che Lui vi dirà!”».  Lei «ci porta sempre a Gesù. È la prima ad agire nel nome di Gesù». Infine il Papa ha concluso esprimendo un desiderio: «Vorrei che in questo giorno, che è un giorno nella settimana dalla risurrezione del Signore, pensassimo a questo: io mi affido al nome di Gesù; io prego “Gesù, Gesù!”».

 
OR 6 aprile 2013






[SM=g1740758] Testimoniare con coraggio l’integralità della fede:
è l’invito lanciato stamani da Papa Francesco durante la Messa presieduta nella Cappellina della Casa Santa Marta stamani 6.4.2013. Alla celebrazione erano presenti una famiglia argentina e alcune religiose delle Figlie di San Camillo e delle Figlie di Nostra Signora della Carità. 


Nella sua breve omelia, il Papa ha commentato le letture di questo Sabato dell’Ottava di Pasqua: la prima vede Pietro e Giovanni testimoniare con coraggio la fede davanti ai capi giudei nonostante le minacce, mentre nel Vangelo Gesù risorto rimprovera l’incredulità degli apostoli che non credono a quanti affermano di averlo visto vivo.

Il Pontefice pone questa domanda: “Come va, la nostra fede? E’ forte? O alle volte è un po’ all’acqua di rose?”. Quando arrivano delle difficoltà “siamo coraggiosi come Pietro o un po’ tiepidi?”. Pietro – ha osservato – non ha taciuto la fede, non è sceso a compromessi, perché “la fede non si negozia”.

Sempre – ha affermato il Papa – “c’è stata, nella storia del popolo di Dio, questa tentazione: tagliare un pezzo alla fede”, la tentazione di essere un po’ “come fanno tutti”, quella di “non essere tanto, tanto rigidi”. “Ma quando incominciamo a tagliare la fede, a negoziare la fede, un po’ a venderla al migliore offerente – ha sottolineato - incominciamo la strada dell’apostasia, della non-fedeltà al Signore”.


“L’esempio di Pietro e Giovanni ci aiuta, ci dà forza” – rileva ancora il Papa - ma nella storia della Chiesa sono tanti i martiri fino ad oggi, “perché per trovare i martiri non è necessario andare alle catacombe o al Colosseo: i martiri sono vivi adesso, in tanti Paesi. I cristiani – afferma Papa Francesco - sono perseguitati per la fede. In alcuni Paesi non possono portare la croce: sono puniti se lo fanno. Oggi, nel secolo XXI, la nostra Chiesa è una Chiesa dei martiri”, di quelli che dicono come Pietro e Giovanni: “Non possiamo tacere quello che abbiamo visto e ascoltato”. E questo – ha proseguito – “ci dà forza, a noi, che alle volte abbiamo la fede un po’ debole”.

Ci dà la forza di testimoniare con la vita la “fede che abbiamo ricevuto, questa fede che è il dono che il Signore dà a tutti i popoli”. Ma questo – ha precisato – “non possiamo farlo da noi stessi: è una grazia. La grazia della fede. Dobbiamo chiederla, tutti i giorni: ‘Signore … custodisci la mia fede, falla crescere, che la mia fede sia forte, coraggiosa, e aiutami nei momenti in cui – come Pietro e Giovanni – devo renderla pubblica. Dammi il coraggio’. Questa – ha concluso - sarebbe una bella preghiera per il giorno di oggi: che il Signore ci aiuti a custodire la fede, a portarla avanti, ad essere, noi, donne e uomini di fede. Così sia”.




Testo proveniente dalla pagina it.radiovaticana.va/news/2013/04/06/papa_francesco:_la_fede_non_si_negozia,_per_questo_la_chiesa_è_anch/it...
del sito Radio Vaticana

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[Modificato da Caterina63 06/04/2013 18:52]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)