00 21/05/2013 12:40

[SM=g1740758] 2013-05-21 Radio Vaticana
Per un cristiano, progredire significa abbassarsi come ha fatto Gesù.
E’ quanto sottolineato da Papa Francesco nella Messa di stamani alla Casa Santa Marta.
Il Papa ha inoltre ribadito che il vero potere è il servizio e che non deve esistere la lotta per il potere nella Chiesa. Alla Messa - concelebrata dal direttore dei programmi della Radio Vaticana, padre Andrzej Koprowski - hanno preso parte un gruppo di dipendenti della nostra emittente e un gruppo di dipendenti dell’Ufficio pellegrini e turisti del Governatorato vaticano.
Erano inoltre presenti il direttore di Civiltà Cattolica, padre Antonio Spadaro, e Maria Voce e Giancarlo Faletti, presidente e vicepresidente del Movimento dei Focolari. Il servizio di Alessandro Gisotti:


Gesù parla della sua Passione e i discepoli, invece, sono presi a discutere su chi sia il più grande tra loro. E’ l’amaro episodio narrato dal Vangelo odierno, che offre a Papa Francesco lo spunto per una meditazione sul potere e il servizio. “La lotta per il potere nella Chiesa – ha osservato – non è cosa di questi giorni”, è “cominciata là proprio con Gesù”. E ha sottolineato che “nella chiave evangelica di Gesù, la lotta per il potere nella Chiesa non deve esistere”, perché il vero potere, quello che il Signore “con il suo esempio ci ha insegnato”, è “il potere del servizio”:
“Il vero potere è il servizio. Come lo ha fatto Lui, che è venuto non a farsi servire, ma a servire, e il suo servizio è stato proprio un servizio della Croce. Lui si è abbassato fino alla morte, alla morte di Croce, per noi, per servire noi, per salvare noi. E non c’è nella Chiesa nessun’altra strada per andare avanti. Per il cristiano, andare avanti, progredire significa abbassarsi. Se noi non impariamo questa regola cristiana, mai, mai potremo capire il vero messaggio di Gesù sul potere”.

Progredire, ha aggiunto, "significa abbassarsi", “essere al servizio sempre”. E nella Chiesa, ha soggiunto, “il più grande è quello che più serve, che più è al servizio degli altri”. Questa “è la regola”. E tuttavia, ha affermato Papa Francesco, dalle origini fino ad adesso ci sono state “lotte di potere nella Chiesa”, anche “nella nostra maniera di parlare”:
“Quando a una persona danno una carica che secondo gli occhi del mondo è una carica superiore, si dice: ‘Ah, questa donna è stata promossa a presidente di quell’associazione e questo uomo è stato promosso …’. Questo verbo, promuovere: sì, è un verbo bello, si deve usare nella Chiesa. Sì: questo è stato promosso alla Croce, questo è stato promosso alla umiliazione. Quella è la vera promozione, quella che ci ‘assomiglia meglio’ a Gesù!”

[SM=g1740733] Il Papa ha dunque ricordato che Sant’Ignazio di Loyola, negli Esercizi spirituali, chiedeva al Signore Crocifisso “la grazia delle umiliazioni”.

Questo, ha riaffermato, è “il vero potere del servizio della Chiesa”. Questa è la vera strada di Gesù, la vera promozione e non quelle mondane:

“La strada del Signore è il Suo servizio: come Lui ha fatto il Suo servizio, noi dobbiamo andare dietro a Lui, il cammino del servizio. Quello è il vero potere nella Chiesa. Io vorrei oggi pregare per tutti noi, perché il Signore ci dia la grazia di capire quello: che il vero potere nella Chiesa è il servizio. E anche per capire quella regola d’oro che Lui ci ha insegnato con il Suo esempio: per un cristiano, progredire, andare avanti significa abbassarsi, abbassarsi. Chiediamo questa grazia”.

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[SM=g1740733]  Papa Francesco ricorda la festa di Santa Rita da Cascia....
2013-05-22 Vatican Radio
“Fare il bene” è un principio che unisce tutta l’umanità, al di là della diversità di ideologie e religioni, e crea quella cultura dell’incontro che è alla base della pace: è quanto ha affermato il Papa nella Messa di stamani a Santa Marta, alla presenza di alcuni dipendenti del Governatorato. Ha concelebrato il cardinale Béchara Boutros Raï, patriarca di Antiochia dei Maroniti.
Il servizio di Sergio Centofanti:


Il Vangelo di questo mercoledì ci parla dei discepoli di Gesù che impediscono a una persona esterna al loro gruppo di fare il bene. “Si lamentano" – afferma il Papa nell’omelia - perché dicono: “Se non è dei nostri, non può fare il bene. Se non è del nostro partito, non può fare il bene”. E Gesù li corregge: “Non glielo impedite – dice - Lasciate che lui faccia il bene”. “I discepoli – spiega Papa Francesco – erano un po’ intolleranti”, chiusi nell’idea di possedere la verità, nella convinzione che “tutti quelli che non hanno la verità, non possono fare il bene”. E “questo era sbagliato” e Gesù “allarga l’orizzonte”.

“La radice di questa possibilità di fare il bene, che tutti abbiamo” – osserva il Papa - è “nella creazione”:

“Il Signore ci ha creati a sua immagine e somiglianza, e siamo immagine del Signore, e Lui fa il bene e tutti noi abbiamo nel cuore questo comandamento: fai il bene e non fare il male. Tutti. ‘Ma, padre, questo non è cattolico! Non può fare il bene!'. Sì, può farlo. Deve farlo. Non può: deve! Perché ha questo comandamento dentro. ‘Ma, padre, questo non è cristiano, non può farlo!’. Sì, può farlo. Deve farlo. Invece, questa chiusura di non pensare che si possa fare il bene fuori, tutti, è un muro che ci porta alla guerra e anche a quello che alcuni hanno pensato nella storia: uccidere in nome di Dio. Noi possiamo uccidere in nome di Dio. E quello, semplicemente, è una bestemmia. Dire che si possa uccidere in nome di Dio, è una bestemmia”.

“Invece, il Signore – prosegue il Papa - ci ha creati a sua immagine e somiglianza e ci ha dato questo comandamento all’interno del cuore: fai il bene e non fare il male”:
“Il Signore tutti, tutti ci ha redenti con il sangue di Cristo: tutti, non soltanto i cattolici. Tutti! ‘Padre, gli atei?’. Anche loro. Tutti! E questo sangue ci fa figli di Dio di prima categoria! Siamo creati figli con la somiglianza di Dio e il sangue di Cristo ci ha redenti tutti! E tutti noi abbiamo il dovere di fare il bene. E questo comandamento di fare il bene tutti credo che sia una bella strada verso la pace. Se noi, ciascuno per la sua parte, facciamo il bene agli altri, ci incontriamo là, facendo il bene, e facciamo lentamente, adagio, piano piano, facciamo quella cultura dell’incontro: ne abbiamo tanto bisogno. Incontrarsi facendo il bene. ‘Ma io non credo, padre, io sono ateo!’. Ma fai il bene: ci incontriamo là!”.

“Fare il bene” – spiega il Papa – non è una questione di fede, “è un dovere, è una carta d’identità che il nostro Padre ha dato a tutti, perché ci ha fatti a sua immagine e somiglianza. E lui fa il bene, sempre”. Questa la preghiera finale di Papa Francesco:
“Oggi è Santa Rita, Patrona delle cose impossibili, ma questo sembra impossibile: chiediamo a lei questa grazia, questa grazia che tutti, tutti, tutte le persone facciano il bene e ci incontriamo in questo lavoro, che è un lavoro di creazione, assomiglia alla creazione del Padre. Un lavoro di famiglia, perché tutti siamo figli di Dio: tutti, tutti! E Dio ci vuole bene, a tutti! Che Santa Rita ci conceda questa grazia, che sembra quasi impossibile. Così sia”.

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2013-05-23 Radio Vaticana
I cristiani diffondano il sale della fede, della speranza e della carità: è questa l'esortazione di Papa Francesco nella Messa di stamani alla Casa Santa Marta. Il Papa ha sottolineato che l’originalità cristiana “non è una uniformità” e ha messo in guardia dal rischio di diventare insipidi, “cristiani da museo”. Alla Messa - concelebrata con i cardinali Angelo Sodano e Leonardo Sandri e con l’arcivescovo di La Paz, Edmundo Abastoflor Montero - hanno preso parte un gruppo di sacerdoti e collaboratori laici della Congregazione per le Chiese Orientali.
Il servizio di Alessandro Gisotti:



Che cos’è il sale nella vita di un cristiano, quale sale ci ha donato Gesù?
Nella sua omelia, Papa Francesco si è soffermato sul sapore che i cristiani sono chiamati a dare alla propria vita e a quella degli altri. Il sale che ci dà il Signore, ha osservato, è il sale della fede, della speranza e della carità. Ma, ha avvertito, dobbiamo stare attenti che questo sale, che ci è dato dalla certezza che Gesù è morto e risorto per salvarci, “non divenga insipido, che non perda la sua forza”. Questo sale, ha proseguito, “non è per conservarlo, perché se il sale si conserva in una bottiglietta non fa niente, non serve”:

“Il sale ha senso quando si dà per insaporire le cose. Anche penso che il sale conservato nella bottiglietta, con l’umidità, perde forza e non serve. Il sale che noi abbiamo ricevuto è per darlo, è per insaporire, è per offrirlo. Al contrario diventa insipido e non serve. Dobbiamo chiedere al Signore di non diventare cristiani col sale insipido, col sale chiuso nella bottiglietta. Ma il sale ha anche un’altra particolarità: quando il sale si usa bene, non si sente il gusto del sale, il sapore del sale… Non si sente! Si sente il sapore di ogni pasto: il sale aiuta che il sapore di quel pasto sia più buono, sia più conservato ma più buono, più saporito. Questa è la originalità cristiana!”

E ha aggiunto che “quando noi annunziamo la fede, con questo sale”, quelli che “ricevono l’annunzio, lo ricevono secondo la propria peculiarità, come per i pasti”. E così “ciascuno con la propria peculiarità riceve il sale e diventa più buono”:
“La originalità cristiana non è una uniformità! Prende ciascuno come è, con la sua personalità, con le sue caratteristiche, con la sua cultura e lo lascia con quello, perché è una ricchezza. Ma gli dà qualcosa di più: gli dà il sapore! Questa originalità cristiana è tanto bella, perché quando noi vogliamo fare una uniformità - tutti siano salati allo stesso modo - le cose saranno come quando la donna butta troppo sale e si sente soltanto il gusto del sale e non il gusto di quel pasto saporito con il sale. L’originalità cristiana è proprio questo: ciascuno è come è, con i doni che il Signore gli ha dato”.

Questo, ha proseguito il Papa, “è il sale che dobbiamo dare”. Un sale che “non è per conservarlo, è per darlo”. E questo, ha detto, “significa un po’ di trascendenza”: “uscire col messaggio, uscire con questa ricchezza che noi abbiamo del sale e darlo agli altri”. D’altro canto, ha sottolineato, ci sono due “uscite” affinché questo sale non si rovini. Primo: dare il sale “al servizio dei pasti, al servizio degli altri, al servizio delle persone”.
Secondo: la “trascendenza verso l’autore del sale, il creatore”. Il sale, ha ribadito, “non si conserva soltanto dandolo nella predicazione” ma “ha bisogno anche dell’altra trascendenza, della preghiera, della adorazione”:

“E così il sale si conserva, non perde il suo sapore. Con l’adorazione del Signore io trascendo da me stesso al Signore e con l’annunzio evangelico io vado fuori da me stesso per dare il messaggio. Ma se noi non facciamo questo - queste due cose, queste due trascendenze per dare il sale - il sale rimarrà nella bottiglietta e noi diventeremo cristiani da museo. Possiamo far vedere il sale: questo è il mio sale. Ma che bello che è! Questo è il sale che ho ricevuto nel Battesimo, questo è quello che ho ricevuto nella Cresima, questo è quello che ho ricevuto nella catechesi… Ma guardate: cristiani da museo! Un sale senza sapore, un sale che non fa niente!”.


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2013-05-25 Radio Vaticana
Quanti si avvicinano alla Chiesa trovino le porte aperte e non dei controllori della fede:

è quanto ha affermato il Papa stamani durante la Messa a Santa Marta. Ha concelebrato il cardinale Agostino Cacciavillan, presidente emerito dell'Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica.


Era presente un gruppo di sacerdoti. Il servizio di Sergio Centofanti:


Il Vangelo del giorno ci parla di Gesù che rimprovera i discepoli che vogliono allontanare i bambini che la gente porta al Signore perché li benedica. “Gesù li abbraccia, li baciava, li toccava, tutti. Ma si stancava tanto Gesù e i discepoli” volevano impedirlo. E Gesù s’indigna: “Gesù si arrabbiava, alcune volte”.
E dice: “Lasciate che vengano a me, non glielo impedite. A chi è come loro, infatti, appartiene il Regno di Dio”.
“La fede del Popolo di Dio – osserva il Papa - è una fede semplice, è una fede forse senza tanta teologia, ma con una teologia dentro che non sbaglia, perché c’è lo Spirito dietro”. Il Papa cita il Concilio Vaticano I e il Vaticano II, laddove si dice che “il popolo santo di Dio … non può sbagliarsi nel credere” (Lumen Gentium).

E per spiegare questa formulazione teologica aggiunge: “Se tu vuoi sapere chi è Maria vai dal teologo e ti spiegherà bene chi è Maria. Ma se tu vuoi sapere come si ama Maria vai dal Popolo di Dio che lo insegnerà meglio”. Il popolo di Dio – prosegue il Papa – “sempre si avvicina per chiedere qualcosa a Gesù: alcune volte è un po’ insistente in questo.
Ma è l’insistenza di chi che crede”:

“Ricordo una volta, uscendo nella città di Salta, la Festa patronale, c’era una signora umile che chiedeva a un prete la benedizione. Il sacerdote le diceva: ‘Bene, ma signora lei è stata alla Messa!’ e le ha spiegato tutta la teologia della benedizione nella Messa. Lo ha fatto bene ... ‘Ah, grazie padre; sì padre’, diceva la signora. Quando il prete se ne è andato, la signora si rivolge ad un altro prete: ‘Mi dia la benedizione!’. E tutte queste parole non sono entrate, perché lei aveva un’altra necessità: la necessità di essere toccata dal Signore. Quella è la fede che troviamo sempre e questa fede la suscita lo Spirito Santo. Noi dobbiamo facilitarla, farla crescere, aiutarla a crescere”.

Il Papa cita poi l’episodio del cieco di Gerico, rimproverato dai discepoli perché gridava verso il Signore: “Gesù, Figlio di Davide, abbi pietà di me!”:
“Il Vangelo dice che volevano che non gridasse, volevano che non gridasse e lui gridava di più, perché? Perché aveva fede in Gesù! Lo Spirito Santo aveva messo la fede nel suo cuore. E loro dicevano: ‘No, non si può! Al Signore non si grida. Il protocollo non lo permette. E’ la seconda Persona della Trinità! Guarda cosa fai…’ come se dicessero quello, no?”.
E pensa all’atteggiamento di tanti cristiani:
“Pensiamo ai cristiani buoni, con buona volontà; pensiamo al segretario della parrocchia, una segretaria della parrocchia… ‘Buonasera, buongiorno, noi due – fidanzato e fidanzata – vogliamo sposarci’. E invece di dire: ‘Ma che bello!’. Dicono: ‘Ah, benissimo, accomodatevi. Se voi volete la Messa, costa tanto…’. Questi, invece di ricevere una accoglienza buona – ‘E’ cosa buona sposarsi!’ – ricevono questo: ‘Avete il certificato di Battesimo, tutto a posto…’. E trovano una porta chiusa. Quando questo cristiano e questa cristiana ha la possibilità di aprire una porta, ringraziando Dio per questo fatto di un nuovo matrimonio… Siamo tante volte controllori della fede, invece di diventare facilitatori della fede della gente”.

E’ una tentazione che c’è da sempre – spiega il Papa – che è quella “di impadronirci, di appropriarci un po’ del Signore”.
E racconta un altro episodio:

“Pensate a una ragazza madre, che va in chiesa, in parrocchia e al segretario: ‘Voglio battezzare il bambino’. E poi questo cristiano, questa cristiana le dice: ‘No, tu non puoi perché non sei sposata!’. Ma guardi, che questa ragazza che ha avuto il coraggio di portare avanti la sua gravidanza e non rinviare suo figlio al mittente, cosa trova? Una porta chiusa! Questo non è un buon zelo! Allontana dal Signore! Non apre le porte! E così quando noi siamo su questa strada, in questo atteggiamento, noi non facciamo bene alle persone, alla gente, al Popolo di Dio. Ma Gesù ha istituito sette Sacramenti e noi con questo atteggiamento istituiamo l’ottavo: il sacramento della dogana pastorale!”.
“Gesù si indigna quando vede queste cose” – sottolinea il Papa - perché chi soffre è “il suo popolo fedele, la gente che Lui ama tanto”:
“Pensiamo oggi a Gesù, che sempre vuole che tutti ci avviciniamo a Lui; pensiamo al Santo Popolo di Dio, un popolo semplice, che vuole avvicinarsi a Gesù; e pensiamo a tanti cristiani di buona volontà che sbagliano e che invece di aprire una porta la chiudono … E chiediamo al Signore che tutti quelli che si avvicinano alla Chiesa trovino le porte aperte, trovino le porte aperte, aperte per incontrare questo amore di Gesù. Chiediamo questa grazia”.

[SM=g1740733]  una breve riflessione:

Concordo con Gemma che sul blogRaffaella commenta l'ultimo esempio sul Battesimo con queste riflessioni:
Ma non facciamo passare la chiesa per peggio di quello che e' per favore. Sono stata per un po' figlia di ragazza madre e nessuno mi ha negato nulla. Ed e' accaduto tanti anni fa ...

.... anch'io che sono nata nel 1963 e figlia di ragazza madre.... sono stata battezzata dopo una settimana dalla nascita, ancora con il rito antico, la riforma liturgica non era stata portata a termine e il Catechismo era quello di san Pio X.... e non ho mai avuto problemi per l'inserimento nella Chiesa

Non comprendo oggi queste "dogane pastorali".... faccio la catechista da 24 anni e non ho mai sentito che il Battesimo non si da a chi, chiedendolo, non appartiene ad una famiglia regolare....
Il Battesimo è un Sacramento che può essere perfino dato, in caso di urgenza e di necessità, sia da un laico che pure da un non cattolico, purchè sia dato con l'acqua e la formula Trinitaria completa con le intenzioni della Chiesa....
Diverso è parlare degli altri Sacramenti quali la Confessione, l'Eucaristia la Cresima e pure il matrimonio il quale infatti, per essere fatto occorre avere tutti gli altri Sacramenti.... e quindi una preparazione più accurata...
Diverso poi a chi chiede il Battesimo da adulti, è ovvio che occorre una preparazione, ma se dei genitori o uno dei due anche NON cattolici, chiedessero il battesimo al proprio figlio, la Chiesa LO HA SEMPRE DATO...
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[Modificato da Caterina63 25/05/2013 19:39]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)