00 15/04/2013 14:28
Descrizione del peccato originale sullo sfondo della concupiscenza carnale.

29. 57. Il bene dunque del matrimonio non è il fervore della concupiscenza, ma un certo modo lecito e onesto di fare uso di quel fervore, ordinato a propagare la prole, non ad appagare la libidine. Propria delle nozze è quella volontà e non questa voluttà. Il male dunque del peccato con il quale nasce ogni uomo è precisamente il fatto che il fervore della concupiscenza si muove disobbedientemente nelle membra del corpo di questa morte e tenta di trascinare tutto l'animo dopo d'averlo a sé assoggettato, e non insorge quando la ragione vuole né si calma quando la ragione vuole. Quando però si contiene l'ardore della concupiscenza perché non ceda ad illecite depravazioni ma si avvii a propagare ordinatamente le sole supplenze del genere umano allora si ha il bene del matrimonio, in virtù del quale l'uomo nasce nell'ordine della società. Ma nessuno rinasce nel corpo del Cristo, se prima non nasce nel corpo del peccato. Come poi è male usare male di un bene, cosi è bene usare bene di un male. Queste due cose dunque, il bene e il male, più le altre due, il loro uso buono o cattivo, se si sommano insieme, fanno quattro cose differenti. Usa bene del bene chi consacra la continenza a Dio, usa male del bene chi consacra la continenza a un idolo, usa male del male chi lascia andare la concupiscenza all'adulterio, usa bene di un male chi restringe la concupiscenza al matrimonio. Come dunque usare bene del bene è meglio che usare bene del male, pur essendo buona l'una e l'altra cosa, cosi colui che dà in sposa la propria figlia fa bene e chi non la dà in sposa fa meglio 184. Di tale questione ho trattato molto più abbondantemente e molto più esaurientemente in due libri, Dignità del Matrimonio e La Santa Verginità, secondo l'esiguità delle mie forze e l'aiuto del Signore. Per il bene dunque delle nozze non difendano il male della concupiscenza coloro che esaltano la carne e il sangue del prevaricatore contro la carne e il sangue del Redentore, e la superbia dell'errore non involi con sé i bambini sulla cui piccola età il Signore ha proposto a noi un esempio d'umiltà. Il solo a nascere senza peccato è stato colui che la Vergine concepi senza l'amplesso maritale: non per concupiscenza della carne, ma per obbedienza della mente. La sola che poté partorire la Medicina per la nostra ferita è stata colei che diede alla luce il Capo di una discendenza santa senza l'intervento della ferita del peccato.

L'interpretazione pelagiana di Io 3, 5.

30. 58. Esaminiamo adesso con più diligenza, secondo l'aiuto del Signore, anche lo stesso capitolo del Vangelo dove egli dichiara: Se uno non rinascerà dall'acqua e dallo Spirito, non entrerà nel regno di Dio 185. Se non ci fosse questa dichiarazione a distogliere costoro, essi penserebbero senz'altro che i bambini non sono nemmeno da battezzare. Dicono: "Ma poiché non affermò: Se uno non rinascerà dall'acqua e dallo Spirito, non avrà la salvezza e la vita eterna, e invece affermò soltanto: Non entrerà nel regno di Dio, per questo i bambini devono essere battezzati perché siano con il Cristo anche nel regno di Dio, dove non saranno se non sono stati battezzati. Però, anche se muoiono senza battesimo, avranno la salvezza e la vita eterna, non essendo implicati in nessun vincolo di peccato". Nel dire questo prima di tutto costoro non spiegano mai per quale giustizia l'immagine di Dio che non ha nessun peccato venga esclusa dal regno di Dio. Vediamo poi se il Signore Gesù, il solo ed unico Maestro buono 186, in questa stessa lettura evangelica non abbia inteso e mostrato che solo la remissione dei peccati consente ai battezzati di giungere al regno di Dio; per quanto dovrebbero bastare a buoni intenditori queste parole: Se uno non sarà nato di nuovo, non può vedere il regno di Dio, e le altre: Se uno non rinascerà dall'acqua e dallo Spirito, non può entrare nel regno di Dio. Per quale ragione infatti deve nascere di nuovo se non per essere rinnovato? Da che cosa dev'essere rinnovato se non dal vecchiume? Da quale vecchiume se non da quello del nostro uomo vecchio che è stato crocifisso con il Cristo, perché fosse distrutto il corpo del peccato 187? O per quale altra ragione l'immagine di Dio non entra nel regno di Dio se non perché le sbarra l'ingresso la barriera del peccato? Ma, come ci siamo proposti, vediamo attentamente e diligentemente, per quanto ci è possibile, tutto il contesto stesso della lettura evangelica che interessa all'attuale argomento.

Il dialogo tra Gesù e Nicodemo.

30. 59. Dice l'Evangelista: C'era tra i farisei un uomo chiamato Nicodemo, un capo dei Giudei. Egli andò da Gesù di notte e gli disse: - Rabbi, sappiamo che tu sei un maestro venuto da Dio; nessuno infatti può fare i segni che tu fai, se Dio non è con lui -. Gli rispose Gesù: - In verità. in verità ti dico, se uno non nascerà di nuovo, non può vedere il regno di Dio -. Nicodemo gli dice: - Come può un uomo nascere quando è vecchio? Può forse entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e nascere? -. Gli rispose Gesù: - In verità in verità ti dico, se uno non rinascerà da acqua e da Spirito, non può entrare nel regno di Dio. Quello che è nato dalla carne è carne e quello che è nato dallo Spirito è Spirito. Non ti meravigliare, se t'ho detto: Dovete nascere di nuovo. Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai di dove viene e dove va: cosi è di chiunque è nato dallo Spirito -. Replicò Nicodemo: - Come può accadere questo? -. Gli rispose Gesù: - Tu sei maestro in Israele e non sai queste cose? In verità, in verità ti dico, noi parliamo di quello che sappiamo e testimoniamo quello che vediamo, ma voi non accogliete la nostra testimonianza. Se vi ho parlato di cose della terra e non credete, come crederete se vi parlerò di cose del cielo? Eppure nessuno è mai salito al cielo, fuorché il Figlio dell'uomo che è disceso dal cielo e che è in cielo. E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, cosi bisogna che sia innalzato il Figlio dell'uomo, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna. Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna. Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato, ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell'unigenito Figlio di Dio. E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno preferito le tenebre alla luce, perché le loro opere erano malvage. Chiunque infatti fa il male, odia la luce e non viene alla luce, perché non siano svelate le sue opere. Ma chi opera la verità viene alla luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio 188 -. Fin qui è attinente al problema di cui trattiamo tutto quel colloquio per disteso; dopo, il narratore passa ad altro argomento.

Commento a Io 3: come si compie la rigenerazione spirituale dell'uomo.

31. 60. Poiché dunque Nicodemo non capiva le cose che udiva, chiese al Signore come fossero possibili. Vediamo che cosa risponde il Signore. Se infatti si degnerà di rispondere alla domanda: "Come può accadere questo?", dirà in che modo possono diventare rigenerazione spirituale gli uomini che vengono dalla generazione carnale. Pertanto, dopo aver per un poco bersagliato l'ignoranza di lui che si preferiva agli altri per la sua condizione di maestro e dopo aver ripreso la incredulità di tutti i suoi colleghi, in quanto non accettavano la testimonianza della Verità, aggiunge pure d'aver parlato di cose terrene con essi senza che gli avessero creduto e si domandava o meravigliava come avrebbero creduto alle cose celesti. Tuttavia continua e alla domanda come fossero possibili tali cose risponde con un'affermazione che sarà creduta da altri, se essi non ci credono: Nessuno è mai salito al cielo, fuorché il Figlio dell'uomo che è disceso dal cielo e che è in cielo. "La generazione spirituale", dice, "avverrà in tal modo che gli uomini saranno cambiati da terreni in celesti, e non potranno conseguire ciò se non diventando mie membra, affinché ascenda lo stesso che discende, perché nessun altro ascende all'infuori di colui che discende". Cristo non fa differenza tra il suo corpo, cioè la sua Chiesa, e se stesso, perché riguardo a Cristo e alla sua Chiesa si dice con più verità: E i due saranno una sola carne 189, che Gesù stesso ripete: Non sono più due, ma una sola carne 190. Se dunque non convergono nell'unità del Cristo tutti coloro che vogliono essere cambiati ed elevati, cosicché il Cristo che ascende sia lo stesso che discende, non potranno ascendere in nessun modo, perché nessuno è mai salito al cielo, fuorché il Figlio dell'uomo che è disceso dal cielo e che è in cielo. Per quanto si sia fatto in terra Figlio dell'uomo, tuttavia non ritenne disdicevole dare il nome di Figlio dell'uomo alla sua divinità, con la quale, pur rimanendo in cielo, discese sulla terra, come onorò la propria carne con il nome di Figlio di Dio, affinché non si prendessero quasi per due Cristi la divinità e la carne, uno Dio e l'altro uomo, ma un solo e medesimo Dio e uomo: Dio, perché in principio era il Verbo e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio; uomo, perché il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi 191. Per la distanza tra la divinità e la debilità umana il Figlio di Dio rimaneva in cielo e il Figlio dell'uomo camminava sulla terra, ma per l'unità di persona per cui l'una e l'altra sostanza sono un solo Cristo è vero sia che il Figlio di Dio camminava sulla terra, sia che il Figlio dell'uomo rimaneva anche lui in cielo. Dalla fede dunque che si ha in verità più incredibili si arriva ad avere fede in verità più credibili. Crediamo infatti che la natura divina, tanto più distante e incomparabilmente più sublime nella sua diversità, poté prendere per noi in tal modo la natura umana da farne una sola persona, e cosi il Figlio dell'uomo che era in terra per la debilità della carne, era lui stesso in cielo per l'unione della divinità con la carne. Quanto non è più credibile allora il fatto che altri uomini, santi e fedeli al Cristo, fanno con l'uomo Cristo un solo Cristo, e cosi, ascendendo tutti in forza di questa grazia e della comunione con lui, ascende in cielo lo stesso unico Cristo che discende dal cielo? In questo senso anche l'Apostolo dice: Come in un medesimo corpo abbiamo molte membra e tutte le membra del corpo, benché molte, sono un solo corpo, cosi anche il Cristo 192. Non ha detto: "Cosi anche del Cristo", cioè il corpo o le membra del Cristo, ma ha detto: Cosi anche il Cristo chiamando il capo e il corpo un unico Cristo.

Commento a Io 3: tutti gli uomini, compresi i bambini, sono stati avvelenati dal morso del serpente.

32. 61. Grande e meravigliosa questa degnazione! E poiché essa non si può avere senza la remissione dei peccati, continua e dice: Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, cosi bisogna che sia innalzato il Figlio dell'uomo, perché chiunque crede in lui, non muoia, ma abbia la vita eterna. Sappiamo ciò che avvenne in quel tempo nel deserto. Molti morivano dai morsi dei serpenti. Allora il popolo, riconoscendo i suoi peccati, pregò il Signore per mezzo di Mosè che allontanasse da loro quei serpenti velenosi. Per comando del Signore Mosè innalzò nel deserto un serpente di bronzo e avvisò il popolo che chiunque fosse morso da un serpente guardasse al serpente innalzato. Coloro che facevano cosi guarivano sull'istante 193. Che significa il serpente innalzato se non la morte del Cristo, secondo quel modo d'esprimersi figurato che indica l'effetto mediante la causa? La morte è venuta appunto dal serpente che convinse l'uomo al peccato e per esso gli fece meritare di morire. Il Signore però non trasferì nella propria carne il peccato, che è come il veleno del serpente, ma vi trasferi invece la morte, perché nella carne somigliante a quella del peccato ci fosse la pena senza la colpa e cosi fosse distrutta nella carne del peccato sia la colpa, sia la pena. Come dunque allora chi guardava al serpente innalzato, e guariva dal veleno e si liberava dalla morte, cosi adesso chi si unisce al Cristo con una morte simile alla sua 194 per mezzo della sua fede e del suo battesimo, si libera e dal peccato con la giustificazione e dalla morte con la risurrezione. Questo è infatti il senso delle parole: Perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna. Che bisogno ha dunque il bambino di conformarsi con il battesimo alla morte del Cristo, se non è stato minimamente avvelenato dal morso del serpente?


Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)