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2013-07-25 Radio Vaticana

Per un giorno, la cappella grande del Centro di spiritualità e incontri di Sumaré ha sostituito l’ormai celebre cappella di Casa Santa Marta. Alle 7.30, ora di Rio, il Papa ha celebrato la Messa davanti a 300 persone. Invitati tutti i seminaristi di Rio de Janeiro dei Seminari Maggiore, Propedeutico e Redemptoris Mater, accompagnati dai loro formatori. All’omelia, il Papa è tornato sul contrasto tra l’umiltà richiesta all’uomo di fede e la debolezza che talvolta spinge a ricercare, anche nella Chiesa, carriera e prestigio. Il servizio di Alessandro De Carolis:

La tentazione di barare con se stessi si annida anche in tanti cristiani. La tentazione è quella di credersi migliori di ciò che si è, anche davanti a Dio, anche se una certa scelta di vita imporrebbe uno stile di umiltà. Nello sviluppare la sua meditazione, Papa Francesco collega le due letture della Messa, che celebra la solennità dell’Apostolo Giacomo. La prima è il brano della lettera nella quale Paolo scrive ai cristiani di Corinto affermando: “Abbiamo un tesoro in vasi di creta”. Il tesoro, spiega Papa Francesco, “è la rivelazione di Dio in Gesù Cristo” che Paolo cerca di spiegare sottolineando la “tensione” che esiste “tra la grandezza del regalo” e la “bassezza di chi lo riceve”.

Ovvero, la natura umana, fragile vaso di creta in cui Dio ha riversato un indicibile “Mistero”:

“E per tutti noi, consacrati, religiosi, sacerdoti, vescovi, questo è un denominatore comune: abbiamo ricevuto un regalo e tutti siamo vasi di creta. Il problema è come portare avanti questa tensione: sempre perde l’equilibrio. Lungo la storia della Chiesa appaiono uomini e donne che ricevono il dono, sanno che sono di creta, ma nell’arco della vita si entusiasmano in modo tale che si dimenticano di essere di creta o si dimenticano che il dono è un dono grande. Allora questa tensione perde l’equilibrio che ci fa tanto bene”.


Paolo, osserva Papa Francesco, è schietto nel definirsi un vaso di creta rispetto al dono ricevuto. Ma noi, domanda il Papa, “ci ricordiamo che siamo di creta?”. “La tentazione – prosegue – sta nel truccare il vaso di creta: dipingerlo, abbellirlo” e così “cominciamo ad ingannare noi stessi e a credere” di essere di “una categoria superiore”.
È un po’ ciò che accade a Giacomo e Giovanni nell’episodio citato dal Vangelo di oggi, nel quale la madre dei due Apostoli chiede per loro che siedano alla destra e alla sinistra di Gesù, nel suo Regno. “Sono entrati – commenta Papa Francesco – in quel gioco mondano di dimenticare che siamo di creta e di voler avere un certo prestigio, una certa autorità nel gruppo dei dodici”:

“La Chiesa ha sofferto molto e soffre molto ogni volta che uno dei chiamati a ricevere il tesoro in vaso di creta accumula tesoro, si dedica a cambiare la natura della creta e crede di essere migliore, di non essere più di creta. Siamo di creta fino alla fine, da questo non ci salva nessuno. Ci salva Gesù a modo suo, ma non alla maniera umana del prestigio, delle apparenze, di avere dei posti rilevanti. Qui nasce il carrierismo nella Chiesa che fa tanto male. I capi delle nazioni, dice Gesù, dominano i loro popoli, li sottomettono, li comandano. Tra voi non deve essere così: voi siete servitori. Voi siete per servire. Vaso di creta e grandezza di Gesù”.

La prova per capire se si sta truccando il vaso o meno è semplice, indica con molta chiarezza Papa Francesco. È il modo in cui ci si confessa davanti al sacerdote. “Ci sono – dice – molte maniere di confessarsi. Ti confessi intellettualizzando le tue cose in generale? Ti confessi cambiando il confessore, quando c’è qualche peccato di cui ti potresti vergognare? Lì hai già dimenticato che sei di creta. O ti confessi bene?”:
“Come sapere, dunque, che continuo ad essere di creta? Chiediti come ti confessi e lì saprai se hai coscienza che sei di creta o che hai cominciato a dipingere il vaso, perché appaia diversamente. E come so che il grande dono è Gesù? Perché faccio apostolato, perché lo servo? Sì, tutto questo, ma è ingannevole. Adori, sai adorare Gesù o gli chiedi cose? Lo ringrazi, lo lodi, ma arrivi all’adorazione di Gesù? La preghiera di adorazione è la pietra di paragone per sapere che ancora crediamo che Gesù è il grande regalo”.

“Chiedo alla Vergine – è la preghiera finale di Papa Francesco – che custodisca in tutti noi ambedue le cose”. Non chiedendo “che trasformi la creta in metallo”: che “sia creta fino alla fine”, ma “che noi sappiamo che è creta” e, insieme, “la grazia di adorare Gesù”.



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VIAGGIO APOSTOLICO A RIO DE JANEIRO
IN OCCASIONE DELLA XXVIII GIORNATA MONDIALE
DELLA GIOVENTÙ

SANTA MESSA NELLA BASILICA DEL SANTUARIO DI
NOSTRA SIGNORA DI APARECIDA

OMELIA DEL SANTO PADRE FRANCESCO

Mercoledì, 24 luglio 2013









 

Signor Cardinale,
Venerati fratelli nell’Episcopato e nel Sacerdozio,
Cari fratelli e sorelle!

Quanta gioia mi dà venire alla casa della Madre di ogni brasiliano, il Santuario di Nostra Signora di Aparecida! Il giorno dopo la mia elezione a Vescovo di Roma ho visitato la Basilica di Santa Maria Maggiore a Roma, per affidare alla Madonna il mio ministero. Oggi ho voluto venire qui per chiedere a Maria nostra Madre il buon esito della Giornata Mondiale della Gioventù e mettere ai suoi piedi la vita del popolo latinoamericano.

Vorrei dirvi anzitutto una cosa. In questo santuario, dove sei anni fa si è tenuta la V Conferenza Generale dell'Episcopato dell'America Latina e dei Caraibi, è avvenuto un fatto bellissimo di cui ho potuto rendermi conto di persona: vedere come i Vescovi – che hanno lavorato sul tema dell’incontro con Cristo, il discepolato e la missione – si sentivano incoraggiati, accompagnati e, in un certo senso, ispirati dalle migliaia di pellegrini che venivano ogni giorno ad affidare la loro vita alla Madonna: quella Conferenza è stata un grande momento di Chiesa. E, in effetti, si può dire che il Documento di Aparecida sia nato proprio da questo intreccio fra i lavori dei Pastori e la fede semplice dei pellegrini, sotto la protezione materna di Maria. La Chiesa, quando cerca Cristo bussa sempre alla casa della Madre e chiede: “Mostraci Gesù”. E’ da Lei che si impara il vero discepolato. Ed ecco perché la Chiesa va in missione sempre sulla scia di Maria.

Oggi, guardando alla Giornata Mondiale della Gioventù che mi ha portato in Brasile, anche io vengo a bussare alla porta della casa di Maria – che ha amato ed educato Gesù – affinché aiuti tutti noi, i Pastori del Popolo di Dio, i genitori e gli educatori, a trasmettere ai nostri giovani i valori che li rendano artefici di una Nazione e di un mondo più giusti, solidali e fraterni. Per questo, vorrei richiamare tre semplici atteggiamenti, tre semplici atteggiamenti: mantenere la speranza, lasciarsi sorprendere da Dio, e vivere nella gioia.

1. Mantenere la speranza. La seconda lettura della Messa presenta una scena drammatica: una donna – figura di Maria e della Chiesa – viene perseguitata da un Drago - il diavolo - che vuole divorarne il figlio. Ma la scena non è di morte, ma di vita, perché Dio interviene e mette in salvo il bambino (cfr Ap 12,13a.15-16a). Quante difficoltà ci sono nella vita di ognuno, nella nostra gente, nelle nostre comunità, ma per quanto grandi possano apparire, Dio non lascia mai che ne siamo sommersi. Davanti allo scoraggiamento che potrebbe esserci nella vita, in chi lavora all’evangelizzazione oppure in chi si sforza di vivere la fede come padre e madre di famiglia, vorrei dire con forza: abbiate sempre nel cuore questa certezza: Dio cammina accanto a voi, in nessun momento vi abbandona! Non perdiamo mai la speranza! Non spegniamola mai nel nostro cuore! Il “drago”, il male, c’è nella nostra storia, ma non è lui il più forte. Il più forte è Dio, e Dio è la nostra speranza!
È vero che oggi un po’ tutti, e anche i nostri giovani sentono il fascino di tanti idoli che si mettono al posto di Dio e sembrano dare speranza: il denaro, il successo, il potere, il piacere. Spesso un senso di solitudine e di vuoto si fa strada nel cuore di molti e conduce alla ricerca di compensazioni, di questi idoli passeggeri. Cari fratelli e sorelle, siamo luci di speranza! Abbiamo uno sguardo positivo sulla realtà. Incoraggiamo la generosità che caratterizza i giovani, accompagniamoli nel diventare protagonisti della costruzione di un mondo migliore: sono un motore potente per la Chiesa e per la società. Non hanno bisogno solo di cose, hanno bisogno soprattutto che siano loro proposti quei valori immateriali che sono il cuore spirituale di un popolo, la memoria di un popolo. In questo Santuario, che fa parte della memoria del Brasile, li possiamo quasi leggere: spiritualità, generosità, solidarietà, perseveranza, fraternità, gioia; sono valori che trovano la loro radice più profonda nella fede cristiana.

2. Il secondo atteggiamento: lasciarsi sorprendere da Dio. Chi è uomo, donna di speranza - la grande speranza che ci dà la fede - sa che, anche in mezzo alle difficoltà, Dio agisce e ci sorprende. La storia di questo Santuario ne è un esempio: tre pescatori, dopo una giornata a vuoto, senza riuscire a prendere pesci, nelle acque del Rio Parnaíba, trovano qualcosa di inaspettato: un'immagine di Nostra Signora della Concezione. Chi avrebbe mai immaginato che il luogo di una pesca infruttuosa sarebbe diventato il luogo in cui tutti i brasiliani possono sentirsi figli di una stessa Madre? Dio sempre stupisce, come il vino nuovo nel Vangelo che abbiamo ascoltato. Dio riserva sempre il meglio per noi. Ma chiede che noi ci lasciamo sorprendere dal suo amore, che accogliamo le sue sorprese. Fidiamoci di Dio! Lontano da Lui il vino della gioia, il vino della speranza, si esaurisce. Se ci avviciniamo a Lui, se rimaniamo con Lui, ciò che sembra acqua fredda, ciò che è difficoltà, ciò che è peccato, si trasforma in vino nuovo di amicizia con Lui.

3. Il terzo atteggiamento: vivere nella gioia. Cari amici, se camminiamo nella speranza, lasciandoci sorprendere dal vino nuovo che Gesù ci offre, nel nostro cuore c’è gioia e non possiamo che essere testimoni di questa gioia. Il cristiano è gioioso, non è mai triste. Dio ci accompagna. Abbiamo una Madre che sempre intercede per la vita dei suoi figli, per noi, come la regina Ester nella prima lettura (cfr Est 5, 3). Gesù ci ha mostrato che il volto di Dio è quello di un Padre che ci ama. Il peccato e la morte sono stati sconfitti. Il cristiano non può essere pessimista! Non ha la faccia di chi sembra trovarsi in un lutto perpetuo. Se siamo davvero innamorati di Cristo e sentiamo quanto ci ama, il nostro cuore si “infiammerà” di una gioia tale che contagerà quanti vivono vicini a noi. Come diceva Benedetto XVI, qui, in questo Santuario: “Il discepolo è consapevole che senza Cristo non c'è luce, non c'è speranza, non c'è amore, non c'è futuro” (Discorso inaugurale della Conferenza di Aparecida [13 maggio 2007]: Insegnamenti III/1 [2007], p. 861).

Cari amici, siamo venuti a bussare alla porta della casa di Maria. Lei ci ha aperto, ci ha fatto entrare e ci mostra suo Figlio. Ora Lei ci chiede: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela» (Gv 2, 5). Sì, Madre, noi ci impegniamo a fare quello che Gesù ci dirà! E lo faremo con speranza, fiduciosi nelle sorprese di Dio e pieni di gioia. Così sia.







PAROLE A BRACCIO DEL SANTO PADRE FRANCESCO
DAL BALCONE DELLA BASILICA DEL SANTUARIO
DI NOSTRA SIGNORA DI APARECIDA, DOPO LA SANTA MESSA

Mercoledì, 24 luglio 2013

Video

 

[Irmãos e Irmãs… Irmãos e Irmãs, eu não falo brasileiro.] Fratelli e sorelle… fratelli e sorelle, io non parlo ‘brasiliano’. Perdonatemi parlerò in spagnolo. Perdonatemi. Tante grazie. Grazie per essere qui. Molte grazie di cuore, con tutto il mio cuore chiedo alla Vergine, Nostra Signora Aparecida, che vi benedica, che benedica le vostre famiglie, che benedica i vostri figli, che benedica i vostri padri, che benedica tutta la Patria.

Vediamo, adesso mi renderò conto se voi mi capite. Vi faccio una domanda:  una madre si dimentica dei suoi figli?

[No…].

Lei non si dimentica di noi, Lei ci ama e si prende cura di noi. Adesso Le chiederemo la Benedizione. La Benedizione di Dio Onnipotente, Padre, Figlio e Spirito Santo discenda su di voi, e con voi rimanga sempre.

Vi chiedo un favore, un piccolo favore [um jeitinho], pregate per me, pregate per me, ne ho bisogno. Che Dio vi benedica. Che Nostra Signora di Aparecida vi protegga. E arrivederci nel 2017, quando ritornerò…



[SM=g1740733]


[Modificato da Caterina63 27/07/2013 22:17]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)