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[SM=g1740758]  Il ruolo della Chiesa nella salvezza

La commissione presenta una concezione piuttosto vaga di Chiesa che sembra stare alla base di tutte le difficoltà segnalate.
Certo, non si può che rallegrarsi del fatto che, per descriverla, vengano riprese esplicitamente le nozioni di « segno » (n. 26), di « strumento » e di « sacramento » (n. 29), che proprio il Concilio Vaticano II ha proposto (LG 1, 9, 48). Attraverso l’espressione « stewardship » (« intendenza ») (n. 27) viene anche sottolineata la sua dimensione strutturale. La Chiesa infatti non è solo una comunione spirituale, ma è anche costitutivamente un « organismo visibile », una « società costituita di organi gerarchici » attraverso la quale Cristo « diffonde su tutti la verità e la grazia » (LG 8).

Questo aspetto, che la commissione dovrà ancora approfondire — con riferimento particolare alle osservazioni della Congregazione per la Dottrina della Fede sul « Rapporto finale » dell’ARCIC I — (2), non prende tuttavia il suo significato autentico se non perché la Chiesa è anche e prima di tutto un mistero di fede: « ecclesiae sanctae mysterium » (LG 5). Questo punto è veramente decisivo e solo esso permette di uscire dai vicoli ciechi di un’ecclesiologia anzitutto funzionale, lasciata alla disposizione degli uomini.

Solo questo punto permette inoltre di capire veramente il fondamento del rapporto intrinseco della Chiesa con la salvezza. Tale rapporto non è assente dal documento, specialmente quando si menziona lo Spirito Santo (n. 28) o si valorizza l’eucaristia (n. 27). Anche qui, tuttavia, sarebbero necessarie alcune chiarificazioni.

Per esempio, dell’eucaristia si dice che essa « celebra » l’« opera di espiazione di Cristo compiuta una volta per tutte, realizzata e sperimentata nella vita della Chiesa » (n. 27). L’espressione significa davvero un riconoscimento del « valore propiziatorio » del sacrificio eucaristico? (3) E il termine « realizza » implica quindi un’autentica attualizzazione di questo sacrificio attraverso la mediazione di un ministero ordinato (4), che, come tale, differisce essenzialmente dal sacerdozio comune dei fedeli (cf. LG 10)? [SM=g1740733]

Si misurerà facilmente la portata di queste domande, poiché, nel caso che non si accetti pienamente tale dottrina, il ruolo della Chiesa nella promozione della salvezza rischia di esaurirsi nella testimonianza di una verità che essa è incapace di rendere efficacemente presente, ma che si espone a essere ridotta a un’« esperienza » soggettiva, che non porta in se stessa la garanzia della sua forza redentiva. [SM=g1740721]

Quanto al contenuto dottrinale, la Congregazione rileva infine un certo equivoco sulla natura dell’« ecclesia mater », connesso con l’accentuazione dell’idea, in se stessa non errata, della Chiesa « continuamente bisognosa di penitenza » (n. 29), « di rinnovamento e di purificazione » (n. 30).

È vero che il Concilio, pur insistendo sulla natura specifica della Chiesa, ha voluto correggere quello che si è potuto chiamare un certo « monofisismo » ecclesiale, mettendo discretamente in guardia contro un’eccessiva assimilazione della Chiesa a Cristo. Essa è la sposa immacolata che l’Agnello senza macchia ha purificata (LG 6), ma è anche costituita da uomini, e a questo titolo « è chiamata da Cristo a questa continua riforma di cui, in quanto istituzione umana e terrena, ha sempre bisogno » (UR 6).

Tale aspetto, del tutto umano, della Chiesa è reale, ma non deve essere isolato. [SM=g1740722]

Nella sua più intima essenza, la Chiesa è « santa e immacolata » (Ef 5,27), e proprio per questa ragione essa è realmente il « sacramento universale della salvezza » (LG 48; cf. 52), e i suoi membri sono « santi » (1Cor 1,2; 2Cor 1,1).
In quanto peregrinante, il fatto che essa « comprenda nel suo seno peccatori » (LG 8) e sia quindi « imperfetta » (LG 48), non le impedisce di essere « già sulla terra adornata di vera santità » (LG 48) e « necessaria alla salvezza » (LG 14).
Difatti essa svolge la sua missione salvifica non solo « attraverso la proclamazione del vangelo di salvezza mediante la sua parola e i suoi gesti » (n. 31), ma, in quanto mistero che permane nella storia umana, anche mediante la comunicazione agli uomini della vita divina e la diffusione della luce che questa vita divina irradia nel mondo intero (cf. GS 40).




[SM=g1740771]  continua...........




Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)