00 17/06/2013 14:27
PAOLO VESCOVO
SERVO DEI SERVI DI DIO
UNITAMENTE AI PADRI DEL SACRO CONCILIO
A PERPETUA MEMORIA

DECRETO SULLA FORMAZIONE SACERDOTALE
OPTATAM TOTIUS

 

PROEMIO

Il Concilio ecumenico, ben consapevole che l'auspicato rinnovamento di tutta la Chiesa dipende in gran parte dal ministero sacerdotale animato dallo spirito di Cristo (1), afferma solennemente l'importanza somma della formazione sacerdotale e ne delinea alcuni principi fondamentali, diretti a riaffermare le leggi già collaudate dalla esperienza dei secoli e ad inserirvi elementi nuovi, rispondenti ai decreti e alle costituzioni conciliari, nonché alle mutate condizioni dei tempi. Questa formazione sacerdotale, data l'intrinseca unità del sacerdozio cattolico, è necessaria a tutti i sacerdoti del clero secolare e regolare e di ogni rito; perciò le seguenti norme, che riguardano la formazione del clero diocesano, sono valide, tenuto conto degli adattamenti necessari, per tutti i candidati al sacerdozio.

I. Regolamento di formazione sacerdotale da farsi in ogni nazione

1. In tanta diversità di popoli e di regioni non è possibile sancire leggi se non di carattere generale. Si elabori perciò in ogni nazione e in ogni rito un particolare « Regolamento di formazione sacerdotale » che dovrà essere compilato dalle conferenze episcopali (2) riveduto periodicamente ed approvato dalla Sede apostolica. Con tale regolamento le leggi generali vengano adattate alle particolari circostanze di tempo e di luogo, in modo che la formazione sacerdotale risulti sempre conforme alle necessità pastorali delle regioni in cui dovrà svolgersi il ministero.

II. Necessità di favorire più vigorosamente le vocazioni sacerdotali

2. Il dovere di promuovere le vocazioni sacerdotali (3) spetta a tutta la comunità cristiana, che è tenuta ad assolvere questo compito anzitutto con una vita perfettamente cristiana. A tale riguardo il massimo contributo viene offerto tanto dalle famiglie, le quali, se animate da spirito di fede, di carità e di pietà, costituiscono come il primo seminario, quanto dalle parrocchie, della cui vita fiorente entrano a far parte gli stessi adolescenti. I maestri e tutti coloro che in qualsiasi maniera curano l'educazione dei fanciulli e dei giovani, specialmente le associazioni cattoliche, cerchino di coltivare gli adolescenti loro affidati in maniera che essi siano in grado di scoprire la vocazione divina e di seguirla con generosità. Tutti i sacerdoti dimostrino il loro zelo apostolico soprattutto nel favorire le vocazioni, e con la loro vita umile, operosa, vissuta con cuore gioioso, come pure con l'esempio della loro scambievole carità sacerdotale e della loro fraterna collaborazione attirino verso il sacerdozio l'animo dei giovani.

È compito dei vescovi stimolare il proprio gregge a favorire le vocazioni e curare a questo scopo lo stretto collegamento di tutte le energie e di tutte le iniziative; inoltre essi si comporteranno come padri nell'aiutare senza risparmio di sacrifici coloro che giudicheranno chiamati da Dio. Questa fattiva partecipazione di tutto il popolo di Dio all'opera delle vocazioni corrisponde all'azione della Provvidenza divina. Questa elargisce le qualità necessarie ed aiuta con la sua grazia coloro che sono stati scelti da Dio a far parte del sacerdozio gerarchico di Cristo; e nello stesso tempo affida ai legittimi ministri della Chiesa il compito di chiamare i candidati che aspirino a così grande ufficio con retta intenzione e piena libertà, dopo averne riconosciuta e provata l'idoneità, e di consacrarli col sigillo dello Spirito Santo al culto di Dio e al servizio della Chiesa (4).

Il sacro Concilio in primo luogo raccomanda i mezzi tradizionali di questa comune cooperazione, quali la fervente preghiera, la penitenza cristiana, nonché una formazione sempre più profonda dei fedeli, da impartirsi sia con la predicazione e la catechesi, sia anche con i vari mezzi di comunicazione sociale; formazione che deve tendere a mettere in luce le necessità, la natura e la grandezza della vocazione sacerdotale. Inoltre il Concilio stabilisce che le opere delle vocazioni, già erette o da erigersi nelle singole diocesi, regioni o nazioni, a norma delle direttive pontificie, debbano dirigere in maniera metodica e armonica tutta l'azione pastorale per le vocazioni, senza trascurare nessuna utile indicazione offerta dalla moderna scienza psicologica e sociologica, e la promuovano con una saggezza pari allo zelo (5).

È necessario poi che l'opera delle vocazioni con larghezza di vedute si apra oltre i confini delle singole diocesi, nazioni, famiglie religiose o riti e, guardando alle necessità della Chiesa universale, arrechi aiuto specialmente a quelle regioni dove più urgente è la richiesta di operai per la vigna del Signore.

Formazione nei seminari minori

3. Nei seminari minori eretti allo scopo di coltivare i germi della vocazione, gli alunni, per mezzo di una speciale formazione religiosa e soprattutto di un'appropriata direzione spirituale, si preparino a seguire Cristo redentore con animo generoso e cuore puro. Sotto la guida paterna dei superiori, coadiuvati opportunamente dai genitori, conducano un tenore di vita conveniente all'età, alla mentalità e allo sviluppo degli adolescenti, e in piena armonia con le norme di una sana psicologia, senza trascurare una congrua esperienza delle cose umane e i rapporti normali con la propria famiglia (6). Inoltre si adattino anche al seminario minore, per quanto lo consentono le sue finalità e la sua natura, le norme che seguono, relative ai seminari maggiori.

L'ordinamento degli studi deve essere tale da permettere agli alunni di proseguirli altrove senza inconvenienti, qualora intendessero abbracciare un altro stato di vita.

Con pari premura si coltivino altresì i germi della vocazione degli adolescenti o dei giovani in quegli istituti speciali che, in varie regioni, servono anche agli scopi dei seminari minori, nonché di coloro che vengono formati o in altre scuole o in altri ambienti educativi. Inoltre si abbia ben cura di promuovere istituti o altre iniziative per le vocazioni adulte.

III. Ordinamento dei seminari maggiori

Formazione pastorale

4. I seminari maggiori sono necessari per la formazione sacerdotale. In essi tutta l'educazione degli alunni deve tendere allo scopo di formarne veri pastori di anime, sull'esempio di nostro Signore Gesù Cristo maestro, sacerdote e pastore (7). Gli alunni perciò vengano preparati al ministero della parola, in modo da penetrare sempre meglio la parola di Dio rivelata, rendersela propria con la meditazione e saperla esprimere con la parola e con la vita; al ministero del culto e della santificazione, in modo che pregando e celebrando le azioni liturgiche sappiano esercitare il ministero della salvezza per mezzo de sacrificio eucaristico e dei sacramenti; all'ufficio di pastore, per essere in grado di rappresentare in mezzo agli uomini Cristo, il quale non « venne per essere servito, ma per servire e dare la sua vita a redenzione delle moltitudini » (Mc 10,45; cfr. Gv 13,12-17) e di guadagnare molti, facendosi servi di tutti (cfr 1 Cor 9,19). Pertanto tutti gli aspetti della formazione, spirituale, intellettuale, disciplinare, siano con piena armonia indirizzati a questo fine pastorale, e tutti i superiori e i maestri si applicheranno a raggiungere questo fine con zelo e con azione concorde, nel fede le ossequio all'autorità del vescovo.

I superiori

5. Poiché la formazione degli alunni dipende dal la saggezza dei regolamenti, ma più ancora dalla idoneità degli educatori, i superiori e i professori dei seminari devono essere scelti fra gli elementi migliori (8) e diligentemente preparati con un corredo fatto di solida dottrina, di conveniente esperienza pastorale e di una speciale formazione spirituale e pedagogica. Bisogna perciò che a questo fine si organizzino appositi istituti, o almeno dei corsi con programmi organici, nonché convegni di superiori di seminario da tenersi periodicamente. I superiori e i professori abbiano viva la consapevolezza di quanto la formazione degli alunni dipenda dal loro modo di pensare e di agire; sotto la guida del rettore siano in strettissima unità di spirito e di azione, e fra loro e con gli alunni formino una famiglia tale da tradurre in pratica la preghiera del Signore: «Che siano una cosa sola» (Gv 17,11) e da alimentare negli alunni la gioia della propria vocazione. Il vescovo incoraggi con continua e premurosa predilezione coloro che lavorano nel seminario e si dimostri vero padre in Cristo verso gli alunni. Tutti i sacerdoti considerino il seminario come il cuore della diocesi e ad esso volentieri diano il proprio aiuto (9).

6. Con vigile cura, proporzionata alla età dei singoli e al loro sviluppo, si indaghi sulla retta intenzione e la libera volontà dei candidati, sulla loro idoneità spirituale, morale e intellettuale, sulla necessaria salute fisica e psichica, considerando anche le eventuali inclinazioni ereditarie. Si ponderi altresì la capacità dei candidati a sopportare gli oneri sacerdotali e ad esercitare i doveri pastorali (10). In tutta la scelta degli alunni e nel sottoporli a debita prova, sempre si abbia fermezza di animo, anche se si deve deplorare una penuria di clero (11), non essendo possibile che Dio permetta che la sua Chiesa manchi di ministri, se i degni vengono promossi e i non idonei sono tempestivamente e paternamente indirizzati verso altri doveri ed aiutati a dedicarsi all'apostolato laicale, nella consapevolezza della loro vocazione cristiana.

Seminari interdiocesani

7. Là dove le singole diocesi non sono in grado di avere un proprio seminario, si erigano e si favoriscano seminari interdiocesani, o regionali o nazionali, in modo da provvedere più efficacemente ad una seria formazione degli alunni, la quale in questo campo è da considerarsi come norma suprema. Tali seminari poi, se sono regionali o nazionali, si reggano secondo le norme stabilite dai vescovi interessati (12) ed approvate dalla santa Sede. Nei seminari però dove gli alunni sono numerosi, pur conservando l'unità della direzione e dell'insegnamento, essi vengano distribuiti, con sistemi adeguati, in piccoli gruppi, affinché si possa provvedere meglio alla formazione personale dei singoli.

IV. Approfondimento della formazione spirituale

8. La formazione spirituale deve essere strettamente collegata con quella dottrinale e pastorale e, specialmente con l'aiuto del direttore spirituale (13), sia impartita in modo tale che gli alunni imparino a vivere in intima comunione e familiarità col Padre per mezzo del suo Figlio Gesù Cristo, nello Spirito Santo. Destinati a configurarsi a Cristo sacerdote per mezzo della sacra ordinazione, si abituino anche a vivere intimamente uniti a lui, come amici, in tutta la loro vita (14) Vivano il mistero pasquale di Cristo in modo da sapervi iniziare un giorno il popolo che sarà loro affidato. Si insegni loro a cercare Cristo nella fedele meditazione della parola di Dio, nell'attiva partecipazione ai misteri sacrosanti della Chiesa, soprattutto nell'eucaristia e nell'ufficio divino (15), nonché nel vescovo che li manda e negli uomini ai quali sono inviati, specialmente nei poveri, nei piccoli, infermi, peccatori e increduli. Con fiducia filiale amino e venerino la beatissima vergine Maria, che fu data come madre da Gesù Cristo morente in croce al suo discepolo.

Siano vivamente inculcati gli esercizi di pietà raccomandati dalla veneranda tradizione della Chiesa; bisogna curare però che la formazione spirituale non consista solo in questi esercizi, né si diriga al solo sentimento religioso. Gli alunni imparino piuttosto a vivere secondo il Vangelo, a radicarsi nella fede nella speranza e nella carità, in modo che attraverso l'esercizio di queste virtù possano acquistare lo spirito di preghiera (16), ottengano forza e difesa per la loro vocazione, rinvigoriscano le altre virtù e crescano nello zelo di guadagnare tutti gli uomini a Cristo.

Educazione allo spirito ecclesiale

9. Gli alunni siano penetrati del mistero della. Chiesa, che questo sacro Concilio ha principalmente illustrato, in maniera che, uniti in umile e filiale amore al vicario di Cristo e, diventati sacerdoti aderendo al proprio vescovo come fedeli collabora tori ed aiutando i propri confratelli, sappiano dare testimonianza di quell'unità con cui gli uomini vengono attirati a Cristo (17). Con animo aperto impari no a partecipare alla vita di tutta la Chiesa, secondo l'espressione di S. Agostino: « Ognuno possiede lo Spirito Santo tanto quanto ama la Chiesa di Dio » (18). In modo ben chiaro gli alunni dovranno comprendere di non essere destinati né al dominio né agli onori, ma di dover mettersi al completo servizio di Dio e del ministero pastorale. Con particolare sollecitudine vengano educati alla obbedienza sacerdotale, ad un tenore di vita povera, allo spirito di abnegazione (19), in modo da abituarsi a vivere il conformità con Cristo crocifisso e a rinunziare prontamente anche alle cose per sé lecite, ma non convenienti.

Gli stessi alunni siano resi consapevoli degli oneri che dovranno affrontare, senza nascondere loro nessuna difficoltà della vita sacerdotale. Tuttavia nel lavoro futuro non devono considerare quasi unicamente il pericolo, ma siano formati ad una vita spirituale che sappia trarre più che mai vigore dalla stessa loro attività pastorale.

Educazione alla castità

10. I seminaristi che secondo le leggi sante e salde del proprio rito seguono la veneranda tradizione del celibato sacerdotale, siano formati con cura diligente a questo stato. In esso, rinunziando alla vita coniugale per il regno dei cieli (cfr. Mt 19,12), possono aderire a Dio con un amore indivisibile (20) che conviene profondamente alla nuova Alleanza, danno testimonianza della futura risurrezione (cfr. Lc 20,36) (21) e ricevono un aiuto grandissimo per l'esercizio continuo di quella perfetta carità che li renderà capaci (22) nel ministero sacerdotale di farsi tutto a tutti. Sentano profondamente con quanta gratitudine debba essere abbracciato questo stato, non solo come cosa comandata dalla legge ecclesiastica, quanto piuttosto come prezioso dono di Dio da impetrarsi umilmente, ed al quale essi, stimolati e aiutati dalla grazia dello Spirito Santo, devono affrettarsi corrispondere liberamente e generosamente.

Gli alunni abbiano una conveniente conoscenza dei doveri e della dignità del matrimonio cristiano, che rappresenta l'unione di Cristo con la Chiesa (cfr. Ef 5,22-23); ma sappiano comprendere la superiorità della verginità consacrata a Cristo (23), in modo da fare a Dio la donazione completa del corpo e dell'anima, per mezzo di una scelta operata con matura deliberazione e magnanimità.

Siano avvertiti circa i pericoli ai quali, particolarmente nella società di oggi, è esposta la loro castità (24) con l'aiuto di mezzi divini e umani adatti, imparino ad integrare nella loro persona la rinunzia al matrimonio in maniera tale che la loro vita e la loro attività non abbiano in alcun modo a patire danno dal celibato, ma questo permetta loro, al contrario, di acquistare un più perfetto dominio sul corpo e sull'animo ed una più completa maturità e giungere a meglio gustare la beatitudine del Vangelo.

Educazione alla maturità umana

11. Si osservino diligentemente le norme della educazione cristiana, e queste siano convenientemente perfezionate coi dati recenti di una sana psicologia e pedagogia. Pertanto, per mezzo di una educazione saggiamente proporzionata alla loro età, si coltivi negli alunni anche la necessaria maturità umana. Questa si riconosce principalmente in una certa fermezza d'animo, nel saper prendere decisioni ponderate e nel retto modo di giudicare uomini ed eventi. Gli alunni si abituino a ben disciplinare il proprio carattere; siano formati alla fortezza d'animo, e in generale imparino a stimare quelle virtù che sono tenute in gran conto fra gli uomini e rendono accetto il ministro di Cristo (25) quali sono la lealtà, il rispetto costante della giustizia, la fedeltà alla parola data, la gentilezza del tratto, la discrezione e la carità nel conversare.

La disciplina nella vita di seminario deve considerarsi non solo come un sostegno della vita comune e della carità, ma anche come un elemento necessario di una formazione completa in vista di acquistare il dominio di sé, assicurare il pieno sviluppo della personalità e formare quelle altre disposizioni di animo che giovano moltissimo a rendere equilibrata e fruttuosa l'attività della Chiesa. Tale disciplina tuttavia deve praticarsi in maniera da formare nell'animo degli alunni l'attitudine ad accogliere l'autorità dei superiori per intima convinzione, cioè per motivo di coscienza (cfr. Rm 13,5) e per ragioni soprannaturali. Le norme disciplinari poi devono applicarsi in modo conforme all'età degli alunni, cosicché essi, mentre si abituano gradualmente al dominio di sé, imparino nello stesso tempo a fare retto uso della libertà, a sviluppare lo spirito di iniziativa (26) e a lavorare in comune con i confratelli e con i laici.

Tutta la vita di seminario, compenetrata di vita interiore, di silenzio e di premurosa sollecitudine verso gli altri, va ordinata in maniera tale da essere come una iniziazione alla futura vita sacerdotale.

12. Affinché la formazione spirituale abbia basi più solide e gli alunni abbraccino la vocazione con una scelta scaturita da matura deliberazione, sa compito dei vescovi stabilire un congruo intervallo di tempo da dedicare a un tirocinio spirituale più intenso. Sarà altresì loro compito considerare l'oppotunità di stabilire una qualche interruzione dei studi o un conveniente tirocinio pastorale per provare meglio i candidati al sacerdozio. Secondo le particolarità delle singole regioni, spetterà pure ai vescovi decidere se protrarre o meno l'età canonica attualmente richiesta dal diritto comune per i sacri ordini, e anche decidere sulla opportunità che gli alunni, al termine del corso teologico, esercitino per un certo periodo di tempo l'ordine del diaconato, prima di essere promossi al sacerdozio.





Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)